Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Economia - page 137

Notizie economico-finanziarie di Brescia e Provincia

Fitness e benessere: nel Bresciano 2mila imprese e 4mila addetti

in Economia/Salute/Tendenze by
Sport, foto generica da Pixabay

Non solo per i milanesi ma anche per i turisti. Sono oltre 15 mila le attività, tra sedi di impresa, sedi secondarie e unità locali, attive nel settore del benessere e fitness in Lombardia nel 2019 secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese. Si tratta di palestre e centri legati le terme, manicure, erboristerie, istituti di bellezza, profumerie. Crescono del 2,5% in un anno e del 28% in dieci anni e pesano circa un quinto di tutte le attività presenti in Italia nel comparto (circa 90 mila, +1,4% in un anno e +19,7% in dieci) dando lavoro a circa 48 mila addetti su 168 mila in Italia (quasi 4 mila in più in un anno, +8% mentre in dieci anni crescono del 30% in regione e del 15% in Italia).

La rilevanza della Lombardia nel settore si deve soprattutto a Milano, che è seconda in Italia dopo Roma per numero di imprese (5 mila a Milano, +37% in dieci anni e 7 mila a Roma, +38%) ma prima per addetti (20 mila, +40% e 13 mila, +26%), Brescia (2 mila imprese, +19% in dieci anni e 4 mila addetti), Bergamo (2 mila imprese, +23% e 7 mila addetti), Varese (oltre mille imprese, +15% e 2 mila addetti) e Monza Brianza (mille imprese, +44% e 10 mila addetti). La Lombardia pesa soprattutto nel settore dei centri benessere concentrando un terzo delle attività italiane, nei servizi di manicure e pedicure e nelle palestre (oltre il 20% in entrambi i settori). Forte anche la presenza di imprese lombarde negli istituti di bellezza (quasi un quinto). Per quanto riguarda le palestre, la Lombardia concentra 1.280 unità locali su 5.769 in Italia, di cui 495 a Milano, +85% in dieci anni.

Il fitness e il benessere fanno impresa in tutta Italia. Sono 90 mila le attività specializzate nel settore occupando 168 mila addetti. Si tratta soprattutto di  istituti di bellezza (circa 40 mila attività), profumerie (circa 20 mila attività) e commercio al dettaglio di articoli sportivi e per il tempo libero (oltre 10 mila). Ci sono poi circa 5 mila erboristerie e palestre. Prima per numero di attività è Roma dove si concentra quasi un decimo delle attività italiane legate al fitness e benessere (7.155) seguita da Milano (seconda con 5.357 attività ma prima in Italia per addetti), Napoli (3.881 attività), Torino (3.389) e Bari (2.275). Tra le prime dieci in Italia anche Brescia, Bergamo, Salerno, Firenze, Bologna e Verona, tutte con quasi 2 mila imprese e unità locali.

Settore al femminile e giovanile, record di imprese straniere a Milano. Quasi due imprese su tre nel settore sono femminili (69% in Lombardia e in Italia) e una su sei è in mano a giovani (17%). Più alta in Lombardia la presenza di imprese con titolari nati all’estero, 13% contro una media nazionale di 8,8%, grazie al dato di Milano dove le imprese “straniere” pesano il 19,6%, il valore più alto d’Italia. Dopo Milano, per peso delle imprese di titolari nati all’estero vengono Trieste (19%) e Prato (19,3%), per peso di imprese femminili prime in Italia sono invece Nuoro, Pordenone e Ascoli Piceno (80% circa l’una) e per presenza di under 35 Catanzaro, Isernia e Crotone (oltre 30% ciascuna).

