Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Tendenze - page 41

I servizi alla persona danno lavoro a 76mila bresciani

in Economia/Partner/Salute/Tendenze by
Assistenza anziani

Cresce il settore dei servizi alla persona in Italia e Lombardia, secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati del registro imprese 2018 e 2017, per un business che in regione supera i 27 miliardi di euro su oltre 100 a livello nazionale. Tra 2017 e 2018 le imprese attive passano da 781 mila a 794 mila a livello nazionale e da quasi 124 mila a oltre 125 mila in regione. Le imprese lombarde del settore pesano il 16% del totale italiano, quasi una su sei, e hanno circa 626 mila addetti su 3,3 milioni in Italia, il 19%.

I settori. Al primo posto in Lombardia la ristorazione, con 51 mila imprese su 334 mila in Italia, poi parrucchieri ed estetisti con oltre 23 mila attività su 141 mila in Italia, trasporto passeggeri su strada con 8 mila imprese su circa 34 mila in Italia. Ci sono anche oltre 5 mila attività che si occupano di riparazione su 29 mila in Italia e 4.700 di istruzione su 28 mila in Italia.

Il settore dei servizi alla persona in Lombardia. Milano è prima con oltre 46 mila imprese, 276 mila addetti e un giro d’affari annuo da 17 miliardi. Vengono poi Brescia con circa 17 mila imprese e 76 mila addetti, Bergamo con quasi 13 mila imprese e 63 mila addetti. Varese è quarta con 10 mila imprese circa e 43 mila addetti. Monza e Brianza ha quasi 9 mila imprese che danno lavoro a 34 mila addetti per un business di oltre 1 miliardo di euro mentre sono 2.300 le imprese del settore a Lodi con oltre 9 mila addetti e ricavi da circa 300 milioni.

In Italia per provincia. Prima Roma con oltre 71 mila imprese (circa 2 mila imprese in più in un anno), poi Milano con 46 mila (quasi mille imprese in più), Napoli con 36 mila (mille imprese in più), Torino con 30 mila e Bari con 18 mila. Per addetti, prima Roma con 280 mila, poi Milano con 276 mila (4 mila in più), Napoli con 124 mila, Torino con 114 mila e Brescia con 76 mila.

 

Brescia, cresce l’interesse delle imprese verso Asia, Africa e Medio Oriente

in Api/Associazioni di categoria/Economia/Export/Tendenze by

I mercati esteri sono sempre più importanti per le PMI bresciane e consentono margini spesso significativi: così è stato nel primo semestre 2018 e così sarà, almeno nell’Unione Europea, nei prossimi mesi. A rilevarlo è l’analisi semestrale dei dati sullo sviluppo internazionale delle imprese associate realizzata dal centro studi di Apindustria attraverso un’indagine che ha coinvolto un campione di 100 imprese associate, prevalentemente metalmeccaniche. Nel primo semestre 2018 il fatturato nella comunità europea è cresciuto per il 46% delle imprese, nel 15% dei casi in misura superiore al 10%. Segno positivo anche per chi ha esportato negli altri Paesi europei non Ue e, in modo marcato, in Africa e Medio Oriente. Se questa è la fotografia del passato recente, le aspettative sul commercio internazionale per i prossimi mesi sono per lo più stabili. Le note più ottimistiche riguardano il mercato comunitario: la metà del campione ritiene infatti che i commerci intra Ue possano crescere ulteriormente. Col segno positivo anche le previsioni per i mercati europei non Ue, ad eccezione di quello russo, dove quasi un quinto dei rispondenti prevede una sensibile riduzione nel prossimo futuro. Stabile il mercato nordamericano, le prospettive maggiori di crescita vengono individuate nel Nord Africa (67% dei rispondenti) e nel Medio Oriente (50%), aree queste dove negli anni passati (a causa delle tensioni geopolitiche) si erano registrate significative battute d’arresto.

