Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Economia - page 150

Notizie economico-finanziarie di Brescia e Provincia

Digitale, nel Bresciano sono 834 le imprese guidate da donne

in Innovazione/Tendenze/Web e digitale by

Digitale, bene le imprese guidate da donneSettore digitale in Lombardia: sono oltre 7 mila le imprese femminili del digitale (+3%) e impiegano 24 mila addetti (+25% in un anno). Solo a Milano sono 4 mila imprese (+3%) con 10 mila addetti (+7%), 834 attività a Brescia (+1%), oltre 600 a Bergamo (+1,4%), più di 600 a Monza Brianza (+8%) e quasi 500 a Varese (+4%). La crescita più consistente in un anno a Mantova (+14%) che passa da 158 a 180 attività. In Italia sono 34 mila le imprese femminili, tra high tech e digitale (+2%) con 73 mila addetti. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del registro delle imprese, per gli anni 2018 e 2017.

Motogether, gamification e customer experience per rivoluzionare la driving experience del motociclista

in Economia/Evidenza/Innovation club/Innovazione/Rubriche by
MotogetherGTA

Il biker sceglie la moto non solo come mezzo di trasporto, ma come veicolo di emozioni da condividere. Per questo è in cerca di strumenti che gli consentano di trarre il massimo dalla sua esperienza unendo tre aspetti chiave nel mondo delle due ruote: aggregazione, divertimento e sicurezza.

Ma quali sono gli strumenti a disposizione di Biker e MotoClub per coltivare e condividere la loro passione?
Troviamo Social Apps con funzionalità generiche, siti web con servizi poco dinamici e Mobile Apps molto frammentate nelle soluzioni verticali. Nessuna di queste soluzioni supporta in modo completo i biker italiani ed interazionali.

Somos, presenterà al MOTODAYS di Roma tra il 7 ed il 10 Marzo il progetto Motogether che prevede dei servizi ICT di Customer Experience specifici per le diverse categorie di biker. La piattaforma Motogether riunisce in un’unica app tutti i tool necessari per creare e gestire il gruppo o motoclub e trarre il massimo dalle esperienze condivise con altri Biker in totale sicurezza. Con la soluzione brevettata si potrà generare l’App di ogni singolo motoclub o di un gruppo di amici scrivendo un semplice codice alfanumerico.
In ogni App personalizzata vengono gestiti tutti gli aspetti del motoclub: membri, contatti, quote, eventi, contenuti, convenzioni. È possibile inoltre chattare con gli amici, condividere le foto, gli itinerari, le statistiche e la posizione gps, utile anche in caso di raduni per consentire ai gruppi di rimanere compatti.

Attraverso Motogether si può migliorare il proprio stile di guida, competere su pista, condividere foto fantastiche, incontrare i propri amici: grazie a un coinvolgente sistema di gamification, ogni attività svolta in sella permetterà di guadagnare punti e conquistare obiettivi.
Sarà possibile convertire i punteggi in premi e sconti messi a disposizione dai brand. Conversando con il proprio brand preferito si potrà essere premiati.
Facendosi notare con specifiche attività sulla piattaforma, si potrà ricevere inviti ad eventi e partnership esclusive. Si potrà condividere la propria posizione con i contatti e i membri del gruppo, anche quando si viaggia in solitario.
In caso di incidente, una richiesta di aiuto con tutti i dati necessari verrà inviata in automatico ai contatti.
Il sistema si potrà anche connettere alla propria moto per estrarre dati ed informazioni.

Identifichiamo quattro grandi categorie:

MOTO BEAUTY LOVER: Questi biker amano possedere un oggetto di design curato che rappresenta la loro personalità.

MOTO TRAVEL LOVER: Amano fare viaggi lunghi o anche brevi ma originali. Non c’è niente di meglio di un viaggio in moto anche solo nel weekend.

MOTO TRIBE LOVER: Sono biker che amano condividere la passione motoristica e creare attraverso questa delle relazioni sociali.

MOTO SPEED LOVER: Sono biker alla ricerca del brivido della velocità e di una prestazione super ovviamente in circuito.

