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Banche - page 15

Valsabbina ferma a 7 euro. Ecco il bilancio di un anno tra luci e ombre

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Nessun botto in chiusura d’anno per le azioni della Banca Valsabbina che per la sesta settimana consecutiva restano fisse a 7,00 euro con 118 scambi per complessive 32 mila azioni.

Le speranze, insomma, sono tutte proiettate sul 2017. E il passaggio è l’occasione per fare il riassunto di quanto è successo nel corso di un anno che si era aperto con una quotazione a 18 euro pur in presenza di un mercato sostanzialmente illiquido.

La prima doccia fredda è arrivata in concomitanza con l’assemblea di approvazione del bilancio 2015 con la riduzione del valore di riferimento a 14 euro per azioni e l’annuncio della quotazione sul mercato Hi-Mtf. Poi da luglio, con l’ingresso nel nuovo mercato dove sono quotate solo altre sei banche di cui quattro inattive, l’ulteriore discesa che ha portato ad ottobre il valore minimo a 4,60. Solo nel mese di novembre il titolo ha conosciuto una timida risalita per poi assestarsi, come detto, sugli attuali 7 euro pari al 50% del valore determinato ad aprile.

Dall’analisi dei dati forniti dalla banca emerge che nel periodo luglio/dicembre 2016 sono state scambiate circa 974 mila azioni ad un prezzo medio di 5,68 euro. La banca è intervenuta su questi scambi con 426 mila azioni scambiate (291 mila in acquisto e 135 mila in vendita) con un’incidenza pari a circa il 40% delle azioni scambiate.

Nel frattempo la Banca presenta a fine anno due novità rilevanti. Innanzitutto la cessione ad una propria società veicolo di quasi 5 mila mutui per complessivi 648 milioni di euro “per finanziare imprese e famiglie”. In seconda battuta prosegue la strategia (che pare in controtendenza rispetto al sistema bancario) di acquisto di sportelli: gli ultimi sono stati quelli (7) acquisiti da Hypo Alpe Adria Bank, disposta ad effettuare un contributo monetario pur di trasferire questi sportelli.

Valsabbina, Flocchini (Comunità montana): azionisti preoccupati, vigileremo

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“La Comunità sta seguendo con grande attenzione le vicende collegate a una banca importante per il nostro territorio”. A dirlo –-intervistato da BsNews.it e Brescia2.it – è il presidente dell’ente comprensoriale che raccoglie i Comuni della Valsabbia, il leghista Giovanni Maria Flocchini, che commenta così il fermento nato attorno a Banca Valsabbina, i cui vertici sono oggetto di pesanti critiche da parte di un comitato di piccoli azionisti nato poche settimane fa.

“Registriamo una grande preoccupazione su questa vicenda”, ha dichiarato Flocchini, “l’auspicio è che gli azionisti possano ricevere le risposte che si aspettano, recuperando gli investimenti fatti. Altrimenti si tratterebbe di un danno importante”

Flocchini, quindi, sottolinea di non aver ricevuto richieste di incontro dal comitato degli azionisti “ribelli”, ma spiega di essere pronto a riceverne i vertici qualora lo dovessero chiedere. Inoltre afferma di condividere la richiesta di convocare un’assemblea dei soci il prima possibile perché “per gli azionisti si tratterebbe di un momento importante di chiarimento e di discussione delle strategie future”.

La Comunità montana della Valsabbia – evidenzia Flocchini – non ha competenze in materia, ma “si tratta di una realtà importante per il territorio e noi, come istituzione, siamo osservatori interessati”. Ricordiamo che la Comunià, fino al 2014 era anche tra gli azionisti dell’istituto. Ma le 898 azioni in portafoglio dell’ente sono state vendute nel 2014 – in virtù della legge che obbliga a dismettere le partecipazioni non strategiche – a un prezzo più che doppio dell’attuale.

Valsabbina, titolo fermo a 7 euro per la quarta settimana di fila

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Per la quarta settimana consecutiva le azioni della Banca Valsabbina restano fisse a 7 euro con 72 scambi per complessive 35 mila azioni; il prezzo si assesta esattamente sulla metà dell’importo di 14,00 per azione che il Cda aveva indicato come valore di riferimento nell’assemblea di aprile. Anche se almeno il calo del valore delle azioni si è fermato.

Il dato rilevante è comunque il ridotto numero delle azioni scambiate; solo 13 mila gli acquisti esterni a fronte di acquisti effettuati direttamente dalla banca per 22 mila azioni.