Per quanto concerne le modalità di approccio ai mercati esteri, in linea con i dati rilevati nei semestri precedenti la formula prevalente è l’esportazione diretta, utilizzata dal 64% degli interpellati. Le piattaforme digitali B2B – sviluppatesi negli ultimi anni con l’intento di facilitare l’incontro tra domanda e offerta – sono al momento utilizzate da circa una impresa su dieci. Sei imprese su dieci non mostrano al momento interesse allo sviluppo di questo canale, anche perché impegnate a consolidare i legami diretti già esistenti o da ricostruire dopo gli anni di crisi. Tre imprese su dieci, pur non utilizzando tali piattaforme, dichiarano invece l’intenzione di approfondire la conoscenza di tale strumento. Facile immaginare quindi che, nel prossimo futuro, ci sarà un incremento nell’uso delle piattaforme B2B. Per quanto riguarda l’impegno ad aumentare quote di mercato nel prossimo futuro, l’Unione Europea appare come area di sviluppo naturale di una presenza già consolidata. I maggiori sforzi si rivolgeranno verso l’Asia: «L’80% di coloro che intendono rivolgersi a questo mercato – si legge nel focus estero dell’ufficio studi di Apindustria – investiranno per implementare o sviluppare nuove relazioni commerciali. Interessante notare come l’Asia a cui puntano i rispondenti non sia strettamente la Cina, rispetto alla quale prestano apparentemente poca attenzione». Più che nel Paese del Dragone, le imprese sembrano quindi guardare ad altri Paesi dell’area del Sud-Est asiatico, attraversati da solidi processi di crescita e con la possibilità di costruire relazioni commerciali positive.

Rispetto alle difficoltà, la dimensione aziendale limitata (con annessi problemi di carenza di personale dedicato, costi e talvolta barriere linguistiche) rappresenta per le aziende associate l’ostacolo principale allo sviluppo di ulteriori rapporti commerciali con l’estero. In tal senso va anche letto l’ufficio estero attivato oramai da tre anni da Apindustria, finalizzato proprio a sostenere le imprese nel necessario processo di internazionalizzazione. Oltre che i fattori endogeni, pesano però anche aspetti esogeni, il primo dei quali è rappresentato dalle barriere protezionistiche. «L’analisi del nostro centro studi conferma l’importanza crescente dei mercati esteri per le imprese bresciane – sottolinea il vice presidente di Apindustria Brescia con delega all’internazionalizzazione Alessandro Orizio -, interessate non solo a consolidare la loro presenza in Europa ma desiderose di approfondire le opportunità significative che ci sono in Asia. Emerge però anche una preoccupazione per i venti protezionistici, che certo non aiutano un tessuto produttivo aperto e vocato all’export come il nostro. Il nostro augurio è che si possano trovare soluzioni positive ai dissidi attuali, a tutto vantaggio delle imprese e dei consumatori».

Animali domestici, business senza crisi: a Brescia le attività sono 190

in Economia/Tendenze by
Animali da compagnia a Brescia

Cresce il business degli animali da compagnia in Lombardia, +4,7% in un anno e + 27,2% in cinque secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese 2018, 2017 e 2013. La Lombardia con 1.680 tra sedi e unità locali su quasi 12 mila in Italia rappresenta il 14,3% delle attività che a livello nazionale sono dedicate agli animali domestici. Si tratta di oltre 800 attività di commercio specializzato, 715 servizi di cura degli animali, dalla pensione alla tolettatura, dall’addestramento ai dogsitter. Ci sono poi 116 attività di servizi veterinari e 25 che producono alimentazione per animali da compagnia. Un settore che genera lavoro, sono oltre 2.500 gli addetti in Lombardia (su 14.500 in Italia) di cui 1.200 a Milano e circa 200 a Bergamo, Brescia e Monza Brianza.

Milano è prima per numero di attività (531), seguita da Brescia (190), Bergamo (177) e Varese (171) ma la provincia che cresce di più in 5 anni è Mantova (+54,5%) seguita da Lecco e Lodi (+36% ciascuna).

Un’attività in cui è forte la presenza delle imprenditrici, il 53% delle imprese sono femminili in Lombardia, il 48% in Italia, e in cui i giovani pesano circa il 20%. È di imprenditori nati all’estero circa un’impresa su cinque.

12 mila le attività in Italia dedicate agli animali da compagnia con 14.500 addetti. Un settore che cresce del 3,5% in un anno e del 22,1% in cinque anni. Roma è prima con 1.082 tra sedi di impresa e unità locali, seguita da Napoli con 623 attività e Milano con 531. Torino si posiziona al quarto posto con 499 localizzazioni seguita da Bari e Palermo.  Prime per numero di addetti sono Roma, Milano e Padova, con circa mille l’una.

Business da un miliardo all’anno di cui un quarto in Lombardia.

