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Tendenze - page 24

Natale in tavola: ecco tutte le tendenze del momento per settore

in Agricoltura e allevamento/Economia/Tendenze by

Natale in tavola elegante grazie alle candele in tavola per il 52% e agli alberi di Natale monocolore per il 43%, classico col panettone come simbolo per il 73%, con i tortellini in brodo per il 44%, alternativo con lasagne vegetariane per il 33%. È il quadro che emerge dall’indagine promossa dalla Camera commercio di Milano Monza Brianza Lodi in collaborazione con Confcommercio Milano, Bit, Homi e Tuttofood e realizzata da Digicamere,  in prevalenza su Milano e Lombardia, che ha devoluto 1.000 euro a “Save the children”.

Novità per lo stile sulla tavola di Natale, per il 52% le candele, per il 24% le decorazioni commestibili, per il 22% le corone natalizie.

Per la casa a Natale  i trend sono gli alberi di Natale monocolore per il 43% e il presepio illuminato per il 38%, ma anche addobbi sospesi per il 32%.

Cibi classici, sulla tavola di Natale non possono mancare panettone (73%) e tortellini in brodo (44%), ma anche pandoro (33%), cappone (16%).

Cibi alternativi, sulla tavola di Natale non possono mancare lasagne vegetariane per il 33.%

Alberi di Natale, frutta, ortaggi ma anche carni suine e fiori in colture protette: sono tra i settori agricoli legati alle feste che crescono di più in Lombardia. In totale sono quasi 8 mila le imprese in regione su 193 mila in Italia e danno lavoro a 15 mila addetti su 276 mila nazionali. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese al terzo trimestre 2019, 2018 e 2014. Prime Brescia e Pavia con quasi duemila imprese, seguono Bergamo e Mantova con circa mille. Il maggior incremento in un anno a Cremona (+4,7%) e in cinque anni a Mantova (+19,6%), Milano, Varese e Bergamo (+15%). Donne protagoniste a Sondrio con 141 imprese su 407, il 35%. Stranieri a Mantova con 57 su 835, il 7%.

 “Panettone tipico della tradizione artigianale milanese”. Sono circa 150 imprese diffuse tra Milano Monza Brianza Lodi, raccolte intorno alla ricetta tradizionale.

Alberi di Natale a Milano e Como, vini e spumanti a Pavia, a Brescia frutta anche secca e esotica e fiori per le decorazioni, carni suine per lo zampone a Mantova. Per gli alberi di Natale, sono 60 rispetto alle 53 dello scorso anno e alle 12 del 2014 le imprese specializzate per questo periodo dell’anno, di cui 17 a Milano e 12 a Como. Al centro dei festeggiamenti vini e spumanti, nel settore agricolo legato all’uva ci sono 2.956 imprese, di cui 1.426 a Pavia. Protagonista in tavola la frutta, che vede 512 imprese attive in regione rispetto alle 454 del 2018 e alle 230 del 2014, di cui 127 a Brescia e 102 a Bergamo, a cui si aggiungono 32 di agrumi e 8 di frutta tropicale. Sono poi 1.240 le imprese di ortaggi freschi regionali, in aumento rispetto alle 1.205 del 2018 e alle 980 del 2014. Per ornare tavola e casa, 906 le attività che coltivano fiori e piante all’aria aperta, di cui oltre cento a Brescia, Como, Bergamo, Varese e Milano, 192 con fiori in colture protette (erano 177 nel 2018 e 150 nel 2014) di cui 63 a Brescia. Circa 1500 le imprese legate alle carni, che non mancano in tavola secondo le ricette tradizionali. In particolare i suini (577 attività rispetto alle 575 e 560 di uno e cinque anni fa), con lo zampone che sarà protagonista a Capodanno, sono più presenti nel mantovano (174) mentre nel pollame prevale il bresciano (207) e nei bovini la bergamasca (118).

In Italia prime Catania, Trapani, Treviso. Giovani protagonisti a Nuoro, donne ad Avellino e stranieri a Ragusa. Prime in Italia per totale imprese dei settori sono Catania, Trapani con oltre 8 mila imprese, Treviso con oltre 7.546 (+17,9%), Cuneo con 6 mila (+16,9%), Bari con 5.736 (+22,1%), Verona con 5.725 (+14,9%). Superano le 5 mila anche Salerno, Foggia e Ragusa.

