Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

Category archive

Tendenze - page 36

Fashion, le imprese del settore Moda nel Bresciano sono 4mila

in Abbigliamento/Economia/Partner 2/Tendenze by
Moda a Brescia

Al via la Milan Fashion Week, dal 19 al 25 febbraio. Tra le sedi della manifestazione Palazzo Giureconsulti della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, in piazza Mercanti angolo piazza Duomo. Milano guida in Italia per le circa 2 mila imprese del design. Le imprese della moda nel territorio milanese sono 13.196, stabili rispetto allo scorso anno. Cresce l’export di tessili milanese e supera nei primi nove mesi del 2018 i 5 miliardi in nove mesi, +6% in un anno. Le imprese della moda milanesi danno lavoro a 91 mila addetti su 192 mila in Lombardia e 846 mila nazionali e hanno un giro d’affari che supera i 20 miliardi di euro. La città delle sfilate pesa il 6% del settore italiano in termini di imprese e l’11% per addetti ma oltre il 20% dei ricavi. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati del Registro delle Imprese e Aida – Bureau van Dijk e su dati Istat.

Nella moda traina il design, +2,3% in Italia le 18 mila imprese. Milano prima con 2 mila, +4% in un anno. In Lombardia oltre 4 mila imprese, + 1%.

Lombardia, 34 mila imprese nella moda. Per numero complessivo di imprese Milano domina con 13 mila, seguita da Brescia con quasi 4 mila, Bergamo e Varese con oltre 3 mila. Superano le 2 mila anche Como e Monza e Brianza. Sono 362 a Lodi. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi su dati del registro delle imprese al 2018.

Le imprese della moda in Italia: sono 221 mila, di cui 34 mila in Lombardia, prima regione, seguita da Campania con 32 mila e Toscana con 28 mila. Tra le province prima Napoli con  21 mila (+0,5% in un anno), seguita da Roma con 15 mila e Milano con 13 mila. Vengono poi Firenze, Prato, Bari e Torino.

Lombardia, quasi 34 mila imprese nella moda. Per numero complessivo di imprese Milano domina con 13 mila, seguita da Brescia con quasi 4 mila, Bergamo e Varese con oltre 3 mila. Superano le 2 mila anche Como e Monza e Brianza. Sono 365 a Lodi. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi su dati del registro delle imprese al terzo trimestre 2018.

Le imprese della moda in Italia: sono 222 mila, di cui 34 mila in Lombardia, prima regione, seguita da Campania con 32 mila e Toscana con 28 mila. Tra le province prima Napoli con quasi 21 mila, seguita da Roma con 15 mila e Milano con 13 mila. Vengono poi Firenze, Prato, Bari e Torino. In Italia le imprese maschili pesano nel settore moda per il 58%.

Export lombardo di moda nel mondo: sfiora i 10 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2018, +3,6% rispetto all’anno precedente, una crescita superiore a quella italiana (+2,3%). Rappresenta un quarto del totale italiano che è di 39 miliardi. Milano leader in Lombardia e in Italia per export: con un valore di 5,2 miliardi nei primi nove mesi, +6,4% rispetto allo scorso anno. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat. In Lombardia seguono Como con 1,1 miliardi, Bergamo con quasi 756 milioni, Varese con 704 milioni (+3%) e Mantova con 665 milioni. In fote crescita Lodi che passa da 40 a 59 milioni +47,1% e Pavia da 147 a 178 milioni, +21,1%. In crescita anche Cremona (+5,1%). Gli Stati Uniti diventano nel 2018 il maggior partner per l’export lombardo con 979 milioni, +11,2%. Seguono Francia con 911 milioni, Hong Kong con 818, Cina con 713 (+13,6%) e Germania con 652. Crescita a due cifre anche per Austria (+21,9%), Croazia (+21,4%), Canada (+17,3%), Emirati Arabi Uniti (+16,7%) e Giappone (+14,1%).

Boom di enoteche in Lombardia, ma Brescia è ferma…

in Alimentare/Economia/Tendenze by
Enoteca, foto da Pixabay

Sono 988 le enoteche in Lombardia nel 2018, rispetto alle 851 di cinque anni fa e alle 786 del 2010 secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sulle localizzazioni. In otto anni la crescita del settore è stata del 25,7%, in cinque anni del 16,1%, stabile il settore nell’ultimo anno (+0,2%). Milano è prima in Lombardia con 256 imprese (+43% in otto anni, +23,7% in cinque). Le imprese a Brescia sono 165 (stabili rispetto a otto anni fa), a Bergamo 106 (+53,6% in 8 anni e 39,5% in 5 anni), a Varese 103 (+12% in 5 anni) e a Monza 82 (+30,2% in 8 anni, 15,5% in 5 anni). Un comparto che in Lombardia impiega circa 1200 addetti e genera in un anno un giro d’affari da 67 milioni di euro, circa un quinto del totale italiano. È quanto emerge da una elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Coldiretti Lombardia su dati Registro Imprese e AIDA – Bureau van Dijk.

