Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Tendenze - page 20

Brescia, inflazione in leggero calo nel mese di febbraio

in Economia/Tendenze by

Per il mese di febbraio, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività registra una lieve variazione congiunturale negativa (-0,1%) affiancata da un tasso tendenziale nullo. Analizzando per tipologia di prodotto, rispetto al mese precedente si registra una lieve diminuzione dei “Servizi” (-0,2%) dovuta principalmente alla forte flessione dei “Servizi relativi ai trasporti” (-0,8%). Anche i “Beni” presentano una lieve diminuzione (-0,1%), causata soprattutto dalla forte contrazione degli “Altri beni energetici” (-1,4%), controbilanciata dall’incremento dei “Beni alimentari non lavorati” (+1,0%), in aumento per il secondo mese consecutivo.

A livello di divisione, le uniche che registrano variazioni positive in termini congiunturali sono i “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,3%) con aumenti spiccati per i “Pesci e prodotti ittici” e i “Vegetali”, e “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+0,2%) con incrementi della voce “Grandi apparecchi domestici elettrici e non” (+2,7%).

In forte diminuzione, invece, sono i “Trasporti” (-0,9%), con una sostenuta flessione del “Trasporto aereo passeggeri” (-9,5%), la contrazione dei “Carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati” (-1,4%) e l’aumento della voce “Trasporti passeggeri su strada” (+2,5%). Altre diminuzioni, più lievi, sono presentate dalle seguenti divisioni: “Comunicazioni” (-0,6%), “Bevande alcoliche e tabacchi” (-0,2%) con una sostenuta contrazione delle Birre (-1,5%), Altri beni e servizi” (-0,1%) e “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-0,1%), con una forte flessione del “Gasolio per riscaldamento” (-2,8%) e dei “Combustibili solidi” (-2,2%).

Nulle le variazioni delle restanti divisioni: “Ricreazione, spettacoli e cultura”, “Servizi ricettivi e di ristorazione”, “Abbigliamento e calzature, “Istruzione” e “Servizi sanitari e spese per la salute”.

Con riferimento alla frequenza di acquisto dei prodotti, questo mese le tre tipologie di prodotto presentano una lieve flessione: Bassa (-0,1%), Media (-0,2%) e Alta (-0,1%). In termini tendenziali, solo i prodotti a Media frequenza d’acquisto presentano tassi negativi (-0,8%), mentre le altre due tipologie registrano variazioni tendenziali entrambe positive (+0,6%).

Infine, la “Core Inflation”, che indica l’andamento della componente di fondo della dinamica dei prezzi, cioè l’inflazione al netto della componente volatile (beni energetici e alimentari non lavorati), registra una variazione congiunturale negativa (-0,1%), con un tasso tendenziale lievemente positivo (+0,2%).

Sicurezza sul lavoro, a Brescia 174 imprese (+40 per cento in cinque anni)

in Economia/Edilizia/Tendenze by

Le imprese nei settori legati alla sicurezza sul lavoro, che offrono servizi in questo campo, sono 4.200 in Italia, mille in Lombardia, 380 a Milano, secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Un settore in costante crescita quasi raddoppiato nel corso degli ultimi dieci anni, + 4% negli ultimi 12 mesi. Un quarto delle imprese attive è concentrato sulla Lombardia. Emerge da un’elaborazione Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Innovhub – SSI  su dati Registro Imprese al II trimestre 2019.

In Lombardia ci sono oltre 1.000 imprese, in aumento del 3% rispetto allo scorso anno e del 32% circa rispetto al 2014. A prendersi cura della sicurezza sui luoghi di lavoro sono circa 2.600 addetti, un numero in crescita del 9% in soli 12 mesi. Dopo Milano che conta 380 imprese e 942 addetti ci sono Brescia con 174 imprese (+8,7% in un anno, + 40% in 5 anni) e 425 addetti, Bergamo (96 imprese e 251 addetti), Monza e Brianza (84 imprese e 129 addetti), Varese (73 imprese e 303 addetti, raddoppiati in un solo anno.

In Italia. A Roma ci sono 388 imprese (+9,3% rispetto al 2018) e quasi 4.200 addetti, a Torino 215, +3,4% con 491 addetti, a Napoli 120, +7,1% con 210 addetti.

Brescia, battuta d’arresto per la produzione metalmeccanica

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Meccanica/Tendenze by

In provincia di Brescia, nel quarto trimestre 2019, l’attività produttiva dei tre settori metalmeccanici ha segnato variazioni negative rispetto allo stesso trimestre del 2018. È proseguita, quindi, la dinamica sfavorevole registrata nel periodo precedente, in cui si era improvvisamente invertito il trend di crescita dei tre settori rilevato per numerosi trimestri.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale condotta dall’Ufficio Studi e Ricerche di AIB.

In particolare, il comparto metallurgico siderurgico ha registrato una diminuzione dell’attività dello 0,8% rispetto allo stesso trimestre del 2018, la meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche del 2,8%, la meccanica tradizionale e mezzi di trasporto del 2,0%.

