Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Tendenze - page 61

Imprese femminili, nel Bresciano il boom è iniziato negli anni Ottanta

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È degli ultimi 6 anni il boom delle imprese guidate da una donna, con 62 mila imprese femminili nate in questo periodo in Italia. A cui si aggiungono le 49 mila che hanno circa 10 anni e le 24 mila che ne hanno circa 20. Sono 2807 le imprese femminili ultracinquantenni, nate prima del 1966.

Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro imprese al terzo trimestre 2016. Sono 156 mila le imprese femminili in Lombardia su un totale italiano di 1,2 milioni. 1503 in più di un anno fa ma 17 mila in meno di cinque anni fa. Sono 52 mila a Milano, 22 mila a Brescia, 17 mila a Bergamo, 12 mila a Varese e 11 mila a Monza.

Il dato bresciano è esattamente di 21.848 imprese, 47 in più dello scorso anno, ma ben 1.744 in meno del 2011. Un dato (purtroppo) in linea con la tendenza negativa di tutta Italia.

Delle imprese attive 2.128 sono quelle nate tra il 1980 e il 1989, 3.978 tra il 1990 e il 1999, 6.604 tra il 2000 e il 2009, 8.349 dal 2010. Meno di mille quelle nate prima degli anni Ottanta.

Confindustria, segnali preoccupanti dal terzo trimestre delle imprese lombarde

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Il 3° trimestre del 2016, in generale rallentamento, fornisce una serie di campanelli d’allarme da non sottovalutare. In particolare i dati emersi dall’analisi congiunturale di Unioncamere e Confindustria Lombardia evidenziano una variazione negativa della produzione industriale manifatturiera (- 0,2%), ordini interni piatti (0%) e saldo occupazionale negativo (-0,2%) rispetto al trimestre precedente. Positivi ordini esteri (+1,6%) e fatturato (+0,8%).

Un discorso a parte merita il quadro occupazionale: nonostante il calo del ricorso alla CIG per il 4° trimestre consecutivo rappresenti un buon segnale, preoccupa il saldo negativo (-0,2%), frutto della parziale riduzione dello stimolo fiscale per le assunzioni ma anche di una mancanza di fiducia.

“Lo scenario di incertezza globale – scrive il presidente Ribolla in una nota – dovuto ai non chiari esiti della gestione della Brexit ma anche all’incerto esito delle elezioni americane, alle tensioni geopolitiche generate dal conflitto siriano e al calo del prezzo delle materie prime, rappresenta un elemento di preoccupazione per il commercio internazionale che, come emerge dai dati del Fondo Monetario Internazionale, nel 2016 ha toccato il suo punto più basso degli ultimi 7 anni (2,3%).

A fronte di questo contesto, assistiamo a Stati ma anche a Regioni (da manuale il caso della Vallonia) che agiscono a tutela dei propri interessi, coltivando il mercato interno con decisioni che spesso si scontrano con l’interesse generale: in questo quadro, si vedano le negoziazioni su TTIP e CETA, l’Unione Europea è il vero malato del mondo.

In Italia e in Lombardia, senza cercare alibi nella stagionalità storicamente anomala rispetto agli altri trimestri, il rallentamento della produzione, parallelamente allo stallo degli ordini interni, confermano quanto Confindustria Lombardia sostiene da tempo: è giusto puntare sull’internazionalizzazione delle nostre imprese, porsi l’obiettivo di conquistare nuovi mercati e crescere dimensionalmente, ma alla base di questo vi deve essere un mercato interno forte che garantisca solidità alle aziende senza esporle ai rischi di shock esterni non facilmente gestibili.

E’ quindi fondamentale che il nostro Paese agisca in modo da supportare il mercato interno, usando la leva del credito e la leva fiscale. Come dichiarato dal CsC di Confindustria, la Legge di bilancio fornisce un buon impulso, ricorrendo a maggior deficit e facendo potentemente leva sugli investimenti privati ma lo stimolo potrebbe essere maggiore se i sostegni fiscali generassero acquisti di macchinari e impianti aggiuntivi.

Un’occasione per far ripartire gli investimenti delle imprese è senza dubbio rappresentata dal Piano nazionale Industria 4.0, opportunità che le imprese, soprattutto le più piccole, devono cogliere al volo (i 10 miliardi messi a disposizione del MISE saranno mobilitati da subito) per non perdere il treno della competitività.

