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Tendenze

Imprese, Star Brixia si cambia d’abito e guarda al futuro

in Economia/Finanza/Tendenze by

Quella di Star Brixia S.r.l. è, nel mondo finanziario, una storia iniziata quasi vent’anni fa, ma soprattutto è una storia che continua. Una precisazione importante, come ha sottolineato Daniele Cirimbelli, Amministratore Unico della società, presentando il nuovo viaggio intrapreso, e smentendo così le voci circolate nell’ultimo periodo che davano l’azienda come chiusa.

«Sono stati 18 anni meravigliosi e intensi. Sono partito a piedi scalzi in un mondo che non conoscevo – racconta Daniele Cirimbelli ricordando il suo viaggio nel mondo della finanza – e piano piano sono cresciuto fino a diventare l’azienda che siamo. Per rimanere sé stessi e confermare l’identità della nostra azienda a volte bisogna cambiare».

E dopo 18 anni di esperienze, fatiche, giochi di squadra, grandi successi e disponibilità dei collaboratori anche nei momenti più difficili, tra cui quello della pandemia, il momento di cambiare è arrivato davvero. Star Brixia ha deciso di intraprendere nuove sfide e nuovi progetti che nelle prossime settimane verranno presentati sui social.

_«Siamo felici di comunicare ai clienti e a tutta la popolazione – queste le prime parole di Daniele Cirimbelli presentando la nuova missione – che Star Brixia Srl, della quale ho l’onore di essere Amministratore Unico, è presente in tutti i suoi 15 uffici regolarmente iscritti all’albo OAM A196 ».

Con i suoi circa 60 dipendenti su tutto il nord Italia ed un fatturato in constante crescita, la PMI con sede legale a Castegnato in via Giovanni Guido Mangano, e presente nelle province di Brescia, Bergamo, Cremona, Lodi, Monza e Brianza, Milano, Piacenza e Novara, è stata recentemente citata anche dal Giornale di Brescia, nella classifica tra le 100 aziende con una maggiore crescita del fatturato.

«I nostri uffici – prosegue Cirimbelli – sono operativi e a disposizione di tutti coloro i quali avranno esigenze per rivolgersi a noi. Siamo aperti, siamo sempre più aperti ad ascoltare e ad accogliere con la consueta gentilezza e cortesia, anzi con una enorme e rinnovata energia».

Un viaggio che continua ancora da oggi , con i clienti abituali che hanno avuto modo di scoprire da vicino e conoscere i nuovi servizi.
«Sarò riconoscente per sempre – conclude Daniele Cirimbelli iniziando la lunga lista di ringraziamenti – a chi mi ha dato modo di crescere e di diventare distintivo nel mio territorio. Grazie a tutti quelli che mi hanno dato qualcosa; io sono certo di avere dato tutto. E anche di più».

E l’ultimo pensiero è stato per chi quei 15 uffici li fa vivere tutti i giorni. «E grazie sempre – le ultime parole di prima che la commozione prendesse il sopravvento – a tutti i miei magici e straordinari collaboratori».

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Perché la provincia di Brescia è la principale realtà industriale d’Italia

in Economia/Tendenze by

Nel cuore della Lombardia, la provincia di Brescia si distingue come una delle principali locomotive economiche e industriali d’Italia. Con oltre 1.200.000 abitanti e un tessuto produttivo tra i più dinamici del Paese, questo territorio ha saputo coniugare tradizione manifatturiera e innovazione tecnologica, divenendo un modello di sviluppo riconosciuto anche a livello internazionale. Ma cosa rende Brescia un unicum nel panorama industriale italiano?

Una cultura del lavoro radicata

Alla base del successo industriale bresciano c’è una profonda cultura del lavoro, che affonda le radici nell’artigianato e nella piccola impresa di tradizione familiare. Fin dal secondo dopoguerra, infatti, le valli e le pianure bresciane hanno visto nascere un’impressionante rete di imprese a conduzione familiare, molte delle quali cresciute fino a diventare leader di settore. La propensione al fare, al produrre, al cercare soluzioni concrete è un tratto distintivo del territorio, sostenuto da una forte etica del lavoro e da un’attenzione quasi artigianale alla qualità.

Diversificazione e specializzazione

Uno dei grandi punti di forza della provincia è la sua capacità di diversificare la produzione, pur mantenendo una specializzazione elevata. I settori trainanti sono numerosi: metallurgia e siderurgia, meccanica, rubinetteria, valvolame, automotive, agroalimentare, tessile, edilizia e chimica. Basti pensare al distretto dell’acciaio di Valle Camonica e Valtrompia, o alla rubinetteria della Valsabbia, per comprendere quanto il territorio sia capace di generare poli produttivi riconosciuti in tutto il mondo.

Brescia è infatti uno dei più importanti produttori europei di acciaio e il secondo polo siderurgico italiano dopo Taranto, con grandi gruppi industriali come Feralpi, Ori Martin, Alfa Acciai e Duferco che rappresentano l’eccellenza dell’imprenditoria bresciana.

Piccole e medie imprese ad alto rendimento

La provincia conta oltre 100.000 imprese attive, di cui una buona parte nel settore manifatturiero. Queste aziende sono caratterizzate da una dimensione medio-piccola ma con un altissimo grado di efficienza, flessibilità e capacità di innovazione. La filiera è spesso integrata localmente: chi produce semilavorati, chi componenti, chi assemblaggi, in un ecosistema dove la collaborazione tra imprese è fondamentale per garantire velocità e qualità.

Il cosiddetto “modello Brescia” è proprio questo: un tessuto produttivo diffuso, competitivo e interconnesso, capace di affrontare anche le sfide della globalizzazione con una sorprendente resilienza.

Innovazione e internazionalizzazione

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’industria bresciana non è rimasta ancorata al passato. Negli ultimi decenni ha saputo investire massicciamente in ricerca e sviluppo, digitalizzazione dei processi produttivi e sostenibilità ambientale. L’adozione delle tecnologie 4.0, l’automazione, l’uso dell’intelligenza artificiale e l’efficienza energetica sono ormai realtà consolidate in molte aziende della provincia.

Anche l’internazionalizzazione è un elemento chiave: oltre il 50% del fatturato industriale bresciano proviene dall’export, con Germania, Francia, Stati Uniti e Cina tra i principali partner commerciali. I prodotti made in Brescia sono apprezzati per l’alta qualità, l’affidabilità e la capacità di personalizzazione, caratteristiche che rendono le imprese locali competitive sui mercati globali.

Formazione e capitale umano

Un’altra leva fondamentale del successo industriale bresciano è l’attenzione alla formazione. Il territorio vanta una rete di istituti tecnici, ITS e università (come l’Università degli Studi di Brescia) che lavorano in stretta sinergia con le imprese, per formare le competenze richieste dal mercato. Il capitale umano è dunque preparato, specializzato e fortemente orientato alla pratica e all’innovazione.