Innovare il settore turistico attraverso la tecnologia digitale

in Economia/Evidenza/Innovation club/Rubriche/Tech/Tendenze/Web e digitale by
Turismo Mobile

I settori in ripresa sono guidata principalmente dalla ripartenza della spesa delle famiglie residenti, voce che include anche i consumi turistici, che quest’anno hanno subito un’accelerazione grazie al buon andamento della stagione turistica. Inoltre secondo le stime di Confesercenti, quest’anno gli arrivi internazionali in Italia dovrebbe crescere del 4%, superando quota 50 milioni.
L’OPPORTUNITA’

Ma l’Italia può incrementare ancora molto tutti i propri servizi turistici fornendo servizi distintivi: basti considerare che Berlino adottando una strategia turistica più aggressiva ha 3 volte i visitatori di Roma. Si rende necessario creare un’esperienza emozionale e unica e la tecnologia digitale può aiutare a realizzare tutto questo.
Ecco 8 spunti innovativi per realizzare un’esperienza turistica vincente durante le 4 fasi di coinvolgimento del turista:

PRIMA DEL VIAGGIO

Valorizzare lo storytelling con l’Inbound marketing

Le persone non vogliono acquistare solamente un viaggio ma un’esperienza memorabile. La distribuzione delle informazioni sottoforma di Storytelling risulta essenziale ed oggi tecnologie e metodi quali l’inbound marketing possono accedere facilmente alla conscenza. Il termine Inbound marketing indica una modalità di marketing centrata sull’essere trovati da potenziali clienti (outside-in) in contrasto alla modalità tradizionale, detta anche outbound marketing (inside-out) che è imperniata su un messaggio direzionato unicamente verso il cliente. I vantaggi dell’inbound marketing possono essere estesi a qualsiasi organizzazione o tipo di azienda, che sia a scopo di lucro o meno, che utilizzi il “canale” (sito web in primis) come mezzo di comunicazione con clienti esistenti e potenziali.

Creazione di esperienze emozionali ed immersive con il 3D

Realizzare un’esperienza 3D è il miglior modo per accedere ad una “preview” al contenuto culturale. Una simulazione navigabile può essere esposta sul web, sui social nei mobile app store, nelle Smart TV compatibili con le più diffuse console (Playstation e Xbox) e utilizzando dispositivi immersivi come gli Oculus Rift

VIAGGIANDO VERSO LA DESTINAZIONE

Fornire tutte le informazioni per preparare al meglio il viaggio

L’utente ha bisogno di tutte le informazioni territoriali legate all’utilità ed ai servizi. Una guida turistica deve mettere nella miglior luce per i diversi target di utenza tutti gli aspetti culturali e l’offerta culturale presente su un territorio, in base alla quale ha realizzato a titolo sperimentale alcune applicazioni per smartphone.

Realizzare una strategia di profilazione basandosi sui dati dei Social Network

Per profilazione dell’utente si intende correntemente l’insieme di attività di raccolta ed elaborazione dei dati inerenti agli utenti di servizi per suddividere l’utenza in gruppi di comportamento. Considerando che il 30% dei dati presenti sui social network sono riconducibili ad un’esperienza turistica o di viaggio la profilazione basata sui dati Social risulta essere l’arma vincente. In ambito commerciale, la profilazione dell’utente è uno strumento del cosiddetto marketing mirato, che fa ampio uso di questa e altre tecniche per ottenere accurate analisi dei potenziali clienti, operando spesso al limite del legalmente consentito, quando non oltre. I motori di profilazione sono la tecnologia che permette di coinvolgere l’utente con esperienze personali.

DURANTE IL VIAGGIO

Emozionare utilizzando la prossimità e la realtà aumentata: la Slow Digital Experience

Lo schermo dello smartphone non solo è diventato il nostro riferimento principale quando abbiamo bisogno di trovare informazioni, è anche diventato il fattore che scandisce il flusso dell’esperienza. Per dirla con Google, l’avvento del mobile ha frammentato la quotidianità in una sequenza non lineare di Micro Momenti, ovvero interazioni frammentarie caratterizzate da motivazioni e scopi specifici. Per i musei diventa quindi essenziale riuscire a raggiungere gli utenti nei micro momenti più significativi, sfidando i limiti temporali e di attenzione. L’unico modo per riuscirci è offrire valore aggiunto nell’ambito di una esperienza complessiva appagante e coinvolgente  L’esperienza diventa il vero elemento di differenziazione, anche quando si racconta una storia. Per i musei questo significa trasformare il problema in opportunità: utilizzare la tecnologia per cercare di dilatare gli istanti di attenzione e aumentare l’esistenza dell’opera e l’esperienza della visita.

