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Automotive, Brescia pronta alla sfida, ma pesano i ritardi delle forniture

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Il Sistema Brescia è complessivamente pronto ad affrontare le sfide del futuro per quanto riguarda il settore Automotive, soprattutto con riferimento alle tematiche della transizione ecologica e tecnologica in atto. A testimoniarlo è, in particolar modo, la propensione delle realtà bresciane a investire sul tema innovazione: fatto 100 l’importo complessivo del budget disponibile, le imprese dedicheranno nei prossimi anni circa il 45% dei fondi alla R&S (autonoma o con partner) o a consulenze (di università o di terzi).

È questa una delle evidenze emerse dall’indagine “La transizione tecnologica nell’Automotive: le sfide da vincere per la filiera bresciana”, condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia e dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, e focalizzata in particolare sulle modalità con cui le imprese si stanno approcciando alla transizione ecologica e tecnologica in atto. È stato coinvolto un campione di 24 imprese bresciane leader del comparto, con un fatturato complessivo di 2,7 miliardi di euro, di cui il 77% riconducibile a ricavi realizzati direttamente nel settore automotive.

Tra i risultati della ricerca, emerge come il 70,8% del campione osservato dichiari di avere al suo interno un ufficio di R&S, percentuale che sale al 77,8% per le grandi imprese; mediamente le aziende investono il 4,3% del loro fatturato in R&S: si tratta dunque di soggetti di dimensioni medio-grandi (almeno in ambito italiano), caratterizzati da una propensione a investire in innovazione medio-alta e certamente superiore alla media del manifatturiero italiano.

Le imprese della filiera auto di questo territorio mostrano poi una buona diversificazione produttiva, riconducibile principalmente a due comparti: “Motore” e “Abitacolo”.La fotografia scattata vede ai primi posti la specializzazione in sistemi motore (42% delle risposte) e parti esterne (33%); seguono appaiati telaio/carrozzeria e sistemi di trasmissione (25%), gestione termica (21%), produzione di parti interne (17%) e componenti di regolazione (13%). Per quanto riguarda la transizione ambientale e tecnologica, le aziende più coinvolte sono, come atteso, quelle specializzate nel “Motore” (93%).

Elementi significativi emergono anche dal punto di vista delle strategie: tenendo in considerazione che l’indagine è stata somministrata prima della decisione del Consiglio europeo di fine giugno 2022 (escludere dal mercato del nuovo tutte le auto con motore endotermico), si delinea già chiara l’urgenza del momento: solo l’11% delle imprese ha, infatti, dichiarato di non avere in agenda nuove strategie industriali per affrontare il complesso scenario competitivo che si profila nella filiera dell’auto. Il Made in Brescia punta soprattutto sulla riconversione della produzione (33%) o su nuove alleanze (33%).

Gli elementi di potenziale ostacolo agli investimenti sono invece costituiti, in primo luogo, dell’incertezza tecnologica (63%), seguita a distanza da quella di mercato (38%). Si presenta poi il tema del capitale umano, a causa del mismatch tra domanda e offerta di lavoro (il 25% segnala la mancanza di competenze). Non emergono invece criticità di carattere finanziario, un elemento che va letto alla luce del buono stato di salute delle aziende intervistate e che riflette anche le condizioni favorevoli di accesso al credito esistenti al momento della rilevazione.

L’indagine si è poi concentrata sull’individuazione dei principali partner nei progetti di innovazione seguiti dalle imprese dell’automotive bresciano. La fotografia scattata, riferita allo scenario attuale, vede ai primi posti i soggetti della filiera: clienti (77% delle risposte), fornitori di materie prime (55%), fornitori di tecnologie (55%) e fornitori di impianti (50%). Un elemento di interesse è quindi rappresentato dalla significativa quota di operatori (50%) che interagisce con il mondo universitario: è un aspetto quanto mai positivo, se si pensa al fatto che il sistema accademico è spesso giudicato in qualche modo distante da quello delle aziende.

La ricerca ha destinato ampio spazio all’analisi dei rapporti che le aziende bresciane dell’Automotive hanno con i propri fornitori e clienti. Si tratta di un osservatorio privilegiato da cui analizzare il livello di collaborazione all’interno della filiera, un elemento considerato strategico e imprescindibile per affrontare con successo le importanti sfide che il sistema delle imprese ha di fronte nei prossimi anni. Per quanto riguarda i fornitori, le risposte hanno raccolto la visione su oltre 900 realtà italiane, spesso costituite da realtà produttive di piccole e medie dimensioni. Da questo punto di vista, i vantaggi competitivi che caratterizzano la fornitura nazionale riguarderebbero aspetti piuttosto tradizionali come quelli della qualità (segnalata dall’82% delle imprese) e della flessibilità (71%): sono peculiarità tipiche della manifattura italiana e bresciana, un “marchio di fabbrica” da sempre riconosciuto a livello mondiale ma verosimilmente non più sufficiente. Infatti, gli elementi riferiti all’innovazione, per questi stessi soggetti, risultano scarsamente considerati (innovazione di prodotto 35%, di processo 29%, organizzativa 6%). Si tratta di un importante segnale di allarme, che denoterebbe una potenziale debolezza della filiera di fronte allo scenario futuro, che vede nell’innovazione un elemento sempre più strategico e imprescindibile.