“La situazione di debolezza per quanto riguarda i settori metalmeccanici prosegue, e ha impattato negativamente anche sui prezzi delle materie prime industriali e sulle quotazioni dei noli marittimi, che si attestano sui minimi pluriennali – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di AIB –. Tra le commodity principalmente impiegate nei cicli di produzione delle aziende metalmeccaniche bresciane si rilevano cali diffusi, a testimonianza di una situazione non semplice”.

A febbraio, rispetto allo stesso mese del 2019, l’alluminio ha segnato un ribasso del 9,4%, il rame del 9,7%, lo zinco del 21,9% e il rottame ferroso dell’11,5%.

Sul versante del mercato del lavoro, si segnala la ripresa della Cassa Integrazione Guadagni nei comparti metalmeccanici. Le ore complessivamente autorizzate nel 2019 sono cresciute del 76% rispetto al 2018, passando da 3 a 5,4 milioni. In particolare, la componente ordinaria è cresciuta del 215% (da 866 mila a 2,7 milioni di ore), quella straordinaria del 21% (da 2,2 a 2,6 milioni di ore). I dati dell’Osservatorio AIB-ApL al quarto trimestre 2019 hanno invece messo in luce alcune tensioni nel reperimento di figure professionali legate alla metalmeccanica, in particolare per gli operai specializzati (fonditori, saldatori, fabbri, montatori, manutentori).

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la terza provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino e Milano). Con poco meno di 100 mila addetti attivi nell’industria metalmeccanica, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (16 mila addetti) e i prodotti in metallo (36 mila), è al terzo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila) e in quinta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco più di 8 mila addetti).

 

Imprese, sono 19.536 le bresciane titolari di aziende o nei Cda

in Economia/Tendenze by

Crescono negli anni le cariche direttive nelle aziende occupate da donne: tra amministratori, procuratori e titolari sono oltre 161 mila in Lombardia, erano 142 mila dieci anni fa, +13,7%, un aumento molto più forte rispetto a quello degli uomini (+1,9% dal 2009). E se le titolari di ditte individuali sono ancora la prevalenza (93.606), salgono dalle 42.252 del 2009 alle 52.505 del 2019 le amministratrici di società attive in Lombardia (+24%). Milano concentra 64 mila cariche femminili (+26,2% in dieci anni) ed è seconda in Italia dopo Roma (84.501), precede Napoli, Torino, Bari e Salerno. Rispetto alle altre province a Milano prevalgono nettamente le cariche direttive femminili in società (37 mila circa tra cui 25 mila amministratori e 12 mila procuratori) rispetto alle titolari (27 mila). Tra le prime a livello nazionale anche Brescia con 19.536. Seguono in regione Bergamo con 18 mila, Monza Brianza e Varese con 11 mila. A Monza Brianza +31,5% in dieci anni. In generale quasi una carica direttiva su quattro in Lombardia è di una donna con punte del 28% a Sondrio e del 25% a Pavia e Varese. I settori con maggiore presenza femminile a livello direttivo in Lombardia sono il commercio al dettaglio, i servizi alla persona e di ristorazione dove prevalgono le titolari mentre nel commercio all’ingrosso e nella attività immobiliare gli amministratori e procuratori donna sono la maggioranza. In media una carica femminile su venti in Lombardia è occupata da una donna sotto i 30 anni mentre le nate all’estero rappresentano il 16% con prevalenza di cinesi e rumene. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese relativi alle cariche attive.

Le cariche direttive femminili in Italia. Sono oltre un milione di cui 798 mila titolari e rappresentano il 25% delle cariche attive. Crescono le presenze femminili in dieci anni del 3,9% e sono attive soprattutto nel commercio al dettaglio (232 mila cariche), nelle coltivazioni agricole (199 mila), nei servizi alla persona (100 mila) e nella ristorazione (86 mila). Roma con 84.501 cariche e Milano con 63.894 guidano la classifica seguite da Napoli (48.392), Torino (37.699), Bari (26.776), Salerno (23.021), Brescia (19.536), Firenze (19.147) e Caserta (18.918). Tra le prime, è a Caserta e a Salerno che la presenza delle donne pesa di più sulle cariche direttive, oltre il 26%. In Italia in media le giovani sotto i 30 anni rappresentano il 57% del totale mentre le nate all’estero il 12,3% con prevalenza di cinesi e rumene.

In Lombardia aumentano le imprese femminili: + 0,5% in un anno

in Economia/Tendenze by
Donne e lavoro, foto generica da Pixabay

Crescono le donne imprenditrici in Lombardia, 713 imprese in più in un anno, + 0,5% e 5200 in più in cinque anni, +3,4%. Con 158 mila imprese, la regione Lombardia vede cresce le imprese. La regione si conferma anche culla delle eccellenze femminili, con il 26% delle imprese ad alta e medio alta tecnologia guidate da donne, trainata da Milano che si posiziona prima in Italia con 653 imprese e 5.433 addetti. Al secondo posto Torino con 348 imprese, seguita da Roma e Brescia. Ottimo posizionamento anche per Monza Brianza, al 14esimo posto con 178 imprese. E’ quanto emerge dai dati elaborati dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sulla base dei dati del registro imprese e della classificazione OCSE dei settori ad alta e medio alta tecnologia.

Più in generale, considerando tutti i settori, in Lombardia il numero di imprese a guida femminile aumenta dello 0,5% in un anno sfiorando quota 160 mila.

