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Tendenze - page 42

Creme solari e per la pelle, a Brescia un business per 400 attività

in Commercio/Economia/Tendenze by
Crema solare

Sfiora i 900 milioni di euro l’export italiano di prodotti per la cura e conservazione della pelle inclusi prodotti per l’abbronzatura e antisolari nel 2017, registrando una crescita del 9,5% in un anno, circa 80 milioni di euro di esportazioni in più, secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat. Sono circa 22 mila le imprese in Italia legate al settore cosmetico, tra produzione, commercio all’ingrosso e dettaglio, di cui 3.251 in Lombardia, +0,3% nel 2018 a fronte di un rallentamento del settore a livello nazionale, secondo i dati elaborati dalla Camera di commercio sul registro delle imprese. A Milano sono 1.418 (+1,6% in un anno), a Brescia quasi 400 (+2,9%) e a Bergamo circa 300. Prime in Italia per numero di imprese sono Roma con 1.809 e Napoli con 1.729, seguite da Milano, Torino (801 imprese) e Bari (662).

Prodotti solari all’estero, i principali Paesi. È l’Unione Europea il principale mercato dei prodotti made in Italy, assorbendo da sola il 51,% del totale delle esportazioni, mentre è l’Asia orientale il mercato che cresce di più, oltre 40 milioni di euro di export in più (+16%) tra 2016 e 2017. I prodotti italiani si sono diretti soprattutto ad Hong Kong (99 milioni di euro nel 2017, 9,5% del totale), seguita da Francia (96 milioni), Germania (88 milioni) e Stati Uniti (82 milioni) con i primi due Paesi che registrano un’impennata dell’export, rispettivamente +27% e + 28%. Tra i mercati che crescono di più anche Cina (+62%), Arabia Saudita (+55%), Repubblica Ceca (+54%) e Polonia (+48%).

Edilizia, timidi segnali di ripresa, ma in dieci anni hanno chiuso 2.360 imprese

in Economia/Edilizia/Tendenze by

Qualche timido segnale, ma l’unico settore in calo dal 2014 e che potrebbe riprendere il trend interrotto prima della crisi solo a partire dalla fine dell’anno, è ancora una volta quello delle costruzioni. Un settore che più di tutti è rappresentato dalla maggior percentuale di imprese artigiane e che nell’ultimo anno ha perso altre 220 imprese e visto calare gli occupati di altre 3mila unità nella sola provincia di Brescia.

«Recupero? Per ora solo una prospettiva» commenta il presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Eugenio Massetti che prosegue l’analisi dei recenti dati diffusi dall’Osservatorio di Confartigianato: «Dati che confermano il ritardo della ripresa delle Costruzioni anche sul nostro territorio, nonostante alcuni indicatori anticipatori mettano in evidenza una qualche prospettiva di recupero. In particolare, dall’analisi della produzione del settore edilizio evidenzia per l’Italia un più basso profilo rispetto al più robusto ritmo di crescita registrato nei 19 Paesi dell’Eurozona. Nel dettaglio si osserva che nel 2017 la produzione, al netto degli effetti di calendario, in Italia sale di un limitato 0,8% a fronte del +2,5% registrato nell’Eurozona. Nei primi tre mesi del 2018 l’Eurozona conferma il ritmo di crescita (+2,5%), mentre in Italia la produzione ristagna; lo spunto positivo nel dato provvisorio di aprile 2018 riporta l’Italia una leggera crescita (+0,6%) della produzione nei primi quattro mesi del 2018. Il perché della mancanza di ripresa è fondamentalmente legato al fattore credito, ancora in calo e alla mancanza di un rilancio degli investimenti pubblici. Il comparto delle costruzioni – prosegue il presidente Massetti – è da sempre un settore economicamente di prioritaria importanza per il territorio della provincia di Brescia, sia per le eccellenze che esprime in termine di know how e organizzazione d’impresa, sia per il radicamento che ha nella società, in questi anni però è stato uno dei settori più colpiti dalla crisi».

