Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Economia - page 62

Notizie economico-finanziarie di Brescia e Provincia

Tasse sugli immobili, a Brescia valgono 79 milioni all’anno

in Economia/Edilizia by

Con 851 milioni di euro tra Imu e Tasi (servizi indivisibili comunali legati alla casa, ndr) riscossi nel 2021, Milano si conferma il primo capoluogo di provincia in Lombardia per gettito raccolto dei due tributi legati alla proprietà di un immobile. Emerge dalla rielaborazione del centro studi “Fiscal Focus” su dati provvisori forniti dalla Ragioneria dello Stato.

A Milano segue Brescia, che raccoglie oltre 79 milioni di euro, quasi raddoppiando Bergamo, con poco più di 45 milioni di incassi. Monza conta oltre 43 milioni di gettito tra Imu e Tasi seguita da Como, Varese, Cremona, Pavia, Lecco e Mantova che raccolgono tra i 20 ed i 30 milioni di euro a testa. Lodi e Sondrio sono fanalini di coda prelevando poco più di 20 milioni di euro in due.

Per il direttore del Centro Studi Fiscal Focus, Antonio Gigliotti, “soprattutto per quanto riguarda il gettito proveniente dall’Imu, il valore potrebbe incrementare in seguito alla decisione della politica di muoversi nella direzione di una riforma del catasto che preveda un metodo di adeguamento ricorrente del valore patrimoniale degli immobili e che il Governo ha semplicemente rimandato al 2026. Questo significa che moltissimi cittadini si ritroveranno a pagare più tasse sulla casa rispetto a quelle che già pagano”. Il provvedimento era infatti previsto con la Legge-Delega sulla riforma fiscale dello scorso autunno, ma successivamente posticipato dopo le ritrosie mostrate da alcuni partiti della maggioranza.

FONTE: AGENZIA DIRE

Camera di commercio di Brescia, ecco i nuovi eventi

in Associazioni di categoria/Camera di commercio/Città e Hinterland/Economia/Zone by

Pubblichiamo di seguito, come di consueto, gli eventi settimanali promossi dalla Camera di commercio di Brescia e provincia.

18/22 – INCONTRI INFORMATIVI CON L’UTENZA DEL REGISTRO DELLE IMPRESE, 24 FEBBRAIO 2022

Giovedì 24 febbraio alle ore 14.30 si terrà il primo degli incontri informativi dedicati all’utenza del Registro Imprese programmati per l’anno 2022, nel corso del quale la Dirigente dell’Area Anagrafica illustrerà, tra l’altro, i seguenti argomenti all’ordine del giorno: strumenti per l’utenza, domicilio digitale e cassetto digitale, Runts (avvio), composizione negoziata della crisi d’impresa (impatti sul registro delle imprese). La partecipazione è libera e gratuita e sarà gestita da remoto, tramite piattaforma ZOOM.

Maggiori informazioni sul sito www.bs.camcom.it

19/22 – GIORNATA FOCUS PAESE OPPORTUNITA’ COMMERCIALI IN MESSICO, 25 FEBBRAIO 2022


Pro Brixia, Azienda speciale della Camera di Commercio di Brescia, in collaborazione con la Camera di Commercio di Brescia, organizza una giornata Paese con focus Messico, che si terrà venerdì 25 febbraio 2022 dalle ore 9.30 alle ore 11.30. All’incontro sarà presente l’ambasciatore del Messico Sig. Carlos Eugenio Garcia de Alba Zepeda, per illustrare le attuali opportunità commerciali ed economiche del Messico.

Maggiori informazioni alla pagina “Formazione per l’estero” sul sito www.bs.camcom.it

Agricoltura, a Brescia altri 610mila euro per le imprese under40

in Agricoltura e allevamento/Economia/Istituzioni/Regione by

“L’agricoltura è tornata attrattiva. Nonostante le difficoltà legate all’aumento dei costi di produzione, ci sono tanti giovani lombardi che decidono di aprire una azienda agricola in pianura o in montagna. Gli investimenti fatti per sostenere il ricambio generazionale e l’innovazione sono fondamentali per il futuro del comparto. In questi 5 anni abbiamo destinato 40 milioni di euro a 1.366 ragazze e ragazzi lombardi che hanno aperto una attività o sono subentrati a quella dei genitori o dei nonni”. Lo ha detto l’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi di Regione Lombardia, Fabio Rolfi, annunciando una misura da 4 milioni di euro, nell’ambito del Piano di sviluppo rurale, destinati all’avvio di 87 nuove aziende gestite da agricoltori con meno di 40 anni.

