Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Tendenze - page 17

Brescia, inflazione negativa a maggio rispetto all’anno precedente

in Economia/Tendenze by

Per il mese di maggio, il tasso congiunturale dei prezzi al consumo per l’intera collettività registra un sostenuto aumento (+0,4%), mentre quello tendenziale presenta una variazione negativa (-0,3%).

A livello di divisione, l’incremento maggiore è registrato dai “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+6,2%). Presentano invece sensibili aumenti le divisioni “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,5%), tra cui in particolare la classe della Frutta (+8,2%).

Emergono le deflazioni più consistenti nelle divisioni dei “Trasporti” (-1,8%, con una decisa diminuzione dei Carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati) e nelle “Comunicazioni” (-1,7%, con una flessione degli Apparecchi telefonici e telefax). Registrano decrementi congiunturali più lievi invece le divisioni “Ricreazione, spettacoli e cultura” (-0,8%), “Altri beni e servizi” (-0,6%), “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-0,4%, con un forte calo dei prezzi del Gasolio per riscaldamento), “Abbigliamento e calzature” (-0,2%) e, infine, “Mobili, articoli e servizi per la casa” (-0,2%). Nulle le variazioni congiunturali delle restanti divisioni: “Bevande alcoliche e tabacchi”, “Istruzione” e “Servizi sanitari e spese per la salute”.

Analizzando per tipologia di prodotto, rispetto al mese precedente, i “Beni”, presentano una lieve diminuzione congiunturale (-0,5%), mentre i “Servizi” un lieve aumento (+1,2%).

All’interno della tipologia dei “Beni” è registrata una sostenuta deflazione degli “Altri beni energetici” (-4,8%) e un deciso incremento degli Alimentari non lavorati (+1,9%), ossia i prodotti freschi.

Con riferimento alla frequenza di acquisto dei prodotti, questo mese sono i prodotti a media frequenza a presentare forti aumenti congiunturali (+1,5%), mentre quelli a alta e a bassa frequenza d’acquisto presentano decise variazioni negative (rispettivamente -0,3% e -0,7%), con variazioni tendenziali negative in tutti e tre i casi. Infine, la “Core Inflation”, che indica l’andamento della componente di fondo della dinamica dei prezzi, cioè l’inflazione al netto della componente volatile (beni energetici e alimentari non lavorati), registra variazioni decisamente positive (sia congiunturale che tendenziale pari a +0,6%).

Primo trimestre 2020: produzione industriale ancora in forte calo

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

Nel primo trimestre del 2020, la variazione della produzione delle imprese manifatturiere bresciane è risultata pari a -13,9% rispetto allo stesso periodo del 2019 (tendenziale), dopo i risultati già negativi del quarto (-1,4%) e del terzo (-0,9%) trimestre 2019. Si tratta del peggior dato dal quarto trimestre 2009 (-17,3%). Il risultato risente, in particolare, della caduta della produzione nel mese di marzo, dovuta al lockdown per l’emergenza Covid-19 imposto o deciso dalla maggior parte delle attività produttive.

A evidenziarlo sono le indagini congiunturali dell’Ufficio Studi e Ricerche AIB e del Servizio Studi della Camera di Commercio con i risultati al primo trimestre 2020.

Nel dettaglio, la produzione industriale registra un calo sul trimestre precedente del -11,4%. Il tasso acquisito – ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2020 – è pari a -12,5%. Il recupero dai minimi, registrati nel terzo trimestre 2013, diminuisce e si attesta a +1,0%, perdendo, di fatto, tutto quanto guadagnato in questi anni e tornando ai minimi storici. La distanza dal picco di attività pre-crisi (primo trimestre 2008) si amplia e risulta pari a -30,5%.

Le previsioni a breve termine sono decisamente negative: le aziende che stimano un peggioramento della situazione attuale nei prossimi tre mesi sono il 66%, quelle che prevedono di mantenere i livelli attuali sono il 20%. Le previsioni sono condizionate dal peggioramento di tutti i parametri economici, causato dalla caduta del commercio internazionale, dalle incertezze sulla domanda interna e dalla debolezza della domanda estera, ancora compromessa dalla diversa tempistica con la quale sono state introdotte le misure di contenimento del Covid-19 negli altri paesi.

