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Tendenze

Brescia, ecco l’andamento dell’inflazione

in Economia/Tendenze by

A dicembre salgono leggermente i prezzi rispetto al mese di novembre (variazione congiunturale pari a +0,2%), mentre la variazione tendenziale diminuisce passando dal 1,1% del mese scorso al +1,0% attuale. A dirlo è una nota inviata dall’Ufficio Statistica del Comune di Brescia.

Rispetto al mese precedente, crescono in modo deciso i prezzi delle divisioni dei “Trasporti” (+1,1%), della “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+1,0%) e dell’“Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+0,6%). Più o meno stabili rispetto a novembre 2024 i prezzi dei prodotti ricadenti nelle divisioni di spesa dei “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+0,1%), delle “Comunicazioni” (+0,1%) e dei “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+0,1%). Nulle le variazioni dell’“Istruzione”, dei “Servizi sanitari e spese per la salute” e dell’“Abbigliamento e calzature”. Presentano, invece, un deciso calo dei prezzi le divisioni delle “Bevande alcoliche e tabacchi” (-0,6%), dei “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (-0,5%) e dei “Mobili, articoli e servizi per la casa” (-0,2%).

I maggiori incrementi tendenziali, rispetto a dicembre 2023, si registrano per le divisioni “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+2,7%), “Altri beni e servizi” (+2,3%), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+2,3%), “Istruzione” (+2,0%), “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+1,6%) e “Bevande alcoliche e tabacchi” (+1,5%). In forte calo, la divisione “Comunicazioni” (-6,6%), seguita a distanza da “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-0,7%) e “Mobili, articoli e servizi per la casa” (-0,4%).

Analizzando per tipologia di prodotto, i “Beni” presentano complessivamente un lieve calo congiunturale (-0,1%). Nel dettaglio, calano sia i Beni alimentari (-0,6%, e soprattutto gli Alimentari non lavorati -1,0%), mentre salgono i Beni Energetici (+0,5%, in particolare gli Energetici regolamentati +1,8%). In termini tendenziali, rispetto a dicembre 2023, crescono complessivamente i “Beni” (+0,2%) e i Beni alimentari (+2,4%, soprattutto gli Alimentari non lavorati +4,9%) mentre i Beni energetici calano nel complesso (-3,4%). In particolare, all’interno della tipologia dei Beni Energetici si evidenziano due andamenti tendenziali contrapposti: gli Altri Energetici che scendono (-5,0%) e i Beni Energetici regolamentati che presentano un forte aumento (+15,8%). I “Servizi” registrano complessivamente un leggero aumento congiunturale (+0,5%), pur mantenendo elevato l’aumento tendenziale (+2,0%). In particolare, all’interno della tipologia dei “Servizi”, la voce che presenta l’incremento congiunturale più elevato è quella dei “Servizi relativi ai trasporti” (+1,8%).

Anche in termini tendenziali, l’incremento maggiore si conferma per “Servizi relativi ai trasporti” (+3,1%). Complessivamente, i prezzi dei “Beni alimentari, per la cura della casa e della persona”, definiti come il Carrello della spesa delle famiglie, su base mensile diminuiscono dello 0,5%, ma crescono su base annuale (+1,9%). Con riferimento alla frequenza di acquisto, rispetto al mese precedente, calano i prodotti a Bassa frequenza (-0,1%), mentre quelli Media frequenza salgono (+0,6%). Restano stabili i prezzi dei prodotti ad Alta frequenza di acquisto (variazione nulla).

In termini tendenziali, i prodotti a Alta e Media frequenza di acquisto presentano variazioni positive (+1,5% e +1,3%), mentre quelli a Bassa frequenza presentano variazioni tendenziali negative (-0,6%). Infine, per la componente di fondo della dinamica dei prezzi “Core Inflation” (al netto della componente volatile dei Beni energetici e Alimentari non lavorati), la variazione congiunturale è in aumento dello 0,3%, mentre quella tendenziale è positiva (+1,2%).

Confrontando l’andamento dei prezzi della città di Brescia con quello complessivo registrato a livello nazionale, si evidenzia che, in questo mese, i prezzi della città di Brescia presentano variazioni congiunturali lievemente superiori a quelle nazionali (+0,2% versus 0,1%), mentre presentano variazioni tendenziali inferiori (+1,0% versus +1,3%). Le differenze sono presentate, in seguito, anche per divisione.

Confartigianato: imprese preoccupate per il 2025

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Tendenze by

Il 2025 si preannuncia difficile dopo un 2024 sottotono per le micro e piccole imprese artigiane della nostra provincia. È quanto emerge in sintesi dai risultati della survey “Tra bilanci e aspettative. Le sfide per le imprese bresciane nel 2025” (328 imprese associate rispondenti) e chiuso il 10 gennaio scorso condotto da Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale.

Risposte che rivelano un contesto di grande sfida per il comparto artigiano locale: il 2024 si è rivelato meno dinamico del previsto con il 46% delle imprese che ha registrato una stabilità economica rispetto all’anno precedente, ma il 28% ha subito un calo e solo il 14% ha riportato una crescita mentre guardando all’anno in corso prevale un diffuso pessimismo. Ben il 39% delle imprese prevede un peggioramento delle condizioni economiche, contro appena il 18% che si attende un miglioramento. A fronte di queste difficoltà, gli artigiani bresciani individuano priorità chiare per il loro rilancio: investire in innovazione e digitalizzazione (26%), potenziare la formazione del personale (23%) e rinnovare le attrezzature e gli impianti (22%).

«Il nostro tessuto imprenditoriale affronta il nuovo anno con resilienza, ma con preoccupazioni significative – ha dichiarato il presidente di Confartigianato Brescia Eugenio Massetti che prosegue – Per garantire un futuro di crescita, sarà cruciale sostenere le imprese con investimenti mirati, formazione e maggiore incisività politica. Il nostro impegno come associazione resta quello di essere una guida concreta per superare queste difficoltà. Fattori chiave segnalati: formazione, aggiornamento, innovazione di processi e prodotti confermano un approccio strategico da perseguire e guidare».

Dal sondaggio diffuso che ha raccolto risposte dai principali settori produttivi, a dimostrazione della varietà del tessuto artigiano bresciano, emerge che la maggioranza delle imprese rispondenti non prevede cambiamenti significativi nel proprio organico suggerendo una certa staticità nel mercato del lavoro, mentre il tema della manodopera straniera appare ancora polarizzante: solo un’impresa su quattro la ritiene fondamentale per colmare la carenza di personale, il 36% non rilevante per la propria attività ed un 10% contrario all’impiego di manodopera straniera.