“Siamo la prima regione agricola d’Italia – ha aggiunto l’assessore – e abbiamo il dovere di anticipare il futuro. Abbiamo anche fatto la scelta strategica lo scorso anno di aumentare i premi passando da 20.000 a 40.000 euro per l’avvio delle aziende di pianura e da 30.000 a 50.000 euro per quelle di montagna. I giovani possono portare nuove energie, nuove tecnologie, nuove idee a un comparto fondamentale per l’economia lombarda e italiana”.

“Abbiamo affiancato a questi fondi – ha continuato l’assessore – anche un corposo investimento da 5 milioni per gli istituti agrari statali e iniziative per la promozione dei prodotti. È necessario accorciare la distanza tra formazione ed esigenze del mondo del lavoro e proseguire con la comunicazione per far capire ai consumatori la qualità e la sicurezza dei prodotti agroalimentari lombardi”. “Solo così – ha concluso Rolfi – possiamo fare in modo che le risorse destinate all’avvio di nuove aziende non siano solo uno intervento spot, ma si trasformino in redditività a lungo termine per gli imprenditori agricoli e per le filiere”.

Di seguito il riparto del finanziamento.

Numero di aziende gestite da giovani avviate con questo finanziamento:

Bergamo: 23 aziende (di cui 19 in montagna), 1.110.000 euro;

Brescia: 14 aziende (di cui 5 in montagna), 610.000 euro;

Como: 8 aziende (di cui 7 in montagna), 390.000 euro;

Cremona: 5 aziende, 200.000 euro;

Lecco: 3 aziende (di cui 3 in montagna), 150.000 euro;

Lodi: 2 aziende, 80.000 euro;

Monza e Brianza: 1 azienda, 40.000 euro;

Milano: 1 azienda, 40.000 euro;

Mantova: 8 aziende, 320.000 euro;

Pavia: 10 aziende (di cui 4 in montagna), 440.000 euro;

Sondrio: 8 aziende (di cui 8 in montagna), 400.000 euro;

Varese: 4 aziende (di cui 2 in montagna), 180.000 euro.

Totale: 87 aziende (di cui 48 in montagna), 3.960.000 euro

Il bilancio delle imprese gestite dai giovani grazie al Psr negli ultimi 7 anni.

Numero totale di aziende gestite da giovani avviate grazie al piano di sviluppo rurale negli ultimi 7 anni:

Bergamo: 298 aziende (di cui 246 in montagna), 9.560.000 euro;

Brescia: 273 aziende (di cui 150 in montagna), 7.850.000 euro;

Como: 63 aziende (di cui 53 in montagna), 2.040.000 euro;

Cremona: 56 aziende, 1.340.000 euro;

Lecco: 32 aziende (di cui 22 in montagna), 940.000 euro;

Lodi: 18 aziende, 480.000 euro;

Monza e Brianza: 11 aziende, 370.000 euro;

Milano: 28 aziende, 660.000 euro;

Mantova: 172 aziende, 3.860.000 euro;

Pavia: 182 aziende (di cui 73 in montagna), 4.690.000 euro;

Sondrio: 205 aziende (205 in montagna), 6.850.000 euro;

Varese: 28 aziende (di cui 19 in montagna), 890.000 euro.

Totale complessivo: 1.366 aziende (di cui 769 in montagna), 39.530.000 euro.

Indagine Confartigianato: un’azienda su quattro produce in perdita per i rincari

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Energia by
Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

Più di una Mpi bresciana su quattro (il 27,6%) sta producendo in perdita a causa del balzo dei prezzi delle commodities energetiche. È una delle tante evidenze significative che emerge dalla 7a edizione della Survey “Effetti del Coronavirus sulle Mpi lombarde” realizzata dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia alla quale hanno partecipato 380 micro e piccole imprese e imprese artigiane bresciane su un totale di 1.880 lombarde ascoltate.

«Sembra la tempesta perfetta: il costo delle materie prime è schizzato, la loro reperibilità è complessa, la bolletta ci propone cifre fuori controllo e gli imprenditori si trovano nella difficoltà di aggiornare i listini senza perdere ordini. Più in generale, guardando i dati che emergono, e considerando l’attuale situazione, notiamo un preoccupante raffreddamento del clima di fiducia in particolare per l’artigianato manifatturiero, con un aumento delle preoccupazioni e dei malumori che gli artigiani associati ci manifestano». Spiega il presidente di Confartigianato Brescia Lombardia Eugenio Massetti che prosegue: «Tra i dati che questa survey ci restituisce ce n’è uno positivo che ancora una volta conferma come le nostre imprese mettono coraggio e dedizione nella loro attività: a seguito dello scoppio della crisi il 62,2% delle Mpi bresciane (al di sopra del 55% a livello lombardo) ha messo campo azioni di sviluppo. È tipico dell’imprenditore: davanti alle difficoltà si rimbocca le maniche, cerca nuove strade, non si siede, risponde alle esigenze nuove del mercato affrontando il cambiamento».