Infrastrutture e collegamenti

Infine, non va sottovalutato il ruolo delle infrastrutture: Brescia è ben collegata grazie a un efficiente sistema autostradale (A4, A21), ferroviario (alta velocità e trasporto merci) e alla vicinanza con aeroporti internazionali come Orio al Serio, Verona e Linate. Questo facilita la logistica, il commercio e gli scambi internazionali, potenziando ulteriormente l’attrattività del territorio.


Conclusione

La provincia di Brescia non è solo un gigante industriale per numeri e fatturato, ma un esempio concreto di come tradizione e innovazione possano convivere armoniosamente. Il suo modello produttivo, fondato su competenza, resilienza, collaborazione e visione internazionale, rappresenta un punto di riferimento per tutta l’economia italiana. Un territorio che lavora, innova e cresce, facendo dell’industria non solo un motore economico, ma anche una vera e propria identità culturale.

Brescia, manifatturiero già in calo da mesi

in Economia/Manifatturiero/Meccanica/Tendenze by

Nei primi tre mesi del 2025, l’attività produttiva nel settore manifatturiero bresciano ha registrato una nuova flessione nel confronto con lo stesso periodo del 2024 (-2,3%). Si tratta dell’ottavo trimestre consecutivo di dinamica negativa per quanto riguarda l’industria locale: l’ultimo periodo con il segno “più” risale infatti ai primi tre mesi del 2023.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al periodo gennaio-marzo 2025

Continua quindi la fase di debolezza per le realtà manifatturiere del territorio, che risultano penalizzate dalla fragile congiuntura internazionale (con l’indice PMI manifatturiero globale è rimasto intorno alla soglia dei 50 punti, segnalando una crescita nel complesso stagnante), in particolare dalla limitata domanda proveniente dalla Germania (primo mercato estero di sbocco per le nostre imprese), la cui economia ha mostrato segnali di stabilità, all’interno di uno scenario che rimane tutt’altro che esaltante. A tali fattori si aggiungono poi le incertezze provocate dalla politica protezionistica annunciata dagli Stati Uniti, che rischia di compromettere fortemente la competitività delle imprese bresciane nei confronti del terzo Paese di destinazione del nostro export.

Con riferimento al solo 1° trimestre del 2025, la produzione mostra invece un lieve incremento, segnando una variazione grezza positiva (+1,5%) rispetto al trimestre precedente (congiunturale). Si tratta di un segnale piuttosto incoraggiante, perché indicherebbe una capacità di reazione da parte del made in Brescia, che offre elementi di cauto ottimismo per i mesi a venire. A seguito delle evoluzioni sopra indicate, il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2025, è pari a -0,5%.

“I dati del primo trimestre 2025 confermano un quadro ancora fragile per la nostra manifattura, che continua a confrontarsi con una domanda debole e un contesto internazionale incerto – commenta Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia –. Tuttavia, i segnali positivi emersi – in particolare la lieve ripresa congiunturale della produzione e il miglioramento degli ordini – ci indicano che il sistema industriale bresciano sta dimostrando ancora una volta una buona capacità di tenuta e adattamento. A livello macroeconomico, la stabilizzazione dell’indice PMI manifatturiero globale evidenzia una crescita stagnante: in questo contesto, proprio la reattività mostrata dalle imprese di medie e grandi dimensioni è un segnale importante di tenuta strutturale. A maggior ragione, in tale contesto, è fondamentale continuare a lavorare con determinazione su competitività, innovazione e formazione.”

§  Nei primi tre mesi del 2025 il 42% degli operatori intervistati ha dichiarato una crescita dell’attività rispetto al periodo precedente, a fronte del 35% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti e del 23% che invece ha segnalato una flessione degli stessi.

§  La disaggregazione della variazione della produzione per classe dimensionale mostra andamenti particolarmente differenziati: +0,2% per le imprese micro, -1,2% per le piccole, +4,6% per le medie e +4,3% per le grandi.

§  Con riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva ha evidenziato una forte eterogeneità delle dinamiche. Consuntivi positivi provengono dalle realtà dell’alimentare (+6,5%), della metallurgia (+4,7%), del legno e minerali non metalliferi (+2,7%), del chimico, gomma e plastica (+0,9%) e della meccanica (+0,6%). Per contro, le aziende del sistema moda hanno dichiarato una contrazione dei livelli produttivi (-2,6%).

§  Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato al 75%, invariato rispetto alla rilevazione precedente, e in diminuzione del 2% nei confronti di quanto misurato nel primo trimestre del 2024 (77%).

§  Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 27% delle imprese, rimaste invariate per il 52% e diminuite per il 21%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 29% degli operatori, calate per il 19% e rimaste stabili per il 52%; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 26%, diminuite per il 18% e rimaste invariate per il 56% del campione.

§  I costi di acquisto delle materie prime sono rilevati in crescita dal 43% delle imprese, con un incremento medio pari al 2,2%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 32% degli operatori, per una variazione complessiva pari a +1,2%. Prosegue quindi la fase di assestamento dei prezzi dei beni industriali, dopo le forti tensioni rilevate negli ultimi anni. Va tuttavia rilevato che le attuali quotazioni delle materie prime e dei semilavorati tuttora continuano ad attestarsi su livelli significativamente superiori rispetto alla situazione pre-pandemica.

§  La bassa domanda proveniente dai mercati domestici e internazionali continua a preoccupare le imprese manifatturiere bresciane, che denunciano tale aspetto come il principale fattore che frena la produzione: ciò ha riguardato il 43% delle realtà intervistate, una quota in riduzione rispetto al 49% riscontrato alla fine del 2024, ma più elevata di quanto sperimentato nei primi tre mesi del 2024 (33%). Il secondo elemento maggiormente segnalato dalle aziende (molto distanziato) riguarda la componente geopolitica (11%, la quota più alta da quando si rileva tale informazione), a certificazione di un sistema economico locale particolarmente preoccupato per i numerosi focolai in essere, in un contesto esacerbato dall’incertezza provocata dai dazi annunciati (e poi temporaneamente sospesi) dall’amministrazione Trump. Il 9% delle imprese denuncia invece problematiche nel reperimento di manodopera: si tratta di una difficoltà non nuova per l’industria bresciana, che continua a essere segnalata anche in un momento ciclico non propriamente espansivo, come quello attuale.

§  Le prospettive per i prossimi mesi sono debolmente positive, lasciando presagire un possibile nuovo, ma moderato, rasserenamento delle condizioni operative: infatti, il 27% delle imprese propende per un incremento dell’attività, a fronte del 63% che esprime più cautela e del 10% che invece prevede una flessione della stessa. I settori con le prospettive più positive sarebbero alimentare, chimico, gomma e plastica. Le imprese dei comparti legno e minerali non metalliferi, meccanica e metallurgia esprimono un ottimismo relativamente più contenuto, mentre le realtà del sistema moda non si attendono rilevanti movimenti rispetto all’attuale situazione.

