Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Economia - page 184

Notizie economico-finanziarie di Brescia e Provincia

Imprese e rischio criminalità, seminario il 12 in Camera di commercio

in Associazioni di categoria/Cdo/Economia by

Il 12 marzo p.v. dalle ore 09,30 presso la Camera di Commercio di Brescia si terrà il seminario gratuito “Mafie, usura ed estorsione” dedicato ai fenomeni dell’usura ed estorsione, focus sulle vittime e riutilizzo dei beni confiscati alla mafia. Il seminario rientra nel percorso “Imprese, economia reale e rischio criminalità” dedicato alle nuove forme di criminalità organizzata, infiltrazioni mafiose e nuove frontiere del cybecrime. Per informazioni, programmi, schede di iscrizione si rimanda al sito www.bs.camcom.it, Segreteria Organizzativa tel.030.3725298 / 264 e mail pni@bs.camcom.it

Sindacati a Brescia, i dati ufficiali: Cgil 68%, Cisl 21%, Uil 8%

in Cgil/Cisl/Economia/Sindacati/Tendenze/Uil by

Delegati Cgil oltre il 68% dei consensi, Cisl al 21% e Uil al 8% per cento. È l’esito delle elezioni Rsu in provincia di Brescia, secondo gli ultimi dati aggiornati a fine febbraio della Commissione provinciale dei garanti di Brescia, relativamente alle aziende aderenti a Confindustria. Centoventi in tutto le aziende monitorate (13 della Val Camonica), per un totale di poco meno di 16mila dipendenti, quattro quinti dei quali metalmeccanici.

Tale rilevazione, insieme a quella degli iscritti, è necessaria ai fini della rappresentatività nella contrattazione collettiva, come previsto anche dalla recente pre-intesa  Confindustria e Cgil, Cisl e Uil sulle relazioni  industriali; anche se poche sono ancora le province che al momento hanno istituito le commissioni provinciali (con sede nell’Ispettorato territoriale Lavoro) per la sua certificazione in attuazione degli accordi interconfederali (10 gennaio 2014 e 4 luglio 2017) in materia di contrattazione.

  aziende dipendenti Voti validi Cgil Cisl Uil
Metalmeccanici 92 12.775 8.657

67,77%

5.993

69,23%

2.045

23,62%

619

7,15%

Gommaplastica 6 932 637

68,35%

450

70,64%

46

7,22%

109

17,11%

Chimici 4 180 152

84,44%

82

53,95%

22

14,47%

15

9,87%

Lavanderie industriali 1 20 14

70%

14

100%

Tessili 4 248 181

72,98%

101

55,80%

80

44,20%

Autoferrotramvieri* 2 639 517

80,91%

218

42,17%

59

11,41%

104

20,12%

Alimentaristi 10 793 517

65,19%

485

93,81%

19

3,68%

13

2,51%

Cartai 1 222 160    72,07% 100

62,50%

60

37,50%

Totale*

* sono presenti altri   sind.

120 15.809 10.835

68,54%

7.429

68,56%

2.345

21,64%

860

7,94%

 

 

Vittoria Fontana, Bonometti: piena disponibilità a collaborare

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Istituzioni/Regione by

“L’affermazione in Lombardia di Attilio Fontana e del centrodestra rappresenta un chiaro mandato a promuovere l’eccellenza della nostra regione”. A dirlo è il Presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti, commentando i risultati del voto (tutti i risultati di Brescia e provincia su www.bsnews.it).

“Il nuovo Presidente della Lombardia – continua Bonometti – dovrà continuare a lavorare sulla competitività delle imprese ma soprattutto migliorare la competitività del contesto nel quale le imprese operano. Un vero processo di semplificazione e sburocratizzazione è diventato improrogabile per rendere il sistema lombardo ancora più performante, portare a compimento opere infrastrutturali strategiche come la Pedemontana, puntare sulla qualificazione del capitale umano e lo sviluppo di competenze specialistiche richieste dal mercato in ottica 4.0, favorire una politica di attrattività degli investimenti produttivi, incentivare ulteriormente l’innovazione delle imprese. Da parte di Confindustria Lombardia – conclude il presidente – c’è la piena disponibilità a collaborare fattivamente con il governatore e la nuova giunta, per garantire a tutti territori della Lombardia le condizioni necessarie alla crescita e al benessere sociale: mettiamo l’impresa al centro, perché l’industria è il motore non solo della nostra regione ma dell’intero Paese”.