Imprese femminili ad alta e medio alta tecnologia – Tra i settori ad alta e medio alta tecnologia individuati in base alla classificazione OCSE (telecomunicazioni, veicoli spaziali, apparecchi ottici, sistemi informatici, prodotti farmaceutici e chimici, fibre, veicoli elettrici e imbarcazioni…) l’Italia conta 7.215 imprese guidate da donne, 1.876 delle quali si concentra in Lombardia, che rappresenta quindi il 26% del totale nazionale.  Milano è prima in Italia con 653 imprenditrici alla guida di imprese avanzate, 115 ad alta tecnologia e 538 a medio alta tecnologia, con complessivamente 5.443 addetti. Al secondo posto Torino con 348 imprese di cui 72 ad alta tecnologia e 276 a medio alta tecnologia, seguita da Roma e Brescia con rispettivamente (rispettivamente 262 e 257). Nella top 20 anche Monza Brianza che si posizione al 14 posto con 178 imprese femminili ad alta (26) e medio alta (152) tecnologia e 4.605 addetti. Lodi registra 37 imprese e 184 addetti. In Regione complessivamente  sono 1.876  le imprese ad alta e medio alta tecnologia guidate da donne, con 16.668 addetti (solo quelle ad alta tecnologia sono 278 e 2.542 addetti).

Imprese femminili in tutti i settori – Sono 1.164.324 le imprese guidate da donne in Italia. Rappresentano il 22,7% del totale (nel 2018 erano il 22,6%). Danno lavoro a 2.550.751 addetti, numero in aumento dello 0,6% rispetto al 2018 e di oltre il 10% negli ultimi 5 anni. In Lombardia sono quasi 160 mila, in aumento dello 0,5% rispetto al 2018, e del 3,4% negli ultimi 5 anni. Milano è seconda in Italia sia per numero di imprese, 54.491, sia per numero di addetti, 150.568. Sono i numeri elaborati dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese al 4° trimestre 2019.

Il primo settore è il commercio, seguito dall’agricoltura, altre attività di servizi e alloggio e ristorazione. Prima città in Italia per numero di imprese e addetti è Roma con rispettivamente 80.283 imprese a guida femminile e 186.721 addetti, seguita da Milano (54.491 imprese e 150.568 addetti), Napoli (51.995 imprese e 101.863 addetti) e Torino (43.580 imprese e 93.637 addetti).

I dati in Lombardia – Sono quasi 158 mila le imprese a guida femminile in Lombardia, il 13,6% rispetto al dato nazionale, in aumento, in valori assoluti, dello 0,5% rispetto al 2018 e del 3,4% negli ultimi 5 anni. Il 34,5% di queste imprese si concentra a Milano, 54.491, seconda in Italia anche per numero di addetti (150.568). Un aumento significativo del numero di imprese guidate da donne si registra a Monza e Brianza (11.838 imprese, + 2,1%), dove il numero di addetti cresce dell’1,5%, raggiungendo quota 28.655. In aumento anche i numeri di Lodi (2.826 imprese, +0,9%,), dove si registra una significativa crescita del numero di addetti (6.776, +3,2%).

Public utility, nel Bresciano 600 imprese e 11mila addetti

in Economia/Tendenze by

Produzione e fornitura di energia elettrica, gas, acqua, costruzioni di strade e autostrade, telecomunicazioni, smaltimento rifiuti: sono quasi 5 mila le imprese lombarde attive nei settori della filiera delle public utilities, su 33 mila italiane, una su sette, con 70 mila addetti circa su 363 mila totali. Lombardia prima in Italia seguita da Campania, Lazio e Sicilia con circa 3 mila attività. Il settore cresce in Italia, +8% in cinque anni, è stabile in regione. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese 2019, 2018 e 2014.

Italia. Prime Roma con 2.239 attività e 59 mila addetti (+1% in un anno e +9% in cinque anni) e Milano con 2.050 imprese che danno lavoro a 37 mila addetti (+2,3% in un anno e +7% in cinque anni). Seguono Bolzano con 1.551 imprese 4.984 addetti (+5%; +45%), Napoli con 1.306 e 8.799 addetti (+2%; +14%), Torino con 1.052 e 15 mila addetti (+0,6%; +1,3%) e Bari con 797. Superano le 600 imprese anche Trento, Salerno, Caserta. Tra le prime dieci provincie italiane crescono di più in cinque anni: Bolzano (+45%), Trento (+23%), Salerno (+21%) e Caserta (+19%), Napoli (+14%). Sulle circa 33 mila imprese attive in Italia, 12 mila si occupano di produzione e fornitura di energia e gas, 11 mila di ingegneria civile, 7 mila di rifiuti.