§  La domanda è attesa in ripresa. Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono in crescita per il 29% delle aziende, stabili dal 58% e in calo dal 13%. Quelli da parte degli operatori comunitari, sono dichiarati in aumento dal 28% delle imprese, invariati per il 60% e in flessione per il 12%. Quelli in arrivo dai mercati extra UE sono in crescita per il 24%, stabili per il 62% e in contrazione per il 14%.

§  I giorni di produzione assicurata rilevati nel trimestre ammontano mediamente a 70, riflettendo una significativa dispersione fra i settori e le classi dimensionali analizzate. Il dato complessivo appare in miglioramento nei confronti di quanto rilevato nel periodo precedente (66) e di quanto riscontrato nei primi tre mesi del 2024 (59).

Antares Vision, migliorano i conti: ecco i numeri del bilancio

in Bilanci/Economia/Tendenze by

Il Consiglio di Amministrazione di Antares Vision S.p.A. (EXM, AV:IM) – multinazionale italiana leader nella tracciabilità e nel controllo qualità, che garantisce la sicurezza dei prodotti e la trasparenza delle filiere attraverso la gestione integrata dei dati – riunitosi oggi, ha approvato il progetto di bilancio di esercizio e il bilancio consolidato al 31 dicembre 2024.

Gianluca Mazzantini, CEO di Antares Vision Group, ha commentato: “Il 2024 è stato un anno di svolta in cui il Gruppo si è focalizzato sull’implementazione delle principali azioni previste dal Piano Industriale 2024-2026, quali l’attivazione di nuovi processi e procedure, la riorganizzazione della forza lavoro e il contenimento dei costi, che hanno portato a un aumento della marginalità. Quest’ultimo, unito a un miglioramento del capitale circolante, e di conseguenza della generazione di cassa operativa, ha dato un forte impulso alla riduzione della posizione finanziaria netta, che si è attestata a € 83,7 milioni.

L’EBITDA Adjusted è risultato pari a €31,7 milioni, con una marginalità del 15,3% rispetto al 6,7% registrato nel 2023 e superiore alla guidance (11,5-14%). Di conseguenza, già alla fine del 2024 il rapporto PFN/EBITDA è tornato sotto 3x (2,6x) contro 7,3x del 2023. I risultati raggiunti dimostrano la validità della strategia messa in atto in questi mesi, durante i quali abbiamo lavorato con successo sul processo di accelerazione del go-to-market, per accorciare la tempistica tra presa d’ordine e trasformazione in revenue. Oggi, quindi, il Gruppo è strutturato per poter gestire, con l’attuale livello di costi, ordinativi per un valore totale superiore rispetto al passato.

A questo proposito, la focalizzazione per quest’anno e per gli anni a venire sarà incentrata sullo sviluppo della top line, in modo da sfruttare a pieno l’effetto leva sui costi non ancora a regime, sui quali stiamo continuando a lavorare. Per accelerare la nostra crescita, abbiamo recentemente introdotto nell’organizzazione nuove figure come quella del CRO (Chief Revenue Officer), che si occuperà di garantire che la generazione dei ricavi sia allineata al processo previsionale di Gruppo. Nel mese di aprile 2025, infine, presenteremo al mercato il Piano Strategico 2025-2027”.

ANALISI DEI RISULTATI ANNUALI 2024

ORDINI RACCOLTI Nel FY 2024, Antares Vision Group ha fatto registrare un incremento degli ordini del +7% Y/Y (+20% Y/Y in 4Q 24), in accelerazione rispetto a quanto registrato nei 9M 2024 (+6% Y/Y). La crescita considera l’uscita dal perimetro di Antares Vision Russia, deconsolidata da inizio anno, e continua a non includere quanto raccolto dalla controllata rfxcel. Su base geografica, nel FY 24 l’aumento degli ordini è stato trainato da Europa e Italia, rispettivamente in crescita del +27% e +6%. Si conferma negativa (-7% Y/Y, +51% Y/Y in 4Q 24), ma in netto miglioramento rispetto ai 9M 2024 (-18% Y/Y), la performance registrata in America. Positive, invece, le zone Africa & Middle East e Asia & Oceania, rispettivamente in crescita del +6% Y/Y e +11% Y/Y. Per quanto riguarda le Cash Generating Unit (CGU), da segnalare gli incrementi di Fast-Moving Consumer Goods (FMCG, +13% Y/Y) e Life Science & Cosmetics (+4% Y/Y). Si registra una crescita a doppia cifra (+12% Y/Y) da parte della Supply Chain Transparency (SCT), rispetto a una performance leggermente negativa nei primi nove mesi dell’anno (-3%).

FATTURATO CONSOLIDATO I ricavi FY 2024, pari a €207,5 milioni, hanno fatto registrare un incremento del +2% rispetto allo scorso esercizio a parità di perimetro di consolidamento; rispetto ai risultati riportati nel FY 2023, i ricavi 2024 escludono Antares Vision Russia, ora totalmente deconsolidata. La tabella sottostante riporta le vendite per Area di Business, che rispecchiano la nuova organizzazione strutturata in quattro CGU.

CONTO ECONOMICO CONSOLIDATO

Di seguito si riporta il Conto Economico Consolidato al 31 dicembre 2024 riclassificato secondo i criteri gestionali. I “Ricavi”, pari a €207,5 milioni al 31 dicembre 2024, hanno registrato un decremento di €6,4 milioni rispetto allo stesso periodo dello scorso esercizio (-3,0%). Le variazioni nel perimetro di consolidamento, relative alle società Antares Vision Rus, Markirovka As A Service LLC, Rfxcel LLC e T2 Software, hanno determinato un calo di €10 milioni (-4,7%), mentre la dinamica cambi ha avuto un impatto negativo di circa €600.000.

Il “Valore della Produzione”, pari a €217,9 milioni al 31 dicembre 2024, ha registrato un decremento del 3,7% rispetto allo scorso esercizio quando ammontava a €226,2 milioni. La diminuzione, superiore a quella dei ricavi, è dovuta a minori capitalizzazioni dei costi di sviluppo (€6,4 milioni nel 2024 contro €9,5 milioni nel 2023) in parte compensate dai contributi conto esercizio.

Il “Costo del Venduto (COGS)”, pari a €49,3 milioni al 31 dicembre 2024, ha registrato un decremento del 7,7% rispetto allo scorso esercizio quando ammontava a €53,3 milioni e una riduzione dell’incidenza percentuale sul fatturato del 4,8% grazie alla crescita dei servizi post-vendita, a un adeguamento prezzi e a una standardizzazione dei processi di produzione. Conseguentemente il “Primo Margine” e il “Valore aggiunto” hanno assunto rispettivamente il valore di €165,6 milioni (€167,1 milioni al 31 dicembre 2023, – 1,0%) e di €124,9 milioni (118,2 milioni di euro al 31 dicembre 2023, + 5,7%) determinando quindi un miglioramento della marginalità.

