Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Evidenza - page 14

Confartiginato tra le imprese del territorio. Via da Lumezzane

in Artigianato/Economia/Evidenza/Uncategorized/Valtrompia e Lumezzane by
Confartigianato

“Diamo valore all’impegno artigiano ascoltando le esigenze dei nostri associati partendo dal territorio. Anche per questo Confartigianato è da sempre vicina alle imprese” così il presidente Eugenio Massetti – secondo quanto riportato da BsNews.itda Lumezzane dove è partito il tour sul territorio con le prime due imprese incontrate, la MFB Bonomi e laIngotools. Un’idea che vedrà impegnato il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti e i funzionari di Confartigianato nel visitare ogni mese le aziende associate, come segno di vicinanza e occasione di dialogo diretto e personale con gli imprenditori delle diverse categorie. Coinvolte, in particolare, quelle dalla lunga esperienza, passando per le attività più innovative e improntate all’internazionalizzazione, caratterizzate dalla giovane età dei titolare o dalla prevalente componente femminile. I primi appuntamenti sono stati accolti con entusiasmo dagli imprenditori coinvolti: per loro occasione di confronto e dialogo diretto su opportunità e criticità che riguardano il fare impresa oggi. Nelle prime due visite, guidate dal presidente Massetti insieme ad una delegazione del mandamento di Confartigianato Lumezzane presieduto da Ivano Salvatti, l’incontro con la MFB Bonomi, fondata nel 1972 da Eliseo Bonomi, oggi con i figli Massimo e Marco, dopo un inizio nella produzione di componenti per vari settori tra cui il ferroviario e l’elettrico, la svolta intorno al 2000 con l’inserimento di nuove macchine speciali e di una particolare procedura di certificazione che gli ha permesso di diventare azienda leader mondiale di corpi in ottone per contatori d’acqua, così come di raccordi per il collegamento di contatori d’acqua alla rete idrica forniti negli anni a oltre 26 paesi nel mondo.

Nella stessa giornata la visita a Ingotools, azienda nata nel 1945 a conduzione familiare con il nome di “Officina meccanica Bossini” e che nel 1960 inizia la graduale trasformazione che la porterà ad occuparsi esclusivamente della produzione di utensileria meccanica, calibratori su misura e punte elicoidali e che dal 2005 è sita nella nuova sede di via Brescia 71 dove, insieme a papà Martino, sono subentrati i figli Piercarlo e Alessandro. Nelle prossime settimane proseguiranno gli incontri sul territorio bresciano con altre imprese, sempre nell’intento di valorizzare l’impegno artigiano, ma sopratutto ascoltare le esigenze delle imprese.

Artigianato, in Lombardia crescita più timida che a Brescia

in Artigianato/Associazioni di categoria/Economia/Evidenza/Tendenze/Uncategorized by

Presentati stamane in Unioncamere a Milano i dati relativi all’andamento dell’artigianato nel secondo trimestre di quest’anno dati ben diversi da quelli bresciani diffusi ieri da Aib, che davano conto di una vistosa crescita a fronte di una decelerazione della produzione regionale rispetto alle analisi di fine 2016 e inizio 2017.

La produzione artigiana lombarda consegue un risultato in linea con l’ipotesi di stazionarietà dei livelli produttivi, registrando una variazione congiunturale della produzione del +0,2%.  In questo contesto l’occupazione, che reagisce in ritardo rispetto alle dinamiche produttive, presenta un saldo positivo per l’artigianato , con il +0,7%.

Le aspettative per il prossimo trimestre per la domanda sia interna che estera sono in flessione, pur rimanendo in area positiva, come anche le aspettative per l’occupazione. Migliorano invece le aspettative sulla produzione, segno che gli imprenditori lombardi interpretano lo stop produttivo del secondo trimestre più come fenomeno episodico che come possibile punto di svolta.

I dati presentati stamane presso Unioncamere Lombardia a Milano derivano dall’indagine relativa al secondo trimestre 2017 che ha riguardato un campione di più di 2.800 aziende manifatturiere, suddivise in imprese industriali (oltre 1.600 imprese) e artigiane (quasi 1.200 imprese).

