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Manifatturiero - page 3

Cembre, ricavi in crescita verso i 200 milioni di euro

in Bilanci/Economia/Manifatturiero by
Cembre

Il Consiglio di Amministrazione di Cembre S.p.A., società quotata al segmento Star della Borsa di Milano, tra i principali produttori europei di connettori elettrici ed utensili per la loro installazione, riunitosi oggi a Brescia sotto la guida del Presidente e Amministratore Delegato, Ing. Giovanni Rosani, ha approvato il progetto di bilancio di esercizio ed il bilancio consolidato al 31 dicembre 2022.

Il Consiglio di Amministrazione di Cembre ha inoltre deliberato di proporre all’Assemblea degli azionisti, convocata per il 27 aprile 2023 (ed il 28 aprile per l’eventuale seconda convocazione), la distribuzione di undividendo pari a 1,40 europer ognuna delle azioni in circolazione, secondo il seguente calendario: data di stacco 8 maggio 2023; data di legittimazione al pagamento 9 maggio 2023 (record date) e data di pagamento 10 maggio 2023. L’Assemblea degli azionisti verrà chiamata a deliberare anche in merito alla richiesta di autorizzazione all’acquisto e disposizione di azioni proprie; per ulteriori informazioni riguardo a quest’ultimo argomento si rimanda al successivo specifico paragrafo.

I ricavi consolidati dell’esercizio 2022 sono cresciuti del 19,2 per cento, essendo passati da 166,8 milioni di euro dell’esercizio 2021 a 198,8 milioni di euro alla fine del 2022.

Nell’esercizio 2022 le vendite del Gruppo in Italia, pari a 84,4 milioni di euro, sono salite del 19,9 per cento; i ricavi nella restante parte del mercato europeo risultano in crescita del 18,3 per cento e si attestano a 93,2 milioni di euro, mentre sui mercati extraeuropei le vendite fanno registrare una crescita del 20,0 per cento, con ricavi pari a 21,2 milioni di euro. I ricavi delle vendite sono stati realizzati per il 42,4 per cento in Italia (42,2 per cento nell’esercizio 2021), per il 46,9 per cento nella restante parte d’Europa (47,2 per cento nell’esercizio 2021) e per il 10,7 per cento fuori dal continente europeo (10,6 per cento nell’esercizio 2021).

Il risultato operativo lordo consolidato dell’esercizio, pari a 54,6 milioni di euro, corrispondente al 27,5 per cento dei ricavi delle vendite, è salito del 19,7 per cento rispetto a quello dell’esercizio 2021, pari a 45,6 milioni di euro, corrispondenti al 27,3 per cento dei ricavi delle vendite. L’incidenza del costo del venduto è cresciuta rispetto al 2021, passando dal 33,6 per cento al 34,5 per cento; stesso andamento anche per i costi per servizi, la cui incidenza è passata dall’11,9 per cento al 12,6 per cento, in particolare si segnala l’aumento dei costi per energia elettrica e gas passati da 1,9 milione di euro del 2021 a 2,5 milioni di euro nel 2022.

L’incidenza del costo del personale si è ridotta, passando dal 27,9 per cento al 25,8 per cento, nonostante la forza lavoro media sia salita da 784 collaboratori del 2021 (inclusi 59 lavoratori temporanei) a 822 collaboratori del 2022 (inclusi 79 lavoratori temporanei).

Il risultato operativo consolidato pari a 42,6 milioni di euro, corrispondente ad un margine del 21,4 per cento sui ricavi delle vendite, è cresciuto del 24,5 per cento, rispetto ai 34,2 milioni di euro dello scorso esercizio, corrispondenti al 20,5 per cento dei ricavi delle vendite.

Il risultato ante imposte consolidato, pari a 42,6 milioni di euro, che corrispondono al 21,4 per cento delle vendite, è aumentato del 24,3 per cento rispetto a quello dell’esercizio 2021, pari a 34,3 milioni di euro, corrispondenti al 20,6 per cento delle vendite.

Il risultato netto consolidato dell’esercizio pari a 31,9 milioni di euro, corrispondenti al 16,1 per cento delle vendite, è salito del 26,1 per cento rispetto a quello dell’esercizio 2021, pari a 25,3 milioni di euro, corrispondenti al 15,2 per cento delle vendite.

La posizione finanziaria netta consolidata è passata da un saldo positivo di 20,6 milioni di euro al 31 dicembre 2021 ad un saldo positivo di 14,6 milioni di euro al 31 dicembre 2022.

Gli investimenti effettuati nel periodo ammontano a 11,5 milioni di euro in immobilizzazioni materiali (nel 2021 pari a 8,1 milioni di euro) ed a 0,8 milioni di euro in immobilizzazioni immateriali (nel 2021 pari a 0,9 milioni di euro).

“I ricavi consolidati del Gruppo Cembre nel 2022 sono pari a 198,8 milioni di euro, in crescita del 19,2% rispetto all’esercizio precedente. Possiamo ritenerci soddisfatti anche dei risultati reddituali 2022, il risultato operativo consolidato ha raggiunto i 42,6 milioni di euro, pari al 21,4% dei ricavi delle vendite. Il risultato netto è cresciuto del 26,1%, risultando pari a 31,9 milioni di euro, corrispondenti al 16,1% dei ricavi delle vendite. Le vendite progressive del Gruppo nei primi due mesi del 2023 sono risultate in crescita del 20,1 per cento, pari a 36,3 milioni di euro. Si può stimare che il fatturato consolidato del Gruppo Cembre nell’esercizio 2023 sarà in crescita e si prevede un risultato economico positivo.” – ha commentato l’AD Giovanni Rosani. “La posizione finanziaria del Gruppo è solida, al 31 dicembre 2022 era positiva per 14,6 milioni di euro, ed anche al 28 febbraio 2023 si mantiene positiva per 14,8 milioni di euro. All’Assemblea degli azionisti verrà proposto un dividendo di 1,40€ (il dividendo sull’utile 2021 è stato pari a 1,20€ per azione); il dividendo proposto corrisponde al 73,6% dell’utile netto consolidato” – ha proseguito G. Rosani.

La Capogruppo Cembre S.p.A. nel corso dell’esercizio 2022 ha realizzato ricavi delle vendite pari a 149,5 milioni di euro, in crescita del 19,0 per cento rispetto all’esercizio 2021. Il risultato operativo di Cembre S.p.A. si è incrementato del 18,9 per cento, passando dai 29,1 milioni di euro del 2021 ai 34,6 milioni di euro del 2022. L’utile ante imposte di Cembre S.p.A. è aumentato del 23,3 per cento passando dai 31,0 milioni di euro del 2021 ai 38,2 milioni di euro del 2022. L’utile netto di Cembre S.p.A. è cresciuto passando dai 23,4 milioni di euro dell’esercizio 2021 ai 29,1 milioni di euro dell’esercizio 2022.

Manifatturiero, la crescita in Lombardia rallenta

in Economia/Manifatturiero/Meccanica/Tendenze by

La Lombardia resiste e si conferma la Regione con il tessuto produttivo più importante d’Italia e tra i principali in Europa. Non era scontato, non era semplice, visto le pandemie, prima quella sanitaria e ora quella energetica, con le quali le imprese devono far fronte; ma il connubio pubblico-privato regge in un momento estremamente difficile e questo è senza dubbio un’ottima notizia non solo per la Lombardia ma per tutto il Paese.