Un altro aspetto rilevante emerso dal sondaggio riguarda la conoscenza dei principi di sostenibilità ESG (ambientale, sociale e di governance). La maggior parte delle imprese (57%) dichiara di averne sentito parlare, ma senza approfondirne il significato o prevedere investimenti specifici. Solo il 9% prevede interventi significativi in questo ambito, evidenziando un potenziale limite competitivo in vista delle future normative e opportunità legate alla sostenibilità.

Capitolo “Brescia”. Dal punto di vista territoriale, le imprese fanno emergere una percezione diffusa di insufficiente rappresentanza politica per Brescia. Solo il 18% dei rispondenti ritiene Brescia adeguatamente rappresentata politicamente, mentre le restanti imprese rispondono tra negativamente e solo in parte. Una carenza che si riflette nelle priorità segnalate per il sistema Brescia: in testa un deciso potenziamento delle infrastrutture provinciali (62%) e una maggiore incisività nelle richieste rivolte al Governo e ai parlamentari (54%) seguito dal rafforzamento della logistica e dei trasporti (48%).

Ultima domanda, riferita alla percezione dell’insicurezza sociale a ai fenomeni di criminalità, reati informatici e insicurezza in azienda e quanto questa influenzi il mercato e la gestione dell’attività d’impresa fa emergere quanto sia importante per molte imprese, con il 42% che la considera moderata mentre il 38% significativa.

«Quanto emerge conferma che da troppo tempo le nostre richieste per Brescia rimangono inascoltate e sottolinea la necessità di interventi strutturali per favorire la competitività del territorio e sostenere un comparto artigiano che rimane il cuore pulsante dell’economia locale. Brescia ha bisogno di una scossa, di un vero cambio di rotta. Ribadiamo con forza l’urgenza di supportare le imprese con azioni concrete e investimenti mirati, affinché il tessuto imprenditoriale della nostra provincia possa affrontare le sfide del 2025 con strumenti adeguati e fiducia nel futuro» conclude il presidente Massetti.

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Inflazione a Brescia: + 0,1 % su ottobre, + 1,1% su novembre 2023

in Economia/Tendenze by

A novembre salgono lievemente i prezzi rispetto al mese precedente (variazione congiunturale pari a +0,1%) e rispetto a novembre dell’anno precedente (la variazione tendenziale pari a +1,1%). A dirlo – secondo quanto riporta il giornale Brescia news – sono i dati diffusi dall’Ufficio statistica del Comune di Brescia.

Rispetto al mese precedente, crescono in modo deciso i prezzi della divisione “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+1,4%). Aumenti minori si registrano per “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+0,4%), “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+0,2%), “Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,2%) e “Altri beni e servizi” (+0,1%). Presentano, invece, un deciso calo dei prezzi le divisioni “Comunicazioni” (-2,0%), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (-0,9%) e “Ricreazione, spettacoli e cultura” (-0,5%). Nulle le variazioni congiunturali dei “Trasporti”, “Istruzione”, “Abbigliamento e calzature” e “Servizi sanitari e spese per la salute”.

Rispetto a novembre 2023, i maggiori incrementi tendenziali si registrano per le divisioni “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+3,4%), “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+3,4%), “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+2,7%), “Altri beni e servizi” (+2,2%), “Istruzione” (+2,0%) e “Bevande alcoliche e tabacchi” (+1,7%). In forte calo, la divisione “Comunicazioni” (-6,7%), seguita da “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-1,4%) e “Trasporti” (-0,8%). Analizzando per tipologia di prodotto, i “Beni” presentano complessivamente un lieve aumento congiunturale (+0,4%). Nel dettaglio, salgono sia i Beni alimentari (+1,4%, e soprattutto i non lavorati +3,2%), sia i Beni Energetici (+0,6%, in particolare gli Energetici regolamentati +3,2%). In termini tendenziali, complessivamente, i “Beni” salgono lievemente (+0,1%), gli alimentari aumentano (+3,1%) e gli energetici calano (-6,3%). I “Servizi” registrano complessivamente un leggero decremento congiunturale (-0,3%), pur mantenendo elevato l’aumento tendenziale (+2,3%). In particolare, all’interno della tipologia dei Servizi, la voce che presenta il decremento congiunturale più elevato è quella dei “Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona” (-0,6%).

Anche in termini tendenziali, l’incremento maggiore si registra per “Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona” (+3,7%). Complessivamente, i prezzi dei “Beni alimentari, per la cura della casa e della persona”, definiti come il Carrello della spesa delle famiglie, crescono su base mensile (+1,2%) e su base annuale (+2,6%). Con riferimento alla frequenza di acquisto, rispetto al mese precedente, scendono i prodotti a Bassa e a Media frequenza di acquisto (rispettivamente -0,5% e -0,2%), mentre quelli a Alta frequenza sono in rialzo (+0,7%).

In termini tendenziali, i prodotti a Alta e Media frequenza di acquisto presentano variazioni positive (entrambe +1,5%), mentre quelli a Bassa frequenza variazioni tendenziali negative (-0,3%). Infine, per la componente di fondo della dinamica dei prezzi “Core Inflation” (al netto della componente volatile dei Beni energetici e Alimentari non lavorati), la variazione congiunturale è negativa (-0,2%), mentre quella tendenziale è positiva (+1,5%). Confrontando l’andamento dei prezzi della città di Brescia con quello complessivo registrato a livello nazionale, si evidenzia che, in questo mese, i prezzi della città di Brescia presentano variazioni congiunturali lievemente superiori a quelle nazionali (+0,1% versus 0,0%), mentre presentano variazioni tendenziali inferiori (+1,1% versus +1,4%). Le differenze sono presentate, in seguito, anche per divisione.

Brescia, tra il 2023 e il 2022 ricavi delle imprese calati del 5,7 per cento

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

La piattaforma manifatturiera bergamasca e bresciana ha realizzato nel 2023 risultati economici in significativa frenata sul 2022, penalizzati, in particolare, dal progressivo raffreddamento della domanda e degli scambi mondiali.

In fase prospettica emerge inoltre una stima negativa sulle principali voci di bilancio relative al 2024, secondo la quale il fatturato complessivo dovrebbe scendere, rispetto al 2023, del 4% circa; il valore aggiunto dell’8% e il Margine Operativo Lordo dell’11%. In contrapposizione, il “sentiment” è positivo per quanto riguarda il 2025, perché circa nel 70% dei casi vengono segnalati un fatturato ed una marginalità in crescita rispetto al 2024.

