Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Ottobre 2019 - page 3

Intelligenza artificiale e robotica, a Brescia oltre 2mila imprese

in Economia/Tendenze by

Intelligenza artificiale e robotica. Un business per 104 mila imprese in Italia e 429 mila addetti, con 60 miliardi di fatturato annuale, secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi al secondo trimestre 2019. Da produzione di software, alla consulenza informatica, dalla creazione di robot industriali  alla vendita di computer. In Lombardia coinvolte 23 mila imprese, con 146 mila addetti e 30 miliardi di fatturato. Più forniti tra i territori italiani, Milano con 12 mila imprese circa e 110 mila addetti, Roma con 11 mila imprese e 63 mila addetti, Napoli con 5 mila imprese e 13 mila addetti, Torino con 5 mila imprese e 25 mila addetti, Brescia con oltre 2 mila imprese e 8 mila addetti. Emerge da una elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del registro imprese al secondo trimestre 2019 e 2018. Per business, dopo la Lombardia con 30 miliardi, ci sono Lazio con 8 miliardi, Emilia Romagna con 4, Veneto, Piemonte e Toscana con 3 miliardi circa. Per territorio, affari più consistenti per Milano, con 23 miliardi, Roma con 8 miliardi, Torino con 3 miliardi, Firenze e Bologna con 2 miliardi.

Un settore in crescita a Milano, in Lombardia e in Italia. Crescono le imprese, 104 mila in Italia, +1,6% in un anno e +10% in cinque anni. Bene anche gli addetti nazionali, 429 mila, +3,5% in un anno, +17% in cinque anni. In Lombardia le 23 mila imprese sono aumentate in un anno, +2% e in cinque anni, + 12%. Anche i 146 mila addetti regionali sono cresciuti, +6% in un anno e +22% in cinque anni. A Milano le 12 mila imprese crescono di + 2,6% in un anno e + 16,5% in cinque anni e i 110 mila addetti di +7% in un anno e + 22% in cinque.

In Italia. Prima è Milano con circa 12 mila imprese (+16,5% in cinque anni) e 110 mila addetti (+22%), poi Roma con 11 mila imprese (+17%) e 63 mila addetti (+9%), Napoli con 5 mila imprese (+10%) e 13 mila addetti (+44%), Torino con 5 mila imprese (+5%) e 25 mila addetti. Tra le prime con circa 2 mila imprese  Brescia, Padova, Bari, Bologna, Firenze, Monza e Brianza, Bergamo e Salerno.

In Lombardia. Prima è Milano con circa 12 mila imprese (+16,5% in cinque anni) e 110 mila addetti (+22%), poi Brescia con oltre 2 mila imprese (+9%) e 8 mila addetti (+30%), Monza e Brianza con 1.883 imprese (+11%) e 6 mila addetti (+22%), Bergamo con quasi 2 mila imprese (+11%) e quasi 6 mila addetti (+18%).

I settori legati all’intelligenza artificiale. Un business da 30 miliardi in Lombardia, dove sono attive 23 mila imprese con 146 mila addetti secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su fonte Registro Imprese al secondo trimestre 2019. I settori più coinvolti la produzione di software (11 mila  imprese in Lombardia su 46 mila in Italia, di cui 6 mila a Milano) e i servizi informatici (9 mila imprese in regione su 44 mila nazionali, di cui 4 mila a Milano), poi ci sono 2 mila imprese nel commercio in regione su 12 mila in Italia, di cui circa mille a Milano.

Interscambi con la Russia, per la Lombardia valgono 4,3 miliardi di euro

in Economia/Export/Tendenze by

Milano è protagonista nelle relazioni economiche tra Italia e Russia. L’import export con la Russia vale 1.7 miliardi per Milano, 4.3 miliardi per la Lombardia e 21.4 miliardi per l’Italia. Lo dicono i dati elaborati al 2018 dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Si importa soprattutto gas, un settore in forte crescita e si esportano prodotti manifatturieri. Al primo posto Milano con 1,7 miliardi di scambi nel 2018, seguita da Siracusa con 1,4 miliardi, Pavia con 1,1 miliardi, Roma con 1 miliardo, Messina con 589 milioni, Ancona con 516 milioni, Verona con 461 milioni. Tra le prime anche Bologna, Vicenza, Cagliari, Brescia, Treviso, Udine, Reggio Emilia, Venezia, Varese.

