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Metalmeccanica, a Brescia un 1° semestre in crescita, ma pesa l’incognita energia

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L’attività produttiva delle imprese metalmeccaniche bresciane archivia il 1° semestre 2022 in crescita, anche se il periodo tra aprile e giugno si caratterizza per un generale rallentamento, in un contesto caratterizzato da costi degli input energetici attestatisi su livelli mai sperimentati. Nel dettaglio, l’attività ha segnato, nel 2° trimestre, un +3,1% per il comparto meccanico rispetto al periodo precedente (congiunturale) e un -2,2% per quello metallurgico. La dinamica nei confronti del 2° trimestre del 2021 (tendenziale) mostra, rispettivamente, un +8,6% e un -1,8%.

A evidenziarlo è la più recente edizione dell’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia su un panel di aziende associate.

“Nonostante i dati comunque positivi segnati nei primi due trimestri dell’anno, il comparto meccanico si trova oggi di fronte ad alcune importanti incognite – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del settore Meccanica e Meccatronica di Confindustria Brescia –: mi riferisco, in particolare, al caro energia, che rischia di diventare cronico e di vanificare i risultati ottenuti sin qui, e alle incertezze legate al futuro dell’automotive, che rischiano di impattare in modo drammatico sulla nostra filiera. Il nostro settore però è pronto ad affrontare le sfide che ci aspettano, come testimonia anche la volontà di cambiare la denominazione in Meccanica e Meccatronica, a sottolineare l’attenzione per l’evoluzione conosciuta dal comparto negli ultimi anni.”

“L’aumento dei prezzi del 2021, spinto da quello delle materie prime, del 2021 ha lasciato il passo a un rincaro dei costi energetici. La diminuzione delle quotazioni dei metalli di base sperimentata nel 2022 non ha avuto come effetto la diminuzione dei prezzi dei prodotti metallurgici e siderurgici, a causa degli aumenti dei costi energetici, che non vediamo solo sulle nostre bollette di energia elettrica e del gas, ma anche su tutti quei prodotti che hanno come costo principale la componente energetica – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, Presidente del settore Metallurgia, Siderurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. Il problema ora non è solo di riuscire a scaricare a valle questi straordinari aumenti di costo, ma è anche di far fronte a due grandi fenomeni in atto: la riduzione della disponibilità economica dei consumatori, che potrebbe portare anche ad una recessione tecnica, e la perdita di competitività della filiera sidermetallurgico-meccanica a fronte di paesi extraeuropei che hanno costi energetici molto inferiori. Oggi le preoccupazioni degli operatori sono non solo di far fronte al pagamento di fatture, ma soprattutto il mantenimento dei volumi a fronte di un mercato che rallenta e mostra grandi ombre all’orizzonte, quali i dubbi sulla tenuta dell’edilizia con il rallentamento dei bonus edilizi e quelli sul futuro della filiera della componentistica auto, a seguito delle drastiche decisioni prese dall’UE. Tutto ciò senza perdere di vista l’aumento del circolante e delle esposizioni verso i clienti causato da questo aumento dei costi, e tutto quello che ne deriva sia in termine di costi che di esposizione verso il ceto bancario.”

L’operatività aziendale continua a essere influenzata da problematiche per quanto riguarda gli approvvigionamenti delle materie prime e dei semilavorati utilizzati nei processi produttivi, che si sono riverberati sui costi di acquisto. Dal 3° trimestre del 2020 al 2° trimestre del 2022, le imprese bresciane attive nella meccanica hanno dichiarato incrementi nell’ordine del 132%, quelle nella metallurgia rincari pari all’82%. Di fronte a tali dinamiche, le aziende hanno risposto con aumenti dei prezzi di vendita pari rispettivamente al 20% e al 62%. Ciò sta a significare che gli operatori della metalmeccanica bresciana hanno solo in parte trasferito sui prezzi applicati ai clienti gli extra-costi subiti nella fase di approvvigionamento. Ne consegue una riduzione della marginalità industriale, che rischia di muoversi in direzione opposta a quella dei fatturati, che invece hanno superato abbondantemente i livelli del 2019. 

Va tuttavia ricordato come nei mesi più recenti dell’anno i prezzi dei metalli industriali maggiormente utilizzati dalle realtà bresciane abbiano registrato, complice il raffreddamento del quadro ciclico globale, un significativo indebolimento: a titolo d’esempio, l’indice LMEX, che racchiude in un solo valore le quotazioni dei principali metalli non ferrosi scambiati alla borsa di Londra (alluminio, nichel, piombo, rame, stagno e zinco) ha sperimentato una flessione del 32% dai massimi storici rilevati la scorsa primavera. Allo stesso tempo va ricordato come le quotazioni attuali siano ancora particolarmente elevate (+22%) nel confronto con la media del biennio 2018-2019, preso a riferimento come la “normalità pre-Covid”. Considerazioni nel complesso analoghe riguardano il rottame ferroso, utilizzato nelle produzioni siderurgiche a forno elettrico, i cui prezzi sono diminuiti del 36% dai massimi assoluti raggiunti a marzo, pur segnando ancora un +48% nei confronti del valore medio rilevato negli anni 2018-2019.

Le preoccupazioni degli operatori metalmeccanici riguardano inoltre il “caro energia”, che, come già denunciato in altre occasioni, rischia di compromettere ancora di più la redditività operativa, a seguito delle fiammate dei prezzi riscontrata nelle ultime settimane. Le più recenti proiezioni, formulate dal Centro Studi di Confindustria Brescia per la bolletta della sola energia elettrica potenzialmente pagata dall’industria metalmeccanica bresciana si attesterebbero, nel 2022, a 2.430 milioni, un importo sostanzialmente triplicato rispetto al 2021 (842 milioni) e in aumento del 592% nei confronti di quanto riscontrato nel 2019.

