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Istituzioni - page 4

Regione, 1,5 miliardi di euro in tre anni per il piano casa

in Economia/Edilizia/Istituzioni/Regione by

È di oltre un miliardo e mezzo di euro la somma per il Piano regionale dei Servizi abitativi per il triennio del 2022-2024. Il provvedimento, approvato dalla Giunta, è stato illustrato oggi dal presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana e dall’assessore alla Casa e Housing sociale, Alessandro Mattinzoli. Ora passerà al vaglio del Consiglio regionale per la definitiva approvazione.

FONTANA: OBIETTIVO UNA MIGLIORE QUALITA’ DELLA VITA – “Un intervento importante – ha commentato il presidente Fontana – che ha come principale scopo quello di ristrutturare e riorganizzare il patrimonio esistente. In questo modo vogliamo valorizzare gli immobili, ad esempio anche grazie ai lavori di efficientamento energetico, ma anche puntare su progetti di rigenerazione urbana in grado di migliorare la qualità della vita e la sicurezza di chi abita in questi edifici. Un’azione, dunque, che ha una valenza sia sociale, sia ambientale”.

Il presidente Fontana, poi, ha voluto sottolineare “come questo Piano sia stato realizzato con un confronto costante che ha coinvolto l’Associazione dei Comuni della Lombardia e i sindacati, con un’attenzione particolare rivolta a misure di welfare, come i contributi all’affitto o la ‘premialità’ per quegli inquilini, in particolare anziani, che hanno sempre pagato quanto dovuto”.

MATTINZOLI: FAMIGLIA AL CENTRO DEL NOSTRO PROGETTO  – “Le peculiarità di questo piano – ha spiegato Mattinzoli – sono innanzitutto le assegnazioni rapide, la riqualificazione e la rigenerazione degli spazi comuni. Questi interventi, in spazi comuni, fanno comprendere quanto la città possa essere inclusiva e attrattiva. Giusta e doverosa, poi, un’attenzione che deve diventare maniacale, per le fasce più fragili e per gli anziani. Il tutto anche attraverso il recupero della legalità e la presenza delle istituzioni. Regione Lombardia, con il miliardo e mezzo messo in campo, ha dimostrato di voler rimettere la casa al centro dell’agenda politica e con la casa, la famiglia e la persona”.

Il piano si basa su 5 assi: Sostenibilità, Welfare abitativo, Cura del patrimonio, Rigenerazione urbana, Housing sociale.  Le risorse totali a disposizione sono di 1.537,2 milioni di euro. Di queste 363.5 milioni sono stanziate da Regione Lombardia, 934.6 milioni dal Pnrr, 192.7 milioni dallo Stato e 46.4 milioni dall’UE.  I fondi saranno gestiti per la maggior parte da Regione (oltre un miliardo) e il resto da Aler ed Enti locali.

CURA del PATRIMONIO (736,7 MILIONI) – Sull’asse ‘Cura del patrimonio’ 736.7 milioni di euro. Saranno impiegati per piani di manutenzione, abbattimento di barriere architettoniche con il recupero di 150 appartamenti ed altrettanti ascensori, ristrutturazione di 6.000 alloggi sfitti, riqualificazione energetica di 11.000 case.

RIGENERAZIONE URBANA (512,1 MILIONI) – Per la rigenerazione urbana sono previsti 512,1 milioni di euro per riqualificare – attraverso il Pinqua -2.499 alloggi, di cui 889 di Aler. Altri 457 appartamenti di Aler e Comuni saranno invece ristrutturati grazie al Programma Cipe. Da evidenziare che saranno ‘rimessi a nuovo’ 244 alloggi di via Bolla a Milano. 

WELFARE ABITATIVO (210,1 MILIONI) – Per il ‘Welfare abitativo’ 210 milioni di euro destinati a: contributi all’affitto per gli inquilini del mercato privato (30 mila i nuclei che ne beneficeranno nel  triennio 2022-2024) e per quelli delle case popolari (40 mila famiglie sempre per lo stesso periodo); rafforzamento dei progetti C.A.S.A. (Centri Aler per i servizi abitativi) quindi dei Community manager e degli ambulatori. Questi fondi serviranno inoltre per ‘premiare’ gli anziani che hanno sempre onorato l’affitto.  

HOUSING SOCIALE (52 MILIONI) – Le risorse per l’housing sociale ammontano a 52 milioni di euro. Fra gli obiettivi: contributi per il recupero del patrimonio immobiliare non utilizzato per metterlo a disposizione a canoni calmierati e programmi di edilizia universitari. Previsti almeno 1.000 nuovi posti alloggio e riqualificazione di altri 700 per gli studenti. 