Lombardia. In regione su 4.664 imprese, sono 2 mila le attive nella fornitura di energia elettrica, gas e 1.109 quelle legate ai lavori di ingegneria civile, 1.051 le attività di raccolta dei rifiuti. Oltre a Milano, con 2.050 imprese, tra le lombarde spiccano Brescia e Bergamo ai primi posti in Italia con quasi 600 imprese e rispettivamente 11 mila e 5 mila addetti. Superano le 200 imprese anche Varese, Monza (con 4 mila addetti ciascuna) e sono 194 a Como con oltre mille addetti. Crescono di più in cinque anni Milano (+7%), Mantova (+6%) e Lodi (+4% con 99 imprese e 841 addetti),

Produzione e fornitura di energia elettrica, gas, acqua, costruzioni di strade e autostrade, telecomunicazioni, smaltimento rifiuti: sono quasi 5 mila le imprese lombarde attive nei settori della filiera delle public utilities, su 33 mila italiane, una su sette, con 70 mila addetti circa su 363 mila totali. Lombardia prima in Italia seguita da Campania, Lazio e Sicilia con circa 3 mila attività. Il settore cresce in Italia, +8% in cinque anni, è stabile in regione. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese 2019, 2018 e 2014. 

Italia. Prime Roma con 2.239 attività e 59 mila addetti (+1% in un anno e +9% in cinque anni) e Milano con 2.050 imprese che danno lavoro a 37 mila addetti (+2,3% in un anno e +7% in cinque anni). Seguono Bolzano con 1.551 imprese 4.984 addetti (+5%; +45%), Napoli con 1.306 e 8.799 addetti (+2%; +14%), Torino con 1.052 e 15 mila addetti (+0,6%; +1,3%) e Bari con 797. Superano le 600 imprese anche Trento, Salerno, Caserta. Tra le prime dieci provincie italiane crescono di più in cinque anni: Bolzano (+45%), Trento (+23%), Salerno (+21%) e Caserta (+19%), Napoli (+14%). Sulle circa 33 mila imprese attive in Italia, 12 mila si occupano di produzione e fornitura di energia e gas, 11 mila di ingegneria civile, 7 mila di rifiuti.

Lombardia. In regione su 4.664 imprese, sono 2 mila le attive nella fornitura di energia elettrica, gas e 1.109 quelle legate ai lavori di ingegneria civile, 1.051 le attività di raccolta dei rifiuti. Oltre a Milano, con 2.050 imprese, tra le lombarde spiccano Brescia e Bergamo ai primi posti in Italia con quasi 600 imprese e rispettivamente 11 mila e 5 mila addetti. Superano le 200 imprese anche Varese, Monza (con 4 mila addetti ciascuna) e sono 194 a Como con oltre mille addetti. Crescono di più in cinque anni Milano (+7%), Mantova (+6%) e Lodi (+4% con 99 imprese e 841 addetti),

Brescia, inflazione in leggerissimo aumento a gennaio

in Economia/Tendenze by

Per il mese di gennaio, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività a Brescia registra una lieve variazione congiunturale positiva (+0,2%) affiancata da un tasso tendenziale positivo (+0,4%).

Analizzando per tipologia di prodotto, si registra una diminuzione dei “Servizi” (-0,2%) dovuto alla flessione dei “Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona” (-0,6%) e dei “Servizi relativi ai trasporti” (-0,3%). I “Beni”, invece, presentano un aumento complessivo pari all’0,5%, causato soprattutto dall’incremento dei “Beni alimentari non lavorati” (+1,4%) e dai beni durevoli (+0,9%).

A livello di divisione, quelle che registrano gli aumenti maggiori in termini congiunturali sono i “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,8%) con aumenti della Frutta, degli Oli e grassi e dei Vegetali, “Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,6%), causati dagli aumenti degli alcolici e dei vini, “Altri beni e servizi” (+0,6%) con un aumento dei gioielli e orologi, “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+0,5%), con un aumento dei Servizi di alloggio. A seguire, si sono registrati lievi aumenti per “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+0,3%), “Comunicazioni” (+0,2%) e dei “Trasporti” (+0,1%).
In forte diminuzione, invece, la divisione “Ricreazione, spettacoli e cultura” (-1,6%), dovuta a fattori puramente stagionali (i pacchetti vacanza diminuiscono del 15,8%), controbilanciati dall’aumento dei supporti di registrazione (+13,7%). Una lieve diminuzione è registrata dall’“Abbigliamento e calzature” (-0,1%). Infine sono presenti variazioni congiunturali nulle per le divisioni “Istruzione”, “Servizi sanitari e spese per la salute” e “Mobili, articoli e servizi per la casa”.

Con riferimento alla frequenza di acquisto dei prodotti, questo mese presentano una flessione solo i prodotti a Media frequenza d’acquisto (-0,3%). Quelli a Bassa e Alta frequenza d’acquisto registrano entrambi un sostenuto aumento (rispettivamente +0,7% e +0,5%).

Infine, la “Core Inflation”, che indica l’andamento della componente di fondo della dinamica dei prezzi, cioè l’inflazione al netto della componente volatile (beni energetici e alimentari non lavorati), registra una variazione congiunturale nulla, a fronte di un tasso tendenziale sostenuto (+0,5%).