Un biker può ovviamente appartenere a più categorie allo stesso tempo e può cambiare categoria a seconda del proprio “momento personale”, ma utilizza la propria moto (o le proprie moto) in modo differente secondo queste logiche. Sempre secondo queste logiche il biker si aggrega nei vari motoclub e potrà utilizzare delle specifiche funzioni digitali per utilità, competizione o sicurezza

 

L’industria del miele non ha crisi: +36 per cento in dieci anni

in Agricoltura e allevamento/Alimentare/Economia/Tendenze by
Miele

Sempre più fornitori per miele e propoli. Sono 720 le imprese lombarde attive nella produzione di miele (+2% in un anno, + 36% in quasi dieci anni), su un totale italiano di 5.603. In testa tra le province lombarde Brescia con 108 imprese, + 3% in un anno e + 26% in circa dieci, Bergamo (102, +89% in una decina d’anni), Varese (95 imprese, +3%), Sondrio (80, + 19% in dieci anni). Tra i territori lombardi che sono cresciuti maggiormente, Lodi (+23% in un anno) e Monza in dieci anni (+94% con 35 imprese). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Coldiretti Lombardia sui dati registro imprese al 2018, 2017, 2013, 2009.

“In Lombardia – spiega Giovanni Benedetti, direttore di Coldiretti Lombardia e membro di giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi –  vengono gestiti 143mila alveari per una popolazione stimata di oltre 4 miliardi di api. A livello nazionale esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Per non cadere nell’inganno dei prodotti stranieri spacciati per nazionali il consiglio è di verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori”.

Gli addetti. Sono oltre 3 mila in Italia (+18% in un anno), di cui circa 700 in Piemonte (+14%) e 379 in Lombardia (+8%). Più addetti in Italia a Cuneo (+13%) con 175, Torino (+13%) con 150 e Catania con 179 (+49% in un anno).

Le imprese in Italia. Sono 5.603 le imprese italiane attive nella produzione di miele, in crescita del +5% in un anno  e del 49% in dieci anni. La provincia italiana con più imprese è Torino (251, +6% in un anno e + 65% in dieci), seguono Cuneo con 218 (+2% e +66%), Catania con 222 (+8% e + 59%), Trento con 151 (+ 2% e + 29%).

Stranieri, donne e giovani. Sono 227 gli stranieri nel settore in Italia (4% del settore), di cui 23 in Lombardia (3%). Le donne pesano il 26% del settore in Italia con 1.472 imprese, di cui 180 in Lombardia (25%). Pesano i giovani col 16% delle imprese nazionali (880), di cui 102 in Lombardia (14%).

Metalmeccanica, produzione in rallentamento e aspettative stazionarie a Brescia

in Economia/Manifatturiero/Meccanica/Tendenze by

In provincia di Brescia, nel quarto trimestre 2018, l’attività produttiva dei tre settori metalmeccanici ha segnato variazioni tendenziali (rispetto allo stesso trimestre del 2017) positive, anche se in forte rallentamento rispetto ai periodi precedenti.

In particolare, il comparto metallurgico siderurgico ha registrato una crescita tendenziale dell’attività del 4,9%, la meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche del 5,0%, la meccanica tradizionale e mezzi di trasporto dell’1,1%. Le prospettive a breve termine espresse dagli operatori dei tre comparti sono nel complesso stazionarie. I principali motivi di questo atteggiamento di prudenza sono dovuti all’indebolimento del ciclo economico nazionale e mondiale, alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, alla frenata della produzione in Germania – che comporta notevoli ripercussioni per il tessuto produttivo bresciano – e alle incognite sulla conclusione della Brexit.

L’industria bresciana vede con apprensione, in particolare, il rallentamento del mercato tedesco, in cui l’indice PMI del settore manifatturiero (cioè la capacità di acquisizione di beni e servizi da parte delle imprese) ha registrato a febbraio il valore record negativo degli ultimi 74 mesi. La frenata tedesca rischia di compromettere le sorti del settore metalmeccanico bresciano, che nel 2017 ha diretto in Germania oltre un quinto del proprio export complessivo, per un valore di 2,5 miliardi di euro.

“Siamo di fronte a dati che si mantengono positivi per la provincia di Brescia, nonostante il significativo peggioramento nei numeri del settore metalmeccanico a livello nazionale – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di AIB –. Per quanto riguarda le prospettive a breve e medio termine continua a pesare il rallentamento segnato dalla Germania e, a livello di comparti, anche quello dell’automotive. Un quadro a cui si aggiungono le tensioni internazionali, in particolare quelle tra Stati Uniti e Cina sui dazi, e le incognite rappresentate dalla Brexit”.

