Ortomercato, fiera ed aeroporto: ecco la posizione unitaria dei sindacati
Con una nota congiunta Damiano Galletti (segretario generale Cgil), Francesco Diomaiuta (segretario generale Cisl) e Mario Bailo (segretario generale Uil Brescia) intervengono su alcune delle questioni principali che toccano l’economia bresciana: dalla fiera di Brescia all’Ortomercato passando per “l’aeroporto e altri nodi annosi dell’economia bresciana rispetto ai quali siamo disponibili a confrontarci con tutte le associazioni di rappresentanza, forze politiche e istituzioni locali”.
ECCO IL TESTO INTEGRALE
Nella prospettiva del lavoro dignitoso e dell’equa distribuzione un contributo per lo sviluppo territoriale possibile e sostenibile
Premessa
La crisi economica in corso da oramai otto anni ha bruciato posti di lavoro e imprese, aumentato disuguaglianze e fragilità. La provincia di Brescia, forte di una solida base manifatturiera che in passato ha saputo contenere al minimo i livelli di disoccupazione, ha dovuto fare i conti duramente con questa nuova realtà e con una disoccupazione strutturale, soprattutto fra i giovani, al punto che si sta affermando il fenomeno di una nuova emigrazione. Da tempo sappiamo che questa non è crisi passeggera, ma sta mutando profondamente il tessuto produttivo, lo stile dei consumi e l’idea stessa di lavoro. Nuove strade si intuiscono appena, e faticosa sarà la strada per costruire un nuovo equilibrio e una coesione sociale messi a dura prova da impoverimento diffuso, disuguaglianza, redditi insufficienti, arretramento del modello sociale di welfare che abbiamo conosciuto nella seconda metà del Novecento e nuove sfide globali.
È in tale contesto che vanno inquadrati alcuni dei nodi annosi dell’economia bresciana e il cui superamento, almeno parzialmente, potrebbe alimentare potenziali ambiti di sviluppo, che dovrebbero potersi collocare all’interno di una visione strategica guadagnata attraverso percorsi di valutazione partecipati, dei quali alcune esperienze si stanno facendo all’interno dello Urban Center, ma che richiederebbero una strutturazione più ambiziosa, per delineare in anticipo il futuro della città e del territorio bresciano.
Fra questi, vale la pena di richiamarne alcuni, dal nostro punto di vista, strettamente connessi.
Fiera di Brescia
La Fiera di Brescia è senz’altro uno di questi nodi. Conti in rosso profondo, l’ aumento di capitale deciso per non arrivare al fallimento, un’idea di polo fieristico abbandonata per inseguire il giochino del parco tecnologico (il Nibiru, finito ora nel dimenticatoio) e ora il ritorno dell’idea dello spazio fieristico senza che ci sia stata adeguata riflessione sul perché quello che non andava bene pochi anni fa, certificato dalle perdite, ora dovrebbe andare meglio. Eppure in altre città, italiane e straniere, ci sono tanti esempi di iniziative che nel confrontarsi con declino e crisi economico-ambientale strutturale hanno saputo ripensarsi in maniera efficace e redditizia nel solco della rigenerazione e valorizzazione urbana, ambientale ed economica. A Rovereto il «Progetto Manifattura» che insiste in un’area dismessa, è ad esempio un incubatore di imprese verdi che sta mettendo in dialogo nuove e piccole imprese attive nei settori ad alta innovazione. Pensando ai bisogni imposti dalla necessità di risanamento ambientale, di innovazione della struttura produttiva bresciana e dei servizi, lo spazio della Fiera potrebbe ripensarsi all’interno di un laboratorio aperto a nuove produzioni innovative, start up e alle tante eccellenze bresciane. Il limite rappresentato da una scarsa propensione all’innovazione di prodotto e di processo, all’insegna del risparmio e dell’efficacia energetica, di cui danno conto studi ed analisi disponibili sulla realtà bresciana, ha bisogno di essere affrontato in un’ottica di sistema, per un suo sostanziale superamento.
Musil – Museo dell’industria e del lavoro
A Brescia il Musil – il Museo dell’industria e del lavoro – nell’ambito delle proposte sopra richiamate potrebbe essere propulsore di sinergie ed elaborazione per coniugare passato e, soprattutto, sviluppo futuro di attività e lavoro.
L’indagine conoscitiva presentata recentemente in Parlamento su «Industria 4.0: quale modello applicare al tessuto industriale italiano, individua i cinque pilastri sui quali costruire una strategia: la creazione di una Cabina di regia; la realizzazione del piano banda ultralarga e lo sviluppo e la diffusione delle reti di connessione wireless di quinta generazione; la progettazione di una formazione mirata alle competenze digitali; il rafforzamento della ricerca sia nell’ambito dell’autonomia universitaria sia in quello dei centri di ricerca nazionali e internazionali; l’innovazione aperta quale strumento di competività che si avvale anche di strumenti e competenze tecnologiche, in particolare da startup, università, istituti di ricerca, fornitori, inventori, programmatori e consulenti.
