Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Tendenze - page 34

Fuorisalone, sono 23mila le imprese coinvolte nella sola Milano

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Fuorisalone di Milano

Fuorisalone, a Milano città coinvolge circa 23 mila imprese, 154 mila addetti, 19 miliardi di fatturato annuale, circa 350 milioni a settimana, secondo i dati della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi tra ristoranti e bar, alberghi, negozi e locali e assistenza turistica e di lavoro. Metà in alloggio e ristorazione, un quarto nello shopping e un quarto nei servizi collegati. Nello shopping l’abbigliamento pesa la metà e gli alimentari il 20%. Nei servizi oltre il 70% sono trasporti. Sono settori che crescono dell’1% in un anno e del 7% in cinque anni a Milano.

I DATI DELL’INDOTTO

Milano pesa il 16% in Italia per business legato ai saloni. Milano città pesa il 6% nazionale per addetti con 154 mila su 2,6 milioni nel Paese ma il 16% per giro d’affari annuale con circa 19 miliardi di euro su oltre cento miliardi.

Boom di sharing mobility, catering, bed & breakfast, booking. A Milano boom di catering (104 imprese, +11% in un anno e + 71% in cinque anni), di bed & breakfast (382 attività, +14% e +93%), di affitto vetture con la nuova mobilità in sharing (163 imprese, +12% e +37%), di servizi di prenotazione (158, +11% e + 61%), di ristoranti (5669, +4% e + 27%).

Alloggio e ristorazione valgono metà delle imprese dell’indotto della città (12 mila). Sono oltre mille gli alberghi e gli alloggi coinvolti in città, quasi 6 mila i ristoranti e 5 mila bar (circa metà ciascuno sul settore ospitalità).

Lo shopping col 24% delle imprese dell’indotto cittadino (circa 5 mila). Primi settori abbigliamento con quasi la metà, tra vestiti e calzature (1850 imprese e 409, rispettivamente il 34% e il 7,5% di tutte le imprese dello shopping). Poi gli alimentari (1.064 imprese, il 20% circa), di cui oltre 300 pasticcerie. Ma anche i tabacchi (622, oltre 10%), le edicole (487, circa 10%), i negozi di articoli farmaceutici e di bellezza e le profumerie (insieme 679 imprese, il 12% dell’indotto commerciale).

I servizi con oltre 5 mila imprese (24% del totale indotto cittadino). I servizi collegati sono 5.340 imprese, 4 mila imprese tra taxi (oltre 2 mila) e trasporto merci (quasi 2 mila), insieme rappresentano oltre il 70% dell’indotto nei servizi. Poi ci sono 695 fotografi (13% dell’indotto nei servizi) e gli interpreti (174, 3%), oltre a 134 servizi di prenotazione, quasi il 3%.

Arredamento senza crisi, per Brescia export a + 6,7 per cento

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Arredamento, foto daa Pixabay

Design italiano nel mondo? Arredo domestico ed esterno negli USA (+14,5% e +22,4%), cucine in Corea (+292,6%), sedie in Grecia (+25,5%), mobili per ufficio in Russia (+98,2%), divani in Cina (+18,1%), gioielli in Canada (+70%), apparecchiature per l’illuminazione in Australia (+31%), prodotti in vetro nei Paesi Bassi (+28,4%), porcellane nel Regno Unito (+57,1%) e in India (+25,4%). Per sapere dove va, quali sono i maggiori mercati, quali gli emergenti e quante imprese operano nel settore ecco la mappa: “Il design italiano nel mondo – Italian design in the world”, realizzata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Promos Italia.

“Il design si conferma un settore trainante per il made in Italy nel mondo – commenta Alessandro Gelli, Direttore di Promos Italia – Un comparto che grazie alla sua variegata gamma di prodotti è radicato su tutto il territorio nazionale, significativo il fatto che le prime tre province per volumi di export siano realtà distanti e molto diverse tra loro come Treviso, Alessandria e Arezzo. I mercati di riferimento per l’export del settore restano Francia, Stati Uniti, Svizzera e Germania – prosegue Gelli – ma sono in costante ascesa anche Cina, Canada, Australia e Giappone, mentre si è registrato un rallentamento da parte di Emirati Arabi e Turchia”

