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Meccanica - page 2

Oldrati chiude il 2022 a quota 180 milioni di euro

in Automotive/Bilanci/Economia/Meccanica by

Il 2022 si è appena concluso e Oldrati Group – Gruppo internazionale tra i più importanti nella produzione di manufatti in gomma, plastica e silicone – ha saputo fronteggiare l’aumento dei costi dell’energia elettrica e la scarsità delle materie prime nel migliore dei modi, chiudendo in pareggio a livello aggregato, con un fatturato di circa 180 milioni.

I mesi trascorsi hanno mostrato particolare dinamismo, specialmente per i tre principali settori di sbocco: manifatturiero, automotive ed elettrodomestico. Nel manifatturiero si è registrata una crescita pari al 22% rispetto all’anno precedente, grazie alla progressiva diversificazione e all’ampliamento dei prodotti.

Nell’elettrodomestico, invece, Oldrati Group ha registrato un calo tecnico del 3% rispetto al 2021, anno boom per questo settore con un +25% delle vendite Oldrati e un +18% per il comparto nel suo insieme, secondo APPLIA*.

Nel settore automotive, invece, è stata raggiunta stabilità di fatturato rispetto al 2021, nonostante vi sia stata una riduzione delle immatricolazioni del 4,6% secondo UNIRAE**.

Gli altri segmenti hanno denotato una continuità dei fatturati

Questi risultati sono all’insegna di un 2022 particolarmente sfidante e che ha messo alla prova il settore della trasformazione dei polimeri. Nella prima parte dell’anno, si è verificata la mancanza di alcune materie prime e quindi un forte aumento di costo delle stesse, come conseguenza l’impossibilità di soddisfare tutte le richieste dei clienti. A partire dall’estate, in aggiunta, si è verificato l’aumento dei costi energetici che ha impattato fortemente su una realtà energivora come il Gruppo Oldrati.

Oldrati è riuscita a fronteggiare al meglio queste situazioni grazie al rapporto di partnership con i propri clienti. Come ha infatti dichiarato Manuel Oldrati, CEO del Gruppo Oldrati: Dal 2023 ci aspettiamo grandi risultati con una crescita del fatturato del 7%: continueremo a spingere sulla crescita del business grazie anche al completamento del nuovo stabilimento di Adro, destinato al rafforzamento della Divisione High Tech Polymers. Le aumentate capacità ci permetteranno di migliorare il nostro servizio al cliente. Sempre con l’idea di stringere una relazione forte con i nostri partner, nel 2022 abbiamo aumentato le risorse umane in area tecnica e commerciale nell’ordine del 20%. Senz’altro l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia elettrica rimangono ancora il punto più critico a cui dovremo far fronte in questo nuovo anno”.

Foto da ufficio stampa Oldrati

Manifatturiero, la crescita in Lombardia rallenta

in Economia/Manifatturiero/Meccanica/Tendenze by

La Lombardia resiste e si conferma la Regione con il tessuto produttivo più importante d’Italia e tra i principali in Europa. Non era scontato, non era semplice, visto le pandemie, prima quella sanitaria e ora quella energetica, con le quali le imprese devono far fronte; ma il connubio pubblico-privato regge in un momento estremamente difficile e questo è senza dubbio un’ottima notizia non solo per la Lombardia ma per tutto il Paese.

I numeri, bisogna ammetterlo, sono meno positivi rispetto ai trimestri scorsi ma la produzione industriale continua la sua crescita seppur in maniera più limitata rispetto allo scorso trimestre (+0,4%), riducendo così l’intensità della crescita congiunturale ma restando in territorio positivo. La variazione tendenziale sullo stesso trimestre dell’anno scorso è pari al +4,8%. Questo risultato positivo è diffuso a quasi tutti i settori con l’eccezione dei mezzi di trasporto (-2,6%) e della siderurgia (-4,8%) che registrano invece un calo tendenziale. Gli ordinativi – sempre in positivo – mantengono tassi di crescita moderati per l’industria (+1,3% dall’interno e +1,5% dall’estero).

ASSESSORE GUIDESI: “Gli ultimi dati relativi al comparto manifatturiero – dichiara l’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi – confermano che il tessuto produttivo lombardo tiene nonostante le difficoltà legate al ‘caro energia’; un problema che l’Europa non affronta concretamente nonostante i ripetuti annunci”. “Come Regione Lombardia – ha continuato – abbiamo messo in campo tutto quello che potevamo attraverso misure specifiche e strumenti creditizi. Ci attendiamo che oggi l’Europa faccia lo stesso altrimenti si rischia seriamente di compromettere l’economia trainante del Paese con gravi effetti sociali”.

POSITIVI ANCHE I DATI DEGLI ARTIGIANI – Risultati in linea anche per le aziende artigiane manifatturiere che segnano una crescita della produzione del +0,6% congiunturale che diventa +4,9% su base tendenziale. Per queste imprese – rivolte maggiormente al mercato interno – gli ordini mostrano segnali di cedimento (+0,4% congiunturale), mentre per i mercati esteri svoltano in negativo (-0,2%). Crescono maggiormente nel trimestre i settori del comparto moda (abbigliamento, pelli-calzature e tessile). Anche in questo caso un dato interessante e significativo soprattutto per quel che concerne il tessile, settore che più di tutti ha faticato anche anti-covid.

QUADRO STRAORDINARIO SE SI CONSIDERANO I ‘FATTORI ESTERNI’ – Un quadro tendenzialmente positivo che diventa straordinario soprattutto se si considera quanto siano impattanti per le imprese i cosiddetti ‘fattori esterni’; beni energetici, materie prime e componenti varie registrano nuovi record spingendo il dato sui prezzi verso l’alto: rispetto al III° trimestre 2021 i prezzi delle materie prime sono cresciuti mediamente del 57% per le imprese industriali e dell’82,5% per le artigiane. Si attenuano tuttavia le difficoltà di approvvigionamento e migliora anche la situazione delle scorte di magazzino e dei materiali per la produzione.

