Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Associazioni di categoria - page 65

Export in Canada, Brescia è seconda in Lombardia

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L’export in Canada vale per la Lombardia 709 milioni di euro nei primi nove mesi del 2016, +0,4%. Circa un miliardo all’anno. Rappresenta oltre un quarto del totale italiano. La provincia più attiva è Milano con quasi 332 milioni di euro e una crescita dell’11% rispetto al 2015. Seguono Brescia con 84,2 milioni e Bergamo con 68,7 milioni.

Quarta Varese che con 61 milioni registra un +41,5%, la crescita più alta in regione dopo Lodi che raddoppia il valore del suo export (da 3 a 6,4 milioni di euro). I prodotti più esportati sono i macchinari (23%) e tessili e abbigliamento (14%, +20%). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat nei primi nove mesi del 2016 e 2015.

Progetto “Percorso Canada”: quindici aziende lombarde già formate sono in partenza. Sono quindici le aziende lombarde che hanno seguito il percorso di internazionalizzazione proposto da Promos, azienda speciale della Camera di commercio di Milano per le attività internazionali e che partiranno il prossimo 2 aprile per Montréal, in Canada. Le imprese operano nei seguenti settori: agro-industria, design e arredo, meccanica e servizi. In Quebec avranno l’opportunità di incontrare oltre 100 aziende canadesi selezionate per un totale di circa 150 incontri b2b. Le imprese avranno occasione anche di visitare la fiera sull’aerospace AeroMart.

L’iniziativa, che si inserisce nell’ambito del progetto “Percorsi di accompagnamento in mercati strategici per il sistema economico lombardo”, voluto da Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia e realizzato da Promos, azienda speciale per le attività internazionali della Camera di commercio di Milano, prevede entro la fine del 2017 altri percorsi di formazione sull’internazionalizzazione finalizzati ad approfondire la conoscenza e la penetrazione su mercati considerati strategici per le aziende lombarde: Etiopia, Kenya, Colombia, Stati Uniti, Kazakistan, Argentina, Thailandia, Vietnam, Arabia Saudita e Oman. Il Canada è il quarto percorso realizzato dopo quelli dedicati a Marocco, Iran e Sud Africa.

Dati export Canada
Dati export Canada

Confartigianato, sempre più donne alla guida delle imprese bresciane

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Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

Sempre più donne alla guida delle imprese bresciane. In grado di affrontare meglio il cambiamento dei tempi. Persino la dinamica in Lombardia dell’occupazione femminile (+1,7%) – secondo lo studio recente di Confartigianato Lombardia divulgato oggi – cresce nell’ultimo anno di più di quella maschile (+1,5%). Con una dinamica occupazionale in Lombardia sul ungo periodo (2009-2016) ancora più marcata se considerato il terzo settore, quello dei servizi: +8,8% per le donne, +5,6% per i maschi.

A Brescia si contano 5.257 imprese artigiane guidate da donne, il 13,9% delle 37.907 presenti in Lombardia. Brescia è al secondo posto, dietro solo a Milano con le sue 10.794 imprese gestite da donne. E a Brescia, di queste 5.257, 794 sono gestite da donne under 35 e 583 da donne straniere. Un’incidenza sul totale delle imprese artigiane bresciane del 15,1%, esattamente in linea con il dato lombardo dove Brescia fa meglio persino nella percentuale di imprese artigiane gestite da donne under 35 sul totale delle imprese gestite da donna: sono oggi il 17,8%.
Per il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti: «I nuovi dati confermano l’intraprendenza delle donne nell’impresa, sempre più votate alla guida di imprese artigiane e a fronte di una persistente difficoltà che riguarda a quasi totalità delle imprese, le imprese artigiane guidate da donne sembrano reggere meglio. Nel 2016 è aumentato il tasso di incidenza sul totale delle imprese e cosa ancora più positiva la loro occupazione. Spesso non trovando lavoro ci si crea un’attività. Uomo o donna non fa certo differenza, l’importante è la professionalità e le donne possono fare di tutto e fare la differenza».