Il 2021 ha fatto segnare un incremento importante della domanda rispetto all’anno precedente e le aziende hanno risposto assumendo nuovo personale e innovando processi, prodotti e modalità di approccio al mercato. Ciò che temono le imprese è l’incertezza, provvedimenti a corto raggio che frenano la propensione agli investimenti manifestata dal 64,7% circa degli imprenditori bresciani intervistati (dato al di sopra del 62,9% lombardo). Dati che, in generale, tra le imprese bresciane intervistate, sono più positivi rispetto al dato lombardo, ma negativi e peggiori nelle problematiche: caro energia, caro materie prime e difficoltà reperimento personale pesano di più che nelle altre province.

Nella survey emerge che il fatturato delle Mpi bresciane nel 2021, rispetto all’anno pre crisi 2019, segna un calo del -7% (contro l’8,8% a livello lombardo). Un’impresa bresciana su due (50,2%) nel 2021 segnala un recupero o il superamento dei livelli pre pandemia. Tra i settori in recupero figurano: edilizia, installatori di impianti e servizi di pulizia; mentre ancora in forte difficoltà le imprese dei settori moda, comunicazione con grafici e fotografi, lavanderia e pulitura di articoli tessili e pelliccia, taxi, Ncc e noleggio autobus con conducente.

Rispetto a come evolverà la situazione e a cosa si aspettano le imprese si rileva, rispetto ai risultati delle precedenti survey (l’ultima di settembre 2021), un incremento della quota di Mpi incerte rispetto all’andamento futuro del mercato (57,9% > 39,7% quota rilevata a settembre 2021). Le Mpi bresciane si attendono per i primi sei mesi dell’anno 2022 un trend del fatturato, rispetto ai primi sei mesi del 2021, in discesa del 2,6%. Previsione decisamente peggiore si rileva per le imprese dei servizi (-5,5%). Negativa ma superiore alla media invece la previsione effettuata dalle Mpi del manifatturiero (-1,9%) e in lieve crescita quella delle costruzioni (+0,9%).

Il 54,9% delle Mpi bresciane con dipendenti hanno registrato un incremento dell’attività nel 2021 rispetto all’anno precedente (2020) caratterizzato da lockdown e da limitazioni più stringenti. Quota che si alza al 64,9% per le costruzioni e al 60,5% per il manifatturiero, mentre scende al 47,7% per i servizi. La maggior parte di queste imprese per far fronte all’incremento di domanda ha assunto nuovo personale (45,1%), ha ricorso agli straordinari (37,9%) e ha utilizzato gli strumenti contrattuali di flessibilità (es. banca ore, flessibilità orario di lavoro, ecc.) nel 22,5% dei casi.

Come già più volte evidenziato le Mpi bresciane che hanno registrato migliori performance sono quelle delle costruzioni. Il buon andamento del settore è certamente trainato dai bonus edilizi, tra cui è compreso il superbonus 110%. Nello specifico, del 65% di piccole imprese del settore che lavorano con gli incentivi, il 42,9% lavora prevalentemente con le detrazioni ordinarie (bonus facciate, ristrutturazioni etc.), il 21% con le detrazioni ordinarie e il superbonus e solo l’1,6% in prevalenza unicamente con il superbonus 110%.

Per restare competitive sul mercato il 62,2% delle Mpi bresciane ha adottato, o intende adottare, una o più azioni di sviluppo che determinano metamorfosi più o meno rilevanti nel modo di fare impresa. Tra quelli maggiormente adottati: cambiamento dell’organizzazione interna (smart working, diversificazione turni/orari) nel 21,5% dei casi, miglioramento della qualità del personale nel 21,4% dei casi, diversificazione della produzione (20,1%), ampliamento del numero di committenti (19,1%) e attivazione nuovi canali di vendita (17,2%).

La quota di Mpi che si dice propensa a voler effettuare almeno un investimento nel 2022 si attesta al 64,7%. Queste imprese sono particolarmente orientate a puntare su capitale umano e formazione (68,1%), sostenibilità ambientale e risparmio energetico (53,3%) e capitale fisico (macchinari, capannoni, ecc.) nel 48,3% dei casi. Nei primi sei mesi dell’anno le Mpi che prevedono di introdurre nuovo personale sono il 33,9%.

Sono diverse le difficoltà che mettono a rischio la ripresa, quelle maggiormente subite dalle Mpi bresciane sono: l’elevato prezzo componenti energetiche (elettricità, petrolio, gas, ecc.) indicato come elemento che determina maggiore difficoltà dal 65,8% delle imprese bresciane (al di sopra della media lombarda al 60,2% dei rispondenti) e l’elevato prezzo materie prime (57,6%). Segnalate tra le criticità, da quote inferiori di imprese, anche la difficoltà nel reperire personale e nel trovare le competenze necessarie (32,6%).