Trend dell’interscambio nei primi sei mesi del 2019. In miglioramento sia l’import (+5,5%) che l’export (+0,4%) italiano con la Russia. Nei primi sei mesi dell’anno l’interscambio ha già raggiunto gli 11 miliardi di euro circa. Crescono in particolare i rapporti con Milano: +42% l’import che è di 429 milioni, +3,1% l’export che supera già il mezzo miliardo di euro. La Lombardia raggiunge invece i 2 miliardi di interscambio, +3,8%, grazie soprattutto alle importazioni (+20,8%), e rappresenta un quinto del totale italiano.

Brescia, gli imprenditori nati fuori dalla Lombardia sono 31mila

in Economia/Partner 2/Tendenze by
Imprenditori

Milano è prima in Italia per attrattività imprenditoriale extra regionale, il 46% di chi fa impresa, considerando tutte le cariche, arriva da fuori Lombardia (256 mila su 554 mila) contro una media regionale del 32,5% (443 mila su 1,4 milioni) e italiana del 25% (1,9 milioni gli imprenditori che lavorano fuori dalla regione o Stato di origine su 7,5 milioni) secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del registro delle imprese al secondo trimestre 2019 sulle persone che hanno cariche nelle imprese, sia come titolare ma anche come soci e amministratori, considerando le persone attive.

Dopo Milano, a livello nazionale, vengono con circa il 40% Aosta (7 mila cariche su 18 mila), Novara (16 mila su 40 mila) e Trieste (9 mila su 23 mila), che superano Imperia in classifica rispetto allo scorso anno (12 mila su 30 mila). Sesta si conferma Roma dove il 38% degli imprenditori viene da fuori Lazio, con 194 mila su 507 mila. Supera il 35% la presenza di imprenditori nati fuori regione anche a Prato, Savona, La Spezia, Bologna e Genova.

In Italia il 38% di chi arriva da fuori regione è straniero, multinazionali incluse, il 62% arriva da altre regioni italiane. In Lombardia il peso degli italiani è del 65%, a Milano del 68%. A Prato il 62% è straniero

Lombardia, chi attira più imprenditori da fuori regione. Su quasi 1,4 milioni di persone che ricoprono cariche di impresa in regione nel 2019, 920 mila sono lombardi mentre 443 mila, pari al 32,5%, sono nati fuori regione o all’estero. Un dato in crescita rispetto al 32% dello scorso anno. Tra questi ci sono 33 mila siciliani, oltre 30 mila campani e pugliesi, 28 mila piemontesi e circa 25 mila veneti e calabresi. Tra i territori, dopo Milano, che è prima con 256 mila imprenditori nati fuori regione, circa 6 mila in più in un anno, vengono Brescia con oltre 31 mila, Varese e Monza Brianza con circa 28 mila, Bergamo con 24 mila e Como e Pavia con oltre 18 mila. Per peso degli imprenditori nati fuori regione, dopo Milano che è prima, vengono Pavia (con un peso del 31%), Varese (29%) e Monza Brianza (28%).

A Milano solo circa la metà degli imprenditori (54%, 298 mila imprenditori su 554 mila) viene dalla Lombardia, di cui 223 mila sono proprio di Milano. Le restanti 256 mila cariche sono occupate prevalentemente da pugliesi (oltre 20 mila), siciliani, campani e piemontesi (circa 18 mila per ciascuna regione di nascita). Tra chi arriva da fuori gli stranieri sono 82 mila e gli italiani 174 mila.

