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Tendenze - page 23

Brescia, nel 2019 ben 118.469 imprese: 322 in più dell’anno precedente

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

Le imprese nate in provincia di Brescia nel 2019 sono 6.980, ovvero 443 in più rispetto allo scorso anno. Le cessazioni nello stesso periodo sono 6.658, in aumento sullo scorso anno di 189 unità. Il risultato di queste dinamiche ha portato a un saldo demografico positivo di 322 unità, un bilancio migliore rispetto al 2018. Alla fine del 2019, quindi, lo stock delle imprese esistenti ammonta a 118.469 unità.

E’ questa la dinamica che emerge dall’analisi sulla natalità e mortalità delle imprese bresciane realizzata dal Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia e dell’Ufficio Studi e ricerche di AIB su dati Movimprese.

Segnali di miglioramento si intravedono nel comparto artigiano che chiude con un bilancio negativo di appena 45 unità, il più contenuto degli ultimi dieci anni. Determinato da una ripresa delle nuove iscrizioni (2.226 unità, valore più alto degli ultimi sette anni) e dal contestuale calo delle cessazioni (2.271 imprese contro 2.368 di fine 2018).

Dal confronto territoriale è evidente che il risultato bresciano (-0,8%) è in linea con quello regionale (-0,7%). Il comparto artigiano è in calo su tutti i livelli territoriali, quello bresciano, tuttavia, segna cali meno consistenti (-0,9% rispetto al 2018)

Tab. 1 – Serie storica delle iscrizioni, delle cessazioni e dei relativi tassi nel IV trimestre di ogni anno

Totale imprese e imprese artigiane – Valori assoluti e percentuali

ANNO REGISTRATE ISCRIZIONI CESSAZIONI SALDO TASSO ISCRIZIONE TASSO CESSAZIONE TASSO DI SVILUPPO TASSO DI CRESCITA ANNUO
2009 120.458 8.104 7.239 865 6,7% 6,0% 0,7% 0,3%
2010 121.465 8.394 7.120 1.274 7,0% 5,9% 1,1% 0,8%
2011 122.191 7.765 6.874 891 6,4% 5,7% 0,7% 0,6%
2012 122.095 7.598 7.497 101 6,2% 6,1% 0,1% -0,1%
2013 121.364 7.374 7.299 75 6,0% 6,0% 0,1% -0,6%
2014 120.735 7.122 6.791 331 5,9% 5,6% 0,3% -0,5%
2015 119.972 7.049 6.675 374 5,8% 5,5% 0,3% -0,6%
2016 119.242 6.664 6.653 11 5,6% 5,5% 0,0% -0,6%
2017 119.143 6.757 6.331 426 5,7% 5,3% 0,4% -0,1%
2018 118.469 6.537 6.469 68 5,5% 5,4% 0,1% -0,6%
2019 117.576 6.980 6.658 322 5,9% 5,6% 0,3% -0,8%
di cui imprese artigiane

 

ANNO REGISTRATE ISCRIZIONI CESSAZIONI SALDO TASSO ISCRIZIONE TASSO CESSAZIONE TASSO DI SVILUPPO TASSO DI CRESCITA ANNUO
2009 38.557 2.861 3.049 -188 7,4% 7,9% -0,5% -0,6%
2010 38.465 2.797 2.867 -70 7,3% 7,4% -0,2% -0,2%
2011 38.260 2.653 2.820 -167 6,9% 7,3% -0,4% -0,5%
2012 37.598 2.415 3.067 -652 6,3% 8,0% -1,7% -1,7%
2013 36.602 2.066 2.948 -882 5,5% 7,8% -2,3% -2,6%
2014 36.048 2.177 2.668 -491 5,9% 7,3% -1,3% -1,5%
2015 35.435 2.173 2.657 -484 6,0% 7,4% -1,3% -1,7%
2016 34.862 1.941 2.380 -439 5,5% 6,7% -1,2% -1,6%
2017 34.541 2.027 2.257 -230 5,8% 6,5% -0,7% -0,9%
2018 33.912 1.977 2.368 -391 5,7% 6,9% -1,1% -1,8%
2019 33.617 2.226 2.271 -45 6,6% 6,7% -0,1% -0,9%

 

 

 

IL BILANCIO DEI SETTORI

La consueta analisi di dettaglio mette in evidenza le dinamiche dei settori negli ultimi anni.

Per l’agricoltura il nuovo calo conferma il trend di costante decrescita che ha caratterizzato il settore negli ultimi dieci anni.

L’industria manifattura chiude il 2019 con un nuovo calo che consolida il trend decrescente in atto dal 2012, su cui ha pesato il costante calo delle imprese della manifattura artigiana che hanno perso rispetto dal 2012 ben 1.621 unità portando lo stock di fine anno a 8.939 imprese.