In proposito abbiamo accolto positivamente la volontà del Governatore Maroni di declinare a livello regionale il Piano Industria 4.0, con un allineamento dei fondi FESR agli incentivi del Piano Calenda, anche al fine di rendere l’attuazione più tailor-made sui territori lombardi.

Il dato emerso dall’analisi congiunturale sul calo delle imprese manifatturiere attive (-0,1%) testimonia infatti che la selezione naturale del mercato è in corso e bisogna agire in fretta per garantire innovazione e competitività.

Anche in Lombardia – conclude Ribolla – c’è molto da lavorare, partendo dai nostri punti di forza: la Lombardia come perno di un grande hub economico e grande regione manifatturiera. È imprescindibile rilanciare con forza una grande alleanza tra pubblico e privato sui temi dell’innovazione e del capitale umano, per presentare la nostra regione come luogo ideale nel quale insediarsi. Insediarsi in Lombardia significa avere accesso ad un unico grande sistema economico fortemente legato all’Europa. All’interno di questo quadro di grandezza dimensionale ed economica, la Lombardia risalta come regione leader con il suo sistema di eccellenza nella produzione, nell’innovazione, nella ricerca e nella formazione che la rendono, un luogo ideale nel quale vivere e lavorare”.

 

 

Il caro estinto non conosce crisi: a Brescia 309 attività

in Economia/Evidenza/Servizi/Tendenze by

Ricorrenza dei defunti: festività religiosa che coinvolge un settore d’impresa diffuso sul territorio. Tra sedi di impresa e unità locali, sono 1.836 le imprese funebri attive in Lombardia nel 2016 su 12.540 presenti in Italia, il 14,6% del totale nazionale. Sono soprattutto pompe funebri (1.485 attività) ma ci sono anche 351 attività nel commercio al dettaglio di articoli funerari e cimiteriali. Un comparto che cresce in Lombardia del +1,5% tra 2015 e 2016 e del +2,2% in Italia. Milano è prima in regione con 503 attività, +3,3% in un anno, e un peso del 27,4% sul totale regionale. Seguono Brescia (309 attività, 16,8%), Bergamo (195, +2,6%) e Varese (158), Sopra le cento attività anche Monza e Brianza, Pavia e Mantova. In un anno è il territorio di Monza e Brianza a registrare la crescita più elevata, +6,5%. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro imprese a giugno 2016 e 2015 relativi alle localizzazioni.

Fiori: si conferma la stabilità nei prezzi. Come da tradizione, il fiore più acquistato per questa ricorrenza è il crisantemo (si confermano prezzi stabili compresi tra 1,50 e 2,50 euro). Lo rilevano l’Associazione giardinieri, floricoltori, fiorai e pulitori dei cimiteri e l’Associazione dettaglianti fiori e piante aderenti a Confcommercio Milano. Secondo la qualità, il prezzo di un mazzo di crisantemi (7 rami) può variare dai 10 ai 30 euro.

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Brescia, a ottobre torna la deflazione? Tasso congiunturale -0,1% e tasso tendenziale -0,1

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A ottobre, dopo che il mese scorso erano giunti segnali di ripresa dell’inflazione (da sette mesi con segno negativo), si ripresenta il rischio di deflazione. Il tasso tendenziale registra infatti una variazione pari a -0,1, nonostante gli effetti inflattivi dell’inflazione ereditata da ottobre 2015. Il tasso congiunturale (variazione sul mese precedente), registra un -0,1%. L’indicatore di trend torna a far registrare una tendenza, sia pur lieve, alla deflazione.

L’analisi per tipologia di beni e servizi, evidenzia come restino solo i prodotti a media frequenza di acquisto quelli ancora interessati dalla deflazione, ancora una volta a causa della componente energetica, ma anche le altre componenti vedono un calo delle tendenze inflazionistiche. Il tasso tendenziale senza la componente energetica sarebbe a +0,3%. Le divisioni con andamento inflativo sono solo “Abitazione, acqua, energia elettrica e combustibili” (+0,5%), e “Servizi sanitari” (+0,1%).Le divisioni in diminuzione sono: “Abbigliamento e calzature” (-0,5%), “Trasporti” (-0,5%), “Comunicazioni” (-0,4%), “Bevande alcoliche e tabacchi” (-0,2%), “Prodotti alimentari” (-0,1%), “Ricreazione, spettacolo, cultura” (-0,1%), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (-0,1%).

