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Tendenze - page 54

Welfare, due bresciani su tre andrebbero all’estero dopo la pensione

in Economia/Evidenza/Tendenze by
Pensione

Dopo la pensione? La valigia. Perché di fronte alla prospettiva di assegni sempre più bassi, quasi due bresciani su tre (62%) si dicono disposti addirittura a trasferirsi all’estero per poter mantenere uno stile di vita simile a quello attuale e trovare un ambiente e servizi più adatti alla terza età, senza trascurare la possibilità di fare nuove, piacevoli esperienze.

È il quadro che emerge dall’Osservatorio di Reale Mutua dedicato al welfare1.

Più della metà dei bresciani (66%), infatti, teme che la propria pensione non sarà sufficiente a mantenere un tenore di vita adeguato una volta usciti dal mondo del lavoro, e un ulteriore 24% vede molta incertezza all’orizzonte.

Fra i principali timori, quello di non poter sostenere le spese mediche di cui si potrebbe aver bisogno andando in là con gli anni (52%), non riuscire a dare sostegno economico a figli e nipoti (30%), dover gravare economicamente sulla famiglia anche per le necessità quotidiane (30%), o persino cadere in povertà assoluta (28%).

Non si tratta solo di pessimismo. A gettare ombre sul futuro pensionistico degli abitanti di Brescia sono anche le difficoltà del presente, a partire dal timore di imprevisti e spese straordinarie, che costringano a metter mano al portafoglio anzitempo (60%) o una generale difficoltà a risparmiare per la vecchiaia (40%). Preoccupano anche la precarietà del lavoro (28%) e l’instabilità dello scenario economico (38%) e normativo (22%) del momento.

Ma quali sono le misure di welfare a cui guardano i bresciani per integrare la pensione e prepararsi agli anni della vecchiaia? Più della metà degli abitanti di Brescia (64%) punterebbe sulla previdenza complementare: di questi, il 59% con un fondo pensione, il 31% con un piano individuale di risparmio e il restante 9% stipulerebbe una polizza assicurativa. Ciò che conta, dicono gli abitanti di Brescia, è pensarci per tempo, fin da giovani (26%) o da quando si inizia la propria carriera lavorativa (50%).

Se un bresciano su tre (34%) investirebbe nel mattone, per il 26% la soluzione è tenere i soldi sul proprio conto corrente, mentre per un ulteriore 10% la soluzione è investire i propri risparmi sul mercato finanziario.

Ma a chi si rivolgono gli abitanti di Brescia per farsi consigliare? %). Il 46% si affiderebbe a un consulente, mentre il 30% si muoverebbe in maniera autonoma, cercando informazioni sul web (12%) o decidendo da sé (18%). Un ulteriore 24% si rivolgerebbe all’agente assicurativo, il 22% alla propria banca, mentre per il 18% le figure di riferimento sono familiari, colleghi o amici.

Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora  per Reale Mutua. su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, sesso ed area geografica.

 

 

Box auto, a Brescia compravendite in crescita e prezzi in calo

in Economia/Tendenze by
Box e posti auto

Nel corso del 2016, in Italia, si sono comprati e venduti 307.640 box e posti auto. Il dato relativo al primo trimestre del 2017 mostra transazioni in aumento: +8,7% le compravendite complessive di box e posti auto rispetto al I trimestre 2016, per un numero pari a 71.605. A dirlo è una nota del centro studi di Tecnocasa.

Nel secondo semestre del 2016, però nelle grandi città i prezzi dei box sono diminuiti dello 0,8%, quelli dei posti auto dell’1,6%. A Brescia si è verificato uno dei cali più significativi della Lombardia: meno 3,4 per cento per i box e meno 4 per cento per i posti auto scoperti (a fronte di un valore bergamasco sostanzialmente stabile).

Continua quindi il ribasso dei valori di queste tipologie che hanno visto ridimensionarsi la domanda in seguito alla crisi immobiliare. Ancora una volta la diminuzione più importante si registra a Genova, proprio una delle grandi città il cui mercato immobiliare è  ancora in sofferenza.

