Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Economia - page 28

Notizie economico-finanziarie di Brescia e Provincia

Flero piange Giuseppe Scuola, patron della Dac

in Alimentare/Economia by

Flero piange Giuseppe Scuola, imprenditore che negli anni Settanta fondò a Flero la Dac: oggi una delle principali aziende del settore, con un fatturato di circa 600 milioni e oltre 600 dipendenti.

Scuola è rimasto vittima di un tragico incidente avvenuto ieri, intorno alle 18, sulla Sp19. All’altezza di Castenedolo la sua Bmw ha tamponato il camion che la precedeva, ribaltandosi. Per l’imprenditore non c’è stato niente da fare.

Maltempo, in Lombardia danni all’agricoltura bresciana per 56 milioni

in Agricoltura e allevamento/Economia by

Ammontano a oltre 235 milioni di euro i danni subiti dall’agricoltura lombarda a causa degli eventi atmosferici che hanno colpito il territorio regionale tra luglio e agosto.

“Si tratta – dichiara l’assessore all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste di Regione Lombardia, Alessandro Beduschi – di stime ormai accurate, risultanti dalle oltre 3600 segnalazioni pervenute. Cifre che purtroppo confermano in pieno la gravità di quanto subito dalle aziende agricole, ma fondamentali per consentirci di formalizzare al Governo la richiesta di calamità, che avverrà come da norme con un provvedimento di Giunta”.

Secondo i dati raccolti, le province maggiormente colpite sono quelle di Mantova (62,8 milioni), Cremona (57,4 milioni) e Brescia (56,2 milioni). Ingenti i danni nei territori di Milano (26,7 milioni), Bergamo (12,9 milioni) e Lodi (8,9 milioni). Difficoltà anche per molte aziende agricole in provincia di Monza e Brianza (3,7 milioni), Varese (3,3 milioni) e Como (2,4 milioni), mentre disagi limitati sono stati segnalati da Sondrio (534.000 euro), Pavia (111.000 euro) e Lecco (35.000 euro).

Nel complesso, i danni diretti alle colture sono pari a 121 milioni di euro, con particolare riferimento al mais nelle zone di pianura, ai vigneti nel Bresciano e alle coltivazioni orticole e frutticole nel Mantovano. Cento milioni riguardano le strutture colpite, mentre quelli a macchine agricole e scorte ammontano a 13 milioni di euro. Sono state inoltre danneggiate 8 infrastrutture irrigue nelle province di Bergamo (3), Cremona (2), Varese (2) e Lodi (1) per oltre 1 milione di euro.

“Per quanto riguarda i danni alle colture che le norme escludono dai ristori in quanto assicurabili – prosegue l’assessore Beduschi – confermiamo la richiesta di deroga alle disposizioni del decreto legislativo 102/2004, che permetterebbe di garantire una copertura finanziaria anche alle aziende sprovviste di polizze, molte delle quali sono state costrette a non stipularle spinte dagli alti costi di adesione in un periodo di grandi difficoltà economiche per il settore”.

“Domani – conclude Alessandro Beduschi – sarò a Roma per incontrare il ministro Lollobrigida. Sarà un’occasione per ribadirgli la situazione di estrema difficoltà per il nostro comparto agricolo dopo queste eccezionali ondate di maltempo e anche per fare il punto sull’emergenza Peste Suina Africana dopo i casi di contagio verificatisi in alcuni allevamenti in provincia di Pavia”.

Brescia, il calo dei crediti alle imprese è forte: -7,8%

in Economia/Finanza by

 A marzo 2023, lo stock di prestiti (al netto di pronti contro termine e sofferenze) erogati alle imprese industriali bresciane ammonta a 11,3 miliardi di euro, evidenziando una flessione del 7,8% sullo stesso periodo del 2022. La dinamica riscontrata a Brescia appare più intensa di quanto rilevato in Lombardia (-5,0%) e in Italia (-3,1%).

A evidenziarlo è un focus realizzato dal Centro Studi di Confindustria Brescia e contenuto nella 17esima edizione del Booklet Economia, disponibile in formato digitale e contenente informazioni su tutti i principali indicatori economici bresciani aggiornati al 25 luglio, tra cui una specifica sezione sugli aggregati creditizi nel territorio bresciano.

Il credito a disposizione delle aziende attive nell’industria subisce quindi una discesa, dopo la fase fortemente espansiva che aveva invece caratterizzato buona parte del biennio 2021-2022. Come indicato da Banca d’Italia, le motivazioni alla base di tale riduzione vanno essenzialmente ricondotte alla minore domanda da parte delle imprese, a seguito della più ridotta necessità di copertura del circolante e di finanziamento degli investimenti, oltre all’aumento del livello generale dei tassi di interesse.

“Attraversiamo una fase caratterizzata dai rialzi dei tassi avviata dalla BCE e da una maggiore rigidità del settore bancario, legata a una più elevata percezione del rischio e a una minore tolleranza dello stesso da parte degli intermediari. – commenta Paolo Streparava, vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Credito, Finanza e Fisco –. In tale contesto, si osserva come il Made in Brescia abbia fatto fronte alla situazione ricorrendo alle importanti liquidità maturate: si tratta certamente di un importante “polmone” per le nostre imprese, che può essere destinato, in questo periodo caratterizzato da forti restrizioni nell’offerta, per finanziare il circolante e i piani di investimento approvati dalle aziendeTuttavia, siamo consapevoli che tale strada non può rappresentare una soluzione di lungo periodo al problema, quanto invece una prima risposta, non strutturale, alla condizione che stiamo vivendo in questo periodo. In prospettiva, il sistema imprenditoriale deve essere ricettivo nella ricerca di soluzioni stabili a queste problematiche, valutando strumenti di finanza alternativa.”