Un export da quasi 22 miliardi in un anno. È il valore raggiunto dall’Italia nel 2018 tra arredamento, illuminazione, articoli in porcellana e ceramica, gioielleria, +0,6%. In particolare sono aumentate le esportazioni di prodotti in ceramica (+6,4%), mobili per cucina (+5,9%), arredo esterno (+4,4%), parti e accessori di mobili (+3,7%). I 3 maggiori partner italiani sono: Francia (14% del totale, +0,5% rispetto al 2016), Stati Uniti (10,1%, +6,3%), Svizzera e Germania (9,2%). In ascesa anche: Cina 9° (+4,7%), Canada 14° (+14,4%), Australia 18° (+6,6%) e Giappone 19° (+5,5%). Tra le prime 20 destinazioni compaiono poi: Regno Unito, Emirati Arabi, Hong Kong e Spagna. Emerge da elaborazioni della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Promos Italia su dati Istat anni 2018 e 2017. E se la Francia è il principale partner per quasi tutti i prodotti, i mobili per ufficio, per cucina, le sedie e l’arredo domestico vanno anche negli USA, la Germania è prima per apparecchiature per l’illuminazione e per prodotti in porcellana e ceramica, il Regno Unito per parti e accessori di mobili e la Svizzera per gioielleria e pietre preziose.

I maggiori esportatori italiani di design sono Treviso, Alessandria e Arezzo. Monza Brianza seconda per mobili, Milano prima per prodotti per l’illuminazione e in vetro. Le crescite maggiori a Como (+9,3%), Venezia (+8,5%), e Brescia (+6,7%). Nel settore dei mobili prime Treviso (18,1% del totale), Monza Brianza (8,7%), Pordenone (8,1%) e Como (7,3%, +8,5%). Quinta Milano in crescita: +7,3%.

La Lombardia con oltre 5 miliardi rappresenta un quarto del totale nazionale, +3,6%. Milano con 1,8 miliardi (di cui 501 milioni in mobili), Monza Brianza con 1 miliardo (di cui 855 milioni solo di mobili) sono leader del settore regionale. Seguono Como con 775 milioni, Brescia con 471 e Bergamo con 366. A Mantova +26,9%, Lecco +23,8%, Cremona +16,5% e Lodi +15,3% i maggiori aumenti in un anno.

Design, le imprese della Lombardia sono 28mila: 3mila a Brescia

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Design, foto da pixabay

Design, sono 9 mila a Milano su 28 mila lombarde le imprese dei settori interessati tra design, tessile, vetro, luci, legno, tessile, su 164 mila attive in Italia. Danno lavoro a 54 mila addetti su 167 mila lombardi e 797 mila nel Paese, secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro delle imprese al 2018 per quanto riguarda le imprese attive. Un settore che vale 14 miliardi all’anno a Milano, tocca i 17 miliardi insieme a  Monza e Lodi, su 31 miliardi di business lombardo e 113 miliardi di fatturato nazionali. Il settore è giovane, con l’8% delle imprese giovanili under 35 a Milano, in linea con il dato nazionale.

Sono 2 mila i designer imprenditori milanesi, crescono del 4% in un anno e del 43% in nove anni, su 4 mila in Lombardia e 14 mila in Italia.

“Il settore del design – ha dichiarato Marco Dettori, membro di giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi– vede concentrare tra Milano e il suo hinterland insieme a Monza e alla Brianza e con il contributo di Lodi, in un unico territorio una autentica capitale internazionale. Qui tradizione e innovazione, qualità e produttività si traducono in straordinarie eccellenze dell’arredo. Il Salone del Mobile e il Fuorisalone sono un significativo riconoscimento a imprese, piccole e grandi, sinonimo di un made in Italy stimato in tutto il mondo”.

Milano è prima in Italia sia per imprese con 9 mila attive, che per addetti, 54 mila. La seguono per numero di imprese Firenze (9 mila con 47 mila addetti), Napoli (8 mila imprese e 28 mila addetti), Prato (7 mila imprese con 39 mila addetti), Roma (7 mila imprese con 10 mila addetti), Torino (5 mila imprese con 14 mila addetti), Bari (4 mila imprese e 21 mila addetti).

In Lombardia. Dopo Milano con 9 mila imprese attive e 54 mila addetti, ci sono Brescia e Bergamo con circa 3 mila imprese e quasi 20 mila addetti.

