Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

Servitization, Innovazione & corporate startup nei workshop di Neosperiece & Innovation Club

in Economia/Evidenza/Innovazione by
Innovazione

Neosperience & Innovation Club hanno promosso la realizzazione di due workshop che hanno trattato il tema dell’innovazione del modello di business, l’implementazione di una strategia di servitization e la realizzazione ove opportuno di una “corporale startup”.

Servitization

La servitization (servitizzazione) indica l’offerta congiunta di prodotti e servizi. E’ un percorso che comporta l’innovazione nelle capacità e nei processi di un’impresa, in modo che essa possa meglio creare valore passando dalla vendita di prodotti, alla vendita di sistemi prodotto-servizio. Nello specifico, la servitizzazione può riguardare tutte le imprese manifatturiere che sono chiamate a mutare il proprio modello di business, da prodotto centrico verso l’integrazione del prodotto con i servizi. La servitizzazione consente di differenziare la propria offerta rispetto a quella dei concorrenti e al tempo stesso di aumentare la fedeltà dei clienti.
Ci sono diverse tipologie di servitization che le imprese manifatturiere possono adottare:
1. Il servizio che si affianca al prodotto manifatturiero la fornitura di una manutenzione evolutiva rispetto ad un impianto o un macchinario;
2. Lo sviluppo di una nuova tecnologia che integra il prodotto come l’Internet of Things che rende gestibili la raccolta dati di utilizzo;
3. La veicolazione del prodotto tale e quale tramite il meccanismo della sottoscrizione come avviene in tutte le dinamiche di noleggio. Il principale beneficio in questo caso è soprattutto la fidelizzazione del cliente nel tempo e la possibilità di anticipare una nuova fornitura con un’offerta allettante;
4. Lo sviluppo o l’integrazione di un nuovo brand che identifica la fornitura dei nuovi servizi. In questo caso il servizio diventa una business unit spesso slegata dal prodotto ed integrabile potenzialmente anche ad altri prodotti. Un esempio può essere un sistema di navigazione assistita da operatore che si affianca alla fornitura di un’autovettura;
5. La realizzazione di un’iniziativa di servizio per aggregare una community. In questo caso si tende a sviluppare un servizio a valore che viene venduto sottocosto o addirittura fornito gratuitamente in cambio di un’iscrizione. Se sono un’azienda che ha come “business core” la realizzazione di viaggi studio per le lingue lingua potrei per ingaggiare i miei fornire un servizio di formazione sulla lingua a costo contenuto.
Durante i workshop di Innovation Club sono state presentate in modo analitico 7 storie di successo che riguardano processi di Servitization:
1. Un’azienda che realizza impianti per l’edilizia ha realizzato un sistema IoT con numerosi sensori che permettono di segnalare in ottica predittiva eventuali problemi;
2. Un produttore di impianti per la verniciatura fornisce ai suoi clienti un app che permette di tracciare visualmente su tablet eventuali difetti in modo da intervenire tempestivamente nel processo;
3. Una realtà che produce articoli per il mondo dell’infanzia ha sviluppato una tecnologia per tracciare la salute della gravidanza in modo da fornire un servizio di supporto per la salute;
4. Una società che realizza prodotti healthcare ha deciso di vendere direttamente tramite al consumatore tramite abbonamento sistemi biomedicali per la cura del sonno e dello stress;
5. Un’importante azienda italiana che vende a noleggio auto usate ha ridisegnato il suo processo di “customer experience” fornendo numerosi servizi a valore. Ad esempio la possibilità di disporre di un parco auto variegato (vettura da lavoro, spider e suv) tramite un solo canone e la possibilità di avere meccanico e gommista a domicilio che intervengono sulla propria vettura mente il cliente sta lavorando;
6. Un operatore della grande distribuzione (GDO) ha creato una realtà che permette ai suoi fornitori di realizzare un processo di tracciabilità alimentare tramite blockchain in modo da comunicare un valore di autenticità certificato in termini assoluti. L’intenzione dell’operatore è quello di favorire i prodotti dei propri fornitori purché tracciati con questo metodo innovativo rispetto ai “prodotti proprietari” come accade spesso in questo contesto;
7. Una società che produce biciclette e attrezzature ha investito un una startup che fornisce corsi di formazione digitali per i “bike rider”;
8. Una realtà che produce automobili ha realizzato tramite un progetto di ricerca e sviluppo un sistema che tramite smartphone traccia le prestazioni di guida e può fornire una valutazione  sul proprio stile di guida. Questo sistema può costituire un servizio a valore che permette di premiare i propri clienti incentivando al contempo ecosostebilità e sicurezza.