Nel secondo trimestre 2017 si registra una decelerazione tendenziale della crescita della produzione delle aziende artigiane manifatturiere.  Per le aziende artigiane l’indice della produzione è a quota 95,6 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100), rimanendo ancora sotto quota 100.

Per l’artigianato il secondo trimestre è globalmente positivo, ma quattro settori della manifattura artigiana evidenziano un calo produttivo su base annua: carta-stampa -2,2%, pelli-calzature -1,8%, abbigliamento -1,3% e legno-mobilio -1,1%.

Registrano gli incrementi maggiori i settori della meccanica e della siderurgia (+4,4%), seguiti da gomma-plastica (+2,2%), manifatturiere varie (+1,4%), alimentari e minerali non metalliferi (+1,1% entrambi). Il settore tessile registra una variazione quasi nulla (+0,1%).

Tutte le dimensioni di impresa artigiana evidenziano una crescita della produzione rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno e con intensità crescente all’aumentare del numero di addetti: se per le imprese manifatturiere artigiane con un numero di addetti compreso tra 3 e 5 la variazione è solo leggermente positiva (+0,5%), per le imprese con 6-9 addetti (+1,9%) e con 10 addetti e oltre (+3,4%) la crescita su base annua è più marcata.

Nell’artigianato è del 45% la quota di aziende in crescita e stabile, al 29% quella delle aziende in contrazione. In questo caso cresce ed ha un valore più significativo la quota di imprese artigiane che non registrano variazioni (26%). Il fatturato a prezzi correnti cresce ancora su base annua, ma la decelerazione è più evidente su base annua (+1,6%). Dal punto di vista congiunturale il risultato è peggiore con una piccola contrazione (-0,3%).

Le imprese artigiane avvertono la decelerazione congiunturale della domanda interna registrando un +0,5% rispetto al trimestre precedente, risultato sufficiente a mantenere la crescita tendenziale all’1,7%. La domanda estera delle imprese artigiane mostra una maggiore tenuta, associando alla crescita tendenziale dell’1,7% un incremento dello 0,9% rispetto al trimestre precedente. Il canale estero per le imprese artigiane svolge sempre un ruolo marginale, con la quota del fatturato estero sul totale pressoché stabile al 6,6%.

Bene l’occupazione: il tasso d’ingresso torna ai livelli massimi del 2015 (2,5%), mentre le uscite si fermano all’1,8%, portando a un incremento del saldo positivo (+0,7%). Per gli artigiani si riduce il ricorso alla Cassa Integrazione con una quota di aziende che scende al 2,5% una quota sul monte ore dello 0,3%. Per le aziende artigiane l’utilizzo degli impianti conferma la tenuta dei livelli produttivi sfiorando il 70% e crescendo rispetto al trimestre precedente.

 

Le aziende artigiane manifestano segnali di scarsità riguardo il livello delle scorte dei prodotti finiti (-6,7% il saldo), con la percentuale di imprese che giudica le scorte adeguate stabile intorno al 36%. La quota di aziende artigiane che dichiara di non tenere scorte è molto più elevata rispetto all’industria (51%). Per quanto attiene alle materie prime, gli artigiani segnalano scorte adeguate nel 59% dei casi, con una prevalenza più marcata dei giudizi di scarsità (-9% il saldo). La quota di artigiani che dichiara di non tenere scorte è stabile e più elevata rispetto all’industria, raggiungendo il 23%.

Secondo le imprese artigiane siamo in presenza di una decelerazione dei prezzi dei materiali per la produzione, che crescono del 2% in questo trimestre. Allo stesso modo i prezzi dei prodotti finiti aumentano dello 0,9%, in rallentamento rispetto al +1,1% dello scorso trimestre.

Le aspettative di produzione e occupazione flettono leggermente con una stabilizzazione dei saldi in area negativa, mentre sul versante della domanda anche le aspettative degli artigiani sono in peggioramento, con una svolta negativa per la domanda interna e un contrazione del saldo ancora positivo per la domanda estera.

