
Confartigianato, sempre più donne alla guida delle imprese bresciane

Sempre più donne alla guida delle imprese bresciane. In grado di affrontare meglio il cambiamento dei tempi. Persino la dinamica in Lombardia dell’occupazione femminile (+1,7%) – secondo lo studio recente di Confartigianato Lombardia divulgato oggi – cresce nell’ultimo anno di più di quella maschile (+1,5%). Con una dinamica occupazionale in Lombardia sul ungo periodo (2009-2016) ancora più marcata se considerato il terzo settore, quello dei servizi: +8,8% per le donne, +5,6% per i maschi.
A Brescia si contano 5.257 imprese artigiane guidate da donne, il 13,9% delle 37.907 presenti in Lombardia. Brescia è al secondo posto, dietro solo a Milano con le sue 10.794 imprese gestite da donne. E a Brescia, di queste 5.257, 794 sono gestite da donne under 35 e 583 da donne straniere. Un’incidenza sul totale delle imprese artigiane bresciane del 15,1%, esattamente in linea con il dato lombardo dove Brescia fa meglio persino nella percentuale di imprese artigiane gestite da donne under 35 sul totale delle imprese gestite da donna: sono oggi il 17,8%.
Per il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti: «I nuovi dati confermano l’intraprendenza delle donne nell’impresa, sempre più votate alla guida di imprese artigiane e a fronte di una persistente difficoltà che riguarda a quasi totalità delle imprese, le imprese artigiane guidate da donne sembrano reggere meglio. Nel 2016 è aumentato il tasso di incidenza sul totale delle imprese e cosa ancora più positiva la loro occupazione. Spesso non trovando lavoro ci si crea un’attività. Uomo o donna non fa certo differenza, l’importante è la professionalità e le donne possono fare di tutto e fare la differenza».
Maggiore incidenza per le imprese guidate da donne è nei servizi alla persona: è il 40,2% delle imprese totale lombarde rosa, identico dato di Brescia, con la confezione di articoli di abbigliamento e servizi d’informazione e informatici a cui segue il manifatturiero (14,7%) e i servizi alle imprese (13,9%) con attività di supporto per le funzioni d’ufficio e altri servizi. Chiude la percentuale di imprese rosa a Brescia dedite alle costruzioni: l’1,9% del settore.
Per la presidente del Gruppo Donne Impresa Confartigianato Brescia Cristina Erbifogli: «Le imprenditrici rappresentano un patrimonio fondamentale per il nostro tessuto produttivo e devono essere incoraggiate e sostenute. Perché quella al femminile è una vitalità imprenditoriale che porta ricchezza, posti di lavoro e stabilità sociale. Per tutte loro Confartigianato Donne Impresa si è impegnata a tutti i livelli per far sì che anche le lavoratrici autonome potessero accedere ai benefici dello Stato previsti nell’ultima finanziaria: bonus baby sitter, contributo asili nido, bonus bebè e Confartigianato è in grado di aiutare le donne imprenditrici ad accedere a queste agevolazioni».
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Caso Ilva, Massetti (Confartigianato): pesanti ripercussioni anche su Brescia
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L’OPINIONE: Burocrazia, artigiani e commercialisti uniti nella lotta