L’inedita fase di rincari dei tassi di interesse, avviata dalla BCE con l’obiettivo di contrastare la corsa dell’inflazione dei prezzi al consumo, sta quindi determinando un’accelerazione degli oneri finanziari a carico del sistema delle imprese. A riguardo, come evidenziato durante i lavori della 41° edizione dell’Osservatorio Congiunturale Scenari&Tendenze, le stime del Centro Studi di Confindustria Brescia descrivono un’istantanea in cui, con riferimento alle sole società non finanziarie attive nell’industria, tali oneri ammonterebbero (per l’intero anno 2023) a poco più di 496 milioni di euro, con un incremento del 125% sul 2022 (221 milioni), quando l’importo pagato dal made in Brescia segnava già un +72% sul 2021 (129 milioni).

Va inoltre segnalato che le proiezioni sopra descritte sono da intendersi, in qualche modo, come prudenziali: esse, infatti, recepiscono i quattro rialzi del costo del denaro effettuati dalla BCE nel 2022 e i primi due (febbraio e marzo) realizzati quest’anno: non incorporano, invece, i tre aumenti fra marzo e luglio, né i possibili ulteriori rialzi nei mesi futuri

Allo stesso tempo, la liquidità a disposizione del sistema produttivo locale si mantiene particolarmente elevata: a marzo di quest’anno i depositi bancari e il risparmio postale detenuti dalle imprese è pari a 17,2 miliardi, un importo di fatto invariato nei confronti di fine 2022 (17,3 miliardi), in aumento dell’8,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

In tale contesto, va segnalato poi che l’inedito rialzo dei tassi di interesse non ha intaccato la qualità del credito erogato alle imprese, sebbene sia probabile che ciò avvenga nel prossimo futuro: le sofferenze nell’industria rilevate a fine marzo 2023 in provincia di Brescia, pari a 83 milioni di euro, evidenziano una modesta crescita dai minimi di dicembre 2022 (81 milioni) e riguardano lo 0,7% del totale dei prestiti, un valore storicamente molto basso. La situazione rilevata a Brescia si conferma migliore di quanto sperimentato in Lombardia (1,0%) e in Italia (1,2%).

Nel Booklet è inoltre presente un approfondimento relativo agli sportelli bancari presenti a Brescia e provincia. La necessità di razionalizzare i costi connessi con l’esercizio dell’attività bancaria e la dirompente diffusione delle tecnologie digitali, come l’home banking, hanno prodotto una significativa flessione nel numero degli sportelli bancari attivi sul territorio. A dicembre 2022, in provincia di Brescia si contano 661 sportelli, contro i 972 di fine 2008, con un ridimensionamento del 32,0%. Come già evidenziato nel recente passato, il fenomeno ha inevitabilmente determinato una minore capillarità territoriale del sistema bancario: a fine 2022 si rilevano 53 sportelli ogni cento mila abitanti, contro gli 81 di fine 2008.

Sartori Rottami: come funziona il noleggio di cassoni?

in Economia/Trasporti by

Sartori Rottami è il partner perfetto per il noleggio di cassoni. Un’azienda che opera sul campo da tantissimi anni e che è a completa disposizione della clientela per realizzare qualcosa di straordinario e grandioso. Un team di professionisti preparati e competenti, pronti a mettersi al servizio dei clienti, rispettando le norme e proteggendo sia l’ambiente che le persone. Il tutto con un rapporto qualità/prezzo che non ha rivali.

Noleggio cassoni con Sartori Rottami, come funziona

Fra i tanti servizi offerti da Sartori Rottami c’è il noleggio cassoni. Sartori Rottami mette a disposizione dei suoi clienti un’ampia gamma di cassoni con varie dimensioni, capaci di soddisfare le esigenze della clientela per lo smaltimento dei rifiuti oppure il trasporto delle merci di varia tipologia. Ogni cassone infatti è stato progettato per poter garantire la massima sicurezza, qualità e affidabilità, tutto grazie a materiali altamente resistenti, a un design funzionale e robusto e a ottime prestazioni.

I cassoni messi a disposizione da Sartori Rottami sono infatti realizzati con materiali che sono ecologici e che si possono smaltire in modo sostenibile, sempre rispettando al massimo sia l’ambiente che il territorio circostante. Sartori Rottami, proprio per rispondere alle numerose esigenze della clientela, mette a disposizione varie tipologie di cassoni. Possono essere chiusi oppure aperti in base alla natura dei materiali che si devono smaltire, possono inoltre avere accessori come serrature di sicurezza, sistemi di sollevamento, lucchetti e rampe per il carico.

Il servizio di noleggio di cassoni offerto da Sartori Rottami è imperdibile. Parliamo di un servizio conveniente e flessibile, che segue le necessità dei clienti. L’azienda riesce a effettuare delle consegne che sono sempre puntuali e rapide con delle tariffe trasparenti e competitive, capaci di dare il cento per cento. Per completare il servizio non manca un team di specialisti che è altamente qualificato e sempre pronto a rispondere alle necessità e alle esigenze della clientela.

Iniziare a noleggiare cassoni con Sartori Rottami poi è semplicissimo: basterà contattarli compilando il modulo di contatto per ricevere tutte le informazioni necessarie.

Chi è Sartori Rottami, il leader per il noleggio di cassoni

Sartori Rottami è da sempre un punto di riferimento essenziale e concreto per chi opera nel settore dello smaltimento dei rifiuti e in quello del riciclo dei metalli ferrosi e non ferrosi che provengono dalle lavorazioni artigianali e industriali. Un’azienda solida e affidabile, in grado di offrire moltissimi servizi fra cui la demolizione di edifici privati e industriali, il recupero travatura, il recupero mezzi industriali e – appunto – il noleggio cassoni.