A evidenziarlo è l’indagine condotta da Confindustria Brescia e Confindustria Bergamo, presentata oggi pomeriggio nella cantina La Montina Franciacorta di Monticelli Brusati, all’interno dell’evento “Nel cuore della manifattura – Un’analisi economico-finanziaria dei primi 200 gruppi industriali di Bergamo e Brescia” moderato dalla giornalista Stefania Scordio, che ha visto la partecipazione di Giovanna Ricuperati (presidente Confindustria Bergamo), Franco Gussalli Beretta (presidente Confindustria Brescia), Pietro Vargiu (Country Manager Coface Italia) e Antonio Solinas (Managing Partner Deloitte Financial Advisory), insieme agli interventi tecnici di Davide Fedreghini (Centro Studi Confindustria Brescia), Massimo Longhi (Studi Territorio Competitività Internazionalizzazione Confindustria Bergamo), Gaia Bassani (Università degli Studi di Bergamo) e Stefania Servalli (Università degli Studi di Bergamo).

I primi 200 gruppi industriali bergamaschi e bresciani a vocazione manifatturiera registrano nel 2023 ricavi complessivi pari a 46,5 miliardi di euro e danno lavoro a 139mila dipendenti. Queste realtà rappresentano uno dei segmenti produttivi più avanzati e innovativi a livello nazionale ed europeo, e si caratterizza poi per un’elevata proiezione internazionale, certificata dalla quota del volume d’affari realizzata al di fuori dell’Italia, pari al 66% del fatturato totale.

I principali risultati della ricerca condotta da Confindustria Bergamo e Confindustria Brescia sono i seguenti:

·        Nel 2023 i ricavi complessivi sono diminuiti del 5,7% sul 2022. Tale movimento trova giustificazione nella debole domanda (che ha frenato la dinamica dei quantitativi venduti) e nella contestuale contrazione dei prezzi applicati alla clientela, a seguito dello sgonfiamento delle quotazioni delle principali materie prime e semilavorati utilizzati nei processi produttivi. La distribuzione dei gruppi analizzati per evoluzione del fatturato mostra una situazione particolarmente eterogenea: il 55% del campione ha infatti evidenziato cali, mentre il rimanente 45% un andamento positivo rispetto all’anno precedente.

·        Il Margine Operativo Lordo (MOL) è diminuito del 10,7%, caratterizzandosi, quindi, per una discesa più intensa di quella delle vendite. Su tale flessione peserebbe la crescita del costo del lavoro (+6,2%), la cui salita è stata favorita dall’aumento degli organici e dall’incremento delle retribuzioni destinate ai dipendenti. In tale contesto, va tuttavia sottolineato che, al netto di quanto sperimentato dal settore siderurgico (-67,9%), il MOL evidenzia addirittura un incremento (+2,5%), che suggerisce un generalizzato miglioramento della marginalità industriale tra gli altri comparti.

·        L’incidenza del MOL sul fatturato è di poco diminuita, pur mantenendosi su livelli piuttosto elevati: passa dal 14,8% del 2022 al 14,0% del 2023. Si tratta di un risultato particolarmente positivo, soprattutto se letto alla luce del contesto macroeconomico poco brillante nel 2023.

·        La struttura patrimoniale del campione si è ulteriormente rafforzata: i mezzi propri sono aumentati del 5,4%, mentre i debiti finanziari (-5,5%) e quelli verso in fornitori (-8,6%) hanno subito significative riduzioni. Sui primi ha pesato la salita del costo dei finanziamenti, che ha penalizzato la propensione degli operatori economici a richiedere finanziamenti. Sui secondi hanno soprattutto influito i minori acquisti effettuati, a seguito della debolezza dell’attività economica. A seguito di tali movimenti, nel 2023 la quota del patrimonio netto sul totale delle attività si è attestata al 54,7% (contro il 52,2% nel 2022). Il segmento più avanzato dell’industria bergamasca e bresciana si connota pertanto per un’elevata dotazione patrimoniale; un processo che nasce da lontano, frutto di gestioni particolarmente oculate negli anni passati, quando gli utili realizzati sono stati primariamente destinati alla capitalizzazione delle imprese.

·        Nel 2023 la gestione operativa ha generato un ammontare di liquidità ampiamente superiore rispetto a quanto realizzato l’anno precedente (+42,0%): una dinamica positiva, a maggior ragione se inserita nel complesso quadro ciclico vissuto dal sistema manifatturiero. Va poi sottolineato che tale liquidità ha interamente finanziato gli investimenti (la cui evoluzione è tuttavia in rallentamento sul 2022) e il rimborso dei finanziamenti in precedenza contratti.

L’analisi dei bilanci 2023 a consuntivo è stata poi arricchita da un’indagine somministrata agli stessi gruppi nel mese di ottobre 2024, con gli obiettivi di fornire una prima istantanea (sebbene parziale e non definitiva) in merito alle principali dinamiche di bilancio per l’anno 2024, nonché alle prospettive per il 2025, oltre ad alcune indicazioni sulle strategie di crescita e sviluppo perseguite dai gruppi industriali e a un approfondimento sullo lo stato di utilizzo (attuale e prospettico) dell’intelligenza artificiale, soprattutto nei processi relativi all’amministrazione, alla finanza e al controllo.

Con riferimento al primo punto, emerge dall’indagine una stima negativa sulle principali voci di bilancio relative al 2024: in base a questa valutazione il fatturato complessivo dovrebbe scendere, rispetto all’anno precedente, del 4% circa; il valore aggiunto dell’8% e il Margine Operativo Lordo dell’11%. Il rapporto MOL/Ricavi si attesterebbe così al 13,0%, in flessione rispetto al 2023 (14,0%) e al 2022 (14,8%).

Osservando la distribuzione geografica del fatturato 2024, le perdite più consistenti, e che interessano il maggior numero dei gruppi industriali analizzati, riguardano la Germania (i tre quarti dei gruppi ha riscontrato perdite, e un terzo oltre il 10%) e l’Europa nel suo complesso, l’Africa centromeridionale e la Cina. Viceversa, i mercati che hanno garantito maggiori soddisfazioni sono quelli di Nord Africa e Medio Oriente (MENA), Sud America, Stati Uniti, India e Oceania.

Si raccoglie poi un “sentiment” positivo per quanto riguarda il 2025, perché circa nel 70% dei casi vengono segnalati un fatturato ed una marginalità in crescita rispetto al 2024. Queste prospettive sono corroborate da una robusta dinamica degli investimenti, che dovrebbero crescere nell’80% dei casi, e da una strategia di crescita che insiste sulla differenziazione su nuovi mercati (58%), sulla apertura di nuovi business (42%) e sull’allargamento del perimetro di consolidamento (35%), oltre che sui driver della digitalizzazione, del riposizionamento lungo la catena del valore, della riorganizzazione infragruppo. Tra le aree geografiche individuate come target per lo sviluppo industriale vengono segnalate il Nord America, e specialmente gli Stati Uniti (37%), l’Europa (23%), e l’Asia, in particolare, India, Cina e Far East.

Decisivo, per perseguire tutti questi indirizzi strategici, l’importante apporto della liquidità aziendale (mezzi propri e gestione operativa) come strumento privilegiato per finanziare, nell’83% dei gruppi, la crescita attesa per i prossimi anni.