I numeri, bisogna ammetterlo, sono meno positivi rispetto ai trimestri scorsi ma la produzione industriale continua la sua crescita seppur in maniera più limitata rispetto allo scorso trimestre (+0,4%), riducendo così l’intensità della crescita congiunturale ma restando in territorio positivo. La variazione tendenziale sullo stesso trimestre dell’anno scorso è pari al +4,8%. Questo risultato positivo è diffuso a quasi tutti i settori con l’eccezione dei mezzi di trasporto (-2,6%) e della siderurgia (-4,8%) che registrano invece un calo tendenziale. Gli ordinativi – sempre in positivo – mantengono tassi di crescita moderati per l’industria (+1,3% dall’interno e +1,5% dall’estero).

ASSESSORE GUIDESI: “Gli ultimi dati relativi al comparto manifatturiero – dichiara l’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi – confermano che il tessuto produttivo lombardo tiene nonostante le difficoltà legate al ‘caro energia’; un problema che l’Europa non affronta concretamente nonostante i ripetuti annunci”. “Come Regione Lombardia – ha continuato – abbiamo messo in campo tutto quello che potevamo attraverso misure specifiche e strumenti creditizi. Ci attendiamo che oggi l’Europa faccia lo stesso altrimenti si rischia seriamente di compromettere l’economia trainante del Paese con gravi effetti sociali”.

POSITIVI ANCHE I DATI DEGLI ARTIGIANI – Risultati in linea anche per le aziende artigiane manifatturiere che segnano una crescita della produzione del +0,6% congiunturale che diventa +4,9% su base tendenziale. Per queste imprese – rivolte maggiormente al mercato interno – gli ordini mostrano segnali di cedimento (+0,4% congiunturale), mentre per i mercati esteri svoltano in negativo (-0,2%). Crescono maggiormente nel trimestre i settori del comparto moda (abbigliamento, pelli-calzature e tessile). Anche in questo caso un dato interessante e significativo soprattutto per quel che concerne il tessile, settore che più di tutti ha faticato anche anti-covid.

QUADRO STRAORDINARIO SE SI CONSIDERANO I ‘FATTORI ESTERNI’ – Un quadro tendenzialmente positivo che diventa straordinario soprattutto se si considera quanto siano impattanti per le imprese i cosiddetti ‘fattori esterni’; beni energetici, materie prime e componenti varie registrano nuovi record spingendo il dato sui prezzi verso l’alto: rispetto al III° trimestre 2021 i prezzi delle materie prime sono cresciuti mediamente del 57% per le imprese industriali e dell’82,5% per le artigiane. Si attenuano tuttavia le difficoltà di approvvigionamento e migliora anche la situazione delle scorte di magazzino e dei materiali per la produzione.

Nello specifico, i prezzi delle materie prime presentano una dinamica congiunturale in continuo rialzo per tutti i comparti, ma con un rallentamento nell’ultimo trimestre. Per l’industria, l’incremento si assesta ora al +9,8% congiunturale, dal +15,9% di inizio anno. L’artigianato mostra una dinamica simile passando dal +19,8% del primo trimestre all’attuale +15,2%.

I prezzi dei prodotti finiti seguono ancora da lontano l’incremento delle materie prime registrando un +6,1% per l’industria e un +8,1% per l’artigianato.

In questa logica si inseriscono gli strumenti messi in campo dall’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia: un pacchetto economico da 255 milioni per le imprese lombarde che si compone di diverse misure per sostenere investimenti sull’efficientamento energetico del processo produttivo e per supportare le aziende che in questo momento hanno bisogno di credito e liquidità.

SCENARIO DEL PROSSIMO TRIMESTRE – In un quadro ancora incerto lo scenario più probabile per il prossimo trimestre è di una contrazione congiunturale dei livelli produttivi che porterebbe ad una crescita media annua per il 2022 del +6,3%, ma a un tasso di crescita acquisito per il 2023 negativo pari al -0,3%.

FUTURO PROSSIMO INCERTO – Proprio pensando al prossimo futuro, il presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio, tiene alta l’attenzione e sottolinea che “se nel terzo trimestre il quadro per la produzione lombarda rimane positivo, assistiamo a un ulteriore indebolimento della crescita e ci avviciniamo pericolosamente a un possibile punto di svolta negativo; Infatti, il deterioramento del quadro economico porta gli imprenditori industriali a un cauto pessimismo per il prossimo trimestre, mentre per gli artigiani il rischio di una contrazione della produzione è ancora maggiore”.

INCORAGGIANTI I DATI SULL’OCCUPAZIONE – Nonostante le preoccupazioni degli imprenditori, guardando con attenzione tutti i dati si trovano conferme rispetto alla tenuta del sistema e alla grande resistenza delle imprese lombarde. Molto interessanti, ad esempio, sono i numeri relativi all’occupazione dell’industria che registra un saldo positivo (+0,3%). Rimane stabile ai minimi la quota di imprese che ha fatto ricorso alla CIG: la quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione si attesta al 6,9% e le ore di CIG utilizzate si fermano all’1,1%. Un risultato importante ma meno positivo quello registrato per l’artigianato che, a fronte di un utilizzo della CIG ai minimi, registra un saldo occupazionale di poco sotto lo zero (-0,2%).

OTTIMA PERFORMANCE DEL SETTORE MODA – Anche osservando i dati settoriali dell’industria l’analisi è positiva; la maggior parte delle realtà mantiene significativi incrementi tendenziali dei livelli produttivi. Da segnalare l’ottima performance del sistema moda: abbigliamento (+30,3%), pelli-calzature (+27,9%) e tessile (+7,4%). Incrementi sopra la media anche per manifatturiere varie (+8,6%), carta-stampa (+7,8%), alimentari (+6,5%), meccanica (+5,4%) e legno-mobilio (+5,1%). In crescita, ma con intensità minori poco superiori all’1% minerali non metalliferi e gomma-plastica; variazione nulla per la chimica; invece, gli unici settori in contrazione tendenziale sono i mezzi di trasporto (-2,6%) e la siderurgia (-4,8%). Il positivo andamento del comparto moda è confermato anche dalle imprese artigiane. I risultati meno entusiasmanti, ma ancora positivi, si hanno nel comparto artigiano per manifatturiere varie (+1,5%), gomma-plastica (+2,6%), meccanica (+3,5%), alimentari e carta-stampa (+4,6%). variazione nulla, in questo caso, per la siderurgia.

BENE IL FATTURATO PER L’INDUSTRIA – Altro dato interessante è quello relativo al fatturato a prezzi correnti dell’industria che segna un buon risultato tendenziale (+13,5%) e una crescita sul trimestre precedente del 2,6%. Gli incrementi di prezzo dei prodotti finiti in atto, con un’ulteriore crescita del 6,1% congiunturale, influiscono sul risultato. Per le imprese artigiane il fatturato cresce dell’1,7% congiunturale e del 7,4% tendenziale. Anche in questo caso va considerata la dinamica dei prezzi dei prodotti finiti, cresciuti dell’8,1% rispetto al trimestre precedente. La dinamica congiunturale degli ordini interni migliora, ma resta debole, per l’industria (+1,3% congiunturale), come anche gli ordini esteri che si fermano a +1,5%. Risultati peggiori per l’artigianato con ordini interni poco sopra lo zero (+0,4%) ed esteri in lieve contrazione (-0,2%). La quota del fatturato estero sul totale rimane elevata per le imprese industriali (39,8%) e resta poco rilevante e in diminuzione per le imprese artigiane (6,4%).