In provincia di Brescia al I trimestre dell’anno in corso si contano 18.165 imprese del settore delle Costruzioni. Il 71,8%, pari a 13.037 unità, appartengono al comparto artigiano. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente le imprese totali del settore mostrano un calo registrando una variazione tendenziale pari al -1,2%, mentre quelle artigiane registrano un calo poco più elevato del -1,7% (>al -1,3% regionale) perdendo 220 imprese in un anno. Nel 2017 gli occupati bresciani nel settore sono 40 mila, 3 mila in meno di un anno fa, pari ad un calo del 7% (in contrapposizione al +0,7% regionale). Rispetto al periodo pre-crisi (2008) nel settore sono 8 mila in meno gli occupati, pari ad un calo del -16,9% (< al -22,5% regionale).

I finanziamenti concessi alle imprese delle Costruzioni di Brescia, che ammontano a marzo 2018 a 3,6 miliardi di euro, rappresentano il 13,5% del credito erogato alle imprese del territorio e registrano rispetto allo stesso periodo dello scorso anno una riduzione del -5,4% (< al -10,9% regionale). Le sofferenze delle imprese del settore pesano sugli impieghi concessi a queste per il 26,8% (> al 25,7% regionale) e a marzo 2017 registrano un calo dell’1,3% (< al calo del -2,8% regionale). Dinamica delle compravendite di immobili residenziali e non a Brescia: se quelle residenziali nel 2013 erano 8.434, nel 2016 salite a 11.908 nel 2017 a 12.880 con una variazione positiva dell’8,2%. Mentre per le compravendite non residenziali, il numero delle transizioni cala leggermente: dalle 4.711 del 2016 (erano 3.601 nel 2013) alle 4.617 del 2017 (in variazione negativa del 2,1%).

Investimenti che non hanno recuperato i livelli pre crisi: complessivamente diminuiscono del 13,4% rispetto al 2007 con il settore pubblico che mostra una diminuzione due volte e mezza quella del settore privato (-28% contro il -11,1%). «Nonostante il cambio di rotta, la produzione delle Costruzioni in Italia è caduta del 28,6% rispetto al calo contenuto del 2,1% registrato nell’Eurozona. Pensare che, sempre secondo un calcolo di Confartigianato, con una maggiore percentuale di investimenti pubblici in Costruzioni pari alla media del quinquiennio precedente, nel 2017 avremmo registrato 120.000 occupati in più nel settore dell’edilizia e installazione impianti. Spetta dunque alle Istituzioni fornire risposte concrete e unitarie a diversi settori di intervento che finora sono stati trattati in maniera separata tra loro: il rischio sismico, il dissesto idrogeologico, la messa in sicurezza di edifici pubblici e il tema della rigenerazione urbana. In quest’ottica la messa in sicurezza del Paese può costituire un volano straordinario per l’economia nazionale e il rilancio della filiera delle costruzioni. Il sistema delle imprese artigiane, che costituiscono la parte più rilevante del settore dell’edilizia, può contribuirvi in maniera decisiva» conclude il presidente Massetti.

Nel Bresciano la musica dà lavoro a 170 imprese

in Economia/Tendenze by
Strumenti musicali

È la Lombardia la regione regina della musica italiana con il 20,2% delle imprese attive (oltre due mila su circa 10 mila in Italia) e il 19,2% degli addetti del settore musicale (circa 10.200 su 53 mila) secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati del registro imprese al primo trimestre 2018. Un comparto composto da 448 imprese del settore manifatturiero (su 1.519 a livello nazionale, il 29,5%) tra fabbricazione di strumenti musicali e supporti musicali, 406 imprese del commercio (su 2.341, il 17,3%) e 1.150 imprese dei servizi (su 6.047, il 19%). Spiccano in particolare le attività di registrazione (475 su 1.848), i corsi di danza specializzati (160 su 701, il 22,8%) e le discoteche e sale da ballo (416 su 2.775, 19%). Milano è prima in regione e seconda nel Paese con 948 imprese specializzate in musica (9,6% nazionale), in crescita del 2,7% in un anno e oltre 7 mila addetti (13,2%). La seguono Cremona con 214 imprese e circa 500 addetti, Brescia con 170 imprese e Bergamo con 141 imprese. Oltre 100 le imprese nel settore a Monza Brianza e Varese.