Imprese in rete per conquistare il mercato: nel Bresciano sono 527

in Economia/Tendenze by

Dalle imprese di prodotti naturali italiani che intendono condividere la loro attività di commercializzazione di cibi freschi anche all’estero, quelle che si affiancano per creare un prototipo di moduli abitativi prefabbricati in legno a basso costo e di rapida realizzazione, le cooperative che insieme puntano a sostenere il diritto alla salute dei lavoratori attraverso l’erogazione di ticket sanitari, le aziende che si accordano per migliorare gli skills dei rispettivi lavoratori e riqualificarli, le imprese che stanno creando un servizio “chiavi in mano” nell’ambito del restauro e della conservazione dei beni culturali.   Sono alcuni esempi di aziende che hanno scelto di sottoscrivere un contratto per reti d’impresa, la formula – disciplinata da apposite normative – che permette alle imprese di unire le forze per affrontare meglio la competizione globale.

Le imprese che in Italia hanno stipulato un contratto di rete sono 34.880. Di queste imprese, ne sono presenti 3.561 in Lombardia (pari al 10% nazionale); prima regione è il Lazio con 8.909 imprese coinvolte in reti (26%). A seguire Lombardia (10%), Veneto con 2.751 imprese (8%), Campania con 2.634 (7%) e Toscana con 2.381(6%).

Riguardo al tasso di crescita, le imprese coinvolte in contratti di rete sono aumentate in Italia del 49% in 2 anni, passando da 23.369 a 34.880. La crescita maggiore nel Lazio (+121% in due anni), Valle d’Aosta (+115), Molise (91%), Campania (64%). In Lombardia crescita complessiva del 17% in due anni, con in testa Milano (+26%) e Mantova (+25%), seguite da Monza Brianza (+21%) e Bergamo (+17%).

In Lombardia, dopo Milano in testa con 1.311 imprese (pari al 37% del totale regionale), si collocano Brescia con 527 imprese (pari al 15% lombardo), Bergamo con 383 imprese (11%), Lecco con 265 imprese (7%) e Monza Brianza con 191 imprese (5%). Nel complesso le imprese coinvolte in reti sono 1.540 tra Milano, Monza Brianza e Lodi, pari al 43% delle aziende lombarde che hanno unito le forze per dare luogo a reti d’impresa. A livello lombardo, tra i settori privilegiati nei contratti di rete quello dei servizi (44% delle imprese coinvolte in contratti di rete), il comparto industriale e artigiano (23%); seguono le costruzioni e il commercio (21%) e l’agricoltura (9%). Per quanto concerne la forma giuridica, prevalgono ampiamente le imprese di capitali (65% delle imprese coinvolte in contratti di rete), seguite dalle imprese individuali (13%) e dalle società di persone (11%).

La rete rappresenta uno strumento giuridico-economico di cooperazione fra imprese che, attraverso la sottoscrizione di un contratto (detto appunto “contratto di rete”), si impegnano reciprocamente, in attuazione di un programma comune, a collaborare in forme ed ambiti attinenti alle proprie attività, scambiando informazioni e/o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica e/o realizzando in comune determinate attività relative all’oggetto di ciascuna impresa.

Il contratto di rete è stipulato da più imprenditori con lo scopo di accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato. Gli imprenditori si impegnano a collaborare sulla base di un programma comune, scambiandosi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica ed esercitando in comune una o più attività che rientrino nell’oggetto della propria impresa.

Export settore Moda, Brescia nella top 20 italiana

in Economia/Tendenze by

Moda “made in Italy” nel mondo? Per sapere dove va, quali sono i maggiori mercati  e da dove parte l’export italiano: “La moda italiana nel mondo – Italian fashion in the world”, realizzata da Promos Italia, la struttura del sistema camerale italiano a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese e dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. La mappa, disponibile in italiano e inglese, è scaricabile dal sito di Promos Italia

Moda, un export italiano da 42 miliardi nei primi nove mesi del 2019: tra abbigliamento, accessori e calzature, +6% rispetto all’anno precedente. Emerge da elaborazioni della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Promos Italia su dati Istat. In particolare sono aumentate le esportazioni di abbigliamento (+7,6%) che superano i 14 miliardi, di borse (+12,8%) con 9,5 miliardi, di calzature (+5,4%) con 8 miliardi circa e di maglieria (+6,3%) con 2,7 miliardi. I 3 maggiori partner italiani del 2019 sono: Svizzera (14% del totale, +55,2%) che sorpassa Francia (10,4%, +5,5%) e Germania (8,4%). La Svizzera è il principale partner per articoli di abbigliamento, borse e pelletteria, Hong Kong eccelle per abbigliamento sportivo e pellicce, la Germania è prima per tessuti e per camicie, T-shirt e intimo, la Francia per maglieria e tappeti, gli Stati Uniti per biancheria per la casa, la Romania per filati, passamanerie e bottoni. In crescita soprattutto: Corea del Sud (+14,7%), Giappone (+10,8%) e Stati Uniti (+7,8%). Vanno forte anche i filati in Corea del Sud (+10,7%), i tessuti in Giappone (+14,5%), la biancheria per la casa in Canada (+25%), i tappeti nel Regno Unito (+42,1%), i bottoni in Tailandia (+41,9%), gli articoli di abbigliamento in Svizzera (+44,9%) e in Austria (+22,9%), quelli sportivi sempre in Austria (+49,5%), la maglieria in Svizzera (+62,1%), le borse in Svizzera (+92%) e Corea del Sud (+17,7%) e le scarpe in Svizzera (+26,6%) e Polonia (+21,5%).

