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Associazioni di categoria - page 76

Domenica 7 agosto le aziende di Cna festeggiano il primo giorno senza tasse

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Le piccole e medie imprese artigiane di Brescia e provincia hanno cerchiato di rosso domenica 7 agosto sul calendario: è il giorno in cui si liberano dalle tasse, in cui smettono di produrre per pagare per il fisco e cominciano a farlo per loro stesse e per le famiglie cui danno sostentamento. Alle imprese bresciane va peggio che a quelle lombarde, dove in media il “Tax free day” è il 5 agosto, ma meglio di quelle italiane, che lavoreranno per il fisco fino al 10 agosto di media.

Nel 2015 il “Tax free day” era stato il 9 agosto; nel 2014 addirittura il 17 agosto. Lo dice il “Rapporto 2016 – Comune che vai fisco che trovi” dell’Osservatorio permanente Cna sulla tassazione, curato dal Centro Studi Cna e dal Dipartimento politiche fiscali.

Fisco record negli ultimi anni – Il rapporto ha evidenziato che il fisco comunale, regionale e nazionale pesa sulle pmi di Brescia per il 60,1%: nel 2016 si lavora 220 giorni per pagare tasse e imposte. Un “Total Tax Rate” che colloca Brescia al 65° posto nella classifica di 124 comuni, a partire dai capoluoghi di regione e di provincia. Il tasso è in crescita dell’2,7% rispetto al 2011, quando si assestava su 57,4 punti percentuale, e dello 0,1% rispetto al 2015. Il “grande balzo” lo si è fatto tra il 2011 ed il 2012, quando il “Total tax rate” è cresciuto di 6 punti (da 57,4 a 63,5%).

Nel 2015 il reddito di un’impresa bresciana si è così ripartito: il 41,6% è andato allo Stato (Irpef e contributi previdenziali IVS); il 12,3% al Comune (addizionale comunale Irpef, Imu, tassa rifiuti, Tasi); il 6,1% alla Regione (addizionale regionale Irpef e Irap). Solo con un’analisi di questo tipo è possibile attribuire le responsabilità in modo oggettivo ai vari livelli di governo, in negativo e in positivo.

Considerando la tassazione locale, sempre più importante con il federalismo fiscale, la pressione è molto diversa anche da territorio a territorio (clicca qui per scaricare la versione integrale del Rapporto 2016).

La ricetta di Cna – «Nella spesa pubblica si possono realizzare economie a costo zero; la stessa cosa può fare un’impresa. Ci sono agevolazioni, sconti fiscali, crediti d’imposta, introdotti anche dall’ultima Finanziaria, di cui si può usufruire per efficientare la gestione dell’azienda» ha spiegato Laura Buscarini, direttore di Cna Brescia. Ma non basta fare le azioni giuste, bisogna anche scegliere il momento adatto, senza ritrovarsi a dover chiudere la contabilità nelle ultime settimane di dicembre, accorgendosi magari di aver perso occasioni importanti. In un contesto dove la pressione fiscale mangia il 60% del reddito d’impresa come quello bresciano, massimizzare e rendere l’azienda il più performante possibile diventa vitale. Per questo Cna «informa e supporta le imprese perché arrivino ad avere una gestione il più possibile efficiente, diversificando fonti e impieghi per ridurre i rischi nello sviluppo aziendale». Per esempio c’è tempo fino al 30 settembre, ricorda la Cna, per l’assegnazione dei beni ai soci e fino al 31 dicembre, invece, per chi vuole investire con il super ammortamento del 140%.

«Non diciamo che non vogliamo pagare le tasse – ha dichiarato Eleonora Rigotti, presidente di Cna Brescia -, ma che il sistema sia più equo, soprattutto verso le pmi che da sempre garantiscono la tenuta economica oltre che sociale del Paese». La situazione è pesante. «Quelle che vengono sottratte sono risorse tolte alla produttività, al consolidamento dello sviluppo aziendale, che andrebbero a creare ulteriore ricchezza per il sistema economico e sociale bresciano e italiano».