I valori più alti si registrano sempre nelle zone centrali dove comunque l’offerta di box non è elevata, ci sono difficoltà di parcheggio e, spesso, immobili storici privi o con pochi box.

Vendite porta a porta, in Lombardia valgono 250 milioni di euro

in Economia/Servizi/Tendenze by

+Nel 2016 è ancora una volta la Lombardia la regione leader della vendita a domicilio con un fatturato di 249 milioni 813mila euro. Lo conferma la rilevazione del Centro Studi Univendita sulle proprie aziende associate: il risultato lombardo rappresenta il 15,2% delle vendite nazionali, che hanno raggiunto nel 2016 la cifra di 1 miliardo 643 milioni di euro (+2,6% rispetto all’anno precedente).

Nel Nord Ovest, che vale il 25,8% del fatturato nazionale, la Lombardia è di gran lunga la regione che “pesa” di più (Piemonte/Valle dVendite porta a porta, in Lombardia valgono 250 milioni di euro’Aosta e Liguria valgono rispettivamente il 7,8% e il 2,8%). Nella classifica del fatturato della vendita a domicilio la Lombardia è seguita da Campania (168 milioni di euro) e Veneto (156 milioni di euro). Se si guarda alle aree geografiche, è il Sud e Isole a guidare la classifica con il 35,2% del fatturato (578 milioni di euro); seguono Nord Ovest (424 milioni di euro), Nord Est (353 milioni di euro) e Centro (288 milioni).

Quanto agli addetti alla vendita, nel 2016 in Lombardia hanno operato 24.800 venditori a domicilio, pari al 15,8% del totale italiano (157mila addetti). Nella classifica della presenza dei venditori la Lombardia è seguita da Campania (con 22.100 addetti) e Sicilia (con 20.700 addetti). Guardando alle aree geografiche è al Sud e Isole che nel 2016 si è concentrato il maggior numero di venditori (74.400 addetti pari al 47,4% del totale); seguono il Nord Ovest con 37.000 addetti, il Nord Est con 23.200 addetti e il Centro con 22.300 addetti.

Univendita

Univendita è la maggiore associazione del settore che riunisce l’eccellenza della vendita diretta a domicilio. All’associazione aderiscono 18 aziende: AMC Italia, Avon Cosmetics, bofrost* Italia, CartOrange, Conte Ottavio Piccolomini d’Aragona, Dalmesse Italia, Fi.Ma.Stars, Jafra Cosmetics, Just Italia, Lux Italia, Nuove Idee, Ringana Italia, Tupperware Italia, Uniquepels Alta Cosmesi, Vast & Fast, Vorwerk Contempora, Vorwerk Folletto, Witt Italia che danno vita a una realtà che mira a riunire l’eccellenza delle imprese di vendita diretta a domicilio con l’obiettivo di «rafforzare la credibilità e la reputazione del settore tra i consumatori e verso le istituzioni». Univendita aderisce a Confcommercio. La vendita diretta in Italia ha fatturato complessivamente 3,6 miliardi di euro nel 2016. Univendita, con oltre 1,6 miliardi pari al 46% del valore dell’intero comparto, rappresenta quasi la metà del mercato (fonte: Format Research, marzo 2017).

Imprese storiche, 70mila in Italia: prime Milano, Napoli, Roma e Torino

in Associazioni di categoria/Camera di commercio/Economia/Tendenze by

Milano e la Lombardia hanno un ruolo di guida nel Paese per la storicità delle imprese, con rispettivamente 11 mila e 20 mila ultracinquantenni su circa 70 mila, secondo i dati della Camera di commercio di Milano. Prime in Italia per imprese storiche: Milano (11 mila ultracinquantenni), Napoli, Roma e Torino (circa 3 mila), Varese, Genova, Bologna, Caserta, Firenze (circa 2 mila). Prime per densità di imprese storiche rispetto al dato nazionale di 1,3 storiche ogni 100 imprese del territorio: Caltanissetta (5,4%), Milano (3,8%), Varese (3,5%), Lecco, Biella e Genova (circa 3%), Como (2,4%).