Nello specifico, il balzo dei prezzi delle commodities energetiche sta portando la maggior parte delle Mpi bresciane (57,8%) ad assorbire i maggiori costi per lo più riducendo i margini e scaricando, una parte sul cliente finale, aumentando spesso solo parzialmente i listini. Nel 27,6% dei casi lavorano in perdita e nel 6% dei casi scelgono di non adempiere a contratti in essere.

Per il 38,7% delle Mpi bresciane nel 2021 è aumentato il fabbisogno di credito rispetto all’anno precedente. Il 40% dei casi le imprese hanno avanzato almeno una richiesta di credito alle banche nel corso del 2021: nel 44% dei casi per sostenere investimenti, nel 31,9% dei casi per ristrutturare il debito e nel 24,1% dei casi per finanziare il capitale circolante. Queste imprese che si sono rivolte alle banche nel 76,8% dei casi hanno ottenuto le concessioni richieste per lo più a condizioni pari o migliori rispetto al passato, come indicato dal 84,8% degli imprenditori.

SINTESI DATI CHIAVE BRESCIA

Dinamica fatturato Mpi 2019-2021: -7%
Quota Mpi che nel 2021 hanno raggiunto e/o superato i livelli di fatturato pre crisi Covid-9: 50,2%
Quota Mpi incerte rispetto andamento futuro del mercato: 57,9% (quota > al 39,7% settembre 2021)
Previsione trend fatturato nei primi sei mesi 2022 rispetto stesso periodo 2021: -2,6%
Mpi che hanno registrato incremento di domanda nel 2021 rispetto al 2020: 54,9%
Quota Mpi che hanno adottato azioni di sviluppo a seguito dello scoppio della crisi: 62,2%
Mpi propense ad investire nel 2022: 64,7%
Mpi più colpite da caro-commodities NO energy: 57,6%
Mpi più colpite da caro-commodities energy: 65,8%
Mpi più colpite da difficoltà reperimento personale: 32,6%
Balzo dei prezzi delle commodities energetiche determina che le Mpi bresciane nel 27,6% dei casi lavorano in perdita, nel 21,4% dei casi riducono o modificano l’orario di lavoro e nel 6% dei casi scelgono di non adempiere a contratti in essere.
Mpi con fabbisogno di credito in crescita nel 2021 rispetto al 2020: 38,7%

Rifiuti, a Brescia raccolta differenziata al 77,2%

in Ambiente/Economia by

L’andamento della produzione totale dei rifiuti urbani a livello provinciale segue quello regionale, evidenziando una flessione, visibile in particolare nella provincia di Milano (-6,4%), legata con molta probabilità alle misure di contrasto al Covid-19. Un dato in diminuzione anche nelle province di Sondrio (-1,9%), Como (-1,8%), Varese ( -1,2%), Lecco (-0,6%), Brescia (-0,5%) e Bergamo -0,3%. Mentre, a parte il lieve scostamento di Monza Brianza (+0,8%), l’incremento della produzione dei rifiuti urbani è stato registrato nelle province della bassa pianura: Lodi (+2,5%), Pavia+2,2%, Mantova (+2,1%) e Cremona +1,3%.

RACCOLTA DIFFERENZIATA – Anche nel 2020, sono 10 le province che si attestano oltre il 65% di raccolta differenziata. La provincia più virtuosa è ancora Mantova con 87,10% (+0,3% rispetto al 2019), seguita da Monza e Brianza con 79,19% (+1,5%), Cremona con 78,58% (+0,2%), Varese con 78,17% (+1,1%), Bergamo 77,42% (+1,7%), Brescia 77,27% (+0,6%), Lodi 75,16% (+0,1%), Lecco 71,67% (+0,8%), Como 70,02% (+2,2%), Milano 68,91% (+2,2%), Sondrio 57,24% (+1,8%). Chiude la classifica Pavia, che tuttavia, con 159.816 t, vede la percentuale di raccolta differenziata salire al 58,07% con un aumento del +6,0% rispetto al 2019.

RIFIUTI SPECIALI – Nel 2019 sono ancora le province di Bergamo, Brescia e Milano a produrre più della metà dei rifiuti speciali (56,4%) della Lombardia. Rispetto al 2018, i dati – legati a indici economici e alla presenza di industrie – evidenziano un incremento della produzione in particolare nelle province di Pavia (+ 6,1%) e Cremona (+4,6%), seguite da Como (+1,8%), Brescia (+1,2%), Bergamo (+1%), Monza e Brianza (+0,9%), Lodi (+0,4%). Le province in cui si registra un calo più importante sono quelle di Lecco (-8.9%) e Mantova (-4,4%), seguite da Milano (-2.3%), Sondrio e Varese (-1,4%).