SOSTENIBILITÀ (26,3 MILIONI) – Alla ‘Sostenibilità’ sono destinati 26.3 milioni di euro che verranno utilizzati per semplificare le procedure di assegnazione e per sostenere le Aler in caso di morosità incolpevole degli inquilini e di quelli con Isee molto basso. 

Durante la conferenza stampa è stato anche spiegato che sono state oltre 41.000 le domande per i Servizi abitativi pubblici nel 2021, di queste circa 12.000 a Milano città. Oltre l’85% ha un Isee inferiore a 8.000 euro e 2.700 famiglie hanno un componente con disabilità motoria.  (LNews)

Regione, dal 15 giugno attivo il “Pacchetto energia”: oltre 10 milioni per i commercianti

in Economia/Energia/Istituzioni/Regione by

Giovedì 26 maggio, è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale di Regione Lombardia (BURL) il nuovo bando in tema di ‘efficientamento energetico’, del valore di oltre 10 milioni di euro, destinato ai commercianti.

BANDO APERTO DAL 15 GIUGNO – La misura, fortemente voluta dall’assessore regionale allo Sviluppo Economico con il concerto dell’assessore agli Enti locali, Montagna e Piccoli Comuni, sarà disponibile da mercoledì 15 giugno 2022 e intende supportare le aziende e le attività colpite dall’aumento dei costi dell’energia. 

Sempre nel mese di giugno apriranno anche i bandi per le imprese artigiane e per gli impianti natatori e del ghiaccio, a completamento del ‘pacchetto energia’ di Regione Lombardia per un valore complessivo di circa 65 milioni di euro. 

ULTERIORE MILIONE DI EURO PER I COMMERCIANTI – Va sottolineato che Regione Lombardia ha aumentato la dotazione finanziaria della misura a sostegno delle attività commerciali con un incremento dell’investimento pubblico di 1.130.000 di euro che porta così la dotazione finanziaria complessiva a 10.745.500. La misura è realizzata nell’ambito dell’accordo con il Sistema Camerale Lombardo.

CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO – Gli interventi regionali sono volti alla concessione di contributi a fondo perduto. Il provvedimento è dedicato esclusivamente alle realtà presenti sul territorio lombardo.

PACCHETTO ENERGIA PICCOLO COMMERCIO – Per le imprese del commercio, della ristorazione e dei servizi, a cui, come detto, sono dedicati di 10.745.500 milioni di euro, l’agevolazione consiste nella concessione di un contributo a fondo perduto fino al 50% della spesa ritenuta ammissibile, nel limite massimo di 30.000 euro. Sono ammissibili progetti con un ammontare minimo pari a 4.000 euro. 

A seguire, saranno disponibili anche i bandi per le imprese artigiane e per gli impianti natatori e del ghiaccio.

PACCHETTO ENERGIA ARTIGIANI – Per le imprese artigiane, il cui investimento regionale è di 22,3 milioni di euro, l’agevolazione consiste nella concessione di un contributo a fondo perduto fino al 50% della spesa ritenuta ammissibile, nel limite massimo di 50.000 euro. Sono ammissibili i progetti con un ammontare minimo pari a 15.000 euro.

PACCHETTO ENERGIA SPORT – Per sostenere gli operatori economici che gestiscono impianti natatori e del ghiaccio e rischiano il fallimento o l’interruzione dei servizi, Regione ha deciso di attivare un intervento, dal valore di 32 milioni di euro, finalizzato alla sostenibilità gestionale e all’efficientamento energetico degli impianti sportivi. Il sostegno pubblico consiste nella concessione di un contributo a fondo perduto fino al 80% della spesa ritenuta ammissibile, nel limite massimo di 350.000 euro

INFORMAZIONI – Per tutti i dettagli consultare il sito www.imprese.regione.lombardia.it

Lombardia, sostegni per 22 milioni alle imprese artigiane | Massetti: segnale importante

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Energia/Istituzioni/Regione by