Il settore delle costruzioni segna un risultato che rallenta il ritmo di decrescita che ha contrassegnato il settore dal 2012. Lo stock a fine anno ammonta a 17.919, in calo sul 2018 dello 0,5%, riduzione quest’ultima inferiore rispetto alla media dell’intero sistema imprenditoriale (-0,8%).

Il commercio chiude l’anno con una nuova flessione che non arresta il processo di decrescita iniziato nel 2014. All’interno i comparti che hanno segnato i cali maggiori sono stati: il commercio al dettaglio che ha perso rispetto al 2014 circa 1.250 esercizi e il commercio all’ingrosso con una riduzione di 760 imprese. All’opposto il commercio al dettaglio e all’ingrosso e riparazione di autoveicoli si conferma in crescita con un  aumento, in cinque anni, di 265 unità.

Il comparto dell’alloggio e della ristorazione chiude il 2019 con un bilancio in leggero calo (-29), risultato questo che conferma il processo di stabilità che ha iniziato a rallentare la crescita costante che ha interessato il settore dal 2009.

A guadagnare terreno sono nuovamente i servizi in particolare le attività professionali (+4,0% sul 2018), di informazione e comunicazione (+3,1%) e gli altri servizi (+1,8%).

Le dinamiche settoriali del 2019 confermano il processo di terziarizzazione in atto da alcuni anni che vede aumentare il peso dei servizi e diminuire l’incidenza dei settori tradizionali.

Cinesi, 10 mila ditte in Lombardia su 51 mila in Italia

in Alimentare/Economia/Tendenze by

Cinesi, sono 10 mila le ditte con titolare dalla Cina in Lombardia, + 18% in cinque anni su 51 mila ditte in Italia, + 13%, secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi al terzo trimestre 2019. Prime per peso dei cinesi sul totale delle ditte individuali del territorio Prato (5mila su 16mila, 33%, +11% in cinque anni), Firenze (quasi 4mila su 51mila, 7,6%, +7% in cinque anni), Fermo (521 su 11 mila, 5%, +4% in cinque anni), Milano (5.662 su 124.142, 4,6%, stabili in un anno e + 21% in cinque anni), Rovigo (599 su 15.787, 3,8%, – 8,7% in cinque anni), Reggio Emilia (1013 su 27.629, 3,7%, +3,2% in cinque anni).

Per Marco Accornero, membro di giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi: “Le attività di imprenditori cinesi, per la maggior parte sono ditte individuali, sono in crescita in cinque anni, in molti casi si tratta di imprese specializzate in alcuni settori, tra cui i servizi alla persona. I prodotti e servizi spesso sono dedicati alla comunità di appartenenza e contribuiscono a creare proposte nuove di mercato per gli stessi italiani. Anche attraverso queste imprese, a Milano si creano rapporti con i paesi d’origine e nuove occasioni di business e culturali, in un trend europeo e internazionale. Purtroppo in questi giorni cresce l’allarme per l’emergenza del virus che si sta propagando dalla Cina. C’è un’elevata allerta, che però sta avendo un effetto non sempre giustificato sui comportamenti quotidiani. Si rischia infatti di vedere un impatto negativo sul business della componente cinese della nostra economia”.

Principali settori di specializzazione sono il manifatturiero con l’8% delle ditte individuali italiane gestite da cinesi, con un picco per Prato (78%) e a Milano un dato del 12%. Al secondo posto alloggio e ristorazione col 3,8% seguito dai cinesi e il picco di Prato col 35% e di Milano col 17%. Poi ci sono i servizi alla persona, come il parrucchiere col 3% sul totale italiano, col picco di Prato e di Milano col 12%. Nel commercio all’ingrosso pesano il 2% in Italia, il 17% a Prato, il 4% a Milano e Firenze.

In Lombardia le imprese cinesi sono 10.316, + 18% in cinque anni e pesano il 2,6% sulle ditte individuali in regione, col dato di Milano a 4,6% (5.662 su 124.142, +21% in cinque anni). Per numero di impresa segue Brescia con 970, 1,7%, -3,5% in cinque anni, Mantova con 717, 3,3%, -5,9% in cinque anni, Bergamo con 714, 1,6%, +21,8%, Varese con 574, 1,9%, +22%, Monza con 557, 1,7%, +51%. Stabili in regione in un anno, crescono del 17,8% in cinque anni.

Business della neve, nel Bresciano fanno affari 626 attività

in Economia/Tendenze/Turismo by

Neve, shopping, relax e buona cucina. Sono 3.079 le imprese della ricettività, commercio e ristorazione attive nei comuni montani della Lombardia dove sono presenti sedi di scuole di sci. Si tratta complessivamente di una quarantina di comuni in tutta la regione, concentrati tra Bergamo, Brescia, Como, Lecco e Sondrio, nei quali il giro d’affari invernale legato anche alle scuole di sci e al turismo in generale fa da traino a numerose attività.