A Monza Brianza è lombardo il 72% di chi detiene cariche d’impresa, il 73% a Lodi. Dopo la Lombardia, sono Sicilia e Calabria le regioni da cui provengono più imprenditori in Brianza circa 3 mila. Sui 28 mila imprenditori che arrivano da fuori regione, sono il 34% gli stranieri e il 66% gli italiani da altre regioni. È l’Emilia Romagna la seconda regione di provenienza per il territorio del lodigiano con quasi mille imprenditori. Sui 6 mila imprenditori che arrivano da fuori regione, è pari al 40% il peso degli stranieri, il 60% proviene da altre regioni italiane.

 

Sartorie artigianali, in provincia di Brescia sono 173

in Artigianato/Economia/Tendenze by

Sartorie artigianali: in Lombardia e in Italia. Milano, con 737 imprese e oltre mille addetti nella classifica nazionale è preceduta solo da Roma che ne conta 800 con 1.090 addetti. Rispetto a cinque anni fa cresce del +21,2% e precede Torino (553 attività con 756 addetti), Napoli (353, 566), Verona (184, 251), Bari (175, 357) e Brescia (173, 273). Tra le prime anche altre lombarde: Bergamo con 144 attività, Varese con 121 e Monza Brianza con 118.

Oltre due sartorie artigianali su tre sono a guida femminile. Sia in Lombardia (69,3%) che in Italia (72,5%). E la percentuale di donne arriva all’80% circa a Sondrio, Brescia e Mantova in regione mentre supera il 90% a Pordenone, Chieti e Fermo. La presenza di giovani sia in Lombardia che in Italia si attesta intorno all’11%, con punte del 16% a Brescia e Mantova. A livello nazionale i giovani superano invece il 20% a Crotone, Massa Carrara, Savona, Prato e Pistoia. Forte la presenza di stranieri soprattutto in Lombardia, più della metà del totale, rispetto al 35,5% italiano: Milano arriva al 68%, prima nella classifica nazionale, precede Verbania e Prato (66,7%). Se si guarda solo ai titolari di ditte individuali, la provenienza straniera prevalente sia per la Lombardia che per l’Italia è la Cina (rispettivamente 34,7% del totale ditte e 15,7%), seguita a livello regionale dal Marocco (3,1%) e a livello nazionale dalla Romania (3,7%).

 

Grandi merci ovunque nel mondo: il project cargo offre nuove potenzialità

in Economia/Export by

Un nuovo record è stato stabilito nel mondo dei trasporti project cargo: una nave gru ha contribuito alla realizzazione di una piattaforma marina israeliana sollevando un carico di 15.300 tonnellate ha compiuto un’impresa nella quale, prima d’ora, nessuna nave gru si era mai cimentata.

Questo è il mondo project cargo, una sorta di grande meccanismo grazie al quale, con il lavoro di compagnie di spedizioni di tutto il mondo, enormi macchinari e interi impianti di dimensioni ciclopiche vengono trasportati da qualunque luogo ai quattro angoli del mondo.

Mentre le persone comuni si arrovellano nei parcheggi dell’Ikea in cerca di un modo per far entrare la loro nuova libreria nel baule della propria macchina, in una miriade di porti sparsi per il pianeta esistono compagnie di spedizioni che trasportano carichi di dimensioni incredibili.

Anche l’Italia può vantare alcune realtà d’eccellenza, aziende che operano nel settore dei trasporti project cargo inanellando continui successi giorno dopo giorno. Una di queste aziende ha sede a Brescia: è Medgate, una compagnia di spedizioni attiva da 17 anni, periodo durante il quale l’azienda ha avuto modo di evolversi, spedizione dopo spedizione, e affermarsi sempre più all’interno del vasto mondo delle spedizioni internazionali.

I meriti del successo di Medgate vanno ricercati nella elevatissima qualità del servizio offerto oltre che nella personalizzazione di ogni spedizione, che viene cucita di volta in volta su misura del cliente.

La compagnia ha dimostrato che per un’azienda è molto più produttivo e professionale occuparsi in prima persona della gestione delle spedizioni project cargo necessarie alla consegna dei prodotti ai propri clienti piuttosto che affidare il trasporto ai clienti stessi.