Il settore musicale in Italia. Sono quasi 10 mila le imprese attive nel settore e oltre 53 mila gli addetti. Roma e Milano sono prime con quasi mille imprese ciascuna, vengono poi Napoli con circa 500, Torino con quasi 400, Bologna e Cremona con oltre 200. Per numero di addetti prima è Roma (16 mila) seguita da Milano (7 mila). Superano i mille addetti anche Firenze, Ravenna, Ascoli Piceno, Bologna e Bari.

 

Imprese in rete, in provincia di Brescia sono 489

in Economia/Manifatturiero/Tendenze by

Sono sempre più numerose le imprese lombarde che decidono di mettersi in rete per affrontare le sfide del mercato. Secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Unioncamere Lombardia e Infocamere, dal 2016 crescono del 25,6% sfiorando quota 3.200 imprese, oltre 600 in più, coinvolte in circa mille contratti di rete (+30,6%, il 21,3% nazionale). Cresce la voglia di rete per le imprese milanesi, che passano da 874 a 1.097 (+25,5%), ma gli aumenti maggiori si registrano a Lecco (da 122 a 250 imprese coinvolte, +104,9%) e Mantova (da 93 a 149, +60,2%). Dopo Milano, che è prima per numero di contratti di rete (561) e imprese coinvolte (1.097) vengono Brescia (201 contratti e 489 imprese), Bergamo (166 contratti e 353 imprese). Quarta per contratti di rete è Monza Brianza (114) mentre per numero di imprese coinvolte è Lecco (250). 31 i contratti di rete che coinvolgono 40 imprese del lodigiano.

I settori di attività. Sono il manifatturiero (24%), le attività professionali, scientifiche e tecniche (13%), le costruzioni e il commercio (oltre 10% ciascuno) i principali settori di attività delle imprese lombarde coinvolte in contratti di rete. Se il manifatturiero prevale a Bergamo (24,6% delle imprese), Brescia (34,6%), Como (35,5%), Cremona (29,4%), Lecco (28,8%), Monza Brianza (24%), Sondrio (29,5%) e Varese (39,6%), si distinguono le imprese del settore agricolo a Lodi (27,5%), Mantova (22,8%) e Pavia (32,5%) mentre a Milano sono soprattutto le imprese che operano nel settore delle attività professionali a costituirsi in rete (18,6%).

Riparazione auto, nel Bresciano il mercato vale 724 milioni di euro

in Automotive/Economia/Tendenze by

6,3 miliardi di euro. È questa la spesa che gli automobilisti lombardi hanno sostenuto nel 2017 per la manutenzione e le riparazioni delle loro autovetture, pari al 20,5% dei 30,9 miliardi spesi a livello nazionale. La provincia lombarda che registra la spesa più alta per la manutenzione e le riparazioni di auto eseguite nel 2017 è Milano, con 2,7 miliardi di euro. Molto più distanziate seguono le province di Brescia con 724 milioni, Bergamo con 604 milioni, Varese con 495 milioni, Monza Brianza con 459 milioni, Como con 320 milioni, Pavia con 241 milioni, Mantova con 232 milioni, Cremona e Lecco entrambe con una spesa di 185 milioni, Lodi con 105 milioni e Sondrio con 97 milioni. Queste stime emergono da uno studio dell’Osservatorio Autopromotec.