Prime in Italia per peso percentuale dei giovani nei settori agricoli delle feste sono Nuoro con una impresa su quattro, seguita da Avellino e Potenza, Belluno e Enna tutte con oltre il 20%. Le imprese femminili raggiungono quasi la metà del totale ad Avellino (45%) e Frosinone (44%). Un’attività su dieci circa è invece straniera a Ragusa (9,4%) e Prato (8,7%).

Sovraindebitamento, boom di domande in tutta la Lombardia

in Economia/Fallimenti/Finanza/Tendenze by

Negli ultimi mesi i media hanno riportato numerosi casi di personaggi famosi i quali, per uscire da una situazione economica difficile, hanno utilizzato strumenti come la legge sul Sovraindebitamento. Questo strumento permette a privati cittadini “meritevoli”, ma anche a piccoli imprenditori, di ridurre i debiti in base alle proprie capacità economiche.

Quanto è diffusa in Lombardia? Secondo l’analisi dello Studio Legale dell’avvocato Pasquale Lacalandra, specializzato in diritto fallimentare e crisi da sovraindebitamento e consulente esperto dello Sportello Sovraindebitamento attivato dall’Unione Artigiani di Milano e di Monza-Brianza, considerando esclusivamente l’Organismo di composizione delle crisi da sovraindebitamento (OCC) della Camera Arbitrale di Milano, che opera per conto della rete delle Camere di commercio lombarde, le istanze presentate da imprenditori e consumatori da novembre 2016 a inizio dicembre 2019 sono state 528.

In particolare si evidenzia che le richieste di accesso alla procedura del 2019 (252 istanze) sono aumentate del +33% rispetto allo stesso periodo del 2018 (189 istanze) e del +200% rispetto al 2017 (84 istanze). I valori, anche se in forte crescita, sono molto lontani dal bacino potenziale che la legge potrebbe raggiungere.

“La Legge sul Sovraidebitamento rappresenta una valida soluzione per chi si trova ad affrontare una situazione di difficoltà economica – commenta l’Avv. Pasquale Lacalandra -. L’obiettivo della legge è, infatti, quello di ridare a queste persone un ruolo attivo nella società, aiutandoli in un momento particolare della loro vita. I numeri, però, confermano come questa proceduta sia ancora poco utilizzata, nonostante sia in crescita. È importante che si faccia una maggiore comunicazione su questo tema, per mettere a conoscenza dei cittadini e dei piccoli imprenditori dell’esistenza di un’alternativa in grado di aiutarli a risolvere i loro problemi. Ma su questo punto bisogna fare chiarezza. Non è una legge per i “furbi”, bisogna essere meritevoli altrimenti non è possibile accedervi. Inoltre, non bisogna dimenticare che questa procedura risulta vantaggiosa anche per il creditore, poiché, senza la ristrutturazione del debito, correrebbe il rischio di perdere totalmente ogni possibilità di recupero.”

“Questi dati – commenta il segretario generale dell’Unione Artigiani, Marco Accornero – dimostrano quanto ancora la crisi finanziaria attanagli le imprese, determinata per giunta pure dalle restrizioni verso l’accesso al credito delle pmi. La legge sul Sovraindebitamento pare rispondere in maniera crescente a tante urgenze degli imprenditori medio piccoli e il successo del nostro Sportello Sovraindebitamento dimostra la necessità di assistenza e supporto.”

SCHEDA SOVRAINDEBITAMENTO 

Legge n.3 del 27 gennaio 2012

Cos’è il sovraindebitamento:

è la situazione di squilibrio economico tra i debiti scaduti e il patrimonio del debitore.

Chi può attivare la procedura:

le procedure riguardano i debitori non soggetti al fallimento (consumatori, piccoli imprenditori, lavoratori autonomi in genere, ecc.). Il procedimento per la composizione della crisi da sovraindebitamento permette di rivolgersi, tramite l’OCC, al tribunale con una proposta che, se accolta, diventerà vincolante per i creditori, anche se non si prevede il pagamento integrale di tutti i debiti.

Tribunale competente:

tribunale del luogo in cui il debitore ha la residenza o la sede principale.