Avere il pieno controllo delle proprie spedizioni project cargo consente di incrementare facilmente il valore della propria immagine e mette il suo personale in condizione di poter intervenire tempestivamente in qualunque caso di necessità, sia che si tratti di problemi tecnici, sia burocratici, legati per esempio ai documenti doganali. Un lavoro di questo tipo è fondamentale per evitare che la spedizione subisca danni o ritardi.

Ogni trasporto project cargo viene studiato e personalizzato da Medgate in base alle specifiche necessità del suo cliente tenendo conto di tutti quei vincoli che possono derivare dalla tipologia di merce da trasportare, dalle sue dimensioni o anche dalle tempistiche richieste. Per questo motivo per Medgate non esistono procedure standard se non proprio quelle operazioni preliminari necessarie per la definizione del lavoro e per stilare un preventivo coerente.

La preparazione alla spedizione avviene in tre fasi distinte:

  • l’analisi delle informazioni relative al materiale da trasportare
    Esecuzione in collaborazione con il cliente di uno studio accurato per capire come comprimere e ridurre il più possibile il volume della merce da spedire al fine di ottenere il costo migliore, sia che si tratti di merci in sagoma (trasportabili in un container standard), sia fuori sagoma (per le quali il container non è sufficiente). È importante capire come ridurre il più possibile il volume della spedizione per poter fornire il miglior servizio al prezzo più basso.
  • Studio di fattibilità dell’imballo
    A seconda del tipo, della conformazione e del peso della merce da spedire Medgate studia il miglior imballaggio possibile per la spedizione.
  • Analisi di tutte le informazioni raccolte e preventivo

Vengono analizzate le caratteristiche della merce imballata per identificare qual è il mezzo di trasporto più idoneo al trasporto. Considerando la destinazione della spedizione viene tracciata la rotta migliore e, considerando tutte le necessità aggiuntive del cliente, viene redatto un accurato preventivo di spesa per la spedizione.

Tra i servizi offerti per le spedizioni project cargo Medgate si occupa anche di tutto ciò che riguarda gli aspetti doganali e burocratici del trasporto, a partire dalla bill of lading ed eventuale gestione di note di credito.

Economia, i titoli ci sono, ma mancano numeri e coraggio | di Douglas Sivieri

in Api/Associazioni di categoria/Economia/Partner by

di Douglas Sivieri – Bisognava fermare l’aumento dell’Iva, è stata fatta in venti giorni: le giustificazioni si trovano, magari sono pure vere, ma tutto si può dire fuorché che la manovra economica presentata dal Governo nei giorni scorsi sia da cuor di leone. Trenta miliardi di euro, di cui ventitré per l’Iva, ne fanno restare sul piatto sette e tanto basta per dire che qualsiasi intervento pro crescita, fatto anche con le migliori intenzioni, sarà modesto. Il cuneo fiscale, ad esempio: da tempo e in tempi non sospetti diciamo che deve essere abbassato per ridare fiato a stipendi dei lavoratori e alla domanda interna da anni stagnante. Bene, nella nota di accompagnamento se ne annuncia la riduzione ma è evidente che con 2,7 miliardi di euro (la cifra stanziata a questo provvedimento per il 2020, diventeranno forse 5,4 dal 2021), l’impatto reale sugli stipendi sarà prossimo allo zero. Considerazioni analoghe valgono anche per Industria 4.0 e incentivi all’innovazione: verranno rimessi in campo, si dice che verranno tarati per essere più fruibili dalle PMI e fin qui tutto bene, ma se le risorse che verranno stanziate sono scarse, anche gli effetti lo saranno. In attesa del documento di Economia e finanza, l’impressione sulla nota di accompagnamento è proprio questa: titoli buoni, numeri assenti. Mancano i soldi, dirà qualcuno, e c’era l’Iva da non far aumentare. Tutto vero, ma la modestia resta perché se l’Italia, che pur con tutte le difficoltà continua a restare una delle principali economie del pianeta, riesce a fare una manovra da pochi miliardi c’è qualcosa che non va. Di sicuro, questa è una certezza, si conferma anche per questo Governo (come per i precedenti) la volontà di non intervenire in modo strutturale sui centri di costo e di acquisto. E, allo stesso modo, a parte qualche dichiarazione di intenti, non traspare nemmeno alcuna volontà di intervenire sulla semplificazione amministrativa. Non è pensabile che ogni anno un’azienda debba effettuare ben 89 operazioni tra dichiarativi, adempimenti e pagamenti fiscali. Le imprese molto spesso svolgono una mole di lavoro enorme per inserire dati che sono già in possesso della Pubblica Amministrazione: semplificare significa maggior efficienza. Se non si interviene in modo netto e radicale su costi e burocrazia le possibilità di manovra saranno sempre risicate e incentrate sulla modestia del provvedimento. Non possiamo permettercelo però. Da anni l’economia italiana va al rallentatore e da anni la domanda interna è fiacca. L’export brillante ha tenuto in piedi la barca per un po’, ma i segnali che ne indicano oggi una frenata sono diversi, tra crisi tedesca e politiche protezionistiche in ascesa (non bastasse quello tra Usa e Cina, è di queste ore il via a quello tra Usa ed Europa). È anche per questi motivi che serviva più coraggio nella manovra, sapendo che i conti non ce li paga nessuno. I titoli non bastano, servono i numeri.