Brescia, le esportazioni in Germania valgono 1,7 miliardi di euro

in Economia/Export/Tendenze by
Scambi economici tra Brescia e Germania in crescita

L’interscambio lombardo con la Germania del comparto meccanica ammonta a quasi 15 miliardi di euro nei primi 9 mesi del 2017, e registra una crescita dell’8,7% rispetto allo stesso periodo del 2016. Prime in regione per interscambio commerciale sono Milano (5,2 miliardi di euro) e Brescia (2,3 miliardi). Seguono Bergamo e Pavia (oltre 1 miliardo di euro per entrambe), Lecco ( 976 milioni) e Monza Brianza (737 milioni). Prima per export è Brescia con oltre 1,7 miliardi di merci esportate in Germania dei settori legati alla meccanica. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi su dati Istat a settembre 2017 e 2016.

“La Germania si conferma  un importante e storico partner commerciale per le imprese lombarde, con un interscambio che nei soli primi nove mesi del 2017 ha superato i 14 miliardi di Euro, con variazioni positive sia dell’import (+7,5%) che dell’export (+10,2%). Prevedere a Monza focus tematici specifici sull’esportazione in Germania nell’ambito della meccanica, e in Europa per quanto riguarda l’alimentare significa mettere in campo opportunità concrete per sostenere  i processi di internazionalizzazione delle imprese – ha dichiarato Carlo Edoardo Valli, Presidente Promos e Vice Presidente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi.

Export lombardo per settore. Le esportazioni lombarde verso la Germania del settore meccanica ammontano a oltre 6,3 miliardi di euro tra gennaio e settembre 2017, in crescita del +10,2% in un anno. Il business dell’automotive pesa circa il 17% del totale, si tratta di circa 400 milioni di euro di export di automobili a cui si aggiungono oltre 700 milioni di euro nel settore carrozzerie per autoveicoli, motori e accessori. Segue l’export di macchine di impiego generale (oltre 1 miliardo) e quello di altri prodotti  in metallo (953 milioni di euro).

Le imprese della meccanica in Lombardia Si tratta complessivamente di circa 34mila imprese attive nel 2017, in tutta la regione che danno lavoro a poco meno di 390mila addetti. A Milano le imprese attive nei settori della meccanica sono 9.134 (117.464 addetti), Brescia al secondo posto conta 6.750 imprese  (quasi 84mila addetti), Bergamo al terzo con 4.160 imprese (53.912 addetti). Seguono Varese e Monza e Brianza (entrambe contano circa 3mila imprese attive).

Biotech e farmaceutico, a Brescia le imprese sono 400

in Economia/Partner 2/Tech/Tendenze by

Ricerca biotech, farmaceutico e biomedicale: sono i settori di punta delle biotecnologie e della bioeconomia, che guardano al futuro dell’uso delle risorse e al miglioramento della vivibilità. Sono 4 mila le imprese lombarde attive nei settori, con 40 mila addetti. Pesa la Lombardia sulle 20 mila imprese in Italia con 128 mila addetti. In particolare, più di 3 mila imprese sono specializzate nel biomedicale su quasi 20 mila in Italia. Forte la concentrazione nella ricerca di biotecnologia con 122 imprese su 616 nel Paese) e nella bioeconomia legata ai farmaceutici (256 imprese su 626). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi su dati registro imprese 2017, 2016 e 2012.

Lombardia. 1.500 imprese circa si concentrano a Milano con 25 mila addetti, tra le lombarde Bergamo e Brescia con circa 400 imprese e 2 mila addetti, Varese e Monza con oltre 300 e circa 3 mila addetti, Como e Pavia con oltre 200 e quasi mille addetti. Crescono di più in cinque anni Sondrio (+15%), Bergamo (+4%).

Italia. Quasi 2 mila imprese si concentrano a Milano, prima in Italia insieme a Roma. Seguono Torino con circa mille e Napoli con circa 700. Firenze terza con 6 mila addetti dopo Milano con 25 mila e Roma con 9 mila.