Tali pilastri prefigurano uno sviluppo delle infrastrutture immateriali con cui Brescia può e deve confrontarsi in modo lungimirante, provando prima di tutto a immaginarli come contenitori e hub di nuove attività e lavoro per il quale vanno sviluppati in anticipo percorsi accademici mirati e di formazione professionale con risorse adeguate, riscattando la scuola pubblica dall’impoverimento e superando lo spreco di risorse per non pochi corsi formativi inutili. Progettare il futuro della città significa delineare gli interventi infrastrutturali materiali e immateriali, congiuntamente al lavoro necessario per la loro realizzazione e quello che si svilupperà nel futuro per il quale attivare in anticipo la formazione di competenze professionali.
Fra le attività da progettare e pensando al carattere museale di Musil, il settore del turismo potrebbe ammantarsi di novità – e reddito – se capace di valorizzare le realtà di strutture industriali le cui architetture (casere, ex.Timpini, comparto Milano, ecc) restituiscono lo spaccato di un passato industriale intraprendente, attraverso itinerari e soste che potrebbero fare di Brescia un museo industriale a cielo aperto, capace di attrarre un turismo intelligente, interessato alla bellezza del paesaggio bresciano ma anche della cultura.
Ortomercato
Il vicino Ortomercato versa da tempo in crisi profonda e necessita di uno scatto in avanti. L’impostazione tradizionale va infatti rivista in profondità, per evitare un declino scontato, come ben evidenziato dallo studio promosso da Brescia Mercati a corredo della proposta aperta di sviluppo di un Polo logistico industriale per l’agroalimentare.
Secondo il quadro delineato su dati Istat nello studio sopra richiamato, la strutturazione del mercato ortofrutticolo, dalla sua origine ha incontrato negli anni enormi cambiamenti che ne hanno decretato il forte declino in cui versa, quali la riduzione della spesa mensile in bevande ed alimentari o la contrazione del numero di negozi familiari e aumento del numero di supermercati.
Nell’attuale struttura del Mercato ortofrutticolo, allo stato emergono spazi sottoutilizzati a scapito di un possibile incremento delle vendite a condizione che si persegua una migliore qualità delle merci e l’innovazione della gamma di prodotti ampliando l’offerta (filiera del freddo, floricoltura, ecc.).
Il Piano delineato di Polo logistico industriale per l’agroalimentare, attraverso le opere di risanamento e valorizzazione può rappresentare la salvaguardia delle attività e dell’occupazione dell’Ortomercato e dell’indotto complessivo, e di più decretarne un nuovo sviluppo allargato a tutto l’agroalimentare, settore in cui, sia per la produzione agricola e la trasformazione alimentare Brescia si distingue. Gli interessi nella direzione del polo logistico integrato, possono essere molteplici: dell’industria agroalimentare, di importatori ed exportatori, fornitori di servizi, Università degli studi, operatori della logistica, del facchinaggio, GDO e grossisti, ecc. Verso il polo alle porte della città – che potrebbe recuperare anche l’ex Pietra – dovrebbe essere convogliato il traffico pesante di rifornimento agroalimentare, sollevando la città e sviluppando al suo interno un trasporto di merci più leggero.
Oltre al recupero importante di un’area dismessa, quale quella che insiste fra via Orzinuovi e via Milano, la presenza della “Piccola” dovrebbe favorire scelte più lungimiranti e sostenibili dal punto di vista economico ambientale, potenziando lo sviluppo del trasporto dei prodotti agroalimentari su ferro. Qui, un ripensato rapporto fra pubblico e privato può fare la differenza, nell’ottica di un ampliamento delle gamme produttive, nella riduzione delle distanze fra produttori e consumatori e nello sviluppo di posti di lavoro e distribuzione del reddito.
Intanto va registrata positivamente la novità di investimenti privati per il recupero di immobili e lo sviluppo di attività nel comparto di via Milano, compresa l’iniziativa del Comune di Brescia di un Piano da 18 milioni di euro da presentare al “Bando Perifierie” lanciato dal governo che si propone la riqualificazione della stessa via con interventi per realizzare aree verdi, centri di socialità, spazi per giovani e sanitari, nonché per decongestionare la viabilità con nuovi sbocchi e collegamento suburbano su ferro.