Infine, sul terzo aspetto, l’indagine ha evidenziato che, a oggi, il 76% delle realtà intervistate dichiara di utilizzare l’intelligenza artificiale con intensità diversificate. Entro tre anni l’utilizzo raggiungerà il 92%. Limitatamente ai processi di amministrazione, finanza e controllo, l’impiego attuale è molto limitato (4%) ma, in prospettiva, più della metà dei gruppi (56%) saranno coinvolti. L’uso maggiore è, ed è previsto, per i processi di controllo di gestione (controlli operativi, analisi di scenario, dei consumi), ma anche per la preparazione di reportistiche e l’annotazione nei registri contabili. Produttività, motivazione, efficacia ed efficienza, modifica dei ruoli e accuratezza e completezza delle informazioni sono tra i maggiori impatti osservabili. Vi sono poi attese di impatto sull’integrazione delle informazioni all’interno di ciascun gruppo e sulle performance economiche.

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Nella provincia di Brescia crolla il credito alle imprese -8,2% nel 2024 e l’export resta in sofferenza -4,9%

in Associazioni di categoria/Cna/Economia/Tendenze by

L’economia lombarda fatica a riprendere quota, anche nel 2025. La stagnazione si fa sempre più insistente in Lombardia, tanto che le prospettive di crescita si riducono sensibilmente con il PIL che il prossimo anno dovrebbe far registrare un timido +1%. Non vanno meglio anche i consumi, che si dovrebbero attestare sul +0,9%, mentre la previsione degli investimenti fa segnare addirittura un negativo -1,9%. Sono questi alcuni dei numeri forniti da CNA Lombardia nel Quinto Focus 2024 sull’andamento dell’economia regionale, realizzato dal Centro Studi Sintesi. A questo scenario si aggiunge la crisi economica tedesca che si riflette sulle previsioni di crescita degli stati federati tedeschi, nel 2024 sostanzialmente prossime allo zero, mentre le comunità autonome spagnole, invece, si contraddistinguono per aspettative di crescita superiore al 2%.

PIL, consumi e investimenti

Le proiezioni aggiornate per la Lombardia delineano nel 2024 un PIL (+0,8%) in continuità con l’anno precedente, tendenza che dovrebbe essere confermata anche nel 2025 con un +1%. Nel 2024 il PIL regionale si dovrebbe posizionare ad un livello superiore di 6,4 punti percentuali il dato pre-pandemico, a fronte del +3,9% della media nazionale. Le ultime stime confermano allo stesso modo anche la difficoltosa risalita dei consumi in Lombardia dopo lo choc pandemico: dopo la modesta crescita per il 2024 (+0,6%), le proiezioni per il 2025 rimangono sostanzialmente tali, in virtù di un tasso di crescita stimato al +0,9%. Sul fronte investimenti dopo un triennio particolarmente positivo, nel 2024 la crescita nella regione è destinata a rallentare sensibilmente, +2,7%. La frenata degli investimenti potrebbe proseguire anche nel 2025, arrivando a sconfinare addirittura in territorio negativo, -1,9%.

“Siamo preoccupati per lo stato di salute dell’economia tedesca, che nel nostro focus vede alcuni lander a noi molto vicini arrancare – afferma Giovanni Bozzini, Presidente di CNA Lombardia –. Se guardiamo al dato tendenziale si conferma la crescita della Lombardia, ma su valori relativamente ridotti sia nel 2024 sia, in previsione, nel 2025. Se invece guardiamo al lasso di tempo che ci separa dal 2019 e dalla fase pre-pandemica, siamo quasi su valori doppi rispetto alla crescita nazionale. La dinamica degli investimenti però è in forte e progressivo calo. Fino a previsioni negative per il 2025. E’ sempre lo sguardo di lungo periodo, dal 2019 ad oggi, che assicura un dato molto positivo. Ma siamo preoccupati per il futuro.”

“A colpire positivamente nel contesto internazionale è il dato delle Comunità Autonome spagnole, su cui dobbiamo riflettere – spiega Stefano Binda, Segretario di CNA Lombardia -. Come CNA Lombardia riteniamo sempre utile un confronto con le altre Regioni che muovono l’Europa. Preoccupa però la fragilità dei consumi privati, che subirà anche gli equilibri della finanza pubblica con il ritorno al Patto di stabilità europeo e una compressione della spesa corrente negli a livello locale, regionale, nazionale.”

Prestiti alle imprese e inflazione

In dodici mesi, confrontando giugno 2023-giugno 2024il valore dei prestiti alle imprese lombarde è diminuito del 2,1%, con una perdita di 13 miliardi di euro: la contrazione riguarda soprattutto le imprese di piccola dimensione (-9,5%). le erogazioni risultano in calo per industria e costruzioni, mentre si riscontra una variazione positiva per i servizi (+1,5%). Relativamente ai tassi di interesse, invece, ad agosto 2024 il tasso medio applicato ai nuovi prestiti fino ad 1 milione di euro si è stabilizzato al 5,49% (-0,13 punti in un anno); mentre con riguardo ai prestiti di importo superiore a 1 milione di euro, il tasso medio si attesta al 4,91% (+0,41 punti in dodici mesi). Sul territorio la quasi totalità delle province lombarde stanno risentendo della situazione nel periodo giugno 2023-giugno 2024: Varese (-10,1%), Sondrio (-9,8%), Brescia (-8,2%), Como (-8,2%), Pavia (-6,7%), Lecco (-5,1%), Bergamo (-4,4%), Cremona (-4,4%), Mantova (-4,4%), Monza e Brianza (-4,1%). Le uniche in controtendenza sono Milano (+1,2%) e Lodi (+12,1%).

Lato inflazione, la diminuzione dei prezzi dei beni energetici ha influito in maniera significativa sulla sua stabilizzazione in Lombardia. Più precisamente, nel periodo gennaio-settembre 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023, la dinamica inflattiva ha fatto registrare un +0,8% (era il +7,1% nel 2023). La dinamica dei prezzi è attualmente guidata da servizi ricettivi e ristorazione (+3,8%), a fronte di un calo significativo della categoria abitazione, acqua, energia (-6,0%).

“Restiamo profondamente preoccupati per il calo dei prestiti alle micro e piccole imprese, che continua – sottolinea Bozzini -. L’inflazione è invece ormai stabilizzata e ricondotta a livelli fisiologici.”