Maggiore incidenza per le imprese guidate da donne è nei servizi alla persona: è il 40,2% delle imprese totale lombarde rosa, identico dato di Brescia, con la confezione di articoli di abbigliamento e servizi d’informazione e informatici a cui segue il manifatturiero (14,7%) e i servizi alle imprese (13,9%) con attività di supporto per le funzioni d’ufficio e altri servizi. Chiude la percentuale di imprese rosa a Brescia dedite alle costruzioni: l’1,9% del settore.
Per la presidente del Gruppo Donne Impresa Confartigianato Brescia Cristina Erbifogli: «Le imprenditrici rappresentano un patrimonio fondamentale per il nostro tessuto produttivo e devono essere incoraggiate e sostenute. Perché quella al femminile è una vitalità imprenditoriale che porta ricchezza, posti di lavoro e stabilità sociale. Per tutte loro Confartigianato Donne Impresa si è impegnata a tutti i livelli per far sì che anche le lavoratrici autonome potessero accedere ai benefici dello Stato previsti nell’ultima finanziaria: bonus baby sitter, contributo asili nido, bonus bebè e Confartigianato è in grado di aiutare le donne imprenditrici ad accedere a queste agevolazioni».

L’OPINIONE: Burocrazia, artigiani e commercialisti uniti nella lotta

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di Bortolo Agliardi – Nelle settimane scorse, i commercialisti italiani hanno indetto uno sciopero sorprendente per le motivazioni. Probabilmente per la prima volta nella storia, una categoria – i commercialisti, per l’appunto – proclamavano uno sciopero non per difendere interessi propri, ma quelli dei loro clienti, e in particolare gli artigiani e le piccole e medie imprese. Lo sciopero è poi rientrato per una serie di assicurazioni avute dal Governo che vedremo se verranno mantenute.

Ma è curiosa – amaramente curiosa – questa storia dei professionisti che minacciano un super-sciopero (avrebbe dovuto tenersi dal 26 febbraio al 6 marzo, così da bloccare le dichiarazioni Iva) per conto dei loro clienti. Che è mai accaduto? La storia potrebbe avere un semplice titolo: L’orco Burocratico. Perché di questo si tratta: di burocrazia, di adempimenti su adempimenti, di carte o di file, di controlli incrociati che non finiscono mai, di promesse – la Semplificazione tanto annunciata – e mai mantenute. Di più: non solo non mantenute, ma disattese; non solo la semplificazione non arriva ma arriva un supplemento, un’aggiunta di pratiche, di dati, di numeri da inviare. E questo naturalmente significa lavoro su lavoro (e questo credo potrebbe anche star bene ai commercialisti) e costi su costi (ma questo non sta bene alle aziende che devono pagare i commercialisti). Questo è il punto: i commercialisti, che ben sanno quanta burocrazia si devono sfangare per conto delle aziende, hanno minacciato uno sciopero perchè persino a loro (che pur avrebbe potuto beneficiare del super lavoro) la misura è parsa colma, eccessiva. E hanno detto basta. Capite l’enormità della cosa? Un gruppo di professionisti (praticamente tutti i commercialisti italiani) hanno minacciato di lasciar cadere la penna per salvaguardare i loro clienti, in particolare quelli più piccoli. Perchè questo è il punto: una grande azienda è strutturata di suo per fare queste pratiche, ma i più piccoli non lo sono, devono andare dal commercialista che se deve a sua volta aggiungere pratiche a pratiche si farà pagare di conseguenza.

Di cose che si sono sovrapposte a cose che dovevano essere rimosse ce ne sono tante. Un esempio, uno solo, fra i tanti. Sono stati tolti gli studi di settore. Benissimo: una pratica in meno, per gli artigiani e le piccole imprese qualcosa in meno da pagare al commercialista. Illusione: hanno inserito una norma tale per cui adesso ogni tre mesi va trasmesso al fisco l’elenco di clienti e fatture. E quindi: viene tolta una norma (gli studi di settore) ne vengono messe 12 (ogni 3 mesi un elenco per i clienti ed uno per le fatture moltiplicate per quattro trimestri…). Per le grandi imprese, come detto, magari non è la fine del mondo, per noi sono costi aggiuntivi.