A2A ancora più green: terza acquisizione in sei mesi nel fotovoltaico

in A2A/Ambiente/Economia/Energia/Partecipate e controllate by

Un ulteriore passo avanti per A2A e la sua svolta green: il Gruppo potenzia ancora la propria capacità di produzione di energia da fonti rinnovabili con l’acquisizione di 5 impianti fotovoltaici in Italia con una potenza installata complessiva di 15,7 MW. E’ stato perfezionato oggi il closing fra un fondo gestito da Impax (AIFM) Limited – parte di Impax Asset Management Group plc, società di gestione di investimenti con base a Londra e oltre £11,2 miliardi di asset in gestione1- e A2A Rinnovabili, la società del Gruppo che presidia il mercato energetico green. L’operazione di acquisto accresce la capacità solare installata di A2A portandola a 54,1 MW.

“Questa ulteriore acquisizione, che segue le due precedenti portate a termine nell’autunno dello scorso anno, porta il parco fotovoltaico di A2A a 39 impianti e ribadisce la nostra volontà di crescita nel settore delle rinnovabili – ha commentato Valerio Camerano, Amministratore delegato del Gruppo – Nell’arco di pochi mesi abbiamo costruito da zero una presenza nel fotovoltaico, a conferma del ruolo incisivo che A2A vuole continuare ad avere nella transizione energetica del Paese.

Dei cinque impianti fotovoltaici acquisiti da A2A tre sono situati in Puglia, uno nel Lazio e uno in Emilia-Romagna. A questi, si aggiungono quelli presenti in Toscana, Marche, Piemonte e Trentino Alto Adige frutto delle precedenti operazioni del Gruppo. L’intesa con il fondo Impax rappresenta dunque un nuovo capitolo della strategia green di A2A e della progressiva diversificazione del mix di generazione. L’accresciuta capacità solare di A2A si aggiunge ai circa 2000 MW da fonte idroelettrica già posseduti: un ulteriore contributo al raggiungimento degli obiettivi nazionali e comunitari di riduzione delle emissioni di gas effetto serra.

Lombardia, imprese sempre più orientate ai mercati internazionali

in Economia/Export/Tendenze by

Sono 815 mila le imprese in Lombardia e 63 mila gli operatori economici lombardi che mandano in un anno le loro merci nel mondo, pesando il 7,7% sul totale delle imprese rispetto al 6,6% di nove anni fa. La Lombardia vale il 29% sul totale italiano di circa 220 mila operatori che trattano con l’estero. Cresce del 17% in nove anni il numero degli esportatori della regione e del +9% l’entità dell’export pari a 110 miliardi. Si è passati dai 54 mila operatori del 2007 ai 63 mila di oggi, 9 mila in più. Dopo il boom del 2015, anno di Expo (oltre 63 mila operatori che esportavano) il livello si mantiene elevato e superiore agli anni pre – Expo (erano circa 61 mila nel triennio precedente). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat- ICE, anni 2006-2016.

Startup innovative, in provincia di Brescia sono 137

in Economia/Innovazione/Startup/Tendenze by
Startup a Brescia, ecco i dati

C’è l’app che monitora l’utilizzo patologico dei cellulari, il cerotto sviluppato con le nanotecnologie, ma anche un nuovo materiale riciclabile e un biomarcatore capace di individuare nel sangue potenziali cause di infertilità. Sono soltanto alcuni esempi delle invenzioni brevettate in Lombardia che si conferma, nel 2017, regina delle start up innovative: una su quattro ha sede nella regione della rosa camuna.

A dirlo è il quarto rapporto trimestrale sulle start up innovative italiane, realizzato dal Ministero dello Sviluppo economico e di InfoCamere, in collaborazione con UnionCamere e relativo ai dati al 31 dicembre 2017. Secondo i dati su 8.391 startup italiane 1959 sono in Lombardia, pari al 23,35 per cento. Al secondo posto c’è l’Emilia Romagna con 862 attività (10,27% del totale italiano), seguita dal Lazio con 825 (9,83%). Fanalino di coda della classifica la Valle d’Aosta con appena 17 startup innovative. Il 70,9 per cento di queste attività fornisce servizi alle imprese, il 19,2 per cento opera nei settori dell’industria in senso stretto, mentre il 4,2 per cento riguarda nel commercio. Idee, innovazione, ma anche posti di lavoro: 10.847 persone sono gli addetti che lavorano in queste attività, con un incremento di 585 unità rispetto a giugno 2017, pari a una crescita del 5,7 per cento (dati settembre 2017).