Prezzi concorrenziali, grande competenza e professionalità sono gli elementi che rendono Sartori Rottami l’eccellenza. Un’attività che è sempre pronta e veloce a rispondere alle esigenze della clientela grazie soprattutto a una esperienza pluriennale e a personale altamente qualificato che si avvale delle migliori tecnologie e di mezzi di trasporto che sono all’avanguardia.

L’azienda si occupa in particolare del riciclo e del recupero di una vastissima gamma di materiali ad esempio ferro, ottone, acciaio, legno, bancali, batterie, plastica, rifiuti pericolosi, scarti di demolizione di cantiere, macerie e rifiuti agricoli. Per ciò che riguarda le demolizioni inoltre Sartori Trasporti mette a disposizione dei clienti la propria competenza nel rispetto delle norme vigenti, regalando un lavoro che è sempre impeccabile e preciso.Fra gli obiettivi principali dell’azienda c’è quello di garantire delle prestazioni ecologiche ed efficaci, in modo da preservare al meglio le risorse naturali e ridurre al minimo il possibile impatto ambientale. Non solo: Sartori Rottami organizza anche dei sopralluoghi che si svolgono in tutta Italia con quotazioni sul posto e preventivi. Per avere maggiori informazioni basterà compilare il modulo che è presente sul sito.

Terziario, clima di fiducia resta buono ma crescono i timori

in Economia/Servizi by

Nel 2° trimestre del 2023, il clima di fiducia delle imprese bresciane attive nel settore dei servizi si è attestato a 119, livello decisamente più alto rispetto allo stesso periodo del 2022 (109), ma allo stesso tempo registra un ridimensionamento rispetto alla rilevazione del trimestre precedente (125), quando l’indice, dopo alcuni mesi di relativa debolezza, era di fatto ritornato sui livelli di fine 2021. 

A evidenziarlo sono i risultati dell’Indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia al 2° trimestre 2023.

La dinamica rilevata tra aprile e giugno si inserisce in un contesto di relativo raffreddamento per il settore dei servizi a livello nazionale: sebbene l’indice PMI riferito all’andamento del comparto abbia registrato per il sesto mese consecutivo una dinamica in espansione, allo stesso tempo il ritmo di crescita del settore è rallentato per il secondo mese consecutivo posizionandosi su 52,2. I timori di una possibile recessione stanno sempre più pesando nel terziario italiano, nei prossimi mesi questo valore potrebbe continuare a diminuire a causa anche dei tassi d’interesse sempre più alti.

Tornando al quadro locale, il settore ha subito della flessione dell’industria manifatturiera, suo tradizionale cliente, che ha registrato nel secondo trimestre una contrazione, andando così a interrompere la striscia positiva iniziata nel 2021 (-0,4% tendenziale).

“Un terzo trimestre in crescita, in controtendenza rispetto a un rallentamento generale dell’economia, sta a indicare un settore in buona salute – commenta Fabrizio Senici, presidente del settore Terziario di Confindustria Brescia –. Il dato positivo del comparto consulenziale poi segna un cambio di passo nell’approccio del mondo industriale verso i servizi più strategici. Per quanto riguarda più strettamente il nostro settore, voglio ricordare che il 23 novembre ci sarà un’importante convention, inserita tra le tappe del roadshow SetteOttavi, che vedrà protagoniste le imprese di servizi associate e non a Confindustria Brescia, nel quale verrà ufficializzata la nascita del nuovo settore digitale, scorporato dall’attuale settore Terziario.”

Nel dettaglio, per quanto riguarda i giudizi espressi dalle aziende sui tre mesi precedenti:

il fatturato è aumentato per il 52% delle imprese intervistate, con un saldo positivo del 40% tra coloro che hanno dichiarato variazioni in aumento e in diminuzione;
gli ordini e l’occupazione evidenziano incrementi (saldi netti pari rispettivamente a +28% e a +24%);
i prezzi dei servizi offerti si caratterizzano per un’evoluzione crescente (saldo netto pari a +16%); numero che però deve essere letto anche considerando che per l’80% delle aziende rispondenti i prezzi delle proprie prestazioni sono rimasti stabili.
Per quanto riguarda le prospettive per i mesi a venire:

il fatturato è atteso in crescita dal 38% degli intervistati, con un saldo positivo del 30% a favore degli ottimisti rispetto ai pessimisti;
i saldi riferiti al portafoglio ordini (+32%) e all’occupazione (+22%) descrivono uno scenario di possibile consolidamento dell’attività;
i prezzi dei servizi offerti manifestano un saldo positivo (+8%), in frenata rispetto ai dati di consuntivo: elemento che suggerirebbe un certo allineamento con lo scenario nazionale di un prospettico rallentamento.
Le opinioni delle imprese in merito alle prospettive generali dell’economia italiana sono caratterizzate da un lieve pessimismo, il significativo ribasso delle quotazioni degli input energetici non basta a compensare le crescenti preoccupazioni sull’innalzamento dei tassi d’interesse che rischiano di impattare sempre di più su investimenti e consumi. Nel dettaglio, il 16% degli imprenditori ha espresso un orientamento ottimistico, a fronte del 64% che prevede stazionarietà e del 20% che ha invece una visione negativa.