* Presidente Apindustria Brescia

 

Imprese metalmeccaniche: Brescia in controtendenza, ma c’è preoccupazione

in Economia/Tendenze by
  • A livello nazionale si registra un calo della produzione nel settore pari al 3,1% sullo stesso periodo dello scorso anno;
  • La variazione resta positiva a Brescia: +1,0% rispetto al II trimestre 2018;
  • Nei primi otto mesi del 2019 le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) crescono del 42% in confronto al 2018, superando i 3 milioni;
  • Le preoccupazioni sono legate, in particolare, alle recenti difficoltà del mercato tedesco.

 

È stata presentata nella sede di AIB a Brescia – in contemporanea con la conferenza stampa nazionale a Roma – la 151ª Indagine Congiunturale di Federmeccanica, con un approfondimento specifico sulla struttura e la dinamica dell’industria metalmeccanica a Brescia.

All’incontro hanno partecipato Loretta Forelli (Presidente Settore Metallurgia, Siderurgia e Mineraria AIB), Gabriella Pasotti (Presidente Settore Meccanica AIB), Filippo Schittone (Direttore AIB), Davide Fedreghini e Caterina Perugini (Ufficio Studi e Ricerche AIB).

I dati a livello nazionale – relativi al II Trimestre 2019 – evidenziano nel settore un calo della produzione pari al 3,1% sullo stesso periodo dello scorso anno, legato in particolare alle difficoltà del mercato tedesco.

La variazione resta invece positiva a Brescia (+1,0%), dove l’industria metalmeccanica rappresenta il 59% delle 14mila unità locali nelle attività manifatturiere; ancora più alta è la percentuale degli addetti, che arriva al 69% sul totale dei 144mila occupati a Brescia nelle attività manifatturiere (in Lombardia si ferma al 52,8%, in Italia al 47,6%). In provincia la produzione industriale nella metalmeccanica è ancora inferiore del 23% rispetto ai livelli pre-crisi (I trimestre 2018), anche se in rialzo rispetto ai minimi toccati nel II trimestre 2013 (+19%);

“I primi due trimestri del 2019 hanno registrato a Brescia un rallentamento dell’attività produttiva del settore che, pur avendo recuperato i livelli del 2011, è ancora al di sotto rispetto a quanto si produceva prima della crisi del 2009 – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di AIB –. Un rallentamento che, a nostro parere, è fortemente legato alla persistente depressione che caratterizza il mercato interno e al più recente indebolimento della congiuntura in Germania. Guardiamo con preoccupazione – è stato sottolineato più volte anche dal Presidente Giuseppe Pasini – alle vicende del mercato tedesco, che è la prima destinazione di sbocco delle merci bresciane”.