L’internet of Things – visione ed esempi applicativi di Innovation Club

in Economia/Evidenza/Innovation club/Innovazione/Rubriche by

L’Internet delle cose rappresenta l’evoluzione dell’uso della rete: gli oggetti (le “cose”) si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri. Le sveglie suonano prima in caso di traffico, le scarpe da ginnastica trasmettono tempi, velocità e distanza per gareggiare in tempo reale con persone dall’altra parte del globo, i vasetti delle medicine avvisano i familiari se si dimentica di prendere il farmaco. Tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete. Per “cosa” o “oggetto” si può intendere più precisamente categorie quali: dispositivi, apparecchiature, impianti e sistemi, materiali e prodotti tangibili, opere e beni, macchine e attrezzature. Questi oggetti connessi che sono alla base dell’Internet delle cose si definiscono più propriamente smart objects (oggetti intelligenti) e si contraddistinguono per alcune proprietà o funzionalità. Le più importanti sono identificazione, connessione, localizzazione, capacità di elaborare dati e capacità di interagire con l’ambiente esterno.

Il modello dell’ubiquitous computing

Fu Mark Weiser a coniare il termine “ubiquitous computing”, attorno al 1988, durante la docenza come Chief Technologist (Ingegnere capo), presso il Palo Alto Research Center (PARC, Centro di Ricerca di Palo Alto) della Xerox. Opposto al paradigma del desktop (letteralmente: «scrivania»), in cui un utente individuale aziona consciamente una singola apparecchiatura per uno scopo specifico, chi “utilizza” lo ubiquitous computing aziona diversi sistemi e apparecchiature di calcolo simultaneamente, nel corso di normali attività, e può anche non essere cosciente del fatto che questi macchinari stiano compiendo le proprie azioni e operazioni. Questo paradigma viene descritto anche come calcolo pervasivo, intelligenza ambientale.

Le proiezioni

Secondo stime di Gartner, nel 2020 ci saranno 26 miliardi di oggetti connessi a livello globale. ABI Research stima che saranno più di 30 miliardi. Altri istituti parlano di 100 miliardi. Il valore del mercato è stimato in 80 miliardi di dollari. Il mercato degli “Smart Objects” in Italia è arrivato a toccare nel 2018 i 3,7 miliardi di euro, con una crescita del 36% rispetto all’anno precedente. La principale fetta di questo mercato è rappresentata dalle applicazioni di Smart Metering (i contatori gas intelligenti installati presso le utenze domestiche). Nel prossimo futuro si prevede un’ulteriore accelerazione del mercato, soprattutto per quanto riguardo gli ambiti smart metering, smart car, domotica e smart home e industrial IoT. Le aspettative degli esperti sono che l’Internet delle cose cambierà il nostro modo di vivere in modo radicale. Gli oggetti intelligenti, con capacità decisionale, permetteranno risparmio energetico sia a livello personale sia a livello industriale.

Esempi applicativi

Alcuni tra i principali ambiti operativi interessati dallo sviluppo della IoT sono riportati in questo elenco:

Domotica – Lo sviluppo di sistemi automatici nelle nostre case ci permetterà di regolare le luci, usare gli elettrodomestici, aprire cancelli e garage con il nostro smartphone;

Robotica –  Sviluppare macchine che “si parlano tra di loro” e che possono interagire per realizzare un processo complesso è il futuro dei sistemi manifatturieri;

Qualità – Creare dei sistemi di monitoraggio evoluti è una delle principali applicazioni di questa tecnologia. Ad esempio in un sistema di ricircolo dell’aria può essere messa in evidenza con l’Internet of things rapidamente la presenza di batteri dannosi per la salute;

Energia – Un impianto produttivo può controllare con una rete di sensori il suo dispendio energetico in modo da poter intervenire e migliorare le proprie prestazioni sul tema della sostenibilità;

Fabbrica – Gli impianti produttivi del futuro saranno sempre più dotate di sensori in modo da prevenire infortuni sul lavoro, indicare all’operatore le attività da fare e supportarlo in compiti ripetitivi come riconoscere un prodotto difettoso;

Avionica – Lo sviluppo di sistemi di alerting collegati a sensori permetterà di evitare guasti ed incidenti aerei;