Livigno è in testa, con 598 imprese che rappresentano quasi il 20% delle attività commerciali, di alloggio e ristorazione dei comuni sciistici della Lombardia, e danno  lavoro a 2.827 addetti. Seguono Bormio con 211 attività e 1.126 addetti e Tirano, con 182 imprese e 687 addetti.  con  È quanto emerge da un’elaborazione dell’Ufficio Studi, Statistica e Programmazione della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Registro Imprese 2019.

Imprese e addetti dei comuni sciistici della Lombardia – Nei comuni montani di Sondrio, prima provincia della Lombardia con 12 comuni sede di scuole di sci (Aprica, Bormio, Chiavenna, Chiesa in Valmalenco, Gerola Alta, Madesimo, Livigno, Teglio, Tirano, Valdidentro, Valdisotto e Valfurva) si contano complessivamente 1.643 attività tra hotel, shopping e tavola, con complessivamente 7.245 addetti; nei comuni montani di Brescia considerati (Artogne, Bagolino, Borno, Collio, Edolo, Pisogne e Ponte di Legno) le attività sono 626 con 1.856 addetti; nei comuni sciistici della provincia di Bergamo (Branzi, Castione della Presolana, Colere, Foppolo, Gromo, Piazzatorre, Schilpario, Selvino, Serina, Valbondione, Valleve, Valtorta) si contano 447 attività con 1.191 addetti; in provincia di Como (Asso e Bellagio) le attività sono 192 con 802 addetti; 171 attività per i comuni di Lecco (Barzio, Bellano, Introbio e Margno), con 449 addetti.

Il comune della bergamasca, con sedi di scuole di sci, che conta più attività commerciali di ristorazione e alloggio è Castione della Presolana (123 imprese), seguito da  Selvino (74 attività). Nel bresciano il primo comune montano legato al business della neve è Ponte di Legno con 115 imprese tra negozi hotel, servizi ricettivi e ristoranti. Seguono, per vivacità commerciale legata al turismo invernale Edolo e Pisogne, entrambi con 114 imprese, e poi Bagolino (104). Nel comasco il primo comune è Bellagio con 82 negozi, 30 attività di alloggio e 49 nella ristorazione. A Lecco sono Bellano e Barzio a contare più imprese del commercio, ricettività e alloggio (rispettivamente 64 e 51 imprese).

Settori “anti-smog”, a Brescia 2mila imprese e 12mila lavoratori

in Ambiente/Economia/Tendenze by

Tra biciclette, pulizia degli edifici e cura del paesaggio ci sono 8 mila imprese a Milano, 18 mila in Lombardia su 81 mila in Italia. Cresce il settore a Milano, +3,5% in un anno e + 19% in cinque, in Lombardia +2,8% e + 18% e in Italia con +1,6% e +12%. Circa una impresa su cinque del settore nel Paese, il 22%, si trova in regione. Sono 81 mila gli addetti milanesi, 140 mila lombardi su un totale nazionale di 549 mila, circa uno su quattro si concentra nella regione. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del registro delle imprese al 2019, 2018 e 2014.

Ha dichiarato Massimo Dal Checco, presidente di Innovhub SSI, azienda partecipata della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e consigliere della Camera di commercio: “C’è un boom nei settori che favoriscono una mobilità alternativa e lo sviluppo del verde che possono avere effetti positivi per la riduzione delle concentrazioni di inquinanti in atmosfera. Milano traina a livello nazionale per le imprese coinvolte in questi settori e vede una forte crescita con +19% in cinque anni. La Camera di commercio è impegnata direttamente in questo mercato crescente, con la rilevazione dei prezzi delle colonnine di ricarica elettriche iniziata lo scorso anno. Un’area dell’attività si occupa di ambiente e in particolare si sta orientando con servizi e un bando dedicato alla crescita dell’economia circolare. In particolare Innovhub SSI, la società della Camera di commercio dedicata all’innovazione, è impegnata nella rilevazione delle emissioni dai settori delle fonti fisse e mobili che influenzano la qualità dell’aria in città e nella ricerca sugli effetti dei diversi combustibili sull’inquinamento associato ad entrambi i settori. Nella scelta delle famiglie infatti conta sempre di più l’impatto ambientale e i suoi effetti sulla salute e sulla qualità della vita, sia nella propria casa (es. qualità dell’aria indoor), sia per gli effetti nella dispersione in atmosfera(es. qualità dell’aria outdoor)”.