Pasini entra nel consiglio generale di Confindustria Lecco e Sondrio

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Giuseppe Pasini, presidente di Feralpi Group ed ex presidente di Confindustria Brescia, è stato nominato membro del Consiglio Generale di Confindustria Lecco e Sondrio.

La nomina – secondo quanto riferisce Brescia news – è avvenuta l’altro ieri nella sede dell’associazione industriale come componente proposto dal Presidente Plinio Agostoni e come rappresentante delle società Arlenico e Caleotto, parte di Feralpi Group dal 2015 e rilevate al 100% nel 2020.

Arlenico e Caleotto operano nella laminazione di acciai speciali, sono attivi da più di 100 anni nel cuore della città di Lecco, all’interno di uno dei più importanti poli della meccanica. Oggi impiegano oltre 120 persone per una produzione di circa 250 mila tonnellate l’anno.

«Arlenico e Caleotto – spiega Giuseppe Pasini – rappresentano il punto di contatto di Feralpi Group con il mercato della meccanica, un settore che richiede qualità, flessibilità, precisione e velocità. Obiettivi che raggiungiamo con un miglioramento continuo e grazie a forti investimenti. Dall’acquisizione ad oggi abbiamo investito oltre 40 milioni di euro in impianti e tecnologie per continuare una tradizione di eccellenza che vive da ben oltre un secolo nel cuore della trafileria non solo italiana, ma europea. Ringrazio Confindustria Lecco e Sondrio per avermi incluso nel Consiglio Generale come rappresentante di società le cui storie industriali sono legate a Lecco e continueranno ad esserlo».

Inserimento lavorativo dei detenuti, rinnovato il protocollo tra Confindustria e carceri

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È stato siglato oggi – nella sede di Confindustria Brescia – il rinnovo della collaborazione tra l’Associazione di via Cefalonia, gli Istituti di Pena Bresciani, la Garante dei Detenuti e il Tribunale di Sorveglianza di Brescia. Il protocollo, firmato per la prima volta nel febbraio 2019, prevede tra le altre una serie di attività finalizzate a creare percorsi di inserimento lavorativo per i detenuti e avrà durata di un anno.

Alla firma sono intervenuti Franco Gussalli Beretta (Presidente Confindustria Brescia), Silvia Mangiavini (Vice Presidente Confindustria Brescia con delega a Legalità e Bilancio di Sostenibilità), Luisa Ravagnani (Garante dei detenuti), Francesca Paola Lucrezi (Direttrice delle carceri di Brescia) e Monica Cali (Presidente Tribunale di Sorveglianza).

L’accordo sottoscritto nel 2019 ha previsto e finalizzato l’assunzione stabile in azienda – alla fine del tirocinio di reinserimento sociale previsto dal documento stesso – con contratto a tempo pieno e indeterminato, di una persona in esecuzione penale presso la casa di reclusione di Verziano.

“L’attenzione di Confindustria Brescia al tema della legalità è testimoniata dalla scelta di confermare una delega apposita sul tema nella squadra di presidenza – commenta Silvia Mangiavini, Vice Presidente Confindustria Brescia con delega a Legalità e Bilancio di Sostenibilità –.  Il rinnovo della collaborazione con Istituti di Pena Bresciani, Garante dei Detenuti e Tribunale di Sorveglianza di Brescia si inserisce proprio in questo solco, visti anche gli ottimi risultati ottenuti negli scorsi anni, nonostante gli inevitabili rallentamenti legati alla diffusione della pandemia. Come Associazione, in particolare, siamo certi che le strategie di inclusione sociale, sviluppate in una cornice di rispetto delle regole e condivisione dei principi di legalità, contribuiscono a ridurre il rischio di recidiva e ad innalzare i livelli di sicurezza generale del territorio.”

In particolare, Confindustria Brescia si impegna, con la collaborazione e il monitoraggio delle altre parti coinvolte, a:

  • Realizzare un corso di formazione in carcere avvalendosi delle strutture formative di Fondazione AIB. La formazione sarà progettata d’intesa con l’Ufficio del Garante dei detenuti e con la Direzione degli Istituti di pena bresciani, tenendo conto dei bisogni formativi della popolazione carceraria e della domanda del mercato del lavoro del territorio. A conclusione del corso, per la consegna dei diplomi sarà organizzata una tavola rotonda con al centro il tema del lavoro nella prospettiva del tessuto economico e produttivo bresciano.
  • Sensibilizzare i propri iscritti ad ospitare tirocini di orientamento, formazione e inserimento/reinserimento finalizzati all’inclusione sociale e all’autonomia delle persone in esecuzione penale presso la Casa Circondariale Nerio Fischione e la Casa di Reclusione di Verziano, valutate idonee dall’Equipe trattamentale del Carcere e dal Tribunale di Sorveglianza di Brescia. I tirocini si svolgeranno nelle aziende associate che liberamente daranno la propria disponibilità, sotto la diretta responsabilità formativa dei tutor individuati dalle aziende stesse, nel rispetto della L.R. n. 22/2006, della Delibera di Regione Lombardia n.5451/2016 e successive modifiche, e della Normativa penitenziaria pertinente.
  • Con la finalità di sviluppare forme di dialogo tra il carcere e il mondo del lavoro, il gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Brescia porterà all’interno delle carceri di Brescia una riunione del proprio Comitato Direttivo, che verrà aperto alla popolazione carceraria, agli educatori e alle parti sottoscrittrici del presente Accordo. Temi, data e modalità dell’incontro verranno concordati con la Direzione del Carcere e con la Garante dei detenuti. Sensibilizzare le Aziende associate a donare generi di prima necessità a favore dei detenuti degli Istituti di pena bresciani. A tal fine, aderirà alla richiesta di collaborazione del Garante dei detenuti, divulgando alle proprie imprese l’elenco dei generi più necessari.