Per l’artigianato manifatturiero – secondo il Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia – il primo trimestre dell’anno si chiude con una repentina e intensa decelerazione, segno evidente dei primi riflessi del lockdown disposto per far fronte all’emergenza legata alla diffusione del Covid-19. In confronto al trimestre scorso, infatti, la produzione è diminuita dell’11,8%, il fatturato del 9,5% e gli ordinativi del 9,1%.

La flessione è ancora più visibile nel confronto con il primo trimestre dello scorso anno, la produzione dell’artigianato manifatturiero bresciano è diminuita del 13,4%, il fatturato del 12,7% e gli ordinativi dell’11,3%. Questi risultati si inseriscono in un contesto complessivo di rallentamento che ha interessato l’artigianato manifatturiero nel corso del 2019. Nella media dell’anno, infatti, la produzione è calata dello 0,3%.

L’Indagine AIB viene effettuata trimestralmente su un panel di 250 imprese associate appartenenti al settore manifatturiero. L’indagine sull’artigianato della Camera di Commercio, la cui fonte è l’indagine congiunturale Unioncamere Lombardia, ha coinvolto 219 imprese della provincia, pari a una copertura campionaria del 100%.

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Terziario: nel 2020 la fiducia delle imprese crolla ai minmi storici

in Economia/Tendenze by

Nel primo trimestre del 2020 l’indice di fiducia delle imprese bresciane attive nel settore terziario ha evidenziato un crollo rispetto a quanto registrato nel periodo precedente.  Nel dettaglio, l’indice si è attestato a 27,0, contro il 110,7 segnato nel 4° trimestre 2019: si tratta del minimo storico registrato da quando è disponibile la serie storica (2016).

A evidenziarlo sono i risultati della tradizionale Indagine congiunturale condotta dall’Ufficio Studi e Ricerche di AIB al primo trimestre 2020.

Le conseguenze economiche di COVID-19 sono alla base del tracollo dell’indice nei primi tre mesi dell’anno. Dopo i timidi progressi rilevati nel secondo semestre del 2019, i giudizi degli operatori hanno risentito delle chiusure delle attività produttive imposte dalle misure di contenimento approvate dal Governo, nonché del vero e proprio azzeramento della domanda per determinate tipologie di servizi, un aspetto destinato a non esaurirsi, ma verosimilmente a proseguire almeno fino all’estate.

L’evoluzione del clima di fiducia delle imprese bresciane appare nel complesso coerente con il quadro nazionale, dove l’Indice PMI riferito al settore, dopo le rilevazioni positive di gennaio e febbraio, a marzo ha raggiunto il record negativo di 17,4, poi battuto ad aprile (10,8).

“Il fermo delle principali attività economiche ha certamente impattato pesantemente sul settore, anche se in maniera molto differenziata – commenta Paolo Chiari, Presidente del Settore Terziario di AIB –: alcuni ambiti sono riusciti ad assorbire meglio le conseguenze della chiusura per COVID-19, riposizionandosi su modelli di business da remoto. Spero che i prossimi mesi possano smentire almeno parzialmente il sentiment di sfiducia espresso dal panel di intervistati, il settore Terziario in questo periodo si sta distinguendo, infatti, per l’importanza e qualità del supporto erogato alle aziende manifatturiere e per la grande capacità di adattamento”.

Nel dettaglio, per quanto riguarda i giudizi espressi dalle imprese sui tre mesi precedenti:

  • il fatturato è diminuito per il 73% delle imprese, con un saldo negativo del 67% tra coloro che hanno dichiarato variazioni in aumento e in diminuzione;
  • gli ordini e l’occupazione evidenziano anch’essi flessioni (saldi netti pari rispettivamente a -70% e a -12%);
  • i prezzi dei servizi offerti si caratterizzarsi per un’evoluzione declinante (saldo netto pari a, -6%), a conferma dell’assenza di rilevanti pressioni inflattive, in particolare in questa fase storica.