Ripeto: è solo un esempio, ma che attesta una qual disinvoltura nel maneggiare queste cose, si decidono nuovi impegni ma bisognerebbe ben considerare che ogni nuovo impegno è un costo. Per non parlare, ma ne accenno di sfuggita, alla quasi tradizionale beffa di fine anno, quando vengono approvate a san Silvestro norme e decreti retroattivi. E’ una aberrazione, così non può andare, non si può sbandierare e parlare di semplificazione e poi, nella pratica, razzolare male. La gente, gli artigiani, sono stanchi. Come più volte abbiamo detto, il problema numero 1 non sono più le tasse (che pure dovrebbero essere più basse, intendiamoci: una pressione al 48% è quasi da record del mondo!), ma ormai è questo continuo stillicidio di nuovi adempimenti, di interpretazioni non facili, di assenza di certezze, di timore costante di sanzioni. Siamo stanchi, mi ripeto.

Chiudo con un altro esempio che magari non fa direttamente capo al fisco, ma che attesta una complicanza quasi incomprensibile nell’era digitale. Voi sapete che da qualche tempo ci si può dimettere solo per via telematica. Per dimettersi dal posto di lavoro avete due opzioni: o andate direttamente all’ispettorato del lavoro, al patronato o presso una organizzazione sindacale,  altrimenti dovete farlo via telematica previo possesso del codice pin Inps dispositivo e personale. Ora, dico io, nell’era 4.0 non è davvero possibile trovare una soluzione più facile, più immediata, più smart per usare un termine oggi di moda?

Tutte le novità della finanziaria spiegate a Lumezzane da Confartigianato

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Le legge finanziaria e il collegato fiscale spiegati agli artigiani sul territorio. La nuova contabilità “per cassa”, l’Iri – l’imposta sul reddito d’impresa. E poi l’addio agli studi di settore e i nuovi indici di affidabilità, la conferma del super ammortamento per l’acquisto di beni strumentali e l’introduzione dell’iper ammortamento, lo spesometro e tutta una serie di altri adempimenti. «La Legge di stabilità 2017 rappresenta una vera e propria rivoluzione fiscale per le aziende artigiane – come l’ha definita Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale.

Proprio per questo – continua Massetti – abbiamo organizzato questo tour sul territorio per fare il punto sulle principali novità della normativa e le opportunità e i rischi delle varie misure previste». In calendario l’ultimo incontro giovedì 9 marzo, ore 20:00 a Lumezzane, nella sede operativa della Croce Bianca di Via Madre Lucia Seneci. Ad illustrare le misure, oltre al presidente di Confartigianato Eugenio Massetti sarà presente il direttore e responsabile dell’Area Fiscale di Confartigianato Brescia Fulvio Tedoldi. L’incontro è a ingresso libero e gratuito. Per ulteriori informazioni contattare l’Ufficio Assistenza fiscale di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale al numero 030/3745265.

Rifiuti, Cna: basta richieste illegittime alle imprese

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Eleonora Rigotti, Cna

Troppe le differenze tra i diversi territori: Cna Brescia, anche con una comunicazione destinata ai sindaci, torna a chiedere che siano escluse dal calcolo della tariffa le aree dove vengono prodotti rifiuti speciali, nell’attesa del decreto di assimilazione che porrebbe fine alla duplicazione dei costi 

Nell’applicazione della Tari per le imprese serve uniformità, almeno a livello provinciale: è inaccettabile che il metodo di calcolo della tassa cambi da comune a comune. Nella gestione dei propri scarti, oggi le aziende sono costrette a far fronte ad una ingiustificata e dannosa duplicazione dei costi: in quanto produttrici di rifiuti speciali devono sostenere le spese per la loro raccolta e smaltimento, ma allo stesso tempo devono saldare la tassa comunale su quegli stessi rifiuti.