[amazon_link asins=’B008CZ94DE,8866411507,8869852954,B01I31UNCM,B017T0QWC8,B0195CTP0O’ template=’ProductCarousel’ store=’vendit-21′ marketplace=’IT’ link_id=’0d05917a-2164-4ca2-803c-1a5184c05cd4′]

Le enoteche in Italia sono 7.278, +14% in otto anni, +8,7% in 5 anni, stabili nell’ultimo anno, un comparto che impiega oltre 7.800 addetti, per un giro d’affari che supera i 280 milioni di euro in un anno. Prime per imprese Napoli (547 +10,1% in 5 anni), Roma (486, +24% in 8 anni, +11,2 in 5 anni) e Milano (256, +43% in otto anni, +23,7% in cinque). Dopo Milano c’è Torino (229, +27,9% in 8 anni), Bari (196, +12% in 8 anni), Brescia (165, stabile rispetto a 8 anni fa), Firenze (164, -3,5% in 8 anni), Venezia (160, +14,3% in 8 anni), Padova (144, +29,7% in 8 anni). Crescono di più in Italia Bologna (+147,9% in otto anni, da 48 a 119), Matera (da 11 a 23, +109,1%), Mantova (+78,6% da 28 a 50), Prato (+76,5% da 17 a 30) e Trieste (+70,6%). Guardando la concentrazione di enoteche nelle singole città, i primi 10 comuni in Italia, per numero di localizzazioni attive, sono Roma, al primo posto con 340 enoteche, Napoli (231), Milano (134), Torino (115), Firenze (89), Genova (85), Venezia (68), Palermo (60), Bologna (59), Bari (55).

L’identikit del settore in Lombardia, donne al 20,7%, giovani all’8,3%. Considerando le sedi di impresa attive in Lombardia (che possono avere più localizzazioni), ci sono più donne a Mantova (32,1% 9 delle 28 sedi di impresa) e Como (35,3% 18 delle 51 totali). Più giovani a Como (13,7%) e Pavia (12,1%). 22 in tutto le imprese straniere attive in Lombardia (3,3% del totale) di cui 11 attive a Milano.

L’identikit del settore in Italia, donne al 26,7% e giovani al 11,8%. Considerando le sedi di impresa (che possono avere più localizzazioni) e i territori con più di 50 attività nel settore, ci sono più giovani a Taranto (25,4% delle 59 sedi di impresa), a Catania (22,1% su 68 imprese), Caserta (17% su 106 imprese), Lecce e Bari (16% delle 73 e 141 imprese). Più donne a Taranto (47,5% delle 59 imprese), Caserta (40,6% su 106 imprese), Pisa (37% delle 54 imprese), Como (35,3% delle 51), Catania (33,8% delle 68 imprese) e Cagliari (32,6% di 58). Più stranieri a Firenze (10,4%) e Roma (9,1%).

[amazon_link asins=’B017T0QWC8,B001DSQMSW,B0722PTW96,B07JMD47ZK,B00005U2FA,B00005AS55′ template=’ProductCarousel’ store=’vendit-21′ marketplace=’IT’ link_id=’14163be0-1053-40bb-bb65-e2208ab23b16′]

L’automotive bresciano: cambiamenti in atto, ma manca personale qualificato

in Automotive/Aziende/Economia/facoltà Economia/Formazione/Sei consulting/Tendenze by
La sala Faissola di Ubi Banca

L’Osservatorio per lo Sviluppo e la Gestione delle Imprese, istituito nell’ambito del Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Brescia, ha promosso uno specifico filone di analisi relativo al comparto automotive, uno dei punti di forza dell’economia italiana e nella cui filiera sono coinvolte numerose imprese del territorio lombardo e bresciano.

Le risultanze di tale indagine sono state condivise e discusse durante un convegno promosso dall’Università in collaborazione con EY SEI Consulting Sfida 4.0, UBI Banca, CCIAA di Brescia e SQS Associazione Svizzera per Sistemi di Qualità e di Management, il 29 gennaio dalle 14.30 presso la Sala Conferenze Corrado Faissola in Piazza Monsignor Almici 11 a Brescia.

L’evento si è dimostrato un’importante occasione per riflettere insieme al mondo degli imprenditori, delle istituzioni e dei principali player del settore sulle prospettive di una filiera che genera una grossa fetta del PIL della provincia bresciana e, in generale, del nostro Paese e che, ad oggi, si trova investita da forti cambiamenti tecnologici e culturali.

“Insieme all’Osservatorio siamo partiti da una semplice domanda: il sistema produttivo italiano ed in particolare quello bresciano ha le competenze per competere sul nuovo mercato, considerato che si stima che il 50% delle immatricolazioni nel 2030 sarà di auto elettriche, con progressivo abbandono del diesel?” ha spiegato Ivan Losio, partner EY Sei Consulting e parte attiva dell’indagine condotta “Secondo i dati dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana, confermati dai risultati dell’indagine oggi presentata, purtroppo solo il 15% delle aziende che producono componentistica in Italia ha collaborato sullo sviluppo del motore elettrico e il 70% non ha mai sviluppato alcun progetto in prospettiva automobile elettrica. Il rischio per le aziende, è evidente, è di perdere il treno e per il sistema industriale italiano di vedere un settore di eccellenza del nostro Paese scomparire”.

Per approfondire il tema, dopo l’apertura da parte degli sponsor, il convegno è entrato nel merito con l’analisi della ricerca presentata dai professori Claudio Teodori e Alberto Mazzoleni, rispettivamente coordinatore e referente dell’Osservatorio dell’Università, insieme a Giovanni Barone, responsabile servizio studi UBI Banca. E’ stata poi la volta dell’intervento delle istituzioni, rappresentate da due esponenti bresciani, Giorgio Girgis Sorial, vice capo di Gabinetto pentastellato del MISE, e dell’on. Maurizio Zipponi, consulente di politiche industriali. A seguire un focus sugli sviluppi “green” del settore basati su modelli di economia circolare e sull’uso delle rinnovabili guidato dall’Avvocato Andrea Gemma che ha condotto alla tavola rotonda, moderata da Ivan Losio, Partner di EY Sei Consulting Sfida 4.0, che ha visto le testimonianze di alcuni dei principali player ed esperti del settore, che hanno fornito la visione strategica del futuro della filiera: Benito De Filippis, Amministratore Delegato Mercedes-Benz Roma, Alessio Torelli, Responsabile Country Italy Enel X, Paolo Groff, CEO Gnutti Carlo Group, Roberto Olivi, Direttore Relazioni Istituzionali Comunicazione di BMW Italia S.p.A., Corrado La Forgia, Direttore Industriale Bosch VHIT, Mario Rocco – Partner Ey SpA, Transaction Advisory Services.

