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eleonora rigotti

Cna, detrazioni fiscali edili in credito d’imposta cedibile per tutti

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Cna, detrazioni fiscali edili in credito d’imposta cedibile per tutti. Va estesa a tutti i soggetti la possibilità di trasformare le detrazioni fiscali per i lavori edili in credito d’imposta cedibile alle banche da parte di famiglie e imprese in cambio di liquidità. Già lo scorso anno CNA aveva lavorato perché tale possibilità venisse applicata; la Legge di Bilancio 2017 l’aveva, tuttavia, riservata solamente agli “incapienti”, cioè a coloro che dichiarano redditi entro le soglie della “no tax area”, e solo per i lavori di efficientamento energetico nell’ambito dei condomini. Ora, con l’avvio dell’iter di approvazione della Legge di Bilancio 2018, «a livello nazionale, e locale per quanto nelle nostre forze, CNA sta spingendo per l’ampliamento della platea di soggetti che possono beneficiare della cessione del credito d’imposta per lavori edili – dichiara Eleonora Rigotti, presidente di CNA Brescia -. È la strada maestra per consentire alle famiglie e alle imprese di ottenere liquidità per poter realizzare l’investimento sulla propria abitazione, o sull’immobile aziendale, per il quale si ha diritto all’agevolazione fiscale».

Trasformare le detrazioni in credito d’imposta cedibile avrebbe come risultato, secondo le stime di CNA, la copertura del 42,5% dell’investimento che si intende realizzare per le ristrutturazioni (invece di una detrazione del 50% spalmata su 10 anni) e del 55,2% dell’investimento per le riqualificazioni energetiche (invece di una detrazione del 65% in 10 anni). Un calcolo effettuato considerando un tasso del 3,6% per i mutui offerti dalle banche per questo tipo di spese.

Il settore edile è stato, come è noto, tra quelli che più duramente nel Bresciano è stato colpito dalla crisi. Nel 2009 erano attive nelle costruzioni 15.521 imprese artigiane; nel 2016 lo erano 13.393, un crollo del 13,7% (elaborazione Centro Studi CNA su dati Movimprese).
«Quella che stiamo chiedendo è una misura che potrebbe far ripartire gli investimenti sul patrimonio edilizio bresciano da parte di famiglie e imprese, generando opportunità di lavoro per la filiera edile, migliorando la qualità della vita delle persone e la sostenibilità ambientale del nostro patrimonio edilizio – conclude la presidente Rigotti -. È una leva potente per rimettere in moto il mercato, aprendo le porte a lavori che calzano perfettamente alla taglia delle micro e delle piccole imprese».

Pmi e burocrazia della PA: si perdono fino a 5 giorni al mese

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Eleonora Rigotti, Cna Brescia

Il 41,3% delle pmi impiega fino a 3 giorni lavorativi al mese per portare a termine tutti gli adempimenti richiesti dalla pubblica amministrazione. Il 32,2% impegna fino a 5 giornate al mese. Il 62,4% degli imprenditori ritiene che la burocrazia sia tra i principali vincoli alla competitività. Proprio la burocrazia costa alle pmi 22 miliardi di euro l’anno.

«Non è pensabile che nel 2017 non sia possibile pagare online bolli e tariffe riferiti alle pratiche amministrative, o che le istanze non possano essere compilate per via esclusivamente telematica. Sono interventi che, già da soli, consentirebbero alle imprese di ridurre i costi della burocrazia» dichiara Eleonora Rigotti, presidente di CNA Brescia, facendo riferimento al sondaggio targato CNA “Le Pmi alle prese con la burocrazia”, proposto a un campione di 1035 imprese associate alla Confederazione, di cui l’80% con meno di 10 addetti. «Le imprese chiedono strumenti per gestire per via telematica la mole di richieste della pubblica amministrazione».

«La PA, nelle proprie diverse articolazioni, dovrebbe essere partner delle imprese, non puro controllore; soggetto facilitatore, non vessatore e pubblicatore di sentenze. Ancora non vediamo quella burocrazia semplice, efficiente e relazionale di cui gli imprenditori hanno bisogno – prosegue la presidente Rigotti -. Abbiamo rilevato segnali di miglioramento nell’ultimo triennio, ma auspichiamo più efficacia e convinzione nell’attuazione dell’ammodernamento che è stato avviato con la “Riforma Madia” ed i successivi decreti, anche grazie all’impegno e alle proposte che CNA ha raccolto a livello locale per portarle sul tavolo della trattativa nazionale».