Per quanto riguarda le prospettive per i mesi a venire:

  • il fatturato è atteso in contrazione dal 79% degli intervistati, con un saldo negativo del 73% a favore dei pessimisti rispetto agli ottimisti;
  • i saldi riferiti al portafoglio ordini (-64%) e all’occupazione (-30%) confermano che il peggio non è alle spalle, ma che il settore soffrirà ancora, almeno per tutto il secondo trimestre;
  • i prezzi dei servizi offerti si contraddistinguono per un saldo negativo (-15%), a certificazione della limitata possibilità da parte degli operatori contattati di incrementare le tariffe proposte alla clientela.

Le opinioni delle imprese intervistate in merito alle prospettive sulla tendenza generale dell’economia italiana sono fortemente negative: l’88% degli imprenditori ha infatti un orientamento negativo, a fronte del 9% che prevede stazionarietà e del solo 3% che si dichiara ottimista.

COVID-19 ha duramente colpito l’operatività aziendale, in alcuni casi mettendo addirittura a rischio la sopravvivenza delle stesse imprese. Più nel dettaglio, il 6% degli intervistati ha dichiarato che COVID-19 ha provocato danni “gravissimi” (a fronte dei quali è necessario un ridimensionamento della struttura aziendale), un altro 24% ha espresso un giudizio “severo” (per cui gli obiettivi per l’anno in corso non sono più raggiungibili), mentre la maggioranza relativa dei rispondenti (36%) ha formulato una valutazione “significativa” (con la riorganizzazione del piano aziendale per l’anno in corso). Solo una minima parte degli operatori coinvolti nella rilevazione ha dichiarato che la pandemia (al momento) non ha determinato alcune conseguenze negative (3%) o solamente “trascurabili” (senza comportare modifiche al piano aziendale), mentre il rimanente 27% si è mostrato complessivamente poco preoccupato, segnalando un impatto “gestibile (che implica revisioni minori al piano aziendale).

Il blocco delle attività e il drastico ridimensionamento della domanda per un’ampia gamma di servizi ha provocato inoltre un significativo calo del fatturato (-28%) e delle ore lavorate (-27%) rispetto alla situazione di “normalità”. Tali dinamiche riguardano sostanzialmente quanto imputabile al solo mese di marzo, dato che nel primo bimestre del 2020 non si sono rilevate situazioni di particolare criticità. Appare plausibile che la discesa del volume d’affari e dell’input di lavoro non si sia esaurita con marzo, ma che sia proseguita, con probabile maggiore intensità, almeno per tutto aprile.

CORONAVIRUS, Massetti (Confartigianato): «Siamo molto preoccupati, già persi 25 miliardi»

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Tendenze by

«Le nostre imprese stanno riaprendo, più o meno rapidamente, ma dobbiamo state molto attenti e rispettare le regole e le procedure, comportandoci sempre in modo responsabile. La strada verso la normalità sarà ancora lunga e non possiamo permetterci errori. La Lombardia non potrebbe sostenere un nuovo blocco, sia psicologicamente che economicamente» sottolinea in una nota Confartigianato Lombardia tramite il presidente bresciano Eugenio Massetti che prosegue «Il lockdown ha lasciato ferite profonde, sia nei conti delle MPI lombarde, che solo nel bimestre marzo-aprile hanno già perso oltre 25 miliardi di euro pari al 11% del fatturato annuo, che nella mente delle persone, arrivate ormai al limite. Ora la situazione è in miglioramento, ma non possiamo deludere le aspettative dei nostri piccoli imprenditori: sia il 48% che crede ad un ritorno alla piena normalità nel 2021, che il 40% che pensa ad un rientro più graduale. Non siamo ancora fuori dall’emergenza sanitaria, il virus è ancora in agguato. Tutti dobbiamo ricordaci cosa abbiamo passato in queste lunghe settimane – ha concluso Massetti – per evitare assolutamente quei comportamenti irresponsabili, che pur se compiuti da pochi mettono a rischio tutta la popolazione e l’economia del territorio, con immediati riflessi sulla capacità produttiva e sull’occupazione».