Export e occupazione

Nella prima metà del 2024 si osserva una modesta flessione del valore delle esportazioni in Lombardia, -1,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. il ridimensionamento dell’export regionale coinvolge quasi tutti i comparti, soprattutto sistema moda (-8,8%)metallurgia (-7,3%) e sistema casa (-4,3%). Fanno eccezione agroalimentare (+5,3%) e meccanica (+2,5%). Sul fronte territoriale, invece, alcune province registrano un evidente calo come Brescia (-4,9%), Cremona (-4,5%), Lecco (-3,9%), Bergamo (-3,7%), Mantova (-2,6%), Milano (-2,4%), Varese (-2,3%), Como (-2,1%). Positive invece Lodi (+15,9%), Monza e Brianza (+5%), Pavia (+1,5%) e Sondrio (+1%).

Nel secondo trimestre 2024, dopo la flessione di marzo, si profila un lieve recupero del livello occupazionale in Lombardia. Nello specifico, nei primi sei mesi dell’anno si osserva un +1,2% rispetto al medesimo periodo del 2023. Tale tendenza è attribuibile ai positivi tassi di crescita riscontrati nell’agricoltura (+1,6%) e negli altri servizi (+3,6%), sufficienti a compensare il calo occupazionale nelle costruzioni (-1,9%) e nell’industria (-1,7%).

Stanno avendo difficoltà le esportazioni di alcuni settori come moda, casa, metallurgia e metalli – spiega il Presidente di CNA Lombardia -. Sono dati che hanno anche una matrice nella complicata situazione internazionale.”

“Se guardiamo ai dati dell’export, molti settori che hanno difficoltà oggi sono tuttavia molto cresciuti rispetto al 2019 – dice Binda -. Ad essersi contratto anche rispetto al quinquennio è proprio l’Automotive. Segno di una più generale crisi del sistema.”

Imprese totali e imprese artigiane

Dal punto di vista del numero delle imprese totali attive in Lombardia, ancora un trimestre positivo: a settembre 2024 le aziende attive in Lombardia sono 820milaquasi 1700 imprese in più rispetto a giugno 2024. Nel confronto con dicembre 2019 si consolida il saldo positivo (+0,7%), valutabile in circa 5.800 aziende in più. Diversamente, alcuni settori come commercio (-7,2%)industria (-8,8%) e agricoltura (-6,9%) manifestano un saldo negativo in termini di numerosità delle imprese. Lato territori, nel periodo settembre 2019-settembre 2024, si registra una flessione nelle province di Mantova (-7,9%), Sondrio (-4,5%), Cremona (-4,3%), Lodi (-3,7%), Pavia (-3,6%), Lecco (-1,4%), Bergamo (-1,4%), Brescia (-0,4%). Segno più per Milano (+4,3%), Varese (+1%), Monza e Brianza (+0,7%) e Como (+0,3%).

L’artigianato, invece, a settembre 2024 in Lombardia si attesta poco sopra quota 232mila aziende attive: tuttavia, rispetto a dicembre 2019 il numero di imprese artigiane risulta inferiore di oltre 9.200 unità (-3,8%). In particolare, si nota la flessione di produzione (-11,9%) e trasporti logistica (-8,6%) mentre le attività legate a settori tradizionalmente non artigiani manifestano un trend positivo (+1,6%). Impietosi i numeri provinciali nel periodo settembre 2019-settembre 2024. Male quasi tutte le province a partire da Mantova (-11,7%), Cremona (-6,7%), Pavia (-6,5%), Brescia (-5,7%), Lodi (-5,3%) Sondrio (-5,2%), Bergamo (-4,3%), Lecco (-3,7%), Como (-3,5%), Monza e Brianza (-3,1%), Milano (-2,3%). Solo Varese positiva (+2,3%).

“Anche nell’artigianato calano produzione e trasporti-logistica, mentre sono in area positiva i settori non tradizionalmente artigiani – dichiara Bozzini -. Questo aspetto si rivela attuale anche rispetto ai trend più generali sull’occupazione: calano industria e costruzione, in crescita i servizi.”

“Nel leggere i dati relativi al numero delle imprese in Lombardia, si osserva un saldo positivo rispetto al 2019, con quasi 6 mila imprese in più su 820 mila – afferma il Segretario Regionale –. Ma bisogna andare oltre perché è in atto una ricomposizione della base merceologica dell’economia lombarda: calano le imprese di industria e commercio, aumentano servizi e comunicazione. Siamo interessati a capire come tutelare la vocazione produttiva del territorio.”

Movimento turistico

Nel primo semestre del 2024 il numero complessivo di presenze turistiche in Lombardia ammonta a 23,8 milioni, in crescita del 12% rispetto allo stesso periodo del 2023: tale incremento è dovuto soprattutto ai flussi dall’estero (+16%). il movimento turistico regionale nei primi sei mesi del 2024 manifesta un’evoluzione ampiamente superiore ai dati del 2019 (+21%), con le presenze straniere che risultano in forte crescita negli ultimi cinque anni (+31%) e attualmente rappresentano il 65% del turismo lombardo.

Confapi: terzo trimestre tirato per le imprese bresciane

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Il terzo trimestre 2024 osserva ulteriori segnali di rallentamento per le PMI bresciane. Circa la metà delle imprese interpellate registra, infatti, una riduzione del fatturato (54%), della produzione (48%) e degli ordini (49%). Più limitato – circa un terzo – il numero di imprese che rileva invece una crescita. Ad affermarlo è l’indagine sui dati congiunturali del periodo luglio – settembre 2024, realizzata dal Centro Studi Confapi Brescia interrogando un campione di cento imprese associate, in prevalenza metalmeccaniche, con fatturato tra i due e i 10 milioni di euro e con meno di cinquanta dipendenti.

Qualche timido segnale di vivacità arriva dagli investimenti (in aumento per oltre il 20% delle imprese), in lieve crescita rispetto alla prima parte del 2024, seppur prevalentemente limitati al territorio nazionale. Qualche tensione arriva, invece, dal fronte costi di produzione: 42 aziende su 100 segnalano prezzi di acquisto delle materie prime in aumento e in leggero peggioramento sono anche le rilevazioni sui costi energetici. Il tema centrale, come sottolinea l’indagine, è il rallentamento della domanda. Sono più di 7 su 10 le aziende che individuano nel calo degli ordini la causa principale dell’andamento modesto del terzo trimestre. Solo il 15% delle imprese considera l’andamento della produzione del trimestre legato alla consueta pausa di agosto o, al più, in una chiusura estiva più lunga del solito.

Il rallentamento produttivo ha, però, un impatto sulla forza lavoro, seppur al momento non si parli di licenziamenti. Frena, infatti, la ricerca di nuovo personale e, dall’inizio dell’anno, sono poco meno di una su quattro (23%) le aziende che fanno ricorso agli ammortizzatori sociali o a contratti di solidarietà. Calo della domanda, incertezza sui mercati e revisione alribasso delle attese sul Pil da parte di Istat e FMI hanno effetti anche sulla pianificazione aziendale. Più di un’azienda su cinque (22%) afferma che ha intenzione di modificare i propri programmi, frenando nuove assunzioni o nuovi investimenti. O, appunto, facendo ricorso agli ammortizzatori sociali.