Lo stato di apprensione degli imprenditori riguarda anche l’evoluzione della domanda proveniente dalla Germania, storico partner per il made in Brescia. Per l’anno in corso il prodotto tedesco è stimato crescere solamente dell’1,2%, contro il +2,1% ipotizzato nella primavera scorsa. Le aspettative per il 2023 sono ancora meno ottimistiche (+0,8%, a rettifica del +2,7% previsto mesi fa).

Sul versante del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni, le ore autorizzate nei primi sette mesi del 2022 sono diminuite del 69% rispetto allo stesso periodo del 2021, passando da 15,4 a 4,8 milioni. In particolare, la componente ordinaria è calata del 76% (da 10,4 a 2,5 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha subito una flessione del 53% (da 5,0 a 2,4 milioni di ore). Nella prima parte dell’anno, quindi, non vi sono evidenze di un maggiore accesso alla CIG, a seguito della esasperata crescita delle quotazioni di energia elettrica e gas naturale. Tuttavia, il confronto con il 2019 mostra una crescita dell’83% (sintesi di un +208% della CIGO e di un +28% della CIGS) e aumentano le aspettative per un’accelerazione delle domande di CIG nel prossimo autunno. Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 1.800, contro le oltre 14 mila del 2020 e le mille del 2019.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la seconda provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino). Con quasi 105 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (17 mila addetti) e i prodotti in metallo (39 mila addetti), è al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila addetti) e in sesta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco meno di 9 mila addetti).

Confindustria: nel secondo trimestre rallenta la crescita bresciana

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Nel 2° trimestre del 2022, l’attività produttiva nel settore manifatturiero della provincia di Brescia mostra un nuovo rallentamento, pur caratterizzandosi ancora per una crescita. In particolare, la produzione industriale ha segnato una variazione rispetto allo stesso trimestre del 2021 pari al +5,8%, evidenziando così un significativo ridimensionamento nei confronti di quanto sperimentato nelle rilevazioni precedenti.

La variazione rispetto al trimestre precedente (congiunturale) è stata pari al +1,8%: si tratta di un dato grezzo, ovvero calcolato non considerando il diverso numero di giorni lavorativi rispetto al trimestre precedente.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al periodo aprile-giugno 2022.

Come già emerso nel recente passato, anche in questo trimestre i dati complessivi celano una significativa eterogeneità fra e nei settori presi in considerazione: la crescita dei livelli di output è stata indicata dal 48% degli operatori, a fronte del 28% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti nel trimestre precedente e del 24% che invece ha segnalato una contrazione degli stessi. A seguito delle evoluzioni sopra indicate, il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2022, è pari a +7,2%, in buona parte frutto di quanto ereditato dal 2021.

“L’industria bresciana continua a mostrare segnali di tenuta, in un contesto operativo sempre più aspro, caratterizzato, tra l’altro, dagli esorbitanti costi dell’energia, dall’endemica difficoltà nell’approvvigionamento dei materiali e da un generalizzato processo di deterioramento delle condizioni di mercato evidenziato a livello globale, a cui si aggiungono gli ormai annosi problemi legati al mismatch lavorativo che caratterizzano la nostra provincia e le lacune nelle competenze STEM – commenta Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia –. Va comunque segnalato, rispetto al periodo sino a giugno, un recente rallentamento nel mese di luglio dei costi delle materie prime, tendenza che ci auguriamo possa continuare. Il contesto generale rimane tuttavia decisamente complicato, anche a causa della situazione politica italiana, per cui le prospettive rimangono decisamente incerte, a prescindere dal voto di settembre. Le aspettative a breve indicano inoltre una possibile nuova frenata per il made in Brescia, che sta ripensando anche il proprio modello organizzativo, con un aumento sempre più evidente dell’incidenza delle scorte di magazzino.”

Le prospettive a breve termine sono quanto mai incerte e riflettono alcuni fattori già presenti nel recente passato, come l’evoluzione del conflitto nell’ex Unione Sovietica, l’inflazione galoppante, la capacità del sistema economico di reggere anche nel prossimo futuro il “caro-energia” (che verosimilmente è destinato a perdurare per tutto il 2022). Allo stesso tempo, il quadro ciclico risente di altri elementi di rischio, sorti solo ultimamente, come la nuova instabilità politica in Italia (che potrebbe interferire sulle riforme a suo tempo programmate) e l’avvio della fase di normalizzazione della politica monetaria della BCE, come risposta alla crescita fuori controllo dei prezzi al consumo.

§  La disaggregazione della variazione della produzione per classi dimensionali mostra incrementi più pronunciati nelle piccole imprese (+3,6%) e in quelle micro (+1,8%). Dinamiche positive, ma più contenute, si rilevano per le realtà di medie dimensioni (+0,8%), mentre quelle più grandi evidenziano una flessione (-2,0%).

§  Con riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva è aumentata oltre la media nei comparti chimico, gomma, plastica (+4,0%) e meccanica (+3,1%). Consuntivi positivi provengono inoltre dalle aziende del sistema moda (+1,3%); invece si rilevano dinamiche in contrazione per il legno e minerali non metalliferi (-0,3%), la metallurgia (-2,2%) e l’alimentare (-6,6%).

§  Il tasso diutilizzo della capacità produttiva, che si è attestato all’81%, è rimasto sostanzialmente invariato nei confronti della rilevazione precedente (82%) e risulta in linea con quello del secondo trimestre dell’anno scorso (81%).

§  Le vendite sul mercato italianosono aumentate per il 42% delle imprese, rimaste invariate per il 34% e diminuite per il 24%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 35% degli operatori, calate per il 17% e rimaste stabili per il 48%; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 42%, diminuite per il 16% e rimaste invariate per il 42% del campione.