Proprio oggi, presso la Sala Conferenze di Palazzo Reale, i rappresentanti del Comune di Milano, della Camera di commercio, delle Associazioni di categoria hanno consegnato a 31 attività commerciali milanesi il prestigioso riconoscimento di “Bottega Storica”. La premiazione è stata anche l’occasione per presentare a stampa e operatori il volume “Le Botteghe Storiche, 100 indirizzi della tradizione a Milano”, a firma del giornalista Alberto Oliva.

Alla consegna del premio hanno partecipato: Giuseppe Sala, Sindaco di Milano, Cristina Tajani, Assessore a Politiche del lavoro, Attività produttive, Commercio e Risorse umane,  Alfredo Zini, consigliere della Camera di commercio di Milano e coordinatore del Club Imprese Storiche di Confcommercio Milano, Marco Accornero, consigliere della Camera di commercio di Milano e segretario generale di Unione Artigiani, Sandro Neri, direttore del quotidiano “Il Giorno”.

Le ultra cinquantenni in Lombardia.

Quasi 2 mila imprese nate tra il 1940 e il 1949, oggi settantenni. Cinquemila nate tra il 1950 e il 1959, oggi sessantenni. Circa 11mila le imprese lombarde con circa cinquant’anni. Le nate prima del 1940, che compiono almeno 77 anni, sono 1500 circa, di cui 797 a Milano. In Lombardia c’è una impresa tra le più antiche su tre in Italia, 1.500 su 4.400. A Milano le imprese più longeve della Lombardia: sono 797 le attive iscritte fino al 1940 su un totale regionale di 1.497, quasi una su due. Seguono Varese con 254, Como con 125 e Bergamo con 86.

I settori prevalenti delle imprese più antiche sono: industria, immobiliare e commercio.

Finanza: beccati 37 evasori totali milionari in 5 mesi

in Economia/Evidenza/Guardia di Finanza/Tendenze by

Un evasore totale ogni tre giorni circa. E’ questo il triste bilancio del 2017 per la Guardia di Fiananza, che ha reso noto il dato in occasione del 243esimo anniversario della fondazione. Nei primi cinque mesi di quest’anno, infatti, le Fiamme Gialle hanno scoperto ben 37 evasori totali, per un totale di 96 milioni non dichiarati. Ma coloro che si rendono fantasmi al fisco per non pagare le tasse sono solo la punta dell’iceberg. Nel totale, infatti, le indagini antievesione si sono concluse con ben 195 persone denunciate e sei persone finite in carcere. 16 i milioni finiti sotto sequestro, ma è stata avanzata proposta di sequestro per altri 208 milioni.

Calano le imprese under 35 a Brescia, in crescita solo tatuatori e broker

in Associazioni di categoria/Camera di commercio/Crisi/Economia/Lavoro/Tendenze by
Un tatuatore all'opera

Dai dati del Registro Imprese elaborati dall’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio di Brescia sono 11.349 le imprese bresciane guidate da giovani con meno di 35 anni, ovvero il 9,5% delle imprese registrate. Valore questo che colloca Brescia in quarta posizione nella graduatoria regionale, ex equo con Bergamo, per presenza dei giovani nel tessuto imprenditoriale.  Donne e stranieri sono i protagonisti delle giovani imprese bresciane: quasi un’impresa giovanile su tre è guidata da donne, mentre il 24% delle imprese under 35 è condotta da stranieri. Le attività produttive gestite dai giovani bresciani si concentrano prevalentemente nei settori tradizionali quali: il commercio (che assorbe il 21,7% delle imprese giovanili), le costruzioni (il 16,4% con 1.866 imprese), turismo con alloggio e ristorazione (12,2%), servizi alla persona (8,1%) e industria manifatturiera (7,9%).

Esercitano per la maggior parte l’attività di impresa da titolare, infatti oltre sette imprese giovanili su dieci sono gestite da imprenditori individuali. Più nel dettaglio i giovani titolari gestiscono bar e ristoranti; fanno i barbieri, i parrucchieri e i tatuatori; i muratori ed i tinteggiatori; gli agenti e broker delle assicurazioni; gestiscono imprese di pulizie e manutenzione del paesaggio; conducono aziende agricole associate all’allevamento di animali; vendono autoveicoli ed eseguono riparazioni; svolgono il commercio ambulante.