Vantaggi:

riduzione del debito in base alle proprie capacità economiche

Brescia, a dicembre un assunto su tre è in Turismo e Commercio

in Economia/Tendenze by
Turismo, foto generica da Pixabay

Sono 7.300 le assunzioni previste nel mese di dicembre a Brescia, più di tre ingressi su dieci saranno rivolti ai giovani. Circa 4.700 lavoreranno nei servizi tra commercio (1.220 in valore assoluto pari al 16,7% del totale) e filiera turistica (alloggio e ristorazione con 1.250 pari al 18,9%). Cuochi, camerieri, addetti all’accoglienza, ristoratori, infatti, le professioni tipicamente più richieste durante il periodo pre-natalizio. E’ quanto emerge da una recente analisi del Servizio Studi della CCIAA di Brescia sui dati del Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e ANPAL.

Nel complesso il settore dei servizi assorbirà il 64% delle assunzioni previste a dicembre confermandosi in linea con le entrate programmate a dicembre 2018.

Nell’industria manifatturiera le assunzioni programmate a dicembre sono 2.620 in rallentamento rispetto alle previsioni occupazionali espresse a dicembre 2018, ovvero 460 contratti in meno. La domanda di lavoro cala nelle industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (820 prevista a dicembre 2019 contro 1.020 dello stesso periodo dello scorso anno) e nelle industrie meccaniche (500 entrate attuale contro 590 di dicembre 2018).

Sono le piccole imprese ad avere maggiore necessità di personale con una richiesta che concentra il 60,6% del totale, ma sono anche quelle che hanno rivisto al ribasso le previsioni occupazionali riducendo la domanda di 460 entrate.

La difficoltà di reperimento si mantiene alta collocandosi al 31,3% dei profili ricercati.

Difficoltà che aumentano sensibilmente per la ricerca di alcuni profili, come riporta il borsino delle professioni di dicembre. Le figure ritenute di difficile reperimento, prevalentemente per il ridotto numero dei candidati, si confermano gli specialisti della formazione e insegnanti; gli operai specializzati nelle industrie tessili e nelle attività metalmeccaniche; i tecnici in campo informatico e ingegneristico e i tecnici delle vendite e della grande distribuzione.

Le figure maggiormente richieste nel mese di dicembre oltre ai cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici (1.080 assunzioni) nonché commessi e personale qualificato in negozi (630) saranno gli operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche (870) e gli operai specializzati nell’edilizia (460) seguiti dal personale non qualificato nei servizi di pulizia (450).

Lavoratori in somministrazione: nel Bresciano -7% rispetto al 2018

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

Secondo quanto dichiarato dalle Agenzie per il Lavoro, nel 3° trimestre del 2019 le richieste di lavoratori in somministrazione in provincia di Brescia hanno subito un calo del 7% rispetto all’analogo periodo del 2018. Tale flessione è di fatto imputabile a una categoria professionale (personale non qualificato, -46%), su cui graverebbe il raffreddamento della congiuntura nell’industria bresciana, non controbilanciato dal forte incremento di un’altra categoria (conduttori d’impianti, +37%).

A evidenziarlo è l’Osservatorio AIB – Agenzie per il lavoro, a cura dell’Ufficio Studi e Ricerche di AIB, con riferimento al III trimestre 2019. Il documento rappresenta la prima verifica, a parità di normativa, sull’evoluzione di questo segmento del mercato del lavoro, dopo l’introduzione nell’agosto 2018 del decreto 87/2018, meglio noto come “Decreto Dignità”.

 “Il suddetto decreto ha profondamente ridisegnato il mercato dei lavoratori in somministrazione a tempo determinato, con impatti sia di natura qualitativa, sia quantitativa – commenta Roberto Zini, Vice Presidente di AIB delegato a Lavoro, Relazioni Industriali e Welfare –. Le Agenzie per il Lavoro partner dell’Osservatorio sono concordi sul fatto che è quanto mai opportuno leggere il fenomeno in questione nella sua interezza, prendendo in considerazione alcune “dinamiche collaterali”, quali un minore turnover, con conseguente allungamento della durata media delle missioni, e un notevole incremento della trasformazione di rapporti dal tempo determinato al tempo indeterminato.”