La ricerca svolta in collaborazione tra Osservatorio ed EY SEI Consulting Sfida 4.0, si è concentrata su un’analisi di tipo sia quantitativo sia qualitativo, affiancando ad un monitoraggio delle performance economico-finanziarie delle principali aziende del comparto, un’intervista diretta su un campione di 47 imprese “eccellenti”, per lo più bresciane, appartenenti a vari stadi della filiera, al fine di mappare aspetti rilevanti della gestione aziendale, evidenziare il grado di competitività e managerialità delle aziende e “captare” le prospettive di medio termine del mercato, viste con gli occhi di importanti player di settore che vivono questa realtà ogni giorno.

Il campione di aziende su cui si è focalizzato lo studio rispecchia la specializzazione delle imprese italiane nelle lavorazioni intermedie (cosiddette Tier 2) – progettazione e produzione di componentistica di alta precisione – oltre che nelle lavorazioni meccaniche, specializzazioni che rendono le aziende locali conosciute ed apprezzate sulla scena europea ed internazionale.

In generale dall’indagine è emerso un sentiment positivo, oltre l’80% vede grossi cambiamenti all’orizzonte ma non tutte hanno la completa percezione dello scenario che si sta delineando (ad esempio abbandono progressivo del diesel e integrazione dell’elettrico).

In generale si è osservata una diffusa vivacità, una rilevante propensione (o necessità) all’internazionalizzazione, una discreta diffusione dei sistemi di controllo di gestione, anche se non sempre adeguati ai cambiamenti attesi, la presenza di sistemi di gestione aziendale innovativi, il forte intervento sui processi di efficientamento, spesso dettato dai clienti finali (case madri). Sicuramente importante ma non di impatto rivoluzionario è considerata l’Industria 4.0; ridotta, invece, la valorizzazione della dimensione organizzativa, del capitale umano, dei processi formativi: positivo è il fatto che molte imprese ne sono consapevoli e che hanno dichiarato (in oltre il 35%) di voler investire in formazione, a fronte di una carenza di personale qualificato riscontrata da oltre il 45% delle aziende intervistate come ostacolo all’innovazione.

L’analisi quantitativa ha permesso di approfondire le performance economico-finanziarie delle aziende attive nelle lavorazioni intermedie, ponendo a confronto le tre principali Regioni dell’automotive italiano: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna. Dal confronto è emerso come tali aziende mantengano una redditività buona e in crescita nell’ultimo quinquennio (2013-2017), nonostante in alcuni casi si registrino indebitamenti elevati (situazione comunque in linea con la tipica condotta italiana).

La Lombardia è risultata più redditizia ma progredisce più lentamente, con indebitamento mediamente più alto ma ben sostenibile in termini strutturali e di costo.

Brescia, rispetto alla Lombardia, è risultata caratterizzata da una maggiore focalizzazione sul business tipico, da una buona marginalità, da indebitamento maggiore e da sostenibilità del debito analoga.

In chiusura la premiazione del Next Car Challenge, il contest promosso negli scorsi mesi da EY Sei Sfida 4.0, insieme all’Osservatorio, al Dipartimento di Ingegneria Meccanica e con lo sponsorizzazione delle imprese Sei Consulting Srl, Galba Srl, OMB Saleri S.p.A., O.M.F.B. S.p.A., concorso finalizzato alla valorizzazione e diffusione delle idee di giovani tra i 18 ed i 35 anni relativo allo sviluppo dell’automobile nei prossimi 10 anni.

Olio industriale, nel 2018 a Brescia recuperate 5mila tonnellate

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by
Olii industriali

L’economia del riciclo non si alimenta solo di buone intenzioni o dichiarazioni, ma si costruisce su esperienze concrete, efficienti e altamente profittevoli per la salvaguardia dell’ambiente. Un esempio su tutti è quello rappresentato dall’ olio lubrificante usato; catalogato come rifiuto speciale pericoloso sia per l’ecosistema che per la salute dei cittadini, può diventare una preziosa materia di riciclo se raccolto, conferito e rigenerato in maniera corretta.

Nel distretto di Brescia la produzione di olio usato delle industrie è concentrata per l’82% in 49 aziende; nel 2018 sono state raccolte oltre 5.000 tonnellate di olio usato industriale tutte avviate al riciclo tramite rigenerazione. Ciò ha comportato un significativo risparmio sulle importazioni di petrolio del Paese e sulle emissioni di CO2.

L’area industriale Bresciana si colloca, peraltro, all’avanguardia, producendo un quantitativo di olio lubrificante usato pari all’8% dell’equivalente nazionale.

Sono questi i dati diffusi oggi durante la tappa bresciana di CircOILeconomy, il roadshow sulla corretta gestione dell’olio lubrificante usato nelle imprese, realizzato dal Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati (CONOU) in collaborazione con Confindustria. CircOILeconomy mira a fornire agli imprenditori il maggior numero di indicazioni e supporti utili per un corretto stoccaggio del rifiuto olio, così aiutando i produttori da un lato, e rendendo più performante il processo di rigenerazione, dall’altro, incrementando anche la resa di produzione di olio base rigenerato.

Negli ultimi anni, rispetto ai quantitativi di olio lubrificante usato immessi al consumo in Italia, il peso del settore industriale ha assunto un’importanza crescente. Per questo motivo il CONOU ha dato vita a una campagna itinerante che sta attraversando l’Italia per incontrare le imprese proponendosi come loro interlocutore privilegiato per il migliore adempimento degli obblighi di legge relativi alla gestione di questo rifiuto pericoloso.