Aib, Pasini assegna la delega allo Sviluppo

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Evidenza/Giuseppe Pasini/Partner/Personaggi by

Il Presidente di Associazione Industriale Bresciana Giuseppe Pasini ha assegnato la delega allo Sviluppo Mercati e Internazionalizzazione a Germana Bergomi, componente del Consiglio Direttivo dei Giovani Imprenditori di AIB, completando così la squadra che lo accompagnerà nel suo mandato presidenziale fino al 2021.
Il Presidente ha inoltre formalizzato i nominativi degli otto invitati in Consiglio Generale: Germana Bergomi (Italian Gasket), Sandro Bonomi (Enolgas Bonomi), Mario Gnutti (Gnutti Carlo), Renato Gnutti (Gnutti Transfer), Riccardo Lonato (Dinema), Giovanni Rosani (Cembre), Roberto Saccone (Olimpia Splendid) e Giovanni Valotti (A2A).

“Ci aspettano quattro anni di duro lavoro, ma sono sicuro che riusciremo a raggiungere i traguardi che ci siamo prefissati proprio perché sono certo di avere scelto le donne e gli uomini giusti al posto giusto. Lavoreremo con realismo, passione e ottimismo, al servizio delle nostre Aziende”, ha dichiarato Giuseppe Pasini.

Feralpi torna all’utile ed è sempre più vicina al miliardo di euro di fatturato

in Acciaio/Aziende/Bilanci/Economia/Evidenza/Feralpi/Giuseppe Pasini/Personaggi by

Si dimostra premiante la strategia del Gruppo Feralpi che, tra diversificazione, verticalizzazione e internazionalizzazione – dopo un bilancio 2015 in leggera perdita – archivia un 2016 positivo. Gli investimenti e le sinergie intragruppo continuano a sostenere la crescita anche sul fronte produttivo.

In salita i volumi (+7,5% di acciaio in billette con 2,4 milioni di tonnellate) per un fatturato che, nel 2016, ha raggiunto i 932 milioni di euro (consolidato Feralpi Holding SpA), in leggero aumento rispetto ai 922,9 milioni del 2015.

Si conferma la forte propensione internazionale con una quota di fatturato generato all’estero del 68%, in linea con l’esercizio precedente. In Italia, il settore dell’edilizia ha mostrato leggeri segnali di ripresa, innescati tuttavia più dalla crescita di compravendite, spinte dal deprezzamento degli immobili e un maggior credito alle famiglie, che da un incremento reale di nuovi edifici. Situazione ben diversa in Germania dove nel 2016 la crescita del prodotto interno lordo ha segnato un +1,9% rispetto al 2015 anche grazie all’impulso del settore delle costruzioni che è cresciuto del 3,1% (fonte Istituto Federale di Statistica). Se in Italia la produzione del settore edile è scesa del 32,2% in sei anni, dal 2010 al 2016, in Germania è cresciuta del +7,6% (fonte Centro studi ImpresaLavoro).
La crescita del mercato tedesco, ed europeo in generale, è stata intercettata da Feralpi Stahl che si è confermata una colonna portante a sostegno dell’internazionalizzazione commerciale e produttiva del Gruppo.