L’andamento per comparto

Consulenza alle imprese

Il clima di fiducia delle imprese attive nel comparto della consulenza alle imprese, nel 2° trimestre 2023, si attesta a 138, contro 132 del periodo precedente. I giudizi a consuntivo segnalano che: il fatturato è aumentato per il 57% delle imprese, con un saldo positivo del 47% tra risposte in crescita e in diminuzione; gli ordini e l’occupazione evidenziano incrementi (saldi netti pari rispettivamente a +42% e a +24%); I prezzi dei servizi offerti si caratterizzano principalmente per una certa stazionarietà (per l’86% dei rispondenti i prezzi non sono variati). Con riferimento alle prospettive a breve termine: il fatturato è atteso in crescita dal 52% degli intervistati, con un saldo positivo del 47%; i saldi riferiti al portafoglio ordini (+62%) e all’occupazione (+24%) indicano uno scenario di possibile accelerazione dell’attività; allo stesso tempo i prezzi dei servizi offerti rimango completamente invariati (per il 95% dei rispondenti). Le opinioni delle imprese in merito alla tendenza generale dell’economia italiana sono così orientate: il 29% prevede un aumento, a fronte del 52% che indica stazionarietà e del rimanente 19% che invece ha una visione sfavorevole.

ICT & digitale

Il clima di fiducia delle imprese attive nel comparto ICT & digitale, nel 2° trimestre 2023, si attesta a 100, in flessione rispetto a quanto rilevato fra gennaio e marzo 2022 (112). In merito ai giudizi espressi sui tre mesi precedenti: il fatturato è aumentato per il 47% delle imprese, con un saldo positivo del +29% tra variazioni in aumento e in diminuzione; gli ordini e l’occupazione evidenziano incrementi (saldi netti pari rispettivamente a +12% e a +29%); i prezzi dei servizi offerti si caratterizzano per un’evoluzione crescente (saldo netto pari a +12%). Riguardo alle prospettive a breve termine: il fatturato è atteso in crescita dal 29% degli intervistati, con un saldo del +11%; i saldi riferiti al portafoglio ordini e all’occupazione risultano positivi (rispettivamente pari a +6% e a +17%); i prezzi dei servizi offerti registrano un saldo in lieve aumento (+6%). Le opinioni delle imprese in merito alla tendenza generale dell’economia italiana risultano moderatamente negative: solo il 6% degli imprenditori ha un orientamento positivo, il 70% prevede stazionarietà e il 24% si aspetta una contrazione.

Servizi alle imprese

Il clima di fiducia delle imprese attive nel comparto servizi alle imprese, nel 2° trimestre 2023, si attesta a 123, in crescita rispetto al periodo precedente (115). Riguardo ai giudizi espressi a consuntivo: il fatturato è cresciuto per il 60% delle imprese, con un saldo del +50%; gli ordini evidenziano un incremento (saldo netto pari a +40%), anche l’occupazione e i prezzi dei servizi offerti si caratterizzano per un’evoluzione rialzista (rispettivamente +20% e +30%). In merito alle prospettive a breve termine, il fatturato è atteso in aumento per il 20% degli intervistati, con un saldo positivo dello stesso ammontare; gli ordini e l’occupazione evidenziano incrementi (saldi netti pari rispettivamente a +30% e a +10%); i prezzi dei servizi offerti si contraddistinguono per un saldo positivo del 10%. Le opinioni delle imprese in merito alle prospettive dell’economia italiana si caratterizzano da una certa freddezza: il 10% degli intervistati ha un orientamento ottimistico, a fronte dell’80% che prevede stazionarietà e del 10% che invece propende per una flessione.

Gelaterie, nel Bresciano sono 232

in Alimentare/Commercio/Economia by
Gelaterie

Un prodotto buono, artigianale, che fa bene e che continua ad essere apprezzatto. Soprattutto in estate. Stiamo parlando del gelato: l’elaborazione dei consumi consente di stimare per il 2023 una spesa delle famiglie lombarde per gelati pari a 328 milioni di euro, in continuità con l’anno precedente, così come nella nostra provincia, dove la spesa sarà di 40 milioni di euro. A diffondere i dati su base Istat è l’Osservatorio di Confartigianato Lombardia che – secondo quanto riporta Brescia news – ha analizzato la dinamica della domanda di gelato dell’estate del 2023. Inserita in un contesto caratterizzato da una pressione inflazionistica che sta comprimendo i consumi delle famiglie, con ricadute anche sul settore alimentare, solo nei primi cinque mesi del 2023 il volume delle vendite al dettaglio di beni alimentari è in flessione del 4,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: calo della spesa reale delle famiglie determinata dall’inflazione che è comunque, almeno in parte, controbilanciato dalla domanda dei turisti stranieri, le cui presenze sono in sensibile crescita nel corso del 2023.

«Quello artigianale è un gelato che si distingue per gli ingredienti che utilizza, di qualità e freschi, e per la varietà di gusti proposti e forte è la vocazione artigiana di questo settore. In Lombardia, con il 65,9% di gelaterie artigiane (1.038) delle 1.575 presenti e, nella sola provincia di Brescia, sono 232 e, di queste, 165 (il 71,1%) sono artigiane. Il gelato artigianale rappresenta una delle primizie di questi mesi caldi, una vera passione ma che non è più limitata ai soli mesi estivi. Del resto il gelato artigianale non è solo buono, ma è un vero e proprio alimento completo, sano e genuino, con un apporto bilanciato di nutrienti e ricco di preziosi micronutrienti come vitamine e sali minerali. Oggi pesa l’inflazione anche sull’acquisto di questi prodotti, certo, tuttavia il consiglio è quello di valorizzare le materie prime, la cura e la capacità di trasformarle per continuare ad offrire un prodotto d’eccellenza» spiega Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia.