I maggiori esportatori italiani? Firenze per calzature e pelletteria, Milano per abbigliamento. Firenze cresce del 55,1% in un anno, Milano del 7%. Terza Vicenza, +2,9%. Superano il miliardo di export anche Treviso, Prato, Reggio  Emilia, Verona, Bologna, Piacenza, Biella e Como. Biella prima per fibre tessili, Prato per tessuti.

Lombardia prima regione per export di moda con 10,4 miliardi di export, rappresenta un quarto del totale italiano, +3,5%. Supera i 10 miliardi anche la Toscana (+26%), terzo il Veneto con 8 miliardi. Oltre a Milano, tra i primi 20 posti ci sono anche le lombarde Como 11°, Bergamo 12°, Varese 17°, Mantova 18°.  e Brescia al 20°. In forte crescita Pavia (+113,1%), che passa da 181 a 385 milioni. I prodotti lombardi che incrementano di più il loro export sono: le calzature (+11,4%) e gli articoli di abbigliamento (+7,2%). Tra le province, oltre a Milano, si distinguono Mantova seconda per maglieria, Como per tessuti, Bergamo per biancheria per la casa, passamaneria e terza per filati.

Beni durevoli, a Brescia nel 2019 spesi 1 miliardo e 663 milioni di euro

in Automotive/Economia/Tendenze by

Nel 2019 la spesa per beni durevoli in Lombardia è aumentata del 4% (solo il Veneto è cresciuto di più: +4,5%) grazie in particolare al comparto della mobilità e alle auto nuove che hanno registrato l’incremento della spesa delle famiglie più elevato sull’intero panorama nazionale (+11,9% rispetto al 4,5% in Italia). Il quadro della spesa per i beni durevoli in Lombardia nel 2019 è stato tracciato dall’Osservatorio dei Consumi Findomestic, realizzato in collaborazione con Prometeia e presentato oggi a Milano. In espansione anche la spesa dei privati per auto usate (+1,6%) e motocicli (+7%). Tra i beni legati alla casa, andamenti positivi per mobili (2,9%) ed elettrodomestici (2,9%). Calano, invece i consumi di beni tecnologici: telefonia (-7,9%), elettronica di consumo (-4,6%) e information technology (-1,6%). “Nell’anno appena concluso in Lombardia – commenta il responsabile dell’Osservatorio Findomestic Claudio Bardazzi – sono stati spesi in durevoli 14 miliardi e 250 milioni, quasi il 20% del totale nazionale, con una media di 3.171 euro per nucleo familiare, il 3,9% in più rispetto al 2018. Monza-Brianza (3.501 euro), è la provincia italiana con la spesa media per famiglia più alta”.

L’ANALISI PROVINCIALE. “Lo scenario provinciale – ha aggiunto Bardazzi – presenta un andamento diversificato: solo a Milano (5,8%) e Monza-Brianza (5,2%) la dinamica della spesa per i durevoli è migliore della media regionale. Pavia (3,8%), Cremona (3,5%), Varese (3,4%), Mantova (2,9%), Como e Lodi (2,7% entrambe), Bergamo (2,2%) sono cresciute più della media nazionale. Brescia è in linea (2,1%), Sondrio (1,7%) e Lecco (1,5%) sono le uniche due province lombarde che si collocano al di sotto. Considerando la spesa per famiglia, dopo Monza-Brianza prima in Italia, troviamo 11esima in classifica (oltre 200 euro di distanza) Varese (3.277 euro), seguita da Cremona (3.216), Mantova (3.207), Pavia (3.193), Milano (3.188) e Como (3.176). Al di sotto della media regionale (3.171 euro) ci sono Lecco (3.087), Lodi (3.055), Brescia (3.021), Bergamo (2.993) e, infine, Sondrio che, con 2.886 euro, occupa il 47esimo posto a livello nazionale”.

BRESCIA. Brescia è una provincia economicamente dinamica e i dati di consumo dei beni durevoli lo confermano: i, a  con una spesa media per famiglia di 3.021 euro. Nel comparto motori le auto nuove valgono 489 milioni di euro (+4,4%), quelle usate 463 milioni (+1,3%) e i motoveicoli 35 milioni di euro (+5,4%). Solo a Milano è stato speso di più in elettrodomestici nel 2019 – a Brescia 101 milioni complessivi (184 euro a famiglia), in crescita del 2,6% – e in mobili (370 milioni, 671 euro per nucleo familiare), +3,2%. Elettronica di consumo (-4%) e telefonia (-5,5%) in negativo, lieve crescita per l’information technology (+0,5%) che è diminuita altrove.

MILANO. Il capoluogo lombardo è la provincia più dinamica nella regione e la seconda in Italia per consumi di beni durevoli: +5,8% di aumento rispetto al 2018 a 4 miliardi e 936 milioni di euro e +6,8% di crescita nella spesa media per famiglia (3.188 euro). Nel 2019 sono stati impiegati 1 miliardo e 396 milioni di euro per l’acquisto di auto nuove (+19%), 1 miliardo e 444 milioni per quelle usate (+1,4%) e 122 milioni (1° in regione) per i motoveicoli (+8,5%). L’incremento di Milano (+3,5%) nella spesa per elettrodomestici è secondo solo a Monza-Brianza. In positivo i mobili (+3,9%), stabile l’information technology (+0,2%) mentre crollano elettronica di consumo (-4%) e telefonia (-5,8%).