Metalmeccanica, a Brescia un 1° semestre in crescita, ma pesa l’incognita energia

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L’attività produttiva delle imprese metalmeccaniche bresciane archivia il 1° semestre 2022 in crescita, anche se il periodo tra aprile e giugno si caratterizza per un generale rallentamento, in un contesto caratterizzato da costi degli input energetici attestatisi su livelli mai sperimentati. Nel dettaglio, l’attività ha segnato, nel 2° trimestre, un +3,1% per il comparto meccanico rispetto al periodo precedente (congiunturale) e un -2,2% per quello metallurgico. La dinamica nei confronti del 2° trimestre del 2021 (tendenziale) mostra, rispettivamente, un +8,6% e un -1,8%.

A evidenziarlo è la più recente edizione dell’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia su un panel di aziende associate.

“Nonostante i dati comunque positivi segnati nei primi due trimestri dell’anno, il comparto meccanico si trova oggi di fronte ad alcune importanti incognite – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del settore Meccanica e Meccatronica di Confindustria Brescia –: mi riferisco, in particolare, al caro energia, che rischia di diventare cronico e di vanificare i risultati ottenuti sin qui, e alle incertezze legate al futuro dell’automotive, che rischiano di impattare in modo drammatico sulla nostra filiera. Il nostro settore però è pronto ad affrontare le sfide che ci aspettano, come testimonia anche la volontà di cambiare la denominazione in Meccanica e Meccatronica, a sottolineare l’attenzione per l’evoluzione conosciuta dal comparto negli ultimi anni.”

“L’aumento dei prezzi del 2021, spinto da quello delle materie prime, del 2021 ha lasciato il passo a un rincaro dei costi energetici. La diminuzione delle quotazioni dei metalli di base sperimentata nel 2022 non ha avuto come effetto la diminuzione dei prezzi dei prodotti metallurgici e siderurgici, a causa degli aumenti dei costi energetici, che non vediamo solo sulle nostre bollette di energia elettrica e del gas, ma anche su tutti quei prodotti che hanno come costo principale la componente energetica – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, Presidente del settore Metallurgia, Siderurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. Il problema ora non è solo di riuscire a scaricare a valle questi straordinari aumenti di costo, ma è anche di far fronte a due grandi fenomeni in atto: la riduzione della disponibilità economica dei consumatori, che potrebbe portare anche ad una recessione tecnica, e la perdita di competitività della filiera sidermetallurgico-meccanica a fronte di paesi extraeuropei che hanno costi energetici molto inferiori. Oggi le preoccupazioni degli operatori sono non solo di far fronte al pagamento di fatture, ma soprattutto il mantenimento dei volumi a fronte di un mercato che rallenta e mostra grandi ombre all’orizzonte, quali i dubbi sulla tenuta dell’edilizia con il rallentamento dei bonus edilizi e quelli sul futuro della filiera della componentistica auto, a seguito delle drastiche decisioni prese dall’UE. Tutto ciò senza perdere di vista l’aumento del circolante e delle esposizioni verso i clienti causato da questo aumento dei costi, e tutto quello che ne deriva sia in termine di costi che di esposizione verso il ceto bancario.”

L’operatività aziendale continua a essere influenzata da problematiche per quanto riguarda gli approvvigionamenti delle materie prime e dei semilavorati utilizzati nei processi produttivi, che si sono riverberati sui costi di acquisto. Dal 3° trimestre del 2020 al 2° trimestre del 2022, le imprese bresciane attive nella meccanica hanno dichiarato incrementi nell’ordine del 132%, quelle nella metallurgia rincari pari all’82%. Di fronte a tali dinamiche, le aziende hanno risposto con aumenti dei prezzi di vendita pari rispettivamente al 20% e al 62%. Ciò sta a significare che gli operatori della metalmeccanica bresciana hanno solo in parte trasferito sui prezzi applicati ai clienti gli extra-costi subiti nella fase di approvvigionamento. Ne consegue una riduzione della marginalità industriale, che rischia di muoversi in direzione opposta a quella dei fatturati, che invece hanno superato abbondantemente i livelli del 2019. 

Va tuttavia ricordato come nei mesi più recenti dell’anno i prezzi dei metalli industriali maggiormente utilizzati dalle realtà bresciane abbiano registrato, complice il raffreddamento del quadro ciclico globale, un significativo indebolimento: a titolo d’esempio, l’indice LMEX, che racchiude in un solo valore le quotazioni dei principali metalli non ferrosi scambiati alla borsa di Londra (alluminio, nichel, piombo, rame, stagno e zinco) ha sperimentato una flessione del 32% dai massimi storici rilevati la scorsa primavera. Allo stesso tempo va ricordato come le quotazioni attuali siano ancora particolarmente elevate (+22%) nel confronto con la media del biennio 2018-2019, preso a riferimento come la “normalità pre-Covid”. Considerazioni nel complesso analoghe riguardano il rottame ferroso, utilizzato nelle produzioni siderurgiche a forno elettrico, i cui prezzi sono diminuiti del 36% dai massimi assoluti raggiunti a marzo, pur segnando ancora un +48% nei confronti del valore medio rilevato negli anni 2018-2019.

