Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Tendenze - page 34

Cooperative, quasi una su cinque è guidata da donne

in Economia/Tendenze by
Donne e lavoro, foto generica da Pixabay

Donne al comando in quasi 1 cooperativa su 5 (18%) in Lombardia nell’ultimo anno. Sono oltre 2 mila in regione. E’ quanto emerge da un’analisi di Uecoop, l’Unione europea delle cooperative con la Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese.

Milano è prima in regione e seconda in Italia dopo Roma per numero di imprese cooperative guidate da donne: 970 su un totale di 4.937 che rappresentano il 16,4% del totale delle cooperative del capoluogo (contro una media lombarda del 18,4% e italiana del 23,6%). Dopo Milano per numero vengono Bergamo (178), Brescia (138) e Monza Brianza (131). Le cooperative femminili pesano di più sul totale a Mantova (23,6%) e Lodi (23,2%).

L’incremento delle imprese a Milano in 5 anni è del 7,4%. Ma in Lombardia a crescere di più è Cremona (+80%). Le cooperative al femminile danno lavoro a 49.536 addetti in Lombardia (+10% in cinque anni) di cui 22 mila a Milano (+7,4%). Superano i 5 mila a Brescia e Bergamo.

A Milano le imprese di giovani donne pesano per il 9% contro una media lombarda dell’8,2%, il peso maggiore a Lodi (12,8%).  Le straniere a Milano pesano invece per il 20%, una percentuale molto più alta della media nazionale che è del 6% ma anche lombarda (15,1%).

In Lombardia le cooperative femminili sono più numerose  nei settori dell’assistenza sociale (3.542), dell’istruzione delle coltivazioni agricole e della costruzione (oltre mille). A Milano prevalgono nell’assistenza sociale (146), nel magazzinaggio e supporto ai trasporti (135) e nell’attività di servizi per edifici e paesaggio. I settori che crescono di più in Lombardia in cinque anni sono i servizi di assistenza sociale (+61,7%, +75% a Milano) e la ristorazione (+39,8%).

Economia circolare, in Lombardia 10mila imprese e riciclo al +11 per cento

in Ambiente/Economia/Partner 2/Tendenze by
Riciclo, foto generica da Pixabay

Riduzione dei costi e risparmio di energia, incremento della competitività e della riconoscibilità, miglioramento del proprio posizionamento sul mercato o inserimento in nuovi mercati, benefici per l’ambiente e per la salute, creazione di posti di lavoro a livello locale: questi i principali vantaggi per le imprese che applicano l’economia circolare a tutte le fasi della produzione. Dall’approvvigionamento delle materie prime alla progettazione di un prodotto o servizio che riduca al minimo l’impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita, dal recupero degli scarti di produzione alla modifica delle strategie di business di distribuzione e del materiale del packaging: in tutte le fasi è possibile applicare i principi di circolarità.

Aumenta il riciclo del legno in Lombardia. Dagli ultimi dati disponibili risulta che l’industria del legno in Lombardia ha ridotto negli ultimi anni la quantità di rifiuti prodotta: in particolare, i rifiuti della lavorazione del legno e della produzione di pannelli, mobili, polpa, carta e cartone sono passati in due anni da circa 430 mila a 387 mila tonnellate, -10% (dati 2016 e 2014). Cresce anche la raccolta differenziata urbana di legno: +11,4% in Lombardia dal 2015 al 2017 pari a 195 mila tonnellate, un quinto del totale italiano. La maggior quantità a Milano (50 mila tonnellate, +4,4%). In forte crescita Brescia e Mantova (+19%). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati ISPRA.

Imprese sempre più green in Italia. Dalla raccolta dei rifiuti alla progettazione ingegneristica, dalla consulenza tecnica alla riproduzione di piante, dal controllo di qualità alla ricerca nelle scienze naturali: sono circa 55 mila le imprese dei settori green, +28% in cinque anni e +3,7% in un anno e impiegano 446 mila addetti e un fatturato di 200 miliardi. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese 2018, 2017 e 2012. Un settore trainato dai grandi centri: Milano con 4 mila imprese, Roma con 3 mila, Torino con 2 mila.