SEGNALI INCORAGGIANTI ANCHE DALLE SCORTE DI MAGAZZINO – Per il settore industria si registra un rientro delle scorte di magazzino verso livelli più che adeguati, con i segnali di scarsità ora in quota minoritaria. In questo trimestre, a fronte di una quota considerevole di imprese che giudica le scorte adeguate (63% per i prodotti finiti e 73% per le materie prime), si registrano saldi tra giudizi di esuberanza-scarsità positivi per le materie prime (+1,8%) e leggermente negativi per i prodotti finiti (-0,8%). In miglioramento anche le scorte per l’artigianato, anche se i segnali di scarsità delle materie prime sono ancora giudicate scarse, ma in linea con i dati storici del comparto.

SI CONFERMA LA FORZA DELLA LOMBARDIA MA FONDAMENTALE L’INTERVENTO EUROPEO – Dopo oltre un anno dalla ‘pandemia energetica’, arrivata subito dopo quella sanitaria, le imprese lombarde si confermano straordinarie e forti riuscendo a resistere in una situazione complessa. È altresì evidente che le istituzioni continuano ad assumere un ruolo determinante per il sostegno che devono al sistema produttivo. Da qui il motivo dei continui allarmi che Regione Lombardia, con l’assessore Guidesi, e tutto il ‘sistema lombardo’ lanciano da ormai un anno alla Commissione Europea nella speranza di un pur tardivo ma essenziale intervento. 

Sabaf sceglie Gruppo Project e semplifica la governance dei data center internazionali

in Economia/Manifatturiero/Tech by
Stabilimento Sabaf

Sabaf, azienda bresciana specializzata nella produzione di componenti per apparecchi domestici, sceglie Gruppo Project, realtà di tech advisory che ha la missione di servire la business evolution del cliente attraverso soluzioni ad alto standard di innovazione, efficienza e affidabilità, apportando non solo cambiamenti tecnologici, ma anche organizzativi e strategici per le aziende clienti.

Sabaf aveva come obiettivo quello di dare vita a un sistema IT relativamente semplice da gestire, assicurando il minor numero possibile di dispositivi informatici da manutenere e garantendo la continuità operativa a livello locale, anche nella prospettiva di un’ulteriore crescita, per un gruppo costituito da una decina di società in Italia e all’estero, ognuna con la necessità di disporre di proprie strutture a supporto delle attività e degli applicativi dipartimentali locali, che vanno dal classico PLM al MES. Inoltre, l’azienda aveva la necessità di attivare componenti di High Availability e Disaster Recovery a livello locale.Per mitigare le possibili criticità legate all’obsolescenza di sistemi tanto eterogenei e sostenere un’evoluzione più razionale dei servizi locali, Sabaf identifica la soluzione nell’adozione di una piattaforma iperconvergente valida per tutte le componenti del Gruppo, in grado di fornire garanzia di continuità, disponibilità e scalabilità anche in vista di progetti futuri.

In questo contesto Sabaf sceglie come soluzione tecnologica HPE SimpliVity e come partner adeguato per lo sviluppo Project Informatica. “Grazie a Gruppo Project, aggiunge Emilio Mazzucconi Presales Director di Project Informatica Sabaf crea così un network strutturato nelle principali sedi internazionali e installa in ogni sede remota almeno una appliance SimpliVity per ospitare le macchine virtuali di produzione e replicarle verso l’headquarter di Ospitaletto. Il progetto comprende per le sedi in Brasile, India e Turchia, l’installazione di due cluster a due nodi SimpliVity, aggiungendo così anche la funzione di High Availability e quindi di ripartenza automatica delle macchine virtuali in caso di guasto.

“L’apporto di Project Informatica è stato fondamentale”. Racconta Enrico Villani, Amministratore Senior di sistema, cybersecurity e rete di Sabaf. “La competenza del partner si è manifestata non solo nella profonda conoscenza della tecnologia HPE, ma anche nella capacità di preparare la soluzione in base alle nostre esigenze. Una volta pronti, i nodi di SimpliVity sono stati inviati alle sedi delle società controllate e collegati ai sistemi locali, senza riscontrare alcun tipo di problema rispetto alla configurazione, il che non era affatto scontato. Il Gruppo Project ci ha, inoltre, indirizzati verso la strada dell’ottimizzazione, che intendiamo percorrere per perfezionare i meccanismi di backup nelle varie filiali”.

Esprime la sua soddisfazione anche Claudio Migliorati, Direttore Sistemi Informativi di Sabaf, che afferma “Il prossimo passo va nella direzione del potenziamento delle soluzioni di monitoraggio e cybersecurity. Siamo alla ricerca di una soluzione Endpoint Detection and Response (EDR) best in class, e riteniamo che anche da questo punto di vista Project Informatica possa darci supporto”.

Gruppo Project

Project Informatica, presente nel settore ICT da più di 30 anni, ha avviato attraverso H.I.G. Capital un forte processo di crescita in termini di nuove acquisizioni e competenze che la vedono impegnata, come Portfolio Company, nella costituzione di un vero e proprio polo di innovazione tecnologica che conta più di 600 dipendenti e 320 milioni di euro di fatturato: Il Gruppo Project. Il Gruppo, specializzato nella digital transformation e cyber security delle organizzazioni e delle imprese su tutto il territorio nazionale, grazie a team di consulenti ed esperti in tecnologie di frontiera, affianca aziende private e pubbliche nella tutela della sicurezza informatica. In qualità di Advisor accompagna le aziende nel loro processo di crescita digitale, con l’obiettivo finale di migliorarne la competitività. Parlando i diversi linguaggi del business interpretando le diverse esigenze. Il Gruppo è in grado di apportare non solo cambiamenti tecnologici, ma anche organizzativi e strategici per le aziende clienti. Il Gruppo è oggi composto da Project Informatica, Ates Informatica, Centro Computer, Converge, Extraordy, Personal Data, Project Adriatica, Sinthera e Techlit SCM e 3P Technologies. www.project.it     

Sabaf

Sabaf è un’azienda bresciana specializzata nella produzione di componenti per apparecchi domestici, componenti per la cottura a gas, come rubinetti e bruciatori, cerniere per le porte dei forni e delle lavastoviglie ed elettronica per elettrodomestici. Il gruppo è tra i principali player globali del settore, con una quota di mercato pari al 10%, e opera a livello internazionale anche tramite una rete di società controllate in Italia, Brasile, Cina, Turchia, Polonia e India, a cui si aggiungerà presto una subsidiary in Messico.

Metalmeccanica, a Brescia un 1° semestre in crescita, ma pesa l’incognita energia

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Manifatturiero/Meccanica/Tendenze by

L’attività produttiva delle imprese metalmeccaniche bresciane archivia il 1° semestre 2022 in crescita, anche se il periodo tra aprile e giugno si caratterizza per un generale rallentamento, in un contesto caratterizzato da costi degli input energetici attestatisi su livelli mai sperimentati. Nel dettaglio, l’attività ha segnato, nel 2° trimestre, un +3,1% per il comparto meccanico rispetto al periodo precedente (congiunturale) e un -2,2% per quello metallurgico. La dinamica nei confronti del 2° trimestre del 2021 (tendenziale) mostra, rispettivamente, un +8,6% e un -1,8%.

A evidenziarlo è la più recente edizione dell’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia su un panel di aziende associate.