Sul versante del mercato del lavoro, si segnala il forte ridimensionamento della Cassa Integrazione Guadagni nei comparti metalmeccanici. Le ore complessive nel 2018 sono diminuite del 50% rispetto al 2017, passando da 6 a 3 milioni. In particolare, la componente ordinaria è scesa del 46% (da 1.610.312 a 865.650 ore), quella straordinaria del 47% (da 4.086.733 a 2.182.592 ore). La componente in deroga nel 2018 si è completamente azzerata rispetto alle 381.976 ore del 2017. I dati dell’Osservatorio AIB-ApL al quarto trimestre 2018 hanno invece messo in luce alcune tensioni nel reperimento di figure professionali legate alla metalmeccanica, quali operai specializzati (fabbri, fonditori, saldatori, montatori, manutentori, installatori) e conduttori di impianti (operatori impianti trasformazione metalli).

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la terza provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino e Milano). Con poco meno di 100 mila addetti attivi nell’industria metalmeccanica, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (16 mila addetti) e i prodotti in metallo (36 mila), è al terzo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila) e in quinta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco più di 8 mila addetti).

Revisioni auto, nel 2018 in Lombardia sono stati spesi 477 milioni

in Automotive/Economia/Tendenze by
Riparazione auto

Nel 2018 gli automobilisti della Lombardia hanno speso 477,6 milioni di euro per eseguire le revisioni obbligatorie delle loro auto presso le officine private autorizzate. La cifra comprende il pagamento della tariffa fissata per le revisioni per complessivi 152,7 milioni di euro ed il costo delle operazioni di manutenzione e riparazione necessarie per porre gli autoveicoli in grado di superare i controlli previsti, cioè la spesa per la cosiddetta attività di prerevisione, che ammonta a 324,9 milioni di euro. A livello provinciale, è Milano la provincia della Lombardia che, con 150,2 milioni di euro, registra la spesa più alta per le revisioni e le prerevisioni eseguite nel 2018. Dopo Milano, seguono più distanziate Brescia (con 67,3 milioni di euro), Bergamo (56,8 milioni), Varese (46,5 milioni), Como (31,2 milioni), Pavia (25,9 milioni), Mantova (22,5 millioni) Monza e Brianza (20,7 milioni), Lecco (19,9 milioni), Cremona (17,5 milioni), Sondrio (10,3 milioni) e Lodi (8,7 milioni). I dati citati emergono da uno studio dell’Osservatorio Autopromotec, che è la struttura di ricerca di Autopromotec, la più specializzata rassegna espositiva internazionale dedicata alle attrezzature e all’aftermarket automobilistico, la cui prossima edizione, la 28°, sarà in programma a Bologna dal 22 al 26 maggio 2019.

A livello nazionale nel 2018 sono stati spesi 2,92 miliardi di euro per l’attività di revisione delle auto presso le officine private autorizzate. Si tratta di una cifra di estrema rilevanza, anche se di poco inferiore (-0,9%) rispetto ai 2,95 miliardi di euro realizzati nel 2017. Nel dettaglio, la spesa per la pura operazione di revisione è diminuita dell’1,8% sul 2017.
Questo calo è dovuto essenzialmente alla diminuzione del numero di veicoli chiamati a revisione (nel 2018 sono stati revisionati 13.959.706 veicoli, e cioè l’1,8% in meno rispetto ai 14.217.864 veicoli revisionati nel 2017), anche perché non vi sono state variazioni né per ciò che riguarda la tariffa fissata per le revisioni né per gli oneri accessori (Iva, diritti per la Motorizzazione e bollettino postale). La spesa per le prerevisioni, invece, ha subìto un calo meno marcato (-0,5%) in quanto la diminuzione del numero dei veicoli chiamati a revisione è stata compensata dall’incremento dei costi delle operazioni di manutenzione e riparazione che risulta dagli indici Istat (+1,3%).

L’attività di revisione, sottolinea l’Osservatorio Autopromotec, oltre ad essere un controllo obbligatorio previsto dal Codice della Strada, è uno strumento importante per mantenere in condizioni di efficienza i veicoli. La revisione ha infatti lo scopo di verificare le condizioni di sicurezza e il livello di emissioni inquinanti, così da attestarne l’idoneità a circolare su strada. È bene ricordare che, come previsto dal Codice della Strada, le revisioni vanno effettuate dopo quattro anni dall’immatricolazione e, successivamente, ogni due anni.

Spesa per revisioni nelle province lombarde
Spesa per revisioni nelle province lombarde

L’Impresa 4.0 nel settore vitivinicolo – La tavola rotonda di Innovation Club in Franciacorta

in Economia/Evidenza/Innovation club/Rubriche by
Vigneti della Franciacorta

Si è svolta il 27 Febbraio in Franciacorta la tavola rotonda tra membri di Innovation Club, Startup innovative e professionisti del settore vitivinicolo per analizzare lo scenario in oggi operano le cantine e comprendere come la tecnologia può incrementare il valore reale e percepito di un produttore di vino.