Nello specifico, i prezzi delle materie prime presentano una dinamica congiunturale in continuo rialzo per tutti i comparti, ma con un rallentamento nell’ultimo trimestre. Per l’industria, l’incremento si assesta ora al +9,8% congiunturale, dal +15,9% di inizio anno. L’artigianato mostra una dinamica simile passando dal +19,8% del primo trimestre all’attuale +15,2%.

I prezzi dei prodotti finiti seguono ancora da lontano l’incremento delle materie prime registrando un +6,1% per l’industria e un +8,1% per l’artigianato.

In questa logica si inseriscono gli strumenti messi in campo dall’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia: un pacchetto economico da 255 milioni per le imprese lombarde che si compone di diverse misure per sostenere investimenti sull’efficientamento energetico del processo produttivo e per supportare le aziende che in questo momento hanno bisogno di credito e liquidità.

SCENARIO DEL PROSSIMO TRIMESTRE – In un quadro ancora incerto lo scenario più probabile per il prossimo trimestre è di una contrazione congiunturale dei livelli produttivi che porterebbe ad una crescita media annua per il 2022 del +6,3%, ma a un tasso di crescita acquisito per il 2023 negativo pari al -0,3%.

FUTURO PROSSIMO INCERTO – Proprio pensando al prossimo futuro, il presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio, tiene alta l’attenzione e sottolinea che “se nel terzo trimestre il quadro per la produzione lombarda rimane positivo, assistiamo a un ulteriore indebolimento della crescita e ci avviciniamo pericolosamente a un possibile punto di svolta negativo; Infatti, il deterioramento del quadro economico porta gli imprenditori industriali a un cauto pessimismo per il prossimo trimestre, mentre per gli artigiani il rischio di una contrazione della produzione è ancora maggiore”.

INCORAGGIANTI I DATI SULL’OCCUPAZIONE – Nonostante le preoccupazioni degli imprenditori, guardando con attenzione tutti i dati si trovano conferme rispetto alla tenuta del sistema e alla grande resistenza delle imprese lombarde. Molto interessanti, ad esempio, sono i numeri relativi all’occupazione dell’industria che registra un saldo positivo (+0,3%). Rimane stabile ai minimi la quota di imprese che ha fatto ricorso alla CIG: la quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione si attesta al 6,9% e le ore di CIG utilizzate si fermano all’1,1%. Un risultato importante ma meno positivo quello registrato per l’artigianato che, a fronte di un utilizzo della CIG ai minimi, registra un saldo occupazionale di poco sotto lo zero (-0,2%).

OTTIMA PERFORMANCE DEL SETTORE MODA – Anche osservando i dati settoriali dell’industria l’analisi è positiva; la maggior parte delle realtà mantiene significativi incrementi tendenziali dei livelli produttivi. Da segnalare l’ottima performance del sistema moda: abbigliamento (+30,3%), pelli-calzature (+27,9%) e tessile (+7,4%). Incrementi sopra la media anche per manifatturiere varie (+8,6%), carta-stampa (+7,8%), alimentari (+6,5%), meccanica (+5,4%) e legno-mobilio (+5,1%). In crescita, ma con intensità minori poco superiori all’1% minerali non metalliferi e gomma-plastica; variazione nulla per la chimica; invece, gli unici settori in contrazione tendenziale sono i mezzi di trasporto (-2,6%) e la siderurgia (-4,8%). Il positivo andamento del comparto moda è confermato anche dalle imprese artigiane. I risultati meno entusiasmanti, ma ancora positivi, si hanno nel comparto artigiano per manifatturiere varie (+1,5%), gomma-plastica (+2,6%), meccanica (+3,5%), alimentari e carta-stampa (+4,6%). variazione nulla, in questo caso, per la siderurgia.

BENE IL FATTURATO PER L’INDUSTRIA – Altro dato interessante è quello relativo al fatturato a prezzi correnti dell’industria che segna un buon risultato tendenziale (+13,5%) e una crescita sul trimestre precedente del 2,6%. Gli incrementi di prezzo dei prodotti finiti in atto, con un’ulteriore crescita del 6,1% congiunturale, influiscono sul risultato. Per le imprese artigiane il fatturato cresce dell’1,7% congiunturale e del 7,4% tendenziale. Anche in questo caso va considerata la dinamica dei prezzi dei prodotti finiti, cresciuti dell’8,1% rispetto al trimestre precedente. La dinamica congiunturale degli ordini interni migliora, ma resta debole, per l’industria (+1,3% congiunturale), come anche gli ordini esteri che si fermano a +1,5%. Risultati peggiori per l’artigianato con ordini interni poco sopra lo zero (+0,4%) ed esteri in lieve contrazione (-0,2%). La quota del fatturato estero sul totale rimane elevata per le imprese industriali (39,8%) e resta poco rilevante e in diminuzione per le imprese artigiane (6,4%).

SEGNALI INCORAGGIANTI ANCHE DALLE SCORTE DI MAGAZZINO – Per il settore industria si registra un rientro delle scorte di magazzino verso livelli più che adeguati, con i segnali di scarsità ora in quota minoritaria. In questo trimestre, a fronte di una quota considerevole di imprese che giudica le scorte adeguate (63% per i prodotti finiti e 73% per le materie prime), si registrano saldi tra giudizi di esuberanza-scarsità positivi per le materie prime (+1,8%) e leggermente negativi per i prodotti finiti (-0,8%). In miglioramento anche le scorte per l’artigianato, anche se i segnali di scarsità delle materie prime sono ancora giudicate scarse, ma in linea con i dati storici del comparto.

SI CONFERMA LA FORZA DELLA LOMBARDIA MA FONDAMENTALE L’INTERVENTO EUROPEO – Dopo oltre un anno dalla ‘pandemia energetica’, arrivata subito dopo quella sanitaria, le imprese lombarde si confermano straordinarie e forti riuscendo a resistere in una situazione complessa. È altresì evidente che le istituzioni continuano ad assumere un ruolo determinante per il sostegno che devono al sistema produttivo. Da qui il motivo dei continui allarmi che Regione Lombardia, con l’assessore Guidesi, e tutto il ‘sistema lombardo’ lanciano da ormai un anno alla Commissione Europea nella speranza di un pur tardivo ma essenziale intervento. 