Ci si avvia così – senza grandi certezze nel futuro – alla chiusura di questo anno particolarmente difficile per i 40 mila azionisti (ma il numero dovrebbe essersi ridotto di 2 mila unità) che avevano investito nel titolo i loro risparmi.

Valsabbina, il Comitato ribelle fa il pieno

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Tutto esaurito, posti in piedi compresi, per la prima riunione pubblica del Comitato Soci Valsabbina, il gruppo di piccoli azionisti “ribelli” che chiede maggiore democrazia e trasparenza nella gestione della banca. All’appuntamento, nell’Auditorium Comunale di Gavardo in Via Quarena 8, si sono presentati in un centinaio degli oltre 350 aderenti annunciati dal Comitato.

Ad aprire la riunione il commercialista Aurelio Bizioli, che ha fatto il punto sulla situazione, ricordando innanzitutto come i soci siano passati dai 10mila dell’anno 2000 ai 19mila del 2005 fino ad arrivare oggi a oltre 40mila. “Non parliamo certo di speculatori: gran parte di questi ha in portafoglio soltanto azioni della nostra banca”, ha sottolineato. Da qui le paure sull’andamento del titolo, che nel 2005 valeva 15 euro, nel 2010-2011 ben 23 (ma con problemi di liquidità) e nel 2015 ancora 18. “40mila soci li abbiamo trovati, ma difficilmente ne troveremo altrettanti per vendere le nostre azioni a un prezzo adeguato”, ha aggiunto, “Che soddisfazione è per un piccolo azionista valsabbino sapere che abbiamo acquistato lo sportello di una banca chiusa a Schio?”.

Bizioli, quindi, ha citato l’intricata vicenda delle partecipazioni incrociate con la Cassa di risparmio di Ferrara e la Popolare di Vicenza (la magistratura sta indagando) e invocato maggiore democrazia nella gestione dell’istituto.
“Per chiedere l’assemblea servono 4mila firme autenticate da un notaio o da un direttore di banca, inoltre chi vuole votare nomi diversi dalla proposta del Cda uscente deve prima cancellare gli altri nomi: un’assurdità bulgara”, ha sottolineato, ricordando che gli iscritti, non vanno di pari passo con la partecipazione, visto che i soci presenti alla chiusura dell’assemblea 2016 di Valsabbina erano 1241 (il 3,6%) e a quella del 2014 erano soltanto soltanto 664 (1,8 per cento).

Gino Toffolo, ex dipendente della banca, ha quindi ricordato che “la scelta di collocare le azioni della banca sul mercato Hi-Mtf non era obbligatoria e le realtà bancarie che hanno fatto come Valsabbina si contano sulle dita di una mano”. “A parte Banca Sella, che peraltro è tra i proprietari del mercato”, ha spiegato, “vorrei sottolineare l’esempio di Cassa di cento, che come noi è entrata a luglio, ma a differenza nostra ha lasciato dopo una seduta”.

Quindi, l’avvocato Giorgio Paris ha affrontato il versante legale, spiegando che il Comitato non intende promuovere azioni personali e collettive, ma “politiche” al fine di dare maggiore potere ai soci già nello statuto. Mentre un rappresentante di Federconsumatori ha evidenziato che “un buon numero di soci si sta rivolgendo a noi: ci sono diversi casi critici e stiamo valutando l’azione legale, anche se la materia è molto incerta”.

A seguire diversi interventi di piccoli azionisti, tutti a favore della nascita del comitato se pure – anche un po’ a sorpresa rispetto ai toni usati sul web da alcuni – molto educati e pacati nei toni.

Le conclusioni le ha tirate Bizioli. “Il Cda con le elezioni dei membri scaglionate (3 membri sono eletti col bilancio 2016, 2 col 2017 e 5 col 2018) è un sistema di blindatura dei vertici che va superato”, ha tuonato il commercialista di Vobarno, “inoltre dobbiamo porre nello statuto un limite al numero dei mandati, stabilire una rappresentanza per le minoranze e di genere e introdurre l’incompatibilità per gli ex dipendenti, come avviene in altre banche”.

Da valutare l’idea della trasformazione in Spa. Per ora la richiesta ufficiale ai vertici della Banca è dunque quella di “chiedere al cda di convocare i soci senza aspettare l’approvazione del bilancio, perché il presidente – cooptato dal consiglio – deve avere l’umiltà di presentarsi ai soci e discutere con loro la linea”. Ma nel frattempo “cominciamo a presentare una lista”.