Nuove regole e nuovi obiettivi: Cna Brescia modifica il proprio Statuto

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Nella riunione di ieri sera, lunedì 19 dicembre, l’assemblea generale di Cna Brescia ha approvato il nuovo Statuto, dicendo sì alle modifiche introdotte nei sette titoli del documento che ne norma regole e scopi.

Il livello base di Cna Brescia acquista la denominazione di territoriale, aprendo l’associazione ad una relazione con le imprese sempre più di prossimità, che superi il tema dell’isomorfismo istituzionale. Vuol dire ci si svincola dal concetto di “provincia”, allargando la propria visione per meglio adattarsi ai bisogni delle aziende legate a territori diversi, seppur contigui, ispirandosi al concetto di area metropolitana. Si riafferma anche con convinzione il limite di massimo due mandati per gli incarichi nei ruoli da dirigenti assunti dagli imprenditori, rimettendo al centro il mestiere nelle sue molteplici espressioni. Dagli organismi che compongono l’associazione sono stati eliminati assemblea e direzione, sostituiti dal Consiglio, massimo organo deliberativo eletto dall’assemblea generale dei soci ogni 4 anni.

Le modifiche apportate allo Statuto lo hanno semplificato. È stata inserita la possibilità di istituire sedi di rappresentanza all’estero; di collaborare con altre organizzazioni di micro, piccole e medie imprese, operanti anche in altri settori economici. Anche nel 2017 la Confederazione lavorerà per la creazione di occasioni di crescita, di confronto, di innovazione. In un movimento generale verso la digitalizzazione e la sharing economy, si promuoveranno consulenze mirate,  partnership e relazioni con e tra gli imprenditori.

Tra gli obiettivi delle modifiche dello Statuo c’è «la volontà di creare un ambiente di confronto sempre più assiduo con chi fa vivere l’impresa, customizzato sulla singola realtà aziendale, nella soluzione dei suoi problemi e nel soddisfacimento dei suoi bisogni, anche grazie alla forte relazione con il mondo istituzionale» ha chiarito il direttore di Cna Brescia, Laura Buscarini.

«In un contesto di cambiamenti, cambia anche Cna. La Confederazione c’era quando è nato il sistema produttivo e quando si è trasformato sotto i colpi della crisi economica. Continuerà ad esserci – ha garantito la presidente di Cna Brescia, Eleonora Rigotti -, impegnata a vigilare sull’approvazione e sull’attuazione delle riforme e ad agire quale facilitatore della competitività delle imprese, vicina alla loro vita ed ai loro luoghi. Per questo Cna Brescia si è dotata di un nuovo Statuto, per meglio rispondere alle esigenze di un territorio in mutamento».

Domenica 7 agosto le aziende di Cna festeggiano il primo giorno senza tasse

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Le piccole e medie imprese artigiane di Brescia e provincia hanno cerchiato di rosso domenica 7 agosto sul calendario: è il giorno in cui si liberano dalle tasse, in cui smettono di produrre per pagare per il fisco e cominciano a farlo per loro stesse e per le famiglie cui danno sostentamento. Alle imprese bresciane va peggio che a quelle lombarde, dove in media il “Tax free day” è il 5 agosto, ma meglio di quelle italiane, che lavoreranno per il fisco fino al 10 agosto di media.

Nel 2015 il “Tax free day” era stato il 9 agosto; nel 2014 addirittura il 17 agosto. Lo dice il “Rapporto 2016 – Comune che vai fisco che trovi” dell’Osservatorio permanente Cna sulla tassazione, curato dal Centro Studi Cna e dal Dipartimento politiche fiscali.

Fisco record negli ultimi anni – Il rapporto ha evidenziato che il fisco comunale, regionale e nazionale pesa sulle pmi di Brescia per il 60,1%: nel 2016 si lavora 220 giorni per pagare tasse e imposte. Un “Total Tax Rate” che colloca Brescia al 65° posto nella classifica di 124 comuni, a partire dai capoluoghi di regione e di provincia. Il tasso è in crescita dell’2,7% rispetto al 2011, quando si assestava su 57,4 punti percentuale, e dello 0,1% rispetto al 2015. Il “grande balzo” lo si è fatto tra il 2011 ed il 2012, quando il “Total tax rate” è cresciuto di 6 punti (da 57,4 a 63,5%).