Metalmeccanica, a Brescia un 1° semestre in crescita, ma pesa l’incognita energia

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Manifatturiero/Meccanica/Tendenze by

L’attività produttiva delle imprese metalmeccaniche bresciane archivia il 1° semestre 2022 in crescita, anche se il periodo tra aprile e giugno si caratterizza per un generale rallentamento, in un contesto caratterizzato da costi degli input energetici attestatisi su livelli mai sperimentati. Nel dettaglio, l’attività ha segnato, nel 2° trimestre, un +3,1% per il comparto meccanico rispetto al periodo precedente (congiunturale) e un -2,2% per quello metallurgico. La dinamica nei confronti del 2° trimestre del 2021 (tendenziale) mostra, rispettivamente, un +8,6% e un -1,8%.

A evidenziarlo è la più recente edizione dell’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia su un panel di aziende associate.

“Nonostante i dati comunque positivi segnati nei primi due trimestri dell’anno, il comparto meccanico si trova oggi di fronte ad alcune importanti incognite – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del settore Meccanica e Meccatronica di Confindustria Brescia –: mi riferisco, in particolare, al caro energia, che rischia di diventare cronico e di vanificare i risultati ottenuti sin qui, e alle incertezze legate al futuro dell’automotive, che rischiano di impattare in modo drammatico sulla nostra filiera. Il nostro settore però è pronto ad affrontare le sfide che ci aspettano, come testimonia anche la volontà di cambiare la denominazione in Meccanica e Meccatronica, a sottolineare l’attenzione per l’evoluzione conosciuta dal comparto negli ultimi anni.”

“L’aumento dei prezzi del 2021, spinto da quello delle materie prime, del 2021 ha lasciato il passo a un rincaro dei costi energetici. La diminuzione delle quotazioni dei metalli di base sperimentata nel 2022 non ha avuto come effetto la diminuzione dei prezzi dei prodotti metallurgici e siderurgici, a causa degli aumenti dei costi energetici, che non vediamo solo sulle nostre bollette di energia elettrica e del gas, ma anche su tutti quei prodotti che hanno come costo principale la componente energetica – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, Presidente del settore Metallurgia, Siderurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. Il problema ora non è solo di riuscire a scaricare a valle questi straordinari aumenti di costo, ma è anche di far fronte a due grandi fenomeni in atto: la riduzione della disponibilità economica dei consumatori, che potrebbe portare anche ad una recessione tecnica, e la perdita di competitività della filiera sidermetallurgico-meccanica a fronte di paesi extraeuropei che hanno costi energetici molto inferiori. Oggi le preoccupazioni degli operatori sono non solo di far fronte al pagamento di fatture, ma soprattutto il mantenimento dei volumi a fronte di un mercato che rallenta e mostra grandi ombre all’orizzonte, quali i dubbi sulla tenuta dell’edilizia con il rallentamento dei bonus edilizi e quelli sul futuro della filiera della componentistica auto, a seguito delle drastiche decisioni prese dall’UE. Tutto ciò senza perdere di vista l’aumento del circolante e delle esposizioni verso i clienti causato da questo aumento dei costi, e tutto quello che ne deriva sia in termine di costi che di esposizione verso il ceto bancario.”

L’operatività aziendale continua a essere influenzata da problematiche per quanto riguarda gli approvvigionamenti delle materie prime e dei semilavorati utilizzati nei processi produttivi, che si sono riverberati sui costi di acquisto. Dal 3° trimestre del 2020 al 2° trimestre del 2022, le imprese bresciane attive nella meccanica hanno dichiarato incrementi nell’ordine del 132%, quelle nella metallurgia rincari pari all’82%. Di fronte a tali dinamiche, le aziende hanno risposto con aumenti dei prezzi di vendita pari rispettivamente al 20% e al 62%. Ciò sta a significare che gli operatori della metalmeccanica bresciana hanno solo in parte trasferito sui prezzi applicati ai clienti gli extra-costi subiti nella fase di approvvigionamento. Ne consegue una riduzione della marginalità industriale, che rischia di muoversi in direzione opposta a quella dei fatturati, che invece hanno superato abbondantemente i livelli del 2019. 

Va tuttavia ricordato come nei mesi più recenti dell’anno i prezzi dei metalli industriali maggiormente utilizzati dalle realtà bresciane abbiano registrato, complice il raffreddamento del quadro ciclico globale, un significativo indebolimento: a titolo d’esempio, l’indice LMEX, che racchiude in un solo valore le quotazioni dei principali metalli non ferrosi scambiati alla borsa di Londra (alluminio, nichel, piombo, rame, stagno e zinco) ha sperimentato una flessione del 32% dai massimi storici rilevati la scorsa primavera. Allo stesso tempo va ricordato come le quotazioni attuali siano ancora particolarmente elevate (+22%) nel confronto con la media del biennio 2018-2019, preso a riferimento come la “normalità pre-Covid”. Considerazioni nel complesso analoghe riguardano il rottame ferroso, utilizzato nelle produzioni siderurgiche a forno elettrico, i cui prezzi sono diminuiti del 36% dai massimi assoluti raggiunti a marzo, pur segnando ancora un +48% nei confronti del valore medio rilevato negli anni 2018-2019.

Le preoccupazioni degli operatori metalmeccanici riguardano inoltre il “caro energia”, che, come già denunciato in altre occasioni, rischia di compromettere ancora di più la redditività operativa, a seguito delle fiammate dei prezzi riscontrata nelle ultime settimane. Le più recenti proiezioni, formulate dal Centro Studi di Confindustria Brescia per la bolletta della sola energia elettrica potenzialmente pagata dall’industria metalmeccanica bresciana si attesterebbero, nel 2022, a 2.430 milioni, un importo sostanzialmente triplicato rispetto al 2021 (842 milioni) e in aumento del 592% nei confronti di quanto riscontrato nel 2019.

Lo stato di apprensione degli imprenditori riguarda anche l’evoluzione della domanda proveniente dalla Germania, storico partner per il made in Brescia. Per l’anno in corso il prodotto tedesco è stimato crescere solamente dell’1,2%, contro il +2,1% ipotizzato nella primavera scorsa. Le aspettative per il 2023 sono ancora meno ottimistiche (+0,8%, a rettifica del +2,7% previsto mesi fa).