LE STARTUP LOMBARDE CRESCONO DEL 9% IN 3 MESI. NEL 2018 SONO 111 IN PIÙ

Rispetto al terzo trimestre 2017 le start up innovative della Lombardia aumentano di oltre il 9 per cento, passando da 1793 a 1959 attività. Una percentuale superiore di circa 3 punti percentuale rispetto alla crescita media nazionale che si ferma al 6,8 per cento, con la provincia di Milano che registra un incremento delle registrazioni di oltre il 10 per cento. E il trend positivo per la Lombardia continua anche nel 2018, secondo i dati del Registro Imprese al 26 febbraio ci sono 111 nuove startup, arrivando quindi a quota 2070.

MILANO PRIMA PROVINCIA D’ITALIA. BENE ANCHE BERGAMO E BRESCIA

Tra le province italiane è Milano a guidare la classifica con 1370, pari a oltre il 16 per cento del totale nazionale, seguita da Roma con 716 (8,53%) e Torino 318 (3,79%). A livello regionale, dopo Milano, la provincia lombarda più attiva è Bergamo con 137 startup innovative, seguita da Brescia con 122, Monza e Brianza con 64 attività, Pavia con 49, Varese con 47 e Como con 44 start up innovative.

IL 29 PER CENTO DELLE STARTUP STRANIERE HA SEDE IN LOMBARDIA

Anche le start up innovative straniere scelgono la Lombardia: sono 64 su 224 registrate in Italia a fine 2017, e corrispondono al 29 per cento del totale. La provincia di Milano, con 52 imprese pari al 23,2 per cento del dato nazionale, è quella che guida la classifica. In particolare, l’86 per cento, pari a 46 imprese (corrispondente al ventuno per cento italiano), sono “residenti” proprio nella città meneghina.  Per quanto riguarda i settori di attività, i principali sono quello della produzione di software e consulenza informatica, in cui lavora quasi il 35 per cento delle start up, i servizi di informazione, in cui si concentra poco più del 23 per cento, e la ricerca scientifica e il suo sviluppo, in cui sono attive circa il 6 per cento delle nuove imprese.

Ma l’ecosistema delle start up innovative straniere non si limita alla sola Milano. I dati della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi su dati del registro imprese a fine dicembre 2017 mostrano che altre province lombarde sono state in grado di attirare l’attenzione dell’imprenditoria straniera. In particolare, sono Como e Varese a emergere, figurando tra le prime venti a livello nazionale e vantando rispettivamente quattro start up innovative straniere (al 13° posto in Italia) e tre start up innovative straniere (al 20° posto della classifica nazionale).

A livello nazionale dopo Milano viene Roma con 22 start up, seguono Bologna con 9 imprese, e poi Modena con 8 imprese, infine Torino e Vicenza entrambe con 7 imprese.

Bollette energia, Massetti: no a Pmi come strumenti per far cassa

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Energia/Eugenio Massetti/Partner/Personaggi by
Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

Se all’inizio era confusione (QE 20/2) ora si può parlare di vero e proprio caos. La vicenda della socializzazione in bolletta degli oneri non pagati dai clienti morosi ha scatenato una reazione collettiva, in parte alimentata da notizie imprecise o false. È il caso della campagna partita l’altro ieri sui social network e su whatsapp, che annuncia un addebito di 35 euro sulla bolletta elettrica di aprile legato proprio al nodo morosità. Cifra campata in aria, ma non priva di fondamento. Visto che proprio l’altro ieri l’Autorità per l’Energia ha stimato un impatto sui clienti domestici di circa 2 € annui (seppure in relazione al solo debito accumulato dai distributori nei confronti dei venditori, QE 22/2). Peraltro con tempistiche più a lungo termine e sulla base di un meccanismo “graduale”.