Industria automobilistica – L’auto sempre più connessa realizzerà numerosi servizi per il guidatori e per il passeggero;

Biomedicale – Sensori all’interno del corpo umano potranno permette di gestire meglio protesi e dispositivi medicali;

Monitoraggio in ambito industriale – Lo sviluppo di sistemi di manutenzione produttiva è la fondamentale leva di differenziazione nell’ambito macchinari ed impianti ed è premessa per lo sviluppo di fornitura attraverso logiche di servizio;

Telemetria – L’Internet delle cose diventa fondamentale per ogni tipo di misurazione ad esempio di un componente meccanico sottoposto a stress. Un applicazione telemetria alimenta una carta di controllo statistico che individua criteri di allarme ed intervento;

Sorveglianza – Sistemi di alerting permetteranno di comprendere attraverso il rumore o un’immagine quando accade qualcosa di potenzialmente insolito;

Rilevazione eventi avversi – Un sistema di intelligenza distribuita può segnalare in tempo reale l’accumulo di neve su un versante montuoso catalizzando un intervento preventivo;

Smart City – Creare una città intelligente è il futuro dell’internet delle cose come ad esempio la realizzazione di una rete semaforica che si autoregola in base al numero dei veicoli presenti sulla strada;

Agricoltura – Poter analizzare le esigenze in tempo reale di un terreno è la premessa per poter effettuare il migliore e minor invasivo intervento chimico per prevenire malattie e migliorarne la produttività;

Zootecnia – Tracciare la qualità e la salute degli allevamenti attraverso un sistema intelligente che analizza i mangimi e osserva il comportamento degli animali.

I partner di Innovation Club hanno sviluppato delle esperienze in tutti questi e anche in altri contesti: scrivici per avere più informazioni: info@innovationclub.it

Occhiali da sole, l’export vale 3,7 miliardi di euro all’anno

in Economia/Export/Tendenze by
Occhiali da sole, foto generica da Pixabay

Sono 920 le imprese italiane nella fabbricazione di lenti ed occhiali al primo trimestre 2018, +2,1% rispetto all’anno precedente, secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza e Lodi sui dati Registro Imprese. Il Made in Italy ha esportato occhiali da sole per 3,7 miliardi di euro nel 2018 (dato ancora provvisorio), in crescita dello 0,8% rispetto al 2017, contro un import di 1,5 miliardi. Le esportazioni crescono in America (+2%) e in Europa (+1,4%). Gli occhiali italiani piacciono soprattutto negli Stati Uniti, mercato che assorbe il 26% dell’export (+2,1% in un anno) per quasi 1 miliardo di euro. La Francia è stabile e si conferma il secondo Paese, con 456 milioni di euro di export (12,3% dell’export), terzo il Regno Unito a quota 251 milioni di euro (+5,1% in un anno), quarta la Germania con 233 milioni (in calo del 3,2%). Tra i principali Paesi, cresce l’export verso Hong Kong (+25%), Svizzera e Svezia (+24%), India (+21%) e Messico (+15%). I principali mercati di importazione sono nell’area dell’Asia per 880 milioni di euro (59% dell’import complessivo). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat 2018 e 2017.

Fabbricazione, Veneto primo, in Lombardia un’impresa su nove. Nel 2019 spetta ancora al Veneto il primato dell’occhialeria nazionale (422 attività), con le prime due province italiane per numero di imprese, Belluno (208) e Treviso (156). La fabbricazione di occhiali in territorio lombardo conta 95 imprese, il 10,3% del totale italiano, e cresce dell’1% in un anno. Varese e Milano, con 28 e 27 imprese sono l’area fulcro della produzione lombarda e si collocano al terzo e quarto posto tra le province italiane, Torino è quinta. A seguire Udine e Vicenza. In Lombardia, dopo Varese e Milano, si trovano Bergamo, Brescia e Mantova.