Le preoccupazioni degli operatori metalmeccanici riguardano inoltre il “caro energia”, che, come già denunciato in altre occasioni, rischia di compromettere ancora di più la redditività operativa, a seguito delle fiammate dei prezzi riscontrata nelle ultime settimane. Le più recenti proiezioni, formulate dal Centro Studi di Confindustria Brescia per la bolletta della sola energia elettrica potenzialmente pagata dall’industria metalmeccanica bresciana si attesterebbero, nel 2022, a 2.430 milioni, un importo sostanzialmente triplicato rispetto al 2021 (842 milioni) e in aumento del 592% nei confronti di quanto riscontrato nel 2019.

Lo stato di apprensione degli imprenditori riguarda anche l’evoluzione della domanda proveniente dalla Germania, storico partner per il made in Brescia. Per l’anno in corso il prodotto tedesco è stimato crescere solamente dell’1,2%, contro il +2,1% ipotizzato nella primavera scorsa. Le aspettative per il 2023 sono ancora meno ottimistiche (+0,8%, a rettifica del +2,7% previsto mesi fa).

Sul versante del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni, le ore autorizzate nei primi sette mesi del 2022 sono diminuite del 69% rispetto allo stesso periodo del 2021, passando da 15,4 a 4,8 milioni. In particolare, la componente ordinaria è calata del 76% (da 10,4 a 2,5 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha subito una flessione del 53% (da 5,0 a 2,4 milioni di ore). Nella prima parte dell’anno, quindi, non vi sono evidenze di un maggiore accesso alla CIG, a seguito della esasperata crescita delle quotazioni di energia elettrica e gas naturale. Tuttavia, il confronto con il 2019 mostra una crescita dell’83% (sintesi di un +208% della CIGO e di un +28% della CIGS) e aumentano le aspettative per un’accelerazione delle domande di CIG nel prossimo autunno. Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 1.800, contro le oltre 14 mila del 2020 e le mille del 2019.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la seconda provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino). Con quasi 105 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (17 mila addetti) e i prodotti in metallo (39 mila addetti), è al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila addetti) e in sesta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco meno di 9 mila addetti).

Confindustria: nel secondo trimestre rallenta la crescita bresciana

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Nel 2° trimestre del 2022, l’attività produttiva nel settore manifatturiero della provincia di Brescia mostra un nuovo rallentamento, pur caratterizzandosi ancora per una crescita. In particolare, la produzione industriale ha segnato una variazione rispetto allo stesso trimestre del 2021 pari al +5,8%, evidenziando così un significativo ridimensionamento nei confronti di quanto sperimentato nelle rilevazioni precedenti.

La variazione rispetto al trimestre precedente (congiunturale) è stata pari al +1,8%: si tratta di un dato grezzo, ovvero calcolato non considerando il diverso numero di giorni lavorativi rispetto al trimestre precedente.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al periodo aprile-giugno 2022.

Come già emerso nel recente passato, anche in questo trimestre i dati complessivi celano una significativa eterogeneità fra e nei settori presi in considerazione: la crescita dei livelli di output è stata indicata dal 48% degli operatori, a fronte del 28% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti nel trimestre precedente e del 24% che invece ha segnalato una contrazione degli stessi. A seguito delle evoluzioni sopra indicate, il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2022, è pari a +7,2%, in buona parte frutto di quanto ereditato dal 2021.

“L’industria bresciana continua a mostrare segnali di tenuta, in un contesto operativo sempre più aspro, caratterizzato, tra l’altro, dagli esorbitanti costi dell’energia, dall’endemica difficoltà nell’approvvigionamento dei materiali e da un generalizzato processo di deterioramento delle condizioni di mercato evidenziato a livello globale, a cui si aggiungono gli ormai annosi problemi legati al mismatch lavorativo che caratterizzano la nostra provincia e le lacune nelle competenze STEM – commenta Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia –. Va comunque segnalato, rispetto al periodo sino a giugno, un recente rallentamento nel mese di luglio dei costi delle materie prime, tendenza che ci auguriamo possa continuare. Il contesto generale rimane tuttavia decisamente complicato, anche a causa della situazione politica italiana, per cui le prospettive rimangono decisamente incerte, a prescindere dal voto di settembre. Le aspettative a breve indicano inoltre una possibile nuova frenata per il made in Brescia, che sta ripensando anche il proprio modello organizzativo, con un aumento sempre più evidente dell’incidenza delle scorte di magazzino.”

Le prospettive a breve termine sono quanto mai incerte e riflettono alcuni fattori già presenti nel recente passato, come l’evoluzione del conflitto nell’ex Unione Sovietica, l’inflazione galoppante, la capacità del sistema economico di reggere anche nel prossimo futuro il “caro-energia” (che verosimilmente è destinato a perdurare per tutto il 2022). Allo stesso tempo, il quadro ciclico risente di altri elementi di rischio, sorti solo ultimamente, come la nuova instabilità politica in Italia (che potrebbe interferire sulle riforme a suo tempo programmate) e l’avvio della fase di normalizzazione della politica monetaria della BCE, come risposta alla crescita fuori controllo dei prezzi al consumo.