Dopo Brescia il viaggio proseguirà per tutto il 2019 secondo un programma di incontri che sarà presto disponibile on line nella sezione dedicata consultabile tramite il sito del Consorzio www.conou.it che raccoglierà anche tutti i materiali delle giornate di lavoro.

[amazon_link asins=’B00COGQ88G,B003U7Q96Y,B012VCBWKQ,B002SPH7BK,B00HQ5LKHE,B00O4361UW,B008EYT2LM,B011KRAGH8,B002SR76R8′ template=’ProductCarousel’ store=’vendit-21′ marketplace=’IT’ link_id=’90bf9ad6-d991-426a-8dce-ae7d7c1bcef4′]

ENRICO FRIGERIO, VICE PRESIDENTE AIB CON DELEGA ALL’ENERGIA, ALL’AMBIENTE E ALLA SICUREZZA

“Per le aziende del territorio Bresciano, sempre più attente alle tematiche ambientali, parlare di Economia Circolare equivale a parlare un linguaggio comune, legato all’economia del riuso e alla sostenibilità. L’iniziativa CircOILeconomy non poteva quindi non toccare Brescia, terra ricca di imprese del settore meccanico in cui l’utilizzo degli oli rappresenta un elemento costante dell’attività quotidiana, e la cui corretta attività di raccolta e recupero deve avvenire nel pieno rispetto dell’ambiente che ci circonda. Ritengo perciò che questa interessante campagna di sensibilizzazione in materia di corretta gestione degli oli esausti rappresenti un esempio di incontro tra le esigenze economiche – e di sviluppo industriale – delle imprese, e quelle della tutela dell’ambiente, in quanto, oltre a generare un beneficio per l’intera collettività, favorisce l’ulteriore sviluppo dell’economia circolare”.

RICCARDO PIUNTI, VICE PRESIDENTE CONOU

“Attraverso questa iniziativa abbiamo inteso aprire un canale di confronto e supporto diretto con gli imprenditori, quotidianamente alle prese con la gestione di un rifiuto complesso come l’olio industriale e con un altrettanto complesso sistema di norme, leggi e sanzioni. Ogni incontro farà il punto sugli adempimenti di legge, sulle norme di sicurezza e sulle procedure da seguire per il corretto stoccaggio. Peraltro crediamo così anche di riuscire a migliorare la qualità degli oli raccolti, favorendo il processo di rigenerazione in un sistema virtuoso di economia circolare”.

Il CONOU

Il CONOU, che raggruppa 72 imprese di raccolta e 3 impianti di rigenerazione, dal 1984 a oggi ha raccolto 5,7 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato, ne ha avviato a rigenerazione 5,1 milioni consentendo un risparmio sulle importazioni di petrolio di circa 3 miliardi di euro.

Sotto la guida del Presidente Tomasi dal 2003, ha continuato la sua progressione d’eccellenza diventando un esempio virtuoso di economia circolare non solo a livello nazionale. Solo nel 2018 sono state raccolte oltre 189mila tonnellate di lubrificante usato, ancora una volta in crescita   rispetto all’anno precedente. Numeri che, in questo ambito, collocano l’Italia ai massimi livelli europei e internazionali.

In particolare, i risultati ottenuti nel campo della rigenerazione assegnano al nostro Paese la leadership del processo di ri-raffinazione di oli usati anche in virtù della presenza di alcune importanti realtà industriali tecnologicamente all’avanguardia nel settore.

Tutti questi traguardi, sono stati raggiunti anche grazie a una continua e capillare attività di formazione e informazione svolta sul territorio. In 35 anni di attività, infatti, il Consorzio ha sempre investito energie e risorse nella formazione di tutti gli attori coinvolti con lo scopo di sensibilizzare e sostenere ogni anello della catena in grado di contribuire al successo della filiera.

[amazon_link asins=’8873858937,8827556710,8867771493,887565252X,8848814700,B01DAK3BD4,886391219X,B07BL4S74W’ template=’ProductCarousel’ store=’vendit-21′ marketplace=’IT’ link_id=’1bf0a827-6724-40ce-8406-b518977f4c99′]

L’export vola: la mappa di dove vanno le merci lombade nel mondo

in Economia/Export/Tendenze by

Macchinari, metalli, chimica e moda: sono i prodotti che trainano il manifatturiero lombardo nel mondo. Un business che nei primi nove mesi del 2018 ha raggiunto i 91 miliardi di euro (4 miliardi di prodotti manifatturieri in più rispetto allo stesso periodo del 2017), +4,5%, rappresenta il 28% del totale italiano. Germania (+6,3%), Francia (+4,8%) e Stati Uniti (+2%) sono le maggiori destinazioni delle esportazioni. Primi paesi per crescita percentuale in un anno: Cina e India (+21%), Polonia (+18,6%) e Svizzera (+14,6%). Tra questi principali 20 partner, superiori al +10% di crescita anche Corea del Sud e Austria. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e della sua azienda speciale Promos per le attività internazionali, sugli ultimi dati Istat a settembre 2018. Ma per sapere dove va l’export lombardo per settore, quali sono i maggiori mercati, quali gli emergenti ecco la mappa: “L’export manifatturiero lombardo nel mondo – Manufacturing, from Lombardy to the world”, realizzata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi in collaborazione con Promos, la sua azienda speciale per le attività internazionali. La mappa, disponibile in italiano e inglese, è scaricabile al link https://www.promos-milano.it/informazione/note-settoriali/il-settore-manifatturiero-lombardo-nel-mondo.kl

 

La mappa dell'export lombardo
La mappa dell’export lombardo

 