Business Model Canvas – Lo strumento per descrivere il proprio modello di Servitization

Il Business Model Canvas è uno strumento strategico. Si presenta sotto forma di schema grafico ed è utile a sviluppare nuovi modelli di business o a perfezionare quelli già esistenti. Con “modello di business”, o business model, si intende l’insieme delle soluzioni organizzative e strategiche che permettono all’azienda di creare, distribuire e acquisire valore.
Un’impresa crea valore per i suoi clienti quando li aiuta a soddisfare un bisogno, realizzare un desiderio o risolvere un problema. Sfruttando la logica del “pensiero visivo”, il business model canvas (canvas=tela) crea una sorta di linguaggio universale: ciò consente di condividere e semplificare concetti complessi che riguardano il funzionamento dell’azienda, rendendoli comprensibili a tutti. Il business model canvas può sembrare uno strumento per manager di grandi aziende o per imprenditori di startup innovative d’oltreoceano, ma è in realtà uno strumento ideale per avere una visuale chiara e schematica di un qualsiasi progetto di business, dal nuovo prodotto che vogliamo produrre, alla riapertura della pizzeria sotto casa fino al grande progetto industriale.

Corporate Startup – La strategia per realizzare velocemente la propria innovazione

Il Corporate Venture Capital è il processo che permette all’azienda di prendere  partecipazioni in società innovative che operano in settori analoghi a quelli della propria corporate, e che possiedono degli asset strategici o tecnologie applicabili prospetticamente per i suoi piani futuri. Un’altra strada per realizzare una corporale startup è anche quello di creare una propria startup
catalizzando l’acquisizione di talenti, idee e tecnologie.  Una corporate startup rispetto allo sviluppo dell’innovazione interno alla corporate permette:
1. La tutela dell’investimento in innovazione senza compromettere i processi consolidati dell’azienda “corporate”;
2. La costituzione di un team innovativo di partner della società fondamentale per la realizzazione;
3. Una maggiore possibilità di ricevere investimenti da investor e Business Angels;
4. Una più facile disponibilità a coinvolgere nel progetto d’impresa terze parti;
5. Implementare più velocemente un nuovo modello di business velocemente.
Per informazioni e ricevere il materiale dell’evento: info@innovationclub.it

Consulenza, Sei Consulting entra nel circuito Ernst & Young

in Economia/Finanza by
Mazzoleni e Losio

È stata formalizzata, e già attiva sul mercato, l’integrazione in EY di Sei Consulting e Sfida 4.0, le società di consulenza manageriale e strategica di Brescia guidate dal Dottor Ivan Losio e dal Professor Alberto Mazzoleni.

L’incontro tra le due realtà consente di creare sinergia tra due business complementari come quello dei servizi di revisione e consulenza e quello dell’organizzazione strategica tecnologica e digitale per le imprese.

Ivan Losio fa sapere che “il nostro mercato di riferimento vuole sempre di più rapportarsi con consulenti ed esperti in grado di fornire servizi a 360 gradi e capaci di supportare ed agevolare il processo di innovazione strategica ed internazionale. EY è il più importante e performante network di consulenza ed è il partner ideale per il nostro mercato di riferimento”.

Questa operazione permette inoltre a Sei Consulting e Sfida 4.0 di integrare i servizi con ulteriori competenze che derivano da un network di oltre 5.000 professionisti in Italia e 250.000 consulenti nel mondo.

Alberto Mazzoleni aggiunge che “Siamo onorati di entrare a far parte del network di EY e l’intera organizzazione di Sei Consulting si è approcciata a questa operazione con grande entusiasmo, certa che le sinergie che emergeranno consentiranno di offrire ai clienti una gamma di servizi notevolmente ampliata e skill verticali sulle filiere strategiche”.

Massimo delli Paoli, Partner EY, “’L’accordo con Sei Consulting e Sfida 4.0 concorre ad assicurare a EY una copertura capillare sul territorio locale, contribuendo a creare valore e distintività al posizionamento delle aziende della Lombardia orientale sui mercati nazionali e internazionali. Pensiamo cosi di rispondere in modo concreto alle esigenze di innovazione che le nostre imprese stanno sempre più manifestando”.