Brexit, tra Lombardia e Regno Unito un business da 9 miliardi di euro

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Brexit

Tra Lombardia e Regno Unito: affari per 9 miliardi nel 2018, il 26% del totale italiano, di cui 5 miliardi di export e 3,8 di import. Milano con 3,4 miliardi di scambi guida la classifica regionale, seguita da Bergamo, Brescia e Varese con oltre 900 milioni. Le crescite più consistenti a Sondrio (+14,4%) e Lodi (+9,4%). Macchinari e mezzi di trasporto i prodotti più esportati, nell’import spiccano invece i prodotti farmaceutici e chimici. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia su dati Istat.

L’interscambio italiano con il Regno Unito è di 35 miliardi di euro circa, 23 miliardi di export e 11 di import. Lombardia prima regione con il 26% degli scambi nazionali, seguita da Emilia Romagna e (5,6 miliardi, 16,2%) e Veneto (4,4 miliardi, 12,7%). Tra le province prima Milano con un decimo dell’interscambio italiano, seguita da Roma (1,5 miliardi, 4,3%) e Torino (1,4 miliardi, 4,2%). Superano il miliardo anche Bologna, Vicenza, Modena, Livorno e Treviso. Seguono Bergamo e Brescia. Tra le prime dieci crescono di più Bologna (+18,6%), Modena (+9,4%) e Brescia (+8,4%).

Per le imprese attive all’estero le conseguenze ci saranno per quasi la metà ma saranno ridotte. Le conseguenze, secondo le circa 500 imprese che operano con l’estero sentite da Promos Italia non saranno rilevanti per la maggioranza degli operatori. C’è però il 40% di chi ha risposto al questionario che si aspetta un calo comunque contenuto e in genere inferiore al 10% del proprio business estero, come conseguenza dei diversi rapporti con le imprese britanniche.

“Il Regno Unito è un mercato importante per l’export delle nostre imprese – commenta Giovanni Da Pozzo, Presidente di Promos Italia – Secondo le aziende che hanno risposto al nostro questionario, gli ultimi sviluppi sulla Brexit non impatteranno significativamente sul loro business internazionale, anche se delle conseguenze sono attese. Siamo in una fase di incertezza – prosegue Da Pozzo – e molti degli sviluppi futuri nei rapporti economici con i Paesi europei potranno dipendere dalle scelte del governo britannico”.

Brescia, Openjobmetis apre una nuova filiale sull’assistenza familiare

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Badante, foto generica da Pixabay

È stata inaugurata ieri a Brescia (via Creta 74) la nuova filiale di Openjobmetis riservata all’incontro tra domanda e offerta di lavoro nel settore dell’assistenza familiare.

L’agenzia per il lavoro quotata in Borsa a Milano ha inoltre avviato la campagna recruiting per la ricerca e selezione di cento operatori familiari qualificati che verranno assunti con contratto a tempo determinato in somministrazione all’interno di realtà familiari distribuite su tutto il territorio nazionale. Per potersi candidare è necessaria una buona conoscenza della lingua italiana e consigliata un’esperienza precedente nel settore. Per inviare la propria candidatura e avere maggiori informazioni visitare il sito www.familycarebadanti.it.

La divisione Family Care seleziona e assume con regolare contratto di somministrazione operatori familiari qualificati, comunemente chiamati badanti, per l’assistenza familiare e domiciliare, infermieristica e per altri servizi utili alle famiglie. La divisione è nata nel 2014 per offrire, in particolare ad anziani e diversamente abili, un servizio di assistenza personalizzato, sicuro e idoneo alle correnti esigenze.

Il numero complessivo di lavoratori domestici in Italia è di circa 2 milioni, con una percentuale di lavoratori regolari che raggiunge circa il 40%. Nel 2018 infatti sono stati 865 mila i lavoratori domestici regolarmente assunti dalle famiglie italiane.

Danilo Arcaini, responsabile divisione Family Care Openjobmetis: “Vogliamo contribuire a trasformare oltre un milione di contratti di lavoro irregolari in regolari rapporti di lavoro in somministrazione. Nella nostra esperienza, su dieci famiglie che si rivolgono ai nostri professionisti, sono sette quelle che hanno già lavorato con le badanti, ma con rapporti di lavoro irregolari che spesso coincidono con esperienze negative”.