Variazione nulla per “Mobili, articoli e servizi per la casa”, “Istruzione” e Altri beni e servizi”.

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Halloween, a Brescia un business per 7mila imprese (ecco i dati)

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Lombardi pronti a festeggiare Halloween: oltre 50 mila le imprese coinvolte nella festa in Lombardia tra bar, ristoranti, locali e negozi di giocattoli, il 15,2% delle imprese italiane attive nel comparto. Milano raccoglie quasi il 40% delle imprese attive in regione, 17.573, Brescia (7.176), Bergamo (5.238) e Varese (3.966). Emerge da un’elaborazione dalla Camera di Commercio di Milano su dati registro imprese a giugno 2016. A Milano affari per un milione di euro secondo una stima della Camera di commercio di Milano sugli operatori.

Dalla Cina gli oggetti per le feste. Per oltre 12 milioni di euro di import, la Cina è l’anima delle feste italiane, rappresentando il 57,2% del totale di importazione del settore; poi Germania e Paesi Bassi per circa 1 milione e mezzo di euro, pesando rispettivamente il 7,4% e il 7%. L’oggettistica italiana invece va in Francia, per un valore di 3 milioni di euro in export, negli Stati Uniti con esportazioni per 2 milioni di euro e in Germania per 1 milione e 800 mila euro. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat nei primi sei mesi del 2016.

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Brescia, le imprese che fanno rete sono (quasi) 400

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Vantaggi reciproci, è la motivazione alla base della scelta di oltre 2.500 imprese lombarde che hanno scelto di “mettersi in Rete” e unire le proprie forze in vari ambiti operativi. Dall’innovazione all’internazionalizzazione agli acquisti: sono vari gli ambiti in cui decidono di cooperare. In due anni, da maggio 2014 a maggio 2016, sono 735 in più, +41%. Crescono quindi i contratti di Rete che passano da 493 a 742 in due anni, +249 contratti, +51%. E la Lombardia èregione leader in Italia con oltre un quarto del totale dei contratti di Rete conclusi e il 18% delle imprese nazionali coinvolte. Prima Milano con 421 contratti di Rete (15% italiano) e 874 imprese (6,1% del totale italiano), seguono Brescia (160 contratti e 396 imprese) e Bergamo (142 contratti e 306 imprese). Per numero di imprese vengono poi Monza e Brianza con 158 imprese coinvolte, Varese con 145 e Lecco con 122. In due anni crescita record a Lodi (+111,8% le imprese e +66,7% i contratti) e Mantova (+78,8% le imprese e +67,7% i contratti).

Industria, servizi professionali, costruzioni e commercio i settori lombardi più attivi nel fare Rete: rappresentano rispettivamente il 28,2%, il 14,6%, il 10,5% e il 10,4% del totale delle imprese coinvolte. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Unioncamere Lombardia-Infocamere, a maggio 2016 e 2014.

Import, a Brescia in sei mesi vale oltre 4 miliardi di euro

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La Lombardia importa merci dal mondo per un valore che supera i 58 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2016, circa un terzo del totale italiano (32%): si tratta soprattutto di sostanze e prodotti chimici (14,4% dell’import), di computer ed elettronica (12,8%), di metalli e prodotti a base di metalli (11,3%). E se i principali Paesi fornitori europei di questi prodotti sono Germania e Francia per la chimica e Paesi Bassi per l’elettronica, la Cina è il secondo fornitore sia per computer ed elettronica, che per metalli. In crescita le importazioni di prodotti chimici dal Belgio, di apparecchi elettronici dal Vietnam e di metalli da Corea del Sud e Congo. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat, primi sei mesi del 2016 e del 2015.
Dove arriva l’import in Lombardia? Oltre la metà a Milano, per un valore di 31 miliardi e mezzo. Seguono Bergamo e Brescia che superano i 4 miliardi, Pavia (3,6 miliardi), Monza e Brianza e Varese (3 miliardi). In crescita Lodi (+3,2%), Mantova (+2,7%) e Bergamo (+2,4%). E che cosa si importa di più? A Varese e Como prodotti chimici ma anche tessili, a Sondrio alimentari, a Milano computer e apparecchi elettronici, a Bergamo sostanze chimiche e macchinari, a Brescia metalli e macchinari, a Pavia idrocarburi, a Cremona e Mantova prodotti in metallo e chimici, a Lecco metalli e macchinari, a Lodi elettronica e alimentari, a Monza chimici e metalli.

