Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Sindacati - page 3

Negate sala pasti e pausa più lunga: operai in rivolta alla Facchini

in Cgil/Economia/Evidenza/Sindacati by
L'azienda Facchini di Poncarale con le bandiere Cgil

Le due assemblee sindacali tenutesi ieri alla FACCHINI S.r.l. hanno deliberato l’apertura della fase di mobilitazione sindacale a partire dallo sciopero delle ore di straordinario per ottenere un refettorio e 5 minuti in più di pausa.

“Dopo inutili tentativi di dialogo da parte del sindacato – scrive il segretario generale Flai in una nota riportata da Brescia news –  l’azienda continua a non voler creare un luogo per scaldare il pranzo delle 50 lavoratrici e lavoratori della FACCHINI S.r.l. chiudendo i cancelli dell’azienda nella pausa mensa e costringendo di fatto a consumare il pranzo nella auto parcheggiate nel piazzale antistante all’azienda.

Oltretutto, anche fronte dei ritmi di lavoro e delle condizioni dettate dalle basse temperature di stoccaggio della verdura, l’azienda nega la richiesta di adeguamento del tempo di pausa che oggi è di soli 10 minuti ogni 4 ore di lavoro.

Tali condizioni non sono più sostenibili – conclude Semeraro – la FLAI CGIL di Brescia, a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori in lotta ha deciso di organizzare lo sciopero e si prepara a più eclatanti azioni di protesta per ottenere ciò che dovrebbe essere un innegabile diritto per le lavoratrici ed i lavoratori ed un dovere morale per i datori di lavoro”.

 

Cgil, eletti i nuovi rappresentanti della categoria degli edili

in Cgil/Economia/Sindacati by

Nella giornata di ieri, mercoledì 12 dicembre 2018, nella sede della Camera del Lavoro, si è riunita l’Assemblea generale della Fillea Cgil di Brescia. L’Assemblea generale della categoria che segue i lavoratori del settore edile ha eletto la nuova segreteria che rimarrà in carica per i prossimi quattro anni.

Sono stati eletti con 27 voti favorevoli e un contrario:
Fabio Mascia (già membro dell’apparato, proveniente della Italcementi di Rezzato), Elisa Cervati dell’Eseb (Ente sistema edile bresciana), Sergio Sbardellati (delegato alla Moretti Spa di Erbusco), Felice La Marca(delegato alla Lorandi Spa di Nuvolera).

“Il Segretario generale della Fillea Cgil di Brescia e tutti i componenti dell’Assemblea generale – si legge in una nota – esprimono soddisfazione per l’esito del voto e apprezzamento per la scelta di inserire nel gruppo dirigente alcune figure provenienti dal settore produttivo, scelta che fortifica il diretto legame con le delegati e delegati”.

Sindacati e Apindustria firmano un accordo per la formazione dei lavoratori

in Api/Associazioni di categoria/Cgil/Cisl/Economia/Sindacati/Uil by
Douglas Siveri presidente Apindustria

Le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil di Brescia e Valle Camonica e Apindustria di Brescia hanno sottoscritto giovedì mattina un’intesa territoriale che  prevede che le attività di formazione del personale nel settore delle tecnologie previste dal Piano Industria 4.0 dovranno essere definite da un accordo sindacale aziendale o territoriale anche nella nostra provincia, come previsto dall’accordo interconfederale siglato il 23 luglio 2018, tra Confapi e Cgil, Cisl, Uil che mira ad agevolare la definizione degli accordi sulla c.d. “formazione 4.0” per le aziende prive di rappresentanza sindacale in azienda, al fine di facilitarne l’accesso ai benefici fiscali previsti dalla Legge di bilancio per il 2018.

Vengono infatti attribuite alla commissione paritetica territoriale per la formazione della provincia di Brescia le competenze per sottoscrivere tali accordi infatti, la legge di bilancio 2018 ed il successivo Decreto Interministeriale 4 maggio 2018, ha messo a disposizione per le aziende che svolgano attività di formazione per acquisire o consolidare le conoscenze delle tecnologie (da big data a integrazione digitale dei processi aziendali) previste dal Piano nazionale Industria 4.0, un credito d’imposta per i  lavoratori e lavoratrici impegnati (40% del costo del personale che svolge formazione).