India, vola l’export lombardo: nel 2018 è cresciuto del 27 per cento

in Economia/Export/Tendenze by

856 milioni di euro, è il valore dell’interscambio lombardo con l’India nei primi tre mesi del 2018, quasi 300 milioni di euro al mese, in crescita del 27% rispetto allo stesso periodo del 2017 secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat. Cresce soprattutto l’export, +32% in un anno, superando i 331 milioni di euro, ma aumenta anche l’import, +24%.

La Lombardia è la prima regione italiana per scambi con il gigante asiatico, da sola pesa oltre un terzo (35%) dell’interscambio nazionale che è stato di 2,4 miliardi nei primi mesi dell’anno. Milano è prima sia per import (207 milioni di euro, 39% regionale) che per export (141 milioni,  42%) seguita da Mantova (106 milioni, 20% lombardo) per import e Bergamo (68 milioni) per export.

Sono i macchinari con 123 milioni di euro i prodotti lombardi più richiesti dal mercato indiano, è la voce principale di export di quasi tutti i territori ad esclusione di Cremona  e Lecco con i prodotti in metallo e Lodi che esporta soprattutto articoli in gomma e plastica. Prodotti in metallo (202 milioni), prodotti chimici e moda (74 milioni di euro ciascuno) i beni che la Lombardia importa di più dall’India.

Inflazione stabile a Brescia nel mese di giugno

in Economia/Tendenze by

Rispetto al mese precedente, a giugno l’inflazione a Brescia è rimasta pressoché stazionaria. Il tasso congiunturale (variazione sul mese precedente) è +0,1%, mentre il tasso tendenziale (variazione sull’anno
precedente) sale a +1,6%.

L’analisi per tipologia di beni e servizi evidenzia come questo mese siano soprattutto i prodotti a alta frequenza di
acquisto ad essere inflattivi (+0,8%), seguiti dai prezzi dei beni bassa frequenza di acquisto (+0,2%), mentre i beni
a media frequenza di acquisto sono lievemente deflattivi (-0,6%).

Le divisioni in aumento sono: “Trasporti” (+1,8%), “Prodotti alimentari” (+1,2%,), “Ricreazione, spettacolo, cultura”
(0,5%), “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili“ (+0,5%), “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+0,5%),
“Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,4%), “Altri beni e servizi” (0,3%). Le divisioni in diminuzione sono: “Servizi ricettivi e di ristorazione“ (-4,1%), “Comunicazioni” (-1,4%) Le divisioni con variazione nulla o quasi nulla sono: “Servizi sanitari e spese per la salute”, “Istruzione” “Abbigliamento e calzature “ (+0,1%).

Brescia, più di un’impresa su dieci è gestita da stranieri

in Economia/Evidenza/Tendenze by

Da una recente analisi del Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia su dati del Registro Imprese emerge che superano quota 13mila le imprese costituite in provincia da cittadini stranieri. Alla fine del 2017, infatti, le imprese di cittadini immigrati iscritte nel Registro Imprese della Camera di Commercio di Brescia rappresentano l’11,1% del totale. La quota più rilevante si conferma quella costituita da imprese di origine extra UE (9,2%). Le imprese straniere sono cresciute anche nell’ultimo anno (+1,8%), proseguendo il trend ininterrottamente positivo dal 2011. Tale dinamica ha contribuito ad attenuare la contrazione che ha caratterizzato la struttura imprenditoriale nel suo complesso nello stesso periodo.

L’importanza della partecipazione degli stranieri nel tessuto imprenditoriale bresciano è evidente anche nel confronto territoriale. Brescia si colloca in terza posizione a livello lombardo dopo Milano e Lodi per incidenza delle imprese straniere sul totale ed al 20° posto su scala nazionale.

Le attività esercitate prevalentemente dalle imprese straniere, in valore assoluto, sono il commercio al dettaglio che conta 2.499 unità, seguito dai lavori di costruzione specializzati (2.196 imprese pari al 16,6% delle imprese straniere), dalla ristorazione (1.412 imprese pari al 10,7% del totale straniero) e dal commercio all’ingrosso (746 imprese pari al 5,6% del totale).