Gli interessati possono rivolgersi a: Family Care di Brescia, via Creta, 74. Telefono: 030-5051696. E-mail: familycare.brescia@openjob.it

Imprese del settore lusso, in Lombardia sono 28mila

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Lusso

Sono 28 mila in Lombardia le imprese nei settori del lusso, si tratta dei settori a maggior rischio contraffazione nei marchi del design di moda, orologi, gioielli e accessori. Di queste 11 mila sono  a Milano su un totale italiano di 212 mila imprese.  Si tratta delle attività di design specializzate, della  fabbricazione di profumi e cosmetici, di oggetti di gioielleria e oreficeria, del commercio al dettaglio di articoli di abbigliamento, calzature,  articoli in pelle, articoli di profumeria, orologi e gioielleria. Circa 100 mila gli addetti coinvolti in Lombardia su 400 mila in Italia, di cui 60 mila a Milano. Un business da 17 miliardi a  Milano su circa 80 miliardi  in Italia. Secondo i dati di Infocamere sono 2530 le imprese sequestrate lombarde nel registro delle imprese, il 14% italiano.

 

Brescia, gli scambi con il Brasile valgono 200 milioni di euro

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Export in Brasile, foto generica da PixabayExport in Brasile, foto generica da Pixabay

I rapporti con il Brasile valgono 1,5 miliardi per la Lombardia nel 2018, il 21% del totale italiano che è di 7,2 miliardi. Cresce l’interscambio regionale, +10% in un anno. Si tratta di mezzo miliardo di import (+4,7%) e 1 miliardo di export (+12,5%). La Lombardia è seguita in Italia da Piemonte ed (1,3 miliardi circa) e Veneto (958 milioni). Prime a livello nazionale per scambi Milano (672 milioni, +8,2%), Torino (619 milioni) e Asti (438 milioni, +516%). Intorno ai 400 milioni Vicenza e Taranto. Tra le prime 20 anche le lombarde Brescia (200 milioni circa, +23,7%), Varese (176 milioni, +60%) e Bergamo (170 milioni, +26,6%). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia, la struttura del sistema camerale italiano a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese su dati Istat.

Gli scambi lombardi con il Brasile per settori. Nell’import prevalgono: i prodotti alimentari, bevande e tabacco (22,3% del totale, +1,2%), metalli e prodotti in metallo (19,3%) e prodotti dell’agricoltura (12,6%, +56,4%). Nell’export vanno di più i macchinari con 301 milioni (28% del totale, +8,8%), i prodotti chimici con 194 milioni (18,1%) e i farmaceutici con 113 milioni (10,5%).

 

Giappone senza dazi, nuove opportunità per le imprese bresciane

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Giappone

Dal 1º febbraio 2019 è entrato ufficialmente in vigore l’accordo di partenariato economico (APE) tra l’UE e il Giappone che elimina la maggior parte dei dazi (per un valore di 1 miliardo di €) pagati ogni anno dalle imprese che, dall’Europa, esportano prodotti verso il paese del “Sol levante”. Con la piena attuazione dell’accordo, il Giappone sopprime i dazi doganali sul 97% delle merci importate dall’UE, aprendo pienamente le porte di un mercato di oltre 126 milioni di abitanti.

Al fine pertanto di illustrare le grandi opportunità e le sempre più interessanti prospettive commerciali che si stanno aprendo con il Giappone, si è svolto ieri mattina un incontro, presso la Camera di Commercio di Brescia, al quale hanno partecipate oltre 50 aziende bresciane.

I lavori sono stati introdotti da Giovanna Prandini, Presidente di Pro Brixia – Azienda Speciale della Camera di Commercio di Brescia e dal Presidente dell’Ente camerale bresciano, Giuseppe Ambrosi che, anche in veste di Presidente della Ambrosi SpA, ha avuto modo di portare la sua testimonianza di imprenditore che da tempo opera con successo sul mercato Giapponese.

A seguire, in video collegamento da Tokio, Francesco Rinarelli, Vice Segretario della Camera di Commercio Italiana in Giappone, ha illustrato i nuovi scenari di sviluppo legati all’abbattimento dei dazi doganali a all’accordo libero scambio UE-Giappone 2019.

Alberto Perani, Dottore Commercialista in Brescia, si è quindi soffermato sugli aspetti di fiscalità transazionale per le imprese italiane che investono in Giappone, mentre Lara Tricerri di Lest Srl, partner commerciale della Camera di Commercio Italiana in Giappone,  ha svolto un focus sui settori merceologici più rilevanti e sugli aspetti strategici riguardanti l’attività commerciale in Giappone.