§  La disaggregazione della variazione della produzione per classi dimensionali mostra incrementi più pronunciati nelle piccole imprese (+3,6%) e in quelle micro (+1,8%). Dinamiche positive, ma più contenute, si rilevano per le realtà di medie dimensioni (+0,8%), mentre quelle più grandi evidenziano una flessione (-2,0%).

§  Con riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva è aumentata oltre la media nei comparti chimico, gomma, plastica (+4,0%) e meccanica (+3,1%). Consuntivi positivi provengono inoltre dalle aziende del sistema moda (+1,3%); invece si rilevano dinamiche in contrazione per il legno e minerali non metalliferi (-0,3%), la metallurgia (-2,2%) e l’alimentare (-6,6%).

§  Il tasso diutilizzo della capacità produttiva, che si è attestato all’81%, è rimasto sostanzialmente invariato nei confronti della rilevazione precedente (82%) e risulta in linea con quello del secondo trimestre dell’anno scorso (81%).

§  Le vendite sul mercato italianosono aumentate per il 42% delle imprese, rimaste invariate per il 34% e diminuite per il 24%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 35% degli operatori, calate per il 17% e rimaste stabili per il 48%; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 42%, diminuite per il 16% e rimaste invariate per il 42% del campione.

§  I costi di acquisto delle materie prime sono cresciuti per il 71% delle imprese, con un incremento medio del 7,5%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 52% degli operatori, per una variazione media pari a +3,1%. Tali dinamiche confermano le significative pressioni sui margini industriali a cui sono sottoposte le imprese, divenute loro malgrado, come evidenziato da Confindustria, “shock absorber”: dal terzo trimestre 2020 al secondo trimestre 2022, i costi di acquisto sono complessivamente aumentati del 108%, mentre i prezzi di vendita solamente del 29%.

§  La scarsità di materie prime / semilavorati emerge ancora come il principale fattore che limita la produzione, essendo segnalato dal 30% degli operatori. Livelli insufficienti di domanda sono indicati dal 16% (una quota raddoppiata rispetto a quanto rilevato nel periodo precedente), mentre la carenza di manodopera è indicata dal 13%.

§  Le previsioni per i prossimi mesi sono all’insegna dell’incertezza e riflettono, al di là della tradizionale chiusura della maggior parte degli stabilimenti nel periodo estivo, i fattori di rischio prima evidenziati. Nel dettaglio, la produzione è prevista in aumento da 24 imprese su 100, stabile dal 49% e in calo dal rimanente 27%. I settori con le prospettive relativamente più positive sarebbero sistema moda, legno e minerali non metalliferi, meccanica. Per contro, i segnali più critici giungerebbero dai comparti alimentare, chimico, gomma e plastica, metallurgia.

§  Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono in crescita per il 16% delle aziende, stabili dal 47% e in calo dal 37%. Quelli da parte degli operatori comunitari, sono in aumento dal 22% delle imprese, invariati per il 50% e in flessione per il 28%. Quelli in arrivo dai mercati extra UE sono in crescita per il 20%, stabili per il 56% e in contrazione per il 24%.

Confindustria, Astori: no al de minimis su crediti d’imposta energia

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Con una nota Fabio Astori, vicepresidente di Confindustria Brescia, prende posizione sul tema dei crediti d’imposta per le imprese sui consumi di elettricità e gas. Con la votazione di fiducia alla Camera sul DL Aiuti – in cui è stato inserito un emendamento che vincola al “de minimis” la fruizione dei crediti d’imposta per le imprese sui consumi di elettricità e gas – gli aiuti prevedono infatti un massimale ottenibile pari a 200mila euro, calcolato su base triennale considerando tutti gli aiuti concessi sotto tale regime, e tiene inoltre conto di tutti gli aiuti ricevuti da imprese di uno stesso gruppo.

“Come abbiamo appreso- spiega Astori – il decreto Aiuti taglia, se non addirittura azzera, i crediti d’imposta su gas ed energia elettrica per gran parte delle imprese, vincolando al “de minimis” i crediti d’imposta. Si tratta di un grave errore, a cui va posto rimedio quanto prima: migliaia di aziende rischiano infatti, in questo modo, di non poter beneficiare delle misure adottate dal Governo per contrastare il caro energia.”

“Il pericolo è che molte imprese, anche della nostra provincia, possano trovarsi a non aver diritto ad alcun credito d’imposta, o solo a una piccola quota – aggiunge il Vice presidente di Confindustria Brescia –. Siamo in costante dialogo con Confindustria nazionale, che sta ponendo attenzione alla questione fin dal momento della presentazione dell’emendamento lo scorso giovedì, anche attraverso contatti diretti con i Ministri interessati, a cui è stata ribadita l’assurdità del provvedimento. Attendiamo quindi, fiduciosi, che venga accolto ufficialmente il nostro appello per un intervento immediato che corregga la norma in questione.”