Per provincia in Lombardia. A Milano ci sono quasi 8 mila imprese (+19% in cinque anni), a Monza, Varese, Brescia quasi duemila (+21%, +10%, +14%), oltre mille a Bergamo e Como (+23% e +29%). A Milano sono circa 81 mila gli addetti, a Monza 15 mila, a Brescia 12 mila, a Bergamo 9 mila, a Varese 5 mila.

Per provincia in Italia. Prima Milano con 8 mila imprese (+19% in cinque anni), seguita da Roma con 6 mila (+13%), Torino con 4 mila (+11%), Napoli con 3 mila (+23%). Con circa 2 mila sono: Bologna (+8%), Firenze (+13%), Monza (+21%), Genova (+6%), Varese (+10%), Brescia (+14%).

L’export manifatturiero bresciano vale 12 miliardi di euro all’anno

in Economia/Export/Tendenze by

Manifatturiero lombardo nel mondo: un business che nei primi nove mesi del 2019 ha raggiunto i 91 miliardi e mezzo di euro di export, stabile rispetto allo scorso anno, rappresenta il 27% del totale italiano che è di 337 miliardi (+2,1%). Tra i principali settori, in crescita il farmaceutico che passa da 4,9 a 6 miliardi in un anno (+26%), la moda da 10 a 10,4 miliardi (+3,5%) e la gioielleria, da 619 a 674 milioni (+8,8%). Germania, Francia ma anche Stati Uniti in forte aumento (+17,6%) sono le maggiori destinazioni delle esportazioni. Tra i primi 20 partner in crescita anche Corea del Sud (+10,3%), Austria (+4%), Paesi Bassi (+2,5%) e India (+2,3%). Ma per sapere dove va l’export lombardo per settore, quali sono i maggiori mercati, quali gli emergenti ecco la mappa: “L’export manifatturiero lombardo nel mondo – Manufacturing, from Lombardy to the world”, realizzata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e da Promos Italia, la struttura per l’internazionalizzazione del sistema camerale italiano, sui dati Istat a settembre 2019 e 2018.

Macchinari, metalli, moda e chimica i prodotti lombardi più esportati. I macchinari raggiungono quasi i 17 miliardi (19,5% del totale). Seguono i prodotti in metallo (14,5 miliardi, 15,8%), la moda (10,4 miliardi, 11,4%) e i prodotti chimici (10 miliardi, 11,1%). Sempre più alimentari lombardi arrivano negli Stati Uniti (+18,8%) e in Canada (+14%), tessili in Austria (+66,5%), legno in Algeria (+239,9%), prodotti chimici in Svizzera (+12,1%) ed Emirati Arabi Uniti (+10%), farmaceutici in Canada (+107,5%), petroliferi raffinati in Slovacchia e Bosnia-Erzegovina, gomma nella Rep. Ceca (+8,3%), metalli in India (+63,3%) e Russia (+22,8%), computer in Corea del Sud (+22,9%), apparecchi elettrici in Norvegia (+149%), macchinari in Corea del Sud (+30,9%) e Messico (+14,1%), mezzi di trasporto in Portogallo (+63,1%), prodotti delle altre attività manifatturiere nei Paesi Bassi (+30,5%) ed Emirati Arabi Uniti (+29,3%) e, in particolare, i mobili raggiungono sempre di più Corea del Sud (+22,8%), i gioielli gli Emirati Arabi Uniti (+123,1%) e il Messico (+63,5%) mentre, seppure su cifre minori, gli strumenti musicali vanno in Indonesia, i giocattoli in Croazia e gli articoli sportivi alle Mauritius.

L’export manifatturiero lombardo e italiano per provincia. Nella classifica generale Milano, prima con 32 miliardi di export, in crescita del 4,4% vale un decimo del totale nazionale. È seguita da Torino e Vicenza con oltre 13 miliardi. Quasi 12 miliardi anche per Brescia 4°, Firenze 5°, Bologna 6° e Bergamo 7°. Tra le prime 20 anche le lombarde Varese 13°, Monza Brianza 15°. A livello nazionale a crescere di più sono Firenze (+28,9%), Bologna (+11,9%), Arezzo (+34,7%), Latina (+43,7%) e Frosinone (+17,7%). A livello regionale segno più anche per Pavia (+11,7%), Lodi (+3,6%), Sondrio e Cremona (+1%). Per prodotto, Milano eccelle per prodotti chimici apparecchi elettrici, macchinari ma anche per computer ed elettronica insieme a Lodi e Monza Brianza. Brescia prima per metalli, Cuneo per alimentari, Firenze e Milano per abbigliamento, Lucca per legno, Siracusa e Cagliari per prodotti petroliferi raffinati, Latina per farmaceutici, Modena per articoli in gomma, Torino per mezzi di trasporto, Belluno e Treviso per prodotti delle altre attività manifatturiere tra cui gioielleria e mobili.