Il “Margine Operativo Lordo Normalizzato (EBITDA Adjusted)” si è attestato a €31,7 milioni al 31 dicembre 2024 (€14,3 milioni al 31 dicembre 2023) con un incremento in valore assoluto di €17,4 milioni (+121,1%) e con un’incidenza percentuale sul fatturato pari al 15,3% (6,7% al 31 dicembre 2023). Su tale risultato ha inciso il decremento del costo del lavoro che pesa per €93,1 milioni nel 2024 contro €103,9 milioni nel 2023 (-10,3% Y/Y).

Il “Risultato Operativo Normalizzato (EBIT Adjusted)” si è attestato a €10,6 milioni al 31 dicembre 2024 (- €2,8 milioni al 31 dicembre 2023) con un incremento in valore assoluto di €13,4 milioni e con un’incidenza percentuale sul fatturato pari al 5,1% (-1,3% al 31 dicembre 2023). Tale risultato ha scontato i maggiori ammortamenti legati alla capitalizzazione dei costi di sviluppo e dei diritti d’uso per le diverse sedi aziendali, oltre che a maggiori accantonamenti di natura prudenziale al Fondo svalutazione crediti e al Fondo garanzia prodotti.

I “Proventi e gli Oneri finanziari”, pari a €4,9 milioni, sono stati influenzati per €6,5 milioni da interessi e oneri finanziari su finanziamenti.

Il “Risultato Ante Imposte (EBT)” si è attestato a -€16,6 milioni al 31 dicembre 2024 (-€100,4 milioni al 31 dicembre 2023) con un incremento in valore assoluto di €83,8 milioni. Questo al netto delle imposte e del risultato di competenza di terzi ha determinato un “Risultato netto” di -€18,8 milioni (-€99,6 milioni al 31 dicembre 2023).

Per fornire, quindi, una rappresentazione più chiara dell’utile netto si è provveduto a normalizzare lo stesso: • dell’effetto delle PPA e della svalutazione del Goodwill, • delle poste straordinarie, • delle differenze cambi • dell’effetto dei warrant, determinando un Risultato netto Normalizzato pari a €3,1 milioni di euro, contro il valore negativo di €9,5 milioni di euro del 2023.

STATO PATRIMONIALE CONSOLIDATO

Di seguito si riporta la situazione Patrimoniale-Finanziaria Consolidata al 31 dicembre 2024 riclassificata secondo il criterio degli impieghi e delle fonti.

Il “Capitale investito netto”, pari ad €243,7 milioni al 31 dicembre 2024 (€272,0 milioni al 31 dicembre 2023), è composto dal Totale Attivo Immobilizzato per €225,2 milioni (€228,5 milioni al 31 dicembre 2023), dal Capitale Circolante Netto per €27,9 milioni (€56,6 milioni al 31 dicembre 2023) e da TFR e Fondi rischi e oneri per €9,5 milioni (€11,2 milioni al 31 dicembre 2023).

Il “Totale Attivo Immobilizzato” (€225,2 milioni) ha mostrato un decremento complessivo di €3,2 milioni rispetto al 31 dicembre 2023 (-1,4%) prevalentemente per l’effetto combinato dei seguenti fattori: • decremento netto di €0,1 milioni delle immobilizzazioni finanziarie per l’adeguamento delle partecipazioni in imprese collegate e joint venture alla quota di pertinenza del patrimonio netto; • incremento netto di €0,5 milioni delle immobilizzazioni materiali per gli ammortamenti dell’esercizio di €5 milioni, l’effetto cambi positivo di €3,3 milioni e gli investimenti dell’esercizio di €6,4 milioni; • decremento netto di €6 milioni delle immobilizzazioni immateriali per gli ammortamenti dell’esercizio di €17,8 milioni, l’effetto cambi positivo di €3,1 milioni e gli investimenti dell’esercizio di €9 milioni.

La “Posizione Finanziaria netta normalizzata” è stata pari ad €83,7 milioni (€104,3 milioni al 31 dicembre 2023). Per maggiori dettagli si rimanda al paragrafo successivo. Il “Patrimonio Netto” è stato pari a €160,0 milioni (€167,7 milioni al 31 dicembre 2023) ed è influenzato da un risultato d’esercizio negativo di €18,8 milioni.

POSIZIONE FINANZIARIA NETTA

La “Posizione Finanziaria Netta Consolidata” è risultata negativa per €86,5 milioni di euro al 31 dicembre 2024 (negativa per €109,1 milioni al 31 dicembre 2023), mentre la “Posizione Finanziaria Netta Consolidata Adjusted”, ossia comprensiva degli strumenti finanziari derivati attivi non correnti, è stata negativa per €83,7 milioni (negativa per €104,3 milioni al 31 dicembre 2023). Si segnala che al 31 dicembre 2024 la Posizione Finanziaria Netta Consolidata non include alcuna passività finanziaria relativa ai warrant essendosi realizzato in data 19 aprile 2024 il termine di decadenza degli stessi. La passività finanziaria relativa ai warrant ammontava a €78.000 al 31 dicembre 2023. La variazione della Posizione Finanziaria Netta Consolidata Adjusted rispetto allo scorso esercizio è prevalentemente attribuibile all’effetto combinato dei seguenti fattori:

• il Margine Operativo Lordo Normalizzato (EBITDA Adjusted) positivo di €31,7 milioni; • la variazione positiva del capitale circolante netto di €21,2 milioni principalmente dovuta a una migliore gestione del magazzino (con un decremento di €6,3 milioni); una migliore attività di collection dei Crediti commerciali (decrementati di €12,6 milioni), una oculata gestione dei fornitori che ha portato a un incremento dei debiti commerciali (€2 milioni) e per ultimo un’ottima raccolta ordini da clienti per il 2025 che ha determinato un incremento degli Anticipi da clienti (€1,4 milioni); • gli investimenti in immobilizzazioni materiali ed immateriali per €15,4 milioni; • il pagamento di spese di gestione straordinaria di €11,9 milioni; • il pagamento di interessi passivi per €5,4 milioni; • il pagamento di imposte per €0,6 milioni. Nel 2024 Antares Vision Group ha sostenuto investimenti per complessivi €15,4 milioni, dei quali €6,4 milioni relativi a immobilizzazioni materiali ed €9 milioni relativi ad immobilizzazioni immateriali.

FONTE COMUNICATO STAMPA

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Brescia, inflazione a +1,4% rispetto a febbraio 2024

in Economia/Tendenze by

A febbraio 2025, secondo le stime definitive, i prezzi al consumo per l’intera collettività sono in aumento rispetto a gennaio 2025 (tasso congiunturale pari a +0,4%) e rispetto a febbraio 2024 (tasso tendenziale pari a +1,4%). A riportarlo – secondo quanto riferisce Brescia news – è l’Ufficio Statistica del Comune di Brescia.