Cgil, Cisl e Uil di Brescia e Valle Camonica, ritengono  che la competitività del sistema produttivo e delle imprese si debba fondere sempre più sul patrimonio di competenze delle lavoratrici e dei lavoratori, perché è tramite la formazione che si riesce a innovare e mantenere un’occupazione che garantisca un futuro al territorio.

Fassa Bortolo di Montichiari, c’è l’accordo: buste paga più pesanti

in Cgil/Economia/Evidenza/Sindacati by
Lo stabilimento della Fassa Bortolo di Montichiari

La segreteria provinciale della Fillea Cgil informa che, dopo un incontro con la proprietà di Treviso, è stata raggiunta un’ipotesi di accordo sul contratto integrativo della ditta “Fassa Bortolo” con sede a Montichiari (BS). L’incontro è stato anche l’occasione per delineare l’andamento positivo dell’azienda che opera nel settore del cemento.

L’ipotesi di accordo che è stato sottoscritto prevede la revisione dei livelli contrattuali di tutti i lavoratori, un incremento sul premio di produzione dell’8% (da un minimo di 973€ fino a un massimo di 1400€). È inoltre contemplata la possibilità di revisione degli orari lavorativi. L’accordo sarà sottoposto nei prossimi giorni al voto dei lavoratori.

Sindacati a Brescia, i dati ufficiali: Cgil 68%, Cisl 21%, Uil 8%

in Cgil/Cisl/Economia/Sindacati/Tendenze/Uil by

Delegati Cgil oltre il 68% dei consensi, Cisl al 21% e Uil al 8% per cento. È l’esito delle elezioni Rsu in provincia di Brescia, secondo gli ultimi dati aggiornati a fine febbraio della Commissione provinciale dei garanti di Brescia, relativamente alle aziende aderenti a Confindustria. Centoventi in tutto le aziende monitorate (13 della Val Camonica), per un totale di poco meno di 16mila dipendenti, quattro quinti dei quali metalmeccanici.

Tale rilevazione, insieme a quella degli iscritti, è necessaria ai fini della rappresentatività nella contrattazione collettiva, come previsto anche dalla recente pre-intesa  Confindustria e Cgil, Cisl e Uil sulle relazioni  industriali; anche se poche sono ancora le province che al momento hanno istituito le commissioni provinciali (con sede nell’Ispettorato territoriale Lavoro) per la sua certificazione in attuazione degli accordi interconfederali (10 gennaio 2014 e 4 luglio 2017) in materia di contrattazione.

  aziende dipendenti Voti validi Cgil Cisl Uil
Metalmeccanici 92 12.775 8.657

67,77%

5.993

69,23%

2.045

23,62%

619

7,15%

Gommaplastica 6 932 637

68,35%

450

70,64%

46

7,22%

109

17,11%

Chimici 4 180 152

84,44%

82

53,95%

22

14,47%

15

9,87%

Lavanderie industriali 1 20 14

70%

14

100%

Tessili 4 248 181

72,98%

101

55,80%

80

44,20%

Autoferrotramvieri* 2 639 517

80,91%

218

42,17%

59

11,41%

104

20,12%

Alimentaristi 10 793 517

65,19%

485

93,81%

19

3,68%

13

2,51%

Cartai 1 222 160    72,07% 100

62,50%

60

37,50%

Totale*

* sono presenti altri   sind.

120 15.809 10.835

68,54%

7.429

68,56%

2.345

21,64%

860

7,94%

 

 

L’Alco avvia la procedura di mobilità, a rischio in 112

in Alimentare/Cisl/Economia/Franciacorta/Lavoro/Sindacati/Terziario/Valsabbia/Zone by
Alco grande distribuzione - foto dal web

In questi giorni L’Alco grandi magazzini S.p.A. ha inviato alle organizzazioni sindacali la procedura di mobilità, che preavvisa la chiusura del canale logistico e quindi il licenziamento di 112 dipendenti.