§  I costi di acquisto delle materie prime sono cresciuti per il 71% delle imprese, con un incremento medio del 7,5%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 52% degli operatori, per una variazione media pari a +3,1%. Tali dinamiche confermano le significative pressioni sui margini industriali a cui sono sottoposte le imprese, divenute loro malgrado, come evidenziato da Confindustria, “shock absorber”: dal terzo trimestre 2020 al secondo trimestre 2022, i costi di acquisto sono complessivamente aumentati del 108%, mentre i prezzi di vendita solamente del 29%.

§  La scarsità di materie prime / semilavorati emerge ancora come il principale fattore che limita la produzione, essendo segnalato dal 30% degli operatori. Livelli insufficienti di domanda sono indicati dal 16% (una quota raddoppiata rispetto a quanto rilevato nel periodo precedente), mentre la carenza di manodopera è indicata dal 13%.

§  Le previsioni per i prossimi mesi sono all’insegna dell’incertezza e riflettono, al di là della tradizionale chiusura della maggior parte degli stabilimenti nel periodo estivo, i fattori di rischio prima evidenziati. Nel dettaglio, la produzione è prevista in aumento da 24 imprese su 100, stabile dal 49% e in calo dal rimanente 27%. I settori con le prospettive relativamente più positive sarebbero sistema moda, legno e minerali non metalliferi, meccanica. Per contro, i segnali più critici giungerebbero dai comparti alimentare, chimico, gomma e plastica, metallurgia.

§  Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono in crescita per il 16% delle aziende, stabili dal 47% e in calo dal 37%. Quelli da parte degli operatori comunitari, sono in aumento dal 22% delle imprese, invariati per il 50% e in flessione per il 28%. Quelli in arrivo dai mercati extra UE sono in crescita per il 20%, stabili per il 56% e in contrazione per il 24%.

Confindustria, Astori: no al de minimis su crediti d’imposta energia

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Con una nota Fabio Astori, vicepresidente di Confindustria Brescia, prende posizione sul tema dei crediti d’imposta per le imprese sui consumi di elettricità e gas. Con la votazione di fiducia alla Camera sul DL Aiuti – in cui è stato inserito un emendamento che vincola al “de minimis” la fruizione dei crediti d’imposta per le imprese sui consumi di elettricità e gas – gli aiuti prevedono infatti un massimale ottenibile pari a 200mila euro, calcolato su base triennale considerando tutti gli aiuti concessi sotto tale regime, e tiene inoltre conto di tutti gli aiuti ricevuti da imprese di uno stesso gruppo.

“Come abbiamo appreso- spiega Astori – il decreto Aiuti taglia, se non addirittura azzera, i crediti d’imposta su gas ed energia elettrica per gran parte delle imprese, vincolando al “de minimis” i crediti d’imposta. Si tratta di un grave errore, a cui va posto rimedio quanto prima: migliaia di aziende rischiano infatti, in questo modo, di non poter beneficiare delle misure adottate dal Governo per contrastare il caro energia.”

“Il pericolo è che molte imprese, anche della nostra provincia, possano trovarsi a non aver diritto ad alcun credito d’imposta, o solo a una piccola quota – aggiunge il Vice presidente di Confindustria Brescia –. Siamo in costante dialogo con Confindustria nazionale, che sta ponendo attenzione alla questione fin dal momento della presentazione dell’emendamento lo scorso giovedì, anche attraverso contatti diretti con i Ministri interessati, a cui è stata ribadita l’assurdità del provvedimento. Attendiamo quindi, fiduciosi, che venga accolto ufficialmente il nostro appello per un intervento immediato che corregga la norma in questione.”

Brescia, nel primo trimestre export da 5,5 miliardi di euro

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Nel 1° trimestre del 2022, l’export bresciano si attesta a 5.510 milioni di euro, il valore più alto di sempre, ed evidenzia una crescita del +28,0% sullo stesso periodo del 2021 e del +43,7% su quello del 2020. Anche per gli acquisti dall’estero si assiste a una cifra record (3.735 milioni) e a una crescita particolarmente significativa sul 1° trimestre dell’anno scorso (+54,2%) e quello del 2020 (+82,0%). Il saldo commerciale è pari a 1.774 milioni, valore che rimane comunque decisamente positivo, sebbene abbia in parte risentito dell’impennata delle importazioni.

A rilevarlo sono i dati ISTAT elaborati dal Centro Studi di Confindustria Brescia.

Nonostante i risultati positivi conseguiti nel 1° trimestre dell’anno, il sistema delle imprese risente del pesante clima d’incertezza globale, in un contesto in cui, all’endemica scarsità di materie prime e di componenti (che mette a rischio il corretto funzionamento delle catene globali di fornitura), si aggiunge il prolungarsi del conflitto bellico tra Russia e Ucraina. Le tensioni geopolitiche in atto hanno portato le quotazioni degli input energetici su livelli assolutamente impensabili fino a qualche tempo fa e, contemporaneamente, minacciano gli scambi da e verso le aree coinvolte nella guerra, oltre a zavorrare la fiducia di imprese e famiglie.  

La crescita delle esportazioni bresciane nei primi tre mesi risulta più intensa di quanto rilevato in Lombardia (+23,6%) e in Italia (+22,9%). Il saldo commerciale nazionale risulta dopo dieci anni negativo (-7.122 milioni), indicatore di una situazione complessa per l’economia italiana.

La dinamica positiva del commercio mondiale (+4,8% nel primo trimestre) e l’incremento del prezzo di vendita impattano sulla dinamica delle vendite all’estero nei primi tre mesi del 2022. Allo stesso tempo, l’indebolimento dell’euro sul dollaro e i forti rialzi dei prezzi delle principali materie prime industriali (es: le variazioni rispetto al primo trimestre dell’anno scorso del rottame ferroso +30,9%, rame +17,8%, alluminio +55,4%), in alcuni casi arrivate ai massimi storici, spiegano in parte la notevole impennata delle importazioni.