Brescia, nel primo trimestre export da 5,5 miliardi di euro

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Nel 1° trimestre del 2022, l’export bresciano si attesta a 5.510 milioni di euro, il valore più alto di sempre, ed evidenzia una crescita del +28,0% sullo stesso periodo del 2021 e del +43,7% su quello del 2020. Anche per gli acquisti dall’estero si assiste a una cifra record (3.735 milioni) e a una crescita particolarmente significativa sul 1° trimestre dell’anno scorso (+54,2%) e quello del 2020 (+82,0%). Il saldo commerciale è pari a 1.774 milioni, valore che rimane comunque decisamente positivo, sebbene abbia in parte risentito dell’impennata delle importazioni.

A rilevarlo sono i dati ISTAT elaborati dal Centro Studi di Confindustria Brescia.

Nonostante i risultati positivi conseguiti nel 1° trimestre dell’anno, il sistema delle imprese risente del pesante clima d’incertezza globale, in un contesto in cui, all’endemica scarsità di materie prime e di componenti (che mette a rischio il corretto funzionamento delle catene globali di fornitura), si aggiunge il prolungarsi del conflitto bellico tra Russia e Ucraina. Le tensioni geopolitiche in atto hanno portato le quotazioni degli input energetici su livelli assolutamente impensabili fino a qualche tempo fa e, contemporaneamente, minacciano gli scambi da e verso le aree coinvolte nella guerra, oltre a zavorrare la fiducia di imprese e famiglie.  

La crescita delle esportazioni bresciane nei primi tre mesi risulta più intensa di quanto rilevato in Lombardia (+23,6%) e in Italia (+22,9%). Il saldo commerciale nazionale risulta dopo dieci anni negativo (-7.122 milioni), indicatore di una situazione complessa per l’economia italiana.

La dinamica positiva del commercio mondiale (+4,8% nel primo trimestre) e l’incremento del prezzo di vendita impattano sulla dinamica delle vendite all’estero nei primi tre mesi del 2022. Allo stesso tempo, l’indebolimento dell’euro sul dollaro e i forti rialzi dei prezzi delle principali materie prime industriali (es: le variazioni rispetto al primo trimestre dell’anno scorso del rottame ferroso +30,9%, rame +17,8%, alluminio +55,4%), in alcuni casi arrivate ai massimi storici, spiegano in parte la notevole impennata delle importazioni.

Tra i prodotti esportati, i più dinamici risultano: prodotti della metallurgia (+58,4%), prodotti alimentari e bevande (+33,1%), prodotti chimici e farmaceutici (+26,2%), prodotti in metallo (+20,7%).

Tra i mercati di sbocco, la crescita delle esportazioni è generalizzata: in particolare, verso Germania (+32,7%), Francia (+24,1%), Spagna (+29,2%), Belgio (+28,0%), Stati Uniti (+31,6%) e India (+43,2%). In termini di aree geografiche spiccano le dinamiche positive dell’Unione Europea (+32,8%) e dell’America centro-meridionale (+39,6%). In questo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2021 Cina e Turchia registrano dinamiche con segno negativo (rispettivamente -7,6% e -12,0%).

Per quanto riguarda le importazioni, sono in forte crescita i prodotti della metallurgia (+81,9%), prodotti chimici e farmaceutici (+66,3%) e prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+51,4%).

Aumentano gli acquisti dall’estero per tutti i principali partner commerciali: Germania (+40,0%), Francia (+30,8%), Spagna (+52,8%), India (+101,5%), Cina (+82,8%) e Turchia (+87,1%).

Metalmeccanica, a Brescia 1° trimestre positivo, nonostante la guerra

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L’attività produttiva delle imprese metalmeccaniche bresciane ha registrato nel 1° trimestre del 2022 una nuova crescita, nonostante le forti tensioni geopolitiche innescate dal conflitto tra Russia e Ucraina, che hanno portato a un’ulteriore risalita delle quotazioni delle materie prime industriali ed energetiche utilizzate nei processi produttivi. Nel dettaglio, l’attività ha evidenziato un +12,3% per il comparto meccanico rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno (tendenziale) e un +8,4% per quello metallurgico. La dinamica nei confronti del trimestre precedente (congiunturale) evidenzia, rispettivamente, un +3,4% e un +4,3%.

A evidenziarlo è la più recente edizione dell’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia su un panel di aziende associate.

L’andamento della metalmeccanica bresciana è stato affrontato, nella giornata di ieri, anche durante il quarto appuntamento del progetto “Sette Ottavi”, che ha visto incontrarsi alla Cascina San Giovanni di Puegnago del Garda gli imprenditori del Settore Meccanica con i colleghi, associati e non, della Zona Valsabbia – Lago di Garda. All’appuntamento sono intervenuti Franco Gussalli Beretta (Presidente Confindustria Brescia), Francesco Franceschetti (Vice presidente Confindustria Brescia con delega a Zone e Settori), Gabriella Pasotti (Presidente Settore Meccanica Confindustria Brescia), Alessandro Ferrari (Coordinatore di zona Valsabbia-Lago di Garda Confindustria Brescia), Carlo Grazioli (Vice presidente Gruppo Giovani Imprenditori Confindustria Brescia), Alberto Albertini (Antares Vision), Alvise Mori (Mori 2A) e Filippo Schittone (Direttore Confindustria Brescia).