“Non ci è ancora dato sapere come verranno sostituite le piattaforme distributive di Prevalle e Rovato, che fino ad oggi hanno provveduto al rifornimento della merce per i C&C in Lombardia – fa sapere in un commento la Cisl -. Non ci stupisce la scelta fatta dalla famiglia Conter, che non condividiamo in un momento in cui la ripresa si fa sempre più insistente, una decisione che purtroppo si uniforma alle scelte fatte da buona parte della Grande Distribuzione Organizzata”.

Ma i sindacati, Csil in testa, sarebbero pronti a dare battaglia: “Proprio nei giorni scorsi si leggevano sulla stampa locale dichiarazioni dell’azienda in cui la stessa affermava che il proprio bilancio è tutt’altro che sofferente: l’azienda è cresciuta e questa circostanza sarà determinante per la linea della Fisascat CISL di Brescia nel corso della trattativa. Questi licenziamenti arrivano a tre anni di distanza dall’ultima procedura di mobilità, dove volontariamente ma in modo incentivato uscirono dall’azienda circa ottanta dipendenti dei punti vendita”.

Durante la trattativa l’obiettivo sarà quello di evitare i licenziamenti, cercando soluzioni alternative in ammortizzatori sociali o nel riassorbimento dei dipendenti in altri punti vendita o con il gestore delle nuove piattaforme, senza escludere altre ipotesi finalizzate alla salvaguardia dell’occupazione e delle 112 famiglie coinvolte.

Duferco Sviluppo cede ramo d’azienda alle Ferriere Nord

in Cgil/Economia/Evidenza/Lavoro/Meccanica/Sindacati by

Duferco Sviluppo ha ceduto un ramo d’azienda attivo nell’ex Stefana. Lo riporta il Giornale di Brescia. Lo ha acquistato Ferriere Nord di Osoppo (Udine), si tratta del ramo d’azienda che si occupa di reti elettrosaldate, tralicci e trafilati. I 15 dipendenti interessati non subiranno licenziamenti o trasferimenti.

L’accordo prevede il mantenimento della sede lavorativa in via Bologna a Nave, lo stesso trattamento economico e l’attuale situazione di anzianità di servizio. L’esame congiunto dell’accordo fra le parti è in programma mercoledì pomeriggio in Aib. I sindacati discuteranno con Ferriere Nord delle prospettive sul medio/lungo periodo e delle prospettive per lavoratori e produzioni.

La cessione è il primo passo del nuovo piano industriale presentato da Duferco Sviluppo dopo l’acquisizione del sito ex Stefana di Nave.

Aib, Pasini incontra i sindacati: nuovo paradigma per le relazioni industriali

in Aib/Associazioni di categoria/Cgil/Cisl/Sindacati/Uil by

Si è tenuto ieri in Associazione Industriale Bresciana il primo incontro fra i nuovi vertici dell’Associazione e le tre sigle sindacali. Presenti per AIB il Presidente Giuseppe Pasini e il Vice Presidente con delega al Lavoro, alle Relazioni Industriali ed al Welfare Roberto Zini; per i tre sindacati, il Segretario della CGIL di Brescia Damiano Galletti; il Segretario della CISL di Brescia Francesco Diomaiuta e il Segretario della UIL di Brescia Mario Bailo.

L’incontro ha avuto come tema portante il futuro dell’impresa a Brescia, sempre più da intendere come realtà organizzata che si apre e interagisce da protagonista con l’ecosistema in cui opera.

Ecosistema in grande evoluzione, che chiede grande capacità di metabolizzazione rapida e di apertura verso il cambiamento: con l’avvento dell’industria 4.0, stiamo vivendo la quarta rivoluzione industriale, una rivoluzione che segue un ritmo e una velocità elevatissima e che coinvolge tutti i temi occupazionali in senso ampio, obbligando le parti sociali ad impegnarsi per valorizzare il capitale umano rivedendo i modelli formativi, investendo sulla formazione continua, adeguandone le competenze di processo e di sistema.