È già avvenuto in questo trimestre, accadrà, presumibilmente, anche nei prossimi mesi e nel 2025. «Le difficoltà della Germania e di altri partner commerciali di riferimento penalizzano inevitabilmente il nostro territorio e le turbolenze su costi delle materie prime e dell’energia non tranquillizzano – commenta il presidente di Confapi Brescia Pierluigi Cordua -. Al momento, fortunatamente, l’utilizzo degli ammortizzatori sociali è ancora ampiamente sotto controllo. Se la situazione generale si stabilizza e i tassi d’interesse calanti danno una mano, ci sono buoni motivi per continuare a essere prudentemente fiduciosi rispetto al futuro».

Sul fronte della politica industriale, un auspicio: «Fino ad oggi la 5.0 non ha dato i risultati sperati perché la sua messa a terra non sempre è chiara nelle procedure da applicare, soprattutto per le PMI. L’auspicio è che vengano attuate delle semplificazioni quanto prima, in modo tale che i 6,2 miliardi di euro stanziati possano entrare finalmente in circolo. Stiamo parlando di efficientamento energetico delle imprese che, insieme al 4.0 e alla digitalizzazione, rappresentano aspetti fondamentali per permettere alle imprese di diventare più competitive».

Brescia, ecco l’andamento dell’inflazione a settembre

in Economia/Tendenze by
Inflazione, foto generica da Pixabay

A settembre scendono i prezzi rispetto al mese di agosto (variazione congiunturale pari a -0,6%), mentre la variazione tendenziale si attesta al +0,7%. A darne conto, secondo quanto riporta BsNews.it, è una nota dell’Ufficio Statistica del Comune di Brescia.

Rispetto al mese precedente, presentano un deciso calo dei prezzi le divisioni dei “Trasporti” (-2,6%), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (-2,1%) e “Ricreazione, spettacoli e cultura” (-1,4%). Presentano lievi diminuzioni le divisioni “Comunicazioni” (-0,3%), “Bevande alcoliche e tabacchi” (-0,2%) e “Abbigliamento e calzature” (-0,2%). Crescono, invece, i prezzi della divisione “Altri beni e servizi” (+1,0%), seguiti da lievi variazioni positive congiunturali per i “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,5%), “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+0,3%), “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+0,3%) e “Istruzione” (+0,1%). Rispetto a settembre 2023, i maggiori incrementi tendenziali si registrano per le divisioni “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+6,6%), “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+2,4%), “Bevande alcoliche e tabacchi” (+2,0%), “Altri beni e servizi” (+1,9%), “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+1,0%) e “Istruzione” (+0,7%). In forte calo, la divisione “Comunicazioni” (-7,8%), seguita da “Trasporti” (-2,6%), “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-2,1%) e “Mobili, articoli e servizi per la casa” (-0,3%).

Analizzando per tipologia di prodotto, i “Beni” presentano un lieve aumento congiunturale (+0,2%), sommatoria di due andamenti contrastanti: i Beni alimentari in aumento (+0,4%) e i Beni Energetici in diminuzione (-1,3%). In particolare, tra i Beni Energetici, diminuiscono sia gli Altri energetici (-1,3%), sia gli Energetici regolamentati (-1,4%). Tra gli alimentari, sono in aumento quelli Non lavorati (+2,3%), mentre quelli lavorati presentano un sensibile calo (-0,6%). In termini tendenziali, complessivamente i “Beni” calano (-1,2%), gli alimentari aumentano (+0,8%) e gli energetici scendono (-9,2%). I “Servizi” registrano complessivamente un leggero decremento congiunturale (-1,4%), pur mantenendo elevato l’aumento tendenziale (+2,7%). In particolare, all’interno della tipologia dei Servizi, la voce che presenta il decremento congiunturale più elevato è quella dei “Servizi relativi ai trasporti” (-3,0%), seguito da quello dei “Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona” (-2,2%). In termini tendenziali, l’incremento maggiore si registra per “Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona” (+5,9%).

Complessivamente, i prezzi dei “Beni alimentari, per la cura della casa e della persona”, definiti come il Carrello della spesa delle famiglie, crescono su base mensile (+0,3%) e su base annuale (+0,6%). Con riferimento alla frequenza di acquisto, rispetto al mese di agosto, salgono i prodotti a Bassa frequenza di acquisto (+0,6%), mentre quelli a Alta e Bassa frequenza sono in diminuzione (-1,5% e -0,2%). In termini tendenziali, i prodotti a Media frequenza di acquisto presentano variazioni positive (+1,7%), mentre quelli a Alta frequenza sono in leggero aumento (+0,2%) e quelli a Bassa frequenza presentano variazioni negative (-0,5%). Infine, per la componente di fondo della dinamica dei prezzi “Core Inflation” (al netto della componente volatile dei Beni energetici e Alimentari non lavorati), la variazione congiunturale è negativa (-0,7%), mentre quella tendenziale è positiva (+1,7%).

Confrontando l’andamento dei prezzi della città di Brescia con quello complessivo registrato a livello nazionale, si evidenzia che, in questo mese, i prezzi della città di Brescia presentano variazioni congiunturali negative più elevate di quelle nazionali (-0,6% versus -0,2%) e variazioni tendenziali uguali (+0,7%) Le differenze sono presentate, in seguito, anche per divisione.

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Massetti (Confartigianato): «Fatica il manifatturiero, aspetto allarmante da non sottovalutare»

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Tendenze by

Come stanno le MPI bresciane e lombarde a metà anno? Difficile fornire una risposta univoca poiché sono variegate le sfumature presenti nel quadro che emerge dai dati del “Sondaggio” realizzato da Confartigianato Lombardia dalla viva voce degli imprenditori, arrivati al giro di boa di questo 2024 (alla quale hanno partecipato 1.300 micro e piccole imprese artigiane associate, 251 di queste, bresciane). A rilanciare la notizia è stato Brescia news.

A ciascuna impresa è stato chiesto di indicare la dinamica – aumento, stabile, riduzione – nei primi sei mesi dell’anno in corso rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Prendendo in considerazione i soli rispondenti della nostra provincia (tabella a pag. 10 dell’Appendice statistica in allegato), il saldo, dato dalla differenza tra la quota di quante indicano un aumento e di quante una riduzione del trend escludendo chi indica stabile, risulta negativo e quindi in prevalenza in riduzione, per 5 variabili su 11: produzione (-11,1 punti percentuali), margini di profitto (-32,4 p.p.), ricerca personale (-9,7 p.p.), ordini ricevuti (-2,7 p.p.) e investimenti (-23,1 p.p.). Una situazione con dati leggermente più in negativo rispetto alla media regionale quella delle nostre Mpi.