Il primo semestre 2017: produzioni in salita

Per il Gruppo Feralpi i primi sei mesi del 2017 sono stati caratterizzati da un’accelerazione della produzione sostenuta da un deciso incremento dei prodotti a freddo e derivati. Più nello specifico, la produzione di acciaio è stata di 1,24 milioni di tonnellate con una crescita del 4,25% rispetto al primo semestre 2016. I prodotti derivati hanno confermato l’ascesa con 488mila tonnellate ovvero il 13,56% in più del corrispondente periodo dello scorso anno. In leggero calo la produzione di laminati a caldo con 1,01 milioni di tonnellate (-2,4%).
«Il 2016 – ha commentato Giuseppe Pasini, Presidente del Gruppo Feralpi – è stato un anno che non ha visto, in Italia, sostanziali miglioramenti sul versante della domanda. Tuttavia, siamo entrati in nuovi mercati, come quelli ad alto valore aggiunto con acciai di alta qualità (grazie a Caleotto), e abbiamo rafforzato la presenza in business differenti, come quello dei profilati mercantili con Feralpi Profilati Nave (che nei primi sei mesi del 2017 ha prodotto oltre 26 mila tonnellate di acciaio), quello dei presagomati con Presider e quello della lavorazione delle travi con Metallurgica Piemontese Lavorazioni. Con Alpifer, la holding che incorpora le partecipazioni in Steelfer e Unifer, ci siamo verticalizzati nella logica di filiera integrata. Abbiamo inoltre preservato la nostra matrice internazionale con Feralpi Stahl, il punto di riferimento per il Gruppo, che ci ha permesso di cogliere le opportunità offerte nei mercati europei. Questa strategia ci ha portato verso risultati positivi non solo in termini produttivi, ma soprattutto sotto il profilo della marginalità».
«Abbiamo investito costantemente – continua Pasini – per avere una struttura impiantistica ed organizzativa efficiente con le tecnologie ed i sistemi gestionali proprie di un’industria 4.0. Al tempo stesso, ci siamo impegnati perché i nostri lavoratori siano sempre formati e aggiornati. L’unione tra queste due componenti ci sta dando la forza per continuare ad essere competitivi».

Il bilancio (fonte: Feralpi Holding)

Il consolidato 2016 di Feralpi Holding vede iscritto in bilancio un fatturato di 932 mln euro contro i 922,9 mln del 2015. La componente estera ha comunque rappresentato il 68% del totale, come l’anno precedente.
Il Consolidato 2016 evidenzia un incremento del fatturato (+1,0%) e del valore della produzione (+1,2%) rispetto all’anno precedente. L’EBIT passa da +12,8 a +59,8 mln euro. A questo si accompagna una riduzione, in valore assoluto, degli oneri finanziari netti che passano da -4,7 a -4,4 mln euro, ovvero lo 0,5% sul valore della produzione. Il risultato prima delle imposte, positivo per 6,9 mln euro nel 2015, evidenzia nel 2016 un saldo attivo, pari a 53,2 mln euro. Al netto dell’effetto imposte, il risultato si presenta positivo (+37,5 mln euro) dopo aver spesato ammortamenti e svalutazioni per 40 mln euro. L’EBITDA è passato dai 53,8 mln del 2015 ai 99,9 mln del 2016 (alcune poste del bilancio 2015 sono stati riclassificati secondo i nuovi principi contabili).
Il bilancio (fonte: Feralpi Siderurgica)
Il consolidato 2016 di Feralpi Siderurgica vede iscritto in bilancio un fatturato di 925 mln euro, circa l’1% rispetto dell’esercizio precedente, mentre il valore della produzione pari 937,8 mln euro vede un incremento rispetto all’esercizio precedente dell’1,9%. Il risultato d’esercizio è positivo per 38,6 mln euro dopo aver accantonato ammortamenti e svalutazioni per 38 mln euro, generando un cash flow pari a 76,5 mln euro, contro i 33,2 dello scorso esercizio.
Nel complesso, la differenza tra valore e costi della produzione, positiva nel 2015 per 6,5 mln euro, incrementa nel 2016 con un +60,3 mln euro. Gli oneri finanziari registrano una contrazione in valore assoluto: da 4,7 a 4,4 mln euro, ovvero lo 0,5% sul valore della produzione. L’EBITDA passa da 46 mln
euro del 2015 a 98 mln del 2016, mentre l’EBIT si conferma positivo con 60,3 mln euro contro i 6,5 mln dell’esercizio precedente.

Le diversificazioni

Nel nuovo assetto del Gruppo, Acciaierie di Calvisano ha rafforzato la propria funzione di hub produttivo di acciai di qualità, supportando la diversificazione del Gruppo Feralpi nei mercati a più alto valore, alimentando ad esempio l’attività di Caleotto a Lecco (al 50%), specializzata nelle vergelle in acciaio di qualità per i settori meccanico e automobilistico, e di Feralpi Profilati Nave che, rilevata nel giugno 2016 dall’acquisizione dell’ex stabilimento Stefana di via Brescia, ha diversificato il business nel mercato dei laminati mercantili in Italia e all’estero.