Bossoni, arriva anche il marchio Mg

in Automotive/Commercio/Economia by

Dopo giorni di attesa – secondo quanto riporta il quotidiano “BsNews.it / Brescia News” è ufficiale l’ingresso di Morris Garages (MG) tra i Marchi presenti nelle Concessionarie dell’Azienda di proprietà della Famiglia Bossoni.

MG nasce ad Oxford, in Inghilterra, come Concessionario, per poi iniziare a costruire auto sportive dal 1922. Una storia nata all’insegna dell’adrenalina e delle corse, che ha visto però un balzo in avanti importante negli ultimi anni verso la guida a basse emissioni, complice anche l’acquisizione da parte del gigante automotive SAIC Motor avvenuta nel 2007.

Non solo automobili ibride ed elettriche, ma anche motorizzazioni con classica alimentazione a benzina che stanno trovando un riscontro positivo da parte di una clientela italiana via via sempre più crescente.

Le MG ZS e ZS EV, EHS, MARVEL R e MG5 sono già visionabili e a disposizione per test drive e acquisto nelle Sedi di Orzinuovi, in Via Giovanni Agnelli, 3 e Rezzato, Via Giuseppe Mazzini, 67. Due showroom già strategici, che diventano oggi i primi e unici riferimenti per il nuovo Brand del Gruppo Bossoni nella Provincia di Brescia, un’esclusiva assoluta per il Territorio Bresciano.

La mission dello storico Marchio britannico è quella di affrontare il processo di elettrificazione con automobili intelligenti, di qualità, sicure ed economicamente accessibili, in cui tutti i progressi della tecnologia si sposano con la tutela dell’ambiente.

Dopo l’acquisizione di Peugeot dal Gruppo Liberini e della Mandolini Auto con i Brand Audi e Volkswagen, l’approdo di MG nella Bossoni Family evidenzia la volontà – in un contesto non proprio favorevole per il comparto automotive – di un ulteriore step di crescita per l’Azienda nata nel 1987, che si conferma la più grande realtà imprenditoriale automotive bresciana.

Lombardia, la produzione industriale chiude il 2021 in crescita del 15,6% sul 2020

in Economia/Tendenze by

Nel quarto trimestre 2021 la produzione industriale lombarda cresce del +2,3% congiunturale e chiude così l’anno in rialzo sia rispetto al 2020 (+15,6% la crescita media annua) che al 2019 (+4,3%). Fanno da traino al recupero produttivo gli ordinativi: quelli domestici sono cresciuti dell’11,0% rispetto al 2019 e quelli esteri del +14,7%.

Restano ancora in leggero ritardo le aziende artigiane manifatturiere, le quali però riprendono bene sull’anno scorso (+11,7%) registrando andamenti positivi per tutto il 2021 ma non riescono ancora a tornare sui livelli del 2019 (-1,5%).

In prima linea nella ripresa i settori della siderurgia, meccanica, chimica, gomma-plastica e minerali non metalliferi, mentre si confermano le difficoltà per il sistema moda (abbigliamento, tessile e pelli-calzature).

Rimane alta l’attenzione sui prezzi per i rincari di beni energetici, delle materie prime e dei componenti che non sono interamente trasferiti sui listini di vendita, mentre persistono ancora difficoltà nelle catene di fornitura.

Le aspettative delle aziende sull’andamento della domandarimangono positive e in linea con i livelli massimi storici, pur in leggera flessione per il mercato interno, così come per le aspettative sulla produzione. Ancora in miglioramento le aspettative occupazionali per il prossimo trimestre.

Il quadro congiunturale delinea un 2021 dinamico per la produzione lombarda che consente all’industria di recuperare pienamente il livello 2019 (+4,3%) ma purtroppo non all’artigianato che sconta ancora un differenziale negativo sul 2019 (-1,5%) – dichiara il Presidente di Unioncamere Lombardia Gian Domenico Auricchio. “La domanda rimane vivace con aspettative ancora positive, anche se caratterizzate da un ottimismo più contenuto come anche per la produzione. Rimane alta l’attenzione per l’incremento dei prezzi delle materie prime e dell’energia, generando preoccupazione negli imprenditori anche per l’incertezza sui tempi di normalizzazione delle dinamiche di costi e prezzi.”

“I dati del quarto trimestre 2021 sono molto positivi; in quei mesi si respirava un’aria entusiasmante e i dati lo confermano. Oggi la nuova pandemia, quella energetica, rischia di frenare completamente una ripresa che sembrava essere senza precedenti. Paradossale non riuscire a produrre nonostante i tanti ordinativi – dichiara l’Assessore allo Sviluppo Economico Regione Lombardia Guido Guidesi. “Spero che tutti i ritardi di intervento, rispetto alla calmierazione dei costi dell’energia, vengano affrontati in modo emergenziale perché di emergenza stiamo parlando.”