Utilizzare al Gamification durante l’esperienza turistica

La gamification trae vantaggio dall’interattività e ovviamente dal divertimento. La gamification è un mezzo molto potente ed efficace che permette di veicolare messaggi di vario tipo e indurre a comportamenti attivi permettendo di raggiungere anche obiettivi di impresa: al centro c’è sempre l’utente e il suo engagement. Nel campo turistico permette di creare un’interazione più ricca per giovani (generazione X e Y) e per le famiglie con bambini.

DOPO IL VIAGGIO

L’ipercartolina: una condivisione intelligente dell’esperienze turistiche per singoli e per gruppi

Il contenuto più importante che riguarda un prodotto o un servizio non solo le informazioni che crea chi produce o fornisce quel bene ma le conversazioni ad esso attribuite perchè “super partes”. Per questa ragione in un’evoluta esperienza turistica l’utente deve poter raccogliere facilmente tutti i dati e le informazioni un report di viaggio per condividerLa. Il modello dell’ipercartolina prevede che l’utente partendo dalle proprie fotografice (il 90% delle informazioni turistiche prodotte sono immagini) e dai propri commenti possa costruire il diario di viaggio organizzato con una logica temporale, arricchito da mappa e da link ad informazioni ufficiali e schede che possano. Particolarmente utile è utilizzare la logica dei gruppi chiusi similmente alla logica di Whatsapp dove un’ipercartolina viene arricchita da un gruppo di utenti e non un singolo.

Realizzare un modello per la fidelizzazione del turista

Trovare un “cliente turista” è  complesso e costoso e spesso le organizzazioni dopo averlo ingaggiato se ne dimenticano e non creano le premesse per un suo ritorno. Molto spesso i servizi turistici possono trasformare la propria offerta anche in una forma di abbonamento in modo da coinvolgere con nuovi argomenti lo stesso cliente o i suoi amici o ancora la sua famiglia. Oggi ci sono numerosi CRM in grado di gestire i contatti utenti a cui va aggiunto un sistema web di gestione del dialogo tra i principali “stakeholder” coinvolti dall’ecosistema turistico: l’ente di promozione turistica, i partner commerciali turistici, le realtà del territorio. Il sistema di fidelizzazione dialoga con l’utente attraverso vari strumenti  dalla semplice newsletter fino a fornire attraverso il digitale opportunità e pacchetti di offerta.

Per maggiori informazioni: info@innovationclub.it

Occhiali da sole, un business da 2,4 miliardi di export all’anno

in Economia/Partner/Tendenze by
Occhiali da sole

Sono 900 le imprese italiane nella fabbricazione di lenti ed occhiali al primo trimestre 2018, +1,8% rispetto all’anno precedente, secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza e Lodi sui dati Registro Imprese. Il made in Italy ha esportato occhiali da sole per 2,4 miliardi di euro in un anno, +1,3% tra 2017 e 2016, contro un import di 413 milioni. Gli occhiali italiani piacciono soprattutto negli Stati Uniti, mercato che assorbe il 27,4% dell’export (-0,9%) per circa 662 milioni di euro. La Francia è il secondo Paese, con oltre 250 milioni di euro di export (10,4%), terza la Spagna per un totale di 161 milioni di euro (6,7%, +1,9%). Gli occhiali da sole “made in Italy” piacciono anche nel Regno Unito per un valore di 154 milioni e in Cina per 143 milioni circa (+20,5%). Tra i principali Paesi, cresce l’export verso la Svizzera (+60,9%), Messico (+33,9%) e Russia (+22,6%). La Cina è il principale mercato da cui importiamo, 51,8% dell’import totale, +3,6%. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat 2017 e 2016.

Fabbricazione, Veneto primo, in Lombardia un’impresa su nove. Al Veneto il primato dell’occhialeria nazionale (416 attività) con le prime due province italiane per numero di imprese, Belluno (213) e Treviso (146). La fabbricazione di occhiali in territorio lombardo conta 95 imprese, il 10,8% del totale italiano, e diminuisce del -4% in un anno. Milano e Varese, con circa 30 produttori ciascuno, sono l’area fulcro della produzione lombarda e si collocano al terzo e quarto posto tra le province italiane, Torino è quinta.