Gli investimenti

Il 2016 è stato un anno in cui il Gruppo è stato impegnato a profondere nuovi investimenti, tanto sul fronte tecnico quanto gestionale, per mantenere un alto livello competitivo. Nel complesso, lo scorso anno il Gruppo Feralpi ha investito complessivamente 40,4 milioni di euro (erano 42,7 milioni nei dodici mesi del 2015) per un totale di 180 milioni negli ultimi quattro anni.
Il personale
A fianco degli investimenti tecnici, la valorizzazione della professionalità e la crescita delle capacità dei collaboratori si è confermata un altro fattore centrale delle strategie di sviluppo. Si è infatti data continuità ad iniziative dedicate ai dipendenti del Gruppo sia sotto il profilo della formazione sia sotto la realizzazione di progetti e attività finalizzate alla creazione di benessere.
Sotto questa doppia direttrice, durante il 2016 Feralpi ha erogato 15,8 ore di formazione pro-capite di Gruppo. Hanno trovato continuità anche diverse attività rivolte alle nuove generazioni che sono idealmente raccolte nel Progetto denominato Feralpi Bootcamp. L’adesione alla rete WHP (Workplace Health Promotion, promozione della salute nei luoghi di lavoro), ha rafforzando l’attenzione e l’impegno verso la tutela della salute dei propri collaboratori.

La valsabbina Eva conquista gli Usa con Sace e Simest

in Ambiente/Aziende/Economia/Energia/Evidenza/Valsabbia/Zone by
Un impianto fotovoltaico di Eva, in Valsabbia

Sace e Simest, che insieme costituiscono il Polo dell’export e dell’internazionalizzazione del Gruppo CDP, sostengono congiuntamente l’ingresso negli Stati Uniti di E.VA. Energie Valsabbia (Gruppo EVA), azienda bresciana attiva nel settore nelle energie rinnovabili e nel campo dei servizi per l’efficienza energetica.

Il Gruppo EVA ha acquisito per circa 4,5 milioni di euro il controllo della Californiana Alternative Energy Systems Consulting Inc. (AESC), attiva nei servizi energetici innovativi (produzione distribuita, efficientamento energetico, energie rinnovabili, mobilità elettrica, smart grid etc) verso i privati e verso le principali utilities ed authorities pubbliche californiane.

L’acquisizione è stata resa possibile grazie alla costituzione da parte di Gruppo EVA di una newco statunitense con SIMEST socio al 49% (per un investimento pari a 2 milioni di euro) e a un finanziamento bancario di Intesa Sanpaolo pari a circa 2 milioni di euro, garantito da SACE. A capo della nuova società, Antonio Corradini attuale Direttore Generale di AESC. Nella strutturazione dell’Acquisizione EVA è stata supportata dall’avv. Carlo Periti dello studio Negri-Clementi.

Con l’Acquisizione di AESC il Gruppo EVA espande le proprie attività in un settore ad altissimo potenziale di crescita e in un’area tra le più avanzate e ricche del mondo. Questo gli consentirà di accelerare ed arricchire di opzioni strategiche lo sviluppo del piano industriale che punta, da un lato a potenziare la produzione idroelettrica e fotovoltaica (con le 28 centrali di proprietà per una potenza installata complessiva di oltre 32,0 MWp), dall’altro alla fornitura di servizi energetici innovativi. Per il raggiungimento di questi obiettivi il Gruppo EVA assumerà nei prossimi 12 mesi oltre 20 nuovi ingegneri (informatici, elettrici e meccanici) dalle migliori università italiane e statunitensi. Grazie all’acquisizione, inoltre, il Gruppo EVA raggiungerà nel 2017 un fatturato consolidato di oltre 25,0 milioni di euro ed un EBITDA di circa 13,5 milioni di euro.