In Lombardia. Un totale di 10 mila imprese coinvolte su 55 mila in Italia. In un anno sono aumentate del +3,6% e in cinque del +23%. Attività più diffuse a Milano (4 mila), Brescia e Bergamo (oltre mille), seguono Varese e Monza con oltre seicento. Un settore che conta 44 mila addetti a Milano, su quasi 84 mila in Lombardia. Circa 10 mila gli addetti a Brescia, Bergamo e Monza. In regione un addetto su cinque in Italia e circa 50 miliardi di fatturato. A Milano un business da circa 35 miliardi, a Brescia e Bergamo da 3, a Varese 2 e a Monza 1.

Digitale, nel Bresciano sono 834 le imprese guidate da donne

in Innovazione/Tendenze/Web e digitale by

Digitale, bene le imprese guidate da donneSettore digitale in Lombardia: sono oltre 7 mila le imprese femminili del digitale (+3%) e impiegano 24 mila addetti (+25% in un anno). Solo a Milano sono 4 mila imprese (+3%) con 10 mila addetti (+7%), 834 attività a Brescia (+1%), oltre 600 a Bergamo (+1,4%), più di 600 a Monza Brianza (+8%) e quasi 500 a Varese (+4%). La crescita più consistente in un anno a Mantova (+14%) che passa da 158 a 180 attività. In Italia sono 34 mila le imprese femminili, tra high tech e digitale (+2%) con 73 mila addetti. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del registro delle imprese, per gli anni 2018 e 2017.

L’industria del miele non ha crisi: +36 per cento in dieci anni

in Agricoltura e allevamento/Alimentare/Economia/Tendenze by
Miele

Sempre più fornitori per miele e propoli. Sono 720 le imprese lombarde attive nella produzione di miele (+2% in un anno, + 36% in quasi dieci anni), su un totale italiano di 5.603. In testa tra le province lombarde Brescia con 108 imprese, + 3% in un anno e + 26% in circa dieci, Bergamo (102, +89% in una decina d’anni), Varese (95 imprese, +3%), Sondrio (80, + 19% in dieci anni). Tra i territori lombardi che sono cresciuti maggiormente, Lodi (+23% in un anno) e Monza in dieci anni (+94% con 35 imprese). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Coldiretti Lombardia sui dati registro imprese al 2018, 2017, 2013, 2009.

“In Lombardia – spiega Giovanni Benedetti, direttore di Coldiretti Lombardia e membro di giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi –  vengono gestiti 143mila alveari per una popolazione stimata di oltre 4 miliardi di api. A livello nazionale esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Per non cadere nell’inganno dei prodotti stranieri spacciati per nazionali il consiglio è di verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori”.

Gli addetti. Sono oltre 3 mila in Italia (+18% in un anno), di cui circa 700 in Piemonte (+14%) e 379 in Lombardia (+8%). Più addetti in Italia a Cuneo (+13%) con 175, Torino (+13%) con 150 e Catania con 179 (+49% in un anno).

Le imprese in Italia. Sono 5.603 le imprese italiane attive nella produzione di miele, in crescita del +5% in un anno  e del 49% in dieci anni. La provincia italiana con più imprese è Torino (251, +6% in un anno e + 65% in dieci), seguono Cuneo con 218 (+2% e +66%), Catania con 222 (+8% e + 59%), Trento con 151 (+ 2% e + 29%).

Stranieri, donne e giovani. Sono 227 gli stranieri nel settore in Italia (4% del settore), di cui 23 in Lombardia (3%). Le donne pesano il 26% del settore in Italia con 1.472 imprese, di cui 180 in Lombardia (25%). Pesano i giovani col 16% delle imprese nazionali (880), di cui 102 in Lombardia (14%).

Metalmeccanica, produzione in rallentamento e aspettative stazionarie a Brescia

in Economia/Manifatturiero/Meccanica/Tendenze by

In provincia di Brescia, nel quarto trimestre 2018, l’attività produttiva dei tre settori metalmeccanici ha segnato variazioni tendenziali (rispetto allo stesso trimestre del 2017) positive, anche se in forte rallentamento rispetto ai periodi precedenti.

In particolare, il comparto metallurgico siderurgico ha registrato una crescita tendenziale dell’attività del 4,9%, la meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche del 5,0%, la meccanica tradizionale e mezzi di trasporto dell’1,1%. Le prospettive a breve termine espresse dagli operatori dei tre comparti sono nel complesso stazionarie. I principali motivi di questo atteggiamento di prudenza sono dovuti all’indebolimento del ciclo economico nazionale e mondiale, alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, alla frenata della produzione in Germania – che comporta notevoli ripercussioni per il tessuto produttivo bresciano – e alle incognite sulla conclusione della Brexit.