Manifatturiero, Bonometti (Confindustria): pesano gli scenari internazionali

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Manifatturiero/Tendenze by

L’analisi congiunturale sull’industria manifatturiera in Lombardia relativa al secondo trimestre 2018, dopo una serie di trimestri di crescita sostenuta e costante, spinge a moderare i toni”, a dirlo è – con una nota – il leader di Confindustria Lobardia Marco Bonometti. Pur rimanendo in territorio positivo infatti la produzione industriale cresce dello 0,3%. Netto invece il balzo rispetto allo stesso periodo del 2017 con un +3,9%. Nonostante la decelerazione l’industria lombarda prosegue la sua rincorsa europea: si riduce infatti la differenza con l’indice di produzione manifatturiero dell’Eurozona e aumenta la distanza con la media italiana a conferma del fatto che la Lombardia corre come i quattro motori d’Europa e gli Stati Uniti. Questa rincorsa è sostenuta da tutti i settori produttivi, con il traino di meccanica, minerali non metalliferi e gli strumenti biomedicali, e in maniera omogenea da tutti i territori con la sola eccezione di Pavia.

COMMERCIO ESTERO – Discorso a parte meritano gli ordini, interni ed esteri, che hanno registrato variazioni negative. Il -0,1% degli ordini esteri e la riduzione della quota estera sul fatturato totale delle imprese è un primo campanello d’allarme a seguito della minaccia di guerre tariffarie, del cambiamento di paradigma nella politica fiscale americana e dello stallo nelle decisioni nell’Eurozona. “Confindustria Lombardia – afferma Bonometti – è convinta che l’escalation dei dazi sia un pericolo per l’Italia e che in caso di crollo del commercio internazionale la Lombardia (che nel 2017 ha esportato per un valore di 120 miliardi di euro) rischia di subire un pesante shock: uno scenario da evitare con tutte le nostre forze, in questa fase di lieve ripresa. Per questo motivo bisogna rafforzare il mercato interno che, come vediamo dai dati anche del secondo trimestre, continua a essere debole. In questo contesto di incertezza anche le aspettative degli imprenditori si sono adeguate al ribasso, contribuendo a proiettare questa tendenza nel prossimo futuro”.

OCCUPAZIONE – L’occupazione in Lombardia continua la sua corsa: come testimoniano sia il saldo tra entrate e uscite (+0,6) sia l’ulteriore calo della Cassa integrazione, nel secondo trimestre il mercato del lavoro regionale è vivace e in evoluzione. Questo grazie a politiche attive d’avanguardia ma soprattutto grazie alla disponibilità di quegli imprenditori che, nonostante troppo spesso vengano descritti come il nemico, hanno tutto l’interesse ad assumere personale, formarlo, creare un percorso di crescita nell’interesse sia dell’impresa che del lavoratore e quindi del benessere dell’intera società. Per non ingessare questa vitalità come Confindustria chiediamo che i contratti a tempo indeterminato vengano incentivati con sgravi fiscali e che venga ridotto drasticamente il cuneo fiscale: quest’ultima misura, oltretutto, avrebbe il doppio effetto di abbassare il costo del lavoro e far ripartire la domanda interna.

Industria e artigianato manifatturiero, rallenta la crescita della produzione

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Manifatturiero/Meccanica/Tendenze by

Nel secondo trimestre del 2018 – rileva una nota dell’Ufficio Studi e Ricerche AIB – l’attività produttiva delle imprese manifatturiere bresciane si caratterizza per un nuovo incremento, sebbene di entità relativamente meno intensa rispetto a quanto registrato nei periodi immediatamente precedenti. Prosegue, tuttavia, senza soluzione di continuità il movimento di risalita del made in Brescia, in atto dal primo trimestre del 2015; ciò appare tutto sommato coerente con il contesto nazionale, dove gli indicatori congiunturali quantitativi e qualitativi sono tutti concordi nel segnalare un lieve rallentamento della fase espansiva dell’attività.

Nel dettaglio, la produzione industriale in provincia di Brescia registra un incremento congiunturale dell’1,2%; il tasso tendenziale (ossia la variazione dell’indice nei confronti dello stesso periodo dell’anno scorso) risulta non negativo per la diciannovesima rilevazione consecutiva (+3,0%). Il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2018, è pari a +3,9%. Il recupero dai minimi registrati nel terzo trimestre 2013 si attesterebbe così al 17% circa, mentre la distanza dal picco di attività pre-crisi (primo trimestre 2008) sarebbe di poco inferiore al 20%.

L’artigianato manifatturiero bresciano – secondo il Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia –  chiude il secondo trimestre dell’anno con risultati nel complesso positivi, anche se meno intensi rispetto a quelli di inizio d’anno, che, comunque, non interrompono il percorso positivo intrapreso dal 2016. Tra aprile e giugno di quest’anno la produzione è cresciuta, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, del 3,3% (è stata il 3,7% nel 1° trimestre), il fatturato è aumentato, su base annua, del 5,2% (contro il 6,7% del 1° trimestre) e gli ordini del 3,4%. Le dinamiche sono confermate anche dal punto di vista congiunturale. Al netto degli effetti stagionali la produzione è aumentata, rispetto al trimestre scorso, dello 0,7%; il fatturato dello 0,9% e gli ordini dell’1,0%. Positivo anche il risultato dell’occupazione con un incremento dell’1,2%.