L’elaborazione dei dati dell’Istat sui consumi consente di stimare per il 2023 in Lombardia una spesa delle famiglie lombarde per gelati pari a 328 milioni di euro, 40 i milioni nella nostra provincia, secondo solo a Milano con 114. Dall’analisi sul sistema di offerta si evidenzia la presenza al I trimestre 2023 di 1.575 laboratori di gelateria per cui è elevata la vocazione artigiana: le 1.038 gelaterie artigiane rappresentano, infatti, il 65,9% del totale, quota di gran lunga superiore rispetto al 24,8% registrato per il totale economia. Va considerato che il perimetro delle attività artigianali relative al mondo del gelato è comunque più ampio, coinvolgendo i segmenti delle pasticcerie che producono dolci con il gelato e dei laboratori che producono gelati senza vendita al dettaglio, per tale motivo nostre precedenti analisi non sono confrontabili.

In chiave territoriale, tra le principali province lombarde, si stima un numero di laboratori di gelateria pari a 490 unità a Milano, pari a 232 unità a Brescia e pari a 173 unità a Bergamo. I laboratori artigianali, che rappresentano oltre la metà dei laboratori presenti in tutte le province, hanno invece peso maggiore nei territori di Sondrio (81,8%), Lecco (77,9%) e Mantova (75,4%).

Perché è importante investire in modo consapevole, evitando improvvisazioni

in Economia/Finanza by

Investire comporta l’assunzione di numerosi rischi, i quali possono essere calibrati adeguatamente solo effettuando investimenti consapevoli.

Sebbene, grazie al web, all’internet banking e alle piattaforme di trading, acquistare e vendere titoli sia diventato, a livello pratico, molto più semplice rispetto al passato, scegliere i titoli giusti e costruire un portafoglio tarato sul proprio profilo di investimento continuano a essere operazioni molto complesse.

Certo, oggi anche i neofiti hanno un accesso praticamente immediato a dati e informazioni sui mercati finanziari e sui titoli, ma molto spesso non possiedono le competenze necessarie per utilizzarli; consultare informazioni sui megatrend, ossia, come è ben spiegato qui, quei“fenomeni dirompenti che indicano la direzione che sta prendendo il mondo”, oppure leggere gli indici di mercato serve davvero a poco se non si sa come sfruttarli a proprio vantaggio all’interno di una strategia di investimento.

Proprio per questo motivo è sempre consigliabile evitare il fai da te e rivolgersi a professionisti del settore che siano in grado di aiutare nella creazione di un piano e di un portafoglio tarato sulle proprie possibilità di investimento e di rischio.

Investire non è una scommessa

La già citata facilità di accesso al mondo degli investimenti, favorita da internet, può far nascere nei non addetti ai lavori la sensazione che, dopotutto, si tratti di un’attività poco impegnativa e divertente, non troppo dissimile dalle scommesse e in grado di portare guadagni facili.

La realtà dei fatti è del tutto diversa, in quanto investire e scommettere sono due attività affatto diverse; mentre gli scommettitori si basano sul proprio istinto e su una buona dose di intuito e fortuna, gli investitori consapevoli effettuano una serie di analisi, consultano i grafici, applicano strategie collaudate e seguono gli andamenti del mercato al fine di comprendere in quale direzione potrebbe andare un determinato titolo e aumentare la possibilità di ottenere un profitto.

Chi si avvicina per la prima volta al mondo degli investimenti, aprendo magari un conto su una piattaforma di trading online, dovrebbe tenere conto di questo importante aspetto, in quanto agire in modo avventato e senza una preparazione adeguata o il sostegno di un esperto può comportare non pochi problemi.

I rischi degli investimenti

Qualsiasi tipo di investimento, anche quello ritenuto, a livello teorico, più sicuro, comporta l’assunzione di una certa dose di rischio.

Il rischio di un investimento può prendere due forme:

  • impedire il raggiungimento degli obiettivi finanziari prefissati;
  • portare a una perdita di capitale parziale o totale.

Mentre per un neofita può sembrare impossibile capire quale possa essere il reale livello di rischio di un determinato titolo o di uno strumento finanziario in particolare, i professionisti sono in grado di valutare in modo adeguato questo fattore. Per farlo prendono in considerazione vari elementi, tra i quali rientrano:

Allarme di Confartigianato: anche a Brescia meno prestiti e più cari

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Finanza/Tendenze by

Meno prestiti e più cari. Le imprese lombarde su base annua anno sborsato un miliardo e mezzo in più. A stimarlo l’Osservatorio di Confartigianato Lombardia sulla base dello stock dei prestiti concessi. Maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI pari a 583 milioni di euro solo per Milano, seguita da Brescia con 230 milioni di euro. Contestualmente si accentuano situazioni di stretta sul credito: dopo la provincia in testa alla negativa classifica e cioè Lecco con -7,7%, c’è la nostra con il -7,3%, seguita da Cremona (-6,7%).

«Sono in calo e si pagano maggiori costi sui prestiti. Per le micro e piccole imprese è l’ennesimo segnale. C’è un rischio frenata. Oltre 1 miliardo e mezzo di extra costo per il credito delle MPI lombarde, di cui 230 milioni solo nella nostra provincia. Un numero oggettivamente impressionante, che pesa di più laddove le imprese sono più impegnate negli investimenti per crescere. È un tema sul quale non si sta ponendo sufficiente attenzione, ma che rischia di frenare lo sviluppo delle nostre imprese. La marginalità viene contratta all’osso e dunque anche la volontà di mettere in atto quelle misure utili ad aumentare la propria competitività: evoluzioni di processo, acquisto di nuovi macchinari, rivoluzione degli spazi di lavoro. Ma tutto questo costa e le MPI rischiano di non poterselo permettere, contraendo così drammaticamente la propria capacità di stare sul mercato ed esprimere tutto il loro valore» spiega Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia.