L’industria bresciana vede con apprensione, in particolare, il rallentamento del mercato tedesco, in cui l’indice PMI del settore manifatturiero (cioè la capacità di acquisizione di beni e servizi da parte delle imprese) ha registrato a febbraio il valore record negativo degli ultimi 74 mesi. La frenata tedesca rischia di compromettere le sorti del settore metalmeccanico bresciano, che nel 2017 ha diretto in Germania oltre un quinto del proprio export complessivo, per un valore di 2,5 miliardi di euro.

“Siamo di fronte a dati che si mantengono positivi per la provincia di Brescia, nonostante il significativo peggioramento nei numeri del settore metalmeccanico a livello nazionale – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di AIB –. Per quanto riguarda le prospettive a breve e medio termine continua a pesare il rallentamento segnato dalla Germania e, a livello di comparti, anche quello dell’automotive. Un quadro a cui si aggiungono le tensioni internazionali, in particolare quelle tra Stati Uniti e Cina sui dazi, e le incognite rappresentate dalla Brexit”.

Sul versante del mercato del lavoro, si segnala il forte ridimensionamento della Cassa Integrazione Guadagni nei comparti metalmeccanici. Le ore complessive nel 2018 sono diminuite del 50% rispetto al 2017, passando da 6 a 3 milioni. In particolare, la componente ordinaria è scesa del 46% (da 1.610.312 a 865.650 ore), quella straordinaria del 47% (da 4.086.733 a 2.182.592 ore). La componente in deroga nel 2018 si è completamente azzerata rispetto alle 381.976 ore del 2017. I dati dell’Osservatorio AIB-ApL al quarto trimestre 2018 hanno invece messo in luce alcune tensioni nel reperimento di figure professionali legate alla metalmeccanica, quali operai specializzati (fabbri, fonditori, saldatori, montatori, manutentori, installatori) e conduttori di impianti (operatori impianti trasformazione metalli).

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la terza provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino e Milano). Con poco meno di 100 mila addetti attivi nell’industria metalmeccanica, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (16 mila addetti) e i prodotti in metallo (36 mila), è al terzo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila) e in quinta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco più di 8 mila addetti).

Revisioni auto, nel 2018 in Lombardia sono stati spesi 477 milioni

in Automotive/Economia/Tendenze by
Riparazione auto

Nel 2018 gli automobilisti della Lombardia hanno speso 477,6 milioni di euro per eseguire le revisioni obbligatorie delle loro auto presso le officine private autorizzate. La cifra comprende il pagamento della tariffa fissata per le revisioni per complessivi 152,7 milioni di euro ed il costo delle operazioni di manutenzione e riparazione necessarie per porre gli autoveicoli in grado di superare i controlli previsti, cioè la spesa per la cosiddetta attività di prerevisione, che ammonta a 324,9 milioni di euro. A livello provinciale, è Milano la provincia della Lombardia che, con 150,2 milioni di euro, registra la spesa più alta per le revisioni e le prerevisioni eseguite nel 2018. Dopo Milano, seguono più distanziate Brescia (con 67,3 milioni di euro), Bergamo (56,8 milioni), Varese (46,5 milioni), Como (31,2 milioni), Pavia (25,9 milioni), Mantova (22,5 millioni) Monza e Brianza (20,7 milioni), Lecco (19,9 milioni), Cremona (17,5 milioni), Sondrio (10,3 milioni) e Lodi (8,7 milioni). I dati citati emergono da uno studio dell’Osservatorio Autopromotec, che è la struttura di ricerca di Autopromotec, la più specializzata rassegna espositiva internazionale dedicata alle attrezzature e all’aftermarket automobilistico, la cui prossima edizione, la 28°, sarà in programma a Bologna dal 22 al 26 maggio 2019.

A livello nazionale nel 2018 sono stati spesi 2,92 miliardi di euro per l’attività di revisione delle auto presso le officine private autorizzate. Si tratta di una cifra di estrema rilevanza, anche se di poco inferiore (-0,9%) rispetto ai 2,95 miliardi di euro realizzati nel 2017. Nel dettaglio, la spesa per la pura operazione di revisione è diminuita dell’1,8% sul 2017.
Questo calo è dovuto essenzialmente alla diminuzione del numero di veicoli chiamati a revisione (nel 2018 sono stati revisionati 13.959.706 veicoli, e cioè l’1,8% in meno rispetto ai 14.217.864 veicoli revisionati nel 2017), anche perché non vi sono state variazioni né per ciò che riguarda la tariffa fissata per le revisioni né per gli oneri accessori (Iva, diritti per la Motorizzazione e bollettino postale). La spesa per le prerevisioni, invece, ha subìto un calo meno marcato (-0,5%) in quanto la diminuzione del numero dei veicoli chiamati a revisione è stata compensata dall’incremento dei costi delle operazioni di manutenzione e riparazione che risulta dagli indici Istat (+1,3%).