Lombardia-Cina, scambi per 17,6 miliardi: Brescia +8%

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I rapporti con la Cina valgono 17,6 miliardi per la Lombardia nel 2018, il 40% del totale italiano che è di 44 miliardi. Cresce l’interscambio regionale, +10,9% in un anno. Si tratta di 13 miliardi di import (+10,5%) e 4,4 miliardi di export (+12,2%). La Lombardia è seguita in Italia da Veneto ed Emilia Romagna (oltre 5 miliardi) e Piemonte con 4 miliardi. Prime a livello nazionale Milano (8 miliardi, +12,7%) e Lodi (2,3 miliardi, +20,4%). Vengono poi Torino, Bologna, Treviso e Vicenza. Tra le prime 10 con oltre un miliardo di scambi anche le lombarde Bergamo (+7,1%), Monza Brianza (+10%) e Brescia (+8%). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia su dati Istat.

Gli scambi lombardi con la Cina per settori. Nell’import prevalgono: computer e apparecchi elettronici con 4 miliardi (+26,3%), tessile e moda con 1,5 miliardi e metalli con 1,3 miliardi (+11,9%). Nell’export vanno di più i macchinari con 1,2 miliardi (+13,7%), la moda con 1 miliardo (+14,4%) e i prodotti chimici con 385 milioni (+29,2%).

L’Italia in Cina: si stima che le imprese cinesi a partecipazione italiana siano oltre 1700, con circa 150 mila addetti e un giro d’affari di 22 miliardi di euro. A queste vanno sommate le 450 imprese a capitale italiano presenti a Hong Kong, che contano circa 8 mila addetti per un giro d’affari di oltre 2,3 miliardi di euro. Nel complesso, il numero di imprese italiane direttamente presenti in Cina o a Hong Kong – con uffici di rappresentanza, joint venture o WFOE – supera dunque di gran lunga le 2 mila unità, dato più che raddoppiato negli ultimi quindici anni. (fonte: Fondazione Italia Cina).

La Cina in Italia. Alla fine 2017 risultavano direttamente presenti in Italia, attraverso almeno un’impresa, partecipata 300 gruppi cinesi, di cui 216 cinesi e 84 con sede principale a Hong Kong. Con riferimento alla distribuzione territoriale delle imprese partecipate concentrate per i quattro quinti del totale nelle regioni settentrionali. Spicca la Lombardia, che ospita 214 imprese a capitale cinese, pari al 41,6% del totale; seguono Lazio con 71 imprese, Emilia-Romagna con 46, Piemonte con 40 e Veneto con 36. La Lombardia guida anche la graduatoria relativa al numero di dipendenti (8.357, pari al 32,1% del totale), seguita da Emilia-Romagna (3.846), Piemonte (3.801), Veneto (3.094) e Liguria (2.932); queste cinque regioni pesano da sole per quasi l’85% del totale. (fonte: Fondazione Italia Cina).

Indagine sulle imprese orientate ai mercati esteri. Le imprese italiane attive sui mercati esteri come vivono la questione relativa alla possibile firma del MOU sulla Belt and Road Initiative tra il Premier italiano Conte e quello cinese Xi Jinping? Le conseguenze, secondo la maggioranza delle circa 200 imprese che operano con l’estero sentite da Promos Italia, non saranno rilevanti per il 42% e lo saranno per il 37%. Per il 32% di loro non ci saranno maggiori opportunità di business, mentre il 28% ritiene che avrà un moderato impatto positivo, meno del 10% del loro export e il 15% vede un risultato positivo per il loro export d’impresa, con un impatto su oltre il 10% dei loro affari all’estero. La maggior parte delle imprese sentite da Promos Italia, il 57%, ritiene che l’accordo sulla Via della Seta porterà vantaggi nelle relazioni con la Cina e più in generale con l’area asiatica. Per il 50% non ci sarà impatto invece sul business con gli Stati Uniti, per il 34% il rafforzamento delle relazioni commerciali con Pechino potrebbe invece avere un impatto sul business nel mercato americano.

Immobili: a Brescia crescono le compravendite, ma i prezzi calano ancora

in Economia/Edilizia/Partner/Tendenze by

“La forte pressione della domanda di locazione sostiene il veloce assorbimento degli immobili offerti e la crescita dei contratti. I canoni medi confermano l’andamento al rialzo già registrato nel 2018, con buona performance soprattutto in centro (+1,4% annuo). Anche i tempi di locazione si riducono” – è quanto emerge dal 1° Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2019 di Nomisma presentato oggi a Milano.