Movida e shopping, nel Bresciano le imprese sono 17mila

in Cultura/Economia/Servizi by
Movida, foto generica da Pixabay

Sono 120 mila le imprese che nel 2019 in Lombardia sono legate al settore della movida, tra shopping, ristorazione, alberghi, tempo libero, sport, musica ed eventi su 933 mila attive in Italia, stabili in un anno secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del registro delle imprese 2018 e 2019. Danno lavoro a 559 mila addetti (+4% in un anno e +16% in cinque) su circa 3 milioni occupati nel settore in Italia (+3% e +11%) e generano un business da 42 miliardi su 150 a livello nazionale. Oltre 42 mila imprese hanno sede a Milano, quasi 17 mila a Brescia, circa 13 mila a Bergamo e 9 mila a Varese, 8.400 a Monza e Brianza, circa 6.500 a Pavia e Como. Crescono a Milano (+0,4% in un anno e +5,6% in cinque). Un settore femminile in cui le donne pesano oltre un terzo delle imprese, giovane e etnico con imprese giovani e straniere a quota circa 10%.

Milano prima in Italia per giro di affari e addetti del settore. Con business da 31 miliardi di euro su circa 150 miliardi nazionali, Milano è prima in Italia per ricavi, seguita da Roma (27 miliardi), Napoli (oltre 6 miliardi), Padova e Torino (circa 4 miliardi l’uno). Il primato di Milano si estende anche agli addetti, con 288 mila (+5% in un anno e +23% in cinque anni) su circa 3 milioni nel settore nel Paese, davanti a Roma (253 mila) e Napoli (133 mila). È terza invece per numero di imprese, 42 mila su 933 mila in Italia, dietro Roma, con 81 mila, e Napoli, con 61 mila.

Milano città. Sono 26 mila le imprese nei settori della movida, +1,2% in un anno, +13% in dieci anni, dalle 23 mila imprese del 2009. La maggior crescita dopo Expo, con +2,6% nel 2016 rispetto al 2015. Traina il settore di intrattenimento, divertimento e sport, con 1211 imprese, +38% in dieci anni, la ristorazione con 11 mila imprese +35%, cinema e musica con 1206 imprese +16%, viaggi con 820 imprese +12%, stabile il commercio costante a 12 mila imprese in dieci anni.

In Italia ci sono 933 mila imprese legate alla movida. Ai primi posti Roma con 81 mila (erano 80 mila un anno fa, +1% in un anno e + 7% in cinque), Napoli con quasi 61 mila, Milano con oltre 42 mila, Torino (31 mila), Bari (24 mila), Salerno (23 mila).

Tra i settori più numerosi: commercio (a Milano 18 mila imprese, 53 mila in Lombardia e 472 mila in Italia), bar e ristoranti (18 mila a Milano, 51 mila in Lombardia e 336 mila in Italia), attività di intrattenimento specializzate (2 mila a Milano, 6 mila in Lombardia, 44 mila in Italia). Poi ci sono le imprese legate a cinema e musica, 1429 a Milano, 2093 in Lombardia e 11 mila in Italia.

Buone vacanze, con le news di economia bresciana ci rivediamo il 26

in Economia/Tendenze by
Vacanze, foto generica da Pixabay

Brescia2.it è l’unico sito che si occupa interamente di economia bresciana in tutte le sue forme. Ci siamo da poco, ma siamo una realtà in continua crescita, con un numero sempre crescente di lettori interessati ad approfondire le tematiche dell’economia e della finanza, rigorosamente in chiave local.

Per consentire a chi lavora con noi di godere del meritato riposo, con agosto, ci prendiamo qualche giorno di pausa. Gli aggiornamenti torneranno regolari il 26 agosto.

Buone vacanze!

Zoomafia, la criminologia al servizio degli amici a 4 zampe

in Cultura/Economia/Formazione by

La zoomafia, termine coniato per indicare tutte quelle azioni economico-criminali che coinvolgono gli animali, è una piaga crescente nella nostra società, come dimostra il rapporto 2019 realizzato da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio LAV.