L’attività di revisione, sottolinea l’Osservatorio Autopromotec, oltre ad essere un controllo obbligatorio previsto dal Codice della Strada, è uno strumento importante per mantenere in condizioni di efficienza i veicoli. La revisione ha infatti lo scopo di verificare le condizioni di sicurezza e il livello di emissioni inquinanti, così da attestarne l’idoneità a circolare su strada. È bene ricordare che, come previsto dal Codice della Strada, le revisioni vanno effettuate dopo quattro anni dall’immatricolazione e, successivamente, ogni due anni.

Spesa per revisioni nelle province lombarde
Spesa per revisioni nelle province lombarde

Arte, nel Bresciano le imprese del settore sono 276

in Cultura/Economia/Tendenze by
Arte, foto generica

Nei settori legati all’arte, secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi al 2018, sono 2.296 le imprese in Lombardia su circa 13 mila in Italia in Italia. Sono 5 mila gli addetti lombardi. In Italia prime Roma, Milano, Torino, Napoli, Firenze, Venezia, Brescia. Per business annuale, su un totale nazionale di 1,3 miliardi, prima Roma con 255 milioni, poi Milano con 190 milioni, Venezia con 118 milioni, Firenze con 112 milioni. Sopra i 60 milioni anche Palermo e Torino. Pari a 240 milioni il business lombardo. Crescono di più le imprese a Milano e Napoli, circa + 10% in dieci anni. Milano città d’arte con 741 imprese, cresce del 2% in un anno e del 10% in cinque anni, svolta negli anni dell’Expo.

IMPRESE D’ARTE, I DATI COMPLETI

Sono 2296 le imprese in Lombardia su circa 13 mila in Italia. Milano insieme a Monza Brianza e Lodi supera le mille imprese, con 900 a Milano (+3% in un anno e +9% in cinque anni), 102 a Monza (+2% in un anno), 26 a Lodi. Dopo Milano ci sono Cremona con 236, +11% in dieci anni, Brescia con 276, -1% in un anno, Bergamo con 217 (+7% in cinque anni), Varese con 160, +3% in cinque anni. Sono 335  attività nella fabbricazione di strumenti musicali, circa una su tre in Italia, quasi mille imprese nel commercio al dettaglio, gallerie d’arte, case d’asta e quasi mille nella creazione artistica e gestione di musei privati.

In Italia prime Roma, Milano, Torino, Napoli. Prima è Roma con 1.193 imprese (+0,9% in cinque anni), seguita da Milano con 900 (+9%), Torino con 558 (+4%), Napoli con 520 (+9%), Firenze con 517 (+5%). Seguono Venezia con 384, Brescia con 276, Bologna con 275, Perugia con 253, Genova con 248, Cremona con 236, Bergamo con 217, Bari con 211. In Italia lavorano circa 36 mila addetti nel settore, di cui circa 4 mila a Roma e circa 3 mila a Venezia, Milano e Firenze.

Milano, in città l’arte cresce del 2% in un anno e del 10% in cinque anni, svolta negli anni dell’Expo. A Milano città ci sono 741 imprese nell’arte, 41 nella fabbricazione di strumenti musicale, 232 gallerie d’arte, 32 negozi di artigianato artistico, 38 di filatelia e monete, 106 antiquari, 28 case d’asta, 257 imprese di creazioni artistiche. Cresce il settore del 2% in un anno, del +11% in 5 anni, +4% in 10 anni. Dopo un calo fino dal 2008 al 2013, il settore ha continuato a crescere negli anni di Expo e già nel 2015 è tornato al livello del 2008, continuando a  crescere negli ultimi anni.