Ma è soprattutto il Manifatturiero il settore che segnala una maggiore difficoltà con più ampia riduzione di: produzione (-23,3 p.p.), margini (-36,0 p.p.), ordini (-30,2 p.p.) e investimenti (-24,4 p.p.).

«Un aspetto piuttosto allarmante che tocca proprio l’elemento nodale e caratterizzante dell’anima della Lombardia produttiva» commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti che prosegue: «Ciascuno di questi elementi è interconnesso. Abbiamo attraversato anni di aumenti, anche repentini e vertiginosi, di materie prime, energia e costo della manodopera, aspetti che hanno portato alla riduzione della marginalità. Altro elemento centrale è la stretta monetaria che ha fatto schizzare i costi del credito e ridotto i finanziamenti concessi; ora ne scontiamo gli effetti sugli investimenti che vediamo in calo. Bisogna correre ai ripari perché chi non investe, in particolare nel processo di transizione ecologica e digitale rischia di essere tagliato fuori dal mercato. È questa la ragione per cui stiamo lavorando per abilitare i nostri imprenditori a partecipare a progetti e iniziative ambiziosi e di ampio respiro che riducano tale distanza, come – tanto per fare un esempio – la Manufacturing Innovation Alliance (M.I.A.) che mette a disposizione delle imprese i fondi del PNRR per intraprendere un’autentica transizione digitale, anche a misura di MPI».

Tornando al sondaggio, emerge inoltre che chi aveva risposto che il profitto era stato positivo a tutto il periodo post covid (2021-2023) negli ultimi sei mesi, più di due su tre imprese (69,0%) hanno indicato che è stato in riduzione per il 24,7% e stabile per il 44,3% dei rispondenti.

ASPETTATIVE – come si concluderà il 2024? Tra le MPI lombarde prevale la cautela nel fare previsioni rispetto all’andamento di produzione, margini, personale, costi e ordini nei prossimi sei mesi dell’anno (luglio-dicembre 2024). Negative le variabili di produzione, i saldi dei margini di profitto e gli ordini a causa della condizione di difficoltà in cui permane il settore Manifatturiero. È difatti quest’ultimo il comparto per cui si rilevano aspettative peggiori con diversi saldi preceduti da segno meno: produzione (-20,5 p.p.), margini di profitto (-30,1 p.p.) e ordini (-26,5 p.p.).

Se c’è un fattore che gli imprenditori, trasversalmente e a prescindere dal settore, sottolineano è quello di una diffusa fatica nel trattenere personale e attrarre nuove risorse, soprattutto qualificate. Ne risente, di conseguenza, la capacità di produrre e far fronte agli ordini che si dilazionano nel tempo. Tra le principiali cause i percorsi scolastici non adeguati a formare le competenze di cui necessitano le imprese, la concorrenza con grandi imprese che offrono da subito contratti e retribuzioni migliori, pregiudizio verso l’artigianato e la mancanza stessa di candidati.

Volgendo lo sguardo al futuro, una quota importante di MPI bresciane pari al 35,6% dei rispondenti ritiene indispensabile affacciarsi su nuovi mercati, seguito da chi ritiene importante migliorare gli aspetti legati alla comunicazione (35%), sia in ottica di posizionamento del proprio prodotto/servizio ma soprattutto per incrementare l’attrattività dell’impresa agli occhi delle nuove generazioni, oltre a chi intende rafforzare la collaborazione con le scuole (23,3%).

«Dove hanno potuto, gli imprenditori hanno investito con l’obiettivo di incrementare i livelli di produttività del personale in forza – con un aumento del fatturato pro-capite – e tale visione si è rivelata soddisfacente, soprattutto laddove ci si è concentrati su Ricerca&Sviluppo e tecnologie. Elemento nodale, che la nostra rilevazione sottolinea con forza, è l’importanza delle persone che lavorano nelle MPI e con gli artigiani. Per attrarli e convincerli a rimanere, soprattutto per i profili considerati chiave, gli imprenditori hanno messo in campo politiche di welfare, studiato orari più flessibili e maggiormente adatti a un miglior bilanciamento vita privata e lavorativa, nonché puntato sull’aggiornamento professionale attraverso corsi di formazione. Questo serve, una cultura d’impresa capace di affrontare le insidie presenti e future» conclude il presidente Massetti.

Brescia, inflazione: +0,6% (congiunturale), + 0,3% (tendenziale)

in Economia/Tendenze by

Nel mese di giugno le variazioni congiunturali e tendenziali dei prezzi al consumo NIC sono in aumento (rispettivamente +0,6% e +0,3%). A renderlo noto, secondo quanto riferisce Brescia news, è il consueto report mensile diffuso dall’Ufficio statistica del Comune di Brescia.

Rispetto al mese precedente, presenta un deciso aumento dei prezzi la divisione “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+5,4%): in particolare è evidente l’incremento dei servizi di alloggio (+19,7%). Seguono con lievi incrementi le divisioni “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+0,4%), “Trasporti” (+0,2%), “Altri beni e servizi” (+0,1%) e “Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,1%). Sono invece in calo i “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (-1,0%), le “Comunicazioni” (-0,7%) e “Ricreazione, spettacoli e cultura” (-0,4%). Le divisioni “Abbigliamento e calzature”, “Servizi sanitari e spese per la salute” presentano lievi variazioni negative (-0,1%).

Rispetto a giugno 2023, i maggiori incrementi tendenziali si registrano per le divisioni “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+3,4%), “Istruzione” (+2,5%), “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+1,8%), “Bevande alcoliche e tabacchi” (+1,7%), “Trasporti” (+1,3%), “Altri beni e servizi” (+1,1%), “Abbigliamento e calzature” (+1,1%) e “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,6%). In forte calo, la divisione “Comunicazioni” (-6,9%), seguita da “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-6,1%) e da “Mobili, articoli e servizi per la casa” (-0,4%).

Analizzando per tipologia di prodotto, i “Beni” presentano una lieve diminuzione congiunturale (-0,6%), dovuta al calo contemporaneo dei Beni Energetici (-0,9%) e dei Beni Alimentari (-0,9%). In particolare, tra i Beni Energetici, calano gli Altri Energetici (-1,2%), mentre aumentano gli Energetici regolamentati (+2,8%). Tra i Beni Alimentari, sono in calo quelli non lavorati (-3,1%), mentre quelli lavorati sono in lieve aumento (+0,3%).

In termini tendenziali, complessivamente i “Beni” calano (-1,2%). I “Servizi” registrano complessivamente un deciso incremento congiunturale (+1,8%), contribuendo a mantenere elevato l’aumento tendenziale (+2,0%). In particolare, all’interno della tipologia dei Servizi, la voce che presenta l’aumento congiunturale più elevato è quella dei “Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona” (+3,9%). Complessivamente, i prezzi dei “Beni alimentari, per la cura della casa e della persona”, definiti come il Carrello della spesa delle famiglie, diminuiscono su base mensile (-0,7%) e aumentano su base annuale (+0,3%).