Nell’ultimo anno la base imprenditoriale giovanile si è ridotta del 4,3% corrispondenti a 505 imprese in meno. Intensa la diminuzione negli ultimi cinque anni: -21%, ovvero 3.006 imprese in meno. Gli effetti della crisi economica sono evidenti, tra il 2011 e il 2016 si è assistito ad un processo di invecchiamento della componente direttiva delle imprese bresciane. Nel 2011 circa 11,7% dei titolari o soci delle imprese era costituito da under 35, nel corso degli anni la componente si è progressivamente ridotta fino ad arrivare al 9,5% del 2016.

L’andamento negativo è determinato dal crollo delle imprese di costruzioni, diminuite in un anno dell’11,5% e del 46,1% in cinque, settore che continua a scontare gravi difficoltà, a cui si aggiunge la flessione dell’industria manifatturiera (-6,6% sul 2015; -32,4% sul 2011); dell’agricoltura (-1,6% sul 2015; -20,2% sul 2011); del commercio (-2,2% sul 2015; -13,7% sul 2011). Più contenuto il calo nel settore della ristorazione (-2,6% sul 2015; -4,3% sul 2011) e nell’aggregato degli altri servizi (-2,8% sul 2011; -15,4% sul 2011). Nonostante la diminuzione generalizzata degli imprenditori under 35, i giovani bresciani creano nuove opportunità imprenditoriali nelle attività finanziarie e assicurative come agenti e broker delle assicurazioni (cresciuti rispetto al 2011 del 19%); sono attivi anche nei servizi di supporto alle imprese, con attività di pulizia di edifici, di cura e manutenzione del paesaggio (inclusi parchi, giardini e aiuole), di servizi di fotocopiatura e disbrigo pratiche.

Anche nei servizi alla persona si rileva una certo dinamismo, in particolare nell’ambito delle attività di cura del benessere fisico con l’apertura di centri di yoga e shiatsu, nonché nelle attività di tatuaggi e piercing.

Ripartono gli scambi lombardi, +9% da gennaio

in Economia/Export/Tendenze by

Crescono in Lombardia, nel primo trimestre del 2017, gli scambi internazionali. In accelerata soprattutto gli scambi verso il Medio Oriente con 2,1 miliardi (+14,4% e il 3,5% del peso totale lombardo) e verso l’America Settentrionale, soprattutto verso Stati Uniti, con 3,3 miliardi (+12,3% e il 5,4%). Il mercato più redditizio resta comunque quello con l’Unione Europea che pesa il 61,2% per un ammontare di 37 miliardi (+8,9%) e quello con l’Asia orientale, soprattutto con Cina e Giappone, il 13,2% del peso lombardo e per un valore di 8 miliardi (+11%). 

Esportazioni bresciane: +8,7% nel primo trimestre

in Economia/Export/Tendenze by

Nel primo trimestre del 2017, rispetto ai tre mesi precedenti, le vendite bresciane di beni sui mercati esteri risultano in aumento del 3,0%; gli acquisti dall’estero sono in crescita dell’11,2%.

Su base tendenziale (rispetto al primo trimestre 2016), le esportazioni aumentano dell’8,7% e le importazioni dell’11,2%. In valore assoluto, ammontano, rispettivamente, a 3.782 e a 2.241 milioni di euro. Il risultato delle esportazioni è il quarto più alto dall’inizio della serie storica (1° trimestre 1991) ed è il migliore considerando solo il primo trimestre dei vari anni; la variazione tendenziale dell’8,7%, inoltre, è la più elevata dal quarto trimestre 2011 (+9,9% su base tendenziale). Le dinamiche dell’import e dell’export hanno tratto vantaggio dalla ripresa del commercio mondiale, cresciuto del 3,9% annuo nei primi tre mesi del 2017; in particolare, le vendite all’estero hanno anche beneficiato dell’indebolimento dell’euro nei confronti delle principali valute.