Nel 2018 i reati contro gli animali sono stati 8300 con 4.977 indagati. L’aumento è del 2,69%, sebbene ci sia stata una diminuzione del 2,80% dei denunciati. La crescita dei crimini contro gli animali è un dato importante al fine di sensibilizzare le procure ad aumentare il controllo su questo tipo di reati, per i quali è necessario laurearsi in criminologia e poi specializzarsi negli ambiti che riguardano proprio i diritti degli animali.

Il master in criminologia frequentabile online grazie a Unicusano offre ad esempio la possibilità di conoscere nel dettaglio le procedure per la prevenzione ed il controllo di crimini relativi alla sicurezza urbana, nella quale rientra sicuramente un’educazione alla tutela degli animali. La formula di studio e preparazione a distanza consente a chiunque di intraprendere il percorso accademico senza doversi spostare nei grandi centri universitari per completare il proprio percorso di studio.

I Dati

A causa del fenomeno della zoomafia in Italia ogni 55 minuti si apre un fascicolo giudiziario per reati che coinvolgono animali, raggiungendo così il numero considerevole di 26 reati al giorno.
I dati raccolti nel rapporto annuale riguardano 113 procure ordinarie e 25 procure dei tribunali dei minori. I minorenni sono in crescita tra gli indagati facendo registrare un picco d’aumento del 121% dei procedimenti e un + 54% degli indagati.
Da sottolineare anche che ben 4.600 provvedimenti rimangono verso ignoti e solo il 30% dei processi che vanno avanti arrivano a sentenza. Tra gli indagati, solo il 15% conclude la condanna e gli autori di questi gesti criminali vengono puniti solo in minima parte. La città più aggressiva d’Italia è Brescia, che si colloca al al primo posto con 486 reati denunciati. Seguono a distanza Udine con 209 procedimenti, Napoli con 197 denunce e Milano con 173 casi. Bisognerebbe intervenire sul territorio per sensibilizzare le persone e per fornire una maggiore assistenza al fine di scongiurare episodi evitabili grazie alla presenza di ufficiali preposti.

I reati più diffusi

Il maltrattamento degli animali è il reato più diffuso, con il 32.85% degli indagati. Segue l’uccisione senza necessità con il 31% ed infine l’abbandono o la custodia in luoghi non idonei con il 15,51%. Solo il 23% dei reati denunciati riguarda la pratica venatoria e seguono poi con percentuali minori, dovute anche ad una minore denuncia, l’organizzazione di corse di cavalli clandestine, i combattimenti tra animali e l’uccisione di animali altrui.

L’obiettivo del report annuale sulla Zoomafia è quella di diffondere tra i cittadini e gli organi di stato una maggiore consapevolezza su questi fenomeni illegali al fine di favorire la progettazione di interventi sempre più mirati a contrasto di questi reati. Non bisogna dimenticare infatti che dietro queste pratiche ci sono molto spesso organizzazioni criminali che potrebbero fomentare un radicamento di questi fenomeni contro gli animali.

 

Turismo e imprese, studio Confartigianato: il Garda è primo

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Tendenze/Turismo by

Nei giorni delle grandi partenze per le vacanze estive, l’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia fa il punto sul turismo nella nostra Regione: «La Lombardia è una delle principali mete turistiche in Italia e il turismo rappresenta un’importante opportunità per oltre 32mila imprese artigiane lombarde a vocazione turistica – commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti – si tratta di un mercato in continua crescita, a cui le imprese guardano con interesse e a cui possono offrire prodotti e servizi di qualità, ad alto grado di personalizzazione e spesso caratteristici di quel Made in Italy particolarmente apprezzato dai turisti: prodotti e servizi a valore artigiano, in grado di contribuire a rendere pienamente soddisfacente e memorabile una visita nella nostra Regione».