L’evoluzione positiva dell’attività produttiva continua a nascondere alcune serie problematiche per quanto riguarda gli approvvigionamenti delle materie prime e dei semilavorati utilizzati nei processi produttivi. Tra gennaio e marzo 2022 ben il 43% delle realtà meccaniche e il 14% di quelle metallurgiche ha indicato la “scarsità di materie prime e semilavorati” come il principale fattore che limita la produzione. Come già evidenziato in altre occasioni, si tratta di un radicale cambio di scenario rispetto a quanto rilevato nel 3° trimestre del 2020, quando tale problema non era indicata da nessuna azienda meccanica e solamente dal 6% di quelle metallurgiche, in un contesto, ancora viziato dal lockdown dei mesi precedenti, in cui la domanda insufficiente era trasversalmente riconosciuta come il più importante ostacolo allo sviluppo del business.

Tali problematiche stanno provocando serie conseguenze sui costi di acquisto dei materiali. Dal 3° trimestre del 2020 al 1° trimestre del 2022, le imprese bresciane attive nella meccanica hanno dichiarato incrementi nei costi di acquisto nell’ordine del 112%, quelle nella metallurgia rincari pari all’85%. Di fronte a tali dinamiche, le aziende hanno risposto con incrementi dei prezzi di vendita pari rispettivamente al 17% e al 63%. Ciò sta a significare che gli operatori della metalmeccanica bresciana hanno solo in parte trasferito sui prezzi applicati ai clienti gli extra-costi subiti nella fase di approvvigionamento. Ne consegue una riduzione della marginalità industriale, che rischia di muoversi in direzione opposta a quella dei fatturati, che invece hanno superato abbondantemente i livelli del 2019. 

“I risultati positivi segnati dalla metalmeccanica nei primi mesi dell’anno vanno necessariamente contestualizzati alla luce degli ormai noti rincari delle materie prime industriali ed energetiche – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di Confindustria Brescia –. A questo, per la meccanica bresciana si aggiunge il nodo sul futuro dell’automotive, che al momento appare ancora incerto, anche alla luce delle decisioni prese dall’Unione Europea sulle auto diesel e benzina. Nelle scorse settimane abbiamo proposto un’apposita tavola rotonda sul tema, consapevoli di come le scelte per i prossimi anni vadano necessariamente legate al concetto di neutralità tecnologica: c’è in ballo il futuro di un’intera filiera, che a Brescia dà lavoro a circa 18mila dipendenti.”

“Pur in una situazione di generali rincari, ormai conosciuta, le materie prime sono in una fase di riassestamento dei prezzi. L’alluminio, dopo i massimi di marzo 2022 con picchi intorno a 4000 $/t, si è riportato intorno ai 2.800 $/t. Il rame invece rimane sostenuto a un livello appena inferiore ai 10.000 $/t, seguito dal nickel che, dopo i picchi di marzo 2022, rimane comunque in tensione a livelli appena sotto i 30.000 $/T – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, Presidente del Settore Siderurgia, Metallurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. Per quanto riguarda i prodotti siderurgici, stiamo vedendo da qualche settimana un calo delle quotazioni di rottame, ghisa e billette, che porta a una discesa delle quotazioni degli acciai comuni da costruzione e da carpenteria. Il rallentamento dei prezzi delle materie prime ha contribuito ad una parziale riduzione dei costi di produzione: solo parziale perché i costi energetici sino ad ora non danno segnali di calo. Intanto, i principali commercianti e utilizzatori di acciai stanno rallentando gli acquisti anche a fronte di una domanda finale che rimane sostenuta, in modo da ridurre lo stock di materie prime nei loro magazzini. Siamo comunque di fronte a problemi di natura macroeconomica. Ieri è stato approvato il pacchetto Fit for 55, che mette al bando le auto con propulsione endotermica: si tratta di un vero disastro dal punto di vista economico per il comparto sidermeccanico italiano e bresciano. Una quantità enorme di imprese nella fusione di alluminio, ghisa, acciaio e nelle lavorazioni meccaniche degli stessi, saranno toccate da questo regolamento. Il rischio è che centinaia di aziende paghino un prezzo altissimo, e che centinaia di migliaia di lavoratori perdano il lavoro per questa decisione.”

Persistono i segnali di sgonfiamento del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni nei settori metalmeccanici. Le ore autorizzate nei primi quattro mesi del 2022 sono diminuite del 69% rispetto allo stesso periodo del 2021, passando da 10,3 a 3,2 milioni. In particolare, la componente ordinaria è calata del 79% (da 5,6 a 1,2 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha subito una flessione del 56% (da 4,7 a 2,1 milioni di ore). Tuttavia, il confronto con il 2019 mostra una crescita del 215%, sintesi di un +632% della CIGO e di un +138% della CIGS. Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 2.100, contro le oltre 13 mila del 2020 e le settecento del 2019.

In base alle opinioni fornite dagli operatori intervistati, le prospettive a breve termine del settore metalmeccanico bresciano sono tutto sommato positive, sebbene suggeriscano un ulteriore rallentamento rispetto agli scorsi trimestri. I maggiori elementi di incertezza riguardano, fra l’altro, l’evoluzione del conflitto nell’ex Unione Sovietica, la frenata della Cina (colpita da nuove restrizioni volte a contenere l’evoluzione della pandemia), l’inflazione galoppante, la capacità del sistema economico di reggere anche nel prossimo futuro il “caro-energia”, che verosimilmente è destinato a perdurare per tutto il 2022.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la seconda provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino). Con quasi 105 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (17 mila addetti) e i prodotti in metallo (39 mila addetti), è al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila addetti) e in sesta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco meno di 9 mila addetti).