L’export manifatturiero lombardo è trainato da macchinari, metalli, chimica e moda. I macchinari superano i 18 miliardi e riprendono a crescere (+2,5%). Seguono i prodotti in metallo (quasi 15 miliardi, +7,5%), i prodotti chimici (10 miliardi, +5,1%), la moda (quasi 10 miliardi, +3,6%), gli articoli in gomma (5,5 miliardi, +5,5%) e gli alimentari (quasi 5 miliardi, +1,9%). Sempre più alimentari lombardi arrivano in Corea del Sud (+153,2%), tessili in Austria (+21,9%) ma anche negli Emirati Arabi Uniti (+16,7%) e Giappone (+14,1%), legno in Australia (+26,4%), prodotti chimici in Cina (+30,4%) e Indi (+29,8%), farmaceutici in Cina (+161,5%) e Canada (+51,2%), petroliferi raffinati in India e Israele, gomma nel Regno Unito (+21,1%), metalli in Austria (+21,6%), computer nelle Filippine (+34,7%), apparecchi elettrici in Portogallo (+55,1%), macchinari in Polonia (+28,4%) e India (+23,9%), mezzi di trasporto in Polonia (+122,7%), prodotti delle altre attività manifatturiere a Hong Kong (+17,3%) e, in particolare, i mobili raggiungono sempre di più Qatar (+37,2%) e Australia (+25,1%), i gioielli la Cina (+62,9%) e il Qatar (+56,4%).

L’export manifatturiero italiano raggiunge i 328 miliardi, +3%. Milano è prima con 30,8 miliardi circa (9,4%, +4,8%), seguita da Torino (14 miliardi), Vicenza (13 miliardi, +1,4%), Brescia e Bergamo con 12 miliardi circa (rispettivamente +7,8% e +4,2%). Tra le altre lombarde Varese si piazza al 12° posto con quasi 8 miliardi (+9,1%) Monza Brianza al 13° posto con oltre 7 miliardi, Mantova al 18° con 5 miliardi (+1,1%).

Rifiuti elettrici ed elettronici riciclati, Brescia è terza in Lombardia

in Ambiente/Economia/Tendenze by

Brescia  al terzo posto dopo Milano e Como per quantità di Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, trattate da Ecodom, il principale Consorzio italiano per la gestione dei RAEE  con 2.850 tonnellate che hanno evitato l’emissione in atmosfera di circa 23,3 mila tonnellate di CO2. In dettaglio, dai RAEE gestiti da Ecodom nella provincia di Brescia: sono state ricavate 1.716 tonnellate di ferro, pari a 3 Frecciarossa 1000; 296 tonnellate di plastica, pari a circa 118 mila sedie da giardino; 57 tonnellate di rame pari a 63 km di cavi e 55 tonnellate di alluminio, pari a 3,4 milioni di lattine.

Per il secondo anno di seguito la Lombardia è al primo posto con 20.346 tonnellate raccolte nel 2018, pari al peso di 56 airbus A380, tra i più grandi aerei di linea al mondo.

Tra i RAEE domestici gestiti da Ecodom in Lombardia prevalgono lavatrici, asciugatrici, lavastoviglie, forni e cappe, stufe elettriche, boiler e microonde (Raggruppamento R2) che rappresentano il 69% del totale. Il 28% è rappresentato invece da frigoriferi, congelatori, grandi elettrodomestici per la refrigerazione e il deposito di alimenti (R1), mentre il restante 3% comprende monitor, tv e apparecchiature illuminanti. Il trattamento di questi rifiuti ha permesso di risparmiare in Lombardia 20.036.438 kWh di energia elettrica e di evitare l’immissione in atmosfera di 122.013 tonnellate di anidride carbonica.

I risultati 2018 di Ecodom confermano che la Lombardia è ancora una volta al primo posto in Italia, con il 20% del totale dei RAEE gestiti da Ecodom; ma più che dei risultati quantitativi, siamo particolarmente orgogliosi delle performances qualitative della nostra attività, sia perché il corretto trattamento dei RAEE attuato dal Consorzio ha consentito di recuperare quasi il 90 % di materie prime seconde, sia perché su un totale di circa 45.000 ritiri dai Centri di Raccolta effettuati nel 2018 nel 99,8% dei casi abbiamo rispettato i tempi concordati tra il Centro di Coordinamento RAEE e ANCI” – afferma Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom – “ L’Europa però impone al nostro Paese traguardi sempre più sfidanti: nel 2019 il target di raccolta sarà pari al 65% dell’immesso sul mercato. È quindi indispensabile che lo Stato italiano intervenga per intercettare i flussi di RAEE gestiti al di fuori del controllo dei Sistemi Collettivi e che introduca sanzioni amministrative e penali commisurate all’entità sia dei profitti illeciti sia dei danni ambientali e sociali provocati.”

Tra le province virtuose, Milano è al primo posto, con 7.883 tonnellate trattate, che hanno evitato l’emissione in atmosfera di quasi 35 mila tonnellate di CO2. In dettaglio, dai RAEE gestiti da Ecodom nella provincia del capoluogo lombardo sono state ricavate: 4.799 tonnellate di ferro, pari a 10 Frecciarossa 1000; 698 tonnellate di plastica, pari a quasi 2 milioni di cestini da ufficio; 141 tonnellate di rame pari a 158 km di cavi e 121 tonnellate di alluminio, pari a 7 milioni e mezzo di lattine. Nella graduatoria lombarda Milano è seguita da Como (3.191 t) e Brescia (2.850 t) mentre Sondrio (171 t) si posiziona in fondo alla classifica, preceduta da Lodi (412 t).