A livello nazionale nel 2017 gli italiani hanno speso 30,9 miliardi per la manutenzione e la riparazione delle autovetture. Rispetto al 2016, quando la spesa ammontava a 29,5 miliardi, vi è stata una crescita del 4,8%. Queste stime sono state elaborate tenendo conto di un modesto incremento del ricorso da parte degli italiani alle officine di autoriparazione (+2%), dell’aumento del parco circolante (+1,7%) e del fatto che i prezzi per la manutenzione e riparazione nel 2017 sono aumentati mediamente dell’1% (stima effettuata sulla base di una media ponderata degli indici Istat dei prezzi per la manutenzione e riparazione, per l’acquisto di pezzi di ricambio e accessori, per l’acquisto di pneumatici auto e per l’acquisto di lubrificanti).
Con il dato del 2017 la spesa per la manutenzione e le riparazioni di autovetture in Italia prosegue per il quarto anno consecutivo sulla strada della crescita dopo la contrazione avvenuta nel biennio 2012/2013. In particolare, nella prima fase della crisi iniziata nel 2008 la spesa per l’assistenza automobilistica aveva continuato ad aumentare in quanto la contrazione delle immatricolazioni aveva causato un invecchiamento del parco circolante e, di conseguenza, un aumento della domanda di autoriparazione. Il quadro è però mutato quando a partire dalla seconda metà del 2011 si è interrotta la ripresa dell’economia e si è avviata la seconda fase della crisi che ha indotto gli italiani in maniera pesante a tagliare non solo gli acquisti di auto, ma anche il ricorso alle officine. Ciò ha causato la caduta per il settore dell’autoriparazione nel 2012 (-10,5%), caduta che ha avuto poi un piccolo seguito anche nel 2013 (-1,1%). Già nel 2014, tuttavia, la spesa è tornata a crescere (+1,9%) con un fatturato stimato in 27,1 miliardi, progressivamente salito poi fino ai 28,4 miliardi del 2015, ai 29,5 del 2016 e ai 30,9 del 2017.

Al di là di questi aspetti, è da sottolineare che l’attività di manutenzione e riparazione delle autovetture è diventata sempre più importante. In un mercato sempre più strutturato e tecnologico, l’attività e gli interventi di riparazione che si svolgono quotidianamente in officina sono ormai in costante trasformazione. Questa situazione comporta il costante aggiornamento degli autoriparatori che devono impegnarsi per poter continuare a garantire il miglior servizio possibile.

Turismo, le imprese bresciane gestite da giovani oltre quota mille

in Economia/Tendenze/Turismo by
Hotel con spiaggia privata a Limone del Garda

Turismo, un’attività sempre più da giovani a Milano secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su fonte registro imprese. In cinque anni crescono del 14% le imprese dei servizi di alloggio e ristorazione in mano ad under 35 passando dalle 2.312 del 2013 alle 2.626 del 2018, più della crescita media italiana che nello stesso periodo è del 5%. In media un’impresa su sette tra quelle attive nel settore è giovane. Si tratta di oltre 2.500 imprese dei servizi di ristorazione e circa 100 attività di alloggio e pesano il 5% sul corrispondente totale italiano (53 mila imprese giovani). Quasi un’imprese su due (47,5%) è di imprenditori nati all’estero mentre le imprese femminili sono il 29% del totale.

Giovani imprese e turismo in Italia. Sono 53 mila le imprese di giovani attive nel turismo, tra alloggio e servizi alla ristorazione, e crescono del 4,8% in cinque anni, con un peso nel 2018 del 13,7% sul settore. Roma (circa 4 mila imprese), Napoli (3.225) e Milano sono prime per presenza giovanile ma per incidenza sul settore è il sud a prevalere con Caserta, Crotone, Palermo, Siracusa e Caltanissetta dove un’impresa su cinque è gestita da giovani imprenditori. Le donne sono oltre un terzo delle attività giovani, i titolari nati all’estero il 18%. Il peso delle imprese femminili giovani sale a circa il 50% del settore ad Asti, Udine e Pordenone mentre le province con il maggior numero di titolari nati all’estero che si occupano di turismo sono Trieste, Milano e Cremona (circa 45%).