 “Oggi, ancora una volta e nonostante il momento storico che stiamo vivendo, certifichiamo il dato importante di un modello lombardo che, con grande intraprendenza, cresce e si conferma motore trainante dell’intero Paese”  commenta il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.

“Se da una parte, dunque, possiamo commentare positivamente l’andamento del quarto trimestre, dall’altra esprimiamo preoccupazione per i costi dell’energia che inevitabilmente si ripercuotono sul nostro sistema imprenditoriale e sulle famiglie”.

LE DINAMICHE SETTORIALI

La maggior parte dei settori nell’industria chiudono il 2021 con un significativo recupero dei livelli produttivi. A consuntivo la crescita media annua 2021/2019 vede le buone performance di Minerali non metalliferi (+7,8%), Gomma-plastica (+7,7%) e Chimica (+7,3%). Seguono tra i comparti positivi la Meccanica (+6,6%) e la Siderurgia (+6,1%). In crescita – sebbene meno accentuata – anche Alimentare (+3,8%), Mezzi di trasporto (+2,5%), Legno-mobilio (+2,5%) e Industrie Varie (+1,9%). La fase di ripresa si è avviata anche per i restanti settori ma con minor intensità non consentendo loro di registrare un dato a consuntivo 2021 migliore di quello del 2019. Il settore della Carta-stampa si ferma a -1,0%, seguito dal comparto moda che appare più in affanno: Pelli-calzature (-4,9%), Tessile (-8,6%) e in fondo l’Abbigliamento (-15,8%).

Meno positivo il quadro dell’artigianato con sette settori che segnalano un risultato a consuntivo ancora negativo rispetto al 2019. Il gap risulta più contenuto per l’Alimentare (-3,4%), la Carta-stampa (-4,4%), il Tessile (-5,5%) e le manifatturiere Varie (-7,9%). Ancora a due cifre il dato negativo per abbigliamento (-11,6%) e Pelli-calzature (-26,7%).

FATTURATO E ORDINATIVI

Il fatturato dell’industria a prezzi correnti segna un ottimo risultato, legato anche agli incrementi di prezzo inflazionistici in atto, con una crescita media annua del +12,1% rispetto al 2019. La dinamica congiunturale rimane caratterizzata da una sensibile crescita (+3,6%). Per le imprese artigiane il fatturato cresce invece solo dello 0,2% rispetto al 2019. Anche in questo caso la dinamica congiunturale è positiva (+3,2%), ma le accelerazioni dei trimestri precedenti nettamente inferiori rispetto all’industria hanno portato a un consuntivo poco entusiasmante.

La crescita media annua sul 2019 degli ordinativi dell’industria è a due cifre sia per il mercato interno (+11,0%) che estero (+14,7%). La dinamica congiunturale non presenta sorprese con un’accelerazione degli ordini interni (+5,0%). Rallenta invece, ma resta sempre in territorio positivo, l’incremento degli ordini dall’estero: +3,9%. Risultati più contenuti per l’artigianato rispetto al 2019: ancora un segno negativo per gli ordini interni (-4,4%) e un incremento del 2,0% per l’estero. Positivo il dato congiunturale con un +2,6% per il mercato interno e un +1,1% per l’estero. La quota di fatturato estero sul totale rimane elevata per le imprese industriali (38,7%) ma resta poco rilevante ed è in calo per le imprese artigiane (7,5%).

PREZZI

I prezzi delle materie prime presentano una dinamica congiunturale in forte rialzo con dati che confermano quanto ormai riscontrato da più fonti. L’accelerazione per l’industria, iniziata a fine 2020 (+2,1%) è proseguita nel corso del 2021 fino a toccare il record di +10,6% a fine anno. Anche l’artigianato mostra una dinamica simile, passando dal +2,6% di fine 2020 al +14,1% di quest’ultimo trimestre. L’incremento medio annuo dei prezzi delle materie prime si attesta al +29,3% per l’industria e del 37,8% per l’artigianato.

I prezzi dei prodotti finiti seguono ancora a distanza l’incremento delle materie prime registrando a fine anno un +5,4% congiunturale per l’industria e un +6,9% per l’artigianato. In questo caso gli incrementi medi annui sono più contenuti e pari a +11,7% per l’industria e +14,3% per l’artigianato.

OCCUPAZIONE

L’occupazione per l’industria presenta saldo positivo (+0,2%) e diminuisce il ricorso alla CIG:la quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione scende al 9,1% mentre la quota sul monte rimane ferma a livelli minimi (0,8%).

Saldo occupazionale positivo identico per l’artigianato (+0,2%), con ricorso alla CIG in diminuzione: Cala al 10,9% la quota delle aziende che dichiara di aver utilizzato la cassa integrazione e la quota sul monte ore scende allo 0,8% come per l’industria.