Regione Lombardia ha varato il nuovo pacchetto economico, dal valore di 64 milioni di euro, destinato alle imprese artigiane, ai commercianti e agli impianti sportivi natatori e del ghiaccio. Gli interventi regionali sono volti alla concessione di contributi a fondo perduto per interventi in tema di efficientamento energetico. Alle imprese artigiane sono destinati 22,3 milioni di euro come contributi a fondo perduto fino al 50% della spesa per progetti di ammontare minimo di 15mila euro, nel limite massimo di 50mila. Per il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti: «Apprezziamo lo sforzo di Regione Lombardia, le risorse stanziate non risolveranno il problema ma sono il segnale dell’attenzione dell’Assessorato per gli artigiani e le PMI. L’aspetto fondamentale sul quale dobbiamo concentrare ogni attenzione è quello della competitività delle nostre imprese sul mercato internazionale – spiega Massetti – Le bollette bollenti rischiano di rappresentare una pesante palla al piede che di fatto già sbilancia una competizione che ha orizzonti sempre più ampi. Per quanto le aziende potranno produrre in perdita? Quasi il 30% dichiara di farlo. La marginalità è essenziale alla loro sopravvivenza, alla capacità di investire in capitale umano e innovazione perché lo sguardo al futuro non è un’opzione».

LE EVIDENZE AVVISAGLIE NEL PRE-GUERRA

L’Osservatorio di Confartigianato Lombardia evidenzia come l’elevato prezzo delle componenti energetiche rappresentava già una criticità rilevante per oltre il 60% delle imprese artigiane, quota che si attestava a livelli maggiori per le manifatturiere. Tale condizione – il balzo dei prezzi delle commodities energetiche – portava pre-guerra la maggior parte dell’artigianato lombardo (54,4%) ad assorbire i maggiori costi per lo più riducendo i margini e scaricando una parte sul cliente finale, aumentando spesso solo parzialmente i listini. Prima di arrivare a questo passo, molti indicano l’adozione di azioni di ottimizzazione e di riduzione al minimo degli sprechi e dei consumi: nel 28,7% dei casi lavorano in perdita, nel 14,3% dei casi riducono o modificano l’orario di lavoro e nel 6,3% dei casi scelgono di non adempiere a contratti in essere.

PERIMETRO IMPRESE ARTIGIANE MAGGIORMENTE COINVOLTE DA CONFLITTO UCRAINO E CARO BOLLETTE

Nelle prime linee della guerra dei prezzi e dei mercati sconvolti dal conflitto sono compresi più di un quarto (26,2%) degli occupati del sistema produttivo lombardo: si tratta di 156 mila imprese, la quasi totalità con meno di 50 addetti (98,1%), con 1 milione e 98 mila addetti, oltre la metà (54,3%) occupati in micro e piccole imprese (MPI). Nel dettaglio si collocano nella trincea avanzata i settori con una maggiore intensità energetica: dalla metallurgia alla petrolchimica, dalla carta al vetro, dalla ceramica ai trasporti. Nei comparti manifatturieri energy intensive sono sempre più numerosi i casi in cui il divario tra costi e ricavi diventa insostenibile, costringendo al fermo dell’attività: a due anni dal lockdown sanitario siamo arrivati al rischio di lockdown energetico per 4.781 MPI, tra cui figurano le artigiane, con 42.124 addetti.

IMPATTO SU TUTTE LE IMPRESE ITALIANE E LE FAMIGLIE

Le differenti matrici di generazione elettrica dei Paesi europei e le loro evoluzioni nella crisi, determinano un divergente andamento dai prezzi dell’elettricità al consumo. Secondo i dati Eurostat pubblicati giovedì scorso, il prezzo dell’energia elettrica sale dell’82,3% in Italia, un ritmo doppio della media dell’Eurozona, a fronte di un più limitato dinamismo in Germania, dove i prezzi salgono del 17,6%, e in Francia, dove l’aumento si ferma al 6%. Sulla base dell’evoluzione dei prezzi, a parità di consumo, le famiglie italiane nell’ultimo anno hanno speso per l’energia elettrica 5,4 miliardi di euro in più rispetto ai dodici mesi precedenti, pari allo 0,33% del PIL. In chiave territoriale, l’incremento di spesa più elevato lo si rileva in Lombardia con 939 milioni in più, pari allo 0,26 del PIL. L’estensione di queste tendenze sul mercato elettrico delle imprese determinerebbe una perdita di competitività, aggravando la già fragile posizione precedente all’inasprirsi della crisi energetica: nel primo semestre del 2021 una piccola impresa italiana pagava un prezzo dell’elettricità del 12,9% superiore rispetto alla media dell’Eurozona.