 

A livello nazionale, anche quest’anno Ecodom ha superato le 100 mila tonnellate trattate, (105.516 t) con un beneficio complessivo di circa 785mila tonnellate di CO2 non immesse in atmosfera e più di 111 milioni di kWh di energia elettrica risparmiati, pari ai consumi elettrici domestici annui di una città di oltre 100.000 abitanti.

Auto usate, mercato on line in crescita: a Brescia nel 2018 quasi 70mila passaggi

in Automotive/Economia/Tendenze by

Milano e Brescia prime province per passaggi di proprietà, ma rispetto alla popolazione residente maggiorenne Brescia la più dinamica. Brescia e Cremona le “più care”, Pavia e Lodi le “più economiche”

Cresce l’interesse dei lombardi per il mercato delle auto usate: dopo aver archiviato il 2017 con un incremento del +4,6%, nel 2018 le vendite di auto di “seconda mano” nella regione sono aumentate di un ulteriore +5,4% rispetto allo scorso anno.

Cosa cercano gli acquirenti? Nell’usato al primo posto in assoluto c’è sempre il diesel (61% delle richieste totali), mentre le auto “green”, nonostante stiano registrando un interesse crescente, al momento rappresentano ancora una quota limitata.

Il prezzo medio delle vetture offerte sul mercato nella regione è pari a € 13.880 – un dato superiore alla media nazionale – mentre l’età media delle auto in vendita è di 7,2 anni.

Tra le auto più richieste vince su tutte la Volkswagen Golf, mentre tra le green ibride ed elettriche spicca la Toyota Auris.

Questo il quadro che emerge dall’Osservatorio di AutoScout24 (www.autoscout24.it), il portale di annunci auto e moto, leader in Europa, sul mercato delle auto usate in Lombardia nel 2018.

Secondo l’elaborazione del Centro Studi di AutoScout24 su base dati ACI, nel 2018, rispetto al 2017, i passaggi di proprietà sono infatti aumentati del +5,4%, raggiungendo 489.787 atti. Un dato che posiziona la regione al 1° posto in Italia, ma se si confrontano i dati con la popolazione residente maggiorenne, con 585,2 passaggi netti ogni 10mila abitanti passa al 16° posto.

I passaggi di proprietà aumentano in tutte le province e ai primi posti per numerosità troviamo Milano con 138.909 (+3,8%), Brescia con 69.438 (+8%) e Bergamo con 55.110 (+5,6%), seguite da Varese con 46.228 (+2,6%), Monza e Brianza con 41.779 (+5,9%), Pavia con 30.346 (+6,7%), Como con 29.331 (+5,4%), Mantova con 22.023 (+7,7%), Cremona con 18.251 (+7,2%), Lecco con 16.870 (+8,1%), Lodi con 11.681 (+5,4%) e Sondrio con 9.821 (+4,1%).

Ma rispetto alla popolazione residente maggiorenne la situazione è ben diversa: sul podio troviamo Brescia con 666,0 passaggi ogni 10mila abitanti, Pavia (653,5) e Sondrio (644,4). Seguono nell’ordine Mantova (636,9), Varese (620,9), Lodi (611), Bergamo (603,4), Cremona (603,1), Lecco (595,9), Como (585,8), Monza e Brianza (577,2). Milano è ultima con 513,6.

Cosa cercano gli acquirenti in Lombardia?

Il diesel resta sempre la prima scelta: secondo i dati interni di AutoScout24, ben il 61% delle richieste totali riguardano vetture diesel, a conferma di come le “limitazioni” alla circolazione per il momento non stiano condizionando gli utenti nella scelta di un’auto usata.

Per quanto riguarda le auto “green”, se da un lato si registra una più alta sensibilità verso i modelli ibridi ed elettrici, dall’altro le richieste rappresentano ancora una quota marginale.

Sul fronte dei modelli più richiesti vince in assoluto la Volkswagen Golf, ma se si prendono in considerazione solo le vetture più ecologiche ibride ed elettriche al primo posto troviamo la Toyota Auris.

Cosa accade sul fronte dei prezzi delle auto in offerta sul mercato in Lombardia? Nel 2018 il prezzo medio di vendita si attesta a circa 13.880, un dato superiore alla media nazionale ( 12.280).

Per acquistare una vettura, tra le province “più care” troviamo ai primi posti Brescia, con un prezzo medio di 17.340, e Cremona con 16.780. Seguono Monza e Brianza con 15.410, Bergamo con 15.180, Mantova con 15.080, Lecco con 14.900, Varese e Milano entrambe con 13.130 e Como con 12.750. Più “economiche” Pavia (€ 10.840), Lodi (€ 12.140) e Sondrio (€ 12.710).

Qual è l’età media delle vetture proposte nella regione nel 2018?

E’ di 7,2 anni, un dato inferiore rispetto alla media nazionale (8,3 anni) ma che resta comunque un segno evidente che sono tanti i consumatori che pianificano la sostituzione della propria vettura per necessità più che per “sfizio” e voglia di cambiare.

 

Provincia Passaggi netti 2018 Var. % Passaggi netti 2017 /  2018 Passaggi proprietà 2018  ogni 10mila residenti (oltre i 18 anni) Prezzo medio medio auto in vendita 2018 Età media auto in vendita  2018
MILANO 138.909 3,8% 513,6 13.130 €  
BRESCIA 69.438 8,0% 666,0 17.340 €  
BERGAMO 55.110 5,6% 603,4 15.180 €  
VARESE 46.228 2,6% 620,9 13.130 €  
MONZA – BRIANZA 41.779 5,9% 577,2 15.410 €  
PAVIA 30.346 6,7% 653,5 10.840 €  
COMO 29.331 5,4% 585,8 12.750 €  
MANTOVA 22.023 7,7% 636,9 15.080 €  
CREMONA 18.251 7,2% 603,1 16.780 €  
LECCO 16.870 8,1% 595,9 14.900 €  
LODI 11.681 5,4% 611,0 12.140 €  
SONDRIO 9.821 4,1% 644,4 12.710 €  
LOMBARDIA 489.787 5,4% 585,2 13.880 € 7,2

Fonte: elaborazione Centro Studi di AutoScout24 sia sui passaggi di proprietà forniti dall’ACI, sia su dati interni dell’azienda.