LO SCENARIO

Negli ultimi anni il Wine Lover utilizza con grande frequenza il canale digitale per tracciare le conversazioni sui prodotti in ogni settore. Molti portali di comunicazione raccolgono recensioni degli utenti  facendo esplodere anche nel settore vino una modello molto simile a quanto fatto accadere al turismo ristorazione. Il sistema più famoso è sicuramente Vivino che permette di scattare una foto all’etichetta del prodotto e di recuperare le recensioni alla cantina ed al prodotto specifico. Questa applicazione mobile è già stata scaricata da 10 milioni di utenti in tutto il mondo ed è in crescita esponenziale. Esistono altri 20 portali applicazioni in tutto il mondo meno diffusi e anche in Italia sono nate piazze digitali per lo scambio di informazioni tra consumatori sul vino. Spesso queste informazioni percepite come “super partes” sono ritenute importanti tanto quanto i dati delle più prestigiose guide sul vino.

Il cliente abituato alle conversazioni strutturate con i grandi player digitali vuole essere coinvolto con esperienze empatiche più profonde ed memorabili perchè abbia più chiaro le peculiarità di un brand ed il consumatore deve essere ingaggiato con una conversazione non convenzionale e se possibile continuativa.

Inoltre il cliente oggi beve vino in minor quantità ma cerca sempre più la qualità e quindi premia i prodotti certificati, autentici e realizzati con il minore impatto ambientale.

LE IDEE RACCOLTE

Ecco i migliori 10 spunti raccolte e analizzate durante la tavola rotonda:

Voice of Customer – Monitorare il posizionamento strategico della cantina 

Le aziende del settore vino hanno bisogno di organizzare un servizio di analisi continuativa della “Voice of Customer” per definire come posizionarsi. Se questo servizio viene fatto attraverso la tecnologia utilizzando come interfaccia di conversazione immediati come Facebook e Whatsapp i risultati sono maggiormente affidabili.

Realizzare dei meccanismi ludici per premiare il cliente.

Un altro spunto molto interessante è realizzare un contest ludici sui social basati su immagini che mostrano l’utilizzo del prodotto. Oggi utilizzando l’intelligenza artificiale si possono individuare le immagini più memorabili con un criterio oggettivo di qualità attraverso l’Intelligenza Artificiale.

Mixer Reality – Scoprire il territorio e la cantina

Molto interessante l’utilizzo della “mixed reality”. Realizzando una caccia al tesoro con la realtà aumentata è possibile promuovere iniziative, strade del vino e territori.

Un ambiente 3D navigabile permette invece di visitare anche da remoto una cantina per scoprire le caratteristiche che la rendono unica.

Subscription / Servitization – Il Cambio del modello di business

E’ possibile offrire tramite abbonamento il proprio assortimento vini magari unito ad altri prodotti del territorio. Molto interessante l’idea dare a chi si abbona ad un servizio continuativo non il ruolo di semplici clienti ma di “ambasciatori” di quel territorio in modo da facilitare il senso di appartenenza.

Internet of things – Il controllo dei processi della cantina

L’Internet of things è fondamentale per tracciare i parametri dal campo e nella cantina. I sensori in vigna possono diventare delle vere e proprie stazioni microclimatiche in grado di raccogliere e aggregare altri dati circa lo stato di salute del vigneto o l’incorrere di possibili problemi delle piante. I dati tracciati in cantina sono solitamente dedicati al monitoraggio di valori quali il ph, l’ossigeno, l’anidride carbonica. In tal senso è possibile utilizzare anche l’analisi una tantum effettuati da droni muniti di termocamera come dimostrano numerose esperienze nei grandi consorzi francesi.

L’intelligenza artificiale per realizzare il paradigma della Green Agricolture

Collegando gli asset di una cantina con dei sensori e collegandoli con un sistema di Intelligenza Artificiale è possibile realizzare una soluzione di gestione smart del vigneto che ad esempio consenta di risparmiare acqua e fitofarmaci. Si realizzano quindi modelli quali la green agricolture e la sostenibilità che si trasformano in un valore da trasferire al cliente.