Banca Valsabbina, giovedì a Gavardo si riunisce il Comitato ribelle

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Il Comitato Soci di Banca Valsabbina ha programmato per giovedì 1 dicembre 2016 – alle 20.30, nell’Auditorium Comunale di Gavardo di via Quarena 8 (vicinanze del municipio) – una riunione aperta alla libera partecipazione degli azionisti interessati “ad un confronto costruttivo e propositivo sul futuro della Banca e sul valore delle azioni acquistate dai risparmiatori”.

Teleriscaldamento, dalla Banca europea per gli investimenti 50 milioni ad A2A

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La Banca europea per gli investimenti (BEI) e A2A hanno sottoscritto un contratto di finanziamento per 50 milioni di Euro, con una durata di 15 anni, per la realizzazione di investimenti relativi ai servizi di teleriscaldamento.

Lo scopo del programma di investimenti è l’ampliamento, lo sviluppo e l’ottimizzazione della rete di teleriscaldamento nelle aree metropolitane di Milano, Bergamo e Brescia, nonché la realizzazione di investimenti di efficienza energetica.

L’accordo sottoscritto costituisce un ulteriore consolidamento delle relazioni tra il Gruppo A2A e la BEI e consente alla Società di allungare la durata media del proprio indebitamento a condizioni molto competitive.

La Banca europea per gli investimenti (BEI) è l’istituzione finanziaria di lungo termine dell’Unione europea i cui azionisti sono gli stessi Stati membri. Il suo compito è erogare finanziamenti sul lungo termine per progetti validi al fine di contribuire agli obiettivi politici dell’UE.

Valsabbina, altra settimana in positivo per il titolo

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Un’altra settimana in positivo per le azioni della Banca Valsabbina, che chiudono a 7 euro, con 90 contratti per complessive 50 mila azioni. Per la prima volta dopo ripetuti interventi in acquisto e in vendita, la banca non è intervenuta sulla quotazione del titolo. Una linea che era stata criticata pochi giorni fa, con una nota, dal comitato dei piccoli azionisti ribelli guidati da Aurelio Bizioli.

La nuova quotazione rappresenta un dato significativo in termini di ripresa. Ma i valori restano lontani dai massimi storici (solo il 29 luglio si era sopra gli 11 euro, ma prima si era andati ben più su) e le proteste del Comitato – che il primo dicembre farà la prima assemblea pubblica – proseguono.

Banca Valsabbina, il Comitato dei piccoli azionisti: preoccupati per l’andamento del titolo

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Con una lunga nota il Comitato Soci di Banca Valsabbina, guidato dal commercialista Aurelio Bizioli, parla di “situazione anomala sulla gestione degli scambi azionari e invita i vertici dell’istituto di credito a ricorrere ove necessario, anche alle opportune segnalazioni alle Autorità di vigilanza e di tutela del risparmio”. Dubbi a cui la banca (interpellata) potrebbe rispondere nei prossimi giorni. Nel frattempo è stata fissata la prima riunione pubblica del Comitato degli azionisti “ribelli”, che si terrà giovedì 1 dicembre all’Auditorium Comunale di Gavardo di via Quarena 8

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO

Abbiamo accolto con soddisfazione la ripresa del valore di scambio delle azioni della Banca con un prezzo fissato, nell’ultima asta del 18/11/2016, in 6,60 euro contro i 4,60 euro di minimo toccato nel corso di ottobre. Si tratta però di una soddisfazione relativa dato che il prezzo di vendita, e di acquisto per i nuovi azionisti, era fino ad aprile determinato in 18 euro.

Verificando settimanalmente l’andamento delle quotazioni emergono alcune considerazioni e dubbi che, in assenza di indicazioni o spiegazioni da parte della Direzione della Banca, ci permettiamo di evidenziare. Dall’inizio della quotazione sul mercato Hi-Mtf, avvenuta il 18/07/2016, sono trascorse 18 settimane in cui solo 9 volte la contrattazione si è svolta determinando un prezzo e un quantitativo di scambio. Per 9 volte l’asta è saltata, in una prima fase per eccesso di ribasso, poi per un eccesso di rialzo (il mercato Hi-Mtf annulla la contrattazione qualora il prezzo teorico d’asta determini uno scostamento inferiore o superiore del 10% rispetto all’asta della settimana precedente).

