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Metalmeccanica, a Brescia 1° trimestre positivo, nonostante la guerra

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L’attività produttiva delle imprese metalmeccaniche bresciane ha registrato nel 1° trimestre del 2022 una nuova crescita, nonostante le forti tensioni geopolitiche innescate dal conflitto tra Russia e Ucraina, che hanno portato a un’ulteriore risalita delle quotazioni delle materie prime industriali ed energetiche utilizzate nei processi produttivi. Nel dettaglio, l’attività ha evidenziato un +12,3% per il comparto meccanico rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno (tendenziale) e un +8,4% per quello metallurgico. La dinamica nei confronti del trimestre precedente (congiunturale) evidenzia, rispettivamente, un +3,4% e un +4,3%.

A evidenziarlo è la più recente edizione dell’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia su un panel di aziende associate.

L’andamento della metalmeccanica bresciana è stato affrontato, nella giornata di ieri, anche durante il quarto appuntamento del progetto “Sette Ottavi”, che ha visto incontrarsi alla Cascina San Giovanni di Puegnago del Garda gli imprenditori del Settore Meccanica con i colleghi, associati e non, della Zona Valsabbia – Lago di Garda. All’appuntamento sono intervenuti Franco Gussalli Beretta (Presidente Confindustria Brescia), Francesco Franceschetti (Vice presidente Confindustria Brescia con delega a Zone e Settori), Gabriella Pasotti (Presidente Settore Meccanica Confindustria Brescia), Alessandro Ferrari (Coordinatore di zona Valsabbia-Lago di Garda Confindustria Brescia), Carlo Grazioli (Vice presidente Gruppo Giovani Imprenditori Confindustria Brescia), Alberto Albertini (Antares Vision), Alvise Mori (Mori 2A) e Filippo Schittone (Direttore Confindustria Brescia).

L’evoluzione positiva dell’attività produttiva continua a nascondere alcune serie problematiche per quanto riguarda gli approvvigionamenti delle materie prime e dei semilavorati utilizzati nei processi produttivi. Tra gennaio e marzo 2022 ben il 43% delle realtà meccaniche e il 14% di quelle metallurgiche ha indicato la “scarsità di materie prime e semilavorati” come il principale fattore che limita la produzione. Come già evidenziato in altre occasioni, si tratta di un radicale cambio di scenario rispetto a quanto rilevato nel 3° trimestre del 2020, quando tale problema non era indicata da nessuna azienda meccanica e solamente dal 6% di quelle metallurgiche, in un contesto, ancora viziato dal lockdown dei mesi precedenti, in cui la domanda insufficiente era trasversalmente riconosciuta come il più importante ostacolo allo sviluppo del business.

Tali problematiche stanno provocando serie conseguenze sui costi di acquisto dei materiali. Dal 3° trimestre del 2020 al 1° trimestre del 2022, le imprese bresciane attive nella meccanica hanno dichiarato incrementi nei costi di acquisto nell’ordine del 112%, quelle nella metallurgia rincari pari all’85%. Di fronte a tali dinamiche, le aziende hanno risposto con incrementi dei prezzi di vendita pari rispettivamente al 17% e al 63%. Ciò sta a significare che gli operatori della metalmeccanica bresciana hanno solo in parte trasferito sui prezzi applicati ai clienti gli extra-costi subiti nella fase di approvvigionamento. Ne consegue una riduzione della marginalità industriale, che rischia di muoversi in direzione opposta a quella dei fatturati, che invece hanno superato abbondantemente i livelli del 2019. 

“I risultati positivi segnati dalla metalmeccanica nei primi mesi dell’anno vanno necessariamente contestualizzati alla luce degli ormai noti rincari delle materie prime industriali ed energetiche – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di Confindustria Brescia –. A questo, per la meccanica bresciana si aggiunge il nodo sul futuro dell’automotive, che al momento appare ancora incerto, anche alla luce delle decisioni prese dall’Unione Europea sulle auto diesel e benzina. Nelle scorse settimane abbiamo proposto un’apposita tavola rotonda sul tema, consapevoli di come le scelte per i prossimi anni vadano necessariamente legate al concetto di neutralità tecnologica: c’è in ballo il futuro di un’intera filiera, che a Brescia dà lavoro a circa 18mila dipendenti.”