Export, 2021 da record per la Lombardia: +135,9 miliardi di euro

in Economia/Export/Istituzioni/Regione by

Complessivamente nel 2021 la Lombardia è riuscita ad esportare beni per un valore di 135,9 miliardi di euro superando il precedente massimo storico annuale del 2019 del 6,6% (anno nel quale l’export regionale toccò i 127,5 miliardi di euro). Occorre anche considerare che i consistenti incrementi in valore sono legati alla dinamica dei prezzi, che è stata caratterizzata da sensibili aumenti nel corso di tutto il 2021. È quanto emerge dal rapporto sul commercio estero della Lombardia nel quarto trimestre e il consuntivo 2021 pubblicato oggi da Unioncamere Lombardia.

CRESCE ANCORA EXPORT CON +10,2% – Nel quarto trimestre l’attività delle imprese manifatturiere lombarde si è mantenuta su buoni livelli, nonostante i problemi riscontrati sul lato delle forniture e dei prezzi di materie prime ed energia. Una domanda estera ancora vivace, anche se con primi segnali di rallentamento, ha consentito all’export lombardo di crescere ulteriormente (+10,2% rispetto al trimestre precedente).

GUIDESI: CARO ENERGIA E GUERRA MINADO CRESCITA- “Numeri straordinari – ha spiegato l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, Guido Guidesi – ottenuti grazie agli sforzi degli imprenditori lombardi e al supporto di Regione Lombardia che certificano una ripresa oramai strutturale. Purtroppo però fattori esterni come la pandemia energetica e l’assurda guerra in Ucraina stanno seriamente minando la crescita economica. Servono interventi immediati da parte del Governo e della Commissione europea. Rispetto alla pandemia ‘energetica’ i tempi di reazione degli enti sovraregionali sono troppo lenti. Abbiamo lanciato l’allarme lo scorso 20 ottobre e il primo intervento da Bruxelles è arrivato dopo 5 mesi. Dalle tempistiche, con cui si affrontano le problematiche delle aziende, dipende il futuro del lavoro”.

AURICCHIO (UNIONCAMERE): 2021 ANNO RECORD – “Seppur con qualche aggiustamento congiunturale nel primo e nel terzo trimestre – ha commentato il presidente di Unioncamere Lombardia Gian Domenico Auricchio –  il 2021 si caratterizza come l’anno dei record per l’export della nostra regione le imprese lombarde, protese verso i mercati internazionali, hanno prontamente agganciato la ripresa della domanda mondiale post crisi superando le difficoltà di approvvigionamento e gli incrementi di prezzo per materiali ed energia, anche se i recenti avvenimenti rischiano di vanificare i livelli raggiunti per l’aggravarsi della crisi energetica e delle dinamiche internazionali”.

I METALLI AL CENTRO DELLA RIPRESA – Il comparto legato ai metalli e alle loro produzioni si conferma forte motore della ripresa (+34,3% rispetto al 2020 e +17,7% rispetto al 2019) con effetti positivi sulla performance della maggior parte delle provincie. Rispetto al 2019 risultano in forte crescita anche i prodotti alimentari (+13,8%), le sostanze e prodotti chimici (+12,7%) e i computer e apparecchi elettronici (+12,2%). Positivi anche la gomma e materie plastiche (+9,1%), i mezzi di trasporto (+2,0%). In linea con il risultato pre-crisi, con solo piccoli incrementi, gli articoli farmaceutici (+0,7%) e i prodotti tessili, pelli-calzature e accessori (+0,4%). Non riescono, invece, a recuperare sul 2019 i macchinari e gli apparecchi (-1,4%).

TURCHIA, CINA, BRASILE E REGNO UNITO ECCO DOVE SI ESPORTA DI PIÙ – L’incremento rispetto al livello pre-crisi del valore esportato verso tutte le destinazioni è del +7,5%. I flussi verso molti dei principali paesi di destinazione delle merci lombarde registrano incrementi a due cifre rispetto al 2019: Turchia +23,5%, Cina +23,4%, Brasile +20,1%, Regno Unito +18,2%, Israele +14,4%, Germania +10,1%. A questi si contrappongono le perdite verso l’Algeria (-30,2%) e Hong Kong (-13,2%). Negativo anche il risultato verso la Russia (-3,8% sul 2019) nonostante un 2021 in recupero rispetto al 2020 (+14,0%).