SACE e SIMEST costituiscono il Polo dell’Export e dell’Internazionalizzazione del Gruppo CDP

·    SACE, controllata al 100% da Cassa depositi e prestiti, offre servizi di export credit, assicurazione del credito, protezione degli investimenti all’estero, garanzie finanziarie, cauzioni e factoring. Con € 87 miliardi di operazioni assicurate in 198 paesi, SACE sostiene la competitività delle imprese in Italia e all’estero, garantendo flussi di cassa più stabili e trasformando i rischi di insolvenza delle imprese in opportunità di sviluppo.

·       SIMEST, controllata al 76% dalla SACE e partecipata da primarie banche italiane e associazioni imprenditoriali interviene in tutte le fasi dello sviluppo estero delle imprese italiane, con finanziamenti a tasso agevolato a sostegno dell’internazionalizzazione, con contributi agli interessi a supporto dell’export e attraverso l’acquisizione di partecipazioni.

E.VA. Energie Valsabbia è una azienda della provincia di Brescia attiva dal 2001. Ha registrato nel 2016 un fatturato consolidato pari ad euro 17,5 milioni, con un EBITDA di circa 9,7 milioni di euro, impiegando 17 addetti.

Fondazione Poliambulanza, nuovo Cda e Taccolini presidente

in Economia/Evidenza/Nomine/Solidarietà by
La Poliambulanza

Lunedì 17 luglio si è riunito il consiglio di amministrazione della Fondazione Poliambulanza, rinnovato nella sua composizione, dopo la scadenza del mandato triennale stabilito dalle norme statutarie.

Gli “Enti Fondatori” (Suore Ancelle della Carità, Diocesi di Brescia, Congregazione “Don Calabria” di Verona e Università Cattolica del Sacro Cuore) hanno indicato 8 amministratori che hanno provveduto a designare il presidente ed il vice del consiglio di amministrazione.

La scelta della presidenza è ricaduta su Mario Taccolini, già vice presidente nel corso dei precedenti mandati, mentre è stato chiamato alla vice presidenza l’ingegner Enrico Zampedri.

Si tratta di due personalità molto note nel mondo bresciano e nella sanità nazionale: Mario Taccolini, professore ordinario di storia economica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, prorettore dell’Ateneo, è titolare di numerosi incarichi scientifici ed accademici ed è figura molto nota nella comunità bresciana per le numerose iniziative svolte e per le responsabilità assunte in prestigiose istituzioni cittadine.

Enrico Zampedri è attualmente il direttore generale del Policlinico Gemelli di Roma, uno dei più importanti istituti ospedalieri italiani, sede di una scuola di medicina di fama internazionale, ritorna in Poliambulanza di cui è stato Direttore Generale dal 2004 al 2014.

La composizione del consiglio di amministrazione è completata dalla presenza di  Maria Caspani, economa generale della congregazione delle Suore Ancelle della Carità,  di Gennaro Nuzzo, clinico chirurgo emerito della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, del dott. Giancarlo Dallera, già presidente AIB, daAlessandro Masetti Zanini e daClaudio Cracco e Fabrizio Nicolis, rispettivamente direttore amministrativo e direttore sanitario dell’Ospedale Sacro Cuore di Negrar  (VR).

Termina dunque la presidenza di Enrico Broli dopo 12 anni, durante i quali Poliambulanza ha subito una trasformazione epocale.

Istat, dilaga la povertà in Italia. 4,7 milioni non arrivano a fine mese

in Economia/Evidenza/Tendenze by
Il contrasto fra ricchezza e povertà

Il dato arriva dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) che ha pubblicato oggi il report “La povertà in Italia” relativo al 2016. Se il numero di famiglie in povertà assoluta torna ai livelli del 2013 (quando erano 1 milione 615mila), il numero degli individui registra invece il valore più alto dal 2005: ciò è avvenuto – spiega l’Istituto di statistica – perché la povertà assoluta si è ampliata tra le famiglie con 4 componenti e oltre e tra quelle con almeno un minore. Il numero delle persone povere si conferma in crescita nel Centro (da 5,6% del 2015 a 7,3% del 2016) e nel Mezzogiorno, che fa segnare il valore più elevato (9,8%).