In termini relativi, però, le attività che hanno una forte connotazione straniera sono le telecomunicazioni nel cui ambito 6 imprese su 10 sono a guida straniera (si tratta di posti telefonici pubblici ed internet point); a breve distanza seguono le attività di supporto alle imprese in cui 4 realtà su 10 sono straniere (si tratta di servizi di fotocopiatura e disbrigo pratiche, agenzie di distribuzione libri, giornali e riviste), le confezioni di articoli di abbigliamento dove il 32% degli operatori del settore sono stranieri, il magazzinaggio (21,3%) ed i servizi per edifici e paesaggi (si tratta di attività di pulizia degli edifici e di cura e manutenzione del paesaggio).

I paesi più rappresentati nell’universo multietnico dell’imprenditoria bresciana (con riferimento alle sole imprese individuali le uniche per cui è possibile associare la nazionalità al titolare e che, comunque, concentrano il 75% delle imprese straniere) sono la Romania (1.107 imprese individuali), la Cina (1.104), il Pakistan (1.079) ed il Marocco (1.050). Importante è anche la presenza di imprenditori nati in Albania (787), Senegal (564), Egitto (455), India (425) e Nigeria (375). Questi ultimi insieme ai Pakistani nel periodo 2011-2017 sono cresciuti esponenzialmente (titolari indiani +77,1%; nigeriani (1 Si definiscono straniere le imprese la cui partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50%, mediando le composizioni di quote di partecipazione e di cariche amministrative detenute da stranieri.

Rumeni, albanesi e tunisini restano specializzati nei lavori di costruzioni anche se la crisi che ha colpito il settore delle costruzioni negli ultimi anni ha spostato la loro attività imprenditoriale verso la ristorazione. Attività quest’ultima svolta prevalentemente dagli egiziani. La maggioranza degli imprenditori marocchini, senegalesi e nigeriani operano nel commercio al dettaglio ambulante. Pakistani e indiani si occupano delle attività di supporto alle imprese, quali i servizi di fotocopiatura e preparazione di documenti e disbrigo pratiche.

Più della metà degli imprenditori cinesi operanti a Brescia si occupa di confezione di articoli di abbigliamento e di commercio al dettaglio. Negli ultimi anni, tuttavia, hanno diminuito l’attività imprenditoriale in questi ambiti spostando gli investimenti nella ristorazione (in particolare nella gestione di bar ed esercizi simili) e nei servizi per la persona (quali i servizi di parrucchieri e estetisti e i centri per il benessere fisico).

Negli ultimi sette anni il numero delle imprese straniere è aumentato sensibilmente, passando da 11.391 nel 2011 a 13.256 a fine 2017 (corrispondenti a un incremento del 16,4%), a fronte di un calo del 4,7% dell’imprenditoria italiana. La maggiore dinamicità imprenditoriale della componente straniera è evidente dall’analisi dell’evoluzione demografica nel periodo 2011-2017.

Confrontando i tassi di natalità delle imprese straniere con quelle italiane è evidente la maggiore vitalità delle straniere che presentano alti tassi di natalità a fronte dei valori molto più contenuti della componente nazionale. Nel periodo esaminato per entrambe le componenti il tasso di natalità ha avuto un andamento decrescente. Nel 2011 il tasso di natalità delle imprese straniere era pari a 14,1%, il che significa che sono state costituite 14,1 imprese nuove per ogni 100 aziende registrate, contro il 5,6% di quelle italiane. Nel 2017 il tasso di natalità è passato al 10% per l’imprenditoria straniera e al 5,1% per quella italiana.

Alla elevata natalità delle imprese straniere è associato un tasso di mortalità più elevato, che nel 2017 era pari al 6,6% per le imprese straniere e al 5,4% per quelle italiane. Se l’elevata natalità conferma la tendenza espansiva che ha caratterizzato negli ultimi anni l’imprenditoria immigrata, anche la più alta percentuale di mortalità indica che come molto spesso le attività avviate fanno fatica a restare sul mercato. Un’analisi longitudinale dell’evoluzione imprenditoriale attraverso i tassi di sopravvivenza delle imprese nate nel periodo 2011-2017 mette in evidenza la maggiore instabilità delle imprese straniere che in generale presentano una probabilità di sopravvivenza inferiore rispetto alle imprese bresciane. Circa il 78% delle imprese nate nel 2012 sono sopravvissute al primo anno di vita, sia straniere sia bresciane, allungando il periodo di osservazione le differenze si acuiscono. Delle imprese nate nel 2012 meno della metà (49,9%) delle imprese straniere è sopravvissuta ai cinque anni contro il 56,3% delle (1 Si definiscono straniere le imprese la cui partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50%, mediando le composizioni di quote di partecipazione e di cariche amministrative detenute da stranieri.