Imprese dell’inverno, a Brescia 2.976 aziende e 12 mila addetti

in Economia/Tendenze by

L’inverno e le imprese, il settore coinvolto dal periodo più freddo dell’anno conta 144mila imprese in Italia e 22 mila in Lombardia a settembre 2019, + 2% in cinque anni in Italia e + 4% in Lombardia. Hanno sede in Lombardia il 15% delle imprese nazionali nel settore. Il comparto dà lavoro a 490 mila addetti in Italia, di cui 97 mila in Lombardia. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Registro Imprese al terzo trimestre 2019.

I settori. Sono soprattutto imprese che si occupano di impianti di riscaldamento (circa 51 mila attività in Italia di cui 9.600 circa in Lombardia), pasticcerie e sale da tè (complessivamente circa 50mila in Italia, 6mila in regione), attività e articoli sportivi (12mila in Italia, 1.751 in regione), 6.552 attività di sostituzione pneumatici per auto (775 in Lombardia), 4.436 palestre per lo sport indoor (925 in regione), circa 2.119 organizzatori di corsi sportivi e ricreativi (427 in regione). Tra i “settori dell’inverno” in Italia anche 1.395 cinema (236 in Lombardia), 1.227 cappellerie/ombrellai di cui 227 in Lombardia e 1150 pelliccerie di cui 306 in Lombardia.

In Italia prima è Roma con 8.258 imprese (+1,3% in un anno, +6,8% in cinque) e con un numero di addetti complessivamente di 29 mila, seguita da Milano con 6.543 imprese (+0,4% e +10,2%) e 27 mila addetti. Seguono per numero di imprese Napoli, al terzo posto, con 5.880 attività (stabile in un anno, + 3,2% in cinque), Torino con 5.527 imprese (+0,2% e + 2,7%) e Bari (3.543). Guardando al numero degli addetti, dopo Roma e Milano ci sono Torino con 16.912 addetti, Napoli (13.251), Monza Brianza (13.204).

Tra le lombarde, dopo Milano con più di 6mila imprese nei settori invernali ci sono Brescia (2.976, +0,5% e 12 mila addetti), Bergamo (2.508, stabile e con 11 mila addetti), Varese (2.024 e 8 mila addetti) e  Monza (1.866, +1% in un anno e + 7% in cinque e 13 mila addetti). Sopra mille imprese Pavia (1.210, +0,7% in un anno), Como (1.254, +1,7%) e Mantova (1.204).

Massetti (Confartigianato) lancia l’allarme: 2019 nero per le imprese bresciane

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Tendenze by
Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia, con un’analisi, ha preso in considerazione il trend della congiuntura in provincia di Brescia mediante l’analisi di 6 indicatori relativi a 3 variabili chiave – imprenditorialità, export e credito – di cui si dispone di dati aggiornati al 2019. Gli indicatori esaminati sono quelli relativi a imprese totali, imprese artigiane, export totale prodotti manifatturieri e manufatti realizzati nei settori ad alta concentrazione di MPI, finanziamenti concessi al totale imprese e a quelle con meno di 20 addetti.

Qual è il trend rilevato ad inizio 2020? Il quadro sintetico – presentato in una conferenza stampa che si è tenuta questa mattina nella sede di Confartigianato Brescia e Lombardia Orientale – evidenzia per la provincia di Brescia una situazione allarmante con 6 indicatori su 6 in calo. L’intero tessuto produttivo vede il numero di imprese registrate diminuire per lo più nel settore manifatturiero e delle costruzioni. In particolare è il primo dei due a soffrire di più, registrando la flessione più elevata rispetto agli altri tre macro-settori esaminati. L’artigianato risulta anch’esso in flessione e anche in tal caso a perdere di più, registrando il calo più ampio del numero di imprese, è il manifatturiero. Si rileva un cambio di segno, da positivo a negativo, per la dinamica delle vendite sui mercati esteri di tutti i prodotti manifatturieri made in Brescia; la medesima evidenza la si coglie per l’export dei nove manufatti – alimentari, abbigliamento, tessile, articoli in pelle, metalli, legno, mobili, prodotti per la stampa e altri prodotti manifatturieri (comprendono in particolare Gioielleria ed Occhialeria) – realizzati nei settori a maggior concentrazione di MPI. Negativo anche l’andamento dei finanziamenti concessi alle imprese, sia per il totale imprese che per quelle di piccola dimensione (<20 addetti).
Come si presenta il trend rispetto ad un anno prima? Per il territorio di Brescia si osservano in prevalenza indicatori in peggioramento. Infatti dei 6 esaminati 5 – indipendente dal loro segno –sono in peggioramento rispetto al valore di 12 mesi prima e solo uno mostra un lieve miglioramento.