Con riferimento alla frequenza di acquisto, rispetto al mese di maggio, salgono i prodotti a Media frequenza di acquisto (+2,0%), mentre quelli a Alta e Bassa frequenza sono in diminuzione (rispettivamente -0,6% e -0,1%). In termini tendenziali, i prodotti a Alta frequenza di acquisto presentano variazioni positive elevate (+1,5%), mentre quelli a Media e Bassa frequenza presentano variazioni negative (rispettivamente -0,3% e -0,8%). Infine, per la componente di fondo della dinamica dei prezzi “Core Inflation” (al netto della componente volatile dei Beni energetici e Alimentari non lavorati), le variazioni congiunturale e tendenziale sono positive (rispettivamente +1,0% e +1,2%)

Confrontando l’andamento dei prezzi della città di Brescia con quello complessivo registrato a livello nazionale, si evidenzia che, questo mese, le variazioni tendenziali della città di Brescia sono meno elevate di quelle presenti a livello nazionale, mentre quelle congiunturali sono più elevate. Le differenze sono presentate, in seguito, anche per divisione.

Saldi al via sabato: ecco i dati di Confesercenti per Brescia

in Commercio/Economia/Tendenze by

Sabato 6 luglio prendono il via ufficialmente anche nel Bresciano le vendite estive di fine stagione. L’interesse dei consumatori cala un poco rispetto allo scorso anno, ma rimane alto: oltre uno su due, pari al 55% (era il 61% nel 2023) ha intenzione di acquistare almeno un capo o prodotto moda, per un giro d’affari complessivo che stimiamo nel Bresciano di poco inferiore ai 75 milioni euro. È quanto emerge dal consueto sondaggio Confesercenti-IPSOS sui consumatori in occasione dei saldi estivi 2024.

L’andamento della primavera. Le vendite di fine stagione estive saranno un momento importante per gli imprenditori del commercio moda, che vengono da un trimestre primaverile freddo sotto il profilo delle vendite. Il meteo incerto e anomalo che ha caratterizzato la primavera di quest’anno, infatti, ha avuto un impatto negativo sui consumi, con il 39% dei consumatori che ha acquistato meno capi, calzature e accessori. 

Le attese delle imprese e la variabile meteo. Nonostante il leggero calo, la resilienza dell’interesse dei consumatori nei confronti dei saldi è un elemento valutato positivamente dagli imprenditori del settore. Un’ulteriore spinta ai consumi dovrebbe arrivare grazie ai rinnovi contrattuali firmati quest’anno – a partire da quello del terziario i cui dipendenti riceveranno a luglio 600 milioni di euro di una tantum – e alle quattordicesime: il 19% di chi la riceve la impiegherà infatti (anche) per acquisti moda durante le vendite di fine stagione. Complessivamente, dunque, le attese di vendita sono improntate alla stabilità rispetto allo scorso anno, anche se molto conterà la variabile meteo: le piogge e i cali di temperatura di questi giorni non hanno favorito le vendite, anche se dal fine settimana il clima dovrebbe diventare più ‘estivo’.

Chi compra. Oltre al 55% che ha già dichiarato l’intenzione di acquistare, c’è anche un 31% di intervistati che passeggerà comunque tra le vetrine (virtuali o reali) e valuterà in base alle offerte e agli sconti, ed un ulteriore 6% che ancora non ha deciso. Solo il 7% degli intervistati dichiara di non volere approfittare dell’occasione.

Cosa si compra. Anche in occasione di questi saldi estivi sono le calzature il prodotto moda più ricercato, indicato dal 61% degli intervistati: soprattutto sneaker estive, ma anche ballerine, sandali e slingback e scarpe da barca; tra gli scaffali e le vetrine si inseguono quest’anno molto anche le calzature tecniche, in particolare per il running, per il trekking e per il tennis. Seguono – con il 57% delle preferenze – t-shirt e top, in particolare polo e magliette sportive, mentre per le donne si afferma la tendenza alla ricerca di maglie, bluse e top di tessuti estivi, soprattutto lino ma anche seta, con una riscoperta delle stampe floreali. Al terzo posto, nella classifica ci sono pantaloni e gonne (44% delle indicazioni): quest’anno l’accento cade sulle ‘gonne midi’, di media lunghezza, ma sono cercati sempre anche shorts e bermuda di denim e leggings, oltre ai classici pantaloni estivi leggeri tipo chino per gli uomini, tra i quali emerge un interesse anche per pantaloni cargo, lunghi o corti che siano.  Il 41% degli intervistati cercherà anche maglieria estiva. Nella top ten ci sono anche abiti e vestiti (39%), e camicie (30%) – anche in questo caso, preferibilmente, di cotone leggero, lino o seta – poi costumi e moda mare (29%), pigiami/camicie da notte (16%) e infine borse (15%).

«I saldi di fine stagione rimangono tra gli eventi commerciali più apprezzati, anche se l’eccesso di promozioni e presaldi ne hanno ridotto l’impatto – commenta la presidente di Fismo della Lombardia Orientale, Francesca Guzzardi -. L’auspicio è che si raggiungano i risultati dello scorso anno, magari anche qualcosa di più grazie all’arrivo delle alte temperatureCerto, però, la data di avvio rimane troppo anticipata: in teoria sarebbero vendite di fine stagione, ma arrivano a poco più di una settimana di distanza dall’inizio dell’estate. Torniamo a ribadire che, secondo noi, andrebbero spostate più avanti».

DI SEGUITO LE TABELLE

Sabato 6 luglio prendono il via i saldi estivi. Ha intenzione di approfittare dell’occasione per acquistare uno o più prodotti?

55%
No7%
Dipenderà dalla validità delle offerte31%
Non ho deciso/non saprei6%

Cosa intende acquistare? Indichi tutte le risposte che si applicano

Calzature61%
T-shirt e top (maglie, bluse, magliette, canottiere, etc…)57%
Pantaloni/Gonne44%
Maglieria estiva41%
Abiti e vestiti39%
Camicie30%
Costumi, abbigliamento e accessori mare29%
Abbigliamento sportivo29%
Pigiami/camicie da notte, etc…16%
Borse (no valigie)15%
Giacche13%
Cinture9%
Valigie e altri articoli da viaggio7%
Altri prodotti e accessori moda2%

La primavera è stata caratterizzata da un meteo incerto. Tra marzo e giugno di quest’anno, lei direbbe di aver acquistato più o meno capi, calzature e accessori primaverili del solito?

Ne ho acquistati di più17%
Ne ho acquistati di meno39%
I miei acquisti si sono mantenuti stabili44%
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