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Inflazione, a settembre i primi segnali positivi. Ma il tunnel non è finito

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A settembre, dopo sette mesi consecutivi di tassi tendenziali negativi o nulli, si attenua la deflazione a Brescia. Il tasso tendenziale registra infatti una variazione pari a +0,3, la più elevata da gennaio 2016 e nonostante gli effetti deflattivi dell’inflazione ereditata da settembre 2015. Il tasso congiunturale (variazione sul mese precedente), come già avvenuto negli ultimi mesi, segnala però come le tendenze deflazionistiche siano ancora in agguato, registrando un -0,4%, anche se dovuto principalmente a fattori stagionali. L’indicatore di trend fa registrare il valore più elevato dal marzo 2012, anche se non ancora tale da far prevedere una fine della fase di deflazione.

L’analisi per tipologia di beni e servizi, evidenzia come siano solo i prodotti a media frequenza di acquisto quelli ancora interessati dalla deflazione, ancora una volta a causa della componente energetica. Il tasso tendenziale senza la componente energetica sarebbe a +0,6%. Le divisioni con andamento inflativo sono “Istruzione” (+0,7%), “Abitazione, acqua, energia elettrica e combustibili” (+0,4%), “Abbigliamento e calzature” (+0,2%), “Prodotti alimentari” (+0,1%), “Altri beni e servizi” (+0,1%).

Le divisioni in diminuzione sono contraddistinte dalle riduzioni di prezzo dei prodotti stagionali (voli aerei, pacchetti vacanze, strutture ricettive, ecc) e pertanto sono: “Trasporti” (-1,4%), “Ricreazione, spettacolo, cultura” (-2,0%), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (-0,9%), “Bevande alcoliche e tabacchi” (-0,1%) e “. Variazione nulla per “Comunicazioni”, “Mobili, articoli e servizi per la casa” e “Servizi sanitari”.

Settore legno, nell’ultimo anno a Brescia hanno chiuso 34 imprese

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Sono circa 6.200 i produttori di legno in Lombardia, il 15,8% del totale italiano*.* Si concentrano a Milano, che da sola ha 1.338 imprese, seguita da Brescia e Bergamo, con circa 900 ciascuna, e Monza e Brianza con 677. Un settore che in Italia vede attive quasi 39 mila imprese e che è diffuso sull’intero territorio nazionale. Se, infatti, Roma è prima con 1.593 imprese, la seguono Milano con 1.338 imprese, Napoli con 1.292, Torino con 1.246 e Bolzano con 1.154.

Nel Bresciano in particolare le imprese del settore sono 956 (di cui 111 nella carta), contro le 990 dell’anno precedente: un calo del 3,6 per cento.

Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati registro imprese al secondo trimestre 2016 e 2015.

Le imprese innovatrici a Brescia valgono 3.700 posti di lavoro

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Le imprese innovatrici assumono oltre il doppio delle non innovatrici (il 31% cerca collaboratori contro il 13,7% delle altre). Un nuovo assunto su tre in Lombardia è nelle imprese che innovano. In un anno hanno attivato 54 mila contratti di lavoro rispetto ai 125 mila delle non innovatrici. Circa la metà, 30 mila sono collegabili alla propensione ad innovare. Pesano il 14% delle imprese lombarde e in regione sono più diffuse che in Italia (12,8%). Sono più propense a personale giovane (39% rispetto al 29% delle non innovatrici sono under 30) e a laureati (24% contro 16%) e valutano di meno l’esperienza dei neo assunti (55% contro 58%). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati: Unioncamere – Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, per l’anno 2015.

*Prime Milano, Brescia e Bergamo*. A Milano sono 21 mila le assunzioni nelle imprese innovatrici, il 34% di tutte le assunzioni, un dato superiore alla media lombarda (30%). Per numero di assunzioni nelle imprese innovatrici dopo Milano ci sono Brescia (3.700, 25%) e Bergamo (3.440, 28%). Per peso, seconda Varese (32%, 2.630).

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