Rispetto al mese precedente, crescono in modo deciso i prezzi delle divisioni “Bevande alcoliche e tabacchi” (+1,7%), seguiti dai “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+1,5%), dai “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,5%) e “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+0,4%). Presentano, invece, un deciso calo dei prezzi le divisioni delle “Comunicazioni” (-0,9%). Pressoché stabili le restanti divisioni. Nel confronto con febbraio del 2024, maggiori incrementi si registrano per le divisioni dei “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+3,4%); dei “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+2,4%), degli “Altri beni e servizi “(+2,4%); dell’“Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+2,0%); dell’“Istruzione” (+2,0%); delle “Bevande alcoliche e tabacchi” (+1,6%) e della “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+1,5%). In forte calo, la divisione “Comunicazioni” (-6%).

Analizzando per tipologia di prodotto, i “Beni” presentano complessivamente un aumento congiunturale (+0,3%). Nel dettaglio, aumentano sia i Beni alimentari (+0,5%), per effetto dell’aumento dei lavorati (+0,4%) e, in misura più intensa, dei non lavorati (+0,7%). In aumento anche i Beni Energetici (+0,7%), per effetto dell’aumento degli Energetici regolamentati (+1,0%) e degli Altri Energetici (+0,7%). In termini tendenziali, complessivamente i “Beni” salgono dell’1%, gli alimentari aumentano (+3,0%) e gli energetici complessivamente calano (-0,4%). I “Servizi” in leggero aumento a livello congiunturale (+0,4%), e in misura più intensa su base tendenziale (+1,8%). In particolare, all’interno della tipologia dei Servizi, la voce che presenta un calo congiunturale è quella dei “Servizi relativi ai trasporti” (-0,6%). Mentre, in termini tendenziali, l’incremento maggiore si conferma per “Servizi relativi all’abitazione” (+2,2%).

Complessivamente, i prezzi dei “Beni alimentari, per la cura della casa e della persona”, definiti come il Carrello della spesa delle famiglie, aumentano su base mensile (+0,5%) e, in misura più intensa, su base annuale (+2,6%). Con riferimento alla frequenza di acquisto, rispetto al mese precedente, aumentano i prezzi dei prodotti ad Alta frequenza di acquisto (+0,7%) e a Media (+0,2%), mentre quelli a Frequenza Bassa restano stabili (0,0%). In termini tendenziali, i prodotti ad Alta e Media frequenza di acquisto presentano variazioni positive (+2,1% e +1,4%), mentre quelli a Bassa frequenza presentano variazioni tendenziali negative (-0,3%).

Infine, per la componente di fondo della dinamica dei prezzi “Core Inflation” (al netto della componente volatile dei Beni energetici e Alimentari non lavorati), sono in aumento sia la variazione congiunturale (+0,4%), sia quella tendenziale (+1,2%).

Confrontando l’andamento dei prezzi della città di Brescia con quello complessivo registrato a livello nazionale, si evidenzia che, in questo mese, i prezzi della città di Brescia presentano variazioni congiunturali lievemente superiori a quelli nazionali (+0,4% versus +0,2%) e variazioni tendenziali inferiori (+1,4% versus +1,7%). Le differenze sono presentate, in seguito, anche per divisione.

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Terziario, lieve ripresa del clima di fiducia delle imprese bresciane

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze/Terziario by

Nell’ultimo trimestre del 2024 si assiste a una lieve ripresa del clima di fiducia delle imprese bresciane attive nel settore dei servizi, attestatosi a 109, in moderato aumento rispetto a quanto rilevato nei tre mesi precedenti (101). Tuttavia, gli attuali livelli di fiducia si confermano tutt’altro che esaltanti, se paragonati a quelli riscontrati nel quarto trimestre del 2021 (123), del 2022 (124) e del 2023 (121).

A evidenziarlo sono i risultati dell’Indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia riferita al periodo ottobre-dicembre 2024.

La percezione delle realtà del territorio si conferma quindi piuttosto depressa, in un contesto ricco di incertezze: dalla rielezione del presidente Trump (con la sua annunciata politica protezionistica), al protrarsi della crisi della manifattura (su cui gravano la rarefatta domanda, le preoccupazioni per la transizione elettrica e i rialzi dei costi energetici).

Quanto riscontrato in ambito locale appare nel complesso coerente con l’evoluzione del settore a livello nazionale: dopo il buono risultato riscontrato a ottobre, l’indice PMI italiano riferito al comparto dei servizi, è sceso a novembre sotto la soglia di neutralità, per ritornare a dicembre in territorio positivo. Allo stesso tempo, la dinamica bresciana del settore terziario va interpretata alla luce delle difficoltà che ultimamente contraddistinguono l’industria manifatturiera del territorio, con cui le realtà del terziario intrattengono storici e consolidati rapporti di fornitura.

“Oggi il mercato ci racconta di un 18% di posizioni aperte nel settore terziario, con particolare attenzione a ICT (6,8%), TLC (4%) e Vendite/Sales/GDO (8%) – commenta Ivano Tognassi, presidente del settore Servizi alle Imprese e alle Persone di Confindustria Brescia –. Continua invece il periodo delicato in ambito metalmeccanica, dove le ore di cassa integrazione sono ancora una costante attenzionata, in tutto l’indotto automotive. Rimane confermato di contro, anche l’interessante evoluzione per noi sul mondo Sanità, in particolare con la progettualità “formazione+assunzione” per i profili ASA.”

“Nonostante la fiducia sia aumentata rispetto al 3° trimestre, il contesto inizialmente positivo ha subito un leggero deterioramento verso fine anno – aggiunge Sergio Venturetti, presidente del settore Digitale di Confindustria Brescia –. Questo ha consentito comunque una lieve crescita del portafoglio ordini con stabilità dei prezzi. Le previsioni sono invece più conservative: i motivi sono da ricercare nell’aumento delle incertezze geopolitiche e nelle criticità produttive del tessuto industriale e manifatturiero. Una ripresa nel 2025 è possibile e prevista, fermo restando che le variabili esogene al comparto non peggiorino ulteriormente.

Nel dettaglio, per quanto riguarda i giudizi espressi dalle aziende rispetto ai tre mesi precedenti:

  • il fatturato è aumentato per il 42% delle imprese intervistate, con un saldo positivo del +30% tra coloro che hanno dichiarato variazioni in aumento e in diminuzione;
  • il portafogli ordini evidenzia un incremento (saldo netto pari a +17%);
  • l’occupazione registra un aumento: le aziende che hanno segnalato una crescita dei propri collaboratori sono il 13% in più rispetto a quelli che dichiarano una flessione;
  • i prezzi dei servizi offerti si caratterizzano per una sostanziale stabilità, per l’84% delle aziende rispondenti i prezzi non variano (saldo netto pari a +8%).