Nel dettaglio esaminando gli ultimi dati disponibili relativi al 2019 osserviamo che in provincia di Brescia il tessuto imprenditoriale del territorio mostra per il totale imprese una dinamica negativa (-0,9%), contando 1.044 imprese in meno, peggiore di quella rilevata nello stesso periodo dello scorso anno (-0,9%<-0,5% var.% III trim. 2018 su III trim. 2017); per l’artigianato la dinamica resta negativa (-1,1%), perde difatti 391 imprese, ma risulta in leggero miglioramento (-1,1%>-1,6% var.% III trim. 2018 su III trim. 2017) rispetto a quella di un anno fa.

Il calo dell’artigianato è fortemente correlato alla flessione del numero di imprese registrate nei due settori chiave: il settore Manifatturiero, che conta nell’ultimo anno 203 imprese in meno, pari ad un calo del -2,2% e il settore delle Costruzioni, che conta 204 imprese in meno, pari ad un calo del -1,6%.

L’analisi a livello di divisione Ateco 2007 evidenzia che i comparti rilevanti dell’artigianato – che rappresentano più dello 0,3% dello stock totale di imprese artigiane del territorio – che al III trimestre 2019 mostrano variazioni % positive sono 8 settori driver in cui operano complessivamente oltre 6 mila imprese, pari al 20,1% dell’artigianato della provincia, che registrano complessivamente una dinamica positiva del +2,4%. Questi 8 settori driver sono: Attività dei servizi d’informazione e altri servizi informatici (0,5% dello stock totale di imprese artigiane del territorio), Attività creative, artistiche e di intrattenimento (0,4%), Produzione di software, consulenza informatica e attività connesse (0,5%), Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature (2,4%), Altre attività professionali, scientifiche e tecniche (1,5%), Attività di servizi per edifici e paesaggio (3,1%), Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (0,6%), Altre attività di servizi per la persona (10,5%) e Attività di supporto per le funzioni d’ufficio e altri servizi di supporto alle imprese (0,7%).

Tra questi settori rilevanti, all’opposto, tra i settori non driver a registrare perdite percentuali più ampie nell’ultimo anno sono: Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi (-6,7%), Fabbricazione di mobili (-5,5%), Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); Fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio (-4,9%), Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia (-4,4%) e Costruzione di edifici (-4,3%).

Nei primi 9 mesi del 2019 anche la performance delle vendite sui mercati esteri dei prodotti manifatturieri realizzati dalle imprese bresciane è preceduta da segno negativo (-3,1%) e risulta peggiore di quella di 12 mesi fa (-3,1%<+8,4% var.% periodo cumulato I-III tr. 2018 su I-III tr. 2017); l’ammontare dei ricavi delle vendite realizzate nei mercati oltre i confini nazionali cala nell’ultimo anno complessivamente di 385 milioni di euro. Esaminando il trend delle vendite sui mercati UE28 ed Extra UE28, si osserva che rispetto all’andamento della domanda estera registrato da gennaio a settembre 2018, nei primi 9 mesi dell’anno in corso, le vendite scendono a ritmi più accentuati sui vicini mercati europei (-3,8%), in particolare verso i seguenti principali mercati di riferimento: Polonia (-10,8%), Paesi Bassi (-7,6%), Francia (-3,7%) e Germania (-3,5%).

La dinamica dell’export di manufatti made in Brescia realizzati nei 9 settori che mostrarono una più elevata concentrazione di addetti in MPI è anch’essa negativa (-2,9%) e in peggioramento (-2,9% crescita < al +5,3% var. % periodo cumulato I-III tr. 2018 su I-III tr. 2017), in tal caso il valore delle vendite nell’ultimo anno diminuisce di 84 milioni di euro.
Resta al “palo” il credito. I finanziamenti concessi a tutte le imprese del territorio sono inferiori di 2.719 milioni di euro, pari ad un calo percentuale del -10,6%; per le piccole imprese i finanziamenti concessi risultano inferiori di 313 milioni di euro, pari ad una variazione percentuale del -7,4%. In entrambi i casi la dinamica negativa rilevata ad ottobre risulta più accentuata rispetto a quella dello stesso periodo di un anno prima.
Conclusioni. Esaminando complessivamente la dinamica e il trend rispetto all’anno precedente dei 6 indicatori scelti otteniamo risultati a dir poco preoccupanti per il 2019, con sei indicato negativi di cui 5 in peggioramento, o in lieve peggioramento, rispetto al 2018.

Le dinamiche imprenditoriali, sia per il totale che per l’artigianato, risultano negative e il settore in maggior difficoltà è il manifatturiero.