“Pur in una situazione di generali rincari, ormai conosciuta, le materie prime sono in una fase di riassestamento dei prezzi. L’alluminio, dopo i massimi di marzo 2022 con picchi intorno a 4000 $/t, si è riportato intorno ai 2.800 $/t. Il rame invece rimane sostenuto a un livello appena inferiore ai 10.000 $/t, seguito dal nickel che, dopo i picchi di marzo 2022, rimane comunque in tensione a livelli appena sotto i 30.000 $/T – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, Presidente del Settore Siderurgia, Metallurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. Per quanto riguarda i prodotti siderurgici, stiamo vedendo da qualche settimana un calo delle quotazioni di rottame, ghisa e billette, che porta a una discesa delle quotazioni degli acciai comuni da costruzione e da carpenteria. Il rallentamento dei prezzi delle materie prime ha contribuito ad una parziale riduzione dei costi di produzione: solo parziale perché i costi energetici sino ad ora non danno segnali di calo. Intanto, i principali commercianti e utilizzatori di acciai stanno rallentando gli acquisti anche a fronte di una domanda finale che rimane sostenuta, in modo da ridurre lo stock di materie prime nei loro magazzini. Siamo comunque di fronte a problemi di natura macroeconomica. Ieri è stato approvato il pacchetto Fit for 55, che mette al bando le auto con propulsione endotermica: si tratta di un vero disastro dal punto di vista economico per il comparto sidermeccanico italiano e bresciano. Una quantità enorme di imprese nella fusione di alluminio, ghisa, acciaio e nelle lavorazioni meccaniche degli stessi, saranno toccate da questo regolamento. Il rischio è che centinaia di aziende paghino un prezzo altissimo, e che centinaia di migliaia di lavoratori perdano il lavoro per questa decisione.”

Persistono i segnali di sgonfiamento del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni nei settori metalmeccanici. Le ore autorizzate nei primi quattro mesi del 2022 sono diminuite del 69% rispetto allo stesso periodo del 2021, passando da 10,3 a 3,2 milioni. In particolare, la componente ordinaria è calata del 79% (da 5,6 a 1,2 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha subito una flessione del 56% (da 4,7 a 2,1 milioni di ore). Tuttavia, il confronto con il 2019 mostra una crescita del 215%, sintesi di un +632% della CIGO e di un +138% della CIGS. Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 2.100, contro le oltre 13 mila del 2020 e le settecento del 2019.

In base alle opinioni fornite dagli operatori intervistati, le prospettive a breve termine del settore metalmeccanico bresciano sono tutto sommato positive, sebbene suggeriscano un ulteriore rallentamento rispetto agli scorsi trimestri. I maggiori elementi di incertezza riguardano, fra l’altro, l’evoluzione del conflitto nell’ex Unione Sovietica, la frenata della Cina (colpita da nuove restrizioni volte a contenere l’evoluzione della pandemia), l’inflazione galoppante, la capacità del sistema economico di reggere anche nel prossimo futuro il “caro-energia”, che verosimilmente è destinato a perdurare per tutto il 2022.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la seconda provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino). Con quasi 105 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (17 mila addetti) e i prodotti in metallo (39 mila addetti), è al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila addetti) e in sesta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco meno di 9 mila addetti).

Lavoro in somministrazione: nel primo trimestre +22%

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Secondo i dati forniti dalle Agenzie per il Lavoro, nel 1° trimestre 2022 la domanda di lavoratori in somministrazione ha registrato una nuova crescita (+22% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno), che va a consolidare l’evoluzione sperimentata nell’ultimo periodo del 2021 (+23%).

A evidenziarlo – come riporta Brescia news – sono i dati forniti dalle Agenzie per il Lavoro, aderenti all’Osservatorio Confindustria Brescia – Agenzie per il lavoro, curato dal Centro Studi di Confindustria Brescia.

La positiva evoluzione nei primi tre mesi del 2022 appare coerente con la generalizzata ripresa dell’attività produttiva sperimentata in questi mesi e conferma l’inversione di tendenza dopo la fase emergenziale che ha caratterizzato tutto il 2020.

“Se, da un lato, la crescita del lavoro in somministrazione nel 1° trimestre conferma le sensazioni già emerse nel periodo precedente, con il consolidamento di una ripresa generalizzata – commenta Roberto Zini, Vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Welfare e Relazioni Industriali –, dall’altro non dobbiamo dimenticare alcune incognite in atto a livello mondiale, come quelle geopolitiche. Inoltre, la forte richiesta di tecnici conferma ancora una volta quelle che sono le prerogative della nostra provincia, già emerse in una recente indagine sul mismatch lavorativo condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia. Su questo aspetto, dobbiamo continuare a insistere.”

L’aumento rilevato nel 1° trimestre del 2022 interessa quasi tutte le categorie professionali, ed è trainato, in particolare, dagli addetti al commercio (+132%), le cui richieste più che raddoppiano rispetto ai primi mesi del 2021, quando era parzialmente in atto un secondo lockdown. I tecnici (+68%), gli impiegati esecutivi (+46%) e i conduttori d’impianti (+28%) registrano degli incrementi al di sopra del valore medio. Relativamente più contenuta la crescita degli operai specializzati (+18%), mentre il personale non qualificato si caratterizza per un forte ridimensionamento delle richieste (-27%).

Con riferimento alle difficoltà di reperimento dei lavoratori in somministrazione, non si segnalano tensioni particolari, a eccezione, in particolare, di alcuni profili appartenenti ai tecnici (tecnici in campo ingegneristico, tecnici informatici, tecnici della produzione e i tecnici della gestione dei processi produttivi), agli addetti al commercio (esercenti di attività di ristorazione nei mercati e sugli addetti fast food), agli operai specializzati (fonditori, saldatori, montatori, manutentori, specializzati meccanica di precisione) e ai conduttori d’impianti (operatori robot industriali e per gli addetti macchine lavorazioni metalliche).