La blockchain per realizzare la carta d’identità digitale dell’azienda

Se si trasferiscono i dati raccolti dai sensori su un database blockchain, che rende le informazioni certe ed non modificabili, questi si trasformeranno in una “carta d’identità digitale” della cantina e dei prodotti. Sarà possibile realizzare un servizio di autenticazione per i prodotti e si potranno migliorare anche la gestione del credito e del pegno perchè gli asset saranno tracciati e verificati.

Utilizzare i Big Data per capire quando ingaggiare il cliente

Esiste un particolare momento temporale in cui determinate categorie di persone appaiono più ricettive al consumo e al racconto del vino. Questo momento cambia a seconda del luogo o dell’età. Categorizzare in modo corretto i clienti e utilizzare questo momento per pianificare particolari azioni di promozione, racconto o ingaggio può significare il successo delle vendite di un vino sopratutto nella vendita diretta.

Profilare le caratteristiche personali dei clienti con gli small data per conversare con loro nel modo migliore

Ogni singola persona è diversa. Alcuni vogliono ascoltare un racconto dettagliato perché analitici altri ricevere un’occasione. Esistono persone che vogliono un’offerta “best seller”.

altri un prodotto esclusivo. Per comprendere le diverse tipologie di clienti possono essere tracciate quei comportamenti e quelle ricorrenze che segnalano la “tipologia umana” del cliente potenziale.

Discernere questa tipologia permette di parlare subito nel modo corretto realizzando una migliore “conversione del contatto”.

Arte, nel Bresciano le imprese del settore sono 276

in Cultura/Economia/Tendenze by
Arte, foto generica

Nei settori legati all’arte, secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi al 2018, sono 2.296 le imprese in Lombardia su circa 13 mila in Italia in Italia. Sono 5 mila gli addetti lombardi. In Italia prime Roma, Milano, Torino, Napoli, Firenze, Venezia, Brescia. Per business annuale, su un totale nazionale di 1,3 miliardi, prima Roma con 255 milioni, poi Milano con 190 milioni, Venezia con 118 milioni, Firenze con 112 milioni. Sopra i 60 milioni anche Palermo e Torino. Pari a 240 milioni il business lombardo. Crescono di più le imprese a Milano e Napoli, circa + 10% in dieci anni. Milano città d’arte con 741 imprese, cresce del 2% in un anno e del 10% in cinque anni, svolta negli anni dell’Expo.

IMPRESE D’ARTE, I DATI COMPLETI

Sono 2296 le imprese in Lombardia su circa 13 mila in Italia. Milano insieme a Monza Brianza e Lodi supera le mille imprese, con 900 a Milano (+3% in un anno e +9% in cinque anni), 102 a Monza (+2% in un anno), 26 a Lodi. Dopo Milano ci sono Cremona con 236, +11% in dieci anni, Brescia con 276, -1% in un anno, Bergamo con 217 (+7% in cinque anni), Varese con 160, +3% in cinque anni. Sono 335  attività nella fabbricazione di strumenti musicali, circa una su tre in Italia, quasi mille imprese nel commercio al dettaglio, gallerie d’arte, case d’asta e quasi mille nella creazione artistica e gestione di musei privati.

In Italia prime Roma, Milano, Torino, Napoli. Prima è Roma con 1.193 imprese (+0,9% in cinque anni), seguita da Milano con 900 (+9%), Torino con 558 (+4%), Napoli con 520 (+9%), Firenze con 517 (+5%). Seguono Venezia con 384, Brescia con 276, Bologna con 275, Perugia con 253, Genova con 248, Cremona con 236, Bergamo con 217, Bari con 211. In Italia lavorano circa 36 mila addetti nel settore, di cui circa 4 mila a Roma e circa 3 mila a Venezia, Milano e Firenze.

Milano, in città l’arte cresce del 2% in un anno e del 10% in cinque anni, svolta negli anni dell’Expo. A Milano città ci sono 741 imprese nell’arte, 41 nella fabbricazione di strumenti musicale, 232 gallerie d’arte, 32 negozi di artigianato artistico, 38 di filatelia e monete, 106 antiquari, 28 case d’asta, 257 imprese di creazioni artistiche. Cresce il settore del 2% in un anno, del +11% in 5 anni, +4% in 10 anni. Dopo un calo fino dal 2008 al 2013, il settore ha continuato a crescere negli anni di Expo e già nel 2015 è tornato al livello del 2008, continuando a  crescere negli ultimi anni.