VARESE. A Varese la spesa per beni durevoli è cresciuta del 3,4% chiudendo il 2019 a 1 miliardo e 270 milioni di euro (3.277 euro di media a famiglia, +3,1%). La mobilità si conferma il settore traino dell’intero mercato: 441 milioni di euro di consumi per auto nuove (+11,3%), 315 per quelle usate (+2,2%) e 31 milioni di euro per motoveicoli (3,2%). L’Osservatorio Findomestic ha rilevato che le famiglie varesine hanno speso nel 2019 l’1% in più rispetto al 2018 in elettrodomestici (192 euro di media per nucleo), +1,2% per i mobili (682 euro medi), mentre non hanno sostenuto i consumi di TV e Hi-Fi, crollati in provincia del 7,2% a 31 milioni di euro complessivi. Stessa sorte per information technology e telefonia, rispettivamente in calo del 5,3% e del 12,1%.

CREMONA. Cremona, dopo Monza-Brianza e Varese, è la terza provincia lombarda per spesa media familiare in beni durevoli: 3.216 euro, cresciuti nell’ultimo anno del 2,7%. Sul territorio sono stati spesi in totale 502 milioni di euro nel 2019 (+3,5% rispetto al 2018), gran parte in auto nuove (151 milioni, +9,1% e 968 euro per famiglia) e auto usate: 140 milioni di euro complessivi, +2,6%. Positivo l’incremento di spesa per i motoveicoli anche se rappresentano una porzione minore del mercato dei durevoli in provincia (10 milioni di euro). Nel 2019 sono andati bene gli acquisti di elettrodomestici: +3,1% e 194 euro a famiglia, secondo miglior dato in regione dopo Monza. Per i mobili si è registrato un +3,5% con 111 milioni di euro in totale. In flessione l’elettronica di consumo (TV e Hi-Fi) e l’information technology (-2%), mentre è un vero e proprio crollo quello della telefonia che – in linea con il trend negativo di tutte le provincie lombarde – cala del 9,1% a 36 milioni di euro complessivi (erano 40 nel 2018), con 231 euro di spesa media per famiglia (erano 256 nell’anno precedente).

COMO. Como è la provincia lombarda che nel 2019 ha fatto registrare la crescita più elevata nella spesa per l’acquisto di motoveicoli (+13,7%) con 26 milioni di euro impiegati (3 in più del 2018) e il dato medio per famiglia più elevato nel segmento (99 euro). Nel complesso il mercato dei beni durevoli comasco ha raggiunto gli 828 milioni di euro nel 2019 (+2,7%) e 3.176 euro per nucleo familiare (+2,1%). Alle auto nuove sono stati destinati 291 milioni: +8,4% e +7,8 di spesa media per nucleo. Sono, invece, 180 i milioni spesi per quelle usate (+1,2%). Numeri più contenuti (49 mln) per gli elettrodomestici, ma pur sempre in crescita (+1,6%). Per i mobili le famiglie comasche hanno speso 705 euro di media ognuna, 184 milioni di consumi totali, in aumento dell’1,4%. Decresce l’information technology (-4,6%), l’elettronica di consumo (-5,9%) e crolla la telefonia con -11,6% di consumi e un ridimensionamento della spesa media familiare del 12,1%.

PAVIA. In provincia di Pavia i beni durevoli superato i 792 milioni (+3,8%) di euro per una spesa di 3.193 euro a famiglia, in aumento del 3,4%. L’Osservatorio Findomestic rileva che la quota per le auto nuove è salita a 258 milioni (+9,2%) così come quella per le usate che ha raggiunto i 218 milioni di euro (+2,1%). Dati lievemente positivi per i motoveicoli (+0,5%), mentre corrono gli elettrodomestici a +3,3% (44 milioni) e i mobili: +3,1%, 165 milioni complessivi e 665 euro a famiglia. In flessione dell’1% il segmento information technology, ed è in forte calo (-5,5%), come altrove, la spesa in telefonia passata dai 58 milioni del 2018 ai 55 del 2019.

LODI. I consumi di beni durevoli a Lodi sono aumentati nell’ultimo anno del 2,7% passando da 298 milioni di euro a fine 2018 a 306 nel 2019. Le rilevazioni dell’Osservatorio Findomestic evidenziano una spesa media per famiglia di 3.055 euro che ha contribuito in particolare ad alimentare il settore delle auto nuove (106 milioni di euro in totale, +5,6%) e quello delle usate con consumi in salita del +3,1%, soltanto Sondrio è cresciuta di più in questo segmento. Stabili i motoveicoli (+0,8%), in positivo gli elettrodomestici (+2,8% di consumi per 185 euro a famiglia) e i mobili (+3,2%). In provincia sono stati spesi solamente 8 milioni di euro per TV e Hi-Fi nel 2019 con un vistoso calo del 5,7% rispetto all’anno precedente. Diminuiti anche i consumi di information technology (-1,5%) e telefonia (-6,9%).