Il confronto territoriale evidenzia che l’artigianato bresciano ha conseguito risultati nel complesso migliori della media lombarda.

La dinamica produttiva è evidente dall’andamento dell’indice della produzione manifatturiera artigiana che consolida il ciclo positivo avviato dopo avere raggiunto il punto di minimo alla fine del 2012.

I principali indicatori dell’industria:

§  Con riferimento ai settori, l’attività produttiva è aumentata significativamente nei comparti: metallurgico e siderurgico (+2,5%), agroalimentare e caseario (+2,9%), materiali da costruzione ed estrattive (+2,3%), maglie e calze (+2,0%) e tessile (+1,4%); è cresciuta con minore intensità nel calzaturiero (+1,0%), nella meccanica tradizionale e costruzione di mezzi di trasporto (+1,0%), nel legno e mobili in legno (+1,0%), nell’abbigliamento (+1,0%), nella meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche (+0,6%), nel chimico, gomma, plastica (+0,4%). È invece diminuita nel carta e stampa (-1,2%).

§  Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 23% delle imprese, diminuite per il 25% e rimaste invariate per il 52%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono incrementate per il 22% degli operatori, scese per l’11% e rimaste stabili per il 67%; quelle verso i Paesi extra UE sono cresciute per il 26%, calate per il 25% e rimaste invariate per il 49% del campione.

§  I costi di acquisto delle materie prime sono saliti per il 26% delle imprese, con un incremento medio dello 0,8%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dall’11% degli operatori, per una variazione media dello 0,2%.

§  Le aspettative a breve termine appaiono coerenti con la prosecuzione della fase di moderata espansione del manifatturiero provinciale. La produzione è prevista in aumento da 25 imprese su 100, stabile dal 59% e in flessione dal rimanente 16%.

§  Gli ordini provenienti dal mercato interno sono in aumento per il 23% degli operatori, stabili per il 68% e in calo per il 9%; quelli dai Paesi UE sono in crescita per il 13% degli operatori del campione, invariati per l’80% e in flessione per il 7%; quelli provenienti dai mercati extracomunitari sono in incremento per il 15% delle imprese, stabili per il 79% e in diminuzione per il 6%.

I principali indicatori dell’artigianato:

▪ Il fatturato del comparto artigianato chiude il trimestre con risultati positivi sebbene in leggera decelerazione rispetto a inizio anno. In termini tendenziali il fatturato è aumentato del 5,2%, mentre congiunturalmente è cresciuto dello 0,9%, sostenuto anche dalla dinamica dei prezzi. Le performance dell’indice destagionalizzato del fatturato totale sono simili a quelle viste per la produzione industriale ma con un recupero più robusto. I livelli di fatturato hanno, infatti, superato quelli del 2010, anche i livelli del periodo pre-crisi restano ancora lontani.
▪ La dinamica degli ordini si mantiene positiva nel complesso, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, per effetto sia degli ordini interni, che sono cresciuti del 2,9%, sia di quelli esteri dove si registra una crescita sostenuta (+8,4%). Va sottolineato però che il peso del fatturato riconducibile al mercato estero rappresenta per le imprese artigiane una quota limitata (9,6%).

▪ La crescita occupazionale, nel secondo trimestre, non rallenta: il saldo tra tasso di ingresso e di uscita si è chiuso ancora in positivo (1,2%). La quota di imprese che ha fatto ricorso alla Cassa integrazione guadagni raggiunge un nuovo minimo pari all’1,6%, così come la quota sul monte ore lavorate complessivo pari allo 0,2%.

▪ Le aspettative degli imprenditori evidenziano nel complesso un peggioramento del clima di fiducia che, tuttavia, potrebbe essere spiegato da fattori stagionali (il terzo trimestre, infatti, comprende il periodo delle vacanze estive). Per quanto riguarda la produzione il saldo tra ipotesi di aumento e diminuzione vede prevalere i secondi (-9,2%), così come per il fatturato (-7,7%) e per la domanda interna (-7,1%). Sul fronte della domanda estera e dell’occupazione le attese sono moderatamente ottimistiche anche se resta molto alta la quota di imprenditori che prevedono una sostanziale stabilità.