Metalli Capra, la Provincia in campo per la rigenerazione industriale

in Economia/Istituzioni/Provincia di Brescia by


Conclusasi la fase uno della vicenda relativa al fallimento della Metalli Capra con la vendita dei siti e degli stabilimenti di Castelmella e Montirone (circa 13 milioni gli euro incassati dal Collegio dei curatori fallimentari che andranno nella bonifica dell’impianto di Capriano del Colle), si parte ora con la fase due, ovvero con la conversione e rigenerazione industriale dei sedimi industriali interessati.

In quest’ottica la Provincia di Brescia, con il Vicepresidente Guido Galperti, unitamente all’Amministrazione comunale di Montirone, oggi con il Sindaco Filippo Spagnoli, che hanno seguito da protagonisti, da vicino e dall’inizio, con il Prefetto di Brescia, le fasi istruttorie della bonifica, hanno svolto in questi giorni un sopralluogo sul territorio, in vista dell’avvio delle procedure di voltura dell’Aia, Autorizzazione Integrale Ambientale. Il luogo produttivo della bassa, 40.000 metri quadrati di cui 10.000 coperti, appartenuto alla Raffineria Metalli Capra, è stato acquisito dalla Menoni Metalli srl di San Zeno, azienda bresciana attiva nel recupero e nel trattamento di metalli non ferrosi e ferrosi, al fine di garantirne la rivitalizzazione, il riuso e il riutilizzo nei procedimenti produttivi di fonderie, trafilerie, acciaierie.

“Tale attività, a zero emissioni – ha dichiarato Galperti – rientra a pieno titolo nel novero di quelle attività economiche che concretizzano le caratteristiche dell’economia circolare sempre più presente nel sistema produttivo bresciano”.

Brescia torna ad assumere: ecco i dati

in Economia/Istituzioni/Lavoro/Provincia di Brescia/Tendenze by
Donne e lavoro, foto generica da Pixabay

Nel 2021, dopo la netta flessione registrata nel 2020 sotto i colpi della prima fase della pandemia, il mercato bresciano del lavoro segna una netta ripresa alla luce dell’incremento significativo delle persone avviate al lavoro. Infatti, i dati di fonte SISTAL Regione Lombardia registrano 160.663 persone avviate al lavoro nel 2021 a fronte delle 135.587 dell’anno precedente, con un incremento di 25.076 mila unità, pari al + 18,5%.

“Si tratta di un incremento rilevante – dichiara Filippo Ferrari, Consigliere provinciale delegato al Lavoro – che tuttavia acquista un significato ancora maggiore se consideriamo che le 160.663 persone avviate al lavoro in provincia di Brescia nel 2021 superano nettamente il valore registrato nel 2019 (149.201) con un incremento, rispetto all’anno che precede la pandemia, di 12.462 unità, pari al +8,3%. Anche tornando al il 2018 lo scarto è netto: +12.705 persone avviate al lavoro, pari al +8,6%. È un rimbalzo positivo non di poco conto se consideriamo che il 2018 e il 2019 sono ancora anni di ripresa dell’economia locale dopo la crisi del 2009 e la flessione nel 2014”.

Il dato riferito agli avviati, cioè le singole persone, trova conferma anche considerando gli avviamenti al lavoro, ovvero le pratiche amministrative, che, in un mondo del lavoro sempre più precario, per alcuni lavoratori possono essere più di una nel corso del trimestre. Le pratiche di avviamento al lavoro in provincia di Brescia, nel 2021, sono state 214.936, anche in questo caso in netto aumento sia rispetto alle 176.285 del 2020 (+38.657, + 21,9%) che rispetto alle 195.581 del 2019 (+19.355, +9,9%). Trova quindi inequivocabile conferma il dato generale che vede nel 2021 una crescita netta rispetto al 2020 con valori decisamente superiori a quelli del biennio pre-pandemia.

I dati relativi agli avviati al lavoro nel 2021, cioè le persone, segnalano un gap di genere che rimane elevato poiché a fronte di 93.796 maschi (58,4%) le femmine sono 66.867 (41,6%) percentuali analoghe a quelle registrate nel 2020.

Rilevante rimane la quota di lavoratori non di origine italiana (extracomunitari e comunitari) tra le persone avviate al lavoro poiché, nel 2021, sono stati oltre 48 mila, il 30,2% del totale. Si tratta di un dato di poco inferiore al quello del 2020 (32%) e del 2019 (32,2%) comunque, conferma la costante e significativa presenza di migranti nei flussi di entrata (e uscita) del mercato del lavoro bresciano.