In provincia, in particolare, si è ridotta fortemente la componente del personale non qualificato, la cui incidenza è passata dal 38% al 23%, e, in misura minore, è diminuita la quota degli addetti al commercio (dal 23% al 20%). Per contro, si evidenzia una forte crescita dei conduttori d’impianti (dal 19% al 31%) e incrementi più modesti da parte degli operai specializzati (dal 12% al 14%), degli impiegati esecutivi (dal 4% al 6%) e dei tecnici (dal 4% al 5%).

Con riferimento alle difficoltà di reperimento dei lavoratori in somministrazione, non si segnalano tensioni particolari, a eccezione di alcuni profili appartenenti ai tecnici (tecnici informatici, tecnici della produzione, tecnici della gestione dei processi produttivi, tecnici dei servizi ricreativi, tecnici della distribuzione commerciale) e agli operai specializzati (fonditori, saldatori).

Brexit, un’impresa su quattro teme conseguenze negative

in Economia/Export/Tendenze by
Brexit

Brexit, per quattro imprese che operano con l’estero su dieci non avrà conseguenze. In particolare il 21% delle imprese che ha rapporti internazionali non crede che avrà alcuna conseguenza sul business e il 17% ritiene che saranno pochissime. Si aspetta qualche conseguenza negativa, però, il 24%, conseguenze abbastanza negative per l’8%. Lo 0,9% si aspetta invece molte conseguenze negative con un peso importante sul business dell’azienda.

Lo rileva un’indagine di Promos Italia, l’agenzia nazionale del Sistema camerale per l’internazionalizzazione, insieme alla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su oltre duecento imprese già attive o interessate a espandersi sui mercati esteri realizzata a dicembre 2019.

Per le imprese sono importanti i rapporti con il Regno Unito e vorrebbero ulteriormente espandere il proprio business in Europa, con il Regno Unito che attrae l’interesse del 15%. Già in rapporti commerciali con il Regno Unito è il 21%.

È di oltre 6 miliardi in nove mesi l’interscambio lombardo con il Regno Unito. In crescita l’export, +1,8%, in flessione l’import, -11,6%. Lombardia prima regione italiana nei rapporti commerciali con un quarto del totale nazionale (24,3%). Su un interscambio italiano di 26,5 miliardi, in aumento del 3,6% grazie soprattutto all’export (+6,3%). Dopo la Lombardia vengono Emilia Romagna con 4,4 miliardi, Veneto e Toscana con oltre 3 miliardi, Piemonte con 2,5 miliardi. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia, la struttura del sistema camerale a supporto dell’internazionalizzazione su dati Istat a settembre 2019 e 2018. Milano è al primo posto per scambi, con 2,5 miliardi circa e un export in crescita del 13,7%. Seguono a livello nazionale Roma e Torino che superano il miliardo, Bologna con 927 milioni, Modena, Vicenza e Livorno con oltre 800 milioni. Tra le prime lombarde dopo Milano ci sono Bergamo con 747 milioni, Brescia con 693 e Varese con 645 milioni. Complessivamente è Sondrio a crescere di più: +7,9%. La Lombardia esporta nel Regno Unito soprattutto macchinari (15,9% del totale) e moda (12,1%) e importa prodotti chimici (14,9%). A livello nazionale sono invece i mezzi di trasporto i prodotti più importati (21%) ed esportati (15,9%), seguiti dai macchinari nell’import (10,4%) e dai prodotti tessili e di abbigliamento nell’export (13,8%).

Ambulanti del Natale, nel Bresciano sono oltre 2mila

in Economia/Eventi/Tendenze by
Mercatini di Natale, foto da Pixabay

Alimentari, oggetti da regalo, bigiotteria e gioielleria, prodotti tessili ma anche casalinghi, libri, musica e cosmetici: sono quasi 21mila, al terzo trimestre 2019, le attività di ambulanti presenti in Lombardia e impegnate per le proposte di regalo in vista di  Natale. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese al terzo trimestre 2019. Cresce il settore di libri, giocattoli, musica e usato, con 2.635 imprese in Lombardia, + 78% in cinque anni. A Milano sono 1.541, + 111% in cinque anni. Di queste imprese, attive tutto l’anno nei mercati, 411 in Italia sono artigiani che realizzano direttamente il loro prodotto, di cui 44 in Lombardia, +42% in cinque anni, dai 31 del 2014. In Italia crescono del 44% in cinque anni, dai 286 del 2014.