Premessa – La stretta monetaria sta proseguendo, rischiando di mettere il freno a mano all’economia italiana e dell’Eurozona, quest’ultima già caduta in recessione tecnica. L’inflazione scende, con una stabilizzazione dei prezzi dell’energia, ma che rimangono del 53% superiori a quelli del 2019. Intanto la Bce ha rialzato ancora i tassi di 25 punti base. Ottavo rialzo in dodici mesi, per complessivi 400 punti base per contenere l’inflazione. Intanto nel corso dell’anno si propagheranno effetti restrittivi sulla propensione ad investire, mentre una politica monetaria della Bce più restrittiva rispetto a quella della Fed potrebbe apprezzare l’euro sul dollaro, influenzando la competitività dell’export. Vi sono inoltre altri diffusi segnali di rallentamento del ciclo economico: nei primi cinque mesi dell’anno flette il volume delle esportazioni, l’elevata inflazione erode il potere di acquisto delle famiglie, la produzione manifatturiera segna un calo, così come quella delle costruzioni, e sono negativi gli indicatori del mercato immobiliare.

Il costo del credito – A maggio 2023 a livello nazionale i tassi sui prestiti alle imprese sono saliti al 4,81%, con un aumento di 362 punti base su base annua. Un livello così alto del costo del credito non si registrava dalla Grande crisi, nel novembre del 2008. Nel confronto internazionale, in Italia si registrano tassi di interesse per le imprese più elevati tra i maggiori paesi Ue: a fronte del tasso medio del 4,81% in Italia, l’Eurozona segna un 4,56%. L’analisi del costo del credito a livello regionale evidenza che a marzo 2023 il tasso di interesse bancario attivo (TAE) pagato dal totale delle imprese lombarde si attesta al 4,74%, il più basso rilevato tra le regioni (Lombardia 20^ nel ranking nazionale), in aumento di 208 punti base rispetto a quello di giugno 2022, 9 mesi prima della stretta monetaria.

A livello settoriale a marzo 2023 costi del credito più elevati vengono sostenuti dalle imprese delle Costruzioni (5,63%), a cui seguono i Servizi, con un tasso del 4,72%, e il Manifatturiero, con un tasso del 4,60%. Mentre tra giugno 2022 e marzo 2023 rialzi più elevati dei tassi di interesse bancari attivi si osservano per il Manifatturiero (+216 p.b.), seguito dai Servizi (+208 p.b.) e dalle Costruzioni (+172 p.b.).

Mentre secondo le ultime valutazioni disponibile, in Lombardia il tasso pagato dalle piccole imprese a dicembre 2022 è del 6,97% superiore di 314 punti base al 3,83% delle medio grandi imprese e di 77 punti base sopra al costo del credito sostenuto dalle piccole imprese a giugno 2022 (6,20%). Per la nostra regione, sulla base dell’incremento tendenziale dei tassi sulle consistenze dei prestiti alle imprese, si stima un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI (micro e piccole imprese fino a 50 addetti) di 1.587 milioni di euro, l’impatto più pesante della stretta monetaria rilevato tra le regioni italiane. Sulla base dello stock dei prestiti concessi si stima a livello provinciale un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI pari al 583 milioni di euro a Milano, pari a 230 milioni di euro a Brescia, pari a 175 milioni di euro a Bergamo, pari a 104 milioni di euro a Monza – Brianza, pari a 101 milioni di euro a Varese, pari a 81 milioni di euro a Mantova, pari a 76 milioni di euro a Como, pari a 69 milioni di euro a Cremona, pari a 60 milioni di euro a Pavia, pari a 48 milioni di euro a Lecco e pari a 30 milioni di euro a Sondrio e a Lodi.

Il trend dei prestiti – Evidenti i segnali di tensioni sulla domanda di credito con i prestiti alle piccole imprese, che in Lombardia, come a livello nazionale, risultano in calo da marzo 2022. A marzo 2023 (ultimo dato disponibile) la dinamica del credito concesso alle piccole imprese lombarde – corretta soprattutto per le cartolarizzazioni – scende del -4,6% (era del -3,3% a dicembre 2022). Flessione in linea con quella rilevata a livello nazionale (-4,4%) ma in controtendenza rispetto al +0,2% registrato per il totale imprese lombarde.

Prestiti a livello provinciale – Situazioni di tensione sul credito più pesanti si rilevano a Lecco (-7,7%), Brescia (-7,3%) e Cremona (-6,7%). Tutte e tre figurano tra le province italiane che performano peggio in termini di trend del credito erogato alle imprese. A livello settoriale, sempre con riferimento a variazioni tendenziali non corrette, la dinamica dello stock dei prestiti concessi a marzo 2023 risulta in riduzione nelle Costruzioni (- 6,9%) e nel Manifatturiero (-5,4%) mentre è in controtendenza nei Servizi (+1%).Nel dettaglio esaminando il trend del credito per settore e territorio si osserva che nel Manifatturiero perdono di più in termini di prestiti concessi, contribuendo a determinare la flessione del credito rilevata a livello regionale (-5,4%), Lecco (-8,0%), Brescia (-7,9%) e Monza e Brianza (-7,1%); nelle Costruzioni contribuiscono maggiormente al risultato lombardo le contrazioni dei prestiti più marcate rilevate per le imprese di Lodi (-25,2%), Lecco (-16,7%), Como (-15,3%), Cremona (- 14,4%) e Bergamo (-13,8%) e Brescia -12,3%; e nei Servizi la dinamica positiva regionale è correlata alla crescita dei prestiti del +4,3% rilevata per Milano (a cui sono indirizzati il 65% dei prestiti concessi alle imprese dei Servizi) e del +1,5% rilevata per Monza-Brianza (5,4% stock prestiti del settore), mentre Brescia anche nei Servizi si segna -6,1%.