Giovani nel settore turismo in Lombardia. 7.500 imprese, il 14% nazionale e pesano il 13,6% sul totale del settore. Si concentrano a Milano (2.626 imprese), Brescia (1.116), Bergamo (855), Varese e Monza Brianza (oltre 500 ciascuna) anche se i giovani pesano di più a Lodi (15,7% del settore turistico) e Cremona (15,2%). Trainano la crescita delle imprese giovani del turismo Milano (+13,6% in cinque anni) e Monza Brianza (+5,1%) a fronte di un rallentamento nelle altre province. Brescia e Mantova le imprese dove le donne pesano di più nel turismo (42% delle imprese giovani), Milano e Cremona dove ci sono più imprenditori nati all’estero (rispettivamente 47,5% e 43%).

L’industria dell’estate a Brescia conta ben 1.749 imprese

in Economia/Tendenze by
Piscina

Estate, ecco i settori. Installazione e manutenzione di impianti di condizionamento ma anche di irrigazione giardini e depurazione piscine: con l’arrivo del caldo sono quasi 14 mila le imprese lombarde su 69 mila in Italia impegnate a garantire un po’ di refrigerio, una su cinque in Italia. Un business da oltre 6 miliardi di euro in Lombardia, di cui circa 3 miliardi da Milano, su un totale nazionale di 21 miliardi.

In Italia il settore conta 64.572 imprese attive nell’installazione di impianti idraulici, di riscaldamento e di condizionamento dell’aria, tra cui manutenzione e riparazione di impianti di depurazione per piscine e di impianti di irrigazione per giardini, 1.549 industrie di fabbricazione di attrezzature di uso non domestico per la refrigerazione e la ventilazione e 2.997 attività di commercio all’ingrosso di apparecchi e accessori per impianti idraulici, di riscaldamento e di condizionamento.

Milano è la prima provincia sia in Italia che in Lombardia per numero di imprese attive nel comparto, circa 4 mila, vengono poi Roma (3.838), Torino (3.274), Bergamo (1.824) e Brescia (1.749). Tra le prime 20 italiane anche Monza e Brianza (12°). Guardando alle prime 20 province in Italia, quelle in cui si registra una crescita maggiore rispetto allo scorso anno sono Napoli (+2,4%), Venezia (+0,7%) e Monza e Brianza (+0,6%).

Le imprese del settore in Lombardia Sono in tutto circa 14mila, si tratta di 12.633 imprese attive nell’installazione di impianti idraulici, di riscaldamento e di condizionamento dell’aria, 376 industrie di fabbricazione di attrezzature di uso non domestico per la refrigerazione e la ventilazione e 672 attività di commercio all’ingrosso di apparecchi e accessori per impianti idraulici, di riscaldamento e di condizionamento. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Registro Imprese al primo trimestre 2018.

 

India, vola l’export lombardo: nel 2018 è cresciuto del 27 per cento

in Economia/Export/Tendenze by

856 milioni di euro, è il valore dell’interscambio lombardo con l’India nei primi tre mesi del 2018, quasi 300 milioni di euro al mese, in crescita del 27% rispetto allo stesso periodo del 2017 secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat. Cresce soprattutto l’export, +32% in un anno, superando i 331 milioni di euro, ma aumenta anche l’import, +24%.

La Lombardia è la prima regione italiana per scambi con il gigante asiatico, da sola pesa oltre un terzo (35%) dell’interscambio nazionale che è stato di 2,4 miliardi nei primi mesi dell’anno. Milano è prima sia per import (207 milioni di euro, 39% regionale) che per export (141 milioni,  42%) seguita da Mantova (106 milioni, 20% lombardo) per import e Bergamo (68 milioni) per export.