Rispetto al primo trimestre del 2016, la tendenza positiva delle esportazioni è in linea con quanto rilevato in Lombardia (+8,6%) e leggermente inferiore con quanto risulta a livello nazionale (+9,9%); la dinamica delle importazioni bresciane è superiore a quella lombarda (+9,9%) ed è più contenuta rispetto al dato nazionale (+13,7%).

Questi i risultati più significativi che emergono dalle elaborazioni effettuate dal Centro Studi AIB e dall’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio sui dati Istat del commercio internazionale, recentemente diffusi a livello provinciale.

Tra i settori, su base tendenziale, l’aumento delle vendite all’estero di prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti (+64,4%), metalli di base e prodotti in metallo (+11,5%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+10,8%), mezzi di trasporto (+10,7%), legno e prodotti in legno, carta e stampa (+10,0%) contribuisce alla crescita dell’export bresciano.

Una diminuzione delle esportazioni riguarda solo: computer, apparecchi elettronici e ottici (-2,1%) e prodotti delle altre attività manifatturiere (-2,3%).

Tra i mercati di sbocco, crescono sensibilmente le esportazioni verso l’India (+59,6%), la Turchia (+41,5%), la Russia (+22,5%), la Germania e la Spagna (entrambe +15,1%). Diminuiscono le vendite verso l’Algeria (-59,4%) e il Brasile (-4,9%). In termini di aree geografiche spiccano le dinamiche positive dei Paesi europei extra UE (+21,3%), dell’Asia (+12,0%) e dei Paesi UE28 (+10,3%).

Per quanto riguarda le importazioni, sono in aumento quelle di prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti (+35,7%), coke e prodotti petroliferi raffinati (+35,4%), metalli di base e prodotti in metallo (+15,0%), articoli in gomma e materie plastiche (+13,5%).

Risultano, invece, in calo gli acquisti nei settori: computer, apparecchi elettronici e ottici (-18,7%) e macchinari ed apparecchi (-5,5%).

Aumentano le importazioni da: Stati Uniti (+92,2%), India (+52,8%), Belgio (+30,2%), Brasile (+28,2%), Germania (+18,8%). Cala, invece, il flusso in entrata di merci provenienti dalla Cina (-10,2%).

Il saldo commerciale è positivo (+1.541 milioni di euro), in aumento del 5,3% rispetto a quello del primo trimestre del 2016 (+1.464 milioni di euro).

Qatar, scambi per la Lombardia da quasi mezzo miliardo all’anno

in Economia/Export/Tendenze by
Qatar

Il Qatar vale per la Lombardia quasi mezzo miliardo: sono circa 400 milioni gli scambi all’anno, 69 milioni di import e 290 di export. La Lombardia pesa l’8% nazionale sull’import con 69 milioni e il 32% sull’export con 290 milioni. Vanno in Veneto, Lombardia, Toscana, Sicilia, Emilia la maggior parte delle importazioni nazionali ed è lombarda la leadership dell’export con un terzo del totale nazionale. Seguono Veneto, Toscana ed Emilia. Milano, con circa 200 milioni di scambi nel 2016 rafforza i rapporti economici, + 2% in un anno. Emerge da una elaborazione della Camera di commercio di Milano e della sua azienda speciale Promos per l’internazionalizzazione, sui dati Istat 2016 e 2015.

Lombardia, i territori. Prime per esportazioni: Milano con 153 milioni (-2%), Bergamo (26 milioni, – 2%), Brescia (20 milioni, -15%), Monza (28 milioni, -27%), Varese (18 milioni, – 68%). Per import prima Cremona con 35 milioni (-18%), poi Milano (15 milioni, +94%), Varese (5 milioni, + 22%), Bergamo (4 milioni, +591%), Monza e Como (entrambe 3 milioni, rispettivamente +182% e + 46%). Forte la crescita dell’import a Lecco e Lodi (da 2 mila euro a 600 mila e 132 mila euro in un anno).