“Nonostante i dati comunque positivi segnati nei primi due trimestri dell’anno, il comparto meccanico si trova oggi di fronte ad alcune importanti incognite – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del settore Meccanica e Meccatronica di Confindustria Brescia –: mi riferisco, in particolare, al caro energia, che rischia di diventare cronico e di vanificare i risultati ottenuti sin qui, e alle incertezze legate al futuro dell’automotive, che rischiano di impattare in modo drammatico sulla nostra filiera. Il nostro settore però è pronto ad affrontare le sfide che ci aspettano, come testimonia anche la volontà di cambiare la denominazione in Meccanica e Meccatronica, a sottolineare l’attenzione per l’evoluzione conosciuta dal comparto negli ultimi anni.”

“L’aumento dei prezzi del 2021, spinto da quello delle materie prime, del 2021 ha lasciato il passo a un rincaro dei costi energetici. La diminuzione delle quotazioni dei metalli di base sperimentata nel 2022 non ha avuto come effetto la diminuzione dei prezzi dei prodotti metallurgici e siderurgici, a causa degli aumenti dei costi energetici, che non vediamo solo sulle nostre bollette di energia elettrica e del gas, ma anche su tutti quei prodotti che hanno come costo principale la componente energetica – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, Presidente del settore Metallurgia, Siderurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. Il problema ora non è solo di riuscire a scaricare a valle questi straordinari aumenti di costo, ma è anche di far fronte a due grandi fenomeni in atto: la riduzione della disponibilità economica dei consumatori, che potrebbe portare anche ad una recessione tecnica, e la perdita di competitività della filiera sidermetallurgico-meccanica a fronte di paesi extraeuropei che hanno costi energetici molto inferiori. Oggi le preoccupazioni degli operatori sono non solo di far fronte al pagamento di fatture, ma soprattutto il mantenimento dei volumi a fronte di un mercato che rallenta e mostra grandi ombre all’orizzonte, quali i dubbi sulla tenuta dell’edilizia con il rallentamento dei bonus edilizi e quelli sul futuro della filiera della componentistica auto, a seguito delle drastiche decisioni prese dall’UE. Tutto ciò senza perdere di vista l’aumento del circolante e delle esposizioni verso i clienti causato da questo aumento dei costi, e tutto quello che ne deriva sia in termine di costi che di esposizione verso il ceto bancario.”

L’operatività aziendale continua a essere influenzata da problematiche per quanto riguarda gli approvvigionamenti delle materie prime e dei semilavorati utilizzati nei processi produttivi, che si sono riverberati sui costi di acquisto. Dal 3° trimestre del 2020 al 2° trimestre del 2022, le imprese bresciane attive nella meccanica hanno dichiarato incrementi nell’ordine del 132%, quelle nella metallurgia rincari pari all’82%. Di fronte a tali dinamiche, le aziende hanno risposto con aumenti dei prezzi di vendita pari rispettivamente al 20% e al 62%. Ciò sta a significare che gli operatori della metalmeccanica bresciana hanno solo in parte trasferito sui prezzi applicati ai clienti gli extra-costi subiti nella fase di approvvigionamento. Ne consegue una riduzione della marginalità industriale, che rischia di muoversi in direzione opposta a quella dei fatturati, che invece hanno superato abbondantemente i livelli del 2019. 

Va tuttavia ricordato come nei mesi più recenti dell’anno i prezzi dei metalli industriali maggiormente utilizzati dalle realtà bresciane abbiano registrato, complice il raffreddamento del quadro ciclico globale, un significativo indebolimento: a titolo d’esempio, l’indice LMEX, che racchiude in un solo valore le quotazioni dei principali metalli non ferrosi scambiati alla borsa di Londra (alluminio, nichel, piombo, rame, stagno e zinco) ha sperimentato una flessione del 32% dai massimi storici rilevati la scorsa primavera. Allo stesso tempo va ricordato come le quotazioni attuali siano ancora particolarmente elevate (+22%) nel confronto con la media del biennio 2018-2019, preso a riferimento come la “normalità pre-Covid”. Considerazioni nel complesso analoghe riguardano il rottame ferroso, utilizzato nelle produzioni siderurgiche a forno elettrico, i cui prezzi sono diminuiti del 36% dai massimi assoluti raggiunti a marzo, pur segnando ancora un +48% nei confronti del valore medio rilevato negli anni 2018-2019.

Le preoccupazioni degli operatori metalmeccanici riguardano inoltre il “caro energia”, che, come già denunciato in altre occasioni, rischia di compromettere ancora di più la redditività operativa, a seguito delle fiammate dei prezzi riscontrata nelle ultime settimane. Le più recenti proiezioni, formulate dal Centro Studi di Confindustria Brescia per la bolletta della sola energia elettrica potenzialmente pagata dall’industria metalmeccanica bresciana si attesterebbero, nel 2022, a 2.430 milioni, un importo sostanzialmente triplicato rispetto al 2021 (842 milioni) e in aumento del 592% nei confronti di quanto riscontrato nel 2019.

Lo stato di apprensione degli imprenditori riguarda anche l’evoluzione della domanda proveniente dalla Germania, storico partner per il made in Brescia. Per l’anno in corso il prodotto tedesco è stimato crescere solamente dell’1,2%, contro il +2,1% ipotizzato nella primavera scorsa. Le aspettative per il 2023 sono ancora meno ottimistiche (+0,8%, a rettifica del +2,7% previsto mesi fa).

Sul versante del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni, le ore autorizzate nei primi sette mesi del 2022 sono diminuite del 69% rispetto allo stesso periodo del 2021, passando da 15,4 a 4,8 milioni. In particolare, la componente ordinaria è calata del 76% (da 10,4 a 2,5 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha subito una flessione del 53% (da 5,0 a 2,4 milioni di ore). Nella prima parte dell’anno, quindi, non vi sono evidenze di un maggiore accesso alla CIG, a seguito della esasperata crescita delle quotazioni di energia elettrica e gas naturale. Tuttavia, il confronto con il 2019 mostra una crescita dell’83% (sintesi di un +208% della CIGO e di un +28% della CIGS) e aumentano le aspettative per un’accelerazione delle domande di CIG nel prossimo autunno. Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 1.800, contro le oltre 14 mila del 2020 e le mille del 2019.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la seconda provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino). Con quasi 105 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (17 mila addetti) e i prodotti in metallo (39 mila addetti), è al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila addetti) e in sesta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco meno di 9 mila addetti).

Lucchini Rs, utile netto a 24,8 milioni di euro

in Bilanci/Economia/Manifatturiero by
Laminatoio Lucchini Rs, foto da sito ufficiale

Lucchini Rs, secondo quanto informa una nota, ha approvato il bilancio consolidato. I ricavi netti di Gruppo si attestano a 468 milioni di euro, in crescita del 15,9% rispetto all’esercizio precedente con un utile netto di 24,8 mil. di euro. Il fatturato estero è pari al 71% del totale.

Il Gruppo ha mantenuto una importante politica di investimenti tecnici, realizzati nell’esercizio, per 16,1 milioni di euro.

Un’attenta gestione patrimoniale ha permesso di finanziare tali investimenti tramite la generazione di cassa derivante dalla gestione e al contempo di migliorare ulteriormente il livello di indebitamento, con una Posizione Finanziaria netta in lieve miglioramento da 13 milioni di euro a fine 2020 a 12,6 milioni di euro a fine 2021. La solidità finanziaria si conferma, grazie anche ad un patrimonio netto cresciuto a 491 milioni di euro; il Gruppo si presenta con un indice di indebitamento “Debt/Equity” inferiore al 3% a fine 2021.