Coronavirus, Rigotti (Cna): preoccupati soprattutto per il turismo

in Associazioni di categoria/Cna/Economia/Tendenze/Turismo by
Eleonora Rigotti, Cna

Secondo i dati elaborati dal Centro studi di Cna Lombardia gli effetti del Covid-19 sull’economia italiana si fa sentire sensibilmente: il Pil nazionale, nel primo trimestre 2020, segna un calo del 4,8% rispetto al medesimo periodo del 2019. E le previsioni per l’intero 2020 oscillano tra il meno 8% del recente Documento di economia e finanza Def e il meno 9.5% stimato dalla Commissione europea. “Siamo molto preoccupati – dichiara il presidente di Cna Lombardia Daniele Parolo -, la Lombardia cresceva da sei anni, si era complessivamente ripresa dopo la crisi del 2008, ma il 2020 vedrà di nuovo una picchiata del Pil regionale al men 8,6%. Questa tendenza, autenticamente emergenziale, disegna un quadro drammatico, che ci riporta indietro ai livelli del 2001”.

Molte le preoccupazioni in particolare sul fronte dell’economia del turismo, specialmente alle soglie del trimestre estivo. La dinamica del turismo in Lombardia ha diverse peculiarità, con un 60% di presenze straniere e una concentrazione dei movimenti tra giugno e settembre (il 45% sul totale). La delegata di Cna Lombardia al Tavolo Turismo di Regione Lombardia, Eleonora Rigotti (presidente di Cna Brescia), ricorda che “con 39 milioni di presenze la Lombardia è una delle principali regioni italiane per movimento turistico. Non possiamo sottovalutare questa filiera: 60 mila imprese, 270 mila addetti, il 7,5% del Pil regionale e in questa quantità c’è la qualità che dobbiamo preservare”.

I dati di Cna Lombardia raccontano una situazione in bilico, nella quale la gestione dei prossimi mesi sarà cruciale sia dal punto di vista delle politiche economiche sia sul terreno del contenimento del Covid-19. Con il lockdown, intanto, le imprese del turismo hanno già perso il 15% del fatturato annuo. E si rischia un calo complessivo del Pil del comparto turistico lombardo pari al 67% nel 2020. “Sono convinta che serva un’azione coordinata e massiccia tra Governo e Regione Lombardia per un piano di rilancio, di stimolo della domanda interna, di attrazione degli investimenti – aggiunge Rigotti -. Regione Lombardia si sta muovendo con un’azione di stimolo delle opere pubbliche negli enti locali, per i quali sono stati stanziati 400 milioni. Per noi è la direzione giusta, ma va rafforzata, diffusa, consolidata, partecipata dalla filiera delle micro e piccole imprese delle costruzioni e dell’impiantistica, autentico snodo di una rete capillare di opportunità di lavoro. Da questa crisi possiamo uscire solo se la viviamo come un’opportunità per ridefinire il nostro futuro”.

A Brescia 103 imprese locali a partecipazione estera, volume d’affari pari a 3,6 miliardi

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

Le multinazionali estere rappresentano un fenomeno decisamente rilevante per l’economia bresciana. È questa la sintesi di “Brescia Internazionale”, l’indagine sulle multinazionali estere presenti nel territorio provinciale, realizzata dall’Ufficio Studi e Ricerche dell’Associazione Industriale Bresciana tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020.

Il censimento ha riguardato esclusivamente le realtà manifatturiere (sia associate che non associate ad AIB), con forma giuridica “società di capitali” e un fatturato superiore a 1 milione di euro. I numeri raccolti sono riferiti sia alle partecipazioni di controllo, sia a quelle minoritarie, ma sopra il 25%.