Lavoro in somministrazione: nel primo trimestre +22%

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Secondo i dati forniti dalle Agenzie per il Lavoro, nel 1° trimestre 2022 la domanda di lavoratori in somministrazione ha registrato una nuova crescita (+22% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno), che va a consolidare l’evoluzione sperimentata nell’ultimo periodo del 2021 (+23%).

A evidenziarlo – come riporta Brescia news – sono i dati forniti dalle Agenzie per il Lavoro, aderenti all’Osservatorio Confindustria Brescia – Agenzie per il lavoro, curato dal Centro Studi di Confindustria Brescia.

La positiva evoluzione nei primi tre mesi del 2022 appare coerente con la generalizzata ripresa dell’attività produttiva sperimentata in questi mesi e conferma l’inversione di tendenza dopo la fase emergenziale che ha caratterizzato tutto il 2020.

“Se, da un lato, la crescita del lavoro in somministrazione nel 1° trimestre conferma le sensazioni già emerse nel periodo precedente, con il consolidamento di una ripresa generalizzata – commenta Roberto Zini, Vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Welfare e Relazioni Industriali –, dall’altro non dobbiamo dimenticare alcune incognite in atto a livello mondiale, come quelle geopolitiche. Inoltre, la forte richiesta di tecnici conferma ancora una volta quelle che sono le prerogative della nostra provincia, già emerse in una recente indagine sul mismatch lavorativo condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia. Su questo aspetto, dobbiamo continuare a insistere.”

L’aumento rilevato nel 1° trimestre del 2022 interessa quasi tutte le categorie professionali, ed è trainato, in particolare, dagli addetti al commercio (+132%), le cui richieste più che raddoppiano rispetto ai primi mesi del 2021, quando era parzialmente in atto un secondo lockdown. I tecnici (+68%), gli impiegati esecutivi (+46%) e i conduttori d’impianti (+28%) registrano degli incrementi al di sopra del valore medio. Relativamente più contenuta la crescita degli operai specializzati (+18%), mentre il personale non qualificato si caratterizza per un forte ridimensionamento delle richieste (-27%).

Con riferimento alle difficoltà di reperimento dei lavoratori in somministrazione, non si segnalano tensioni particolari, a eccezione, in particolare, di alcuni profili appartenenti ai tecnici (tecnici in campo ingegneristico, tecnici informatici, tecnici della produzione e i tecnici della gestione dei processi produttivi), agli addetti al commercio (esercenti di attività di ristorazione nei mercati e sugli addetti fast food), agli operai specializzati (fonditori, saldatori, montatori, manutentori, specializzati meccanica di precisione) e ai conduttori d’impianti (operatori robot industriali e per gli addetti macchine lavorazioni metalliche).

Confindustria Brescia, premiati oggi i 22 nuovi Mestri del lavoro: ecco chi sono

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Si sono tenute questa mattina, nella Sala Beretta di Confindustria Brescia, le premiazioni dei 22 nuovi Maestri del lavoro bresciani per il 2022, insigniti lo scorso 1° maggio con la “Stella al merito”. Alla cerimonia hanno preso parte Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia, Luciano Prandelli, Console della Federazione Maestri del lavoro, Roberto Romillo, Direttore ad interim dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Brescia, e Filippo Schittone, Direttore generale di Confindustria Brescia.

L’onorificenza è rivolta ai lavoratori dipendenti ancora in servizio o già pensionati e premia in particolare i collaboratori che hanno saputo contribuire, con meriti particolari, alla crescita e allo sviluppo dell’impresa.

“Le stelle al merito rappresentano una colonna portante del mondo lavorativo bresciano e italiano – il commento di Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia –; una ricorrenza che celebra tutti coloro che hanno dedicato tempo ed esperienza alle proprie aziende. Il capitale umano, voglio ricordarlo ancor una volta, rappresenta un asset fondamentale per tutte le nostre imprese”.

Di seguito l’elenco dei 22 Maestri del lavoro: Geltrude Delaidelli (Albertani Corporates spa), Margherita Cocchi (Albertani Corporates spa), Giancarlo Apollonio (Arven srl), Bortolino Ferrari (Bontempi Vibo spa), Alessandro Fontana (Camfart srl), Attilio Ghirardelli (Camfart srl), Fulvio Saviori (Camfart srl), Fiorenzo Giorgi (Comisa spa), Gilberto Benini (Cromodora Wheels spa), Sergio Lazzarini (Estalia Performance Coatings spa), Gianni Manenti (F.M.B. srl), Monica Morandi (F.M.B. srl), Lorenzo Castiglioni (Fabbrica d’Armi Pietro Beretta spa), Umberto Arrighini (Fabbrica d’Armi Pietro Beretta spa), Paolo Maraggi (Feralpi Siderurgica spa), Giovanna di Dio Zullo (Leonardo spa), Rifet Durmic (Magic Sfea srl), Enzo Alagna (Officine Meccaniche Rezzatesi srl), Gianfranco Gamba (Officine Meccaniche Rezzatesi srl), Fiorenzo Bazzoli (Stori B & C srl), Fabio Faustini (Streparava spa) e Claudio Altemani (Vezzola spa).

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