Sono i macchinari con 123 milioni di euro i prodotti lombardi più richiesti dal mercato indiano, è la voce principale di export di quasi tutti i territori ad esclusione di Cremona  e Lecco con i prodotti in metallo e Lodi che esporta soprattutto articoli in gomma e plastica. Prodotti in metallo (202 milioni), prodotti chimici e moda (74 milioni di euro ciascuno) i beni che la Lombardia importa di più dall’India.

Inflazione stabile a Brescia nel mese di giugno

in Economia/Tendenze by

Rispetto al mese precedente, a giugno l’inflazione a Brescia è rimasta pressoché stazionaria. Il tasso congiunturale (variazione sul mese precedente) è +0,1%, mentre il tasso tendenziale (variazione sull’anno
precedente) sale a +1,6%.

L’analisi per tipologia di beni e servizi evidenzia come questo mese siano soprattutto i prodotti a alta frequenza di
acquisto ad essere inflattivi (+0,8%), seguiti dai prezzi dei beni bassa frequenza di acquisto (+0,2%), mentre i beni
a media frequenza di acquisto sono lievemente deflattivi (-0,6%).

Le divisioni in aumento sono: “Trasporti” (+1,8%), “Prodotti alimentari” (+1,2%,), “Ricreazione, spettacolo, cultura”
(0,5%), “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili“ (+0,5%), “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+0,5%),
“Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,4%), “Altri beni e servizi” (0,3%). Le divisioni in diminuzione sono: “Servizi ricettivi e di ristorazione“ (-4,1%), “Comunicazioni” (-1,4%) Le divisioni con variazione nulla o quasi nulla sono: “Servizi sanitari e spese per la salute”, “Istruzione” “Abbigliamento e calzature “ (+0,1%).

Brescia, più di un’impresa su dieci è gestita da stranieri

in Economia/Evidenza/Tendenze by

Da una recente analisi del Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia su dati del Registro Imprese emerge che superano quota 13mila le imprese costituite in provincia da cittadini stranieri. Alla fine del 2017, infatti, le imprese di cittadini immigrati iscritte nel Registro Imprese della Camera di Commercio di Brescia rappresentano l’11,1% del totale. La quota più rilevante si conferma quella costituita da imprese di origine extra UE (9,2%). Le imprese straniere sono cresciute anche nell’ultimo anno (+1,8%), proseguendo il trend ininterrottamente positivo dal 2011. Tale dinamica ha contribuito ad attenuare la contrazione che ha caratterizzato la struttura imprenditoriale nel suo complesso nello stesso periodo.

L’importanza della partecipazione degli stranieri nel tessuto imprenditoriale bresciano è evidente anche nel confronto territoriale. Brescia si colloca in terza posizione a livello lombardo dopo Milano e Lodi per incidenza delle imprese straniere sul totale ed al 20° posto su scala nazionale.

Le attività esercitate prevalentemente dalle imprese straniere, in valore assoluto, sono il commercio al dettaglio che conta 2.499 unità, seguito dai lavori di costruzione specializzati (2.196 imprese pari al 16,6% delle imprese straniere), dalla ristorazione (1.412 imprese pari al 10,7% del totale straniero) e dal commercio all’ingrosso (746 imprese pari al 5,6% del totale).

In termini relativi, però, le attività che hanno una forte connotazione straniera sono le telecomunicazioni nel cui ambito 6 imprese su 10 sono a guida straniera (si tratta di posti telefonici pubblici ed internet point); a breve distanza seguono le attività di supporto alle imprese in cui 4 realtà su 10 sono straniere (si tratta di servizi di fotocopiatura e disbrigo pratiche, agenzie di distribuzione libri, giornali e riviste), le confezioni di articoli di abbigliamento dove il 32% degli operatori del settore sono stranieri, il magazzinaggio (21,3%) ed i servizi per edifici e paesaggi (si tratta di attività di pulizia degli edifici e di cura e manutenzione del paesaggio).