Le prospettive per i mesi a venire appaiano nel complesso favorevoli:

  • il fatturato è atteso in crescita dal 35% degli intervistati, con un saldo positivo del 16% a favore degli ottimisti rispetto ai pessimisti;
  • i saldi riferiti al portafoglio ordini (+33%) e all’occupazione (+29%) descrivono uno scenario incoraggiante, con un possibile rafforzamento dell’attività;
  • i prezzi dei servizi offerti manifestano un saldo del +14%, a indicazione che, nel prossimo futuro, una fase rialzista è ritenuta verosimile.
    Con riferimento alle prospettive generali dell’economia italiana, il 63% degli intervistati prevede il sostanziale mantenimento dei livelli di attività; solo il 7% si dichiara ottimista, mentre il 30% del campione esprime un orientamento pessimistico.

Con riferimento alle prospettive generali dell’economia italiana, il 63% degli intervistati prevede il sostanziale mantenimento dei livelli di attività; solo il 7% si dichiara ottimista, mentre il 30% del campione esprime un orientamento pessimistico

LA DINAMICA PER COMPARTO

L’evoluzione complessiva dell’indice sul clima di fiducia delle imprese del settore terziario fa sintesi di due dinamiche particolarmente diverse tra loro: il comparto Consulenza e Servizi alle imprese rimane quasi immutato (da 104 passa a 103), il Digitale, invece, registra un netto rialzo (attestatosi a 127, contro il valore di 98 sperimentato fra luglio e settembre).

L’Indagine viene effettuata trimestralmente su un panel di imprese associate appartenenti al settore terziario.

Brescia, ecco gli ultimi dati sull’inflazione

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Inflazione, foto generica da Pixabay

A gennaio 2025, secondo le stime definitive, i prezzi al consumo per l’intera collettività aumentano dello 0,1% rispetto a dicembre 2024 (tasso congiunturale) e dell’0,9% rispetto a gennaio 2024 (tasso tendenziale). A renderlo noto, secondo quanto riporta Brescia news, è l’Ufficio Statistica del Comune di Brescia.

Rispetto al mese precedente, crescono in modo deciso i prezzi delle divisioni dell’“Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+2,0%); della “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+0,9%); dei “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,7%). Presentano, invece, un deciso calo dei prezzi le divisioni dei “Servizi ricettivi e di ristorazione” (-2,2%) e dei “Trasporti” (-0,9%).

Nel confronto con gennaio del 2024 maggiori incrementi si registrano per le divisioni dei “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+3,2%); della “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+2,5%); degli “Altri beni e servizi “(+2,4%); dell’“Istruzione” (+2,0%) e “Bevande alcoliche e tabacchi” (+1,4%). In forte calo, la divisione “Comunicazioni” (-7,2%), seguita a distanza dai “Servizi ricettivi e di ristorazione” (-0,4%), “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-0,4%) e “Mobili, articoli e servizi per la casa” (-0,1%). Analizzando per tipologia di prodotto, i “Beni” presentano complessivamente un aumento congiunturale (+1,1%). Nel dettaglio, aumentano sia i Beni alimentari (+0,7%), per effetto dell’aumento dei lavorati (+0,4%) e, in misura più intensa, dei non lavorati (+1,4%). In aumento anche i Beni Energetici (+3,2%), con l’aumento degli Energetici regolamentati (+12,6%) e degli Altri Energetici (+2,5%). In termini tendenziali, complessivamente i “Beni” salgono dello 0,7%, gli alimentari aumentano (+2,9%) e gli energetici complessivamente calano (-1,8%). I “Servizi” registrano complessivamente un calo congiunturale (-0,9%%), mentre su base tendenziale aumentano (+1,1%). In particolare, all’interno della tipologia dei Servizi, la voce che presenta il calo congiunturale più elevato è quella dei “Servizi relativi ai trasporti” (-3,1%).

In termini tendenziali, l’incremento maggiore si conferma per “Servizi relativi ai trasporti” (+2,0%). Complessivamente, i prezzi dei “Beni alimentari, per la cura della casa e della persona”, definiti come il Carrello della spesa delle famiglie, aumentano su base mensile (+0,6%) e, in misura più intensa, su base annuale (+2,3%). Con riferimento alla frequenza di acquisto, rispetto al mese precedente, aumentano i prezzi dei prodotti ad Alta frequenza di acquisto (+0,7%) e a Bassa (+0,5%), mentre quelli Media Frequenza diminuiscono (-0,7%).

In termini tendenziali, i prodotti a Alta e Media frequenza di acquisto presentano variazioni positive (+2,2% e +0,5%), mentre quelli a Bassa frequenza presentano variazioni tendenziali negative (-0,5%). Infine, per la componente di fondo della dinamica dei prezzi “Core Inflation” (al netto della componente volatile dei Beni energetici e Alimentari non lavorati), la variazione congiunturale è in calo (-0,3%), mentre quella tendenziale è in aumento (+0,9%).

Confrontando l’andamento dei prezzi della città di Brescia con quello complessivo registrato a livello nazionale, si evidenzia che, in questo mese, i prezzi della città di Brescia presentano variazioni congiunturali inferiori a quelle nazionali (+0,1% versus +0,6%), che si confermano anche su base tendenziale (+0,9% versus +1,5%). Le differenze sono presentate, in seguito, anche per divisione.

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Brescia, nuova flessione per il manifatturiero | I dati di Confindustria

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Nel 2024, l’attività produttiva nel settore manifatturiero bresciano ha registrato, in media d’anno, una nuova flessione (-1,3%), che segue il modesto calo sperimentato nel 2023 (-0,2%). Il sistema industriale locale esce quindi da due anni consecutivi di contrazione dei livelli produttivi; è necessario ritornare al biennio 2008-2009 (in occasione della “Grande Recessione”) e al biennio 2012-2013 (gli anni della crisi dei debiti sovrani), per riscontrare una situazione analoga, anche se nelle precedenti occasioni le entità delle flessioni erano state ben più significative.

A evidenziarlo – secondo quanto riporta Brescia news – è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al periodo ottobre-dicembre 2024.

Quanto rilevato nel 2024 è frutto di una componente propria debolmente positiva (+0,3%), a cui si contrappone la negativa crescita ereditata dal 2023 (-1,6%).

“Il Made in Brescia ha pagato, nel corso dell’anno da poco concluso, una serie di fattori – commenta Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia –, tra cui spiccano le ormai croniche difficoltà del settore manifatturiero a livello mondiale, con l’indice PMI globale che a dicembre 2024 si è attestato in zona negativa per la quinta volta negli ultimi sei mesi e la conclamata debolezza della Germania, principale partner commerciale per l’industria bresciana, a cui si uniscono la forte preoccupazione per lo stato di salute del settore automotive europeo e le rinnovate tensioni sul prezzo del gas e dell’energia elettrica. In generale, cerchiamo comunque di essere positivi: a fronte di un primo semestre che si preannuncia complicato, la seconda parte del 2025 dovrebbe caratterizzarsi per un miglioramento generale dell’andamento del nostro sistema produttivo, anche se sul contesto complessivo incideranno inevitabilmente due tematiche, su cui ho avuto recentemente modo di esprimersi: l’effettiva realizzazione del Piano Industria 5.0 e gli interventi strutturali per arginare la crescita dei costi energetici, su tutti il disaccoppiamento del prezzo finale di gas ed energia elettrica”.