Confindustria Brescia, premiati oggi i 22 nuovi Mestri del lavoro: ecco chi sono

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Si sono tenute questa mattina, nella Sala Beretta di Confindustria Brescia, le premiazioni dei 22 nuovi Maestri del lavoro bresciani per il 2022, insigniti lo scorso 1° maggio con la “Stella al merito”. Alla cerimonia hanno preso parte Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia, Luciano Prandelli, Console della Federazione Maestri del lavoro, Roberto Romillo, Direttore ad interim dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Brescia, e Filippo Schittone, Direttore generale di Confindustria Brescia.

L’onorificenza è rivolta ai lavoratori dipendenti ancora in servizio o già pensionati e premia in particolare i collaboratori che hanno saputo contribuire, con meriti particolari, alla crescita e allo sviluppo dell’impresa.

“Le stelle al merito rappresentano una colonna portante del mondo lavorativo bresciano e italiano – il commento di Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia –; una ricorrenza che celebra tutti coloro che hanno dedicato tempo ed esperienza alle proprie aziende. Il capitale umano, voglio ricordarlo ancor una volta, rappresenta un asset fondamentale per tutte le nostre imprese”.

Di seguito l’elenco dei 22 Maestri del lavoro: Geltrude Delaidelli (Albertani Corporates spa), Margherita Cocchi (Albertani Corporates spa), Giancarlo Apollonio (Arven srl), Bortolino Ferrari (Bontempi Vibo spa), Alessandro Fontana (Camfart srl), Attilio Ghirardelli (Camfart srl), Fulvio Saviori (Camfart srl), Fiorenzo Giorgi (Comisa spa), Gilberto Benini (Cromodora Wheels spa), Sergio Lazzarini (Estalia Performance Coatings spa), Gianni Manenti (F.M.B. srl), Monica Morandi (F.M.B. srl), Lorenzo Castiglioni (Fabbrica d’Armi Pietro Beretta spa), Umberto Arrighini (Fabbrica d’Armi Pietro Beretta spa), Paolo Maraggi (Feralpi Siderurgica spa), Giovanna di Dio Zullo (Leonardo spa), Rifet Durmic (Magic Sfea srl), Enzo Alagna (Officine Meccaniche Rezzatesi srl), Gianfranco Gamba (Officine Meccaniche Rezzatesi srl), Fiorenzo Bazzoli (Stori B & C srl), Fabio Faustini (Streparava spa) e Claudio Altemani (Vezzola spa).

Confindustria, ecco le classi premiate con Eureka!

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Sono oltre 400 gli alunni (di 24 classi complessive) che hanno partecipato alla decima edizione di “Eureka! Funziona!”, progetto di orientamento ed educazione all’imprenditorialità promosso da Federmeccanica, in accordo con il MIUR, attraverso le territoriali di Confindustria e destinato ai bambini del terzo, quarto e quinto anno della scuola elementare.

Le premiazioni si sono tenute questa mattina nella nuova sede di via Garzetta dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; all’incontro sono intervenuti Elisa Torchiani, Vice Presidente Area Education e Capitale Umano Confindustria Brescia. Laura Galliera, Responsabile Area Education e Capitale Umano Confindustria Brescia, Giovanni Panzeri, Direttore Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, Stefania Pagliara, Docente di Fisica Sperimentale – Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, Federico Andreoletti, Docente di Fisica e rappresentante Associazione per l’Insegnamento della Fisica (AIF), Giuseppe Bonelli, Direttore Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia, Fabio Capra, Assessore alle Risorse dell’Ente e alla Pubblica Istruzione Comune di Brescia e Gabriella Pasotti, Presidente Settore Meccanica Confindustria Brescia.

In particolare, nell’edizione 2021/22 sono state 12 le classi premiate da tutta la provincia, con 52 alunni e 11 docenti coinvolti:

  • Per le classi terzeVINCITORE – IC 1 Palazzolo sull’Oglio – Primaria Bianchini di San Pancrazio (“Camion D.I.B.”); PREMIATI – IC Kennedy Ovest 3 – Primaria Montale di Brescia (“Spazial il robot”), IC Orzinuovi – Primaria Villachiara di Orzinuovi (“Furgone”).
  • Per le classi quarteVINCITORE – IC Kennedy Ovest 3 – Primaria Montale di Brescia (“K2 l’elicottero viaggiante”); PREMIATI – Little England Bilingual School di Brescia (“Borche”) e IC Palazzolo sull’Oglio – Primaria Don Milani di Palazzolo sull’Oglio (“Monopattino”).
  • Per le classi quinteVINCITORE – IC 1 Palazzolo sull’Oglio – Primaria Don Milani di Palazzolo sull’Oglio (“Porta l’acqua al tuo mulino”); PREMIATI – Little England Bilingual School di Brescia (“Frecciarchi”), IC Orzinuovi – Primaria Villachiara di Orzinuovi (“Hit the flower basket”), IC 1 Palazzolo sull’Oglio – Primaria di Sacro Cuore di Palazzolo sull’Oglio (“Balestra”), IC Passirano – Primaria Valloncini di Passirano (“Il gelato pazzo”) e IC 1 Palazzolo sull’Oglio – Primaria Bianchini di San Pancrazio (“Ruota panoramica fortunata”).