BENE QUASI TUTTE LE PROVINCE, FATICANO COMO E PAVIA – Quasi tutte le provincie superano i livelli 2019, grazie principalmente all’export di metalli di base e prodotti in metallo (Brescia, Cremona, Lecco, Mantova, Sondrio), sostanze e prodotti chimici (Bergamo), articoli farmaceutici (Monza e Brianza e Varese), computer e apparecchi elettronici (Lodi), prodotti tessili e abbigliamento (Milano). Solo due provincie lombarde – pure crescendo rispetto all’anno scorso – scontano ancora un gap rispetto al 2019: Pavia (-8,4%) per la quale pesa il -80% dell’export di prodotti tessili, abbigliamento, pelli-calzature e accessori rispetto al 2019 e Como (-0,5%) con una riduzione del 19% della stessa categoria di prodotti.

IMPORT E SALDO DELLA BILANCIA COMMERCIALE – Il valore delle importazioni cresce del 13% congiunturale, più intensamente rispetto a quanto registrato dalle esportazioni, sfiorando complessamente i 150 miliardi di Euro nel 2021. L’incremento rispetto al 2019 si attesta al +11,8%. Il saldo negativo della bilancia commerciale regionale si attesta così a 4,5 miliardi di euro nel quarto trimestre, e a 14 miliardi per l’intero 2021. 

Agricoltura, a Brescia altri 610mila euro per le imprese under40

in Agricoltura e allevamento/Economia/Istituzioni/Regione by

“L’agricoltura è tornata attrattiva. Nonostante le difficoltà legate all’aumento dei costi di produzione, ci sono tanti giovani lombardi che decidono di aprire una azienda agricola in pianura o in montagna. Gli investimenti fatti per sostenere il ricambio generazionale e l’innovazione sono fondamentali per il futuro del comparto. In questi 5 anni abbiamo destinato 40 milioni di euro a 1.366 ragazze e ragazzi lombardi che hanno aperto una attività o sono subentrati a quella dei genitori o dei nonni”. Lo ha detto l’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi di Regione Lombardia, Fabio Rolfi, annunciando una misura da 4 milioni di euro, nell’ambito del Piano di sviluppo rurale, destinati all’avvio di 87 nuove aziende gestite da agricoltori con meno di 40 anni.

“Siamo la prima regione agricola d’Italia – ha aggiunto l’assessore – e abbiamo il dovere di anticipare il futuro. Abbiamo anche fatto la scelta strategica lo scorso anno di aumentare i premi passando da 20.000 a 40.000 euro per l’avvio delle aziende di pianura e da 30.000 a 50.000 euro per quelle di montagna. I giovani possono portare nuove energie, nuove tecnologie, nuove idee a un comparto fondamentale per l’economia lombarda e italiana”.

“Abbiamo affiancato a questi fondi – ha continuato l’assessore – anche un corposo investimento da 5 milioni per gli istituti agrari statali e iniziative per la promozione dei prodotti. È necessario accorciare la distanza tra formazione ed esigenze del mondo del lavoro e proseguire con la comunicazione per far capire ai consumatori la qualità e la sicurezza dei prodotti agroalimentari lombardi”. “Solo così – ha concluso Rolfi – possiamo fare in modo che le risorse destinate all’avvio di nuove aziende non siano solo uno intervento spot, ma si trasformino in redditività a lungo termine per gli imprenditori agricoli e per le filiere”.

Di seguito il riparto del finanziamento.

Numero di aziende gestite da giovani avviate con questo finanziamento:

Bergamo: 23 aziende (di cui 19 in montagna), 1.110.000 euro;

Brescia: 14 aziende (di cui 5 in montagna), 610.000 euro;

Como: 8 aziende (di cui 7 in montagna), 390.000 euro;

Cremona: 5 aziende, 200.000 euro;

Lecco: 3 aziende (di cui 3 in montagna), 150.000 euro;

Lodi: 2 aziende, 80.000 euro;

Monza e Brianza: 1 azienda, 40.000 euro;

Milano: 1 azienda, 40.000 euro;

Mantova: 8 aziende, 320.000 euro;

Pavia: 10 aziende (di cui 4 in montagna), 440.000 euro;

Sondrio: 8 aziende (di cui 8 in montagna), 400.000 euro;

Varese: 4 aziende (di cui 2 in montagna), 180.000 euro.

Totale: 87 aziende (di cui 48 in montagna), 3.960.000 euro

Il bilancio delle imprese gestite dai giovani grazie al Psr negli ultimi 7 anni.