I paesi più rappresentati nell’universo multietnico dell’imprenditoria bresciana (con riferimento alle sole imprese individuali le uniche per cui è possibile associare la nazionalità al titolare e che, comunque, concentrano il 75% delle imprese straniere) sono la Romania (1.107 imprese individuali), la Cina (1.104), il Pakistan (1.079) ed il Marocco (1.050). Importante è anche la presenza di imprenditori nati in Albania (787), Senegal (564), Egitto (455), India (425) e Nigeria (375). Questi ultimi insieme ai Pakistani nel periodo 2011-2017 sono cresciuti esponenzialmente (titolari indiani +77,1%; nigeriani (1 Si definiscono straniere le imprese la cui partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50%, mediando le composizioni di quote di partecipazione e di cariche amministrative detenute da stranieri.

Rumeni, albanesi e tunisini restano specializzati nei lavori di costruzioni anche se la crisi che ha colpito il settore delle costruzioni negli ultimi anni ha spostato la loro attività imprenditoriale verso la ristorazione. Attività quest’ultima svolta prevalentemente dagli egiziani. La maggioranza degli imprenditori marocchini, senegalesi e nigeriani operano nel commercio al dettaglio ambulante. Pakistani e indiani si occupano delle attività di supporto alle imprese, quali i servizi di fotocopiatura e preparazione di documenti e disbrigo pratiche.

Più della metà degli imprenditori cinesi operanti a Brescia si occupa di confezione di articoli di abbigliamento e di commercio al dettaglio. Negli ultimi anni, tuttavia, hanno diminuito l’attività imprenditoriale in questi ambiti spostando gli investimenti nella ristorazione (in particolare nella gestione di bar ed esercizi simili) e nei servizi per la persona (quali i servizi di parrucchieri e estetisti e i centri per il benessere fisico).

Negli ultimi sette anni il numero delle imprese straniere è aumentato sensibilmente, passando da 11.391 nel 2011 a 13.256 a fine 2017 (corrispondenti a un incremento del 16,4%), a fronte di un calo del 4,7% dell’imprenditoria italiana. La maggiore dinamicità imprenditoriale della componente straniera è evidente dall’analisi dell’evoluzione demografica nel periodo 2011-2017.

Confrontando i tassi di natalità delle imprese straniere con quelle italiane è evidente la maggiore vitalità delle straniere che presentano alti tassi di natalità a fronte dei valori molto più contenuti della componente nazionale. Nel periodo esaminato per entrambe le componenti il tasso di natalità ha avuto un andamento decrescente. Nel 2011 il tasso di natalità delle imprese straniere era pari a 14,1%, il che significa che sono state costituite 14,1 imprese nuove per ogni 100 aziende registrate, contro il 5,6% di quelle italiane. Nel 2017 il tasso di natalità è passato al 10% per l’imprenditoria straniera e al 5,1% per quella italiana.

Alla elevata natalità delle imprese straniere è associato un tasso di mortalità più elevato, che nel 2017 era pari al 6,6% per le imprese straniere e al 5,4% per quelle italiane. Se l’elevata natalità conferma la tendenza espansiva che ha caratterizzato negli ultimi anni l’imprenditoria immigrata, anche la più alta percentuale di mortalità indica che come molto spesso le attività avviate fanno fatica a restare sul mercato. Un’analisi longitudinale dell’evoluzione imprenditoriale attraverso i tassi di sopravvivenza delle imprese nate nel periodo 2011-2017 mette in evidenza la maggiore instabilità delle imprese straniere che in generale presentano una probabilità di sopravvivenza inferiore rispetto alle imprese bresciane. Circa il 78% delle imprese nate nel 2012 sono sopravvissute al primo anno di vita, sia straniere sia bresciane, allungando il periodo di osservazione le differenze si acuiscono. Delle imprese nate nel 2012 meno della metà (49,9%) delle imprese straniere è sopravvissuta ai cinque anni contro il 56,3% delle (1 Si definiscono straniere le imprese la cui partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50%, mediando le composizioni di quote di partecipazione e di cariche amministrative detenute da stranieri.

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