Dalla mappatura emerge come, all’interno del territorio provinciale, siano presenti 103 imprese locali a partecipazione estera, in grado di produrre un volume d’affari pari a 3,6 miliardi di euro, un valore aggiunto che si aggira intorno ai 918 milioni di euro, e un totale di quasi 9.700 addetti. Nonostante rappresentino solamente il 2,1% della popolazione di riferimento, le imprese locali a partecipazione estera incidono per il 10,0% dei ricavi complessivamente generati dalla manifattura bresciana, per il 10,3% del valore aggiunto e per l’8,8% in termini di addetti.

“I numeri presenti nell’indagine, a maggior ragione nell’odierna situazione legata alla pandemia da COVID-19, possono risultare utili per comprendere quali saranno gli sviluppi futuri dell’economia bresciana, insieme alle modalità per superare le attuali difficoltà – commenta Giuseppe Pasini, Presidente di AIB –. Brescia, infatti, si conferma un importante hub da cui le multinazionali vendono prodotti in ogni parte del mondo, in particolare verso l’Unione Europa, oltre che un importante polo di riferimento per l’innovazione. Un dato in continuità con quanto riscontrato negli scambi con l’estero, con una proiezione internazionale del made in BS particolarmente focalizzata sul Vecchio Continente e sull’America settentrionale. In generale il giudizio sui fattori competitivi di Brescia è positivo per i tradizionali punti di forza del Made in Brescia, anche se la valutazione lascia spazio a margini di miglioramento. Qualche riserva invece è legata, riflettendo quanto indicato a livello nazionale, soprattutto alla pressione fiscale e alla lentezza della burocrazia. In tal senso servirà continuare a lavorare nel prossimo futuro, investendo ancor di più in infrastrutture come risorse umane e ambiente, ma anche nel territorio, al fine di essere sempre più attrattivi.”

Il censimento effettuato ha permesso di fotografare il fenomeno dal punto di vista delle aree geografiche di provenienza degli investitori. Al primo posto si colloca l’Unione Europea, che conta 52 imprese bresciane partecipate, con quasi 4.500 addetti. Seguono l’America settentrionale (25 imprese con 2.511 addetti) e l’Asia (14 imprese con 1.778 addetti). Per quanto riguarda i singoli Paesi di provenienza, invece, è la Germania a ricoprire la prima posizione, con 26 aziende partecipate e quasi 2.400 addetti, seguita dagli Stati Uniti (23 imprese, 2.334 addetti). Dal punto di vista settoriale, i comparti metalmeccanici risultano i più interessati dal fenomeno: al primo posto si posizionano gli operatori dei macchinari e apparecchiature (25 imprese partecipate con 2.154 addetti), seguiti dal chimico, gomma e plastica (16 realtà produttive con 1.454 addetti) e dai prodotti in metallo (16 aziende con 1.047 addetti).

Per quanto riguarda le principali finalità dell’investimento in provincia di Brescia, il 60% dei rispondenti ha privilegiato l’incremento delle vendite nel mercato target, mentre le prospettive formulate per il biennio 2021-2022 in merito alla possibile evoluzione degli acquisti da fornitori bresciani sono generalmente orientate al mantenimento delle attuali quote (92%). A prescindere da eventuali modifiche ai piani industriali a seguito della pandemia da COVID-19, le prospettive formulate sono orientate a un incremento della capacità produttiva in loco (il 40% dei soggetti interpellati). A livello settoriale, i più ottimisti appaiono gli operatori dell’elettromeccanica (dove il 75% si è espresso per un incremento), mentre dal punto di vista di origine degli investitori, le migliori notizie proverrebbero dall’Unione Europea (50%) e Asia (50%).

Tra gli ulteriori spunti emersi dall’indagine, figura il giudizio sui fattori competitivi del Made in Brescia, che tende a confermare alcune prerogative del sistema produttivo locale. Il diffuso know how industriale (con un punteggio di 3,6 su 5), la filiera (3,5) e la produttività del lavoro (3,5) risultano i punti di forza dell’industria bresciana, anche se i punteggi ottenuti lasciano spazio a margini di miglioramento. Non convince del tutto il sistema creditizio (2,7), mentre vi è una convergenza di opinioni negative verso sindacati (2,4) e burocrazia (2,2).