L’Indagine AIB viene effettuata trimestralmente su un panel di 250 imprese associate appartenenti al settore manifatturiero. L’indagine sull’artigianato della Camera di Commercio, la cui fonte è l’indagine congiunturale Unioncamere Lombardia, ha coinvolto 184 imprese della provincia, pari a una copertura campionaria del 100%.

Creme solari e per la pelle, a Brescia un business per 400 attività

in Commercio/Economia/Tendenze by
Crema solare

Sfiora i 900 milioni di euro l’export italiano di prodotti per la cura e conservazione della pelle inclusi prodotti per l’abbronzatura e antisolari nel 2017, registrando una crescita del 9,5% in un anno, circa 80 milioni di euro di esportazioni in più, secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat. Sono circa 22 mila le imprese in Italia legate al settore cosmetico, tra produzione, commercio all’ingrosso e dettaglio, di cui 3.251 in Lombardia, +0,3% nel 2018 a fronte di un rallentamento del settore a livello nazionale, secondo i dati elaborati dalla Camera di commercio sul registro delle imprese. A Milano sono 1.418 (+1,6% in un anno), a Brescia quasi 400 (+2,9%) e a Bergamo circa 300. Prime in Italia per numero di imprese sono Roma con 1.809 e Napoli con 1.729, seguite da Milano, Torino (801 imprese) e Bari (662).

Prodotti solari all’estero, i principali Paesi. È l’Unione Europea il principale mercato dei prodotti made in Italy, assorbendo da sola il 51,% del totale delle esportazioni, mentre è l’Asia orientale il mercato che cresce di più, oltre 40 milioni di euro di export in più (+16%) tra 2016 e 2017. I prodotti italiani si sono diretti soprattutto ad Hong Kong (99 milioni di euro nel 2017, 9,5% del totale), seguita da Francia (96 milioni), Germania (88 milioni) e Stati Uniti (82 milioni) con i primi due Paesi che registrano un’impennata dell’export, rispettivamente +27% e + 28%. Tra i mercati che crescono di più anche Cina (+62%), Arabia Saudita (+55%), Repubblica Ceca (+54%) e Polonia (+48%).

Edilizia, timidi segnali di ripresa, ma in dieci anni hanno chiuso 2.360 imprese

in Economia/Edilizia/Tendenze by

Qualche timido segnale, ma l’unico settore in calo dal 2014 e che potrebbe riprendere il trend interrotto prima della crisi solo a partire dalla fine dell’anno, è ancora una volta quello delle costruzioni. Un settore che più di tutti è rappresentato dalla maggior percentuale di imprese artigiane e che nell’ultimo anno ha perso altre 220 imprese e visto calare gli occupati di altre 3mila unità nella sola provincia di Brescia.

«Recupero? Per ora solo una prospettiva» commenta il presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Eugenio Massetti che prosegue l’analisi dei recenti dati diffusi dall’Osservatorio di Confartigianato: «Dati che confermano il ritardo della ripresa delle Costruzioni anche sul nostro territorio, nonostante alcuni indicatori anticipatori mettano in evidenza una qualche prospettiva di recupero. In particolare, dall’analisi della produzione del settore edilizio evidenzia per l’Italia un più basso profilo rispetto al più robusto ritmo di crescita registrato nei 19 Paesi dell’Eurozona. Nel dettaglio si osserva che nel 2017 la produzione, al netto degli effetti di calendario, in Italia sale di un limitato 0,8% a fronte del +2,5% registrato nell’Eurozona. Nei primi tre mesi del 2018 l’Eurozona conferma il ritmo di crescita (+2,5%), mentre in Italia la produzione ristagna; lo spunto positivo nel dato provvisorio di aprile 2018 riporta l’Italia una leggera crescita (+0,6%) della produzione nei primi quattro mesi del 2018. Il perché della mancanza di ripresa è fondamentalmente legato al fattore credito, ancora in calo e alla mancanza di un rilancio degli investimenti pubblici. Il comparto delle costruzioni – prosegue il presidente Massetti – è da sempre un settore economicamente di prioritaria importanza per il territorio della provincia di Brescia, sia per le eccellenze che esprime in termine di know how e organizzazione d’impresa, sia per il radicamento che ha nella società, in questi anni però è stato uno dei settori più colpiti dalla crisi».