di Bortolo Agliardi – Nelle settimane scorse, i commercialisti italiani hanno indetto uno sciopero sorprendente per le motivazioni. Probabilmente per la prima volta nella storia, una categoria – i commercialisti, per l’appunto – proclamavano uno sciopero non per difendere interessi propri, ma quelli dei loro clienti, e in particolare gli artigiani e le piccole e medie imprese. Lo sciopero è poi rientrato per una serie di assicurazioni avute dal Governo che vedremo se verranno mantenute.
Ma è curiosa – amaramente curiosa – questa storia dei professionisti che minacciano un super-sciopero (avrebbe dovuto tenersi dal 26 febbraio al 6 marzo, così da bloccare le dichiarazioni Iva) per conto dei loro clienti. Che è mai accaduto? La storia potrebbe avere un semplice titolo: L’orco Burocratico. Perché di questo si tratta: di burocrazia, di adempimenti su adempimenti, di carte o di file, di controlli incrociati che non finiscono mai, di promesse – la Semplificazione tanto annunciata – e mai mantenute. Di più: non solo non mantenute, ma disattese; non solo la semplificazione non arriva ma arriva un supplemento, un’aggiunta di pratiche, di dati, di numeri da inviare. E questo naturalmente significa lavoro su lavoro (e questo credo potrebbe anche star bene ai commercialisti) e costi su costi (ma questo non sta bene alle aziende che devono pagare i commercialisti). Questo è il punto: i commercialisti, che ben sanno quanta burocrazia si devono sfangare per conto delle aziende, hanno minacciato uno sciopero perchè persino a loro (che pur avrebbe potuto beneficiare del super lavoro) la misura è parsa colma, eccessiva. E hanno detto basta. Capite l’enormità della cosa? Un gruppo di professionisti (praticamente tutti i commercialisti italiani) hanno minacciato di lasciar cadere la penna per salvaguardare i loro clienti, in particolare quelli più piccoli. Perchè questo è il punto: una grande azienda è strutturata di suo per fare queste pratiche, ma i più piccoli non lo sono, devono andare dal commercialista che se deve a sua volta aggiungere pratiche a pratiche si farà pagare di conseguenza.
Di cose che si sono sovrapposte a cose che dovevano essere rimosse ce ne sono tante. Un esempio, uno solo, fra i tanti. Sono stati tolti gli studi di settore. Benissimo: una pratica in meno, per gli artigiani e le piccole imprese qualcosa in meno da pagare al commercialista. Illusione: hanno inserito una norma tale per cui adesso ogni tre mesi va trasmesso al fisco l’elenco di clienti e fatture. E quindi: viene tolta una norma (gli studi di settore) ne vengono messe 12 (ogni 3 mesi un elenco per i clienti ed uno per le fatture moltiplicate per quattro trimestri…). Per le grandi imprese, come detto, magari non è la fine del mondo, per noi sono costi aggiuntivi.
Ripeto: è solo un esempio, ma che attesta una qual disinvoltura nel maneggiare queste cose, si decidono nuovi impegni ma bisognerebbe ben considerare che ogni nuovo impegno è un costo. Per non parlare, ma ne accenno di sfuggita, alla quasi tradizionale beffa di fine anno, quando vengono approvate a san Silvestro norme e decreti retroattivi. E’ una aberrazione, così non può andare, non si può sbandierare e parlare di semplificazione e poi, nella pratica, razzolare male. La gente, gli artigiani, sono stanchi. Come più volte abbiamo detto, il problema numero 1 non sono più le tasse (che pure dovrebbero essere più basse, intendiamoci: una pressione al 48% è quasi da record del mondo!), ma ormai è questo continuo stillicidio di nuovi adempimenti, di interpretazioni non facili, di assenza di certezze, di timore costante di sanzioni. Siamo stanchi, mi ripeto.
Chiudo con un altro esempio che magari non fa direttamente capo al fisco, ma che attesta una complicanza quasi incomprensibile nell’era digitale. Voi sapete che da qualche tempo ci si può dimettere solo per via telematica. Per dimettersi dal posto di lavoro avete due opzioni: o andate direttamente all’ispettorato del lavoro, al patronato o presso una organizzazione sindacale, altrimenti dovete farlo via telematica previo possesso del codice pin Inps dispositivo e personale. Ora, dico io, nell’era 4.0 non è davvero possibile trovare una soluzione più facile, più immediata, più smart per usare un termine oggi di moda?
INNOVATION CLUB/7. Br Car Service, un nuovo modello di gestione dei veicoli aziendali

Inauguriamo l’iniziativa di Innovation Club dedicata alle più promettenti Startup Italiane con un’intervista a Paolo Ciotti, CEO di BR Car Service.

Innovare il mondo della gestione dei veicoli aziendali non è compito facile, è questo però l’obiettivo che si pone BR CAR SERVICE, start up innovativa fondata nel 2015, partendo da un’idea del suo creatore e grazie al coinvolgimento di diversi operatori del settore automotive sia in ambito locale lombardo che nazionale. Il servizio offerto da questa società, unico nel suo genere, consente alle aziende un notevole risparmio sulla gestione e manutenzione delle flotte aziendali, permettendo alle piccole e medie imprese di accedere alle condizioni normalmente riservate agli operatori del settore e garantendo un controllo sullo stato di gestione dei propri veicoli. Ne abbiamo parlato con l’ideatore e fondatore Paolo Ciotti.
Cooperative in calo, ma in quattro anni i conti crescono del 38 per cento