MANTOVA. Mantova è la seconda provincia lombarda, dopo Milano, per spesa media familiare nel comparto della telefonia (249 euro) nonostante i consumi del segmento siano calati del 4,5%. Nella città dei Gonzaga sono stati spesi 551 milioni di euro in beni durevoli nel 2019 (+2,9%), in particolare tra auto nuove (+8,4%, 872 euro a famiglia) e usate con 155 milioni di euro totali. Andamento negativo per i motoveicoli: Mantova è l’unica provincia lombarda che decresce (-0,9%), mentre è in positivo il settore casa: elettrodomestici a +2,8%) e mobili a +3,3%. L’information technology, stabile o in calo in tutta la regione, risulta invece in crescita (+1,1%), mentre viene confermata la tendenza negativa generale per l’elettronica di consumo (-3,6%).

LECCO. A Lecco consumi di beni durevoli in lieve crescita (+1,5%) a 453 milioni di euro complessivi e spesa media per famiglie (3.087 euro) che rimane stabile. L’Osservatorio Findomestic evidenzia come siano stati 150 (+6,9%) i milioni che i lecchesi hanno impiegato per le auto nuove, 110 (+1,1%) per le usate e 13 per i motoveicoli con la seconda maggior crescita in Lombardia: +11,1%. Segno “più” per elettrodomestici (+1,6%) e segno meno per la spesa media familiare sui mobili (-1,1%, unica provincia in calo nel segmento). In flessione anche l’elettronica di consumo (-5,8%) e l’information technology (-6,4%). A Lecco si registra il peggiore calo di tutta la regione nella telefonia: -13,2% di spesa complessiva con un arretramento da 38 milioni di euro nel 2018 a 33 nel 2019.

BERGAMO. Bergamo è la terza provincia lombarda per consumi in durevoli: 1 miliardo e 390 milioni di euro nel 2019 (+2,2% rispetto al 2018) e 2.993 euro di spesa media per famiglia (+3,2%). Il segmento in cui si è concentrata la maggior parte della spesa è quello delle auto nuove (423 milioni di euro, +7,4%) e usate (366 milioni, +1,1%). Bene anche i motoveicoli (+3,8%) così nel comparto casa la spesa media per famiglia è in aumento del 4,3% (seconda miglior crescita in regione) per gli elettrodomestici che si attestano a 89 milioni di euro, e del 3,3% per i mobili (306 milioni i consumi del comparto). L’elettronica di consumo e l’information technology non brillano con un -4% ciascuno, la telefonia crolla a -10,9%.

SONDRIO. Sondrio si conferma, anche nel 2019, l’ultima provincia lombarda per consumo di beni durevoli. La spesa complessiva si è attestata a 227 milioni di euro, l’1,7% in più rispetto al 2018. Le auto nuove hanno canalizzato 48 milioni di euro in totale con 612 euro per famiglia, meno delle usate Che hanno toccato quota 75 milioni con 952 euro di spesa media per famiglia (+3,7%), il dato più alto dell’intera regione. Ammontano a 5 milioni di euro gli acquisti di motoveicoli, mentre gli elettrodomestici crescono del 3,1% e i mobili del 3%. In negativo le altre voci: -2,4% per information technology, -9,4% la telefonia e -4,8% l’elettronica di consumo.

MONZA – BRIANZA. Monza-Brianza è la quarta provincia in Italia per crescita nella spesa destinata ai beni durevoli. L’incremento è stato del 5,2% sul 2018 e sono stati impiegati 1 miliardo e 331 milioni di euro in questo mercato. I monzesi hanno speso 437 milioni in auto nuove (1.150 euro a famiglia, il dato più alto in regione), e 357 in usate (+2,1%). Anche i motoveicoli risultano in positivo con 33 milioni complessivi, in crescita del 9,8%. In tutta la Lombardia, solo le famiglie monzesi hanno superato i 200 euro (203) di spesa media per gli elettrodomestici (+3,6% di consumi). Il segmento mobili aumenta del 2,8% ma cala l’elettronica di consumo del 4,3%. Anche information technology e telefonia diminuiscono rispettivamente del 3,4% (36 milioni di euro spesi) e del 10,4% (86 milioni e una spesa per famiglia crollata dell’11,3%).

CREDITO AL CONSUMO. Nei primi 9 mesi del 2019 in Lombardia sono stati finanziati attraverso il credito al consumo oltre 9 miliardi e 330 milioni euro, un valore in crescita del 7,9% e superiore alla media nazionale. “Oggi il credito al consumo – afferma Gilles Zeitoun, direttore generale di Findomestic – è sempre più percepito come uno strumento di pagamento utile e talvolta indispensabile. Non a caso, secondo una rilevazione del nostro Osservatorio mensile, il 78% degli italiani che hanno acquistato a rate avrebbe dovuto posticipare o abbandonare i propri progetti d’acquisto se non avesse potuto ricorrere al credito”.

Il mercato del credito ha offerto ancora una volta un sostegno fondamentale ai consumi delle famiglie italiane in un anno, il 2019, in cui complessivamente le erogazioni di prestiti hanno raggiunto un ammontare di 71,5 miliardi (+3,9% rispetto al 2018). In questo scenario Findomestic si è confermata leader di mercato, erogando 10,4 miliardi di prestiti (+6,1%) e raggiungendo una quota del 14,5%.

 

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