 

Regione Passaggi netti 2018 Var. % Passaggi netti 2017 /  2018 Passaggi proprietà 2018  ogni 10mila residenti (oltre i 18 anni) Prezzo  medio auto in vendita 2018 (€) Età media auto in vendita  2018 Alimentazione più richiesta sul totale (%)  2018
LOMBARDIA 489.787 5,4% 585,2 13.880 € 7,2 Diesel (61%)
LAZIO 318.924 2,7% 645,5 12.350 € 7,1 Diesel (62%)
CAMPANIA 283.373 4,5% 594,1 10.660 € 7,2 Diesel (68%)
VENETO 251.598 7,6% 612,9 14.590 € 6,4 Diesel (68%)
SICILIA 249.096 4,2% 597,7 10.950 € 8,6 Diesel (69%)
PIEMONTE 239.589 3,2% 645,5 11.530 € 7.4 Diesel (65%)
EMILIA ROMAGNA 232.024 6,7% 619,5 12.750 € 8,7 Diesel (63%)
PUGLIA 218.096 5,1% 645,1 10.690 € 7,7 Diesel (74%)
TOSCANA 180.600 3,8% 569,5 11.350 € 8 Diesel (62%)
CALABRIA 92.773 3,9% 566,9 10.380 € 9 Diesel (69%)
SARDEGNA 85.641 4,0% 604,1 10.890 € 7,7 Diesel (63%)
MARCHE 73.026 4,2% 564,3 11.380 € 8,7 Diesel (62%)
LIGURIA 70.989 3,5% 528,5 10.610 € 8,8 Diesel (56%)
ABRUZZO 66.625 3,4% 597,6 10.810 € 8,7 Diesel (66%)
TRENTINO – ALTO ADIGE 66.150 10,1% 758,7 13.460 € 7.2 Diesel (68%)
FRIULI – VENEZIA GIULIA 65.023 6,5% 627,7 12.740 € 6,8 Diesel (67%)
UMBRIA 49.775 2,0% 664,0 11.970 € 7,7 Diesel (67%)
BASILICATA 29.294 2,8% 608,1 10.540 € 8,5 Diesel (76%)
MOLISE 17.169 3,4% 648,2 10.980 € 8 Diesel (75%)
VALLE D’AOSTA 7.615 5,4% 719,6 10.880 € 7.6 Diesel (61%)
TOTALE ITALIA 3.090.049 4,7% 609,7 12.280 € 8,3 Diesel (65%)
             

Fonte: elaborazione Centro Studi di AutoScout24 sia sui passaggi di proprietà forniti dall’ACI, sia su dati interni dell’azienda.

Economia anti-smog, a Brescia 2mila imprese e 12mila lavoratori

in Ambiente/Economia/Tendenze by
Smog, foto generica

Tra biciclette, pulizia degli edifici e cura del paesaggio ci sono 7 mila imprese a Milano, 17 mila in Lombardia su 79 mila in Italia. Cresce il settore a Milano, +3,2% in un anno e + 23% in cinque, in Lombardia +2,9% e + 20,4% e in Italia con +1,9% e +13,3%. Il 22%, circa una impresa su cinque del settore nel Paese si trova in regione. Sono 74 mila gli addetti milanesi, 129 mila lombardi su un totale nazionale di 517 mila, circa uno su tre si concentra nella regione. Anche il fatturato di 2 miliardi rispetto ai 5 lombardi e i 17 nazionali, è quasi un terzo in regione. Ci sono inoltre quasi 8 mila imprese a Milano legate alla mobilità con auto e al car sharing, tra vendita di veicoli meno inquinanti e noleggio di vetture, un settore che cresce del 4,5% in un anno e del 18,9% in cinque anni. Positivo il dato anche in Lombardia con 15 mila imprese nella nuova mobilità, + 5,5% e + 25%. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del registro delle imprese al 2018, 2017 e 2013.

Ha dichiarato Massimo Dal Checco, consigliere della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e amministratore unico di Innovhub Stazioni Sperimentali per l’Industria: “C’è un boom nei settori che favoriscono una mobilità alternativa, in particolare quella elettrica, con effetti positivi per la riduzione dello smog. Milano traina a livello nazionale per le 7 mila imprese coinvolte in questi settori e vede una forte crescita con +22% in cinque anni. La Camera di commercio è impegnata direttamente in questo mercato crescente, con la rilevazione dei prezzi delle colonnine di ricarica elettriche iniziata lo scorso anno”.

Per provincia in Lombardia. A Milano ci sono oltre 7 mila imprese (+23% in cinque anni), a Varese, Monza e Brescia quasi duemila (+13%, +23%, +19%), oltre mille a Bergamo e Como (+24% e +26%). A Milano sono circa 74 mila gli addetti, a Monza 15 mila, a Brescia 12 mila, a Bergamo 9 mila, a Varese 6 mila.

Per provincia in Italia. Prima Milano con 7 mila imprese (+23% in cinque anni), seguita da Roma con 6 mila (+17%), Torino con 4 mila (+9%), Napoli con 3 mila (+25%). Con circa 2 mila sono: Bologna (+10%), Firenze (+15%), Monza (+23%), Genova (+8%), Varese (+13%), Brescia (+19%).