Tra le persone in povertà assoluta si stima che le donne siano 2 milioni 458mila (7,9%), i minori 1 milione 292mila (12,5%), i giovani di 18-34 anni 1 milione e 17mila (10,0%) e gli anziani 510mila (3,8%).La condizione dei minori è in netto peggioramento – nel 2005, l’incidenza della povertà assoluta era al 3,9% – come quella dei giovani, per i quali il valore è più che triplicato rispetto al 2005 (10,0% contro 3,1%). L’incidenza della povertà assoluta cresce nel tempo anche fra gli adulti tra i 35 e i 64 anni (da 2,7% del 2005 a 7,3%) mentre è in diminuzione tra gli anziani (4,5% nel 2005). Nel 2016 peggiorano le condizioni delle famiglie con tre o più figli minori: l’incidenza della povertà assoluta sale a 26,8% da 18,3%. Si confermano livelli elevati di povertà assoluta per le famiglie con 5 o più componenti (17,2%), soprattutto se coppie con tre o più figli (14,7%).Incide anche il titolo di studio: se la persona di riferimento della famiglia è almeno diplomata, l’incidenza della povertà assoluta è pari a 4%, circa la metà di quella rilevata per chi ha conseguito al massimo la licenza elementare (8,2%). Tra le famiglie degli operai la povertà si attesta a 12,6% (quasi il doppio rispetto al 6,9% di quelle la cui persona di riferimento è un dipendente), e raggiunge il valore massimo tra quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (23,2%). L’incidenza della povertà assoluta si attesta su valori molto elevati tra le famiglie con componenti stranieri: 25,7%, con il Mezzogiorno a sfiorare il 30%.Nel 2016, si stima siano 2 milioni 734mila le famiglie in condizione di povertà relativa (10,6% tra tutte le famiglie residenti), per un totale di 8 milioni 465mila individui (14%). La povertà relativa si basa su una soglia convenzionale che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. L’incidenza della povertà relativa risulta stabile rispetto al 2015 in termini di famiglie (da 10,4 a 10,6%) e di persone (da 13,7 a 14,0%).

I dati odierni hanno scatenato molte polemiche: associazioni di consumatori e per i diritti come lo “Sportello dei Diritti” osserva che il problema della povertà non affligge più solo l’Africa, e tutti gli altri paesi, che insieme a questo, godono di un aggettivo detto “paese del terzo mondo”. Non solo più queste zone sono afflitte da una povertà insaziabile ma anche nel nostro, vi sta sempre di più dilagando. E’ proprio riguardo al nostro paese Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si fa portavoce del grande disagio sociale che colpisce intere famiglie con numeri elevati di figli o anziani che devono far conto solo sulla loro esigua pensione. Infatti, l’Italia è tra i paesi europei che, tra il 2008 e il 2015, hanno registrato i maggiori aumenti del rischio di povertà ed esclusione sociale. I bambini in povertà sono 1 su 8 e che i poveri sono quasi raddoppiati dall’inizio della crisi: erano 2.427.000 nel 2007. “Sono numeri enormi, la politica si muova”, ha detto anche Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei).

Poveri
Poveri

 

Duferco Sviluppo cede ramo d’azienda alle Ferriere Nord

in Cgil/Economia/Evidenza/Lavoro/Meccanica/Sindacati by

Duferco Sviluppo ha ceduto un ramo d’azienda attivo nell’ex Stefana. Lo riporta il Giornale di Brescia. Lo ha acquistato Ferriere Nord di Osoppo (Udine), si tratta del ramo d’azienda che si occupa di reti elettrosaldate, tralicci e trafilati. I 15 dipendenti interessati non subiranno licenziamenti o trasferimenti.

L’accordo prevede il mantenimento della sede lavorativa in via Bologna a Nave, lo stesso trattamento economico e l’attuale situazione di anzianità di servizio. L’esame congiunto dell’accordo fra le parti è in programma mercoledì pomeriggio in Aib. I sindacati discuteranno con Ferriere Nord delle prospettive sul medio/lungo periodo e delle prospettive per lavoratori e produzioni.