Aeroporto di Montichiari
Nella prospettiva di potenziamento della capacità di trasporto delle merci, l’aeroporto di Montichiari necessita di rilancio. Chiaramente allo stato permane la condizione di sottoutilizzo; ma nonostante la sensazione di essere oramai fuori tempo massimo, perché nelle decisioni anche i tempi sono importanti, continuiamo a pensare che la strada del trasporto merci è forse ancora perseguibile, immaginando quindi un potenziamento dei sistemi di collegamento del trasporto su rotaia.
In questa prospettiva, propendiamo sul superamento della realizzazione dello Shunt dell’Alta Velocità con fermata all’aeroporto, ritenendo che al suo posto debbano essere potenziati e realizzati i collegamenti infrastrutturali e tecnologici che consentono il trasporto delle merci.
Trasporto Pubblico Locale
Nell’ottica di riduzione del traffico privato e di sviluppo della mobilità sostenibile, l’ampliamento e il potenziamento del trasporto merci su ferro, deve potersi integrare nello sviluppo più generale della mobilità sostenibile, proponendosi l’allungamento della Metropolitana per favorirne un utilizzo più vasto e più rispondente ai bisogni di mobilità delle persone nel vasto territorio bresciano, investendo il tavolo TPL fra Comune, Provincia, Agenzia e organizzazioni sindacali di un confronto più puntuale e sostanziale.
La programmazione in capo all’Agenzia del TPL di Brescia va pensata in questa prospettiva di potenziamento integrato del trasporto per le merci e le persone, superando per queste ultime le sofferenze e disfunzioni in cui versano. Il processo che ha istituito l’agenzia del TPL di Brescia al fine di garantirne la sua piena operatività gestionale e programmatoria, in vista del rinnovo dei Contratti di Servizio che possono ridisegnare il panorama della mobilità bresciana con ricadute sull’occupazione, deve essere completato con l’insediamento della Conferenza locale del TPL per la consultazione preventiva dei diversi portatori di interesse fra cui le organizzazioni sindacali.
Per Alto Garda e Valsabbia vista l’insufficienza della SS45 bis va studiato un sistema di trasporti pubblici alternativi – semmai riprendendo il percorso “ex tram” che univa il Basso e l’Alto Garda attraversando la Valsabbia con direzione Brescia- rafforzando un’area ad alta vocazione turistica.
Cura e risanamento ambientale e bonifiche
La riqualificazione ambientale di una provincia sotto questo profilo devastata, questione che non riguarda solo la Caffaro, impone uno sguardo sinergico per favorire manutenzione e cura del territorio, bonifiche, trasformazione delle aree dismesse in retroporti fornitori di servizi logistici, rigenerazione dell’edificato esistente.
Non meno che gli interventi infrastrutturali e di manutenzione e risanamento nell’orizzonte della messa in sicurezza delle risorse idriche e del suolo, anche lo sviluppo occupazionale va pianificato, pena pregiudicare per scarsa lungimiranza una ripresa positiva della dinamica economica più che mai necessaria anche nella nostra provincia. Ciò premesso anche a salvaguardia di danni futuri ben più onerosi, considerata la realtà del rischio frane e alluvioni che insiste sulla nostra provincia in potenziale aumento per effetto del cambiamento climatico, nella sua portata inedita, ancora troppo sottovalutata.
Turismo
Il Turismo rappresenta nel nostro Paese una fetta importante del PIL nazionale (12 %). La nostra Provincia, più di altre, può contribuire all’innalzamento di questa soglia attraverso una valorizzazione del patrimonio artistico, culturale, ambientale ed enogastronomico (non delocalizzabile per ovvi motivi) con effetti benefici e stabili sul tessuto economico e occupazionale del territorio.
Sulla scia positiva lasciata dal successo dell’evento The Floating Piers, che ha fatto scoprire a milioni di turisti in tutto il mondo le bellezze della nostra Provincia occorre riuscire a costruire attraverso una rete sinergica di azioni un “brand” (che attraversi i diversi settori) da esportare in tutto il mondo.
Arte, cultura, paesaggio (montagna, Laghi, valli, colline, pianura), terme devono essere il motore di una economia del conoscere, del sapere, del benessere,dell’accoglienza, del gusto, consapevoli dell’indotto che questo potrebbe generare.
La realtà bresciana potrebbe essere motore di esperienze di partenariato con altre provincie limitrofe e perché no, attraverso un approccio interattivo fra soggetti pubblici (Regione, Provincie, Comuni) enti preposti e soggetti privati portatori di interessi, allargare questo modello a confini ben più ampi.
Damiano Galletti – segretario generale Cgil Brescia
Francesco Diomaiuta – segretario generale Cisl Brescia
Mario Bailo – segretario generale Uil Brescia