I primati nell’arte: dagli strumenti di Cremona alle gallerie d’arte di Milano, dagli antiquari di Genova alle creazioni artistiche di Firenze e Roma, dal commercio di belle arti  a Napoli alla gestione di luoghi storici di Brescia. Primato per gli strumenti musicali a Cremona di tutte le imprese artistiche del territorio. Maggiore concentrazione di gallerie d’arte a Milano, prima anche per collezionismo come impresa e per case d’asta. Gallerie d’arte concentrate anche a Bologna e Perugia. Venezia si distingue per vendita di oggetti artigianali con quasi la metà delle imprese d’arte del territorio. Napoli per il commercio di articoli di belle arti e per la gestione di strutture creative. Antiquari a  Genova. Creazioni artistiche a Firenze, Bergamo e Roma. A Bari si distinguono le biblioteche come impresa. A Salerno i musei privati. A Brescia la gestione di luoghi storici.

ADR ARTE, I NUMERI

In due anni oltre trenta casi di liti sull’arte. Nei numeri della Camera Arbitrale di Milano, azienda speciale della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, per la prima volta tra i risultati del periodo 2015-2017: su un totale di 935 mediazioni analizzate, (procedimenti chiusi, 2015-2017), in 32 è presente l’”elemento artistico”. Di queste, il 25% proviene dall’ambito locazioni, il 22% dalle successioni ereditarie, il 19% dai diritti reali, il 16% dalle divisioni, il 6% dai contratti finanziari, il 3% dalla diffamazione a mezzo stampa, dalla compravendita di mobili/immobili e da categorie residuali. Sempre più importante in questo ambito è la categoria delle successioni ereditarie, sia perché esse contengono spesso l’elemento arte in quanto oggetto (quadri, sculture, fotografie e beni da collezione), sia perché in esse emerge la problematica del passaggio generazionale delle collezioni d’arte.  Il numero dei casi affrontati da ADR Arte è aumentato del 13% tra il 2016 e il 2017. La percentuale di accordi raggiunti, calcolata sul totale delle domande di mediazione ADR Arte ricevute, è del 28%, superiore alla percentuale di accordo raggiunti normalmente in mediazione (21% nel 2016).  Diversamente, la percentuale di accordi raggiunti qualora le parti abbiano deciso di intraprendere definitivamente il percorso di mediazione dopo il primo incontro, è dell’82% (rispetto alla media generale del 70% nel 2016).

Carnevale, un business per circa 3mila imprese in Lombardia

in Economia/Tendenze by
Carnevale

Il Carnevale in Lombardia coinvolge circa 3 mila imprese su oltre 24 mila attive in Italia, il 12,1% del totale nazionale secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del Registro Imprese 2018. Si tratta di imprese specializzate nel commercio di dolci (342 su 3.234, il 10,6% italiano), articoli di cartoleria (1.766 su 14.063, 12,6%) o giocattoli e giochi (445 su 4.451, 10%) oltre alle discoteche, sale da ballo e night-club (411 su 2.758, 14,9%). Sono imprese che hanno un business di circa 1,9 miliardi all’anno in Italia, di cui circa la metà in Lombardia (oltre 960 milioni) e 790 milioni solo a Milano.

Per i pasticceri vincono le chiacchiere, seguite dai tortelli. A dirlo sono le pasticcerie sentite a fine febbraio dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Una festa sempre più sentita, come conferma l’andamento delle vendite che, secondo 3 pasticceri su 5, sono in forte aumento rispetto allo scorso anno. Per la metà degli imprenditori sentiti, le vendite di prodotti dolciari per il Carnevale non si concentrano solo nei giorni a ridosso della festa, ma durano anche più di un mese e rispetto all’andamento giornaliero normale fanno registrare un aumento del business dal 20% al 30%. La spesa media, tra chiacchiere e tortelli, oscilla tra 5 e 10 euro e, ad acquistare, sono più gli uomini delle donne (uno su tre contro uno su dieci).

Imprese del Carnevale in Lombardia. Milano è prima in regione con 1.170 imprese attive in settori interessati dalle feste di questi giorni con circa 790 milioni di euro di ricavi, seguita da Brescia con 305 imprese e circa 21 milioni di ricavi e Bergamo con 291 imprese e circa 35 milioni di ricavi. Monza Brianza è quarta con 245 imprese e circa 18 milioni di ricavi. Vengono poi Varese (221 imprese, 68 milioni di ricavi) e Pavia (176 imprese). Le sedi di impresa attive a Lodi sono 59.