Ne è convinta la Cna di Brescia, che chiede che in tutti i regolamenti comunali vengano escluse dal calcolo per la definizione della tariffa della Tari le aree dove vengono prodotti in via continuativa e prevalente rifiuti speciali, per i quali le imprese già sostengono in proprio i costi di smaltimento.

Per questo Cna Brescia, per la seconda volta in due anni, si prepara ad inviare una comunicazione ai sindaci bresciani per chiedere che siano recepite le indicazioni della nota del Ministero dell’Economia che già nel 2014 aveva chiarito l’obbligo di «considerare intassabili le aree sulle quali si svolgono le lavorazioni industriali e artigianali poiché per loro natura sono generalmente produttive in via prevalente di rifiuti speciali» e che quindi venga «opportunamente aggiornato il regolamento di applicazione della Tari là dove necessario».

«Sulla Tari c’è una discrepanza tra normativa nazionale e locale – ricorda la presidente di Cna Brescia, Eleonora Rigotti -. La prima prevede che le aree che producono rifiuti speciali non assimilabili, per i quali le imprese già pagano lo smaltimento, non siano assoggettate alla Tari. Ma non tutti i comuni l’hanno recepita nei propri regolamenti». «Serve uniformità di applicazione della norma – invoca la presidente -, per non penalizzare ingiustamente alcune attività, che si trovano a pagare per due volte».

«Anche in questa partita Cna è vicina alle imprese» ribadisce la presidente Rigotti, ricordando che «l’associazione resta aperta al dialogo ed al confronto non solo con gli imprenditori, ma anche con le amministrazioni, al fine di giungere ad un sistema di gestione dei rifiuti che non penalizzi nessuno degli attori in esso coinvolti, sia pubblici che privati».

A livello nazionale, inoltre, Cna ha chiesto al Ministero dell’Ambiente di emanare il decreto di assimilazione previsto dal Codice ambientale e atteso da molti anni, con il quale determinare i criteri qualitativi e quantitativi per l’assimilazione dei rifiuti delle imprese a quelli delle famiglie. In assenza di tale decreto, i comuni hanno fatto un utilizzo improprio del principio di assimilazione, riportando quanto più possibile dentro la gestione pubblica i rifiuti speciali prodotti dalle imprese e applicando a questi la Tari. Così si è arrivati ad avere una situazione a macchia di leopardo, in cui i criteri di assimilabilità e le tariffe variano da comune a comune, a seconda dei regolamenti adottati.

 

Aib, Bonometti saluta i 108 nuovi associati del 2016

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Sono 108 le imprese che nel 2016 hanno scelto di associarsi ad AIB. Questo pomeriggio, il presidente Marco Bonometti ha accolto in sala Beretta gli imprenditori, dando loro il benvenuto nell’Associazione, che proprio nel 2017 festeggerà 120 anni di storia.

“Associazione Industriale Bresciana oggi rappresenta oltre 1.300 imprese, che danno lavoro a più di 65mila persone, generando ricavi per 24 miliardi di euro e un valore aggiunto pari a 5,7 miliardi. L’Associazione, che include il meglio di ciò che l’Italia produce, ha un ruolo di grande rilievo, sia per la sua capacità di rappresentare l’interesse delle imprese, sia per la qualità dei servizi che è in grado di offrire”, ha dichiarato il presidente di AIB, Marco Bonometti.