Tra i prodotti esportati, i più dinamici risultano: prodotti della metallurgia (+58,4%), prodotti alimentari e bevande (+33,1%), prodotti chimici e farmaceutici (+26,2%), prodotti in metallo (+20,7%).

Tra i mercati di sbocco, la crescita delle esportazioni è generalizzata: in particolare, verso Germania (+32,7%), Francia (+24,1%), Spagna (+29,2%), Belgio (+28,0%), Stati Uniti (+31,6%) e India (+43,2%). In termini di aree geografiche spiccano le dinamiche positive dell’Unione Europea (+32,8%) e dell’America centro-meridionale (+39,6%). In questo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2021 Cina e Turchia registrano dinamiche con segno negativo (rispettivamente -7,6% e -12,0%).

Per quanto riguarda le importazioni, sono in forte crescita i prodotti della metallurgia (+81,9%), prodotti chimici e farmaceutici (+66,3%) e prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+51,4%).

Aumentano gli acquisti dall’estero per tutti i principali partner commerciali: Germania (+40,0%), Francia (+30,8%), Spagna (+52,8%), India (+101,5%), Cina (+82,8%) e Turchia (+87,1%).

Metalmeccanica, a Brescia 1° trimestre positivo, nonostante la guerra

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L’attività produttiva delle imprese metalmeccaniche bresciane ha registrato nel 1° trimestre del 2022 una nuova crescita, nonostante le forti tensioni geopolitiche innescate dal conflitto tra Russia e Ucraina, che hanno portato a un’ulteriore risalita delle quotazioni delle materie prime industriali ed energetiche utilizzate nei processi produttivi. Nel dettaglio, l’attività ha evidenziato un +12,3% per il comparto meccanico rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno (tendenziale) e un +8,4% per quello metallurgico. La dinamica nei confronti del trimestre precedente (congiunturale) evidenzia, rispettivamente, un +3,4% e un +4,3%.

A evidenziarlo è la più recente edizione dell’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia su un panel di aziende associate.

L’andamento della metalmeccanica bresciana è stato affrontato, nella giornata di ieri, anche durante il quarto appuntamento del progetto “Sette Ottavi”, che ha visto incontrarsi alla Cascina San Giovanni di Puegnago del Garda gli imprenditori del Settore Meccanica con i colleghi, associati e non, della Zona Valsabbia – Lago di Garda. All’appuntamento sono intervenuti Franco Gussalli Beretta (Presidente Confindustria Brescia), Francesco Franceschetti (Vice presidente Confindustria Brescia con delega a Zone e Settori), Gabriella Pasotti (Presidente Settore Meccanica Confindustria Brescia), Alessandro Ferrari (Coordinatore di zona Valsabbia-Lago di Garda Confindustria Brescia), Carlo Grazioli (Vice presidente Gruppo Giovani Imprenditori Confindustria Brescia), Alberto Albertini (Antares Vision), Alvise Mori (Mori 2A) e Filippo Schittone (Direttore Confindustria Brescia).

L’evoluzione positiva dell’attività produttiva continua a nascondere alcune serie problematiche per quanto riguarda gli approvvigionamenti delle materie prime e dei semilavorati utilizzati nei processi produttivi. Tra gennaio e marzo 2022 ben il 43% delle realtà meccaniche e il 14% di quelle metallurgiche ha indicato la “scarsità di materie prime e semilavorati” come il principale fattore che limita la produzione. Come già evidenziato in altre occasioni, si tratta di un radicale cambio di scenario rispetto a quanto rilevato nel 3° trimestre del 2020, quando tale problema non era indicata da nessuna azienda meccanica e solamente dal 6% di quelle metallurgiche, in un contesto, ancora viziato dal lockdown dei mesi precedenti, in cui la domanda insufficiente era trasversalmente riconosciuta come il più importante ostacolo allo sviluppo del business.

Tali problematiche stanno provocando serie conseguenze sui costi di acquisto dei materiali. Dal 3° trimestre del 2020 al 1° trimestre del 2022, le imprese bresciane attive nella meccanica hanno dichiarato incrementi nei costi di acquisto nell’ordine del 112%, quelle nella metallurgia rincari pari all’85%. Di fronte a tali dinamiche, le aziende hanno risposto con incrementi dei prezzi di vendita pari rispettivamente al 17% e al 63%. Ciò sta a significare che gli operatori della metalmeccanica bresciana hanno solo in parte trasferito sui prezzi applicati ai clienti gli extra-costi subiti nella fase di approvvigionamento. Ne consegue una riduzione della marginalità industriale, che rischia di muoversi in direzione opposta a quella dei fatturati, che invece hanno superato abbondantemente i livelli del 2019. 

“I risultati positivi segnati dalla metalmeccanica nei primi mesi dell’anno vanno necessariamente contestualizzati alla luce degli ormai noti rincari delle materie prime industriali ed energetiche – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di Confindustria Brescia –. A questo, per la meccanica bresciana si aggiunge il nodo sul futuro dell’automotive, che al momento appare ancora incerto, anche alla luce delle decisioni prese dall’Unione Europea sulle auto diesel e benzina. Nelle scorse settimane abbiamo proposto un’apposita tavola rotonda sul tema, consapevoli di come le scelte per i prossimi anni vadano necessariamente legate al concetto di neutralità tecnologica: c’è in ballo il futuro di un’intera filiera, che a Brescia dà lavoro a circa 18mila dipendenti.”