Le imprese artigiane che operano in attività economiche a vocazione turistica alla fine del I trimestre 2019 sono in Lombardia 32.388, pari al 13,3% dell’artigianato lombardo. Imprese che includono oltre ad attività specificamente turistiche quali alberghi e ristoranti, imprese operanti nei trasporti con 7.887 imprese (24,4% del totale), nell’Abbigliamento e calzature con 7.149 imprese (22,1% del totale), nelle Altre attività manifatturiere e dei servizi con 6.237 imprese (19,3% del totale). A Brescia sono 3.966 le imprese potenzialmente interessate da attività turistiche, l’11,7% sul totale dell’artigianato. Di queste, 908 di attività manifatturiere e dei servizi (il 22,9%) comparto prezioso che comprende attività dell’artigianato nella fotografia, cornici, gioielleria e bigiotteria, ceramica e vetro, lavorazioni artistiche del marmo, del ferro, del rame e dei metalli, cure per animali domestici, centri benesse e palestre. Sono invece 1.018 quelle si occupano di abbigliamento e calzature, 630 di agroalimentare, 320 di bar, caffè, pasticcerie, 690 ristoranti e pizzerie, 394 di trasporti. «I turisti in Lombardia hanno a disposizione laghi, montagne, città storiche, buon cibo e buon vino, prodotti locali dell’artigianato artistico, musei, monumenti e parchi – continua il presidente Massetti – un mix attraente che include anche l’alta moda e il design per cui la Lombardia è famosa nel mondo».
Dallo studio emergono le presenze turistiche: se Milano risulta la città più visitata della Lombardia, con 12 milioni e 059 mila presenze turistiche, a seguirla sul podio sono due mete bresciane, sul Lago di Garda: Limone sul Garda, con 1 milione 293 mila presenze turistiche e Sirmione, con 1 milione 237 mila presenze turistiche. Al quarto posto Livigno (SO), con 1 milione 183 mila presenze turistiche, tra i futuri protagonisti delle Olimpiadi Invernali 2026. La classifica prosegue poi ancora con la provincia di Brescia e Desenzano del Garda, con 890 mila presenze turistiche, Como (CO) con 709 mila presenze turistiche, Bergamo (BG) con 637 mila presenze turistiche, Manerba del Garda (BS) con 630 mila presenze turistiche, San Felice del Benaco (BS) con 597 mila presenze turistiche e Brescia (BS) con 591 mila presenze turistiche. Un’iniezione di ottimismo, dopo l’inizio di stagione tra alti e bassi, contando soprattutto che proprio l’area del Garda presa in considerazione conta 720 imprese potenzialmente interessate da attività turistiche.

Tra i 30 comuni di maggior richiamo dei turisti si osserva una crescita delle presenze rispetto a quelle rilevate l’anno precedente a Bormio (SO) (+28,3%), Como (CO) (+11,7%), Limone sul Garda (BS) (+9,6%), Porlezza (CO) (+8,0%), Toscolano-Maderno (BS) (+7,3%), Tignale (BS) (+5,8%), Griante (CO) (+3,8%), Segrate (MI) (+3,5%), Milano (MI) (+1,7%), Saronno (VA) (+1,2%) e Pieve Emanuele (MI) (+0,6%).
Infine, un focus ancora su Brescia evidenzia come nella nostra la quota di presenza di stranieri sia superiore ai due terzi e come il numero medio di notti trascorse sul territorio bresciano dai turisti si attesta a 4, sale a 5 per gli stranieri e scende a 2 per gli italiani. Una dinamica crescente e confortante quella del turismo nel corso degli ultimi 9 anni (2008-2017), fortemente determinata dall’aumento sia degli arrivi (+74,5%) che delle presenze (+52,0%) di turisti stranieri. I primi 10 Paesi esteri di provenienza dei turisti stranieri sono: Germania (42,9% dei turisti stranieri che visitano il territorio), Paesi Bassi (6,7%), Regno Unito (6,3%), Svizzera (4,8%), Austria (4,7%), Francia (4,6%), Belgio (2,7%), Danimarca (2,3%), Polonia (2,1%) e Russia (2,0%).