“La proposta alle scuole di un progetto come Eureka! Funziona!, giunto oggi alla sua decima edizione, nasce dalla volontà di far provare ogni giorno, agli alunni, quello che noi imprenditori sperimentiamo in azienda, quando ci troviamo, con i nostri collaboratori, a sperimentare un nuovo prodotto – commenta Elisa Torchiani, Vice Presidente di Confindustria Brescia con delega a Education e Capitale Umano –. In questo senso, lavorare in gruppo e ascoltare le idee degli altri è fondamentale, così come sviluppare capacità relazionali. Un motivo in più per continuare a proporre questa iniziativa nei prossimi anni, anche in considerazione dell’importante risposta partecipativa riscontrata anche quest’anno.”

Anche in questa edizione, “Eureka! Funziona!” si è svolto come una gara di costruzioni tecnologiche, nella quale i bambini hanno avuto il compito di ideare, progettare e costruire un giocattolo a partire da un kit sulla meccanica fornito da Federmeccanica. Gli alunni partecipanti sono stati divisi in gruppi, in modo da avvicinare gli allievi al saper fare, orientare alla cultura tecnica e scientifica, promuovere la parità di genere e l’approccio multidisciplinare.

I diversi progetti realizzati sono stati quindi valutati da parte di una giuria deputata a scegliere il giocattolo maggiormente innovativo, sulla base di una scheda di valutazione ad hoc, composta da Gabriella Pasotti, Presidente Settore Meccanica di Confindustria Brescia, Stefania Pagliara, Docente di Fisica Sperimentale all’Università Cattolica, Federico Andreoletti, rappresentante AIF, Patrizia Bonaglia, rappresentante UST – Ufficio Scolastico Territoriale, Giuseppe Moreschi, imprenditore DGS srl e Loris Garau, imprenditore Dexanet srl.

Costituita nella sede di Confindustria Brescia la nuova rete d’impresa IOBO 2.0

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È stato sottoscritto ieri – nella sede di Confindustria Brescia, alla presenza del notaio Francesco Trapani – il contratto che sancisce la nascita della rete d’impresa IOBO 2.0.

Alla rete aderiscono quattro imprese associate a Confindustria Brescia – Fasternet (presente l’AD Giancarlo Turati), Gulliver (presente l’AD Giuseppe Capoferri), RJ45 (presente il presidente Daniele Gazzorelli) e Scao (presenti il presidente Andrea Venturini e il direttore generale Nicola Mondinelli) – e due aziende bresciane, la Be2net (presente l’AD Davide Sangiorgi) e la Ipre (presente l’Amministratore Unico, Mauro Nesti).

La Rete nasce con il patrocinio di Innexhub e CSMT, oltre che con il supporto di Confindustria Brescia e di RetImpresa, che hanno seguito le imprese coinvolte nelle fasi relative al progetto di rete e alla predisposizione del contratto. Alla sottoscrizione era presente anche Filippo Schittone, Direttore di Confindustria Brescia.

Con il contratto le imprese aderenti – attive nel ramo della digitalizzazione e dei servizi – si prefiggono una serie di obiettivi strategici e linee d’azione:

·         sviluppare servizi, prodotti, soluzioni e tecnologie per accompagnare le imprese in un percorso di digitalizzazione e per attuare le linee guida derivanti dall’adozione di tecnologie e processi 4.0;

·         progettare attività di digitalizzazione, informatizzazione, servizi alle imprese e iniziative innovative di formazione;

·         condividere le competenze nei singoli ambiti d’esercizio delle aziende aderenti;

·         condividere la rete commerciale;

·         sviluppare e coordinare progetti comuni, ampliando la capacità di erogazione dei servizi delle singole società aderenti;

·         diffondere il marchio di rete come elemento caratterizzante della mission delle società aderenti;

·         aumentare la copertura territoriale e i segmenti di mercato;

·         esplorare la fattibilità di inserimento delle aziende nei mercati esteri;

·         individuare le migliori sinergie possibili con l’obiettivo di ottenere un’ottimizzazione delle risorse e degli skill professionali tra le aziende aderenti.

Iobo 2.0 rappresenta la naturale evoluzione della precedente intesa che ha permesso la realizzazione di importanti progetti di digitalizzazione sul territorio, e da cui sono nati obiettivi ancor più sfidanti ora in capo alla nuova realtà. Alla rete hanno già aderito importanti partner che con le loro competenze ed esperienze consentiranno di raggiungere risultati di rilievo per la rete, le aziende, il territorio.