Nella fase di discesa del prezzo, a fronte del ripetersi di offerte anomale, la stessa Direzione della Banca aveva stigmatizzato l’intento speculativo di queste offerte evidentemente finalizzate a far scendere rapidamente il valore del titolo, ed era più volte intervenuta sollecitando i soci a non vendere in presenza di prezzo del titolo “totalmente avulso dal valore e dalla reale consistenza patrimoniale della banca”. Analoga situazione, ma di segno opposto, si sta ripetendo in queste settimane, con l’asta del 4 novembre annullata a fronte di un valore teorico d’asta superiore al massimo consentito.

Situazione che si sarebbe potuta ripresentare nelle ultime due aste in quanto il prezzo teorico d’asta dei primi giorni risultava superiore al massimo consentito; solo successivi interventi nella formulazione delle offerte (con dinamiche non rilevabili da semplici osservatori esterni alle variazioni quotidiane del mercato Hi-Mtf) hanno ricondotto rispettivamente a 6,0 e 6,6 i valori d’asta permettendo la conclusione delle transazioni.

L’andamento del prezzo rischia di essere oggetto di oscillazioni controproducenti per la quasi totalità degli azionisti che hanno sottoscritto il titolo in una logica di risparmio e di conservazione del valore. In una prospettiva di tutela degli azionisti-risparmiatori il Comitato chiede quindi agli organi direttivi della Banca di rilevare puntualmente, dove possibile, le cause di queste offerte anomale ricorrendo, ove necessario, anche alle opportune segnalazioni alle Autorità di vigilanza e di tutela del risparmio.

E’ infatti evidente che se l’attuale situazione di quotazione ufficiale non risponde alla situazione patrimoniale della Banca (come emerge dai bilanci sottoposti all’approvazione dei soci e come affermato dai vertici aziendali) i soci-risparmiatori hanno il diritto di verificare che le azioni della banca siano finalizzate alla rivalutazione del titolo.

Se è vero che la diffusione del titolo azionario ha obbligato la società a quotarsi su un mercato regolamentato e trasparente è altresì evidente che la scelta del mercato HI-MTF SPA ha evidenziato notevoli criticità. Si tratta infatti di un mercato sul quale risultano quotati 6 titoli azionari di cui solo 2 (Banca Valsabbina e Banca Sella) oggetto di compravendita negli ultimi tre mesi; un mercato regolamentato certo che però non ha portato alcun ampliamento del mercato di riferimento del titolo aumentandone, come era auspicabile, la maggior liquidabilità.

Infatti nelle 19 settimane di gestione risultano scambiate solo 741 mila azioni (se non ricordiamo male c’è stato un momento, prima dell’assemblea di aprile di riduzione del valore del titolo e di quotazione sul mercato Hi-Mtf, in cui erano presenti ordini di vendita per circa 3 milioni di pezzi) a fronte però di acquisti per 200 mila (nella fase iniziale di discesa) e vendite per 135 mila pezzi (nelle tre settimane di risalita) direttamente effettuati, come precisato sul suo sito, dalla Banca stessa.

Riteniamo pienamente condivisibile l’intervento in acquisto in fase di contenimento dei prezzi che ha permesso di fermare la fase di discesa del prezzo, fermato a 4.60 euro proprio con acquisti di azioni proprie nella misura del 45% dei pezzi scambiati. Difficile comprendere, e quindi condividere, questa recente fase in cui la banca ha proceduto, a fronte di contratti conclusi per 315 mila pezzi, ad immettere sul mercato 135 mila azioni prelevate dal fondo azioni proprie.

Abitualmente l’utilizzo del fondo azioni proprie da parte delle società emittenti viene effettuato con l’obiettivo di calmierare le variazioni eccessive, sia in aumento che in diminuzione, del mercato. In questa specifica situazione, se l’obiettivo condiviso è superare il “panic selling” generato dalla liberalizzazione della quotazione immediatamente successiva ad un periodo di blocco sostanziale, riteniamo di poter esprimere il nostro dissenso rispetto alla gestione rilevata.

Non possiamo quindi che ribadire la necessità che gli organismi dirigenziali della Banca avviino un percorso di confronto con tutta la base societaria, per individuare consapevolmente quali siano le proposte e le soluzioni di interesse dell’intera compagine societaria. Ed è indubbio, considerate le dimensioni del gruppo soci, che tale confronto richiede la convocazione a breve dell’assemblea societaria che è, fino a prova contraria, l’unico momento di emersione della volontà della maggioranza dei soci.