Mondiali di calcio, sono 774 le imprese sportive del Bresciano

in Economia/Sport/Tendenze by
Mondiali di calcio

Mondiali di calcio e voglia di sport: sono 4 mila in Lombardia e 21 mila in Italia le imprese specializzate in corsi e gestione di impianti sportivi secondo una elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese. . L’offerta cresce sia in Lombardia che in Italia: rispettivamente del 6% e del 5% in un anno, del 30% circa in cinque anni (+ 28% in Italia). Si tratta di corsi sportivi e ricreativi, gestione di impianti sportivi, tra cui stadi, piscine, polivalenti, palestre, enti e organizzazioni sportive, promozione di eventi sportivi.

Calcio: sono 150 a  Milano, 500 in Lombardia e 5 mila in Italia le imprese che hanno un’attività collegata al calcio, secondo gli elenchi che contengono la descrizione dell’attività imprenditoriale.

Lo sport in Lombardia. Milano è prima con 1.285 attività (+6% in un anno, +35% in cinque anni), seguita da Brescia  774 (+6%, +28%), Bergamo (477, +4%, +24%).

Lo sport in Italia. Le imprese si concentrano soprattutto a Roma prima con quasi duemila (+6% in un anno e +45% in cinque), Milano con oltre mille (+7%, +35%), Torino con 904 (+7% e +30%), Brescia con 774 (+6%, +28%), Napoli con 761 (+2%, +14%), Bergamo (477, +4%, +24%) e Bari (469, +6%,+20%).

Il business lombardo pesa il 28% nazionale con circa 900 milioni su 3,3 miliardi all’anno nazionali. Milano da sola tocca i 560 milioni. In particolare la Lombardia concentra quasi metà del business delle palestre e oltre un terzo dei corsi sportivi e ricreativi.

 

Affari tra Italia e Brasile, se ne parla il 5 luglio in Camera di commercio

in Associazioni di categoria/Camera di commercio/Economia/Eventi by

La Camera di Commercio Italo-Brasiliana di Minas Gerais (Brasile) organizza, in collaborazione con la Camera di Commercio di Brescia e AIB, un seminario dal titolo: “Il nuovo Brasile: analisi delle opportunità” nella giornata di giovedì 5 luglio 2018, ore 9.30 – 12.30 presso la Sala Consiliare (sede camerale) in Via Einaudi 23, Brescia.

La partecipazione è gratuita previa iscrizione on line sul sito www.bs.camcom.it alla pagina Eventi/Convegni/Incontri, dalla quale è possibile scaricare il programma completo.

L’ERP nell’era del digital business? Interattivo, Innovativo e Intelligente

in Economia/Evidenza/Web e digitale by
Erp

ERP significa Enterprise Resource Planning (“pianificazione delle risorse d’impresa”). Si tratta di un sistema di gestione che integra tutti i processi di business rilevanti di un’azienda

In un’era in cui il costo del valore aggiunto (composto da lavoro e organizzazione) è percentualmente sempre più importante del costo delle materie prime, per aumentare efficienza e redditività non è sufficiente acquistare al minor prezzo, ma è assolutamente necessario ottimizzare tutti i processi organizzativi aziendali, e questo può essere realizzato unicamente introducendo una “spina dorsale informatica” che elimini sprechi ed errori.

Ma oggi sempre più l’ERP deve integrare e dialogare con le nuove tecnologie. 

INTERNET OF THINGS

L’Internet delle cose è l’evoluzione evoluzione dell’uso della Rete: gli oggetti (le “cose”) si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri. Le sveglie suonano prima in caso di traffico, le scarpe da ginnastica trasmettono tempi, velocità e distanza per gareggiare in tempo reale con persone dall’altra parte del globo, i vasetti delle medicine avvisano i familiari se si dimentica di prendere il farmaco. Tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete.

Per “cosa” o “oggetto” si può intendere più precisamente categorie quali: dispositivi, apparecchiature, impianti e sistemi, materiali e prodotti tangibili, opere e beni, macchine e attrezzature. Questi oggetti connessi che sono alla base dell’Internet delle cose si definiscono più propriamente smart objects (oggetti intelligenti) e si contraddistinguono per alcune proprietà o funzionalità. Le più importanti sono identificazione, connessione, localizzazione, capacità di elaborare dati e capacità di interagire con l’ambiente esterno.