«Non parliamo di un rischio futuro: già oggi i segnali di tensioni sulla domanda di credito sono evidenti con i prestiti alle piccole imprese in calo. Numeri che rivelano la prudenza e anche la fatica delle MPI che hanno già dovuto far fronte all’aumento delle materie prime e dell’energia» conclude il presidente Massetti.

Feralpi, ricavi 2022 a 2.398 milioni di euro

in Aziende/Bilanci/Economia/Feralpi by

Feralpi chiude un 2022 eccezionale e ha programmato investimenti per oltre 500 milioni di euro nel periodo ’23-’27 includendo nel piano industriale nuovi e significativi progetti il cui scopo è la generazione di valore per gli stakeholder tramite la crescita delle attività produttive e commerciali – grazie a un portafoglio prodotti più completo – una base di costi più efficiente, una maggiore flessibilità produttiva e commerciale con una maggiore verticalizzazione e minori emissioni di CO2 grazie a nuove tecnologie e una quota di energia autoprodotta da fonti rinnovabili.

Il bilancio consolidato 2022 di Feralpi Holding registra risultati eccezionali con ricavi pari a 2.398 milioni di euro contro i 1.928 milioni del 2021 segnando un +24,4% sul 2021 e +93,6% sul 2020. In particolare, l’anno ha registrato un calo in termini di volumi prodotti intorno al 6% che ha caratterizzato particolarmente la seconda parte dell’anno e un incremento dei prezzi di vendita legato alle dinamiche delle materie prime e dell’energia. Il valore della produzione ha raggiunto i 2.535 milioni. Si conferma la forte impronta internazionale con una quota di ricavi generati all’estero pari al 63,57%, in aumento rispetto all’anno precedente (58,98%). In generale, i ricavi di vendita vedono una maggiore concentrazione nei mercati core per il Gruppo (Italia, Germania, Francia, Svizzera e Austria). La performance economica ha raggiunto i livelli più alti nella storia del Gruppo. L’EBITDA registra 501.702 milioni di euro rispetto ai 273.862 milioni del 2021. L’incidenza del margine sul valore della produzione ha raggiunto il 19,8% ed è stata guidata dalla riduzione dell’incidenza percentuale delle materie prime sui ricavi. Dopo aver spesato ammortamenti e svalutazioni per 60,3 milioni di euro, il risultato netto totale sale a 334.210 milioni di euro, un valore più che raddoppiato rispetto ai 152.130 milioni di euro del 2021. Sul fronte patrimoniale e finanziario, Feralpi Group cresce in solidità e flessibilità. Il patrimonio netto consolidato sale a poco più di 1 miliardo nel 2022, rispetto ai 673,8 milioni di euro del precedente esercizio. Per quanto riguarda la Posizione Finanziaria Netta, il consolidato 2022 riporta un miglioramento da una posizione debitoria di 125,2 milioni di euro a 3,5 milioni di euro in attivo.

“Il 2022 è destinato a essere ricordato come un anno eccezionale e molto probabilmente irripetibile, un anno che ha rafforzato ulteriormente la nostra struttura finanziaria permettendoci di proseguire con costanza nei nostri ambiziosi obiettivi di crescita sostenibile sia a livello ambientale che economico. La domanda crescente – soprattutto in alcuni mercati – di prodotti verdi e gli investimenti del PNRR in infrastrutture in Italia sono per noi punti di forza che ci permettono di guardare al futuro con progetti sfidanti e a lungo termine. Abbiamo scelto la strada più difficile, quella di un impegno concreto verso un acciaio decarbonizzato grazie alla conferma di solidi investimenti nella diversificazione delle fonti energetiche con la costituzione di Feralpi Power On e l’elettrificazione dei nostri siti produttivi” commenta Giuseppe Pasini, CEO di Feralpi Group.

I DIPENDENTI

Dal punto di vista occupazionale, il Gruppo a fine esercizio 2022 è salito a 1.856 dipendenti (931 in Italia e 925 all’estero) – di cui il 94% assunto a tempo indeterminato – dai 1.749 dipendenti del 2021. Il 30% delle nuove assunzioni ha riguardato personale al di sotto dei 30 anni.

Brescia, nel 2° trimestre 2023 cala la produzione industriale (-0,4%)

in Economia/Tendenze by

Nel 2° trimestre del 2023 l’attività produttiva del made in Brescia ha registrato una contrazione, andando così a interrompere la striscia positiva iniziata nel 2021. Nel dettaglio, la variazione rispetto al trimestre precedente è pari a -1,0% (congiunturale), mentre l’evoluzione nei confronti dello stesso periodo del 2022 (tendenziale) mostra un segno negativo (-0,4%), il primo dall’ultimo trimestre 2020, quando l’industria bresciana stava ancora fronteggiando le problematiche causate dalla pandemia da Covid-19.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al periodo aprile-giugno 2023.

I segnali di indebolimento rilevati nelle precedenti rilevazioni si sono quindi intensificati, andando addirittura a tradursi in una flessione della produzione. La dinamica rilevata a livello locale è in coerenza con un contesto nazionale e internazionale divenuto, negli ultimi mesi, sempre più aspro per quanto riguarda il comparto manifatturiero. A seguito delle evoluzioni sopra indicate, il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2023, è pari a +2,0%.