Numero totale di aziende gestite da giovani avviate grazie al piano di sviluppo rurale negli ultimi 7 anni:

Bergamo: 298 aziende (di cui 246 in montagna), 9.560.000 euro;

Brescia: 273 aziende (di cui 150 in montagna), 7.850.000 euro;

Como: 63 aziende (di cui 53 in montagna), 2.040.000 euro;

Cremona: 56 aziende, 1.340.000 euro;

Lecco: 32 aziende (di cui 22 in montagna), 940.000 euro;

Lodi: 18 aziende, 480.000 euro;

Monza e Brianza: 11 aziende, 370.000 euro;

Milano: 28 aziende, 660.000 euro;

Mantova: 172 aziende, 3.860.000 euro;

Pavia: 182 aziende (di cui 73 in montagna), 4.690.000 euro;

Sondrio: 205 aziende (205 in montagna), 6.850.000 euro;

Varese: 28 aziende (di cui 19 in montagna), 890.000 euro.

Totale complessivo: 1.366 aziende (di cui 769 in montagna), 39.530.000 euro.

Metalli Capra, la Provincia in campo per la rigenerazione industriale

in Economia/Istituzioni/Provincia di Brescia by


Conclusasi la fase uno della vicenda relativa al fallimento della Metalli Capra con la vendita dei siti e degli stabilimenti di Castelmella e Montirone (circa 13 milioni gli euro incassati dal Collegio dei curatori fallimentari che andranno nella bonifica dell’impianto di Capriano del Colle), si parte ora con la fase due, ovvero con la conversione e rigenerazione industriale dei sedimi industriali interessati.

In quest’ottica la Provincia di Brescia, con il Vicepresidente Guido Galperti, unitamente all’Amministrazione comunale di Montirone, oggi con il Sindaco Filippo Spagnoli, che hanno seguito da protagonisti, da vicino e dall’inizio, con il Prefetto di Brescia, le fasi istruttorie della bonifica, hanno svolto in questi giorni un sopralluogo sul territorio, in vista dell’avvio delle procedure di voltura dell’Aia, Autorizzazione Integrale Ambientale. Il luogo produttivo della bassa, 40.000 metri quadrati di cui 10.000 coperti, appartenuto alla Raffineria Metalli Capra, è stato acquisito dalla Menoni Metalli srl di San Zeno, azienda bresciana attiva nel recupero e nel trattamento di metalli non ferrosi e ferrosi, al fine di garantirne la rivitalizzazione, il riuso e il riutilizzo nei procedimenti produttivi di fonderie, trafilerie, acciaierie.

“Tale attività, a zero emissioni – ha dichiarato Galperti – rientra a pieno titolo nel novero di quelle attività economiche che concretizzano le caratteristiche dell’economia circolare sempre più presente nel sistema produttivo bresciano”.

Brescia torna ad assumere: ecco i dati

in Economia/Istituzioni/Lavoro/Provincia di Brescia/Tendenze by
Donne e lavoro, foto generica da Pixabay

Nel 2021, dopo la netta flessione registrata nel 2020 sotto i colpi della prima fase della pandemia, il mercato bresciano del lavoro segna una netta ripresa alla luce dell’incremento significativo delle persone avviate al lavoro. Infatti, i dati di fonte SISTAL Regione Lombardia registrano 160.663 persone avviate al lavoro nel 2021 a fronte delle 135.587 dell’anno precedente, con un incremento di 25.076 mila unità, pari al + 18,5%.

“Si tratta di un incremento rilevante – dichiara Filippo Ferrari, Consigliere provinciale delegato al Lavoro – che tuttavia acquista un significato ancora maggiore se consideriamo che le 160.663 persone avviate al lavoro in provincia di Brescia nel 2021 superano nettamente il valore registrato nel 2019 (149.201) con un incremento, rispetto all’anno che precede la pandemia, di 12.462 unità, pari al +8,3%. Anche tornando al il 2018 lo scarto è netto: +12.705 persone avviate al lavoro, pari al +8,6%. È un rimbalzo positivo non di poco conto se consideriamo che il 2018 e il 2019 sono ancora anni di ripresa dell’economia locale dopo la crisi del 2009 e la flessione nel 2014”.

Il dato riferito agli avviati, cioè le singole persone, trova conferma anche considerando gli avviamenti al lavoro, ovvero le pratiche amministrative, che, in un mondo del lavoro sempre più precario, per alcuni lavoratori possono essere più di una nel corso del trimestre. Le pratiche di avviamento al lavoro in provincia di Brescia, nel 2021, sono state 214.936, anche in questo caso in netto aumento sia rispetto alle 176.285 del 2020 (+38.657, + 21,9%) che rispetto alle 195.581 del 2019 (+19.355, +9,9%). Trova quindi inequivocabile conferma il dato generale che vede nel 2021 una crescita netta rispetto al 2020 con valori decisamente superiori a quelli del biennio pre-pandemia.