Imprese del Carnevale in Italia. È Napoli a spiccare nel 2018 per concentrazione di imprese impegnate nelle feste con 2.167 attività su oltre 24 mila presenti in Italia, pari a un peso del 8,8% sul totale nazionale. Dopo Napoli vengono Roma con 1.887 attività (7,7% italiano), Milano con 1.170 (4,8%), Torino con 790 e Bari con 751. 654 le imprese a Salerno ed oltre 600 a Catania e Palermo. Tra i primi venti territori per concentrazione di imprese a livello nazionale anche Brescia (al 17° posto) e Bergamo (20°).

Imprese della moda, a Brescia il 47 per cento è guidato da donne

in Commercio/Economia/Tendenze by

Donne e moda in Lombardia. Sono 13 mila le imprenditrici nella moda in Lombardia su 93 mila in Italia. Hanno 32 mila addetti. Sono concentrate a Milano, 4.398, il 33% delle imprese di moda con quasi 10 mila addetti. Pesano in regione il 38% del settore, rispetto al 42% in Italia, circa la metà.  Sono 2 mila A Brescia, oltre mille a Bergamo e Varese, quasi mille a Como. Più femminile è Sondrio col 55% di imprese della moda al femminile, oltre duecento, con Brescia dove le donne sono il 47% del settore, circa la metà. Il 23% delle imprese sono di straniere e l’11% di giovani. A Milano le straniere salgono al 34% e i giovani al 12%. In particolare cresce il design, +10% le imprese a  Milano in un anno, +5% in Lombardia e +5% in Italia.

Donne e moda in Italia. Sono 93 mila le imprenditrici nella moda in Italia su 221 mila imprese del settore, il 42%. Hanno 216 mila addetti. Sono concentrate a Milano, 4.398, il 33% delle imprese di moda. Per numero di imprese femminili nella moda sono prime Napoli con quasi 7 mila imprese, il 33%, Roma con oltre 6 mila, 42%, Milano con oltre 4 mila, 33%, Firenze con 3 mila, 37%. Prime per addetti: Prato con 14 mila, Napoli con 13 mila, Firenze con 12 mila, Milano con quasi 10 mila, Roma con 9 mila. Più donne a  Savona, tra i centri con oltre 400 imprese femminili nella moda, con 478 imprese, 61%, Viterbo con 460, 58%, L’Aquila con 431, 58%, Livorno con 511, 57%. Maggioranza femminile a Genova e Perugia, entrambe con oltre  mille imprese di donne nella moda.

Il 21% delle imprese sono di straniere e il 13% di giovani. A Prato le straniere sono il 76% e a Firenze il 48%.

Crescono le imprese femminili a Verbania, da 199 a 211 in cinque anni, a Livorno, da 505 a 511, a Prato da 2954 a 2986, a Sondrio da 225 a 227, ad Asti con 254 e 256. Tengono le imprese a Verona con oltre mille, Udine con 565 imprese, Milano con 4.398.

Edilizia, in Europa persi 3,4 milioni di posti di lavoro in dieci anni

in Economia/Edilizia/Tendenze by

Dal 2008 al 2017 sono oltre 3,4 milioni i posti di lavoro persi nel settore delle costruzioni a livello europeo, di cui 539 mila solo in Italia. E mentre gli altri Paesi dell’area euro hanno visto, dopo la crisi, un aumento degli occupati nel settore edile, il Belpaese ha continuato a perdere posti di lavoro registrando un esiguo aumento di 5 mila unità nel 2017. La flessione di mezzo milioni di occupati ha coinvolto principalmente i lavoratori italiani (-498 mila), specie i più giovani, mentre è nettamente inferiore tra gli stranieri extra-comunitari (-41 mila) e soprattutto tra gli stranieri comunitari, in gran parte romeni, che registrano una flessione di sole mille unità (-0,8%). Allo stesso tempo il lavoro irregolare nel settore è passato dall’11,4% del 2008 al 15,8% del 2016, rendendo l’edilizia il secondo settore produttivo, dopo quello agricolo, con il più alto livello di irregolarità. Un fattore registrato soprattutto nel Mezzogiorno dove quasi un edile su quattro lavora in nero (23,7%); quota che scende al 27,9% nelle regioni del Centro e al 10,4% in quelle del Nord. A causare il crollo dei posti di lavoro la flessione degli investimenti: negli anni presi in considerazione si registra una diminuzione di oltre 70 miliardi di euro, di cui 65 solo nel comparto delle costruzioni. È la fotografia scattata dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro nel report “Edilizia, una crisi inarrestabile” sugli effetti della crisi nel settore edile negli anni 2008-2018.

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