Nel frattempo il Comitato Soci ha programmato per giovedì 1 dicembre 2016 – alle 20.30, nell’Auditorium Comunale di Gavardo in Via Quarena 8 (vicinanze del Municipio) – una riunione aperta alla libera partecipazione degli azionisti interessati ad un confronto costruttivo e propositivo sul futuro della Banca.

Valsabbina, il titolo cresce, ma resta l’incertezza

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Prosegue la risalita della quotazione delle azioni della Banca Valsabbina, un titolo azionario diffuso fra 40 mila risparmiatori con una forte prevalenza di risparmiatori bresciani. Le quotazioni di venerdì 18 novembre del mercato Hi-Mtf hanno fissato 136 scambi per 52 mila azioni ad un valore di 6.6 euro con una doppia chiave di lettura: un incremento di 2.00 euro rispetto al minimo storico sceso a 4.60 euro ai primi di ottobre; un decremento di 11.40 euro rispetto al valore di inizio anno, ma per gli azionisti sembra sia passato un secolo, quando il titolo quotava 18.00 euro.

Evidente dai dati ufficiali l’attivismo della banca, da cui però si attendono chiarimenti sulla linea. Dopo aver acquistato, nei primi mesi di quotazione sul nuovo mercato attivato a luglio, 200mila azioni (evidentemente con l’obiettivo di impedire o rallentare la discesa del prezzo), infatti, Banca Valsabbina nelle ultime quattro settimane è intervenuta con l’acquisto di 135 mila azioni, di fatto riducendo il prezzo di scambio del titolo che, nel listino di questa settimana aveva raggiunto, prima della quotazione finale, un prezzo teorico di 8.50 euro.

La sensazione, come rilevano gli analisti del settore, è che la quotazione sul mercato Hi-Mtf non abbia risolto i problemi di illiquidità del titolo che, a fronte di 35 milioni di pezzi in circolazione, vede ridotte quantità di scambio che determinano fluttuazioni considerevoli a fronte di ordini di acquisti/vendita di dimensioni limitate, ma con rilevanti variazioni di prezzo.

Acciaio, il 24 novembre “Focus Group” su Algeria e Nord Africa con AIB e Unicredit

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Le prospettive e le opportunità per le imprese siderurgiche offerte dai mercati nordafricani, e in particolare da quello algerino, saranno al centro del prossimo “Focus Group” promosso da Associazione Industriale Bresciana e Unicredit.

L’incontro, in programma giovedì 24 novembre alle 16.30 in AIB (via Cefalonia, 60 – Brescia), si aprirà con gli interventi di Giuseppe Pasini, vice presidente AIB per Ambiente, Sicurezza e Responsabilità sociale e presidente del Gruppo Feralpi, e Annalisa Areni, Area Manager Brescia di Unicredit. A seguire, con Silvia Giannangeli (Territorial & Sectorial Intelligence – Unicredit) e Nigel Zanenga (delegato Nord Africa – CIB – International Network Coordination & Support),  l’analisi dedicata al comparto siderurgico e alla situazione dei mercati nordafricani, che negli ultimi anni, con l’Algeria in testa, hanno mostrato un buon dinamismo.

L’acciaio è uno dei pilastri del made in Brescia, con oltre 150 imprese, quasi 7mila addetti e 4,6 miliardi di fatturato, pari al 13,3% del manifatturiero provinciale. In questo ambito, il nostro territorio vanta un’elevata specializzazione, pari a più del doppio della media nazionale, e un buon livello di internazionalizzazione, con una quota di produzione destinata all’export che raggiunge il 31%, pari al 9,4% del totale delle esportazioni bresciane. Il numero delle filiali all’estero è considerevole: 16 gli insediamenti produttivi, con quasi 2mila addetti; 16 quelli commerciali. Riguardo alla presenza a Brescia di multinazionali estere, si contano invece quattro imprese, con circa 500 addetti.
“Il mercato del Nord Africa ha assunto un ruolo sempre più rilevante negli ultimi anni.” dichiara Giuseppe Pasini  “Mentre prima della crisi ricopriva una quota intorno al 23% del totale delle esportazioni siderurgiche della provincia, dal 2012, dopo un ridimensionamento nel biennio 2010-2011, ha visto crescere costantemente la propria importanza, tanto da arrivare a rivestire una percentuale superiore al 30%. Riteniamo strategico quindi esplorare il potenziale di quest’area, che ancora consente un’espansione degli investimenti”.

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