Come anticipato, la performance negativa registrata dal settore manifatturiero locale nel trimestre primaverile sconta alcuni fattori di freno, tra cui spiccano, in particolare: il generalizzato rallentamento dell’attività produttiva a livello mondiale (con l’indice PMI globale che a giugno si è attestato abbondantemente sotto la soglia che delimita la crescita dalla contrazione, ai minimi da sei mesi), la sempre più debole dinamica della Germania, principale partner commerciale per la manifattura bresciana (con la più recente rilevazione dell’indice PMI ai valori più bassi da oltre tre anni), la debolezza del commercio internazionale (in contrazione dello 0,9% nei primi quattro mesi del 2023 sullo stesso periodo dell’anno scorso), l’inedito rialzo del costo del denaro, sulla scia delle misure da parte della BCE, in chiave anti-inflazione. In tale contesto, buone notizie provengono dal costo degli input energetici, con le quotazioni del gas naturale largamente rientrate dai picchi sperimentati l’anno scorso.

“Ci aspettavamo un rallentamento, alla luce dei numerosi segnali provenienti dall’economia mondiale nelle ultime settimane – commenta Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia –; le prospettive restano incerte anche per il prossimo futuro, in particolare per la flessione della domanda proveniente dalla Germania. Si tratta di incognite che, inevitabilmente, incideranno anche nella futura rilevazione legata al periodo tra luglio e settembre, al di là della tradizionale chiusura della maggior parte degli stabilimenti nel periodo estivo. Al momento, registriamo invece una tenuta del comparto Automotive: in considerazione dell’importanza che il settore riveste per la nostra provincia, si tratta certamente di un segnale incoraggiante, anche se nei prossimi mesi è previsto un rallentamento anche in tale ambito.”

Tornando alla rilevazione, nel periodo considerato il 31% degli operatori intervistati ha dichiarato una crescita dell’attività rispetto al trimestre precedente, a fronte del 31% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti e del 38% che invece ha segnalato una flessione degli stessi.

§  La disaggregazione della variazione della produzione per classe dimensionale mostra generalizzate flessioni: -0,5% per le imprese micro, -0,7% per le piccole, -1,3% per le medie e -2,5% per le grandi.

§  Con riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva ha evidenziato evoluzioni diversificate. Consuntivi positivi provengono dalle realtà dell’alimentare (+4,8%) e del sistema moda (+3,7%); il legno e minerali metalliferi si caratterizza invece per una crescita modesta (+0,2%). Per contro, i comparti meccanica (-1,3%), metallurgia (-3,5%), chimico, gomma e plastica (-5,3%) hanno evidenziato flessioni, anche significative, dell’attività.

§  Il tasso diutilizzo della capacità produttiva si è attestato all’80%, invariato rispetto alla rilevazione precedente, e di poco inferiore di quanto misurato nel secondo trimestre del 2022 (81%).

§  Le vendite sul mercato italianosono aumentate per il 25% delle imprese, rimaste invariate per il 40% e diminuite per il 35%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 24% degli operatori, calate per il 32% e rimaste stabili per il 44%; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 24%, diminuite per il 31% e rimaste invariate per il 45% del campione.

§  I costi di acquisto delle materie prime sono diminuiti per il 41% delle imprese, con una flessione media dell’1,8%; si tratta della prima variazione negativa dal primo trimestre 2020, a conferma del raffreddamento dell’economia globale, dopo la forte frenata dei rincari recentemente sperimentata. Nello stesso periodo i prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al ribasso dal 29% degli operatori, per una contrazione media pari a -1,1%. Tali evoluzioni confermerebbero quindi l’assestamento delle tensioni rilevate negli ultimi anni; tuttavia, va rilevato che appare ancora prematuro ipotizzare una reale inversione di tendenza e che la perdita di marginalità cumulata a partire dal terzo trimestre 2020 è senza precedenti: +38% i prezzi di vendita, contro +129% dei costi di acquisto. 

§  Con riferimento ai fattori che limitano la produzione, il 33% delle aziende non segnala alcun problema in particolare, una quota in flessione di 2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2022. Le rimanenti risposte si concentrano sulla domanda insufficiente (47%, la quota più alta dal 2020), sulla scarsità di manodopera (13%) e sulla scarsità di materie prime e macchinari (5%, il valore più basso dalla fine del 2020). In tale contesto, non si evidenziano (ancora) problematiche degne di nota relative alla stretta creditizia recentemente innescata (grazie, in particolare, all’elevata liquidità accumulata negli ultimi anni) e, il “caro energia”, che aveva colpito importanti segmenti produttivi nei mesi scorsi, di fatto non è più indicato dalle realtà intervistate. 

§  Le previsioni per i prossimi mesi sono all’insegna dell’incertezza e riflettono, al di là della tradizionale chiusura della maggior parte degli stabilimenti nel periodo estivo, i fattori di criticità prima evidenziati. Nel dettaglio, l’attività è prevista in aumento da 26 imprese su 100 e in calo dal 29%, a fronte della maggioranza relativa degli operatori (45%) che propenderebbe per il mantenimento degli attuali livelli produttivi. I settori con le prospettive più positive sarebbero alimentare, chimico, gomma e plastica, legno e minerali non metalliferi. Segnali non particolarmente incoraggianti giungerebbero invece dalla metallurgia e dal sistema moda.

§  Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono in crescita per il 21% delle aziende, stabili dal 49% e in calo dal 30%. Quelli da parte degli operatori comunitari, sono in aumento dal 20% delle imprese, invariati per il 52% e in flessione per il 28%. Quelli in arrivo dai mercati extra UE sono in crescita per il 27%, stabili per il 48% e in contrazione per il 25%.

§  I giorni di produzione assicurata si attestano a 77, con una forte variabilità fra e nei settori considerati. Tutto ciò indicherebbe un’elevata eterogeneità di “visione” da parte delle imprese intervistate, di fronte a una fase ciclica che si conferma essere nuovamente complessa e densa di incognite.

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