“Pur in una situazione di generali rincari, ormai conosciuta, le materie prime sono in una fase di riassestamento dei prezzi. L’alluminio, dopo i massimi di marzo 2022 con picchi intorno a 4000 $/t, si è riportato intorno ai 2.800 $/t. Il rame invece rimane sostenuto a un livello appena inferiore ai 10.000 $/t, seguito dal nickel che, dopo i picchi di marzo 2022, rimane comunque in tensione a livelli appena sotto i 30.000 $/T – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, Presidente del Settore Siderurgia, Metallurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. Per quanto riguarda i prodotti siderurgici, stiamo vedendo da qualche settimana un calo delle quotazioni di rottame, ghisa e billette, che porta a una discesa delle quotazioni degli acciai comuni da costruzione e da carpenteria. Il rallentamento dei prezzi delle materie prime ha contribuito ad una parziale riduzione dei costi di produzione: solo parziale perché i costi energetici sino ad ora non danno segnali di calo. Intanto, i principali commercianti e utilizzatori di acciai stanno rallentando gli acquisti anche a fronte di una domanda finale che rimane sostenuta, in modo da ridurre lo stock di materie prime nei loro magazzini. Siamo comunque di fronte a problemi di natura macroeconomica. Ieri è stato approvato il pacchetto Fit for 55, che mette al bando le auto con propulsione endotermica: si tratta di un vero disastro dal punto di vista economico per il comparto sidermeccanico italiano e bresciano. Una quantità enorme di imprese nella fusione di alluminio, ghisa, acciaio e nelle lavorazioni meccaniche degli stessi, saranno toccate da questo regolamento. Il rischio è che centinaia di aziende paghino un prezzo altissimo, e che centinaia di migliaia di lavoratori perdano il lavoro per questa decisione.”

Persistono i segnali di sgonfiamento del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni nei settori metalmeccanici. Le ore autorizzate nei primi quattro mesi del 2022 sono diminuite del 69% rispetto allo stesso periodo del 2021, passando da 10,3 a 3,2 milioni. In particolare, la componente ordinaria è calata del 79% (da 5,6 a 1,2 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha subito una flessione del 56% (da 4,7 a 2,1 milioni di ore). Tuttavia, il confronto con il 2019 mostra una crescita del 215%, sintesi di un +632% della CIGO e di un +138% della CIGS. Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 2.100, contro le oltre 13 mila del 2020 e le settecento del 2019.

In base alle opinioni fornite dagli operatori intervistati, le prospettive a breve termine del settore metalmeccanico bresciano sono tutto sommato positive, sebbene suggeriscano un ulteriore rallentamento rispetto agli scorsi trimestri. I maggiori elementi di incertezza riguardano, fra l’altro, l’evoluzione del conflitto nell’ex Unione Sovietica, la frenata della Cina (colpita da nuove restrizioni volte a contenere l’evoluzione della pandemia), l’inflazione galoppante, la capacità del sistema economico di reggere anche nel prossimo futuro il “caro-energia”, che verosimilmente è destinato a perdurare per tutto il 2022.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la seconda provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino). Con quasi 105 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (17 mila addetti) e i prodotti in metallo (39 mila addetti), è al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila addetti) e in sesta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco meno di 9 mila addetti).

Lavoro in somministrazione: nel primo trimestre +22%

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Secondo i dati forniti dalle Agenzie per il Lavoro, nel 1° trimestre 2022 la domanda di lavoratori in somministrazione ha registrato una nuova crescita (+22% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno), che va a consolidare l’evoluzione sperimentata nell’ultimo periodo del 2021 (+23%).

A evidenziarlo – come riporta Brescia news – sono i dati forniti dalle Agenzie per il Lavoro, aderenti all’Osservatorio Confindustria Brescia – Agenzie per il lavoro, curato dal Centro Studi di Confindustria Brescia.

La positiva evoluzione nei primi tre mesi del 2022 appare coerente con la generalizzata ripresa dell’attività produttiva sperimentata in questi mesi e conferma l’inversione di tendenza dopo la fase emergenziale che ha caratterizzato tutto il 2020.

“Se, da un lato, la crescita del lavoro in somministrazione nel 1° trimestre conferma le sensazioni già emerse nel periodo precedente, con il consolidamento di una ripresa generalizzata – commenta Roberto Zini, Vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Welfare e Relazioni Industriali –, dall’altro non dobbiamo dimenticare alcune incognite in atto a livello mondiale, come quelle geopolitiche. Inoltre, la forte richiesta di tecnici conferma ancora una volta quelle che sono le prerogative della nostra provincia, già emerse in una recente indagine sul mismatch lavorativo condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia. Su questo aspetto, dobbiamo continuare a insistere.”

L’aumento rilevato nel 1° trimestre del 2022 interessa quasi tutte le categorie professionali, ed è trainato, in particolare, dagli addetti al commercio (+132%), le cui richieste più che raddoppiano rispetto ai primi mesi del 2021, quando era parzialmente in atto un secondo lockdown. I tecnici (+68%), gli impiegati esecutivi (+46%) e i conduttori d’impianti (+28%) registrano degli incrementi al di sopra del valore medio. Relativamente più contenuta la crescita degli operai specializzati (+18%), mentre il personale non qualificato si caratterizza per un forte ridimensionamento delle richieste (-27%).

Con riferimento alle difficoltà di reperimento dei lavoratori in somministrazione, non si segnalano tensioni particolari, a eccezione, in particolare, di alcuni profili appartenenti ai tecnici (tecnici in campo ingegneristico, tecnici informatici, tecnici della produzione e i tecnici della gestione dei processi produttivi), agli addetti al commercio (esercenti di attività di ristorazione nei mercati e sugli addetti fast food), agli operai specializzati (fonditori, saldatori, montatori, manutentori, specializzati meccanica di precisione) e ai conduttori d’impianti (operatori robot industriali e per gli addetti macchine lavorazioni metalliche).