Lombardia, principali settori. Al primo posto per gli scambi lombardi i macchinari (84 milioni), poi i prodotti chimici (70 milioni), apparecchi elettrici (51 milioni), abbigliamento (49 milioni). Tra i territori lombardi, a  Milano spiccano export di macchinari con 49 milioni di export, di apparecchi elettrici con 34 milioni, abbigliamento con 26 milioni. Milano importa 11 milioni di prodotti chimici. Cremona importa 35 milioni di prodotti chimici. Varese importa 5 milioni di prodotti chimici. Brescia esporta 5 milioni di macchinari e 4  milioni di articoli in gomma. Bergamo esporta 4 milioni di apparecchi elettrici.

Edilizia, la ripresina c’è. Confartigianato: andamento ancora incerto

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Per Confartigianato rimane ancora incerto l’andamento dell’attività nel settore delle Costruzioni nonostante a marzo 2017 l’indice della produzione nelle costruzioni cresce dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 3,0% su base annua posizionandosi su un livello superiore del 4,7% rispetto al minimo storico toccato a gennaio 2017. Nei primi tre mesi dell’anno la produzione è stabile, ma con una minore performance rispetto al settore manifatturiero che, nello stesso periodo, segna un aumento dell’1,6%. Per il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti: «Si conferma il cambio di rotta, ma nel confronto europeo è ancora lontano il recupero del comparto rispetto la media dell’Eurozona: dal marzo 2011 – precedente lo scoppio della crisi del debito sovrano – a marzo 2017 la produzione delle Costruzioni in Italia è caduta del 28,6% rispetto al calo contenuto del 2,1% registrato nell’Eurozona».
L’analisi dei conti nazionali pubblicati dall’Istat evidenziano per il terzo trimestre consecutivo una variazione congiunturale positiva degli Investimenti in costruzioni e al primo trimestre 2017 segnano un +0,6% rispetto al quarto trimestre 2016. Anche su base annua si osserva un trend di crescita: nel primo trimestre del 2017 si conferma l’aumento dell’1,4% degli Investimenti in costruzioni registrato nel 2016 e che ha seguito otto anni di cali consecutivi. Anche sul fronte del mercato immobiliare si delineano alcuni segnali positivi. Da un lato le compravendite immobiliari nel IV trimestre 2016 crescono del 10,3% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (era +19,9% il trimestre precedente e +9,2% un anno prima). Sul fronte dei prezzi si osserva una progressiva tendenza alla stabilizzazione dopo anni di deflazione immobiliare: al quarto trimestre 2016 i prezzi delle abitazioni – nuove ed esistenti – tornano in territorio positivo (+0,1%) dopo otto anni. Sul fronte del mercato del lavoro persiste un calo dell’occupazione, anche se in rallentamento: secondo gli ultimi dati disponibili al quarto trimestre 2016 gli occupati nelle Costruzioni scendono del 2,4%, in rallentamento rispetto al -4,7% del terzo trimestre 2016 e del -3,5% di un anno prima.

Conclude il presidente Massetti: «La drammatica sequenza di emergenze che ha colpito il nostro Paese negli ultimi anni è la testimonianza della particolare fragilità del nostro territorio. Spetta alle Istituzioni fornire risposte concrete e unitarie a diversi settori di intervento che finora sono stati trattati in maniera separata tra loro: il rischio sismico, il dissesto idrogeologico, la messa in sicurezza di edifici pubblici e il tema della rigenerazione urbana. In quest’ottica la messa in sicurezza del Paese può costituire un volano straordinario per l’economia nazionale e il rilancio della filiera delle costruzioni. Il sistema delle imprese artigiane, che costituiscono la parte più rilevante del settore dell’edilizia, può contribuirvi in maniera decisiva. Una delle chiavi per la tenuta del comparto è sotto i nostri occhi: è nella ristrutturazione e nella riqualificazione energetica di oltre due milioni di immobili e abitazioni vecchie e in cattive condizioni. Tale segmento di mercato è infatti l’unico ad aver registrato un incremento nel corso degli anni, soprattutto grazie agli incentivi fiscali rafforzati che vanno pertanto riconfermati agli attuali livelli, unitamente alla messa in sicurezza antisismica degli edifici».

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