L’organico complessivo medio del 2021 si attesta a 2.049 dipendenti, di cui 648 nelle controllate estere. Sempre maggiore rilevanza e attenzione hanno avuto le tematiche di sviluppo delle Risorse Umane, con una gestione particolarmente attenta della Sicurezza, della Salute, dell’Ambiente e di tutti i temi legati alla Sostenibilità.

Compleanni: Metallurgica San Marco festeggia i 50

in Economia/Manifatturiero by

Metallurgica San Marco festeggia quest’anno un traguardo importante: ben cinque decenni dalla sua fondazione. Un lungo percorso all’insegna dell’innovazione, della sostenibilità, dell’investimento in capitale umano, ricerca e sviluppo, del rapporto con il territorio e la comunità di appartenenza.

Un’azienda in costante crescita, nata dall’iniziativa delle famiglie Gambarini e Forelli, tuttora al timone di MSM e che ha tra i suoi capisaldi e punti di forza la versatilità e la capacità di personalizzazione del prodotto.

“Per celebrare il cinquantenario dalla fondazione vorremmo organizzare un momento insieme a coloro che nel tempo hanno contribuito a costruire l’azienda di oggi, i dipendenti, e ovviamente i clienti e fornitori, dando la possibilità di visitare anche l’azienda – anticipa il presidente di Metallurgica San Marco, Marco Gambarini. – Per celebrare inoltre la nostra storia nel mondo dell’ottone, lo scultore Edoardo Ferrari sta realizzando un’opera da installare sulla rotonda all’ingresso di Ponte San Marco. Un’iniziativa che avrà anche un fine benefico, poiché in occasione dell’inaugurazione, saranno destinate somme importanti a realtà legate alla comunità di Calcinato”.

Metallurgica San Marco nasce nel 1972 con il primo insediamento produttivo a Ponte San Marco. Lavora e personalizza l’ottone da tre generazioni, collocandosi tra i principali player europei nella produzione di trafilati ed estrusi in ottone e fonda la propria autorevolezza sulla solidità strutturale. Nel 2021 il patrimonio netto è oltre 45 milioni di euro, ed il volume di investimenti è in costante crescita. Sonosaliti anche nell’anno della prima ondata pandemica, con 7,3 milioni di euro contro i 4,9 del 2019. Crescita confermata con un fatturato di 280 milioni di euro e una produzione di 83 mila tonnellate. Il business dell’azienda ha nel mercato estero una leva strategica, grazie anche alla partecipazione a diverse fiere internazionali. Prima su tutte The Big 5, uno dei principali eventi fieristici mondiali dedicati al comparto del building. Metallurgica ha esposto in fiera sia a Il Cairo che a Dubai. E recentemente è stata protagonista alla fiera AquaTherm Moscow, a conferma del proprio presidio sul mercato mondiale.

“Il nostro piano di investimenti è già definito per almeno un triennio – anticipa Gambarini -. Per il 2023 – 2025 abbiamo messo a budget circa 30 milioni di euro per l’ammodernamento dell’efficienza dei reparti, per migliorare la capacità produttiva e per la sostenibilità”. 

Nel 2021 è nata inoltre la Holding Metallurgica Group che riunisce Metallurgica San Marco e Cidneo Metallurgica, e coniuga la dinamicità di San Marco con la specializzazione di Cidneo.

Socie delle ultime due realtà imprenditoriali, così come di Metallurgica San Marco, sono sempre le famiglie Gambarini e Forelli. MSM e Cidneo sono aziende storiche bresciane, leader nel settore. La struttura della holding ha permesso di ampliare la produzione delle leghe speciali e la gamma produttiva, ottimizzando impianti e costi.

 Un nuovo grande player dell’ottone, capace di soddisfare un ampio bacino di settori con produzioni green e diversificate. Sempre in quest’ottica è stata acquisita anche l’ex Imar di Calcinato, che diventerà il nuovo polo di sviluppo produttivo aziendale.

Il mercato richiede crescite di fatturato, aumento dei volumi e razionalizzazione dei costi industriali – sottolinea Gambarini -. Avere due Business Unit parallele con interscambio reciproco costituisce un vantaggio. L’idea è arrivare in futuro alla fusione. Nel 2020 abbiamo investito 7 milioni di euro per una nuova fonderia per leghe green”. 

Uno degli asset fondamentali per Metallurgica San Marco è diventata, sempre di più, la sostenibilità, ambientale e sociale.  L’ottanta per cento della materia prima utilizzata è costituito da rottami provenienti da raccolta e recupero. Oltre ad attuare severi controlli su emissioni, scarichi, materiale riciclato e riciclabile dal punto di vista dell’ efficientamento energetico, l’azienda ha installato un nuovo sistema di illuminazione a Led e sta lavorando per realizzare un impianto fotovoltaico da tre Megawatt.

E’ stato inoltre varato il progetto MSM Get to zero per contribuire ad abbattere le emissioni di anidride carbonica nel mondo, con Metallurgica San Marco capofila nell’ambito di un’opera di afforestamento in Kirghizistan. Nel 2021 è stata portata a termine la nuova linea di colata per leghe sostenibili, per la produzione di leghe green a basso contenuto di piombo. 

“Abbiamo un sistema di gestione ambientale monitorato quotidianamente – spiega Gambarini -. A fine 2021 abbiamo stipulato un accordo con Fedabo per un progetto -. L’avvio della progettualità è il Carbon Footprint, il parametro che consente di mappare e stimare le emissioni equivalenti di CO2 delle attività di origine antropica.  Compiuto questo primo passo, che faremo certificare da un ente terzo, avvieremo un’analisi per una ulteriore riduzione delle emissioni ed altre iniziative, anche sul territorio, per compensare la CO2 che non riusciamo a ridurre, come fatto con il progetto MSM Get to zero.

Per Metallurgica San Marco, che ha più di 120 dipendenti, il capitale umano e gli investimenti in formazione sono importanti. Lo dimostra il progetto MSM Academy in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia. Inoltre, è stato intrapreso un percorso rivolto alla produttività e allo sviluppo delle performance del corpo dirigente.

MSM ha creato un ponte solido tra istruzione e mondo del lavoro, sottoscrivendo tre convenzioni – con l’Università degli Studi di Brescia, l’Università di Trento e l’Università Cattolica – ed ospita tirocini curriculari per studenti, ed extracurricolari per i già laureati.

I dipendenti sono in crescita, in numero e specializzazione – rimarca Gambarini -. Sostenibilità significa anche investire nel welfare e nel clima aziendale. Tra aprile e maggio apriremo un laboratorio di assistenza ai clienti che sarà a regime a settembre”.    Metallurgica San Marco investe in ricerca e sviluppo, miglioramento delle procedure aziendali e dei processi produttivi. I nuovi impianti di produzione sono high tech e l’organizzazione gestionale dei processi è completamente digitale e automatizzata. Oltre alle collaborazioni con Csmt e Aqm, l’azienda ha accordi con alcuni atenei per studiare metodi per migliorare l’efficienza della lavorazione dell’ottone. Altro fronte di ricerca è quello dedicato all’ottone con basso contenuto di piombo, che sta assumendo un ruolo sempre più decisivo sia sul mercato della termoidraulica che in quello della moda

Il Gruppo Gnutti Carlo affidato a Claudio De Conto | CHI E’?

in Economia/Manifatturiero/Nomine by

Gruppo Gnutti Carlo, uno dei principali gruppi globali nei componenti di alta precisione per automotive e veicoli industriali, rende noto di aver nominato Claudio De Conto nuovo amministratore delegato.