Sul versante del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni, le ore autorizzate nei primi sette mesi del 2022 sono diminuite del 69% rispetto allo stesso periodo del 2021, passando da 15,4 a 4,8 milioni. In particolare, la componente ordinaria è calata del 76% (da 10,4 a 2,5 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha subito una flessione del 53% (da 5,0 a 2,4 milioni di ore). Nella prima parte dell’anno, quindi, non vi sono evidenze di un maggiore accesso alla CIG, a seguito della esasperata crescita delle quotazioni di energia elettrica e gas naturale. Tuttavia, il confronto con il 2019 mostra una crescita dell’83% (sintesi di un +208% della CIGO e di un +28% della CIGS) e aumentano le aspettative per un’accelerazione delle domande di CIG nel prossimo autunno. Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 1.800, contro le oltre 14 mila del 2020 e le mille del 2019.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la seconda provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino). Con quasi 105 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (17 mila addetti) e i prodotti in metallo (39 mila addetti), è al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila addetti) e in sesta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco meno di 9 mila addetti).

Brescia, la pandemia non scuote il settore Meccanica

in Economia/Meccanica by
Meccanico, foto generica da Pixabay

Nel 2020 le imprese bresciane attive nel settore Meccanica hanno evidenziato risultati economici decisamente incoraggianti, soprattutto se contestualizzati alla luce della crisi globale generata dalla pandemia da Covid-19.

A evidenziarlo è lo strumento dell’Indice Sintetico Manifatturiero – ISM, frutto della collaborazione tra il Centro Studi di Confindustria Brescia e OpTer (Osservatorio per il territorio: impresa, formazione, internazionalizzazione) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Nel dettaglio, tale indice, applicato ai bilanci 2020 di quasi 1.750 realtà bresciane attive nel comparto, mostra una solida tenuta rispetto alla situazione rilevata nel 2019. Nel 2020 la quota di aziende che si posizionano nella classe A (quella che include gli operatori più virtuosi) si attesta al 28% del totale, quota che risulta invariata rispetto all’anno precedente. La classe di merito B mostra movimenti marginali, perdendo infatti solo due punti percentuali. Unico dato che desta qualche preoccupazione è l’incremento della sezione D (l’ambito che accoglie le realtà potenzialmente più fragili) che passa dal 4% nel 2019 al 7% nel 2020. 

L’ISM è stato poi implementato per effettuare un confronto tra gli effetti sui bilanci delle imprese della crisi da Coronavirus, con la “Grande Recessione” del 2009, pur nella consapevolezza della diversa natura dei due fenomeni presi in considerazione. Per prima cosa va evidenziato come il Conto Economico del settore Meccanica abbia avuto nel 2020, pur registrando significative contrazioni, un’evoluzione decisamente migliore di quella che aveva contraddistinto il 2009. A titolo esemplificativo, nel 2020 il fatturato complessivo del comparto locale ha subito un calo del 9,8%, a fronte di una riduzione del 25,8% sperimentata nel 2009. Anche gli altri principali saldi intermedi del Conto Economico mostrano dinamiche coerenti con quanto sopra riscontrato. Il Margine operativo lordo, indicatore che esprime la redditività lorda industriale, ha evidenziato nel 2009 una caduta del 33,0%, contro il 14,4% nel 2020. Analoghe considerazioni valgono anche per il Risultato prima delle imposte, che nell’ultimo anno è calato complessivamente del 33,0%, mentre nel 2009 aveva evidenziato un vero e proprio dimezzamento (-49,4%).

Tutto ciò si ripercuote sui punteggi prodotti dall’ISM: l’aggregato che accorpa le imprese nelle classi A e B, tra il 2008 e il 2009 ha riscontrato una flessione di circa il 6%, passando da una quota del 53% al 47%. Tra il 2019 e il 2020 lo stesso aggregato è sceso solo di due punti percentuali (dal 63% a 61%), una contrazione che vede coinvolti unicamente gli operatori posizionati nella classe B, la quota nella classe A rimane infatti immutata. Il confronto tra i due bienni (2020/19 e 2009/08) permette di osservare come il settore Meccanica si sia notevolmente rafforzato negli ultimi 10 anni: ciò è evidente se si prende in considerazione la quota delle imprese che si posizionano nelle prime due fasce di merito (A e B), passata ad essere meno della metà nel 2009 ad un abbondante 60% nel 2020. In sintesi, ISM fotografa un settore Meccanica che nella crisi pandemica ha sostanziale tenuto e che mostra nell’ultimo decennio un deciso irrobustimento. Risultati che appaiano importanti vista la rilevanza economica ed occupazionale che contraddistingue tale settore nella provincia bresciana. Allo stesso tempo il 7% nel 2020 della classe D – quota che rappresenta quelle imprese che versano in uno stato di potenziale fragilità – non deve essere né trascurato né sottovalutato ma al contrario letto ed analizzato con particolare attenzione.

“La resilienza mostrata dalle nostre aziende in questi anni di pandemia, la forza nell’innovare e quella di essere presenti in tutto il mondo, con il record di esportazioni, certifica il valore del nostro comparto produttivo, capace di affrontare questa crisi con maggiore forza rispetto a quanto avvenne nella grande recessione del 2008/09 – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del settore Meccanica di Confindustria Brescia –. Nel 2021 stiamo assistendo a un forte recupero dei volumi, ma questo non basta: ora serve una politica comune europea che porga un freno, in modo strutturale, a due problematiche emerse nell’ultimo anno come l’aumento delle quotazioni dei metalli e dell’energia o, come abbiamo detto più volte, sarà troppo tardi.”

Meccanica: nel primo trimestre produzione +2,2%, metallurgia al +14,5%

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Manifatturiero/Meccanica/Tendenze by
industry metal fire radio

In provincia di Brescia, nel primo trimestre del 2021, l’attività produttiva dei settori metalmeccanici ha segnato per la prima volta variazioni positive rispetto allo stesso trimestre del 2020 (tendenziali), dopo una serie di flessioni accumulate dal terzo trimestre 2019.