Lo strumento delle reti d’impresa ormai è entrato definitivamente nelle modalità aggregative delle aziende italiane, basti pensare che ad oggi le reti d’impresa registrate sono più di 7800 per un totale di oltre 45.000 imprese coinvolte – il commento del presidente di Iobo 2.0, Giancarlo Turati –. IOBO, giunta alla versione 2.0, è una rete d’impresa che prima di tutto aggrega visione e valori d’impresa condivisi e vissuti con intensità dalle aziende che ne fanno parte. Siamo riusciti a costituire un modello di ecosistema che si fonda sul concetto di “dare, ricevere, restituire” graduando la partecipazione alla rete, ovviamente orientata a obiettivi di business concreti e sfidanti, tra aziende “fondatrici” e membri a tutti gli effetti ed una quindicina di imprese “partner” che, pur condividendo e sottoscrivendo il codice etico della rete, preferiscono per ora collaborare esternamente facendo una specie di tirocinio propedeutico all’ingresso in rete. Sono assolutamente convinto che saremo in grado di dare profondo valore alle nostre imprese ed essere un punto di riferimento strutturato nel panorama delle imprese innovative nella sfida digitale.”  

LE IMPRESE ADERENTI

FASTERNET
Progetta e realizza soluzioni in ambito Cybersecurity, Infrastructure, Networking e Collaboration. Indirizza la Digital Trasformation dei propri clienti, avendo come focus prioritario la sicurezza dei dati, la continuità operativa e la consapevolezza dei collaboratori secondo l’approccio olistico D-ARCH.

GULLIVER
Azienda nata nel 2000, con sede in via Orzinuovi a Brescia, con un organico di giovanissimi realizza App e progetti innovativi ad alto contenuto tecnologico per le aziende e il mercato consumer. Lavora a livello nazionale ed ora ha sede anche in Europa.

SCAO
Digital Company specializzata nella digitalizzazione del settore manifatturiero, che sviluppa soluzioni innovative per la Smart Factory, Industry 4.0 ed Erp gestionali per le PMI di tutta Italia.

IPRE
Azienda attiva nel settore della consulenza su progetti di big-data, mobilità, intelligenza artificiale a supporto delle aziende nelle complesse strategie di mercato e nella creazione di nuovi prodotti innovativi.

BE2NET
Startup innovativa nata dalla precedente esperienza di rete IOBO con l’obiettivo di sviluppare e commercializzare prodotti digitali ad alto contenuto tecnologico.

RJ45
Impresa sociale che facilita lo sviluppo di reti tra mondo profit e non profit con il fine principale di offrire alle aziende servizi utili alla loro crescita aumentando le opportunità lavorative per persone con disabilità.

Confindustria: allarme per gli effetti della guerra, imprese a rischio chiusura

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Si è svolto giovedì mattina un Consiglio di Presidenza straordinario di Confindustria Lombardia. Unico punto all’ordine del giorno le ripercussioni sulle imprese del conflitto russo-ucraino e le conseguenti sanzioni economiche. I vertici dell’industria lombarda, nell’esprimere unanimemente grande preoccupazione per l’evoluzione del conflitto, hanno lanciato un grido d’allarme sull’impatto che la guerra potrà avere sulla ripresa dell’economia della regione. Se chiudono le imprese chiude il Paese.

Il Consiglio di Presidenza di Confindustria Lombardia esorta la politica e le istituzioni, a livello nazionale ed europeo, a lavorare per la pace e ad agire bene e in fretta per evitare che a pagare il conflitto siano le imprese e i cittadini, già duramente colpiti da due anni di emergenza. A seguito della crisi sanitaria, le imprese stanno affrontando costi di approvvigionamento delle materie prime sui mercati non paragonabili con il pre-pandemia.

Con la crisi energetica, cominciata molti mesi prima della guerra in Ucraina, le imprese stanno pagando a caro prezzo le politiche energetiche europee oggi rivelatesi controproducenti.

L’attuale situazione internazionale sta imponendo nuove criticità insostenibili per le aziende: Russia e Ucraina rappresentano per le realtà industriali lombarde importanti fornitori di rottami ferrosi, nickel, antracite, ghisa, alcune ferroleghe e altro ancora.

Il quadro sanzionatorio sta rallentando o interrompendo le supply chain di diverse filiere produttive e a pagarne le conseguenze sono in particolare le piccole e medie imprese: le produzioni, ad esempio, del settore moda già realizzate per il mercato russo oggi giacciono in magazzino, non riutilizzabili, andando ad appesantire la situazione finanziaria delle aziende.

Il caro energia, poi, sta mettendo in ginocchio le imprese. In questo scenario, gli inviti a ridurre i consumi rivolti dalle istituzioni europee e italiane sono inconciliabili con i livelli e le esigenze di produzione dell’industria lombarda: a questi livelli di costo una rilevante parte delle imprese lombarde è a rischio chiusura.