Milanese, 59 anni, laureato in Economia e Commercio all’Università Bocconi, Claudio De Conto ha maturato una significativa esperienza in ambito industriale e internazionale in Pirelli, dove ha lavorato oltre vent’anni assumendo incarichi di crescente responsabilità, tra i quali quello di Direttore Generale Operativo della capogruppo Pirelli & C. e quello di Amministratore Delegato di Pirelli RE. Negli ultimi nove anni è stato Amministratore Delegato di Artsana, azienda italiana leader nei prodotti sanitari e per l’infanzia. Dal 2018 è presidente di Prysmian, il più importante gruppo al mondo nel settore dei cavi.

La nomina di De Conto apre una nuova fase di sviluppo del Gruppo. L’obiettivo – secondo quanto riporta una nota rilanciata dal quotidiano online Brescia news – è dotare l’azienda delle migliori professionalità e di tutti i mezzi necessari per affrontare con successo l’attuale contesto economico e competitivo e consentirle di rafforzare ulteriormente il proprio percorso di innovazione e crescita sostenibile di lungo periodo.

“L’ingresso di Claudio De Conto – dichiara il Presidente PierCarlo Gnutti – rappresenta un’ulteriore pietra miliare, che si aggiunge alla storia ricca di successi del nostro Gruppo. Riteniamo che la combinazione di esperienza e competenza rendano De Conto il manager ideale a cui affidare la guida del Gruppo Gnutti Carlo verso un futuro sfidante ma al contempo ambizioso e ricco di nuovi successi”.

“Diamo il benvenuto a Claudio De Conto – afferma il Vice Presidente Mario Gnutti – convinti che la sua personalità, la sua cultura e il suo entusiasmo saranno la chiave di volta per lo sviluppo e la valorizzazione dei talenti presenti nel gruppo e per la costruzione del nostro futuro”.

De Conto succede all’Ing. Paolo Groff, che ha guidato il gruppo negli ultimi dieci anni e che resterà nel Consiglio di Amministrazione. Il gruppo ringrazia Paolo Groff per il fondamentale contributo dato alla crescita dell’azienda in questi anni.

Gruppo Gnutti Carlo, con sede a Brescia, è tra i leader mondiali nello sviluppo e nella produzione di componenti per il Valve Train (gruppo bilancieri) e sistemi di iniezione carburante per aplicazioni Heavy Duty. Con le due divisioni Light Metals e TCG Unitech è un’azienda di riferimento nella fornitura di componenti complessi in alluminio e magnesio pressofuso per l’automotive e solar Energy, nello stampaggio ad iniezione di materiali termoplastici e nello sviluppo e produzione di pompe olio e pompe per liquido di raffreddamento. È partner in primo equipaggiamento dei più importanti OEMs attivi nei settori auto, truck, movimento terra, motociclistico, marino, gruppi elettrogeni, ed e-mobility. Con ricavi annui di circa 700 milioni di euro, Gruppo Gnutti Carlo impiega circa 4.000 persone tra Europa, Nord America e Asia.

Brescia, la Metallurgia supera il Covid “in modo brillante”

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Manifatturiero by

Nel 2020 le imprese bresciane attive nel settore Sistema metallurgia hanno evidenziato risultati economici decisamente confortanti, soprattutto se contestualizzati alla luce della crisi globale generata dalla pandemia da Covid-19.

A evidenziarlo è lo strumento dell’Indice Sintetico Manifatturiero – ISM, frutto della collaborazione tra il Centro Studi di Confindustria Brescia e OpTer (Osservatorio per il territorio: impresa, formazione, internazionalizzazione) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Nel dettaglio, tale indice, applicato ai bilanci 2020 di quasi 200 realtà bresciane attive nel comparto, fornisce una lettura sintetica di come la crisi da Covid-19 abbia impattato sull’economia di tale settore. Nel 2020 la quota di aziende che si posizionano nella classe A (quella che include gli operatori più virtuosi) rimane invariata rispetto all’anno precedente, attestandosi al 30% del totale. Nonostante i peggioramenti registrati nelle altre classi di merito a seguito della crisi pandemica, la tenuta dell’intero comparto non può che ricevere una valutazione nel complesso positiva. Un elemento che conferma con forza questa tesi è che nel 2020 due imprese su tre del settore Metallurgia si posizionano nella parte alta della classifica (A e B). 

L’ISM è stato poi implementato per effettuare un confronto tra gli effetti sui bilanci delle imprese della crisi da Coronavirus, con la “Grande Recessione” del 2009, pur nella consapevolezza della diversa natura dei due fenomeni presi in considerazione. La crisi del 2009 ha avuto effetti devastanti per l’intero settore, una dinamica che nel 2020 non si è manifestata con tale intensità. In termini di Conto Economico tutte le principali voci hanno avuto andamenti di gran lunga migliori rispetto a quelli rilevati un decennio prima. Nel 2020 il fatturato complessivo del comparto, a livello locale, ha subito una contrazione del 13,6%, a fronte di un crollo del 47,8% sperimentato nel 2009, giustificato anche dal significativo sgonfiamento delle quotazioni delle materie prime impiegate nei processi produttivi. Il Margine operativo lordo, indicatore che esprime la redditività lorda industriale, nel 2009 è precipitato del 78,9%, contro il -29,3% nel 2020. La diminuzione del risultato prima delle imposte nel 2009 è stata più di tre volte superiore rispetto a quella registrata nel 2020 (-43,2% nel 2020 contro il -130,1% nel 2020).

Sebbene i peggioramenti generati dalla crisi da Covid si siano indubbiamente manifestati per questo settore, lo strumento dell’ISM permette di capire chiaramente la differente intensità che ha contraddistinto le due crisi. Nel 2009 l’aggregato che accorpa le imprese nelle classi A e B crolla passando dal 68% al 53% (-15%), nel 2020 la dinamica è molto più morbida (-4%). Il Covid fa crescere di solo due punti percentuali la quota delle aziende verosimilmente più fragili, nel 2009 la quota relativa alla stessa classe era quasi raddoppiata (dal 6% all’11%). Il settore Metallurgia si presenta, alla vigilia di entrambe le crisi, con un posizionamento nelle quattro classi di merito molto simile. Quello che però cambia sono gli effetti: nella Grande Recessione il colpo subito fu particolarmente duro; invece nella crisi da Covid il settore ha retto molto bene. Una dinamica che trova spiegazione soprattutto dal fatto che questo comparto, terminato il lockdown imposto al culmine della crisi pandemica, è riuscito ad intercettare con grande capacità la vigorosa crescita di domanda globale di metalli ferrosi e non. Risultati quindi che danno ancora più fiducia ad un settore strategico e rilevante a livello locale e nazionale come quello metallurgico.