L’Osservatorio sull’Economia Sociale, sorto presso la Camera di Commercio di Brescia, in collaborazione con il centro studi Socialis e Confcooperative Brescia, ha organizzato il convegno per presentare il “Quinto Rapporto sulla Cooperazione Bresciana”. Il rapporto, redatto al fine di analizzare e sostenere lo sviluppo dell’economia sociale della provincia di Brescia, di cui le cooperative sono parte, esamina la rilevanza economica delle cooperative bresciane negli ultimi anni. Proseguendo il lavoro promosso nell’ultimo quadriennio, il Rapporto propone inoltre un’analisi della dinamica della patrimonializzazione, della gestione economica e dell’occupazione delle cooperative bresciane nel corso del 2012-1015, anni in cui l’economia provinciale ha visto un aumento del tasso di disoccupazione e il perdurare di una fase di stagnazione. Il rapporto considera i bilanci delle cooperative attive (non in liquidazione) negli anni dal 2012 al 2015, conl’esclusionedi consorzi, banche di credito cooperativo, cooperative edilizie e di abitazione e cooperative che hanno assunto dimensione nazionale.
L’analisi ha evidenziato i risultati di seguito riportati.
- Dinamica: le cooperative sono diminuiteDal 2012 al 2015 il numero di cooperative si è ridotto del 10%, passando da 671 a 603; la riduzione ha interessato in particolare i settori delle costruzioni e dei trasporti, le cooperative di produzione e lavoro.
- Conto economico: le cooperative hanno aumentato la produttivitàDal 2012 al 2015 il valore della produzione medio è aumentato del 38% (da 3,26 a 4,50 milioni di euro), mentre il valore aggiunto medio è aumentato del 15% (da 630 a 730 mila euro); a tale aumento hanno contribuito le cooperative dei settori dei servizi (Fonte: Elaborazioni su dati Aida- Bureau Van Dijk e Confcooperative Brescia).
SCARICA IL COMUNICATO CON I DATI DEL QUINTO RAPPORTO SULLA COOPERAZIONE BRESCIANA
Ubi, 500 milioni per sostenere ricerca e innovazione nell’ambito di Industria 4.0

Il Gruppo UBI Banca ha deliberato la un plafond di 500 milioni di euro da rendere disponibili alle imprese che investiranno in ricerca, sviluppo e innovazione.
Le risorse consentiranno alle aziende di accedere a finanziamenti e leasing, concessi attraverso fondi messi a disposizione dalla Banca Centrale Europea (TLTRO) o dalla Banca Europea per gli Investimenti, ai quali si farà ricorso in funzione della tipologia di investimento programmato.
L’iniziativa è particolarmente significativa se considerata nel contesto della legge di Bilancio 2017, la quale prevede una gamma articolata di incentivi e sgravi fiscali nel contesto del programma Industria 4.0 e in favore degli investimenti in alta tecnologia e per le start up.
Oltre agli interventi diretti del governo, di particolare interesse per il sistema delle imprese italiane sono infatti le agevolazioni fiscali previste grazie agli Iperammortamenti, Superammortamenti, al Credito d’Imposta e alle disposizioni della Legge Sabatini.
“Industria 4.0 è un quadro di riferimento per la modernizzazione del sistema produttivo nazionale “ sostiene Frederik Geertman, Chief Commercial Officer del gruppo UBI Banca, che aggiunge “per una banca come la nostra, presente nelle aree economicamente più attive del Paese è fondamentale rivolgerci alla clientela Corporate con un’offerta integrata di consulenza e prodotti in grado di sfruttare al massimo il beneficio normativo”.
Il Gruppo UBI Banca oltre a rendere disponibili i fondi, affianca le aziende attraverso un servizio di consulenza personalizzato che prevede l’analisi della tipologia di investimento necessario, la quantificazione di eventuali benefici fiscali e l’individuazione delle forme tecniche di finanziamento adeguate e maggiormente convenienti.
I finanziamenti sono accessibili rivolgendosi a tutte le Filiali i Centri Corporate e i professionisti della divisione Corporate e Investment Banking del Gruppo UBI Banca.
Ubi, 500 million to support investments as part of Industria 4.0