Prodotti per l’estate, l’export italiano vale 5 miliardi all’anno

in Tendenze by
Spiaggia, foto generica da Pixabay

Prodotti italiani per l’estate nel mondo: dalle attrezzature per fare sport all’aperto alle creme solari, dai gelati agli insetticidi, un business che supera i 5 miliardi in un anno e che cresce del 3,8% nel 2018. E nei primi tre mesi del 2019 l’export raggiunge già il valore di 1,3 miliardi circa, +3,8%.

I prodotti estivi più esportati in un anno. Il 38% dell’export va in prodotti di bellezza e creme solari per un valore di quasi 2 miliardi di euro, +5,2%. Seguono le attrezzature sportive con 903 milioni (17,6% del totale, +7%), le tute sportive e costumi da bagno con 805 milioni (15,7%, +5,8%) e gli insetticidi e disinfettanti per piante con 670 milioni (13,1%). In crescita l’export di gelati, +7,4%, che passa da 230 a 247 milioni.

Le maggiori destinazioni dell’export per prodotto. La Francia è la principale meta dell’export per molti prodotti: articoli per le feste (16,5% del totale), attrezzature per lo sport e il gioco all’aria aperta e per la pesca (14%), cartoline postali stampate o illustrate (21,9%), insetticidi e disinfettanti per piante (22,5%), tende, vele e articoli da campeggio (18%), biciclette (42,1%), prodotti di bellezza e creme solari (18,7%). Mentre la Cina è prima per attrazioni per fiere e giostre (15,5%), Hong Kong per tute sportive e costumi da bagno (18,5%), la Germania per gelati (19,8%), gli Stati Uniti per veicoli aerei non a motore (36%). Tra le destinazioni che crescono di più ci sono invece: Spagna per gli articoli per le feste (+58,1%), Regno Unito per le attrezzature sportive (+26,2%), Ungheria per quelle della pesca (+22,4%), Giappone per giostre e attrazioni da fiera (+316%), Canada per tute sportive e costumi da bagno (+17%), Repubblica Ceca per cartoline (da 4 mila a 269 mila euro) e tende, vele e articoli da campeggio (+56,7%), Grecia per insetticidi e disinfettanti per piante (+20%), Svezia per biciclette (+51,6%), Danimarca per gelati (+35,2%) e Hong Kong per prodotti di bellezza e creme solari (+36,6%).

Imprese balneari, sui laghi bresciani sono 47 (più 12%)

in Economia/Turismo by
Hotel con spiaggia privata a Limone del Garda

Estate e turismo, in Italia si contano 8.002 attività che gestiscono stabilimenti sulle spiagge dei nostri mari, sulle rive dei laghi e sulle sponde dei fiumi o noleggiano pedalò e canoe, un settore in crescita del +2,4% in un anno. Tra le province più attrezzate, Napoli batte Savona e si colloca al primo posto con 449 imprese, 5,6% italiano e +3% in un anno, seguita da Savona con 428 attività (5,3% del totale) e da Rimini con 423 (5,3%). Tra le prime dieci aree per numero di imprese, crescono soprattutto Cosenza (+7,6%), Salerno (+6,1%) e Latina (+6%). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Registro Imprese al I trimestre 2018 e 2019.

Il settore in Italia per regione. Emilia Romagna (12,5% nazionale), Toscana (12,1%) e Campania (11,3%) le regioni che trainano il settore con rispettivamente 1.000, 966 e 903 imprese. Tra le regioni che crescono di più in un anno Umbria (+22,2%), Trentino (+15,4%) e Sardegna (+6,9%).