Calore, pasticcerie, gommisti: le imprese dell’inverno danno lavoro a 11mila bresciani

in Economia/Tendenze by
Pasticceria

L’inverno fa bene alle imprese, il settore coinvolto dal periodo più freddo dell’anno supera le 144mila imprese in Italia e 22 mila in Lombardia a settembre 2018 e cresce in un anno del +0,2% a livello nazionale e del +0,7% in Lombardia. Hanno sede in Lombardia il 15,4% delle imprese nazionali nel settore. Il comparto dà lavoro a 480 mila addetti in Italia, di cui 93 mila in Lombardia e ha un business annuale di 30 miliardi nel Paese, di cui 9 in regione e 3 a Milano.

Sono soprattutto imprese che si occupano di impianti di riscaldamento (circa 50 mila attività in Italia di cui 9.500 circa in Lombardia), pasticcerie e sale da tè (complessivamente oltre 48mila in Italia, 6mila in regione),  di articoli sportivi (9mila in Italia, mille in regione), 6.530 attività di sostituzione pneumatici per auto (781 in Lombardia), 4.270 palestre per lo sport indoor (quasi 900 in regione) a cui si aggiungono circa 1.900 organizzatori di corsi sportivi e ricreativi (368 in regione). Tra i “settori dell’inverno” in Italia anche 171 stabilimenti balneari, 1.416 cinema, 4.617 imprese di calzetteria in maglia e 1.310 cappellerie/ombrellai, 1.193 produttori di abbigliamento in pelle e 435 pelliccerie. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati Registro Imprese.

In Italia prima è Roma con 8.150 imprese (+1,3% in un anno) e numero di addetti, complessivamente 28 mila, seguita da Milano con 6.514 imprese (+2,2%) e 26 mila addetti. Seguono per numero di imprese  Napoli, al terzo posto, con 5.879 attività (+0,4%), Torino con 5.515 imprese (-0,1%) e Bari (3.547, -0,8%). Guardando al numero degli addetti, dopo Roma e Milano ci sono Torino con 16.202 addetti, Monza Brianza (13.791) e Napoli (13.280).

Tra le lombarde, dopo Milano con più di 6mila imprese nei settori invernali ci sono Brescia (2.962, +0,6% e 11 mila addetti), Bergamo (2.507 -0,1% e 10 mila addetti), Varese (2.084 e 7 mila addetti) e  Monza (1.874, +1,4% e 14 mila addetti). Sopra mille imprese Pavia (1.202, -0,7% in un anno), Como (1.233, +0,4%) e Mantova (1.234, -0,2%).

Lombardia, le imprese della neve fatturano 267 milioni di euro all’anno

in Economia/Tendenze by
Neve, foto generica

Neve, shopping, relax e buona cucina. Ammonta a oltre 267 milioni di euro il giro d’affari in un anno generato dalle imprese della ricettività, commercio e ristorazione attive nei comuni montani della Lombardia dove sono presenti sedi di scuole di sci. Si tratta complessivamente di una quarantina di comuni in tutta la regione, concentrati tra Bergamo, Brescia, Como, Lecco e Sondrio, nei quali, anche grazie alla presenza di scuole da sci e in generale alla spinta del turismo invernale, i ricavi delle vendite delle imprese del commercio al dettaglio arrivano nel complesso a oltre 161 milioni di euro. Nel dettaglio, il business della vendita di articoli sportivi in esercizi specializzati in questi comuni della Lombardia ammonta a circa 8,5 milioni di euro. 79 milioni di euro vanno al comparto della ricettività e oltre 26 milioni di euro a tutte le imprese dei servizi di ristorazione.

Il giro d’affari per territorio Per i comuni montani di Sondrio sede di scuole di sci (Aprica, Bormio, Chiavenna, Chiesa in Valmalenco, Gerola Alta, Madesimo, Livigno, Teglio, Tirano, Valdidentro, Valdisotto e Valfurva) il giro d’affari tra acquisti, cene fuori e alloggi in hotel, b&b e case vacanza supera complessivamente i 217 milioni di euro, per i comuni montani di Brescia considerati (Artogne, Bagolino, Borno, Collio, Edolo, Pisogne e Ponte di Legno) i ricavi per le imprese del commercio, dell’alloggio e della ristorazione sono più di 27 milioni di euro. Il giro d’affari per i comuni bergamaschi (Branzi, Castione della Presolana, Colere, Foppolo, Gromo, Piazzatorre, Schilpario, Selvino, Serina, Valbondione, Valleve, Valtorta) ammonta a oltre 9 milioni di euro, per quelli di Como (Asso e Bellagio) i ricavi sono attorno ai 13 milioni di euro e oltre 1 milione per Lecco (Barzio, Bellano, Introbio e Margno).

Le imprese dei comuni montani sede di scuole di sci Il comune della bergamasca, con sedi di scuole di sci, che conta più attività commerciali di ristorazione e alloggio è Castione della Presolana (120 imprese), seguito da  Selvino (78 attività). Nel bresciano il primo comune montano legato al business della neve è Ponte di Legno con 118 imprese tra negozi hotel, servizi ricettivi e ristoranti. Seguono, per vivacità commerciale legata al turismo invernale Edolo e Pisogne (rispettivamente 117 e 116 imprese), e poi Bagolino (108). Nel comasco il primo comune è Bellagio con 84 negozi, 30 attività di alloggio e 46 nella ristorazione. A Lecco sono Bellano e Barzio a contare più imprese del commercio, ricettività e alloggio (rispettivamente 64 e 50 imprese). È quanto emerge da una elaborazione della  Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Registro Imprese, Aida – Bureau Van Dijk e dati Regione Lombardia.

Go to Top
Vai alla barra degli strumenti