Con riferimento al solo 4° trimestre del 2024, la produzione mostra una sostanziale stabilità, segnando una variazione grezza nulla rispetto al trimestre precedente (congiunturale); la dinamica nei confronti dello stesso periodo del 2023 (tendenziale) evidenzia invece una nuova contrazione (-1,6%), con l’ultimo “segno più” che risale addirittura ai primi tre mesi del 2023. La variazione trasmessa al 2025 è negativa (-1,9%): ciò sta a indicare che la crescita nell’anno in corso sarà appesantita, dal punto di vista algebrico, dalla negativa performance rilevata nel 2024.

§  Nell’ultimo trimestre del 2024 il 36% degli operatori intervistati ha dichiarato una crescita dell’attività rispetto al periodo precedente, a fronte del 34% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti e del 30% che invece ha segnalato una flessione degli stessi.

§  La disaggregazione della variazione della produzione per classe dimensionale mostra andamenti particolarmente differenziati: -3,1% per le imprese micro, +2,4% per le piccole, -1,0% per le medie e 0,0% per le grandi.

§  Con riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva ha evidenziato una forte dispersione delle dinamiche. Consuntivi positivi provengono dalle realtà del chimico, gomma e plastica (+5,2%), del legno e minerali non metalliferi (+3,7%) e del sistema moda (+1,8%), a fronte delle difficoltà riscontrate fra le imprese della meccanica (-0,4%), della metallurgia (-3,1%) e dell’alimentare (-3,7%).

§  Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato al 75%, invariato rispetto alla rilevazione precedente, e in diminuzione dell’1% nei confronti di quanto misurato nel quarto trimestre del 2023 (76%).

§  Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 31% delle imprese, rimaste invariate per il 40% e diminuite per il 29%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 27% degli operatori, calate per il 31% e rimaste stabili per il 42%; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 27%, diminuite per il 29% e rimaste invariate per il 44% del campione.

§  I costi di acquisto delle materie prime sono rilevati in crescita dal 29% delle imprese, con un incremento medio pari all’1,7%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 20% degli operatori, per una variazione complessiva pari a +0,5%. Prosegue quindi la fase di assestamento dei prezzi dei beni industriali, dopo le forti tensioni rilevate negli ultimi anni. Va tuttavia rilevato che le attuali quotazioni delle materie prime e dei semilavorati tuttora continuano ad attestarsi su livelli significativamente superiori rispetto alla situazione pre-pandemica.

§  La scarsa domanda proveniente dai mercati domestici e internazionali continua a preoccupare le imprese manifatturiere bresciane, che denunciano tale aspetto come il principale fattore che limita la produzione: ciò ha riguardato il 49% delle realtà intervistate, in continuità con quanto riscontrato nel terzo trimestre del 2024 e in aumento nei confronti dell’analogo periodo del 2023 (40%), non distante dai livelli del 2020, quando il sistema economico locale stava affrontando l’emergenza Covid-19. Il secondo elemento maggiormente segnalato dalle aziende, molto distanziato, riguarda la scarsità di manodopera (5%), seguito dalle tensioni geopolitiche (2%), che alimentano la incertezza delle imprese e delle famiglie. Va altresì evidenziato che il 42% delle aziende non ha indicato alcun fattore di freno alla propria attività: ciò suggerirebbe una certa polarizzazione del made in Brescia, per quanto concerne la percezione dell’attuale quadro ciclico.

§  Le prospettive per i prossimi mesi sono debolmente positive, lasciando presagire un possibile timido rasserenamento del mercato: infatti, il 28% delle imprese propende per un incremento dell’attività, a fronte del 54% che esprime più cautela e del 18% che invece prevede una flessione dell’attività. Lo scenario in cui le imprese saranno chiamate a lavorare non si discosterebbe molto da quello vissuto lungo tutto il 2024, caratterizzato, fra l’altro, dalla persistente fiacchezza della domanda mondiale (specialmente quella proveniente dai mercati UE), dalle crescenti misure protezionistiche a livello globale, dalla crisi dell’automotive (che indebolisce l’industria metalmeccanica locale, particolarmente connessa con la Germania) e dalle ancora elevate quotazioni degli input energetici (per il mercato europeo).

§  In tale contesto, i settori con le prospettive più positive sarebbero chimico, gomma e plastica e sistema moda. Le imprese dei comparti meccanica e metallurgia esprimono un ottimismo relativamente più contenuto, mentre le realtà dell’alimentare e del legno e minerali non metalliferi non si attendono rilevanti movimenti rispetto all’attuale situazione.

§  La domanda continuerà a caratterizzarsi per la sua scarsa tonicità, specialmente per quanto riguarda i mercati italiano ed europeo. Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono in crescita per il 24% delle aziende, stabili dal 55% e in calo dal 21%. Quelli da parte degli operatori comunitari, sono dichiarati in aumento dal 22% delle imprese, invariati per il 59% e in flessione per il 19%. Quelli in arrivo dai mercati extra UE sono in crescita per il 27%, stabili per il 56% e in contrazione per il 16%.

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Brescia, ecco l’andamento dell’inflazione

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A dicembre salgono leggermente i prezzi rispetto al mese di novembre (variazione congiunturale pari a +0,2%), mentre la variazione tendenziale diminuisce passando dal 1,1% del mese scorso al +1,0% attuale. A dirlo è una nota inviata dall’Ufficio Statistica del Comune di Brescia.

Rispetto al mese precedente, crescono in modo deciso i prezzi delle divisioni dei “Trasporti” (+1,1%), della “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+1,0%) e dell’“Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+0,6%). Più o meno stabili rispetto a novembre 2024 i prezzi dei prodotti ricadenti nelle divisioni di spesa dei “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+0,1%), delle “Comunicazioni” (+0,1%) e dei “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+0,1%). Nulle le variazioni dell’“Istruzione”, dei “Servizi sanitari e spese per la salute” e dell’“Abbigliamento e calzature”. Presentano, invece, un deciso calo dei prezzi le divisioni delle “Bevande alcoliche e tabacchi” (-0,6%), dei “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (-0,5%) e dei “Mobili, articoli e servizi per la casa” (-0,2%).

I maggiori incrementi tendenziali, rispetto a dicembre 2023, si registrano per le divisioni “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+2,7%), “Altri beni e servizi” (+2,3%), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+2,3%), “Istruzione” (+2,0%), “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+1,6%) e “Bevande alcoliche e tabacchi” (+1,5%). In forte calo, la divisione “Comunicazioni” (-6,6%), seguita a distanza da “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-0,7%) e “Mobili, articoli e servizi per la casa” (-0,4%).