I primati nell’arte: dagli strumenti di Cremona alle gallerie d’arte di Milano, dagli antiquari di Genova alle creazioni artistiche di Firenze e Roma, dal commercio di belle arti  a Napoli alla gestione di luoghi storici di Brescia. Primato per gli strumenti musicali a Cremona di tutte le imprese artistiche del territorio. Maggiore concentrazione di gallerie d’arte a Milano, prima anche per collezionismo come impresa e per case d’asta. Gallerie d’arte concentrate anche a Bologna e Perugia. Venezia si distingue per vendita di oggetti artigianali con quasi la metà delle imprese d’arte del territorio. Napoli per il commercio di articoli di belle arti e per la gestione di strutture creative. Antiquari a  Genova. Creazioni artistiche a Firenze, Bergamo e Roma. A Bari si distinguono le biblioteche come impresa. A Salerno i musei privati. A Brescia la gestione di luoghi storici.

ADR ARTE, I NUMERI

In due anni oltre trenta casi di liti sull’arte. Nei numeri della Camera Arbitrale di Milano, azienda speciale della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, per la prima volta tra i risultati del periodo 2015-2017: su un totale di 935 mediazioni analizzate, (procedimenti chiusi, 2015-2017), in 32 è presente l’”elemento artistico”. Di queste, il 25% proviene dall’ambito locazioni, il 22% dalle successioni ereditarie, il 19% dai diritti reali, il 16% dalle divisioni, il 6% dai contratti finanziari, il 3% dalla diffamazione a mezzo stampa, dalla compravendita di mobili/immobili e da categorie residuali. Sempre più importante in questo ambito è la categoria delle successioni ereditarie, sia perché esse contengono spesso l’elemento arte in quanto oggetto (quadri, sculture, fotografie e beni da collezione), sia perché in esse emerge la problematica del passaggio generazionale delle collezioni d’arte.  Il numero dei casi affrontati da ADR Arte è aumentato del 13% tra il 2016 e il 2017. La percentuale di accordi raggiunti, calcolata sul totale delle domande di mediazione ADR Arte ricevute, è del 28%, superiore alla percentuale di accordo raggiunti normalmente in mediazione (21% nel 2016).  Diversamente, la percentuale di accordi raggiunti qualora le parti abbiano deciso di intraprendere definitivamente il percorso di mediazione dopo il primo incontro, è dell’82% (rispetto alla media generale del 70% nel 2016).

Carnevale, un business per circa 3mila imprese in Lombardia

in Economia/Tendenze by
Carnevale

Il Carnevale in Lombardia coinvolge circa 3 mila imprese su oltre 24 mila attive in Italia, il 12,1% del totale nazionale secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del Registro Imprese 2018. Si tratta di imprese specializzate nel commercio di dolci (342 su 3.234, il 10,6% italiano), articoli di cartoleria (1.766 su 14.063, 12,6%) o giocattoli e giochi (445 su 4.451, 10%) oltre alle discoteche, sale da ballo e night-club (411 su 2.758, 14,9%). Sono imprese che hanno un business di circa 1,9 miliardi all’anno in Italia, di cui circa la metà in Lombardia (oltre 960 milioni) e 790 milioni solo a Milano.

Per i pasticceri vincono le chiacchiere, seguite dai tortelli. A dirlo sono le pasticcerie sentite a fine febbraio dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Una festa sempre più sentita, come conferma l’andamento delle vendite che, secondo 3 pasticceri su 5, sono in forte aumento rispetto allo scorso anno. Per la metà degli imprenditori sentiti, le vendite di prodotti dolciari per il Carnevale non si concentrano solo nei giorni a ridosso della festa, ma durano anche più di un mese e rispetto all’andamento giornaliero normale fanno registrare un aumento del business dal 20% al 30%. La spesa media, tra chiacchiere e tortelli, oscilla tra 5 e 10 euro e, ad acquistare, sono più gli uomini delle donne (uno su tre contro uno su dieci).

Imprese del Carnevale in Lombardia. Milano è prima in regione con 1.170 imprese attive in settori interessati dalle feste di questi giorni con circa 790 milioni di euro di ricavi, seguita da Brescia con 305 imprese e circa 21 milioni di ricavi e Bergamo con 291 imprese e circa 35 milioni di ricavi. Monza Brianza è quarta con 245 imprese e circa 18 milioni di ricavi. Vengono poi Varese (221 imprese, 68 milioni di ricavi) e Pavia (176 imprese). Le sedi di impresa attive a Lodi sono 59.