Serve un immediato tetto al prezzo del gas a livello nazionale e un taglio deciso di tutte le imposte indirette sui carburanti oltre ad una operazione trasparenza sui contratti in essere di approvvigionamento gas.

Tutto ciò che si lascerà di intentato sulla riduzione del prezzo del gas e dell’energia, anche a livello fiscale, verrà poi pagato con gli interessi in termini di cassa integrazione e chiusure aziendali. E’ finito il tempo delle parole e delle riflessioni. E’ il tempo di prendere scelte immediate, seppur rischiose, piuttosto che aspettare soluzioni migliori ma tardive, quando le aziende avranno già chiuso.

Gli industriali lombardi chiedono alle istituzioni europee e al governo italiano di affrontare immediatamente questo tsunami, evidenziando la necessità di una politica industriale europea, aggiornata alla luce dei cambiamenti in atto, che accompagni la transizione di interi settori e filiere.

Tempi di guerra comportano scelte da economia di guerra. E’ auspicabile che a livello europeo le scelte siano ponderate e condivise con gli attori coinvolti e che i governi europei convergano verso un quadro favorevole al fare impresa dando, per quanto possibile nell’attuale congiuntura, certezze agli imprenditori.

In questo quadro, il rischio di perdere i benefici del PNRR è quanto mai reale: bisogna agire affinché tutte le missioni individuate nel PNRR vengano esentate dai sovra costi legati ai rincari di energia e materie prime.

Forte preoccupazione, infine, in merito all’aumento delle richieste di Cassa integrazione modulate sulle chiusure temporanee: se questa sarà la nuova normalità delle imprese, è auspicabile l’introduzione di una normativa che offra maggiore flessibilità e semplificazione nell’uso della Cig sul modello della Cassa Covid del 2020.

Hanno partecipato al Consiglio di Presidenza: Francesco Buzzella, Presidente Confindustria Lombardia, Stefano Scaglia, Presidente Confindustria Bergamo, Franco Gussalli Beretta, Presidente Confindustria Brescia, Aram Manoukian, Presidente Confindustria Como, Stefano Allegri, Presidente Associazione Industriali Cremona, Lorenzo Riva, Presidente Confindustria Lecco e Sondrio, Diego Rossetti, Presidente Confindustria Alto Milanese, Edgardo Bianchi, Presidente Confindustria Mantova, Alessandro Spada, Presidente Assolombarda, Roberto Grassi, Presidente Unione Industriali della Provincia di Varese, Tiziano Pavoni, Presidente ANCE Lombardia, Alvise Biffi, Presidente Piccola Industria di Confindustria Lombardia, Jacopo Moschini, Presidente Giovani Imprenditori di Confindustria Lombardia.

Il Consiglio di Presidenza straordinario di Confindustria Lombardia sarà costantemente operativo per confrontarsi sugli sviluppi del conflitto e sulle ricadute per le imprese.

Beretta (Confindustria Bs): con attuali costi energia produzione italiana a rischio

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A seguito dei recenti sviluppi della crisi russo-ucraina, e dei conseguenti rialzi del costo dell’energia (PUN attestato ieri a 362,73 €/MWh, gas a 165 €/MWh), riportiamo un comunicato stampa di Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia, rilanciato dal quotidiano Brescia news.

“Siamo consapevoli della drammaticità della situazione che stiamo vivendo. Purtroppo, però, le conseguenze non sono solo di tipo umanitario: con gli attuali costi dell’energia, legati appunto alla crisi russo-ucraina, è a rischio la produzione del nostro Paese, e di conseguenza numerosi posti di lavoro – spiega Gussalli Beretta –. Il PUN, in particolare, ha toccato livelli mai raggiunti prima. Il problema è che, rispetto alle precedenti tensioni energetiche, siamo entrati in una fase nuova, legata a un conflitto e quindi dagli sviluppi ancor meno prevedibili.”

“Per questo motivo, è necessario adottare alternative in grado di guardare oltre alla fase emergenziale e di costruire un nuovo modello energetico nazionale e comunitario – prosegue il Presidente di Confindustria Brescia –. Come Confindustria, ne abbiamo discusso e, dal confronto, sono emerse alcune importanti linee guida”.

“Diventa fondamentale aumentare drasticamente nei prossimi anni la quota di GNL liquido via mare, diversificandone al massimo i Paesi di provenienza, e con impianti offshore di arrivo – precisa Gussalli Beretta –. Va inoltre potenziata la quota strutturale di energia da rinnovabili riservata alle imprese e, allo stesso, è auspicabile una sburocratizzazione per velocizzare tale processo, con cui si può generare una quota rilevante di fabbisogno energetico in sostituzione al gas. In più, serve arrivare a un forte aumento dell’estrazione delle riserve nazionali di gas che superi il limite di 2 miliardi di metri cubi annui attualmente definiti dal Governo. Il tutto va infine integrato con la nascita di un vero mercato europeo dell’energia, come sottolineato pochi giorni fa anche dal nostro Presidente nazionale Carlo Bonomi.”