Confindustria Brescia, premiati oggi i 22 nuovi Mestri del lavoro: ecco chi sono

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Si sono tenute questa mattina, nella Sala Beretta di Confindustria Brescia, le premiazioni dei 22 nuovi Maestri del lavoro bresciani per il 2022, insigniti lo scorso 1° maggio con la “Stella al merito”. Alla cerimonia hanno preso parte Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia, Luciano Prandelli, Console della Federazione Maestri del lavoro, Roberto Romillo, Direttore ad interim dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Brescia, e Filippo Schittone, Direttore generale di Confindustria Brescia.

L’onorificenza è rivolta ai lavoratori dipendenti ancora in servizio o già pensionati e premia in particolare i collaboratori che hanno saputo contribuire, con meriti particolari, alla crescita e allo sviluppo dell’impresa.

“Le stelle al merito rappresentano una colonna portante del mondo lavorativo bresciano e italiano – il commento di Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia –; una ricorrenza che celebra tutti coloro che hanno dedicato tempo ed esperienza alle proprie aziende. Il capitale umano, voglio ricordarlo ancor una volta, rappresenta un asset fondamentale per tutte le nostre imprese”.

Di seguito l’elenco dei 22 Maestri del lavoro: Geltrude Delaidelli (Albertani Corporates spa), Margherita Cocchi (Albertani Corporates spa), Giancarlo Apollonio (Arven srl), Bortolino Ferrari (Bontempi Vibo spa), Alessandro Fontana (Camfart srl), Attilio Ghirardelli (Camfart srl), Fulvio Saviori (Camfart srl), Fiorenzo Giorgi (Comisa spa), Gilberto Benini (Cromodora Wheels spa), Sergio Lazzarini (Estalia Performance Coatings spa), Gianni Manenti (F.M.B. srl), Monica Morandi (F.M.B. srl), Lorenzo Castiglioni (Fabbrica d’Armi Pietro Beretta spa), Umberto Arrighini (Fabbrica d’Armi Pietro Beretta spa), Paolo Maraggi (Feralpi Siderurgica spa), Giovanna di Dio Zullo (Leonardo spa), Rifet Durmic (Magic Sfea srl), Enzo Alagna (Officine Meccaniche Rezzatesi srl), Gianfranco Gamba (Officine Meccaniche Rezzatesi srl), Fiorenzo Bazzoli (Stori B & C srl), Fabio Faustini (Streparava spa) e Claudio Altemani (Vezzola spa).

Confindustria, ecco le classi premiate con Eureka!

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Sono oltre 400 gli alunni (di 24 classi complessive) che hanno partecipato alla decima edizione di “Eureka! Funziona!”, progetto di orientamento ed educazione all’imprenditorialità promosso da Federmeccanica, in accordo con il MIUR, attraverso le territoriali di Confindustria e destinato ai bambini del terzo, quarto e quinto anno della scuola elementare.

Le premiazioni si sono tenute questa mattina nella nuova sede di via Garzetta dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; all’incontro sono intervenuti Elisa Torchiani, Vice Presidente Area Education e Capitale Umano Confindustria Brescia. Laura Galliera, Responsabile Area Education e Capitale Umano Confindustria Brescia, Giovanni Panzeri, Direttore Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, Stefania Pagliara, Docente di Fisica Sperimentale – Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, Federico Andreoletti, Docente di Fisica e rappresentante Associazione per l’Insegnamento della Fisica (AIF), Giuseppe Bonelli, Direttore Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia, Fabio Capra, Assessore alle Risorse dell’Ente e alla Pubblica Istruzione Comune di Brescia e Gabriella Pasotti, Presidente Settore Meccanica Confindustria Brescia.

In particolare, nell’edizione 2021/22 sono state 12 le classi premiate da tutta la provincia, con 52 alunni e 11 docenti coinvolti:

  • Per le classi terzeVINCITORE – IC 1 Palazzolo sull’Oglio – Primaria Bianchini di San Pancrazio (“Camion D.I.B.”); PREMIATI – IC Kennedy Ovest 3 – Primaria Montale di Brescia (“Spazial il robot”), IC Orzinuovi – Primaria Villachiara di Orzinuovi (“Furgone”).
  • Per le classi quarteVINCITORE – IC Kennedy Ovest 3 – Primaria Montale di Brescia (“K2 l’elicottero viaggiante”); PREMIATI – Little England Bilingual School di Brescia (“Borche”) e IC Palazzolo sull’Oglio – Primaria Don Milani di Palazzolo sull’Oglio (“Monopattino”).
  • Per le classi quinteVINCITORE – IC 1 Palazzolo sull’Oglio – Primaria Don Milani di Palazzolo sull’Oglio (“Porta l’acqua al tuo mulino”); PREMIATI – Little England Bilingual School di Brescia (“Frecciarchi”), IC Orzinuovi – Primaria Villachiara di Orzinuovi (“Hit the flower basket”), IC 1 Palazzolo sull’Oglio – Primaria di Sacro Cuore di Palazzolo sull’Oglio (“Balestra”), IC Passirano – Primaria Valloncini di Passirano (“Il gelato pazzo”) e IC 1 Palazzolo sull’Oglio – Primaria Bianchini di San Pancrazio (“Ruota panoramica fortunata”).

“La proposta alle scuole di un progetto come Eureka! Funziona!, giunto oggi alla sua decima edizione, nasce dalla volontà di far provare ogni giorno, agli alunni, quello che noi imprenditori sperimentiamo in azienda, quando ci troviamo, con i nostri collaboratori, a sperimentare un nuovo prodotto – commenta Elisa Torchiani, Vice Presidente di Confindustria Brescia con delega a Education e Capitale Umano –. In questo senso, lavorare in gruppo e ascoltare le idee degli altri è fondamentale, così come sviluppare capacità relazionali. Un motivo in più per continuare a proporre questa iniziativa nei prossimi anni, anche in considerazione dell’importante risposta partecipativa riscontrata anche quest’anno.”