Imprese del Carnevale in Italia. È Napoli a spiccare nel 2018 per concentrazione di imprese impegnate nelle feste con 2.167 attività su oltre 24 mila presenti in Italia, pari a un peso del 8,8% sul totale nazionale. Dopo Napoli vengono Roma con 1.887 attività (7,7% italiano), Milano con 1.170 (4,8%), Torino con 790 e Bari con 751. 654 le imprese a Salerno ed oltre 600 a Catania e Palermo. Tra i primi venti territori per concentrazione di imprese a livello nazionale anche Brescia (al 17° posto) e Bergamo (20°).

Come rilanciare un distretto del commercio con strategia e tecnologia digitale | INNOVATION CLUB

in Economia/Evidenza/Innovation club/Innovazione/Rubriche by
Brescia

Esiste una parte del paese che non riesce a superare la crisi: oltre 20mila negozi hanno chiuso l’attività nel corso del 2018.

I numeri sono molto chiari. Tra gennaio e settembre dello scorso anno i negozi italiani hanno registrato ben 900 milioni di euro di vendite in meno rispetto al 2017, è il dato peggiore da cinque anni a questa parte. Questo crollo ha accelerato sia il tasso di fallimento delle imprese ma ha soprattutto colpito duramente la fiducia nel futuro di questo settore.

Confesercenti stima nel numero di 20mila i negozi indipendenti che hanno deciso di chiudere definitivamente la loro attività. È quello che emerge da un’analisi condotta utilizzando i dati Istat. Questo fenomeno non colpisce solo i negozi del centro e dei distretti commerciali, perché i dati negativi iniziano a essere avvertiti anche nelle grandi catene nell’abbigliamento e nell’elettronica.

La “retail apocalypse” è il fenomeno che riguarda la chiusura dei negozi negli Stati Uniti a causa del cambiamento comportamentale della popolazione. Questo trend sta prendendo piede anche in Europa, proprio perché le nuove generazioni  hanno cambiato il modo di vivere e di acquistare. Tante situazioni diverse con un unico comune denominatore: la sempre più reticenza del pubblico a recarsi anche nei grandissimi centri commerciali dove fino a pochi anni fa veniva ettettuata la quasi totalità degli acquisti. Negli ultimi 5 anni l’afflusso è infatti diminuito del 50%.

Ma se da un lato i nuovi media tecnologici rappresentano una minaccia verso i modelli di distribuzione tradizionali dall’altro ci sono degli strumenti digitali che possono essere messi a disposizione. Eccone alcuni:

Posizionamento

Ogni attività d’impresa che genera ricchezza deve affrontare il tema del posizionamento sul mercato e deve comprendere che un cliente accetterà la sua offerta se e solo

se sarà in qualche modo “unica”. Nei piccoli centri della Costa Azzura come Eze, St. Paul De Vence i piccoli esercenti si sono completamente convertiti sul modello della galleria d’arte ed il “posizionamento” è quello di trasformale il borgo in una “grande mostra d’arte”. Questo tipo di offerta artistica si connette con la storia della Costa Azzurra. Questo specifico modello non è ovviamente sempre replicabile ma evidenzia senza alcun dubbio una caratteristica di unicità. Chiaramente un distretto territoriale potrebbe ispirarsi a queste logiche e mettere in mostra il meglio dell’artigianato locale utile ad esempio per attirare chi visita la città per motivi turistici ed è alla ricerca di oggetti originali.

La tecnologia può essere applicata fornendo un punto d’incontro mediante piattaforma digitale tra i negozianti che mettono a disposizione i loro spazi e le offerte di fornitori originali. Il “posizionamento” può avvenire anche attraverso una strategia di “seeding” fornendo un prodotto praticamente a costo per attrarre la persona nel punto vendita per poi invogliarlo a conoscere l’offerta globale.

Visibilità

L’acquisto d’impulso è la modalità più vincente per vendere nel mondo digitale ed i clienti potenziali esprimono le loro volontà di acquisto sui motori di ricerca ed i social network nei vari momenti della loro vita. Questi grandi player digitali vendono quindi a caro prezzo l’informazione raccolta e la visibilità presso i loro utenti con un costo di conversione contatto spesso di 15-20 euro, insostenibile per un piccolo negozio.

Esiste un modo per abbattere questo valore producendo in modo costante contenuti originali ottimizzati sulle ricerche di specifiche parole chiave molto mirate. Stiamo quindi parlando a livello tecnologico di un “blog intelligente” che riesce a ottimizzarsi in tempo reale con gli algoritmi di ricerca. Un’iniziativa che può essere messa a disposizione di tutte le attività di un distretto commerciale.