A livello generale Brescia si attesta al terzo posto in Italia per export di prodotti metalmeccanici, con un valore di 6,5 miliardi di euro nel periodo tra gennaio e giugno 2019, alle spalle solamente di Milano (9,1 mld) e Torino (7,0 mld). Le esportazioni bresciane di prodotti metalmeccanici verso la Germania, nei primi sei mesi del 2019, valgono invece 1,4 miliardi di euro, cioè una quota pari a oltre un quinto del totale delle esportazioni di prodotti metalmeccanici. Brescia si caratterizza quindi per essere particolarmente dipendente dalla domanda tedesca, se si considera che per l’Italia il mercato di Berlino rappresenta invece il 14% del totale metalmeccanico.

Sul fronte dell’occupazione tornano a crescere le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (CIG), che segnano un +42% rispetto al 2018, arrivando a toccare – nel periodo tra gennaio e agosto – quota 3,3 milioni di ore (erano 2,3 milioni nello stesso periodo dello scorso anno).

“La metalmeccanica è la spina dorsale dell’economia italiana e dei singoli territori. In Italia ci sono circa 145.000 imprese metalmeccaniche, che occupano oltre un milione e 700.000 lavoratori. Il settore metalmeccanico è il più importante in Italia e si colloca in Europa al secondo posto, dopo la Germania – aggiunge Loretta Forelli, Presidente del Settore Metallurgia, Siderurgia e Mineraria di AIB –. Preservare il settore e stimolare la sua crescita deve essere quindi la priorità per la politica nazionale e locale, ed è indispensabile favorire la creazione di un eco sistema 4.0: le nostre imprese svolgono una funzione decisiva in ambito economico, ma hanno anche un fondamentale ruolo sociale”.

Dazi, Grana Padano: dai dazi Usa danni per 270 milioni all’anno

in Agricoltura e allevamento/Alimentare/Economia by
Grana Padano, foto generica da Pixabay

Desenzano d/G (Bs), 30 settembre 2019 – “Il sistema Grana Padano, in un anno, se venissero applicati i dazi annunciati dall’Organizzazione Mondiale del Commercio, subirebbe un danno quantificabile in circa 270 milioni di euro. Un vero e proprio macigno che metterebbe in ginocchio un intero comparto. Ci auguriamo che alle prese di posizione del presidente Conte, facciano seguito, anche grazie alla vostra attenzione, interventi concreti nelle sedi internazionali competenti”.

Lo scrive in una lettera inviata ai ministri Teresa Bellanova (Politiche Agricole e Alimentari) e Stefano Patuanelli (Sviluppo economico) Nicola Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio Grana Padano, il prodotto Dop più consumato del mondo con circa 5 milioni di forme annue.

“Tale danno – si legge ancora nella missiva – si trasferirebbe sulle 4.000 stalle il cui latte è destinato alla produzione di Grana Padano e sulle altre aziende il cui prezzo del latte è, da sempre, condizionato dall’andamento del Grana Padano. Questo danno indiretto al latte italiano non sarebbe inferiore ai 150 milioni di euro all’anno”.

“Il sistema lattiero caseario italiano, per latte omogeneo, escluso quindi quello del Parmigiano Reggiano a sé stante – spiega ancora Baldrighi nella lettera – sarebbe superiore ai 400 milioni di euro all’anno. Tutto ciò è inaccettabile e lo è ancor di più se si considera il danno che produrrebbe al prezzo ‘alla stalla’ del latte omogeneo: certamente non meno di 5 o 6 centesimi al litro di perdita secca”.

Il presidente del Consorzio ricorda poi ai ministri che: “Il valore annuo della produzione di Grana Padano al caseificio è di 1,5 miliardi di euro e il valore di quello esportato in un anno negli USA alla produzione è annualmente di 60 milioni”.

Tutto ciò per arrivare a dire che: “Il valore della perdita di esportazione, pari a non meno dell’80%, sarà di 50 milioni all’anno. Senza sottovalutare che le forme già da mesi nei magazzini di stagionatura e destinate al mercato americano, peseranno tremendamente sugli altri Paesi, tra cui l’Italia, portando squilibrio sicuro nella bilancia commerciale”.

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