Insieme ai membri del Consiglio di Presidenza, il presidente Marco Bonometti ha poi illustrato la profonda riorganizzazione della struttura operativa di AIB, realizzata per rispondere con più efficacia ai bisogni e delle imprese, e ha passato in rassegna i numerosi servizi offerti agli associati: dalla consulenza su credito e finanza all’internazionalizzazione; dall’innovazione, con l’impegno a 360 gradi su Industria 4.0, allo sviluppo di progetti strategici per il territorio; dalla sburocratizzazione alle relazioni industriali e al welfare; dal centro studi alla comunicazione fino al supporto legale, fiscale e previdenziale e alla consulenza per le reti d’impresa, senza trascurare ambiente, sicurezza, energia ed education.

 

 

Confartigianato, Sarnico è presidente nazionale del settore legno

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Giovanni Battista Sarnico è il nuovo presidente della Federazione “Legno Arredo” di Confartigianato Imprese. Sarnico, 46 anni, bresciano, sindaco di Ospitaletto, imprenditore nel settore dei serramenti in legno, è stato eletto dai presidenti dei Gruppi di Mestiere facenti parte della Federazione di Confartigianato. Sarnico, che succede al biellese Samuele Broglio, avrà l’importante compito di rappresentare le imprese della filiera del legno di Confartigianato, con l’obiettivo di valorizzare i diversi settori, di rafforzare il collegamento con i territori e di presidiare tutti gli ambiti in cui è coinvolta la Federazione. Il nuovo Consiglio direttivo è composto da Andrea Fantini (Friuli-Venezia Giulia), Tullio Polo (Trento), Bruno Mazzariol (Veneto), Leonardo Fabbroni (Toscana).

Per il neo presidente Sarnico: «Un ringraziamento particolare al predecessore Samuele Broglio per il grande lavoro svolto nei suoi mandati come consigliere prima e come presidente poi e a tutta la Confartigianato per il sostegno. Il nuovo Direttivo ha voluto esprimere la sua stima a Broglio conferendogli i mandati per rappresentare Confartigianato Legno presso i tavoli di normazione internazionali in virtù della sua riconosciuta rara competenza e conoscenza della materia.

Soddisfazione espressa dal presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti: «Un ottimo risultato, che conferma la grande considerazione che gode Confartigianato Brescia a livello nazionale nel campo del lavoro e dell’operato di Confartigianato in rappresentanza dell’impresa.  Mobili e complementi d’arredo made in Italy entrano nelle case di tutti noi, sono protagonisti della storia del design, impreziosiscono le abitazioni, gli edifici pubblici e privati e sono il segno apprezzati per stile in tutto il mondo. Insieme al cibo e alla moda, sono i prodotti che tengono alta la bandiera della nostra manifattura sui mercati internazionali. Merito della cura meticolosa, del gusto, della creatività che gli artigiani incorporano nei capolavori dell’arredamento italiano».

«La federazione di categoria alla quale appartengo – aggiunge Sarnico – è stata costituita allo scopo di tutelare e promuovere gli interessi specifici dell’intero comparto artigiano del legno e dell’arredo. Per rappresentare al meglio gli associati curerò ancor più i rapporti con gli enti pubblici e privati, parteciperò ai tavoli di consultazione, alle commissioni ed alle riunioni tecniche sia nazionali che regionali. Ma seguirò soprattutto le attività finalizzate allo sviluppo del settore e alla crescita delle imprese che rappresento in particolare nel nostro territorio. Tra gli indirizzi di mandato c’è la volontà di mettere in evidenza il valore formativo ampliando il più possibile la collaborazione fra la scuola e il mondo imprenditoriale nella consapevolezza che solo preparando e formando le giovani generazioni alla cultura dei mestieri potrà esserci un futuro sostenibile per le lavorazioni artigiane di qualità» ha concluso il neo presidente nazionale della categoria Giovanni Battista Sarnico.