Quando si integra ERP al mondo IoT in particolare utilizzando la tecnologia dei sensori si sviluppa un’area fondamentale a supporto del business e che consente di intervenire in tempo reale.

BLOCKCHAIN

Blockchain è forse il termine più di moda in questo momento quando si parla di digital transformation. Se ne parla tantissimo ma il problema – per chi sta valutando di investire in questa tecnologia – è capire cosa ci sia di concreto: quali sono le esperienze già realizzate e in corso, quali best practice se ne possono dedurre, e quali tipi di applicazioni sono più fattibili nei vari settori.

Anche nel manufacturing l’impatto sarà alto, e le applicazioni principali saranno tipicamente di supply chain: tracking di processi complessi, compliance, quality origin assurance,

L’obiettivo è la garanzia dell’originalità del prodotto e sono emersi come temi critici la gestione dell’identità digitale dei soggetti partecipanti (anche macchine), con differenziazione degli accessi in funzione della tutela del segreto industriale, e l’interoperabilità: la Blockchain non può funzionare con approccio a silos, deve interagire con altre tecnologie come IoT ed ERP.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER LA MANUTENZIONE PREDITTIVA

La manutenzione predittiva è un tipo di manutenzione preventiva che viene effettuata a seguito dell’individuazione di uno o più parametri che vengono misurati ed elaborati utilizzando appropriati modelli matematici allo scopo di individuare il tempo residuo prima del guasto. A tale fine si utilizzano svariate metodologie, come ad esempio le analisi “tribologiche” sui lubrificanti, la misura delle vibrazioni, la termografia, l’analisi delle correnti assorbite, il rilievo di vibrazioni anomale e tante altre. Una variazione delle misure effettuate rispetto allo stato di normale funzionamento indicherà l’aumentare del degrado e, in definitiva, permetterà di prevedere il momento del guasto.

Esempi di tale metodo sono:

> le parti soggette ad usura, aumentando l’attrito, producono calore, questo aumento di temperatura è evidenziato appunto dalla termografia;

> il motore lascia nell’olio particolato metallico che indica un principio di usura. Prendendo piccole quantità di olio se ne può effettuare l’analisi chimica e verificare la salute della macchina;

> un cuscinetto danneggiato, un disallineamento, uno squilibrio provocheranno un aumento di vibrazioni.

> lo stesso sistema è usato per il controllo manutentivo del serraggio dei morsetti dei cavi elettrici che se lenti, provocano calore per effetto Joule.

WORLD CLASS MANUFACTURING

Il World Class Manufacturing, in breve WCM, rappresenta l’acronimo con cui si qualificano i più importanti produttori di beni e servizi mondiali, che intendono gestire e ridurre i costi della produzione in maniera sistematica applicando metodologie riferibili ed “oggettivabili”. Il World Class Manufacturing (WCM) è un roll di innovazione basato sul miglioramento continuo, è un sistema di origine Giapponese, un nuovo modo di lavorare che prevede l’eliminazione di ogni tipo di spreco e perdita (Muda) con il coinvolgimento di tutti, attraverso l’impegno rigoroso di metodi e standard.

Seguire i principi del World Class Manufacturing significa ripensare in modo totale al processo produttivo affinché l’ottimizzazione degli sprechi vada a realizzarsi non solo nei processi di lavorazione del prodotto, ma anche in altre fasi della catena produttiva: anche e soprattutto in quei momenti nei quali non si crea apparentemente alcun valore aggiunto per il cliente. Si toccano quindi argomenti quali movimentazioni merci, gestione scorte, controlli, difetti, attese, riparazioni e manutenzioni.

Integrare l’ERP a strumenti per la gestione del WCM rappresenta una prospettiva importante per l’innovazione dei processi aziendali.

BIG DATA – TANTI DATI DA ANALIZZARE CON STRUMENTI NUOVI

Di dati le aziende ne avranno sempre di più ed arriveranno da diverse fonti.