In particolare, il comparto della meccanica ha registrato una crescita tendenziale dell’attività del +2,2% (dopo il -15,3% del quarto trimestre 2020), quello della metallurgia del +14,5% (-5,8% nel periodo precedente).

A evidenziarlo è l’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia, che ha dedicato ampio spazio anche alla valutazione delle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria sulle imprese.

La dinamica rispetto al trimestre precedente (congiunturale) segnala un ulteriore aumento della produzione nel primo trimestre 2021 (dopo quello rilevato nell’ultima parte dello scorso anno): +3,8% per la meccanica e +9,4% per la metallurgia.

“La crescita riscontrata nei valori della produzione e negli ordini all’interno della Meccanica sta spingendo l’indice PMI manifatturiero, aspetto che induce i nostri imprenditori a essere ottimisti sulle evoluzioni future del comparto, nonostante le persistenti problematiche legate al rincaro delle materie prime e agli strascichi del difficile periodo legato alla crisi sanitaria – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di Confindustria Brescia –. Sotto quest’ultimo punto di vista, resta tuttavia centrale lo sviluppo e l’efficacia della campagna vaccinale attualmente in corso, che potrà mettere definitivamente alle spalle le problematiche legate alla pandemia da Covid-19 e consentirci una completa ripartenza. Intanto, segnali positivi arrivano anche dal ricorso alla Cassa Integrazione, che nei primi 4 mesi dell’anno ha segnato un -49,4% sullo stesso periodo del 2020.”

“Il boom dei prezzi delle materie prime, che hanno raggiunto i massimi di sempre, sta trascinando la ripresa della domanda dei semilavorati. Ripresa che è più dominata da una speculazione commerciale delle materie prime, che da un vero incremento del mercato a valle, soprattutto quello dell’automotive che viaggia ancora a ritmo ridotto. Ora il rimbalzo del valore aggiunto è più per i produttori di acciai comuni da costruzione o di laminati piani, che hanno quotazioni più veloci a reagire in momenti di variabilità del mercato – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, Presidente del Settore Siderurgia, Metallurgia e Mineraria di Confindustria Brescia – Tra i non ferrosi, il prezzo dell’alluminio ha avuto una crescita importante (+60%) rispetto ai minimi del 2020, la cui componente del 2021 pesa per il +15%. In questo settore, è in corso un’importante crescita della domanda nei settori degli estrusi e dei laminati, mentre rimane qualche difficoltà nei getti di alluminio, il cui sbocco principale è quello dell’automotive. Per quanto riguarda il rame, dopo un 2020 chiusosi intorno ai 6.700 $/ton, il 2021 si è aperto con valori che si attestavano a circa 7.900 $/ton per raggiungere poi i massimi storici a 10.700 $/ton. Le quotazioni del rame restano, in ogni caso, condizionate da una situazione congiunturale che vede una domanda superiore all’offerta. Anche le politiche economiche attuate dal Governo nazionale attraverso incentivi e sostegni, gli ingenti capitali provenienti dal Recovery Plan, nonché il capitolo legato alla elettrificazione dei mezzi di trasporto nel comparto Automotive costituiranno ulteriore stimolo al mantenimento di livelli alti sulle quotazioni del rame stesso”.

In particolare, riguardo al settore della meccanica, posto uguale a 100 il livello di attività associato alla “normalità pre-Covid”, quello effettivamente registrato è stato pari a: 92 a gennaio; 94 a febbraio; 102 a marzo. Per aprile è previsto un livello di attività pari a 98. Gli intervistati hanno dichiarato, per il periodo gennaio-marzo 2021, un aumento percentuale del fatturato (+12%) e delle ore lavorate (+7%) rispetto ai primi tre mesi del 2020.

Nel settore della metallurgia, posto uguale a 100 il livello di attività associato alla “normalità pre-Covid”, quello effettivamente registrato è stato pari a: 97 a gennaio; 103 a febbraio; 108 a marzo. Per aprile è previsto un livello di attività pari a 105. Gli intervistati hanno dichiarato, per il periodo gennaio-marzo 2021, una crescita percentuale del fatturato (+25%) e delle ore lavorate (+15%) rispetto ai primi tre mesi del 2020.

Riguardo al commercio con l’estero, gli ultimi dati ISTAT disponibili segnalano che nel complesso del 2020 le esportazioni di prodotti metalmeccanici, pari a 10,0 miliardi (il 67,5% del totale delle vendite bresciane all’estero), sono diminuite del 10,8% sul 2019 (contro il -15,6% dei primi nove mesi), con punte più accentuate nei mezzi di trasporto (-12,2%) e nella metallurgia (-11,3%) e una riduzione più contenuta nel comparto dei macchinari ed apparecchi (-9,5%).

In tale contesto, gli ingenti rincari delle quotazioni delle materie prime industriali rilevati negli ultimi mesi sono fonte di particolari preoccupazioni per le imprese della filiera metalmeccanica, che vedono complicarsi significativamente lo scenario competitivo, anche per la scarsità di materiali. La risalita dei prezzi ha riguardato sia i non ferrosi, sia gli input siderurgici. L’indice LMEX, che racchiude in un solo valore i principali metalli scambiati alla borsa di Londra (alluminio, nichel, piombo, rame, stagno e zinco) è intorno ai massimi storici (4.273 la quotazione media nella settimana n. 22), rilevando un incremento dell’88% dai minimi del 2020 e del 24% da inizio 2021. Il minerale di ferro, utilizzato nelle produzioni ad alto forno, si posiziona anch’esso sui massimi storici, con rialzi del 156% dai minimi del 2020 e del 32% nei primi cinque mesi del 2021. Un andamento complessivamente analogo riguarda il rottame ferroso, impiegato nelle produzioni di acciaio a forno elettrico, le cui quotazioni si attestano ai livelli più elevati dal lontano 2008, facendo segnare un +113% sui minimi del 2020 e un +7% da inizio 2021.