The UBI Banca Group has approved a €500 million loan pool available to companies that invest in R&D and innovation.
These funds will allow companies access to loans and leases, granted from funds made available by the European Central Bank (TLTROs) or by the European Investment Bank, to which recourse will be made based on the type of investment programmed.
This initiative is particularly significant when considered in the context of the 2017 Annual Finance Law, which provides a varied range of incentives and tax concessions under the “Industria 4.0” programme and in favour of high-tech investments and investments for start-ups.
In addition to direct government intervention, the tax incentives provided thanks to the “hyper-depreciation”, “super-depreciation” and “tax credit” schemes and the provisions of the “Sabatini” Law are of particular interest to Italian companies.
“Industria 4.0” is a framework of reference for the modernisation of production and the national economy” said Frederik Geertman, Chief Commercial Officer at the UBI Banca Group. He added that “for a bank such as ours, present in the most economically active areas of the country, it is fundamental to approach corporate clients with an integrated range of advisory services and products capable of exploiting the benefits of this legislation to the maximum”.
In addition to merely making funds available, the UBI Banca Group assists companies with a customised advisory service which includes analysis of the type of investment needed, quantification of the possible tax benefits and identification of the appropriate and most attractive types of financing.
Access to this financing can be gained by contacting branches, corporate centres and our professionals at the Corporate and Investment Banking Division of the UBI Banca Group.
Tutte le novità della finanziaria spiegate a Lumezzane da Confartigianato

Le legge finanziaria e il collegato fiscale spiegati agli artigiani sul territorio. La nuova contabilità “per cassa”, l’Iri – l’imposta sul reddito d’impresa. E poi l’addio agli studi di settore e i nuovi indici di affidabilità, la conferma del super ammortamento per l’acquisto di beni strumentali e l’introduzione dell’iper ammortamento, lo spesometro e tutta una serie di altri adempimenti. «La Legge di stabilità 2017 rappresenta una vera e propria rivoluzione fiscale per le aziende artigiane – come l’ha definita Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale.
Proprio per questo – continua Massetti – abbiamo organizzato questo tour sul territorio per fare il punto sulle principali novità della normativa e le opportunità e i rischi delle varie misure previste». In calendario l’ultimo incontro giovedì 9 marzo, ore 20:00 a Lumezzane, nella sede operativa della Croce Bianca di Via Madre Lucia Seneci. Ad illustrare le misure, oltre al presidente di Confartigianato Eugenio Massetti sarà presente il direttore e responsabile dell’Area Fiscale di Confartigianato Brescia Fulvio Tedoldi. L’incontro è a ingresso libero e gratuito. Per ulteriori informazioni contattare l’Ufficio Assistenza fiscale di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale al numero 030/3745265.
Anolf Cisl, Giovanni Punzi è il nuovo presidente

Giovanni Punzi è il nuovo presidente di Anolf Cisl Brescia. E’ stato eletto questa mattina dall’assemblea territoriale dell’associazione convocata per l’approvazione del bilancio 2016, il rilancio degli obiettivi e la programmazione dell’attività.
L’Anolf – Associazione Nazionale Oltre Le Frontiere – è un’associazione di immigrati di varie etnie a carattere volontario, democratico che ha come scopo la crescita dell’amicizia e della fratellanza tra i popoli, nello spirito della Costituzione italiana.
A passargli il testimone è stata Giovanna Mantelli, chiamata nei giorni scorsi a far parte della Segreteria provinciale della Fnp.
“Intendo dare continuità al lavoro svolto fino ad oggi – ha detto Punzi dopo l’elezione – e al tempo stesso rilanciare il ruolo dell’Anolf, all’interno della Cisl e nella società bresciana. Uno dei miei primi impegni sarà quello di incontrare le varie comunità di stranieri che vivono e lavorano nel territorio bresciano per comprenderne i bisogni e le necessità”.
L’assemblea è stata anche l’occasione per fare il punto, attraverso il contributo del segretario Cisl Alberto Pluda, sulla situazione politica sindacale e sulla stagione congressuale. A ringraziare Giovanna Mantelli per il lavoro di questi anni e a fare gli auguri di buon lavoro al neo presidente sono intervenuti anche il segretario generale della Cisl bresciana Francesco Diomaiuta e il presidente regionale dell’Anolf, Luis Lageder.
Rifiuti, Cna: basta richieste illegittime alle imprese