L’andamento dell’export, che negli ultimi anni ha rappresentato per l’economia del territorio una leva di crescita rilevante, nei nove mesi del 2019 cambia traiettoria, divenendo negativo e registrando un brusco peggioramento rispetto all’anno precedente. Questa evidenza la si coglie sia per l’export manifatturiero complessivo che per le vendite estere di manufatti realizzati nei settori a maggior concentrazione di MPI. Sul fronte del credito sia per il totale imprese che per quelle più piccole i finanziamenti concessi restano in flessione con dinamiche negative più accentuate di quelle rilevate l’anno precedente.

FONTE: BRESCIA NEWS

Imprese, ecco le prime iscritte dell’anno in Lombardia

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Dal commercio online di calzature di Bergamo a quello di antiquariato e mobili usati di Brescia, dai servizi di cura per animali da compagnia di Roma all’erboristeria di Cuneo, dalla trattoria di Bari alla fabbricazione di sonde di temperatura e strumenti da disegno di Milano. Sono queste le province dove sono state presentate più domande di iscrizione da inizio anno. Ma c’è anche chi fabbrica fisarmoniche o accessori per strumenti musicali ad Ancona, chi offre corsi e laboratori artistici terapeutici ad Alessandria, servizi di idromassaggio e sauna finlandese a Pordenone, di falegnameria a Reggio Calabria o autolavaggio a Siracusa. Da Capodanno al 4 gennaio in Italia sono nate 1.250 imprese, una su cinque in Lombardia (241 pari a una sessantina al giorno). Il 6% ha aperto a Bergamo, il 5% a Brescia e Roma, il 4% a Cuneo, Bari e Milano. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del registro delle imprese relativo alle attività iscritte nei primi giorni dell’anno tra attive e inattive aggiornato al 4 gennaio 2020.

Le nuove nate per settore. In Italia (secondo i codici di attività dichiarati dalle attive) prevalgono le imprese in commercio al dettaglio (20,8% del totale), alloggio e ristorazione (13%), settore manifatturiero e servizi alla persona (entrambi al 12%), costruzioni e commercio all’ingrosso (10%). In Lombardia il commercio al dettaglio rappresenta il 23% delle start up, i servizi alla persona il 14,5%, il manifatturiero il 13,7%, la ristorazione l’11%.

A Milano città. Sono 28 le imprese iscritte a Milano città nei primi giorni dell’anno. Pesano il 12% regionale. Prevalgono i settori del commercio (33% circa), i servizi finanziari e immobiliari (25%) e le attività scientifiche (16,7%).

 

Moda, a Brescia 4mila imprese… guidate in prevalenza da uomini

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Dal 10 al 14 gennaio al via Milano Moda Uomo. Quanto pesa la moda al maschile nelle imprese? Su 33 mila in Lombardia tra produzione, commercio e design oltre 20 mila sono guidate da uomini, il 62% del totale, soprattutto nell’attività di design, quasi tre su quattro (73%) e nella produzione, circa due su tre (64%). Superano la media regionale Milano (67%), Como (65%) e Varese (64%). Nel design a Cremona pesano per l’84% e a Pavia per il 78% mentre nella produzione arrivano al 70% circa a Varese e Como. Più forte la presenza femminile nel commercio dove le donne rappresentano il 43% e gli uomini il 57% ma non a Milano dove le imprese al maschile sono comunque quasi due su tre (65%). Per numero complessivo di imprese Milano domina con 13 mila, seguita da Brescia con quasi 4 mila, Bergamo e Varese con oltre 3 mila. Superano le 2 mila anche Como e Monza Brianza. In Italia le imprese maschili della moda rappresentano il 58% del totale, molto al di sopra della media si piazzano Fermo e a Biella con oltre il 70%, seguite da Pisa (69%), Napoli (68%), Milano (67%), Como (65%) e Varese (64,3%).  Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati del registro delle imprese al terzo trimestre 2019.

Ha dichiarato Marco Accornero, membro di giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi: “Queste giorni dedicati alla moda e alla sartoria maschile, oltre a essere un’importante occasione di business per le imprese, rappresentano un’opportunità per farci entrare in una atmosfera ancora più internazionale”.

Le imprese della moda in Italia: sono 218 mila, di cui 33 mila in Lombardia, prima regione, seguita da Campania con 32 mila e Toscana con 27 mila. Tra le province prima Napoli con quasi 21 mila, seguita da Roma con 15 mila e Milano con 13. Vengono poi Firenze, Prato, Bari e Torino. Milano eccelle però nel design con oltre 2 mila attività specializzate. La moda impiega 875 mila addetti in Italia, 201 mila in Lombardia di cui 98 mila a Milano, prima in Italia davanti a Napoli e Firenze.