Sul versante del mercato del lavoro, si segnala lo sgonfiamento del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni nei settori metalmeccanici. Le ore autorizzate nei primi quattro mesi del 2021 sono diminuite del 49,4% rispetto allo stesso periodo del 2020, passando da 20,3 a 10,3 milioni. In particolare, la componente ordinaria nei primi quattro mesi del 2021 è calata del 71,1% (da 19,4 a 5,6 milioni di ore); quella straordinaria invece è cresciuta del 378% (da 1 a 4,7 milioni di ore). Nello specifico, la componente ordinaria è diminuita del 73,2% nella meccanica (da 15.863.738 ore nel periodo gennaio-aprile 2020 a circa 4,3 milioni) e del 61,7% nel metallurgico (da 3.486.983 ore a 1,3 milioni). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 6.700, contro le 13.300 dello stesso periodo del 2020.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la seconda provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino). Con poco più di 100 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (16 mila addetti) e i prodotti in metallo (39 mila), è al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (30 mila) e in sesta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco più di 8 mila addetti).

Lutto per Ettore Camozzi: martedì i funerali

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Lutto a Brescia per la prematura scomparsa di Ettore Camozzi, esponente di una delle più note famiglie imprenditoriali bresciane. L’imprenditore aveva soltanto 53 anni e da tempo stava combattendo contro il male. Ma faceva parte del board dell’azienda di famiglia (fontata dal cavaliere Attilio, scomparso nel 2015) insieme al fratello Lodovico.

Il funerale si terrà domani, martedì 8 giugno, alle 10.30 partendo dalla Sala del Commiato Benedini di via Ragazzi del 99 a Lumezzane S. Apollonio, poi la salma – senza corteo – proseguirà per la chiesa parrocchiale San Sebastiano e infine per il cimitero.

Metalmeccanica: a Brescia cala ancora la produzione nel secondo trimestre 2020

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In provincia di Brescia, nel secondo trimestre del 2020, l’attività produttiva dei settori metalmeccanici ha segnato ulteriori variazioni negative rispetto allo stesso trimestre del 2019 (tendenziali), dopo la brusca caduta del periodo precedente. In particolare, il comparto della meccanica ha registrato una diminuzione dell’attività del 31,8% rispetto al medesimo trimestre 2019 (dopo il -17,6% del primo trimestre), quello della metallurgia del 21,9% (-12,0% nel primo trimestre). A seguito di queste variazioni, i livelli produttivi riferiti all’intera industria metalmeccanica bresciana sono ai minimi storici, andando a vanificare sei anni di crescita.

A evidenziarlo è l’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi AIB, che ha dedicato ampio spazio anche alla valutazione delle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria sulle imprese.

In particolare, sul fronte della gestione del personale, le realtà della meccanica intervistate hanno intrapreso le seguenti azioni: utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni (89%); introduzione o intensificazione dello smart working (75%); ferie obbligatorie (70%); riduzione delle ore di lavoro (48%). Sugli effetti economici previsti fino alla fine del 2020, le aziende del settore hanno espresso: si ridurrà la domanda nazionale dei prodotti offerti (73%); si ridurrà la domanda dall’estero dei prodotti offerti (70%); si ridurrà l’attrattiva nei confronti dei prodotti o servizi offerti in seguito alla cancellazione/rinvio di fiere ed eventi promozionali (32%). Riguardo alle strategie che l’impresa ha adottato per far fronte alla crisi, gli intervistati hanno dichiarato: riorganizzazione dei processi e degli spazi di lavoro (34%); differimento o annullamento dei piani di investimento (inclusi quelli in R&S) (34%); accelerazione della transizione digitale (30%). Rispetto alla “normalità pre-Covid”, i livelli di attività del settore si sono attestati al: 39% in aprile, 72% in maggio, 80% in giugno. Per il periodo gennaio-giugno, gli operatori hanno stimato un calo percentuale del fatturato del 19% e delle ore lavorate del 22% rispetto alla “normalità” (il confronto è con il primo semestre 2019).

Nel settore metallurgico, tra le misure di gestione del personale adottate a seguito dell’emergenza, le imprese intervistate hanno dichiarato: utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni (87%); introduzione o intensificazione dello smart working (80%); riduzione delle ore di lavoro (67%); ferie obbligatorie (60%). Sugli effetti economici previsti fino alla fine del 2020, le aziende del settore hanno espresso: si ridurrà la domanda nazionale dei prodotti offerti (60%); si ridurrà la domanda dall’estero dei prodotti offerti (60%); aumenteranno i prezzi di materie prime, semilavorati o input intermedi (20%). Riguardo alle strategie che l’impresa ha adottato per far fronte alla crisi, i rispondenti hanno dichiarato: differimento o annullamento dei piani di investimento (inclusi quelli in R&S) (67%); riorganizzazione dei processi e degli spazi di lavoro (53%); accelerazione della transizione digitale (27%). Rispetto alla “normalità pre-Covid”, i livelli di attività del settore si sono attestati al: 58% in aprile, 87% in maggio, 83% in giugno. Per il semestre, gli operatori hanno dichiarato un calo percentuale del fatturato del 22% e delle ore lavorate del 20% rispetto alla “normalità” (primo semestre 2019).

La caduta della produzione si è riflessa sul commercio con l’estero: nel secondo trimestre 2020, le esportazioni di prodotti metalmeccanici sono diminuite del 30,6% sullo stesso periodo del 2019, con punte più accentuate nei mezzi di trasporto (-37,9%) e nella metallurgia (-33,0%). Ne hanno risentito tutti i principali mercati di sbocco: UE a 27 Paesi (-31,9%), Paesi europei non UE (-29,4%), America settentrionale (-27,2%), America centro meridionale (-51,2%), Asia centrale (-46,4%). Nel complesso del primo semestre 2020, le esportazioni sono diminuite del 20,1% rispetto ai primi sei mesi del 2019.