Conversazione

Digitale e fisico devono integrarsi per conversare con il cliente. I negozianti devono poter accedere a strumenti per realizzare una conversazione digitale dove mostrare la propria competenza. Non ha senso stare solo in negozio aspettando che il cliente entri ma bisogna catturarlo già sul digitale avviando un’interazione sulla sua esigenza. Stiamo parlando di un sistema di chat gestito direttamente dal negoziante in orario lavorativo e che diventa un sistema automatico (chatbot) disponibile H24. Una soluzione dove in modo semplice è possibile costruire un albero di domande e risposte. Uno dei punti di forza dei grande player del commercio elettronico è proprio il servizio clienti sempre disponibile H24  Oggi è anche possibile sviluppare un sistema di catalogo in cui il cliente può navigare i contenuti e creare la “configurazione” ideale che viene vista istantaneamente dal negozionante il quale può intevenire operando suggerimenti e consigli con la logica del “documento condiviso”.

Attrarre il cliente

Creare un’esperienza ludca e premiante per attrarre un cliente nel negozio a partire dal canale digitale.

Si possono immaginare molteplici logiche legate al concetto di ludicizzazione (Gamification). 

Le dinamiche più immediate sono:

> Premiare l’entrata nel negozio;

> Premiare il fatto che il cliente condivida sui social network il servizio che ha ricevuto dal negozio; 

> Premiare il feedback ottenuto dal negozio tramite una recensione;

> Premiare la cattura di oggetto virtuale in realtà aumentata o di un’informazione che il cliente potenziale trova nel territorio.

Non vendere prodotti ma servizi in abbonamento

Chi ha un’attività di esercente deve puntare non solo alla vendita “una tantum” ma a creare una fornitura ciclica e continuativa. In questo caso il singolo esercente dovrebbe essere dotato di uno strumento per far fruire ai suoi clienti l’abbonamento secondo varie dinamiche e livelli di servizio.

Ad esempio negozio alimentare come un panettiere con prodotti di alta gamma può creare dei pacchetti in abbonamento a seconda di alcuni macro profili e spedirli a casa giornalmente o più semplicemente realizzando una dinamica simile al “take away”.

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Imprese della moda, a Brescia il 47 per cento è guidato da donne

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Donne e moda in Lombardia. Sono 13 mila le imprenditrici nella moda in Lombardia su 93 mila in Italia. Hanno 32 mila addetti. Sono concentrate a Milano, 4.398, il 33% delle imprese di moda con quasi 10 mila addetti. Pesano in regione il 38% del settore, rispetto al 42% in Italia, circa la metà.  Sono 2 mila A Brescia, oltre mille a Bergamo e Varese, quasi mille a Como. Più femminile è Sondrio col 55% di imprese della moda al femminile, oltre duecento, con Brescia dove le donne sono il 47% del settore, circa la metà. Il 23% delle imprese sono di straniere e l’11% di giovani. A Milano le straniere salgono al 34% e i giovani al 12%. In particolare cresce il design, +10% le imprese a  Milano in un anno, +5% in Lombardia e +5% in Italia.

Donne e moda in Italia. Sono 93 mila le imprenditrici nella moda in Italia su 221 mila imprese del settore, il 42%. Hanno 216 mila addetti. Sono concentrate a Milano, 4.398, il 33% delle imprese di moda. Per numero di imprese femminili nella moda sono prime Napoli con quasi 7 mila imprese, il 33%, Roma con oltre 6 mila, 42%, Milano con oltre 4 mila, 33%, Firenze con 3 mila, 37%. Prime per addetti: Prato con 14 mila, Napoli con 13 mila, Firenze con 12 mila, Milano con quasi 10 mila, Roma con 9 mila. Più donne a  Savona, tra i centri con oltre 400 imprese femminili nella moda, con 478 imprese, 61%, Viterbo con 460, 58%, L’Aquila con 431, 58%, Livorno con 511, 57%. Maggioranza femminile a Genova e Perugia, entrambe con oltre  mille imprese di donne nella moda.

Il 21% delle imprese sono di straniere e il 13% di giovani. A Prato le straniere sono il 76% e a Firenze il 48%.

Crescono le imprese femminili a Verbania, da 199 a 211 in cinque anni, a Livorno, da 505 a 511, a Prato da 2954 a 2986, a Sondrio da 225 a 227, ad Asti con 254 e 256. Tengono le imprese a Verona con oltre mille, Udine con 565 imprese, Milano con 4.398.

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