Le parti hanno convenuto sulla necessità di uscire dai vecchi paradigmi per proiettare il territorio in una visione attuale e moderna dove le relazioni industriali sono intese prima di tutto come relazioni sociali, che vadano oltre il rigido schema dei rapporti tra datore di lavoro e rappresentanti dei lavoratori.

Il tema più scottante è, ovviamente, la disoccupazione. Inutile negare come dal 2007 il tessuto economico e sociale italiano sia stato messo a dura prova dalla più grave crisi economica del secondo dopoguerra; i dati ufficiali sulla disoccupazione in provincia di Brescia nell’anno 2016, parlano di 49.000 persone in cerca di occupazione, pari all’8,6% della popolazione attiva, contro l’11,7% nazionale.

La disoccupazione giovanile (15/24 anni), registra a Brescia un tasso del 32,9% ovvero 12.000 giovani che cercano lavoro invano, mentre in Italia, nello stesso segmento, raggiungiamo il 37,8%.

Sul versante di ‘genere’, il 2016 ha visto concretizzarsi un aumento delle donne in cerca di lavoro –  27.000 in provincia di BS – e del relativo tasso di disoccupazione 10,8% (contro il 12,8% nazionale). C’è ancora molta differenza tra i termini che sottendono l’occupazione femminile e quella maschile, problema che richiede una particolare attenzione.

I Sindacati e AIB hanno anche discusso delle opportunità, ma anche delle difficoltà, legate ai massicci fenomeni migratori, di fronte ai quali le parti sociali devono lavorare insieme per un reale processo di integrazione equilibrato nel quale l’impresa può giocare un ruolo positivo.

Conclude Giuseppe Pasini: “Dobbiamo rimboccarci le maniche e riuscire a ricreare quel circolo virtuoso che permetterà la vera ripresa di questo Paese: aiutare i lavoratori e le imprese, costruire quel cambiamento tanto auspicato dai cittadini stimolando iniziativa e indipendenza; cittadini e imprese capaci di assumersi le proprie responsabilità, senza mai perdere la fiducia.

Dall’incontro di oggi (ieri, ndr) è scaturito un confronto costruttivo per ambo le parti e auspico che sia il primo di una serie di tavoli di discussione e di confronto aperto e consapevole delle innumerevoli sfide che ci troveremo ad affrontare”.

Le Acli contro il governo: un errore la totale abolizione dei voucher

in Economia/Evidenza/Lavoro/Sindacati by
Il presidente delle Acli, il bresciano Roberto Rossini

Con una lunga nota le Acli bresciane criticano l’abolizione totale dei voucher. Ne riportiamo il testo integrale:

Le Acli provinciali di Brescia, in piena sintonia con la posizione espressa dalle Acli nazionali, ritengono che la decisione di abolire i buoni lavoro sotto la spinta del referendum sia un grave errore, che elimina una forma, seppur blanda, di regolazione del lavoro.

Come Acli bresciane saremmo stati favorevoli a importanti modifiche che avrebbero riportato lo strumento in linea con gli obiettivi per i quali fu introdotto, ossia far emergere una quota di lavoro nero e fornire alcune tutele ai lavoratori più deboli. Nei giorni scorsi avevamo presentato ad alcuni parlamentari bresciani una proposta di emendamento che contemplasse, oltre al divieto di utilizzo da parte delle imprese – che in molti casi avevano abusato dello strumento – anche la possibilità di impiego da parte del terzo settore, ovvero di enti e associazioni senza scopo di lucro e associazioni di volontariato.

L’intento era quello di avere a disposizione uno strumento che consentisse una forma, legale, di retribuzione per particolari categorie di lavoratori e/o disoccupati in condizioni di grave difficoltà, deboli e marginali, a fronte di piccole e occasionali opportunità lavorative, all’interno di progetti ben definiti.