Anche in questa edizione, “Eureka! Funziona!” si è svolto come una gara di costruzioni tecnologiche, nella quale i bambini hanno avuto il compito di ideare, progettare e costruire un giocattolo a partire da un kit sulla meccanica fornito da Federmeccanica. Gli alunni partecipanti sono stati divisi in gruppi, in modo da avvicinare gli allievi al saper fare, orientare alla cultura tecnica e scientifica, promuovere la parità di genere e l’approccio multidisciplinare.

I diversi progetti realizzati sono stati quindi valutati da parte di una giuria deputata a scegliere il giocattolo maggiormente innovativo, sulla base di una scheda di valutazione ad hoc, composta da Gabriella Pasotti, Presidente Settore Meccanica di Confindustria Brescia, Stefania Pagliara, Docente di Fisica Sperimentale all’Università Cattolica, Federico Andreoletti, rappresentante AIF, Patrizia Bonaglia, rappresentante UST – Ufficio Scolastico Territoriale, Giuseppe Moreschi, imprenditore DGS srl e Loris Garau, imprenditore Dexanet srl.

Costituita nella sede di Confindustria Brescia la nuova rete d’impresa IOBO 2.0

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È stato sottoscritto ieri – nella sede di Confindustria Brescia, alla presenza del notaio Francesco Trapani – il contratto che sancisce la nascita della rete d’impresa IOBO 2.0.

Alla rete aderiscono quattro imprese associate a Confindustria Brescia – Fasternet (presente l’AD Giancarlo Turati), Gulliver (presente l’AD Giuseppe Capoferri), RJ45 (presente il presidente Daniele Gazzorelli) e Scao (presenti il presidente Andrea Venturini e il direttore generale Nicola Mondinelli) – e due aziende bresciane, la Be2net (presente l’AD Davide Sangiorgi) e la Ipre (presente l’Amministratore Unico, Mauro Nesti).

La Rete nasce con il patrocinio di Innexhub e CSMT, oltre che con il supporto di Confindustria Brescia e di RetImpresa, che hanno seguito le imprese coinvolte nelle fasi relative al progetto di rete e alla predisposizione del contratto. Alla sottoscrizione era presente anche Filippo Schittone, Direttore di Confindustria Brescia.

Con il contratto le imprese aderenti – attive nel ramo della digitalizzazione e dei servizi – si prefiggono una serie di obiettivi strategici e linee d’azione:

·         sviluppare servizi, prodotti, soluzioni e tecnologie per accompagnare le imprese in un percorso di digitalizzazione e per attuare le linee guida derivanti dall’adozione di tecnologie e processi 4.0;

·         progettare attività di digitalizzazione, informatizzazione, servizi alle imprese e iniziative innovative di formazione;

·         condividere le competenze nei singoli ambiti d’esercizio delle aziende aderenti;

·         condividere la rete commerciale;

·         sviluppare e coordinare progetti comuni, ampliando la capacità di erogazione dei servizi delle singole società aderenti;

·         diffondere il marchio di rete come elemento caratterizzante della mission delle società aderenti;

·         aumentare la copertura territoriale e i segmenti di mercato;

·         esplorare la fattibilità di inserimento delle aziende nei mercati esteri;

·         individuare le migliori sinergie possibili con l’obiettivo di ottenere un’ottimizzazione delle risorse e degli skill professionali tra le aziende aderenti.

Iobo 2.0 rappresenta la naturale evoluzione della precedente intesa che ha permesso la realizzazione di importanti progetti di digitalizzazione sul territorio, e da cui sono nati obiettivi ancor più sfidanti ora in capo alla nuova realtà. Alla rete hanno già aderito importanti partner che con le loro competenze ed esperienze consentiranno di raggiungere risultati di rilievo per la rete, le aziende, il territorio.

Lo strumento delle reti d’impresa ormai è entrato definitivamente nelle modalità aggregative delle aziende italiane, basti pensare che ad oggi le reti d’impresa registrate sono più di 7800 per un totale di oltre 45.000 imprese coinvolte – il commento del presidente di Iobo 2.0, Giancarlo Turati –. IOBO, giunta alla versione 2.0, è una rete d’impresa che prima di tutto aggrega visione e valori d’impresa condivisi e vissuti con intensità dalle aziende che ne fanno parte. Siamo riusciti a costituire un modello di ecosistema che si fonda sul concetto di “dare, ricevere, restituire” graduando la partecipazione alla rete, ovviamente orientata a obiettivi di business concreti e sfidanti, tra aziende “fondatrici” e membri a tutti gli effetti ed una quindicina di imprese “partner” che, pur condividendo e sottoscrivendo il codice etico della rete, preferiscono per ora collaborare esternamente facendo una specie di tirocinio propedeutico all’ingresso in rete. Sono assolutamente convinto che saremo in grado di dare profondo valore alle nostre imprese ed essere un punto di riferimento strutturato nel panorama delle imprese innovative nella sfida digitale.”  

LE IMPRESE ADERENTI

FASTERNET
Progetta e realizza soluzioni in ambito Cybersecurity, Infrastructure, Networking e Collaboration. Indirizza la Digital Trasformation dei propri clienti, avendo come focus prioritario la sicurezza dei dati, la continuità operativa e la consapevolezza dei collaboratori secondo l’approccio olistico D-ARCH.

GULLIVER
Azienda nata nel 2000, con sede in via Orzinuovi a Brescia, con un organico di giovanissimi realizza App e progetti innovativi ad alto contenuto tecnologico per le aziende e il mercato consumer. Lavora a livello nazionale ed ora ha sede anche in Europa.

SCAO
Digital Company specializzata nella digitalizzazione del settore manifatturiero, che sviluppa soluzioni innovative per la Smart Factory, Industry 4.0 ed Erp gestionali per le PMI di tutta Italia.