Sul versante del mercato del lavoro, si segnala l’impennata della Cassa Integrazione Guadagni nei settori metalmeccanici. Le ore autorizzate nei primi otto mesi del 2020 sono aumentate del 1.098% rispetto allo stesso periodo del 2019, passando da 3,3 a 39,2 milioni. In particolare, la componente ordinaria nei primi otto mesi del 2020 è cresciuta del 2.800% (da 1,3 a quasi 38 milioni di ore); quella straordinaria invece è diminuita del 38% (da 2 a 1,2 milioni di ore). Nello specifico, la componente ordinaria è cresciuta del 1.947% nel metallurgico (da 375.138 ore nel periodo gennaio-agosto 2019 a quasi 7,7 milioni) e del 3.144% nella meccanica (da 931.696 ore a oltre 30 milioni). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano quasi 13 mila, contro le mille e cento dello stesso periodo del 2019.

“Sicuramente i dati del secondo trimestre sono preoccupanti, ma rispecchiano il massimo picco della pandemia da COVID-19 e quindi erano attesi – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di Confindustria Brescia –: da luglio ad oggi ci sono stati segnali di ripresa. Si tratta di un aspetto positivo, nonostante ci troviamo davanti a un periodo molto difficile per situazioni anche internazionali e quindi fuori dal nostro contesto. Tra i fattori di maggiore criticità figurano l’aumento delle ore di cassa integrazione, la mancanza di liquidità, il calo del fatturato e i costi per la sicurezza in azienda, oltre all’incertezza sugli aiuti che potrebbero arrivare alle nostre aziende per affrontare il futuro. Sono aspetti che non ci confortano, ma siamo imprenditori determinati, ci crediamo e sono certa che con un po’ di ottimismo ce la faremo.”

“Sapevamo che i dati del secondo trimestre 2020, per effetto della pandemia da COVID-19, sarebbero stati molto negativi – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, neo Presidente del Settore Siderurgia, Metallurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. Tuttavia, il settore della sidermeccanica bresciana, nonostante l’importante frenata, è da sempre resiliente, e composto da aziende tecnologicamente all’avanguardia, in grado di tenere il passo nella sfida competitiva europea. Oggi più che mai ci troviamo ad affrontare una congiuntura che per sua natura rischia di cambiare le regole del gioco, soprattutto nella meccanica, dove nuovi standard e nuove regole europee e nazionali impongono un abbassamento delle emissioni, sia nelle produzioni che nella mobilità. Ci auguriamo quindi che il Governo, per favorire la ripartenza dell’intero comparto, continui a sostenere questa sfida supportando i consumatori nella scelta di nuovi veicoli a minore impatto ambientale, e rottamando la flotta ancora circolante di classe Euro 0-1-2-3”.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la terza provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino e Milano). Con circa 100 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (16 mila addetti) e i prodotti in metallo (36 mila), è al terzo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila) e in quinta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco più di 8 mila addetti).

 

Brescia, battuta d’arresto per la produzione metalmeccanica

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In provincia di Brescia, nel quarto trimestre 2019, l’attività produttiva dei tre settori metalmeccanici ha segnato variazioni negative rispetto allo stesso trimestre del 2018. È proseguita, quindi, la dinamica sfavorevole registrata nel periodo precedente, in cui si era improvvisamente invertito il trend di crescita dei tre settori rilevato per numerosi trimestri.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale condotta dall’Ufficio Studi e Ricerche di AIB.

In particolare, il comparto metallurgico siderurgico ha registrato una diminuzione dell’attività dello 0,8% rispetto allo stesso trimestre del 2018, la meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche del 2,8%, la meccanica tradizionale e mezzi di trasporto del 2,0%.

“La situazione di debolezza per quanto riguarda i settori metalmeccanici prosegue, e ha impattato negativamente anche sui prezzi delle materie prime industriali e sulle quotazioni dei noli marittimi, che si attestano sui minimi pluriennali – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di AIB –. Tra le commodity principalmente impiegate nei cicli di produzione delle aziende metalmeccaniche bresciane si rilevano cali diffusi, a testimonianza di una situazione non semplice”.

A febbraio, rispetto allo stesso mese del 2019, l’alluminio ha segnato un ribasso del 9,4%, il rame del 9,7%, lo zinco del 21,9% e il rottame ferroso dell’11,5%.

Sul versante del mercato del lavoro, si segnala la ripresa della Cassa Integrazione Guadagni nei comparti metalmeccanici. Le ore complessivamente autorizzate nel 2019 sono cresciute del 76% rispetto al 2018, passando da 3 a 5,4 milioni. In particolare, la componente ordinaria è cresciuta del 215% (da 866 mila a 2,7 milioni di ore), quella straordinaria del 21% (da 2,2 a 2,6 milioni di ore). I dati dell’Osservatorio AIB-ApL al quarto trimestre 2019 hanno invece messo in luce alcune tensioni nel reperimento di figure professionali legate alla metalmeccanica, in particolare per gli operai specializzati (fonditori, saldatori, fabbri, montatori, manutentori).

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la terza provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino e Milano). Con poco meno di 100 mila addetti attivi nell’industria metalmeccanica, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (16 mila addetti) e i prodotti in metallo (36 mila), è al terzo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila) e in quinta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco più di 8 mila addetti).

 

L’azienda metal diventa intelligente | INNOVATION CLUB

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Neos Consulting, grazie alla profonda conoscenza maturata negli anni nel settore Metal, ha realizzato una soluzione verticale appositamente dedicato ai cicli produttivi di tale comparto. È da tempo che si è deciso di concentrare alcune features dei gestionali per il miglioramento del settore, nell’intento di portare vera e propria innovazione all’interno dei processi Metal.