Anche nel 2021, come oramai da tempo, la maggior parte delle pratiche di avviamento al lavoro interessa attività del commercio e dei servizi alle imprese e alle persone (123.574, pari al 54,5% del totale). Rilevante rimane anche la quota di avviamenti al lavoro nelle attività industriali in senso stretto (56.222, pari al 26,2%) che registrano flussi in entrata nel mercato del lavoro più che dimezzati rispetto al terziario ma, tuttavia, in crescita rispetto ai 40.141 del 2020, valore che corrisponde al 22,9% dello stesso periodo.

Quote decrescenti di pratiche di avviamento al lavoro si registrano per le costruzioni (24.268, 11,3%) e l’agricoltura (10.868, 5%). Nel 2020 gli avviamenti al lavoro nelle costruzioni furono in quantità inferiore, sia in valore assoluto (18.869) che come percentuale sul totale delle pratiche (10,7%) mentre il bilancio si inverte in agricoltura dove gli avviamenti al lavoro nell’anno della pandemia furono maggiori sia in valore assoluto (12.396) che in percentuale sul totale (7%).

Nel 2021 la maggior parte delle pratiche di avviamento al lavoro, quasi i due terzi del totale, si definisce per contratti di lavoro a tempo determinato (127.021, pari al 59,1% del totale) mentre le pratiche relative ad avviamenti al lavoro con contratti a tempo indeterminato sono state 41.587, pari al 19,3% del totale; un valore di poco superiore alle 35.234 relative a lavoro in somministrazione (16,4%). Decisamente minore il numero delle pratiche di avviamento al lavoro con contratti di apprendistato (9.071, pari al 4,2) e ai lavori a progetto (2.716, 1,3%).

Complessivamente, nel 2021, gli avviamenti al lavoro con forme contrattuali flessibili o precarie, ovvero tempo determinato, o somministrazione, o lavoro a progetto, sono state 164.278 pari al 76,4% del totale a fronte delle 50.658 (23,6%) attribuite a forme di lavoro permanenti (tempo indeterminato + apprendistato). Nel 2021 per ogni pratica di avviamento al lavoro con contratti “permanenti” ce ne sono 3,2 relative a contratti flessibili e/o precari.  Nello scorso anno, con i numeri compressi dalla pandemia, le pratiche di avviamento al lavoro “flessibili” furono 130.771 (74,2% del totale) mentre quelle “permanenti” si fermarono a quota 45.514 pari al 21,8% del totale, con un rapporto nell’ordine di 2,9 pratiche precarie per ogni pratica “permanente”.

Giova tuttavia ricordare che nel 2019, prima della pandemia, le pratiche di avviamento al lavoro riferite a tipologie contrattuali “permanenti” furono il 27% del totale a fronte del 73% relativo a tipologie “flessibili” con un rapporto tra le due tipologie di 2,7 a 1. Possiamo quindi evidenziare, nella fase positiva del rimbalzo dei flussi in entrata nel mercato del lavoro bresciano, una ulteriore tendenza alla precarizzazione delle tipologie contrattuali. Ci sono quindi tutti gli elementi per affermare che il mercato del lavoro bresciano è in ripresa: più inserimenti al lavoro, quindi, con il terziario che muove quasi i due terzi del lavoro in entrata e sempre più nel segno della flessibilità.

Caro bollette, la Provincia lancia un appello ai parlamentari

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Il Presidente della Provincia di Brescia, Samuele Alghisi, interviene in merito al caro bollette che sta mettendo a rischio il sistema industriale e di conseguenza in grave difficoltà le famiglie bresciane

“Raccogliendo le istanze che giungono dal territorio, mi faccio portavoce della preoccupazione dei sindaci, che denunciano una situazione esasperata: aziende in ginocchio, già colpite dalla crisi economica legata al COVID, non possono permettersi di sospendere l’attività o addirittura chiudere le aziende, con ripercussioni gravi sui dipendenti, sui cittadini e sulle famiglie”. 

“La provincia di Brescia è tra le realtà produttive più importanti a livello lombardo e nazionale. È necessario un intervento urgente e mirato per far fronte a questo grave problema economico e di conseguenza anche sociale. Questa situazione coinvolge anche il sistema dei servizi pubblici essenziali che a causa della ridottissima marginalità rischiano di non riuscire a garantire i servizi alle collettività. Faccio dunque un appello ai parlamentari bresciani, affinché sollecitino il Governo in questo delicato momento. È necessario procedere celermente per avanzare proposte concrete per ridurre il caro bollette. Da sindaco di un comune della Bassa Bresciana, ho aderito all’iniziativa di Anci e questa sera sarà tolta l’illuminazione della facciata del Palazzo municipale di Manerbio. Un gesto importante, simbolico, ma forte, che vede i sindaci ancora una volta uniti di fronte a un’emergenza per la quale è necessario un intervento tempestivo”. 

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