I dati relativi agli avviati al lavoro nel 2021, cioè le persone, segnalano un gap di genere che rimane elevato poiché a fronte di 93.796 maschi (58,4%) le femmine sono 66.867 (41,6%) percentuali analoghe a quelle registrate nel 2020.

Rilevante rimane la quota di lavoratori non di origine italiana (extracomunitari e comunitari) tra le persone avviate al lavoro poiché, nel 2021, sono stati oltre 48 mila, il 30,2% del totale. Si tratta di un dato di poco inferiore al quello del 2020 (32%) e del 2019 (32,2%) comunque, conferma la costante e significativa presenza di migranti nei flussi di entrata (e uscita) del mercato del lavoro bresciano.

Anche nel 2021, come oramai da tempo, la maggior parte delle pratiche di avviamento al lavoro interessa attività del commercio e dei servizi alle imprese e alle persone (123.574, pari al 54,5% del totale). Rilevante rimane anche la quota di avviamenti al lavoro nelle attività industriali in senso stretto (56.222, pari al 26,2%) che registrano flussi in entrata nel mercato del lavoro più che dimezzati rispetto al terziario ma, tuttavia, in crescita rispetto ai 40.141 del 2020, valore che corrisponde al 22,9% dello stesso periodo.

Quote decrescenti di pratiche di avviamento al lavoro si registrano per le costruzioni (24.268, 11,3%) e l’agricoltura (10.868, 5%). Nel 2020 gli avviamenti al lavoro nelle costruzioni furono in quantità inferiore, sia in valore assoluto (18.869) che come percentuale sul totale delle pratiche (10,7%) mentre il bilancio si inverte in agricoltura dove gli avviamenti al lavoro nell’anno della pandemia furono maggiori sia in valore assoluto (12.396) che in percentuale sul totale (7%).

Nel 2021 la maggior parte delle pratiche di avviamento al lavoro, quasi i due terzi del totale, si definisce per contratti di lavoro a tempo determinato (127.021, pari al 59,1% del totale) mentre le pratiche relative ad avviamenti al lavoro con contratti a tempo indeterminato sono state 41.587, pari al 19,3% del totale; un valore di poco superiore alle 35.234 relative a lavoro in somministrazione (16,4%). Decisamente minore il numero delle pratiche di avviamento al lavoro con contratti di apprendistato (9.071, pari al 4,2) e ai lavori a progetto (2.716, 1,3%).

Complessivamente, nel 2021, gli avviamenti al lavoro con forme contrattuali flessibili o precarie, ovvero tempo determinato, o somministrazione, o lavoro a progetto, sono state 164.278 pari al 76,4% del totale a fronte delle 50.658 (23,6%) attribuite a forme di lavoro permanenti (tempo indeterminato + apprendistato). Nel 2021 per ogni pratica di avviamento al lavoro con contratti “permanenti” ce ne sono 3,2 relative a contratti flessibili e/o precari.  Nello scorso anno, con i numeri compressi dalla pandemia, le pratiche di avviamento al lavoro “flessibili” furono 130.771 (74,2% del totale) mentre quelle “permanenti” si fermarono a quota 45.514 pari al 21,8% del totale, con un rapporto nell’ordine di 2,9 pratiche precarie per ogni pratica “permanente”.

Giova tuttavia ricordare che nel 2019, prima della pandemia, le pratiche di avviamento al lavoro riferite a tipologie contrattuali “permanenti” furono il 27% del totale a fronte del 73% relativo a tipologie “flessibili” con un rapporto tra le due tipologie di 2,7 a 1. Possiamo quindi evidenziare, nella fase positiva del rimbalzo dei flussi in entrata nel mercato del lavoro bresciano, una ulteriore tendenza alla precarizzazione delle tipologie contrattuali. Ci sono quindi tutti gli elementi per affermare che il mercato del lavoro bresciano è in ripresa: più inserimenti al lavoro, quindi, con il terziario che muove quasi i due terzi del lavoro in entrata e sempre più nel segno della flessibilità.