Per quanto riguarda la spesa dedicata all’innovazione, la quota destinata dalle multinazionali, in relazione al fatturato, è decisamente significativa (3,2%). La segmentazione per settore mostra un quadro eterogeneo, in cui la spesa in innovazione risulta correlata con l’intensità tecnologica che caratterizza ogni comparto. Così, l’alimentare “si ferma” all’1,1%, mentre nell’elettromeccanica (3,7%) e nei macchinari e apparecchiature (4,0%) risulta sensibilmente più alta.

Infine, le imprese multinazionali sono concordi nel richiedere – a livello nazionale – misure per la riduzione della pressione fiscale (indicate dall’88% dei rispondenti), la leva che maggiormente favorirebbe l’afflusso di capitali esteri. Molto distanziati si collocano le politiche per il mercato del lavoro (42%), gli incentivi fiscali per investimenti in macchinari (38%) e le misure di sostegno all’Innovazione, Ricerca & Sviluppo (38%) e le politiche per le reti infrastrutturali (35%).

Inflazione: ad aprile è crescità dello 0,1 per cento: ma gli alimentari hanno fatto +1,6 su marzo

in Economia/Tendenze by

Per il mese di aprile, il tasso congiunturale dei prezzi al consumo per l’intera collettività presenta un lieve aumento (+0,1%), mentre quello tendenziale non presenta variazioni. A livello di divisione, l’incremento maggiore è registrato dai “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+1,6%, dovuto agli aumenti dei Vegetali, Frutta e Oli grassi), seguito dai “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+1,3%), dalle “Comunicazioni” (+0,5%) e da “Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,4%). Lievi incrementi sono presenti nelle divisioni “Trasporti” (+0,2%, con una decisa diminuzione dei Carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati), “Abbigliamento e calzature” (+0,2%), “Mobili, articoli e servizi per la casa” (0,2%) e “Altri beni e servizi” (+0,1%). Una sostenuta deflazione è, invece, registrata dalla divisione “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-3,5%, con un forte calo dei prezzi del Gas e del Gasolio per riscaldamento). Più lieve la diminuzione della variazione di “Ricreazione, spettacoli e cultura” (-0,1%). Nulle le variazioni congiunturali delle restanti divisioni: “Istruzione” e “Servizi sanitari e spese per la salute”. Analizzando per tipologia di prodotto, rispetto al mese precedente, i “Beni”, presentano una lieve diminuzione congiunturale (-0,5%), mentre i “Servizi” un lieve aumento (+0,7%). Da notare che all’interno della tipologia dei “Beni” si contrappongono due dinamiche diverse: una forte deflazione dei beni energetici regolamentati (-13,3%) e un sostenuto aumento dei beni alimentari non lavorati (+2,8%), ossia i prodotti freschi. Con riferimento alla frequenza di acquisto dei prodotti, questo mese sia i prodotti a alta frequenza sia quelli a media frequenza presentano lievi aumenti congiunturali (rispettivamente +0,2% e +0,1%). I beni a bassa frequenza d’acquisto invece presentano variazioni nulle. Infine, la “Core Inflation”, che indica l’andamento della componente di fondo della dinamica dei prezzi, cioè l’inflazione al netto della componente volatile (beni energetici e alimentari non lavorati), registra variazioni decisamente positive (congiunturale +0,6% e tendenziale +0,5%).

Inps: quasi 49mila le domande di Cassa integrazione in deroga arrivate all’Istituto dalla Regione Lombardia

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Sono 48.894 le domande Cassa integrazione in deroga presentate dalla Regione Lombardia fino al 4 maggio, contenute in 127 decreti.
I decreti, contenenti le domande, sono pervenuti all’Inps fra il 15 aprile e il 3 maggio: il 15 aprile è arrivato il primo decreto della Regione, contenente 51 domande; dal 21 al 29 aprile sono giunti  ulteriori 53 decreti, per 15.329 domande; tra il 30 aprile ed il 3 maggio sono stati presentati all’Istituto altri 74 decreti, con 33.565 domande.