La stessa Codacons è intervenuta ieri per precisare che “si tratta di una bufala a tutti gli effetti”. Ma non per questo l’associazione dei consumatori attenua la propria contestazione contro i provvedimenti dell’Autorità annunciando anzi di avere in preparazione un ricorso al Tar Lombardia contro la delibera 50/2018, quella che appunto tende a spalmare in bolletta il debito dei distributori. E si è mossa anche Confartigianato, che però si concentra più sul dco 52/2018 relativo ai rimborsi ai venditori. «L’Autorità per l’Energia ci ripensi. È inaccettabile la decisione di far pagare ai consumatori in regola gli oneri di sistema non riscossi dai clienti morosi. Si tratta di una scelta iniqua, che deresponsabilizza l’intera filiera energetica e danneggia le dinamiche concorrenziali del mercato» precisa Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia e delegato di Confartigianato nazionale all’Energia che prosegue: «I clienti che rispettano i propri obblighi contrattuali dovrebbero accollarsi gli oneri di sistema di chi non paga? Se le società di vendita di energia falliscono non vi è forse anche una responsabilità di chi doveva vigilare? E se le imprese non sono in grado di valutare efficacemente la serietà dei propri clienti perché i costi di queste manchevolezze devono essere pagati da chi non ne è responsabile?».

Massetti giudica «incomprensibili le ragioni dell’Autorità, alla quale chiediamo di ritirare la consultazione sul meccanismo di riconoscimento degli oneri non riscossi ai venditori e di convocare al più presto tutti gli operatori del mercato dell’energia. Dopo le agevolazioni agli energivori, non sono accettabili ulteriori balzelli che trasformano le bollette delle piccole imprese in strumenti per “fare cassa” e compensare inefficienze in attività di legislazione, regolazione e controllo».

Vendita a domicilio: 1,66 miliardi di fatturato nel 2017, +1,8%

in Commercio/Economia/Evidenza/Tendenze by
Vendite porta a porta a Brescia

Univendita chiude il 2017 con un fatturato delle imprese associate pari a 1 miliardo e 660 milioni di euro, con un incremento dell’1,8% rispetto al 2016. «Inanelliamo così una crescita per l’ottavo anno consecutivo –dichiara il presidente di Univendita Ciro Sinatra–. Nel 2017 le aziende associate hanno macinato numeri impressionanti: sono stati processati 12 milioni e 200 mila ordini, che si stima equivalgano a circa 4,5 milioni di clienti serviti. I consumatori, dunque, esprimono fiducia verso un settore, come il nostro, che fa della cura delle relazioni dirette con la clientela il fattore più importante del proprio successo».

Nel dettaglio, il comparto più dinamico è stato quello degli “alimentari e beni di consumo” che hanno registrato una crescita del 2,5%, seguiti da “cosmesi e cura del corpo” in aumento del 2%. A seguire i “beni durevoli casa” (+1,5%) che, con una quota di mercato del 59%, si conferma il comparto più rilevante della vendita a domicilio. Dati positivi anche per “altri beni e servizi” in crescita del 2,6%.

Sul fronte occupazionale, i venditori a domicilio sono oltre 158.000, in aumento dell’1,3% rispetto al 2016, con una componente femminile pari al 91%. La fascia di età più rappresentativa (57% dei venditori) va dai 25 ai 49 anni. Numeri importanti anche per gli ultracinquantenni, pari ad oltre un quarto del totale. «I giovani sotto i 25 anni rappresentano quasi il 16% dei venditori –fa notare sempre Sinatra–. È un numero che ha ancora margini di crescita ma che denota una forza vendita giovane, segno che la vendita a domicilio è un settore che ha una grande capacità di esercitare attrattiva anche sui “millennials”. Per molti è una porta d’ingresso nel mondo del lavoro, perché permette di mettersi alla prova senza richiedere un’esperienza pregressa, magari come attività part-time mentre si studia. E per tanti, poi, la carriera nel settore continua».

I risultati della vendita a domicilio sono decisamente migliori di quelli del commercio fisso al dettaglio, che segna nel 2017 una modesta crescita dello 0,2% (dati Istat), sintesi di un aumento dell’1,4% della grande distribuzione e una diminuzione dello 0,8% dei piccoli esercizi commerciali.

Fra gli indicatori macroeconomici, nel 2017 il Pil è cresciuto dell’1,4% (in aumento rispetto allo 0,9% del 2016), portando così l’economia italiana ai massimi da 7 anni, mentre il tasso di inflazione si attesta allo 0,9% rispetto al -0,1% del 2016.

 

 

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