Confindustria, venerdì un incontro online per parlare della questione Russia-Ucraina

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Confindustria Brescia, Confindustria Verona e Confindustria Trento organizzano il webinar “Suggerimenti operativi alle imprese che operano in Russia, Bielorussia e Ucraina”, in programma venerdì 4 marzo dalle ore 10.30 alle ore 12.30, su piattaforma GoToWebinar.

L’evento online – fortemente voluto dalle tre territoriali di Confindustria – è organizzato con lo Studio Legale Padovan (specializzato in diritto internazionale ed esperto di sanzioni economiche internazionali) per delineare il quadro in cui gli operatori commerciali devono muoversi, alla luce delle misure restrittive adottate dall’UE e dagli USA.

L’invasione militare dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, oltre al drammatico impatto sulle popolazioni, sta determinando uno stravolgimento degli equilibri sia in ambito politico-economico sia nei rapporti commerciali tra imprese. Molti sono i quesiti da parte delle aziende che lavorano con clienti o fornitori in Ucraina, Bielorussia o Russia.

Interverranno:

Marco PadovanMarco Zinzani e Francesco Candeago, Studio Legale Padovan.

L’appuntamento è aperto a tutte le aziende interessate. Le realtà associate a Confindustria Brescia possono iscriversi sul sito www.confindustriabrescia.it, nella sezione Prossimi appuntamenti; le imprese non associate possono inviare una mail all’indirizzo estero@confindustriabrescia.it.

Brescia, produzione industriale a +14,8%: recuperati i livelli pre-Covid

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Il 2021 si chiude per il Made in Brescia con una crescita media annua della produzione pari al 14,8%, dopo la pesante caduta del 2020 (-16,2%). La dinamica rilevata nello scorso anno è la più intensa da quando è disponibile la serie storica ed è giustificata dalla vivacità dell’industria locale, che ha saputo velocemente interamente recuperare quanto perduto durante il lockdown nella primavera 2020.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al 4° trimestre 2021.

Con riferimento al solo periodo tra ottobre e dicembre, l’attività produttiva ha registrato una variazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (tendenziale) ancora in significativo incremento (+13,0%), che tuttavia è frutto principalmente dei recuperi sperimentati nei primi mesi dell’anno. Nella seconda metà del 2021, il sistema produttivo bresciano è stato protagonista di un movimento più contenuto, giustificato da un fisiologico rallentamento e dall’emergere di alcuni fattori che hanno limitato la produzione, quali la scarsità delle più rilevanti materie prime e semilavorati, nonché gli ingenti rincari del costo dell’energia, che hanno impattato significativamente sui comparti più energivori.

Nel dettaglio, la produzione industriale evidenzia un aumento sul trimestre precedente (congiunturale) di +4,1%, in parte influenzato dalla ripresa dell’attività, dopo la pausa nel mese di agosto. La crescita media annua rilevata nel 2021 è frutto di quanto ereditato dal 2020 (+4,9%) e di una componente propria pari a +9,4%. La variazione trasmessa al 2022 è positiva (+3,2%): ciò sta a indicare che la crescita nell’anno in corso troverà beneficio, dal punto di vista algebrico, dalla dinamica rilevata nel 2021.

“Il recupero nel 2021 dei volumi persi a causa della pandemia è un dato di partenza incoraggiante e le prospettive per il Made in Brescia dal lato della domanda sono positive, aspetto che contribuirà a dare sostegno ai livelli produttivi – commenta Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia –. Tuttavia, i recenti e ingenti rincari degli input energetici rischiano di compromettere questa situazione, determinando una serie di incognite sulla competitività delle nostre imprese per i mesi a venire e incidendo in modo importante sulle marginalità. In questo senso ci stiamo muovendo come associazione per cercare una soluzione comune al problema, pur nella consapevolezza di come la dinamica sia legata a fattori mondiali.”

Le prospettive a breve termine rimangono positive, nonostante le molteplici nubi recentemente addensatesi sullo scenario previsivo: le aziende che stimano un miglioramento della situazione nei prossimi tre mesi sono il 45%. Quelle che prevedono di mantenere i livelli attuali sono il 44%, mentre l’11% stima un calo dell’attività. In tale contesto, i maggiori elementi di incertezza riguardano, tra l’altro, la nuova ondata pandemica (che frena i consumi nei servizi) e la persistente scarsità di commodity industriali e i prezzi abnormi dell’energia (che minano i margini aziendali). È opportuno inoltre ricordare come importanti segmenti dell’industria locale siano a rischio di dover sospendere l’attività per eccesso di costi che vanno a erodere la marginalità, nonostante la forte domanda proveniente dalla clientela. Infine, non vanno dimenticate le inedite pressioni inflattive (che limitano il potere d’acquisto delle famiglie) e le crescenti tensioni geopolitiche nell’ex Unione Sovietica.