Sul territorio bresciano, nel corso di questi anni di crisi economica, è andata intensificandosi – da parte di una rete di associazioni, parrocchie, enti locali – un’azione volta a raccogliere fondi per aiutare persone in difficoltà, tramite l’elargizione di pacchi viveri o il pagamento di parte di affitti e utenze domestiche. A queste prime misure “tampone” è stato poi fatto seguire un ulteriore step che andasse oltre il contributo economico come semplice forma di “carità”, per trasformarlo in “compenso” che ridesse anche “dignità”. Piccole e occasionali prestazioni lavorative rivolte a persone in difficoltà lavorativa e familiare, spesso ricavate all’interno delle associazioni stesse, magari in sostituzione di attività prima svolte da volontari, venivano retribuite, appunto, con lo strumento del voucher lavoro. Un’azione questa che ha trovato espressione nell’operato di tanti circoli Acli e nell’esperienza di “Dignità e Lavoro”.

Questa esperienza è stata ora minata da una scelta che invece di produrre norme più rigorose che evitassero gli abusi, ha cancellato ogni opportunità di integrazione del reddito. Una scelta che non produce diritti aggiuntivi – nessuno di coloro che venivano pagati con voucher verrà assunto a tempo indeterminato – ma li toglie, allargando ulteriormente l’area del disagio e mettendo le famiglie nelle condizioni di pagare in nero i lavori saltuari di stiro, pulizia, piccole manutenzione di casa.

In pieno assenso con le parole del nostro presidente nazionale Roberto Rossini siamo quindi convinti – e lo chiediamo con forza ai parlamentari bresciani – che “toccherà alla politica stessa riprendere questa materia per poter disciplinare alcune situazioni lavorative che esistono e vanno normate”.

Dimissioni on line, in un anno 3mila domande alla Cgil

in Cgil/Economia/Evidenza/Lavoro/Sindacati by

Una situazione di estrema flessibilità del mercato del lavoro, in particolare per quanto riguarda i lavori precari e a scarsa specializzazione. È questo il dato rilevante che emerge a un anno dall’istituzione nella sede centrale della Camera del Lavoro dell’Ufficio dimissioni telematiche di servizio ai lavoratori e alle lavoratrici che ne hanno bisogno. A seguito delle riforme introdotte con il “Jobs Act”, a partire dal 12 marzo 2016 le dimissioni volontarie e la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro devono infatti essere effettuate tramite un’apposita procedura telematica, una novità nata con l’obiettivo di contrastare il fenomeno delle cosiddette dimissioni in bianco.

In un anno di attività le dimissioni gestite dall’ufficio Cgil di Brescia (senza considerare, quindi, le domande raccolte dalla diverse categorie nelle sedi territoriali della provincia) sono state 3.060, di cui il 10% circa per giusta causa, possibilità che i lavoratori e le lavoratrici hanno in caso di mancata retribuzione da parte del datore di lavoro e che permette loro di poter accedere al sussidio di disoccupazione (Naspi). Il 90% dei lavoratori e delle lavoratrici che si sono rivolto alla Cgil ha invece presentato le dimissioni perché ha trovato un altro lavoro.

In generale – secondo quanto osservato dall’Ufficio Cgil – permane una situazione di estrema precarietà: si cambia, ma il contesto di riconoscimenti professionali molto bassi e contratti a tempo determinato e poco retribuiti resta comunque una costante da un lavoro all’altro. Delle 3.060 dimissioni effettuate in un anno, circa il 45% riguardano donne, mentre il 40% riguarda lavoratori e lavoratrici stranieri. «In questo caso – sottolinea l’Ufficio Cgil – emerge in modo chiaro che molti di questi lavoratori presentano le dimissioni a seguito di pressioni da parte del datore di lavoro». I settori più interessati dal fenomeno delle dimissioni telematiche sono il commercio e metalmeccanico (soprattutto artigianato).

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