La Lombardia con 172 imprese cresce del 1,2% con Milano (60 sedi d’impresa che sono attive nel noleggio di barche) e i laghi che bagnano i territori di Brescia (47, +12%) e Como (18).

Barche made in Italy: l’export del settore nel 2018 supera 1,8 miliardi. Unione Europea (circa 603 milioni di euro e 32,8% del totale) e America centro-meridionale (435 milioni, 23,6% del totale e +16% tra 2017 e 2018) i principali clienti. Si è diretto verso gli Stati Uniti il 22,3% dell’export italiano per 410 milioni di euro (+37,5% in 1 anno). Tra i primi Paesi acquirenti anche Isole Cayman (210 milioni, 11,4%, +19,4% in un anno) e Malta (204 milioni, 11% del totale). In crescita anche Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Spagna. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat anni 2017-2018.

Terziario, secondo Aib la fiducia delle imprese rimane bassa

in Economia/Tendenze/Terziario by

Nel secondo trimestre del 2019 l’indice di fiducia delle imprese bresciane attive nel settore Terziario si è mantenuto sostanzialmente invariato rispetto ai minimi raggiunti nei primi tre mesi dell’anno. Nel dettaglio, l’indice si è attestato a 103,7, contro il 102,3 registrato fra gennaio e marzo e il 137,0 evidenziato nello stesso trimestre del 2018, in un contesto in cui la fiducia delle aziende bresciane operanti nei servizi appare penalizzata dalle persistenti preoccupazioni in merito alla possibile evoluzione a breve dell’economia italiana. A evidenziarlo sono i risultati della tradizionale Indagine congiunturale condotta dall’Ufficio Studi e Ricerche al secondo trimestre 2019.

La dinamica del comparto dei servizi riscontrata in ambito provinciale appare complessivamente coerente con il quadro nazionale, dove l’Indice PMI riferito al settore si è mantenuto, nel periodo tra aprile e giugno, di poco al di sopra della soglia che delimita l’espansione dalla contrazione, su livelli marginalmente inferiori rispetto a quelli sperimentati nei primi tre mesi del 2019 e significativamente più bassi di quanto evidenziato tra la fine del 2017 e la prima metà del 2018.
“I dati emersi nel secondo trimestre 2019 esprimono una sostanziale incertezza – commenta Paolo Chiari, Presidente del settore Terziario di AIB –: è chiaro che in un tale contesto le imprese hanno un approccio attendista, rimandando gli investimenti in attesa di un quadro maggiormente definito”.

Nel dettaglio, per quanto riguarda i giudizi espressi dalle imprese sui tre mesi precedenti:
• il fatturato è cresciuto per il 37% delle imprese, con un saldo positivo del 21% tra coloro che hanno dichiarato variazioni in aumento e in diminuzione;
• gli ordini e l’occupazione evidenziano anch’essi incrementi (saldi netti pari rispettivamente a +18% e a +13%);
• i prezzi dei servizi offerti continuano a caratterizzarsi per un’evoluzione tutto sommato piatta (saldo netto nullo), a conferma dell’assenza di rilevanti pressioni inflattive.
Per quanto riguarda le prospettive per i mesi a venire:
• il fatturato è atteso in crescita dal 37% degli intervistati, con un saldo positivo del 16% a favore degli ottimisti rispetto ai pessimisti;
• i saldi riferiti al portafoglio ordini (+11%) e all’occupazione (+18%) evidenziano risultati positivi;
• i prezzi dei servizi offerti si caratterizzano invece per un saldo negativo (-5%), a certificazione della limitata possibilità da parte degli operatori contattati di incrementare le tariffe proposte alla clientela.

Le opinioni delle imprese intervistate in merito alle prospettive sulla tendenza generale dell’economia italiana rimangono negative e contribuiscono quindi a deprimere l’indice di fiducia complessivo: il 3% si è espresso infatti in modo favorevole, il 21% ha una visione pessimistica, mentre il rimanente 76% ha indicato stazionarietà.

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