In Italia quasi 179 mila imprese nei mercatini. Prima Napoli con 16 mila imprese, poi Roma (12 mila) e Milano (9 mila), seguite da Torino e Caserta (7 mila), Lecce, Palermo e Salerno (5 mila).

In Lombardia, per provincia. Milano pesa con 9 mila imprese del settore, seguono Brescia e Bergamo con oltre 2 mila, Monza con quasi 2 mila.

Brescia, l’export verso l’Africa vale 388 milioni di euro in sei mesi

in Economia/Export/Tendenze by

“L’interscambio lombardo con l’Africa, nei primi sei mesi dell’anno, ha raggiunto i 4 miliardi di euro, di cui oltre 2 miliardi di export, in crescita del 5% rispetto allo stesso periodo del 2018 – spiega Alessandro Gelli, Direttore di Promos Italia – La Lombardia è la prima regione italiana nei rapporti commerciali con il continente africano e su questo pesa in particolare l’export: oltre un quarto del totale nazionale. A fronte di questi dati, la sfida è dare la possibilità alle nostre piccole e medie imprese di sfruttare ancor più le molteplici opportunità di business che il continente africano offre, sia nei paesi del Nord Africa, sia in quelli dell’Africa Sub-Sahariana”.

Dati. È di quasi 4 miliardi in sei mesi l’interscambio lombardo con l’Africa, di cui oltre 2 miliardi di export in crescita del 5%. Lombardia prima regione italiana nei rapporti commerciali con il continente africano, pesa in particolare l’export: oltre un quarto del totale nazionale. Su un interscambio italiano di oltre 19 miliardi, superano il miliardo anche la Sardegna, la Sicilia, la Liguria (+34,6%), l’Emilia Romagna, il Veneto, il Piemonte, la Toscana e il Lazio. Milano è al secondo posto per scambi dopo Cagliari, con 1,3 miliardi ma prima per export con oltre 894 milioni (+2,4%). Seguono a livello nazionale Siracusa, Roma, Savona, Torino e Vicenza. Altre 5 lombarde si piazzano tra le prime venti province: Pavia con quasi mezzo miliardo (+7,4%), Brescia con 388 milioni, Cremona con 362 milioni (+8,9%), Bergamo con 314 milioni (+5,3%) e Varese con 255 milioni (+12,8%). La Lombardia esporta in Africa soprattutto macchinari (25,6% del totale), prodotti in metallo (15,9%) e chimici (12,1%) e importa metalli (31,7%). Oltre la metà dell’import italiano (54,4%) è invece costituito da prodotti dell’estrazione mentre un quarto dell’export (25,8%) è in macchinari e il 12,5% in prodotti petroliferi raffinati. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia, la struttura del sistema camerale a supporto dell’internazionalizzazione.

I maggiori partner commerciali africani. Sono per la Lombardia Tunisia, Egitto e Algeria con oltre mezzo miliardo di interscambio. In forte crescita anche Libia (+35,8%), Marocco (+17,3%) e Repubblica Democratica del Congo (+58,1%). Per l’Italia prevalgono i commerci con Algeria (quasi 4 miliardi), Tunisia, Libia ed Egitto (oltre 2 miliardi). Superano il miliardo anche Sud Africa, Marocco e Nigeria che aumenta del 51,2%.

Emirati Arabi, per Brescia l’interscambio vale 51 milioni all’anno

in Economia/Export/Tendenze by
Emirati Arabi, foto da Pixabay

Macchinari, moda, chimica e apparecchi elettrici: sono i prodotti lombardi più esportati negli Emirati Arabi Uniti, complessivamente 272 milioni di euro su 600 milioni di export nei primi sei mesi del 2019. In crescita i settori della chimica (+10,9%) con 90 milioni di export, ma anche degli altri prodotti del manifatturiero legati alle produzioni artigiane, tra cui mobili e design (+27%) con 50,5 milioni e del legno (+18,3%) con 12 milioni, dei computer e apparecchi elettronici (+14,4%) con 32 milioni, dei mezzi di trasporto (+31%) con 26 milioni e degli alimentari (+5.8%) con oltre 16 milioni e mezzo di euro. Tra le province Milano prima con 312 milioni di export, +2,6%, seguita da Bergamo con 60 milioni circa, Varese con 59 milioni (+6,6%) e Monza Brianza con 52 milioni. Rispetto al 2018 cresce di più l’export da Sondrio, +67%, e da Lecco, +47,1%.