Nel 2015 il reddito di un’impresa bresciana si è così ripartito: il 41,6% è andato allo Stato (Irpef e contributi previdenziali IVS); il 12,3% al Comune (addizionale comunale Irpef, Imu, tassa rifiuti, Tasi); il 6,1% alla Regione (addizionale regionale Irpef e Irap). Solo con un’analisi di questo tipo è possibile attribuire le responsabilità in modo oggettivo ai vari livelli di governo, in negativo e in positivo.

Considerando la tassazione locale, sempre più importante con il federalismo fiscale, la pressione è molto diversa anche da territorio a territorio (clicca qui per scaricare la versione integrale del Rapporto 2016).

La ricetta di Cna – «Nella spesa pubblica si possono realizzare economie a costo zero; la stessa cosa può fare un’impresa. Ci sono agevolazioni, sconti fiscali, crediti d’imposta, introdotti anche dall’ultima Finanziaria, di cui si può usufruire per efficientare la gestione dell’azienda» ha spiegato Laura Buscarini, direttore di Cna Brescia. Ma non basta fare le azioni giuste, bisogna anche scegliere il momento adatto, senza ritrovarsi a dover chiudere la contabilità nelle ultime settimane di dicembre, accorgendosi magari di aver perso occasioni importanti. In un contesto dove la pressione fiscale mangia il 60% del reddito d’impresa come quello bresciano, massimizzare e rendere l’azienda il più performante possibile diventa vitale. Per questo Cna «informa e supporta le imprese perché arrivino ad avere una gestione il più possibile efficiente, diversificando fonti e impieghi per ridurre i rischi nello sviluppo aziendale». Per esempio c’è tempo fino al 30 settembre, ricorda la Cna, per l’assegnazione dei beni ai soci e fino al 31 dicembre, invece, per chi vuole investire con il super ammortamento del 140%.

«Non diciamo che non vogliamo pagare le tasse – ha dichiarato Eleonora Rigotti, presidente di Cna Brescia -, ma che il sistema sia più equo, soprattutto verso le pmi che da sempre garantiscono la tenuta economica oltre che sociale del Paese». La situazione è pesante. «Quelle che vengono sottratte sono risorse tolte alla produttività, al consolidamento dello sviluppo aziendale, che andrebbero a creare ulteriore ricchezza per il sistema economico e sociale bresciano e italiano».

La pressione sul governo – Perché palazzo Chigi adotti misure che rendano il fisco più a misura di piccole e medie imprese, la Cna ha elaborato un elenco di dieci proposte che sono state presentate alla Camera lo scorso giugno con un’interrogazione parlamentare, il cui iter è ancora in corso.

1. Rendere l’Imu sugli immobili strumentali completamente deducibile dal reddito d’impresa;

2. Utilizzare le risorse provenienti da spending review e lotta all’evasione per ridurre la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo;

3. Introdurre una misura premiale che riduca l’imposizione sul reddito incrementale rispetto al reddito «ideale» stimato dagli studi di settore;

4. Definire il concetto di autonoma organizzazione ai fini del non assoggettamento all’Irap;

5. Introdurre l’Iri (imposta sul reddito delle imprese) per consentire alle imprese personali di allineare l’imposizione sui redditi re-investiti in azienda a quella applicata alle società di capitali;

6. Redistribuire il gettito derivante dalla tassazione sugli immobili adeguando i valori catastali ai valori commerciali;

7. Trasformare le detrazioni relative a spese per lavori edili in crediti d’imposta cedibili agli intermediari finanziari;

8. Introdurre il principio di cassa nella determinazione del reddito delle imprese personali in regime di contabilità semplificata;

9. Eliminare lo split payment e ridurre la ritenuta sui bonifici, relativi a spese per le quali sono riconosciute le detrazioni fiscali, dall’8 perlomeno al 4 per cento, come in precedenza; evitare di spostare sulle imprese gli oneri dei controlli attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica B2B;

10. Agevolare il passaggio generazionale delle imprese individuali tramite la completa neutralità fiscale delle cessioni d’azienda, al pari di quanto previsto in caso di conferimenti.

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