“Il settore della metallurgia, sia ferrosa che non ferrosa, ha dato dimostrazione di essere un comparto sano – commenta Giovanni Marinoni Martin, Presidente del settore Sistema Metallurgia, Siderurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. Aziende sempre più dinamiche e solide che, oltre ad avere investito negli anni in innovazione e ricerca, hanno puntato molto anche nell’internazionalizzazione. La pandemia ha colpito l’economia mondiale nel 2020 ed ha sicuramente bloccato l’economia del nostro paese, che però ha saputo reagire, recuperando velocemente i mesi persi. Oggi le nostre aziende sono molto più moderne, più automatizzate, più sostenibili e molto più rivolte al mercato europeo. La vera sfida che ci troviamo oggi ad affrontare è il costo della bolletta energetica. Sia quella elettrica che quella del gas. Siamo ora di fronte ad una vera rivoluzione, che rischia di mettere l’Europa e l’Italia in un angolo, a causa degli alti costi dei prodotti energetici che rendono le nostre produzioni non più competitive rispetto a quelle di altri paesi, che usano fonti energetiche più inquinanti come il carbone. L’Europa e l’Italia hanno un compito molto importante: da un lato devono facilitare la transizione energetica senza distruggere lungo la strada le economie energivore, dall’altro devono facilitare l’aumento di produzione di fonti energetiche riducendo i vincoli che impediscono la nascita di nuovi impianti di produzione più sostenibili, senza abbandonare il vecchio prima di aver avviato il nuovo.”

Manifatturiero, indagine Aib: dopo la pandemia il Sistema Brescia sta meglio del 2009

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Manifatturiero/Tendenze by

Dopo la pandemia, il Sistema Brescia sta meglio rispetto al 2009, quando si trovò ad affrontare la grande recessione mondiale: nello scorso anno, la manifattura bresciana ha mostrato significativi segnali di tenuta, a conferma della sua generale robustezza. Un aspetto importante, in particolare di fronte alle grandi incognite costituite da rincaro dei costi energetici, difficoltà di reperimento delle materie prime e incertezze sul futuro dell’automotive.

A evidenziarlo è lo strumento dell’ISM – Indice Sintetico Manifatturiero, presentato nello scorso mese di febbraio (con analisi dei bilanci 2019) e frutto della collaborazione tra il Centro Studi di Confindustria Brescia e OpTer (Osservatorio per il territorio: impresa, formazione, internazionalizzazione) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che restituisce in un unico valore lo stato di salute delle società di capitali attive nell’industria.

Il primo focus realizzato da Confindustria Brescia (allegato al presente comunicato) riguarda il settore Chimico, gomma, plastica; l’analisi proseguirà nelle prossime uscite – a cadenza settimanale – concentrandosi su altri 4 comparti manifatturieri presenti sul territorio: Alimentare (30 dicembre), Sistema Moda (6 gennaio), Meccanica (13 gennaio) e Metallurgia (20 gennaio).

Nel dettaglio, ISM – applicato ai bilanci 2020 di quasi 3 mila realtà industriali bresciane – mostra un leggero indebolimento rispetto alla situazione rilevata nel 2019. Nel 2020 la quota di aziende che si posizionano nella classe A (quella che include gli operatori più virtuosi) si attesta al 28% del totale, in leggero calo rispetto al 29% registrato nell’anno precedente. Una contrazione ha riguardato anche la classe B, passata dal 36% al 34%, mentre la classe D (che comprende le imprese potenzialmente più fragili) ha visto crescere la propria incidenza, dal 3% al 6%.

La segmentazione al 2020 dell’ISM per classe dimensionale, conferma alcune evidenze già emerse in precedenti lavori, ovvero come lo stato di salute delle imprese vada a migliorare, a livello aggregato, con l’aumentare della dimensione aziendale. Se si prende in considerazione la quota delle realtà che si posizionano nella classe A, essa è pari al 41% nelle grandi imprese (quelle con un fatturato oltre i 50 milioni di euro), scende al 34% nelle medie, al 29% nelle piccole e si riduce addirittura al 25% nelle micro (quelle con ricavi al di sotto dei 5 milioni).  Allo stesso tempo, l’incidenza degli operatori in classe D aumenta dall’1% delle grandi all’8% delle micro.

L’ISM è stato poi implementato per effettuare un confronto tra gli effetti sui bilanci delle imprese della crisi da Coronavirus, con la “Grande Recessione” del 2009, pur nella consapevolezza della diversa natura dei due fenomeni presi in considerazione. Emerge, in questo senso, come il Conto Economico della manifattura bresciana nel 2020 sia stato meno penalizzato rispetto a quanto riscontrato nel 2009. A titolo, esemplificativo, nel 2020 il fatturato complessivo del made in Brescia ha subito una contrazione del 9,5%, a fronte di un crollo di quasi il 30% sperimentato nel 2009. Anche gli altri principali saldi intermedi del Conto Economico mostrano dinamiche coerenti con quanto sopra riscontrato: il Margine operativo lordo, indicatore che esprime la redditività lorda industriale, ha evidenziato nel 2009 una flessione tre volte più intensa rispetto a quella del 2020. Analoghe considerazioni valgono anche per il Risultato ante imposte, che nell’ultimo anno è diminuito del 25,5%, mentre nel 2009 aveva evidenziato una pesante caduta pari al 70,5%.

Tutto ciò si ripercuote sui punteggi prodotti dall’ISM: l’aggregato che accorpa le imprese nelle classi A e B, fra il 2008 e il 2009 ha riscontrato una flessione del 6%, passando da una quota del 53% al 47%. Tra il 2019 e il 2020 lo stesso aggregato è sceso solo di 3 punti percentuali (da 65% a 62%). Va inoltre evidenziato come nel 2009 più di un operatore su dieci si posizionasse nella classe D, a conferma della significativa gravità che caratterizzava il comparto manifatturiero locale.

Da ultimo, ISM consente di sottolineare i progressi realizzati in questi anni dal sistema industriale bresciano e di come esso si sia affacciato alla crisi del 2020 da una situazione più rafforzata di quanto non lo fosse alla vigilia della “Grande Recessione”. Ciò è evidente dal confronto tra il posizionamento delle imprese nei due anni pre-crisi (2008 e 2019): il “blocco” delle imprese nelle classi A e B è passato dal 53% nel 2008 al 65% nel 2019, un salto di ben 12 punti percentuali. Tale miglioramento trae giustificazione da possibili molteplici fattori; uno fra tutti risulta essere la maggiore patrimonializzazione delle imprese. Come già descritto in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’ISM, avvenuta nel febbraio del 2021, nel 2008 l’incidenza dei mezzi propri sul totale del capitale investito era pari al 29,8%, mentre nel 2019 tale quota ha raggiunto il 44,8%.

“Le indicazioni generali provenienti dalla manifattura bresciana sono decisamente incoraggianti, come testimoniano i dati elaborati attraverso ISM – commenta Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia – . Questo strumento, sviluppato in collaborazione con l’Università Cattolica, ci consentirà sempre più, anche in futuro, di tenere monitorato lo stato di salute delle nostre imprese. Un aspetto fondamentale, anche in considerazione di alcune grandi incognite che caratterizzano l’economia mondiale nel breve e medio periodo, quali il rincaro dei costi dell’energia, le difficoltà di reperimento delle materie prime e le incertezze sul futuro dell’automotive.”

“Grazie a OpTer, la collaborazione tra l’Università Cattolica e il Centro Studi Confindustria Brescia si è, negli ultimi anni, ulteriormente intensificata – aggiunge Giovanni Marseguerra, Ordinario di Economia Politica all’Università Cattolica e Direttore di OpTer –. ISM, che è un modello costruito ad hoc sulle imprese manifatturiere bresciane, ci consente di realizzare un monitoraggio puntuale sull’evoluzione del sistema produttivo e così di supportare efficacemente il nostro sistema imprenditoriale che, come dimostra l’analisi presentata oggi, sta dimostrando di reggere bene l’onda d’urto della crisi generata dalla pandemia”.