Credito alle aziende bresciane in calo del 5,9%. Massetti: invertire la rotta

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Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

Erogazione di credito bancario ancora in calo nel 2016 per le piccole imprese della provincia di Brescia, come per quelle del resto della Lombardia. E a risentirne di più sono soprattutto i “piccoli” dell’artigianato. Più facile ottenerlo per le grandi imprese, sempre meno per le piccole. Così nel 2016 i soldi prestati alle imprese artigiane della provincia di Brescia sono diminuiti ulteriormente del 5,9% rispetto all’anno precedente. A livello regionale il dato si attesta a -4,9% e va peggio di Brescia solo a Como (-6,4%) e a Pavia (-6%). Lo rileva uno studio realizzato dall’Osservatorio di Confartigianato nel quale si evidenzia come a Brescia, ma non solo, il credito sia in continua diminuzione ormai dal 2014 con la punta negativa proprio nel settembre 2016.

«In provincia di Brescia le imprese artigiane sono oltre 35mila e costituiscono il vero tessuto produttivo del nostro territorio, eppure il denaro per i piccoli imprenditori continua ad essere scarso e costoso. Si bloccano così sviluppo e investimenti, rallentando ulteriormente un sistema produttivo già segnato dalla crisi e che fatica a recuperare il terreno perduto» commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti. E non solo alle piccole imprese arrivano meno prestiti, ma anche a costi superiori: in Lombardia il tasso medio per le grandi aziende è del 4,11%, mentre per le attività artigiane è del 7,4%. in ogni caso a fine settembre lo stock di credito dedicato agli artigiani di Brescia ammontava a 1.851 milioni di euro (ovvero il 5,8% del totale del credito erogato sul totale delle imprese), in calo di 116 milioni di euro (-5,9% in un anno) e assorbendo a livello territoriale, questo sì dato d’orgoglio, ben il 19,6% dei prestiti totali dell’artigianato lombardo. A livello nazionale, a novembre 2016, i prestiti alle imprese medio-grandi risultavano in aumento del 0,4% mentre i prestiti alle imprese con meno di 20 dipendenti in flessione del 2% e per quelle fino a 5 addetti in calo dell’1%. In Italia, negli ultimi 5 anni (settembre 2011-settembre 2016) i prestiti all’artigianato si sono ridotti complessivamente di un quarto (-24,8%), pari a 14,1 miliardi di euro in meno, calo quasi doppio rispetto a quello del totale delle imprese (-13,9%).

«Bisogna credere di più nell’artigianato e nel valore che genera. Invertire la rotta e farlo con i fatti. Sappiamo che il credito è il carburante indispensabile per un’impresa e per questo motivo, grazie alla nostra cooperativa artigiana di Garanzia e al consorzio regionale Confidi Systema ci poniamo come autorevoli mediatori fra gli imprenditori e le banche facilitando l’accesso al credito e ottenendo tassi e condizioni vantaggiose per i nostri associati. Anche le banche diano più attenzione alle piccole imprese artigiane, per le quali le sofferenze sono calate e che nel lungo periodo danno un ritorno superiore» conclude il presidente Massetti.

Aumenti positivi per fatturato e ordini, Api Brescia conferma i dati Istat

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Secondo quanto spiega oggi l’Istat in una nota «a dicembre, rispetto al mese precedente, nell’industria si rileva un aumento significativo sia del fatturato (+2,6%), sia degli ordinativi (+2,8%). Per entrambi gli indicatori questo rappresenta il terzo incremento mensile consecutivo, il quale porta la crescita congiunturale del quarto trimestre all’1,7% per ambedue le variabili». L’incremento del fatturato, sottolinea l’Istat, è molto più ampio sul mercato estero rispetto a quanto rilevato sul mercato interno.

«I dati diffusi – scrive in una nota Apindusria – rispecchiano le ultime rilevazioni fatte dal Centro Studi Apindustria, secondo le quali l’analisi congiunturale dell’ultimo trimestre dell’anno evidenzia un fatturato in crescita per sei imprese bresciane su dieci, per un quarto delle quali in modo decisamente significativo, e degli ordinativi per oltre la metà dei rispondenti al campione. In linea con quanto osservato dall’Istat anche l’ottimismo che si registra nel settore metalmeccanico. «Le nostre imprese bresciane – spiega il Centro studi Apindustria – vivono nell’ultimo trimestre dell’anno una fase sicuramente positiva, con dati in crescita nel fatturato (72% dei rispondenti) e negli ordini (61%)».