Analizzando per tipologia di prodotto, i “Beni” presentano complessivamente un lieve calo congiunturale (-0,1%). Nel dettaglio, calano sia i Beni alimentari (-0,6%, e soprattutto gli Alimentari non lavorati -1,0%), mentre salgono i Beni Energetici (+0,5%, in particolare gli Energetici regolamentati +1,8%). In termini tendenziali, rispetto a dicembre 2023, crescono complessivamente i “Beni” (+0,2%) e i Beni alimentari (+2,4%, soprattutto gli Alimentari non lavorati +4,9%) mentre i Beni energetici calano nel complesso (-3,4%). In particolare, all’interno della tipologia dei Beni Energetici si evidenziano due andamenti tendenziali contrapposti: gli Altri Energetici che scendono (-5,0%) e i Beni Energetici regolamentati che presentano un forte aumento (+15,8%). I “Servizi” registrano complessivamente un leggero aumento congiunturale (+0,5%), pur mantenendo elevato l’aumento tendenziale (+2,0%). In particolare, all’interno della tipologia dei “Servizi”, la voce che presenta l’incremento congiunturale più elevato è quella dei “Servizi relativi ai trasporti” (+1,8%).

Anche in termini tendenziali, l’incremento maggiore si conferma per “Servizi relativi ai trasporti” (+3,1%). Complessivamente, i prezzi dei “Beni alimentari, per la cura della casa e della persona”, definiti come il Carrello della spesa delle famiglie, su base mensile diminuiscono dello 0,5%, ma crescono su base annuale (+1,9%). Con riferimento alla frequenza di acquisto, rispetto al mese precedente, calano i prodotti a Bassa frequenza (-0,1%), mentre quelli Media frequenza salgono (+0,6%). Restano stabili i prezzi dei prodotti ad Alta frequenza di acquisto (variazione nulla).

In termini tendenziali, i prodotti a Alta e Media frequenza di acquisto presentano variazioni positive (+1,5% e +1,3%), mentre quelli a Bassa frequenza presentano variazioni tendenziali negative (-0,6%). Infine, per la componente di fondo della dinamica dei prezzi “Core Inflation” (al netto della componente volatile dei Beni energetici e Alimentari non lavorati), la variazione congiunturale è in aumento dello 0,3%, mentre quella tendenziale è positiva (+1,2%).

Confrontando l’andamento dei prezzi della città di Brescia con quello complessivo registrato a livello nazionale, si evidenzia che, in questo mese, i prezzi della città di Brescia presentano variazioni congiunturali lievemente superiori a quelle nazionali (+0,2% versus 0,1%), mentre presentano variazioni tendenziali inferiori (+1,0% versus +1,3%). Le differenze sono presentate, in seguito, anche per divisione.

Confartigianato: imprese preoccupate per il 2025

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Il 2025 si preannuncia difficile dopo un 2024 sottotono per le micro e piccole imprese artigiane della nostra provincia. È quanto emerge in sintesi dai risultati della survey “Tra bilanci e aspettative. Le sfide per le imprese bresciane nel 2025” (328 imprese associate rispondenti) e chiuso il 10 gennaio scorso condotto da Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale.

Risposte che rivelano un contesto di grande sfida per il comparto artigiano locale: il 2024 si è rivelato meno dinamico del previsto con il 46% delle imprese che ha registrato una stabilità economica rispetto all’anno precedente, ma il 28% ha subito un calo e solo il 14% ha riportato una crescita mentre guardando all’anno in corso prevale un diffuso pessimismo. Ben il 39% delle imprese prevede un peggioramento delle condizioni economiche, contro appena il 18% che si attende un miglioramento. A fronte di queste difficoltà, gli artigiani bresciani individuano priorità chiare per il loro rilancio: investire in innovazione e digitalizzazione (26%), potenziare la formazione del personale (23%) e rinnovare le attrezzature e gli impianti (22%).

«Il nostro tessuto imprenditoriale affronta il nuovo anno con resilienza, ma con preoccupazioni significative – ha dichiarato il presidente di Confartigianato Brescia Eugenio Massetti che prosegue – Per garantire un futuro di crescita, sarà cruciale sostenere le imprese con investimenti mirati, formazione e maggiore incisività politica. Il nostro impegno come associazione resta quello di essere una guida concreta per superare queste difficoltà. Fattori chiave segnalati: formazione, aggiornamento, innovazione di processi e prodotti confermano un approccio strategico da perseguire e guidare».

Dal sondaggio diffuso che ha raccolto risposte dai principali settori produttivi, a dimostrazione della varietà del tessuto artigiano bresciano, emerge che la maggioranza delle imprese rispondenti non prevede cambiamenti significativi nel proprio organico suggerendo una certa staticità nel mercato del lavoro, mentre il tema della manodopera straniera appare ancora polarizzante: solo un’impresa su quattro la ritiene fondamentale per colmare la carenza di personale, il 36% non rilevante per la propria attività ed un 10% contrario all’impiego di manodopera straniera.

Un altro aspetto rilevante emerso dal sondaggio riguarda la conoscenza dei principi di sostenibilità ESG (ambientale, sociale e di governance). La maggior parte delle imprese (57%) dichiara di averne sentito parlare, ma senza approfondirne il significato o prevedere investimenti specifici. Solo il 9% prevede interventi significativi in questo ambito, evidenziando un potenziale limite competitivo in vista delle future normative e opportunità legate alla sostenibilità.

Capitolo “Brescia”. Dal punto di vista territoriale, le imprese fanno emergere una percezione diffusa di insufficiente rappresentanza politica per Brescia. Solo il 18% dei rispondenti ritiene Brescia adeguatamente rappresentata politicamente, mentre le restanti imprese rispondono tra negativamente e solo in parte. Una carenza che si riflette nelle priorità segnalate per il sistema Brescia: in testa un deciso potenziamento delle infrastrutture provinciali (62%) e una maggiore incisività nelle richieste rivolte al Governo e ai parlamentari (54%) seguito dal rafforzamento della logistica e dei trasporti (48%).

Ultima domanda, riferita alla percezione dell’insicurezza sociale a ai fenomeni di criminalità, reati informatici e insicurezza in azienda e quanto questa influenzi il mercato e la gestione dell’attività d’impresa fa emergere quanto sia importante per molte imprese, con il 42% che la considera moderata mentre il 38% significativa.

«Quanto emerge conferma che da troppo tempo le nostre richieste per Brescia rimangono inascoltate e sottolinea la necessità di interventi strutturali per favorire la competitività del territorio e sostenere un comparto artigiano che rimane il cuore pulsante dell’economia locale. Brescia ha bisogno di una scossa, di un vero cambio di rotta. Ribadiamo con forza l’urgenza di supportare le imprese con azioni concrete e investimenti mirati, affinché il tessuto imprenditoriale della nostra provincia possa affrontare le sfide del 2025 con strumenti adeguati e fiducia nel futuro» conclude il presidente Massetti.

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