Meccanica: nel primo trimestre produzione +2,2%, metallurgia al +14,5%

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Manifatturiero/Meccanica/Tendenze by
industry metal fire radio

In provincia di Brescia, nel primo trimestre del 2021, l’attività produttiva dei settori metalmeccanici ha segnato per la prima volta variazioni positive rispetto allo stesso trimestre del 2020 (tendenziali), dopo una serie di flessioni accumulate dal terzo trimestre 2019.

In particolare, il comparto della meccanica ha registrato una crescita tendenziale dell’attività del +2,2% (dopo il -15,3% del quarto trimestre 2020), quello della metallurgia del +14,5% (-5,8% nel periodo precedente).

A evidenziarlo è l’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia, che ha dedicato ampio spazio anche alla valutazione delle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria sulle imprese.

La dinamica rispetto al trimestre precedente (congiunturale) segnala un ulteriore aumento della produzione nel primo trimestre 2021 (dopo quello rilevato nell’ultima parte dello scorso anno): +3,8% per la meccanica e +9,4% per la metallurgia.

“La crescita riscontrata nei valori della produzione e negli ordini all’interno della Meccanica sta spingendo l’indice PMI manifatturiero, aspetto che induce i nostri imprenditori a essere ottimisti sulle evoluzioni future del comparto, nonostante le persistenti problematiche legate al rincaro delle materie prime e agli strascichi del difficile periodo legato alla crisi sanitaria – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di Confindustria Brescia –. Sotto quest’ultimo punto di vista, resta tuttavia centrale lo sviluppo e l’efficacia della campagna vaccinale attualmente in corso, che potrà mettere definitivamente alle spalle le problematiche legate alla pandemia da Covid-19 e consentirci una completa ripartenza. Intanto, segnali positivi arrivano anche dal ricorso alla Cassa Integrazione, che nei primi 4 mesi dell’anno ha segnato un -49,4% sullo stesso periodo del 2020.”

“Il boom dei prezzi delle materie prime, che hanno raggiunto i massimi di sempre, sta trascinando la ripresa della domanda dei semilavorati. Ripresa che è più dominata da una speculazione commerciale delle materie prime, che da un vero incremento del mercato a valle, soprattutto quello dell’automotive che viaggia ancora a ritmo ridotto. Ora il rimbalzo del valore aggiunto è più per i produttori di acciai comuni da costruzione o di laminati piani, che hanno quotazioni più veloci a reagire in momenti di variabilità del mercato – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, Presidente del Settore Siderurgia, Metallurgia e Mineraria di Confindustria Brescia – Tra i non ferrosi, il prezzo dell’alluminio ha avuto una crescita importante (+60%) rispetto ai minimi del 2020, la cui componente del 2021 pesa per il +15%. In questo settore, è in corso un’importante crescita della domanda nei settori degli estrusi e dei laminati, mentre rimane qualche difficoltà nei getti di alluminio, il cui sbocco principale è quello dell’automotive. Per quanto riguarda il rame, dopo un 2020 chiusosi intorno ai 6.700 $/ton, il 2021 si è aperto con valori che si attestavano a circa 7.900 $/ton per raggiungere poi i massimi storici a 10.700 $/ton. Le quotazioni del rame restano, in ogni caso, condizionate da una situazione congiunturale che vede una domanda superiore all’offerta. Anche le politiche economiche attuate dal Governo nazionale attraverso incentivi e sostegni, gli ingenti capitali provenienti dal Recovery Plan, nonché il capitolo legato alla elettrificazione dei mezzi di trasporto nel comparto Automotive costituiranno ulteriore stimolo al mantenimento di livelli alti sulle quotazioni del rame stesso”.

In particolare, riguardo al settore della meccanica, posto uguale a 100 il livello di attività associato alla “normalità pre-Covid”, quello effettivamente registrato è stato pari a: 92 a gennaio; 94 a febbraio; 102 a marzo. Per aprile è previsto un livello di attività pari a 98. Gli intervistati hanno dichiarato, per il periodo gennaio-marzo 2021, un aumento percentuale del fatturato (+12%) e delle ore lavorate (+7%) rispetto ai primi tre mesi del 2020.

Nel settore della metallurgia, posto uguale a 100 il livello di attività associato alla “normalità pre-Covid”, quello effettivamente registrato è stato pari a: 97 a gennaio; 103 a febbraio; 108 a marzo. Per aprile è previsto un livello di attività pari a 105. Gli intervistati hanno dichiarato, per il periodo gennaio-marzo 2021, una crescita percentuale del fatturato (+25%) e delle ore lavorate (+15%) rispetto ai primi tre mesi del 2020.

Riguardo al commercio con l’estero, gli ultimi dati ISTAT disponibili segnalano che nel complesso del 2020 le esportazioni di prodotti metalmeccanici, pari a 10,0 miliardi (il 67,5% del totale delle vendite bresciane all’estero), sono diminuite del 10,8% sul 2019 (contro il -15,6% dei primi nove mesi), con punte più accentuate nei mezzi di trasporto (-12,2%) e nella metallurgia (-11,3%) e una riduzione più contenuta nel comparto dei macchinari ed apparecchi (-9,5%).

In tale contesto, gli ingenti rincari delle quotazioni delle materie prime industriali rilevati negli ultimi mesi sono fonte di particolari preoccupazioni per le imprese della filiera metalmeccanica, che vedono complicarsi significativamente lo scenario competitivo, anche per la scarsità di materiali. La risalita dei prezzi ha riguardato sia i non ferrosi, sia gli input siderurgici. L’indice LMEX, che racchiude in un solo valore i principali metalli scambiati alla borsa di Londra (alluminio, nichel, piombo, rame, stagno e zinco) è intorno ai massimi storici (4.273 la quotazione media nella settimana n. 22), rilevando un incremento dell’88% dai minimi del 2020 e del 24% da inizio 2021. Il minerale di ferro, utilizzato nelle produzioni ad alto forno, si posiziona anch’esso sui massimi storici, con rialzi del 156% dai minimi del 2020 e del 32% nei primi cinque mesi del 2021. Un andamento complessivamente analogo riguarda il rottame ferroso, impiegato nelle produzioni di acciaio a forno elettrico, le cui quotazioni si attestano ai livelli più elevati dal lontano 2008, facendo segnare un +113% sui minimi del 2020 e un +7% da inizio 2021.

Sul versante del mercato del lavoro, si segnala lo sgonfiamento del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni nei settori metalmeccanici. Le ore autorizzate nei primi quattro mesi del 2021 sono diminuite del 49,4% rispetto allo stesso periodo del 2020, passando da 20,3 a 10,3 milioni. In particolare, la componente ordinaria nei primi quattro mesi del 2021 è calata del 71,1% (da 19,4 a 5,6 milioni di ore); quella straordinaria invece è cresciuta del 378% (da 1 a 4,7 milioni di ore). Nello specifico, la componente ordinaria è diminuita del 73,2% nella meccanica (da 15.863.738 ore nel periodo gennaio-aprile 2020 a circa 4,3 milioni) e del 61,7% nel metallurgico (da 3.486.983 ore a 1,3 milioni). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 6.700, contro le 13.300 dello stesso periodo del 2020.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la seconda provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino). Con poco più di 100 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (16 mila addetti) e i prodotti in metallo (39 mila), è al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (30 mila) e in sesta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco più di 8 mila addetti).

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