La cessione è il primo passo del nuovo piano industriale presentato da Duferco Sviluppo dopo l’acquisizione del sito ex Stefana di Nave.

Welfare, due bresciani su tre andrebbero all’estero dopo la pensione

in Economia/Evidenza/Tendenze by
Pensione

Dopo la pensione? La valigia. Perché di fronte alla prospettiva di assegni sempre più bassi, quasi due bresciani su tre (62%) si dicono disposti addirittura a trasferirsi all’estero per poter mantenere uno stile di vita simile a quello attuale e trovare un ambiente e servizi più adatti alla terza età, senza trascurare la possibilità di fare nuove, piacevoli esperienze.

È il quadro che emerge dall’Osservatorio di Reale Mutua dedicato al welfare1.

Più della metà dei bresciani (66%), infatti, teme che la propria pensione non sarà sufficiente a mantenere un tenore di vita adeguato una volta usciti dal mondo del lavoro, e un ulteriore 24% vede molta incertezza all’orizzonte.

Fra i principali timori, quello di non poter sostenere le spese mediche di cui si potrebbe aver bisogno andando in là con gli anni (52%), non riuscire a dare sostegno economico a figli e nipoti (30%), dover gravare economicamente sulla famiglia anche per le necessità quotidiane (30%), o persino cadere in povertà assoluta (28%).

Non si tratta solo di pessimismo. A gettare ombre sul futuro pensionistico degli abitanti di Brescia sono anche le difficoltà del presente, a partire dal timore di imprevisti e spese straordinarie, che costringano a metter mano al portafoglio anzitempo (60%) o una generale difficoltà a risparmiare per la vecchiaia (40%). Preoccupano anche la precarietà del lavoro (28%) e l’instabilità dello scenario economico (38%) e normativo (22%) del momento.

Ma quali sono le misure di welfare a cui guardano i bresciani per integrare la pensione e prepararsi agli anni della vecchiaia? Più della metà degli abitanti di Brescia (64%) punterebbe sulla previdenza complementare: di questi, il 59% con un fondo pensione, il 31% con un piano individuale di risparmio e il restante 9% stipulerebbe una polizza assicurativa. Ciò che conta, dicono gli abitanti di Brescia, è pensarci per tempo, fin da giovani (26%) o da quando si inizia la propria carriera lavorativa (50%).

Se un bresciano su tre (34%) investirebbe nel mattone, per il 26% la soluzione è tenere i soldi sul proprio conto corrente, mentre per un ulteriore 10% la soluzione è investire i propri risparmi sul mercato finanziario.

Ma a chi si rivolgono gli abitanti di Brescia per farsi consigliare? %). Il 46% si affiderebbe a un consulente, mentre il 30% si muoverebbe in maniera autonoma, cercando informazioni sul web (12%) o decidendo da sé (18%). Un ulteriore 24% si rivolgerebbe all’agente assicurativo, il 22% alla propria banca, mentre per il 18% le figure di riferimento sono familiari, colleghi o amici.

Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora  per Reale Mutua. su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, sesso ed area geografica.

 

 

Finanza: beccati 37 evasori totali milionari in 5 mesi

in Economia/Evidenza/Guardia di Finanza/Tendenze by

Un evasore totale ogni tre giorni circa. E’ questo il triste bilancio del 2017 per la Guardia di Fiananza, che ha reso noto il dato in occasione del 243esimo anniversario della fondazione. Nei primi cinque mesi di quest’anno, infatti, le Fiamme Gialle hanno scoperto ben 37 evasori totali, per un totale di 96 milioni non dichiarati. Ma coloro che si rendono fantasmi al fisco per non pagare le tasse sono solo la punta dell’iceberg. Nel totale, infatti, le indagini antievesione si sono concluse con ben 195 persone denunciate e sei persone finite in carcere. 16 i milioni finiti sotto sequestro, ma è stata avanzata proposta di sequestro per altri 208 milioni.

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