Imprese, “nel Bresciano le imprese che vanno meglio sono quelle che danno lavoro ai giovani”

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La centralità dei giovani in azienda rappresenta un elemento sempre più importante nelle imprese di successo del Made in Brescia. Accanto ad esso, gli ulteriori fattori in grado di proiettare le realtà manifatturiere della provincia oltre la pandemia sono rappresentati, in particolare, da flessibilità, efficienza, 4.0 e internazionalizzazione.

A evidenziarlo è un’analisi delle performance economiche delle aziende bresciane nel 2020, lette alla luce del loro posizionamento strategico rilevato nel periodo immediatamente precedente alla pandemia. L’iniziativa è stata condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia e dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, facendo seguito alla ricerca congiunta “Indagine sul manifatturiero bresciano”, presentata nell’ottobre 2019.

In particolare, lo studio ha preso in considerazione le stesse realtà aziendali coinvolte nel 2019: complessivamente gli operatori esaminati sono 196, che danno lavoro a circa 14 mila addetti e hanno fatturato nel 2020 4,4 miliardi di euro. Il campione risulta fortemente orientato sulle imprese di piccole dimensioni, che costituiscono il 67% del totale. La composizione settoriale vede la prevalenza dei comparti metalmeccanici che, in termini occupazionali, incidono per i due terzi del panel, in coerenza con la specializzazione produttiva dell’industria locale.

La ricerca ha dapprima individuato quattro profilli aziendali, identificati attraverso il confronto tra la performance di ogni singola impresa in termini di variazione del fatturato (2020 vs 2019) e livello di marginalità (EBITDA margin 2020) rispetto all’evoluzione a livello nazionale del settore e della classe dimensionale di appartenenza. I quattro cluster possono essere così definiti:

  • Resilienti: imprese con una dinamica dei ricavi e un livello di marginalità entrambi superiori al dato nazionale;
  • Dinamiche: imprese con una dinamica dei ricavi superiore al dato nazionale e, allo stesso tempo, con un livello di marginalità inferiore;
  • Profittevoli: imprese con un livello di marginalità superiore al dato nazionale e, allo stesso tempo, con una dinamica dei ricavi inferiore;
  • In Ritardo: imprese con una dinamica dei ricavi e un livello di marginalità entrambi inferiori al dato nazionale.

Tra i principali risultati emersi dallo studio, i vantaggi competitivi rilevati nel 2019 che meglio giustificherebbero la migliore performance delle imprese Resilienti da quelle In Ritardo sarebbero da ricercare nella flessibilità, nell’efficienza e nell’innovazione organizzativa.  Per contro, il fattore prezzo sarebbe individuato come leva competitiva per le imprese In Ritardo. Sempre in tale contesto, le aziende Profittevoli risulterebbero più innovative ed efficienti rispetto alle Dinamiche, che invece si caratterizzerebbero per una maggiore flessibilità, unita a una strategia volta al contenimento dei prezzi di vendita.

Le imprese Resilienti emergono poi come le più orientate a una personalizzazione dei prodotti rispetto agli altri profili presi in considerazione, seguite, a breve distanza, dalle Profittevoli. Tali cluster si caratterizzano inoltre per una più intensa presenza al proprio interno di realtà con una gamma di prodotti personalizzati che supera il 70% dell’offerta complessiva.

Il canale estero si conferma particolarmente premiante: la cosiddetta “export propensity” (quota delle esportazioni sul totale del fatturato) nelle aziende Resilienti si attesta al 58%, contro il 39% di quelle In Ritardo. Va poi sottolineato come la presenza sui mercati esteri risulti premiante se esercitata in modo intenso: ciò garantirebbe un maggiore presidio e una più elevata diversificazione degli sbocchi commerciali.

L’indagine ha inoltre certificato l’importante ruolo dei giovani nelle realtà più performanti: le imprese Resilienti si connotano per un’alta quota di forza lavoro giovane rispetto a quelle In Ritardo (62% contro il 45%). La relazione alla base di tale evidenza può essere letta da due prospettive fra loro complementari: da un lato, i giovani possono essere considerati una forza propulsiva per la crescita aziendale, dall’altro, le imprese più virtuose tendono necessariamente ad assumere forza lavoro giovane, in grado di garantire loro dinamicità e competitività. Emerge poi che le Resilienti siano maggiormente guidate da amministratori giovani (19%) rispetto a quelle In Ritardo (16%). Tutto ciò si riverbera nel passaggio generazionale: le imprese Resilienti sembrerebbero meno coinvolte in questo momento tipicamente molto delicato nella vita dell’azienda; il 55% non dovrà infatti affrontare nel quinquennio in corso questa transizione, contro il 41% degli operatori In Ritardo.

Da ultimo, la ricerca ha evidenziato come la diffusione delle tecnologie 4.0 sia più elevata nelle imprese Profittevoli (60%), rispetto alle Resilienti (51%), a quelle In Ritardo (47%) e alle Dinamiche (32%): tale risultato suggerisce che gli investimenti nel 4.0, almeno nei primi anni di adozione, favorirebbero maggiormente la marginalità aziendale piuttosto che le vendite, grazie all’efficientamento dei processi e all’innalzamento della produttività.

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