Alla base di questa decisione risiede la necessità di un controllo di processo e di gestione chiaro, preciso ed efficace. Le applicazioni  specifiche per il settore Metal possono essere sviluppate appositamente per tutte le tipologia di processi produttivi (colata gravitazionale in conchiglia o terra, con impianti automatici e manuali, pressofusione, estrusione), e per qualsivoglia metalli (leghe ferrose quali ghise ed acciai, leghe non ferrose quali, alluminio, zama, magnesio, etc.) Ciò che ci ha guidato nello scegliere di dedicarci a questo progetto è la possibilità di integrare le ultime tecnologie con i processi gestionali ed i dati già presenti sulla piattaforma; perchè oggi, per rendere la propria azienda intelligente non è più sufficiente migliorare ciò che si ha già. Bisogna creare qualcosa di nuovo e unico.
Quali sono, quindi, le ultime tecnologie applicabili al settore ? 
> Si può dotare ogni singolo impianto di una serie di sensori IoT (internet of things) per rilevare i parametri di analisi più importanti. Questi, correlati con i dati gestionali, risultano in grado di fornire, alla direzione della Fonderia, un cruscotto completo di dati (KPI), grafici, elaborazioni statistiche percentuali, indispensabili al controllo integrale dell’intero processo;
> Sul tema della realtà aumentata, è stata invece studiata una applicazione che sfrutta gli smart glasses nel settore logistico delle attrezzature, per guidare gli operatori nei processi di picking. Anche in questo caso l’obiettivo è migliorare l’intero processo gestionale, massimizzando nella qualità i risultati;
> Il machine learning può essere utilizzato per individuare, a fronte di un disegno, quali progetti siano simili o siano già stati realizzati, in modo da facilitare la gestione delle commesse;
> L’intelligenza artificiale applicata al visual computing permette di identificare attraverso una telecamera la tipologia di rottami che andranno nel processo fusorio in modo da prevenire errori;
> Sempre utilizzando algoritmi intelligenti è possibile analizzare il proprio database clienti per identificare profili tipici sui business social network, al fine di trovare e raggiungere nuovi potenziali clienti;
> La blockchain può essere utilizzata per dare una garanzia internazionale ai dati del controllo qualità, creando una data room dedicata;
> L’utilizzo della stampa 3D, risulta già pienamente operative in molte imprese. Nella fattispecie a proposito della produzione di Anime nei processi fusori: ciò migliora la qualità della produzione, andando a realizzare copie esatte e precise che portano quindi a una notevole riduzione degli scarti e al perfezionamento dei risultati.
Questi sono temi di notevole importanza, che devono trovare rapida applicazione all’interno di una Fonderia che voglia mantenersi al passo coi tempi e che desideri continuare ad essere competitiva in anni, se così si può dire, complicati per il settore.
L’applicazione di migliorie nella gestione, ad esempio, degli scarti di lavorazione può far risparmiare alla fonderia milioni di euro, sia logisticamente che per il valore della materia prima. Come? Bastano poche implementazioni nel sistema gestionale e una nuova visione d’insieme, che tenga in considerazione l’importanza reale delle ultime innovazioni tecnologiche.

Manifatturiero, i migliori 90 gruppi bresciani nel 2018 hanno fatturato 16,2 miliardi di euro (+9%)

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È stata presentata nella sede di AIB a Brescia, l’edizione 2019 del rapporto “Le dinamiche economico-finanziarie dei gruppi industriali bresciani”, a cura dell’Ufficio Studi e Ricerche di AIB.

Lo studio – che analizza un campione di 90 gruppi industriali bresciani a vocazione manifatturiera, con 687 imprese incluse nell’area di consolidamento e oltre 48mila addetti – evidenzia per queste realtà un’ulteriore crescita sul fronte dei ricavi e della redditività: nonostante la frenata riscontrata a livello globale, il fatturato complessivo si è attestato a 16,2 miliardi di euro, contro i 14,9 mld del 2017 (+9,2%); a dare impulso ai ricavi è, in modo per certi versi sorprendente, la dinamica rilevata sul mercato domestico (+11%). Sale anche il margine operativo lordo (MOL) a 1,9 miliardi di euro rispetto agli 1,7 mld dello scorso anno (+10,7%). Cresce infine il reddito netto, da 735 a 815 milioni di euro (+10,9%).

“I primi 90 gruppi bresciani contribuiscono in modo decisivo allo sviluppo economico del territorio, garantendo occupazione a 48mila persone, sostenendo costi del lavoro per 2,3 miliardi di euro e investendo 940 milioni – commenta Giuseppe Pasini, Presidente di AIB –. Il Sistema Brescia ha dimostrato di saper superare senza grossi problemi un anno turbolento come il 2018: merito della sua solidità patrimoniale, della capacità di innovare e dell’importante quota di export che da sempre caratterizza la nostra provincia. A livello di prospettive, considerando l’andamento del 2019, non sarà però facile replicare i risultati registrati nell’ultimo anno: rispetto al resto del Paese, la nostra provincia e il nord Italia sono fortemente esposti all’andamento delle esportazioni, e risentono in particolare del nodo tedesco, ma anche di incertezze di lungo corso come il tema dei dazi tra Stati Uniti e Cina e la questione Brexit”.

Dall’analisi dei bilanci 2018, si conferma la forte propensione all’internazionalizzazione delle aziende bresciane considerate: le vendite all’estero intercettano quasi il 60% del fatturato, con un grado di apertura ai mercati stranieri che nel quasi 20% dei gruppi mappati supera addirittura l’80%.

Sul fronte della patrimonializzazione i gruppi bresciani mantengono livelli di indebitamento molto bassi: l’indice di indipendenza finanziaria (rapporto tra mezzi propri e capitale investito) è salito al 46,2% (+0,7% sul 2017); a conferma di ciò la ricchezza prodotta dai 90 gruppi appare più che sufficiente a rimborsare l’indebitamento finanziario netto: il rapporto tra la posizione finanziaria netta e il MOL si attesta infatti a 1,6 (abbondantemente al di sotto la soglia di allarme pari a 5).

La crescita delle vendite va di pari passo con quella del valore aggiunto, pari a 4,2 miliardi di euro (erano 3,9 mld nel 2017, +8,2%), grazie a un’evoluzione dei costi esterni nel complesso bilanciata; il valore aggiunto rapportato ai ricavi si mantiene costante, confermando la consistenza industriale della manifattura bresciana.

Il rallentamento mondiale non ha intaccato nemmeno la fiducia nel futuro: gli investimenti in immobilizzazioni materiali sono pari a 940 milioni di euro, intercettando in media il 22,3% del valore aggiunto complessivamente prodotto.

La composizione per settore dei gruppi analizzati vede la prevalenza dei comparti metalmeccanici (73 gruppi), in coerenza con la specializzazione produttiva dell’industria locale; i restanti 17 si dividono tra Alimentare (6), Chimico, gomma e plastica (4), Sistema Moda (4) e Carta e stampa (3).

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