Nel manifatturiero Bergamo prima per alimentari (4 milioni) e per prodotti in metallo insieme a Lecco (rispettivamente 17,5 e 14,5 milioni), Milano per moda (77 milioni), legno (6 milioni), prodotti chimici e apparecchi elettrici (39 milioni), farmaceutici (4 milioni), articoli in gomma (9 milioni), computer (23 milioni), macchinari (56 milioni) e altri prodotti manifatturieri (30 milioni), Varese prima per mezzi di trasporto (17 milioni) e Monza Brianza seconda per altri prodotti manifatturieri (8 milioni) tra cui mobili e design. Ecco la mappa dell’export lombardo negli Emirati Arabi Uniti per settore, realizzata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e da Promos Italia, la struttura del sistema camerale a supporto dell’internazionalizzazione e da Unione Artigiani Milano e Monza Brianza. La mappa, disponibile in italiano e inglese.

Interscambio lombardo e italiano con gli Emirati Arabi Uniti. Lombardia prima regione italiana nei rapporti commerciali con gli Emirati con un quinto del totale italiano che è di 2,6 miliardi nei primi sei mesi del 2019. È seguita dalla Toscana con 484 milioni e dal Veneto con 358 milioni. Tra le province prime Arezzo con 352 milioni e Milano con 332 milioni. Vengono poi Roma, Vicenza, Bologna, Siracusa e Firenze. Altre 4 lombarde si piazzano tra le prime venti: Bergamo ottava con 67 milioni, Varese nona con quasi 60 milioni (+6,8%), Monza Brianza dodicesima con 53 milioni e Brescia tredicesima con 51 milioni. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia, la struttura del sistema camerale a supporto dell’internazionalizzazione.

Inflazione a Brescia, a ottobre i prezzi calano dello 0,4 per cento

in Economia/Tendenze by

Nel mese di ottobre, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività ha registrato una forte diminuzione congiunturale pari a -0,4%, con una variazione tendenziale del +0,1% continuando così a confermare un trend in calo da aprile 2019 e tornando ai livelli registrati nel novembre 2016, al termine dell’ultima fase deflattiva che ha interessato il 2014-2015.

Analizzando per tipologia di prodotto, in questo mese, si evidenziano una sostenuta diminuzione dei “Servizi” (-0,8%), principalmente dovuta ad una consistente flessione dei “Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona” (-1,8%), e alla stabilità dei “Beni” (0,0%), in presenza però di una flessione sia dei “Beni alimentari” (-0,4%), lavorati e non lavorati, e di una forte crescita dei “Beni energetici” (1,7%) e degli “Energetici regolamentati” (3,1%).

Le divisioni che invece registrano le diminuzioni più consistenti sono Mobili, articoli e servizi per la casa (-0,1%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (-0,3%), Altri beni e servizi (-0,3%, in calo i prodotti di gioielleria), Ricreazione, spettacoli e cultura (-0,5%, con diminuzioni di prezzo per i giochi e le apparecchiature digitali), Bevande alcoliche e tabacchi (-0,8%), Comunicazioni (-1,3%), Servizi ricettivi e di ristorazione (-2,5%, con i cali stagionali dei servizi di alloggio).

A livello di divisione, quelle che registrano gli aumenti maggiori in termini congiunturali sono Abitazione, acqua, elettricità, e combustibili (1,2%, soprattutto per l’aumento del gas), Istruzione (0,7%, aumenti dei costi universitari), Abbigliamento e calzature (0,2%).
Stabili invece Servizi sanitari e spese per la salute, Trasporti.
Con riferimento alla frequenza di acquisto dei prodotti, tutte le tipologie presentano un andamento deflativo, dai prodotti a “Bassa frequenza d’acquisto” (-0,3%), ai prodotti “Media frequenza d’acquisto” (variazione congiunturale pari a -0,7%) e ad “Alta frequenza d’acquisto” (variazione congiunturale pari a -0,1%).