> Dai prodotti che sono immessi sul mercato. Oggi i prodotti ci ‘parlano’ tramite l’IoT. l’intelligenza che abbiamo messo negli oggetti restituisce una grande mole di dati che possono essere processati per fornire informazioni utili per la manutenzione, per la progettazione di successive release, sul comportamento degli utenti nell’utilizzo dei prodotti ecc.

> Dal mercato, inteso come tutte le tracce che i possibili clienti, esplicitamente o non esplicitamente, lasciano sul web, sui social media, tramite le app;

> La terza fonte viene sempre dall’azienda ma è una fonte nuova e riguarda tutti i dati che arrivano dal mondo della produzione.

Oggi abbiamo le tecnologie che ci permettono di processare tutti questi dati, in tempo reale, e di metterli in relazione tra di loro. Per SAP questa tecnologia si chiama SAP Hana e consente anche alle aziende di dimensioni contenute di fruire delle informazioni e delle analisi necessarie per sviluppare il proprio business digitale.

RIFERIMENTI

IoT, Blockchain, AI, WCM: info@innovationclub.it 

Sistemi ERP: marketing@neosgroup.it

Il turismo a Brescia dà lavoro a 8mila famiglie

in Economia/Partner/Tendenze/Turismo by
Il tempio capitolino di Brescia

Sono quasi 2 mila le strutture ricettive milanesi, tra sedi di impresa, unità locali in e fuori provincia, su 7.103 in Lombardia e 79 mila in Italia, secondo i dati elaborati dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su fonte registro imprese al primo trimestre 2018 e 2017 relativi alle sedi di impresa e unità locali iscritte come imprese. Crescono del 4,9% in un anno, quasi 100 attività e strutture in più, e registrano quasi 21 mila addetti su 39 mila a livello regionale e 307 mila a livello nazionale. Si tratta soprattutto di alberghi (1.092) e alloggi per brevi soggiorni, tra bed & breakfast e residence (766) ma ci sono anche circa 70 tra villaggi turistici e ostelli. Crescono anche Monza Brianza che passa da 182 a 186 strutture, +2,2%, e Lodi da 42 a 47, +11,9%.

Settore turismo in Lombardia. Sono 7.103 le strutture ricettive, tra imprese e unità locali, il 9% italiano e in crescita del 6,5% in un anno. Occupano quasi 39 mila addetti, pesando il 12,7% sul totale di chi lavora nel settore in Italia. Il maggior numero di strutture alberghiere e turistiche si trova a Milano (1.999). Seguono Brescia con 1.449 attività e Sondrio con 992. Vengono poi Bergamo (684) e Como (613). In un anno la crescita maggiore va a Lecco (+22,7%) e Lodi (+11,9%).

Settore turismo in Italia. Oltre 79 mila attività tra sedi di impresa e unità locali, in crescita del 6,6% in un anno e con oltre 307 mila addetti.  Prima è Roma con 6.931 attività seguita da Bolzano (5.368), Napoli (3.134), Rimini (2.837) e Venezia (2.816). Milano è nona nella classifica nazionale per imprese ma terza per numero di addetti, dopo Bolzano prima con oltre 27 mila e Roma che ne ha oltre 23 mila. Rimini è quarta con 16 mila addetti e Venezia quinta con oltre 14 mila. Tra i primi dieci territori per numero di addetti del settore c’è anche Brescia, nona con quasi 8 mila lavoratori.

Trasporti, a Brescia le imprese danno lavoro a 24mila persone

in Economia/Tendenze/Trasporti by

Stabile il settore dei trasporti, sono 28 mila le imprese in Lombardia, 238 mila gli addetti e 40 miliardi il fatturato. La Lombardia pesa circa un quinto sul settore nazionale, per imprese, addetti e per fatturato. Vale per business di settore quasi quanto Piemonte e Lazio (entrambi 41 miliardi). Primi settori: trasporto terrestre (21 mila imprese) e magazzinaggio (5 mila). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del registro delle imprese 2018 e 2017.

Prime per fatturato in Italia: Roma (39 miliardi), Torino (36), Milano (26), Modena (6,5), Napoli (4,3).

Per provincia in Lombardia. Le prime per imprese: a Milano 14 mila, a Brescia 3 mila, a Bergamo, Monza e Varese circa 2 mila, a Como e Pavia oltre mille, a Mantova 900. Per quanto riguarda gli addetti, a Milano sono 138 mila, a Bergamo 24 mila, a Brescia 21 mila, a Varese e Monza oltre 10 mila, a Como 7 mila.

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