La Cassa integrazione costa ai lavoratori bresciani 500 euro al mese

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Circa 472 euro (36%) è la perdita media mensile in busta paga dei lavoratori italiani che beneficeranno di cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, per l’emergenza Coronavirus. Una perdita che tende a salire più è alta la retribuzione del lavoratore interessato dal trattamento. Si va, dunque, da una decurtazione media del 25% per le professioni non qualificate ad una del 45% per professioni scientifiche e di elevata specializzazione. I calcoli sono stati forniti nel nuovo studio “Cassa integrazione: quanto ci rimettono i lavoratori” elaborato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, a partire dai dati Istat – Indagine sulle Forze Lavoro.

Stando ai dati, il quadro risulta molto differenziato anche da un punto di vista territoriale: con un “taglio” medio della busta paga che va dal 37% al Nord (pari a circa 512 euro) al 36% del Centro (469 euro in meno), per arrivare poi al Sud con una perdita pari al 33% (396 euro). L’analisi conferma dunque la criticità dell’attuale situazione economica, in cui si trovano tanti lavoratori dipendenti che, stando agli ultimi dati Inps diffusi il 27 aprile 2020, sono circa 7,3 milioni.

Confartigianato contro il Governo: inaccettabile riaprire parrucchieri ed estetisti solo a giugno

in Economia/Servizi/Tendenze by
Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

«Incomprensibile ed inaccettabile». Così il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti definisce la decisione del Governo di rinviare al 1° giugno la riapertura di acconciatori e centri estetici.

«Con senso di responsabilità – sostiene Massetti – abbiamo elaborato e presentato proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale pulizia, sanificazione. Proposte che penalizzano fortemente le nostre possibilità di ricavo, ma siamo consapevoli della loro necessità, per ora. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta. E ora non accettiamo che le attenzioni del Governo siano rivolte ad altri settori e si limitino ad una incomprensibile dilazione per le nostre attività. Del resto, al 1° giugno cosa potremo fare di più rispetto ad oggi in termini di sicurezza? Si può far stare fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio? No, non ci stiamo. Finora siamo stati alle regole, ma la prospettiva di un altro mese e più di fermo obbligato non l’accettiamo».

Migliaia gli addetti che puntavano a riaprire: estetiste e parrucchieri di Brescia, già pronti e organizzati per appuntamenti, distanze e turni. Il comparto benessere riveste anche un’importanza economica non trascurabile. A livello nazionale Confartigianato calcola una perdito economica di 1.078 milioni di euro nei mesi di mazo, aprile e maggio per le imprese di estetica e acconciatura che potrebbero avere pesanti ripercussioni occupazionali. Solo a Brescia stiamo parlando di 3.369 imprese: il 13% del totale lombardo (25.867 imprese artigiane) e che danno lavoro a 6.665 addetti. Imprese che per la stragrande maggioranza sono artigiane (l’87,9).

«Stiamo ricevendo decine di telefonate dei nostri associati. La situazione è difficile, c’è preoccupazione di molti di non riuscire più a riaprire. In queste settimane abbiamo messo a punto un protocollo per ricominciare a lavorare in sicurezza. Esso dovrà essere sottoposto ad una valutazione tecnico scientifica ma intanto abbiamo immaginato come tornareranno al lavoro i nostri operatori del settore benessere. Si andrà dal parrucchiere e dall’estetista solo per appuntamento e limitando al massimo le interazioni tra le persone. Il cliente arriverà con la propria mascherina e gli addetti saranno muniti di mascherina, guanti e visiera in plexiglass. Ci sarà una accurata azione costante di igienizzazione delle postazioni di lavoro dopo ciascun trattamento e degli strumenti utilizzati. Una categoria che scalpita per riaprire, tra mille incognite ed oggi, ancora di più spiazzata e svantata di quel che ne sarà» conclude Massetti.

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