In provincia di Brescia al I trimestre dell’anno in corso si contano 18.165 imprese del settore delle Costruzioni. Il 71,8%, pari a 13.037 unità, appartengono al comparto artigiano. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente le imprese totali del settore mostrano un calo registrando una variazione tendenziale pari al -1,2%, mentre quelle artigiane registrano un calo poco più elevato del -1,7% (>al -1,3% regionale) perdendo 220 imprese in un anno. Nel 2017 gli occupati bresciani nel settore sono 40 mila, 3 mila in meno di un anno fa, pari ad un calo del 7% (in contrapposizione al +0,7% regionale). Rispetto al periodo pre-crisi (2008) nel settore sono 8 mila in meno gli occupati, pari ad un calo del -16,9% (< al -22,5% regionale).

I finanziamenti concessi alle imprese delle Costruzioni di Brescia, che ammontano a marzo 2018 a 3,6 miliardi di euro, rappresentano il 13,5% del credito erogato alle imprese del territorio e registrano rispetto allo stesso periodo dello scorso anno una riduzione del -5,4% (< al -10,9% regionale). Le sofferenze delle imprese del settore pesano sugli impieghi concessi a queste per il 26,8% (> al 25,7% regionale) e a marzo 2017 registrano un calo dell’1,3% (< al calo del -2,8% regionale). Dinamica delle compravendite di immobili residenziali e non a Brescia: se quelle residenziali nel 2013 erano 8.434, nel 2016 salite a 11.908 nel 2017 a 12.880 con una variazione positiva dell’8,2%. Mentre per le compravendite non residenziali, il numero delle transizioni cala leggermente: dalle 4.711 del 2016 (erano 3.601 nel 2013) alle 4.617 del 2017 (in variazione negativa del 2,1%).

Investimenti che non hanno recuperato i livelli pre crisi: complessivamente diminuiscono del 13,4% rispetto al 2007 con il settore pubblico che mostra una diminuzione due volte e mezza quella del settore privato (-28% contro il -11,1%). «Nonostante il cambio di rotta, la produzione delle Costruzioni in Italia è caduta del 28,6% rispetto al calo contenuto del 2,1% registrato nell’Eurozona. Pensare che, sempre secondo un calcolo di Confartigianato, con una maggiore percentuale di investimenti pubblici in Costruzioni pari alla media del quinquiennio precedente, nel 2017 avremmo registrato 120.000 occupati in più nel settore dell’edilizia e installazione impianti. Spetta dunque alle Istituzioni fornire risposte concrete e unitarie a diversi settori di intervento che finora sono stati trattati in maniera separata tra loro: il rischio sismico, il dissesto idrogeologico, la messa in sicurezza di edifici pubblici e il tema della rigenerazione urbana. In quest’ottica la messa in sicurezza del Paese può costituire un volano straordinario per l’economia nazionale e il rilancio della filiera delle costruzioni. Il sistema delle imprese artigiane, che costituiscono la parte più rilevante del settore dell’edilizia, può contribuirvi in maniera decisiva» conclude il presidente Massetti.

Nel Bresciano la musica dà lavoro a 170 imprese

in Economia/Tendenze by
Strumenti musicali

È la Lombardia la regione regina della musica italiana con il 20,2% delle imprese attive (oltre due mila su circa 10 mila in Italia) e il 19,2% degli addetti del settore musicale (circa 10.200 su 53 mila) secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati del registro imprese al primo trimestre 2018. Un comparto composto da 448 imprese del settore manifatturiero (su 1.519 a livello nazionale, il 29,5%) tra fabbricazione di strumenti musicali e supporti musicali, 406 imprese del commercio (su 2.341, il 17,3%) e 1.150 imprese dei servizi (su 6.047, il 19%). Spiccano in particolare le attività di registrazione (475 su 1.848), i corsi di danza specializzati (160 su 701, il 22,8%) e le discoteche e sale da ballo (416 su 2.775, 19%). Milano è prima in regione e seconda nel Paese con 948 imprese specializzate in musica (9,6% nazionale), in crescita del 2,7% in un anno e oltre 7 mila addetti (13,2%). La seguono Cremona con 214 imprese e circa 500 addetti, Brescia con 170 imprese e Bergamo con 141 imprese. Oltre 100 le imprese nel settore a Monza Brianza e Varese.

Il settore musicale in Italia. Sono quasi 10 mila le imprese attive nel settore e oltre 53 mila gli addetti. Roma e Milano sono prime con quasi mille imprese ciascuna, vengono poi Napoli con circa 500, Torino con quasi 400, Bologna e Cremona con oltre 200. Per numero di addetti prima è Roma (16 mila) seguita da Milano (7 mila). Superano i mille addetti anche Firenze, Ravenna, Ascoli Piceno, Bologna e Bari.

 

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