Caro bollette, la Provincia lancia un appello ai parlamentari

in Economia/Energia/Istituzioni/Provincia di Brescia by

Il Presidente della Provincia di Brescia, Samuele Alghisi, interviene in merito al caro bollette che sta mettendo a rischio il sistema industriale e di conseguenza in grave difficoltà le famiglie bresciane

“Raccogliendo le istanze che giungono dal territorio, mi faccio portavoce della preoccupazione dei sindaci, che denunciano una situazione esasperata: aziende in ginocchio, già colpite dalla crisi economica legata al COVID, non possono permettersi di sospendere l’attività o addirittura chiudere le aziende, con ripercussioni gravi sui dipendenti, sui cittadini e sulle famiglie”. 

“La provincia di Brescia è tra le realtà produttive più importanti a livello lombardo e nazionale. È necessario un intervento urgente e mirato per far fronte a questo grave problema economico e di conseguenza anche sociale. Questa situazione coinvolge anche il sistema dei servizi pubblici essenziali che a causa della ridottissima marginalità rischiano di non riuscire a garantire i servizi alle collettività. Faccio dunque un appello ai parlamentari bresciani, affinché sollecitino il Governo in questo delicato momento. È necessario procedere celermente per avanzare proposte concrete per ridurre il caro bollette. Da sindaco di un comune della Bassa Bresciana, ho aderito all’iniziativa di Anci e questa sera sarà tolta l’illuminazione della facciata del Palazzo municipale di Manerbio. Un gesto importante, simbolico, ma forte, che vede i sindaci ancora una volta uniti di fronte a un’emergenza per la quale è necessario un intervento tempestivo”. 

Regione, altri 10 milioni di euro per le imprese

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La Giunta regionale, su proposta dell’assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi, ha approvato la ‘Manifestazione di interesse per lo sviluppo e il consolidamento delle filiere produttive e dei servizi ed ecosistemi industriali produttivi ed economici in Lombardia’; un’iniziativa sviluppata in collaborazione con Unioncamere Lombardia.

IMPEGNO PER SOSTEGNO A IMPRESE – Con questo provvedimento, Regione intensifica il suo impegno nel sostegno alle imprese in una fase decisiva della ripresa economica che ha visto inizialmente un’accelerazione importante, con dati assolutamente incoraggianti, seguita poi da un rallentamento dovuto, essenzialmente, a fattori esterni come il caro energia e l’aumento del costo delle materie prime. In quest’ottica la volontà dell’assessorato allo Sviluppo economico, guidato da Guido Guidesi, è quella da un lato di continuare a investire risorse economiche significative e dall’altro introdurre una nuova strategia per le imprese che si contraddistingue nella valorizzazione e nel consolidamento delle filiere produttive, prevedendo strumenti e percorsi specifici con relative risorse economiche che incentivino la collaborazione tra le aziende.

ULTERIORI FONDI PER LA MISURA ‘AL VIA’ – Inoltre, la Giunta lombarda, su proposta dell’assessore, ha stanziato ulteriori 10,3 milioni di euro, sulla misura ‘Al Via’, dedicata alla valorizzazione degli investimenti aziendali, per finanziare tutti i progetti presentati dalle imprese. A seguito del provvedimento, la dotazione finanziaria complessiva della misura ammonta a 143.852.680 euro.

“Supportiamo ulteriormente gli investimenti delle aziende lombarde e apriamo una nuova fase strategica rispetto alle filiere e agli ecosistemi lombardi connettendo i Know-how di cui già disponiamo e guardando al futuro facendo sistema”, ha spiegato l’assessore Guidesi.(

Treni a idrogeno sulla Brescia-Iseo-Edolo: si parte nel 2023?

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Si è svolto nel tardo pomeriggio di mercoledì un incontro tra la Provincia di Brescia e FERROVIENORD sul tema dei treni alimentati a idrogeno previsti sulla tratta Brescia-Iseo-Edolo. Durante l’incontro, al quale hanno partecipato il Vice Presidente della Provincia di Brescia, Guido Galperti, il Capo di Gabinetto, Andrea Ratti, i direttori dell’Area del Territorio della Provincia, Riccardo Davini e Giovanmaria Tognazzi e il General Manager di FERROVIENORD, Enrico Bellavita, sono stati analizzati gli aspetti tecnici relativi al progetto che già dal 2023 potrebbe prendere vita.

“L’incontro odierno conferma la sinergia tra le Istituzioni coinvolte nella definizione di un progetto innovativo che si concretizzerà con la realizzazione della prima Hydrogen Valley d’Italia – dichiara Guido Galperti. I treni alimentati a idrogeno permetteranno di iniziare la conversione energetica della Valle Camonica a partire dal trasporto pubblico. La Provincia si impegnerà per agevolare il più possibile il cammino di questo grande progetto ambientale”.

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