IPRE
Azienda attiva nel settore della consulenza su progetti di big-data, mobilità, intelligenza artificiale a supporto delle aziende nelle complesse strategie di mercato e nella creazione di nuovi prodotti innovativi.

BE2NET
Startup innovativa nata dalla precedente esperienza di rete IOBO con l’obiettivo di sviluppare e commercializzare prodotti digitali ad alto contenuto tecnologico.

RJ45
Impresa sociale che facilita lo sviluppo di reti tra mondo profit e non profit con il fine principale di offrire alle aziende servizi utili alla loro crescita aumentando le opportunità lavorative per persone con disabilità.

Confindustria: allarme per gli effetti della guerra, imprese a rischio chiusura

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Si è svolto giovedì mattina un Consiglio di Presidenza straordinario di Confindustria Lombardia. Unico punto all’ordine del giorno le ripercussioni sulle imprese del conflitto russo-ucraino e le conseguenti sanzioni economiche. I vertici dell’industria lombarda, nell’esprimere unanimemente grande preoccupazione per l’evoluzione del conflitto, hanno lanciato un grido d’allarme sull’impatto che la guerra potrà avere sulla ripresa dell’economia della regione. Se chiudono le imprese chiude il Paese.

Il Consiglio di Presidenza di Confindustria Lombardia esorta la politica e le istituzioni, a livello nazionale ed europeo, a lavorare per la pace e ad agire bene e in fretta per evitare che a pagare il conflitto siano le imprese e i cittadini, già duramente colpiti da due anni di emergenza. A seguito della crisi sanitaria, le imprese stanno affrontando costi di approvvigionamento delle materie prime sui mercati non paragonabili con il pre-pandemia.

Con la crisi energetica, cominciata molti mesi prima della guerra in Ucraina, le imprese stanno pagando a caro prezzo le politiche energetiche europee oggi rivelatesi controproducenti.

L’attuale situazione internazionale sta imponendo nuove criticità insostenibili per le aziende: Russia e Ucraina rappresentano per le realtà industriali lombarde importanti fornitori di rottami ferrosi, nickel, antracite, ghisa, alcune ferroleghe e altro ancora.

Il quadro sanzionatorio sta rallentando o interrompendo le supply chain di diverse filiere produttive e a pagarne le conseguenze sono in particolare le piccole e medie imprese: le produzioni, ad esempio, del settore moda già realizzate per il mercato russo oggi giacciono in magazzino, non riutilizzabili, andando ad appesantire la situazione finanziaria delle aziende.

Il caro energia, poi, sta mettendo in ginocchio le imprese. In questo scenario, gli inviti a ridurre i consumi rivolti dalle istituzioni europee e italiane sono inconciliabili con i livelli e le esigenze di produzione dell’industria lombarda: a questi livelli di costo una rilevante parte delle imprese lombarde è a rischio chiusura.

Serve un immediato tetto al prezzo del gas a livello nazionale e un taglio deciso di tutte le imposte indirette sui carburanti oltre ad una operazione trasparenza sui contratti in essere di approvvigionamento gas.

Tutto ciò che si lascerà di intentato sulla riduzione del prezzo del gas e dell’energia, anche a livello fiscale, verrà poi pagato con gli interessi in termini di cassa integrazione e chiusure aziendali. E’ finito il tempo delle parole e delle riflessioni. E’ il tempo di prendere scelte immediate, seppur rischiose, piuttosto che aspettare soluzioni migliori ma tardive, quando le aziende avranno già chiuso.

Gli industriali lombardi chiedono alle istituzioni europee e al governo italiano di affrontare immediatamente questo tsunami, evidenziando la necessità di una politica industriale europea, aggiornata alla luce dei cambiamenti in atto, che accompagni la transizione di interi settori e filiere.

Tempi di guerra comportano scelte da economia di guerra. E’ auspicabile che a livello europeo le scelte siano ponderate e condivise con gli attori coinvolti e che i governi europei convergano verso un quadro favorevole al fare impresa dando, per quanto possibile nell’attuale congiuntura, certezze agli imprenditori.

In questo quadro, il rischio di perdere i benefici del PNRR è quanto mai reale: bisogna agire affinché tutte le missioni individuate nel PNRR vengano esentate dai sovra costi legati ai rincari di energia e materie prime.

Forte preoccupazione, infine, in merito all’aumento delle richieste di Cassa integrazione modulate sulle chiusure temporanee: se questa sarà la nuova normalità delle imprese, è auspicabile l’introduzione di una normativa che offra maggiore flessibilità e semplificazione nell’uso della Cig sul modello della Cassa Covid del 2020.

Hanno partecipato al Consiglio di Presidenza: Francesco Buzzella, Presidente Confindustria Lombardia, Stefano Scaglia, Presidente Confindustria Bergamo, Franco Gussalli Beretta, Presidente Confindustria Brescia, Aram Manoukian, Presidente Confindustria Como, Stefano Allegri, Presidente Associazione Industriali Cremona, Lorenzo Riva, Presidente Confindustria Lecco e Sondrio, Diego Rossetti, Presidente Confindustria Alto Milanese, Edgardo Bianchi, Presidente Confindustria Mantova, Alessandro Spada, Presidente Assolombarda, Roberto Grassi, Presidente Unione Industriali della Provincia di Varese, Tiziano Pavoni, Presidente ANCE Lombardia, Alvise Biffi, Presidente Piccola Industria di Confindustria Lombardia, Jacopo Moschini, Presidente Giovani Imprenditori di Confindustria Lombardia.

Il Consiglio di Presidenza straordinario di Confindustria Lombardia sarà costantemente operativo per confrontarsi sugli sviluppi del conflitto e sulle ricadute per le imprese.

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