Indagine Api, avvio di anno positivo per le Pmi bresciane

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Nel primo trimestre 2022 la maggioranza delle PMI bresciane ha continuato il trend positivo dei mesi precedenti crescendo per fatturato, ordinativi e produzione. Buoni segnali arrivano anche dall’occupazione, mentre i costi di produzione restano l’elemento più critico.
A osservarlo è l’analisi congiunturale del Centro Studi Apindustria Confapi Brescia, realizzata analizzando un campione di cento imprese, in prevalenza metalmeccaniche, rappresentative del tessuto delle PMI associate. Nel dettaglio, il fatturato cresce per il 63% delle intervistate, la produzione per il 61% e gli ordini per il 56%L’occupazione è in crescita per un’impresa su quattro, mentre per il 71% è stabile.

Le quotazioni di materie prime e dell’energia sono la fonte di maggior preoccupazione per le PMI. Per oltre il 90% degli intervistati, i prezzi di entrambe le componenti di costo sono cresciuti, per 8 su 10 in modo ‘marcato‘. Inevitabile, a fronte di un così vistoso aumento dei costi di produzione, che ci siano state ricadute sul fronte dei prezzi di vendita. Più di 8 imprese su 10 hanno dovuto, infatti, rivedere al rialzo i propri tariffari. Tali incrementi però, non riflettono appieno le variazioni subite dall’aumento dei costi. Il risultato è, quindi, che, a fronte di un aumento dei fatturati e dei prezzi di vendita, si registra una significativa riduzione dei margini.

A livello geografico, nel primo trimestre 2022 si rileva un leggero peggioramento delle relazioni con i mercati esteri, soprattutto al di fuori della Comunità Europea. L’Italia è il mercato in maggiore espansione, con 6 imprese su 10 che incrementano fatturati e ordinativi. C’è, però, poco meno di un’impresa su 5 (il 18%) che registra difficoltà e contrazioni di mercato. All’estero la situazione è meno rosea: le imprese in crescita sono 4 su dieci, quelle che arretrano sono circa il 30%. Le tensioni internazionali e la guerra in Ucraina, pur non avendo ancora ricadute immediate sui conti del primo trimestre, sono ovviamente una delle maggiori fonti di preoccupazione per le imprese, sia per gli effetti sul fronte costi sia – più in generale – per i timori di arretramento del Pil. Le revisioni al ribasso della crescita prevista per il 2022 fatti da BankitaliaBanca Mondiale e FMI non fanno d’altronde che confermare la fondatezza di tali preoccupazioni.

In tale contesto di incertezza, spicca il numero di imprese – ben 4 su 10 – che lavora con impianti sotto il 70% della capacità produttiva, di cui una discreta fetta (il 13% del totale degli intervistati) ha un tasso di utilizzo inferiore al 50%. Sono numeri che confermano ulteriormente la presenza di un nucleo di imprese – poco meno di una su cinque – in difficoltà da tempo. Entrate fragili nella pandemia, in questi due anni di continui scossoni e imprevisti, non hanno avuto la forza di tornare a una situazione più solida.

Gli investimenti, per due imprese su tre invariati nell’ultimo trimestre, mostrano cenni più positivi in Italia. In generale il mercato interno, negli anni passati quello più in sofferenza, appare oggi come quello più solido per le PMI bresciane.

«I dati del primo trimestre confermano la tenuta del nostro sistema produttivo – commenta Pierluigi Corduapresidente di Apindustria Confapi Brescia -, anche se va fatto un distinguo tra le imprese che, per produzioni e mercati, vanno bene, e altre che, magari perché in produzioni ad alto consumo di energia, sono in sofferenza. Resta la preoccupazione per il futuro, tra aumento dell’inflazione e calo della domanda. L’auspicio è che le nostre imprese facciano il possibile per cogliere tutte le opportunità che possono arrivare dalla finanza agevolata o dal PNRR per dare efficienza ai sistemi produttivi. Le grandi sfide della sostenibilità e della digitalizzazione possono essere una grande occasione per rinnovarsi, pur in una situazione in divenire assai complessa».

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