Infine, la “Core Inflation”, che indica l’andamento della componente di fondo della dinamica dei prezzi, cioè l’inflazione al netto della componente volatile (beni energetici e alimentari non lavorati), registra una variazione congiunturale negativa (-0,6%) a fronte di un tasso tendenziale pari a 0,7%, in calo rispetto ai mesi scorsi.

Manifatturiero, i migliori 90 gruppi bresciani nel 2018 hanno fatturato 16,2 miliardi di euro (+9%)

in Economia/Manifatturiero/Meccanica/Tendenze by

È stata presentata nella sede di AIB a Brescia, l’edizione 2019 del rapporto “Le dinamiche economico-finanziarie dei gruppi industriali bresciani”, a cura dell’Ufficio Studi e Ricerche di AIB.

Lo studio – che analizza un campione di 90 gruppi industriali bresciani a vocazione manifatturiera, con 687 imprese incluse nell’area di consolidamento e oltre 48mila addetti – evidenzia per queste realtà un’ulteriore crescita sul fronte dei ricavi e della redditività: nonostante la frenata riscontrata a livello globale, il fatturato complessivo si è attestato a 16,2 miliardi di euro, contro i 14,9 mld del 2017 (+9,2%); a dare impulso ai ricavi è, in modo per certi versi sorprendente, la dinamica rilevata sul mercato domestico (+11%). Sale anche il margine operativo lordo (MOL) a 1,9 miliardi di euro rispetto agli 1,7 mld dello scorso anno (+10,7%). Cresce infine il reddito netto, da 735 a 815 milioni di euro (+10,9%).

“I primi 90 gruppi bresciani contribuiscono in modo decisivo allo sviluppo economico del territorio, garantendo occupazione a 48mila persone, sostenendo costi del lavoro per 2,3 miliardi di euro e investendo 940 milioni – commenta Giuseppe Pasini, Presidente di AIB –. Il Sistema Brescia ha dimostrato di saper superare senza grossi problemi un anno turbolento come il 2018: merito della sua solidità patrimoniale, della capacità di innovare e dell’importante quota di export che da sempre caratterizza la nostra provincia. A livello di prospettive, considerando l’andamento del 2019, non sarà però facile replicare i risultati registrati nell’ultimo anno: rispetto al resto del Paese, la nostra provincia e il nord Italia sono fortemente esposti all’andamento delle esportazioni, e risentono in particolare del nodo tedesco, ma anche di incertezze di lungo corso come il tema dei dazi tra Stati Uniti e Cina e la questione Brexit”.

Dall’analisi dei bilanci 2018, si conferma la forte propensione all’internazionalizzazione delle aziende bresciane considerate: le vendite all’estero intercettano quasi il 60% del fatturato, con un grado di apertura ai mercati stranieri che nel quasi 20% dei gruppi mappati supera addirittura l’80%.

Sul fronte della patrimonializzazione i gruppi bresciani mantengono livelli di indebitamento molto bassi: l’indice di indipendenza finanziaria (rapporto tra mezzi propri e capitale investito) è salito al 46,2% (+0,7% sul 2017); a conferma di ciò la ricchezza prodotta dai 90 gruppi appare più che sufficiente a rimborsare l’indebitamento finanziario netto: il rapporto tra la posizione finanziaria netta e il MOL si attesta infatti a 1,6 (abbondantemente al di sotto la soglia di allarme pari a 5).

La crescita delle vendite va di pari passo con quella del valore aggiunto, pari a 4,2 miliardi di euro (erano 3,9 mld nel 2017, +8,2%), grazie a un’evoluzione dei costi esterni nel complesso bilanciata; il valore aggiunto rapportato ai ricavi si mantiene costante, confermando la consistenza industriale della manifattura bresciana.

Il rallentamento mondiale non ha intaccato nemmeno la fiducia nel futuro: gli investimenti in immobilizzazioni materiali sono pari a 940 milioni di euro, intercettando in media il 22,3% del valore aggiunto complessivamente prodotto.

La composizione per settore dei gruppi analizzati vede la prevalenza dei comparti metalmeccanici (73 gruppi), in coerenza con la specializzazione produttiva dell’industria locale; i restanti 17 si dividono tra Alimentare (6), Chimico, gomma e plastica (4), Sistema Moda (4) e Carta e stampa (3).

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