Residenziale

Il mercato residenziale bresciano nel 2018 ha registrato una crescita delle compravendite del 5% annuo. Per il quinto anno consecutivo crescono le transazioni sospinte da una domanda crescente.

Nomisma evidenzia come la buona ripresa del mercato in termini di transazioni è stata fino ad ora supportata dalla prolungata contrazione dei prezzi immobiliari; tale dinamica, che in alcuni mercati principali è ormai giunta al termine, continua a caratterizzare le città intermedie ad inizio 2019. Anche a Brescia i prezzi registrano ulteriori ribassi (-1,2% per le abitazioni nuove e -0,6% per quelle usate).

Gli indicatori di assorbimento – tempi e sconti – non migliorano in modo visibile e rimangono elevati rispetto al panel monitorato, sebbene in tempi medi di vendita (6-7 mesi per le abitazioni nuove e usate) e gli sconti medi diminuiscano, sia per gli immobili nuovi (9,4%) che usati (15,5%).

Riguardo al segmento locazione, la forte pressione della domanda sostiene il veloce assorbimento dello stock offerto, oggi stabile sul mercato, e la crescita del numero dei contratti. I canoni medi confermano l’andamento al rialzo già registrato nel 2018, registrando una buona performance soprattutto in centro (+1,4% annuo). I tempi medi per la locazione si riducono leggermente (circa 2 mesi). Crescono i rendimenti medi lordi, grazie all’aumento dei canoni, e si attestano sul 4,9% nelle aree centrali e sul 5,8% in periferia.

Previsioni

Le previsioni per i prossimi mesi, formulate a partire dal sentiment degli operatori, presentano accenti del tutto ottimistici per il mercato bresciano, con numero dei contratti di compravendita e locazione caratterizzati da ulteriore crescita. È inoltre atteso un leggero aumento dei prezzi, che si connoterebbe come il primo segno positivo dopo 11 anni di calo. Allo stesso tempo, i canoni dovrebbero continuare a crescere ad un tasso superiore degli ultimi due anni.

Non residenziale

Passando al settore non residenziale bresciano, Nomisma evidenzia come si sia ancora distanti da una ripresa generalizzata. Il mercato nel complesso è infatti ancora posizionato su livelli sotto performanti rispetto alla media del periodo 2000-2019, in linea con i valori assunti nel biennio 2011-2012, vale a dire in piena crisi del settore immobiliare.

Il segmento commerciale cresce da cinque anni, a tassi di diversa entità, con un buon risultato nel 2018 (+14%; 186 compravendite). Calano, invece, su base annua le transazioni direzionali (-26%; 102) e quelle del comparto produttivo (-28%; 35). Prezzi e canoni confermano il trend al ribasso per uffici, negozi e capannoni.

Il comparto uffici – rimarca Nomisma – presenta una domanda attendista e offerta straordinaria che contribuisce a deprimere il livello delle compravendite. I prezzi medi si riducono medialmente del -1,7%.

I canoni medi in centro e periferia terziaria diminuiscono dell’1,6%, mentre in periferia le quotazioni rimangono sostanzialmente stazionarie su base annua. Il tempo medio di collocamento sul mercato rimane stazionario su circa 6 mesi. Il rendimento medio lordo annuo da locazione rimane stabile sul tasso del 4,7%.

Anche nel mercato dei negozi, prezzi e canoni confermano nei valori medi il trend al ribasso, sebbene un segnale positivo giunga dalle localizzazioni centrali, dove il livello del canone medio resta sostanzialmente stazionario. Si confermano meno appetibili le location periferiche, dove il canone degli immobili registra un calo medio dell’1,8%.

I tempi di vendita migliorano (10 mesi) come anche quelli di locazione (6,5 mesi).

Previsioni

Le previsioni degli operatori per i prossimi mesi non sono caratterizzate da aspettative ottimistiche salvo per i contratti di locazione; sia per gli uffici sia per i negozi, Nomisma prevede compravendite in calo e un’ulteriore diminuzione dei prezzi; i contratti dovrebbero aumentare nel comparto degli uffici e rimanere stazionari in quelli dei negozi.

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