2020, le imprese bresciane guardano all’export ma temono la crisi Usa-Iran

in Economia/Export/Tendenze by

Per le imprese lombarde fino a pochi giorni fa erano positive le aspettative verso i mercati esteri per il 2020. Ora la crisi cambia gli scenari. In particolare, a gennaio, metà delle imprese ritiene che in tempi brevi non ci saranno particolari conseguenze sul loro business estero e metà ritiene che ci saranno, contenute intorno al dieci per cento degli affari internazionali. La metà delle imprese resta ottimista sul futuro, secondo un’indagine del 7 gennaio di Promos Italia, la società per l’internazionalizzazione delle Camere di commercio in Italia insieme alla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su circa cento imprese già attive o interessate a espandersi sui mercati esteri.

Ora c’è prudenza rispetto all’ottimismo di oltre duecento imprese sentite a fine dicembre 2019. Circa l’85% delle imprese attive sui mercati internazionali era infatti pronta ad aumentare il proprio business internazionale, il 61% molto e il 24% abbastanza. Il 41% degli operatori che avevano risposto all’indagine riteneva che il 2020 sarebbe stato un anno più positivo del 2019 per il proprio business internazionale, per il 31% sarebbe rimasto costante mentre il 16% prevedeva un peggioramento della situazione. Molte (38,5%) con rapporti commerciali in più di dieci Paesi esteri, nel corso del 2020 avrebbero voluto ulteriormente espandere il proprio business in Europa, con la Germania da sola che attrae l’interesse del 25%, con la Russia a quota 23% mentre il 17% puntava sugli Stati Uniti e il 19% guardava alla Cina e il 21% al Giappone.

“Anche nel 2019 l’export ha fatto registrare dati positivi, confermandosi uno dei pilastri dell’economia italiana e tra le risorse più importanti per la crescita delle nostre imprese – dichiara Giovanni Da Pozzo, Presidente di Promos Italia -. L’indagine che abbiamo realizzato a fine dicembre 2019 dimostra le attese ottimistiche delle imprese in questo ambito. A inizio 2020, la situazione si è modificata a causa della crisi USA – Iran, che prevedibilmente avrà delle conseguenze sulle relazioni internazionali e di conseguenza sugli scambi. Siamo a fianco alle imprese dei nostri territori per seguire questi sviluppi ed aiutarle in questa fase di attesa e di incertezza”.

L’indagine di Promos Italia sugli operatori a dicembre 2019 (risultati completi nella parte finale del comunicato): per le imprese milanesi e lombarde che operano a livello internazionale, il business estero è molto importante. Emerge da una indagine di Promos Italia, la società per l’internazionalizzazione delle Camere di commercio in Italia insieme alla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi a dicembre 2019 su oltre 200 aziende lombarde che operano sui mercati internazionali o che stanno avviando il processo d’internazionalizzazione.

Nel fatturato conta l’attività internazionale per metà delle imprese. Il fatturato è influenzato per gran parte dall’attività sui mercati esteri. Per circa il 34% degli imprenditori coinvolti nella rilevazione infatti, il business internazionale pesa per oltre il 50% del fatturato.

Le problematiche principali per circa uno su tre sono dimensione aziendale e burocrazia. Bisogna tener conto di alcune problematiche a cui le imprese sono soggette, le più diffuse sono: la dimensione aziendale (31%), la burocrazia internazionale (30%), la scarsa conoscenza dei mercati (28%), i costi di accesso al mercato (24%), l’inaffidabilità dei partner locali (17%).

Cercano soprattutto controparti estere nel 59% dei casi. Il 59% sostiene che la ricerca di controparti estere è ancora la soluzione migliore per sviluppare processi di internazionalizzazione, seguita da partecipazione a fiere internazionali (56%) e incontri b2b con controparti estere (46%).

Cresce l’e-commerce (24%) anche se la distribuzione diretta rimane il canale più utilizzato (51%). È seguito dalla distribuzione indiretta, attraverso distributori, buyers e importatori (46%), più staccato l’e-commerce (24%) e i marketplace utilizzati dal 13% delle imprese coinvolte.

Il quadro nazionale degli scambi nei primi nove mesi del 2019. La Lombardia nei primi nove mesi del 2019 ha superato i 194 miliardi di interscambio, stabile rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Vale il 29% del totale italiano che è di 670 miliardi ed è prima seguita da Veneto (85 miliardi) ed Emilia Romagna (77 miliardi). In particolare l’export è di 94 miliardi circa su 352 miliardi nazionali (26,8%) e l’import di 100 miliardi su 317 miliardi (31,5% del totale). Secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia, la struttura del sistema camerale a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese, sugli ultimi dati Istat per i primi nove mesi del 2019, il trend è positivo a Milano che cresce complessivamente del 3% per scambi (86 miliardi): +5% l’export che è di 34 miliardi e +2% l’import (52 miliardi).

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