Troppe le differenze tra i diversi territori: Cna Brescia, anche con una comunicazione destinata ai sindaci, torna a chiedere che siano escluse dal calcolo della tariffa le aree dove vengono prodotti rifiuti speciali, nell’attesa del decreto di assimilazione che porrebbe fine alla duplicazione dei costi
Nell’applicazione della Tari per le imprese serve uniformità, almeno a livello provinciale: è inaccettabile che il metodo di calcolo della tassa cambi da comune a comune. Nella gestione dei propri scarti, oggi le aziende sono costrette a far fronte ad una ingiustificata e dannosa duplicazione dei costi: in quanto produttrici di rifiuti speciali devono sostenere le spese per la loro raccolta e smaltimento, ma allo stesso tempo devono saldare la tassa comunale su quegli stessi rifiuti.
Ne è convinta la Cna di Brescia, che chiede che in tutti i regolamenti comunali vengano escluse dal calcolo per la definizione della tariffa della Tari le aree dove vengono prodotti in via continuativa e prevalente rifiuti speciali, per i quali le imprese già sostengono in proprio i costi di smaltimento.
Per questo Cna Brescia, per la seconda volta in due anni, si prepara ad inviare una comunicazione ai sindaci bresciani per chiedere che siano recepite le indicazioni della nota del Ministero dell’Economia che già nel 2014 aveva chiarito l’obbligo di «considerare intassabili le aree sulle quali si svolgono le lavorazioni industriali e artigianali poiché per loro natura sono generalmente produttive in via prevalente di rifiuti speciali» e che quindi venga «opportunamente aggiornato il regolamento di applicazione della Tari là dove necessario».
«Sulla Tari c’è una discrepanza tra normativa nazionale e locale – ricorda la presidente di Cna Brescia, Eleonora Rigotti -. La prima prevede che le aree che producono rifiuti speciali non assimilabili, per i quali le imprese già pagano lo smaltimento, non siano assoggettate alla Tari. Ma non tutti i comuni l’hanno recepita nei propri regolamenti». «Serve uniformità di applicazione della norma – invoca la presidente -, per non penalizzare ingiustamente alcune attività, che si trovano a pagare per due volte».
«Anche in questa partita Cna è vicina alle imprese» ribadisce la presidente Rigotti, ricordando che «l’associazione resta aperta al dialogo ed al confronto non solo con gli imprenditori, ma anche con le amministrazioni, al fine di giungere ad un sistema di gestione dei rifiuti che non penalizzi nessuno degli attori in esso coinvolti, sia pubblici che privati».
A livello nazionale, inoltre, Cna ha chiesto al Ministero dell’Ambiente di emanare il decreto di assimilazione previsto dal Codice ambientale e atteso da molti anni, con il quale determinare i criteri qualitativi e quantitativi per l’assimilazione dei rifiuti delle imprese a quelli delle famiglie. In assenza di tale decreto, i comuni hanno fatto un utilizzo improprio del principio di assimilazione, riportando quanto più possibile dentro la gestione pubblica i rifiuti speciali prodotti dalle imprese e applicando a questi la Tari. Così si è arrivati ad avere una situazione a macchia di leopardo, in cui i criteri di assimilabilità e le tariffe variano da comune a comune, a seconda dei regolamenti adottati.
Europa, Cattaneo: In Italia a rischio 42 miliardi di finanziamenti post 2020
Una lettera al Presidente del Comitato europeo delle Regioni per esprimere una posizione forte e condivisa sul Libro Bianco e sul futuro delle politiche di coesione che verrà formalizzata nella plenaria del 22 e 23 marzo. È questo quanto deciso oggi da tutti i coordinatori politici della Commissione Coter, Commissione europea per la Coesione territoriale e il Bilancio del CdR, a margine del Convegno sul futuro delle politiche di coesione post 2020 in corso di svolgimento a Varsavia. La proposta è stata avanzata dal Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo che, in qualità di Presidente della Commissione Coter, ha riunito i rappresentanti di tutti i gruppi politici.
“La dimensione del problema è rilevante in quanto si parla di risorse a rischio per i nostri territori dopo il 2020: parliamo di 42 miliardi di finanziamento di cui 3 miliardi solo in Lombardia” ha detto Cattaneo illustrando i finanziamenti dall’Europa al nostro Paese per il periodo 2014-2020. “E’ necessaria quindi – ha aggiunto – una posizione condivisa per far sentire la voce dei territori in Europa“.
Il confronto sulle politiche di coesione si sta svolgendo al Cezamat di Varsavia, centro specializzato nella ricerca e sviluppo nel settore della bioelettronica realizzato attraverso i fondi europei pari a 100 milioni di investimenti: “La Polonia è un esempio positivo nell’utilizzo di questi strumenti. Il centro che ci ospita dimostra come le politiche di coesione possano essere utili per lo sviluppo di un territorio e per la realizzazione concreta di progetti innovativi” ha aggiunto Cattaneo.
All’evento ha partecipato anche la Commissaria alle politiche europee Corina Cretu.