«I dati positivi diffusi dall’Istat e confermati dall’analisi del nostro Centro Studi erano attesi ma non bisogna abbassare la guardia – afferma il presidente di Apindustria Brescia Douglas Sivieri -, come rilevato peraltro dalla fotografia semestrale fatta nei giorni scorsi dalla Commissione europea, secondo la quale in Italia i livelli di innovazione continuano a essere sotto la media europea, così come continuano a mancare adeguate professionalità e permane una pubblica amministrazione inefficiente. In questo senso, lo stesso positivo Piano Industria 4.0 voluto dal Governo rischia di produrre risultati deludenti se non accompagnato da riforme strutturali in tutti gli ambiti».

Economia circolare, una grande opportunità

in Api/Associazioni di categoria/Economia/Eventi by
Il tavolo dei relatori al convegno di Apindustria - www.brescia2.it

Un terzo delle piccole e medie imprese italiane già oggi si sta muovendo in alcuni ambiti dell’economia circolare. Numeri significativi, che danno l’idea di un processo di profonda trasformazione in atto, come è stato ricordato oggi nel convegno «L’economia circolare: nuova frontiera per le PMI» promosso da Apindustria nella sede di via Lippi 30.

«Un’opportunità formativa che abbiamo offerto alle imprese, associate o meno – ha affermato il presidente Douglas Sivieri -, convinti dell’importanza dell’argomento e del fatto che l’economia circolare presuppone un cambio culturale nel modo di fare impresa e possa offrire anche un’opportunità di crescita». «L’economia circolare è qualcosa di diverso rispetto a quanto fatto finora – ha spiegato Marco Frey, direttore dell’Istituto di Management della Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna di Pisa -. Se fino a ieri eravamo in una situazione del tipo “materia prima-produzione-scarto”, nell’economia circolare si deve chiudere il cerchio». La logica di fondo è quindi trovare il modo per riutilizzare le risorse e i materiali. Questo non significa che ogni singola impresa debba essere a «ciclo chiuso» ma – e questo vale soprattutto per le PMI – è importante ragionare in ottica di sistema. Molti lo stanno già facendo: secondo il rapporto Green Italy di Symbola e una ricerca per conto del Conai sono oltre un terzo le piccole e medie imprese «che si stanno muovendo in alcuni ambiti dell’economia circolare». «E non casualmente – ha sottolineato il docente – sono anche le imprese che hanno le migliori performance, migliore capacità innovativa e maggiore vocazione all’export».

Intrecci tra economia circolare e «Industry 4.0», altro grande tema che attraversa le profonde trasformazioni produttive in atto? «Sicuramente – ha osservato Frey -: di sicuro di legami ve ne sono parecchi nel rispondere alla grande questione del miglioramento dell’efficienza produttiva, ma se ne trovano anche in molti ambiti specifici, come possono essere quelli delle stampanti 3D». Settori di nicchia magari, ma nei quali il piglio italiano ha una lunga storia.

«In tema di economia circolare l’amministrazione comunale sta applicando in modo puntuale i principi dettati dalle direttive europee – ha affermato l’assessore all’Ambiente del Comune di Brescia Gianluigi Fondra, intervenuto illustrando in modo dettagliato il nuovo sistema di raccolta differenziata, i dati aggiornati legati al servizio e la collaborazione in atto con imprese e cittadini con l’obiettivo di arrivare al 50% di riciclo –. La città si sta impegnando per essere considerata a pieno titolo in linea con l’Europa».

Infine due testimonianze di economia circolare in chiave bresciana: il ciclo dei rifiuti, spiegato dal responsabile Impianti di A2A Lorenzo Zaniboni, e «le opportunità della gestione ambientale d’impresa» descritte da Massimo Bani di Nord Zinc, società con sede a San Gervasio Bresciano.

 

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