Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

Indagine Confartigianato: solo 4 aziende su 10 prevedono di riprendere come prima entro un anno

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I risultati della rilevazione dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia svolta dal 7 al 14 aprile 2020 con oltre 3.700 interviste a micro-piccole imprese e imprese artigiane lombarde, 586 delle quali bresciane, evidenzia un’ampia diffusione di segnali recessivi, intensificati rispetto la precedente rilevazione del 4 di marzo. «Abbiamo coinvolto i nostri associati che hanno risposto in gran numero, quasi 600 dei quali i titolari di imprese bresciane: tra i risultati emerge come il 77 per cento in questo momento è chiuso e la gran parte, il 63 per cento, si è dovuto bloccare per le disposizioni del Governo, più del 14 per cento ha fermato l’attività per una scelta del titolare. Non me l’aspettavo, ma è la dimostrazione di come tutti noi pensiamo soprattutto alla sicurezza di famiglie e dipendenti. Ora, per riprendere serve un segnale di diminuzione del contagio, ma come si fa a dirlo fino a quando non verranno fatti i tamponi? L’abbiamo ribadito anche al Presidente Attilio Fontana: le 4D di Regione Lombardia non bastano senza la 5D: il diritto delle imprese alla sicurezza» così Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia» a commento dello studio realizzato dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia e che ha coinvolto tutte le province lombarde. Solo il 23% delle pmi bresciane ha continuato completamente o parzialmente l’attività. E, di queste, l’83,6% delle imprese rimaste aperte lamenta l’elevata difficoltà riscontrata nel reperire l’apparecchiatura necessaria per continuare ad operare in sicurezza. Il 28,1% delle imprese aperte svolgono tutta o parte dell’attività in modalità a distanza (lavoro agile/smart working). Una micro-piccola impresa su 5 si serve di almeno un canale alternativo di vendita (domicilio, e-commerce, etc.) per proseguire l’attività.

A marzo si rileva un calo del fatturato delle Pmi bresciane del 61,2%. Per il mese di aprile, in cui si estende il lockdown avviato a marzo, le imprese stimano un calo dei ricavi del 70,8%. Il calo del fatturato nel bimestre marzo-aprile equivale ad una riduzione dell’11% del fatturato dell’intero anno. In valore assoluto il calo del fatturato è quantificabile solo per l’intero sistema delle pmi lombarde: a marzo stima l’Osservatorio di Confartigianato Lombardia è  pari a 12 miliardi di euro e ad aprile a 13 miliardi, per una riduzione complessiva nel bimestre di 25 miliardi di euro. Ipotizzando uno scenario di recupero entro la fine dell’anno, la crisi Covid-19 determinerebbe una riduzione del 26% delle vendite delle MPI lombarde nel 2020 rispetto a quelle dell’anno precedente, in valore assoluto pari a 57 miliardi di euro.  

CONSEGUENZA COVID – Lo shock della crisi da coronavirus ha determinato sulla gestione finanziaria delle imprese bresciane nel 93,1% dei casi mancati incassi per caduta del fatturato, nel 75,4% dei casi criticità relativamente al cash flow aziendale e nel 57,4% dei casi ritardi dei pagamenti di privati.

Il 58,9% delle imprese artgiane bresciane ha avanzato almeno una richiesta alle banche. In prevalenza sono state richieste: moratoria (66,8%) e consulenza (53,6%); mentre è crollata la domanda di credito per investimenti (14%).

PROSPETTIVE – Nell’arco di 6-12 mesi solo 4 imprese bresciane su 10 prevedono un recupero della normalità aziendale graduale. Nella fase di progressiva uscita dalla crisi e di ripartenza gli imprenditori indicano che saranno per lo più trainanti un solido sostegno al sistema dei pagamenti e alla finanza d’impresa e il dinamismo e la resilienza che da sempre contraddistingue le micro-piccole.

Conclude il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti: «Tutti gli imprenditori vorrebbero riaprire dopo un mese e mezzo di fermo e con i danni che stiamo contando: abbiamo suggerito che si riparta partendo dai cantieri, dalla moda e dal Made in Italy. Ma lo si deve fare con una vera regia nazionale, che deve arrivare per forza di cose dalla politica. Noi ci siamo, non solo quando c’è da chiedere il voto e quando lo Stato batte cassa per le tasse: riapriremo anche tra mille difficoltà, perché siamo abituati ad arrangiarci e rimboccarci le maniche, ma abbiamo bisogno di avere la garanzia del credito e un sostegno alla liquidità subito, non possiamo aspettare mesi».

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