La pressione sul governo – Perché palazzo Chigi adotti misure che rendano il fisco più a misura di piccole e medie imprese, la Cna ha elaborato un elenco di dieci proposte che sono state presentate alla Camera lo scorso giugno con un’interrogazione parlamentare, il cui iter è ancora in corso.

1. Rendere l’Imu sugli immobili strumentali completamente deducibile dal reddito d’impresa;

2. Utilizzare le risorse provenienti da spending review e lotta all’evasione per ridurre la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo;

3. Introdurre una misura premiale che riduca l’imposizione sul reddito incrementale rispetto al reddito «ideale» stimato dagli studi di settore;

4. Definire il concetto di autonoma organizzazione ai fini del non assoggettamento all’Irap;

5. Introdurre l’Iri (imposta sul reddito delle imprese) per consentire alle imprese personali di allineare l’imposizione sui redditi re-investiti in azienda a quella applicata alle società di capitali;

6. Redistribuire il gettito derivante dalla tassazione sugli immobili adeguando i valori catastali ai valori commerciali;

7. Trasformare le detrazioni relative a spese per lavori edili in crediti d’imposta cedibili agli intermediari finanziari;

8. Introdurre il principio di cassa nella determinazione del reddito delle imprese personali in regime di contabilità semplificata;

9. Eliminare lo split payment e ridurre la ritenuta sui bonifici, relativi a spese per le quali sono riconosciute le detrazioni fiscali, dall’8 perlomeno al 4 per cento, come in precedenza; evitare di spostare sulle imprese gli oneri dei controlli attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica B2B;

10. Agevolare il passaggio generazionale delle imprese individuali tramite la completa neutralità fiscale delle cessioni d’azienda, al pari di quanto previsto in caso di conferimenti.

Imprese agricole, dalla Camera di commercio 50mila euro di contributi

in Agricoltura e allevamento/Associazioni di categoria/Camera di commercio/Economia/Istituzioni by

La Camera di Commercio di Brescia ha stanziato un fondo di € 50.000 destinato alle imprese agricole operanti nel settore dell’allevamento di bovini, bufale, ovini e caprini da latte, per l’acquisto di nuove vasche da latte. Il bando di concorso avrà durata dal 18 luglio al 31 dicembre 2016. Il contributo coprirà il 50% della spesa al netto di IVA, fino ad un massimo di € 5.000 per ogni impresa, con una spesa minima di € 2.000. L’assegnazione dei contributi avverrà secondo il criterio della priorità cronologica di presentazione delle domande on line. Per visionare il regolamento ed i moduli collegarsi al sito www.bs.camcom.it alla pagina Contributi alle imprese/Bandi di contributo camerali/Settore Agricoltura. Per informazioni contattare l’Ufficio Promozione del Territorio: tel. 030/3725.271-356.

Enrico Frigerio e Paolo Streparava designati componenti dei Gruppi Tecnici “Energia” e “Ricerca e Sviluppo” di Confindustria

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Energia/Eventi/Nomine by

Ancora due nomine bresciane per Confindustria. Oggi il Consiglio di Presidenza ha designato Enrico Frigerio componente del Gruppo Tecnico per l’Energia e Paolo Streparava componente del Gruppo Tecnico per Ricerca e Sviluppo.

Due nomine importanti per AIB che ha fatto di questi due temi due capisaldi delle sue battaglie a favore degli associati, conseguendo negli anni risultati ragguardevoli.

Dichiara Enrico Frigerio, delegato per l’Energia, gas e convenzioni di AIB: “Sono onorato di questa nomina e garantisco al Coordinatore Giuseppe Pasini tutto il mio supporto per svolgere al meglio il compito a cui siamo stati chiamati. Lavoreremo per chiarire le problematiche relative al mondo dell’energia più stringenti per le imprese ed in particolare mi concentrerò sul problema del dispacciamento”.

Paolo Streparava vice presidente per lo Sviluppo di impresa, innovazione ed economia di AIB, dichiara: “Ricerca e Sviluppo, sia dei prodotti che dei processi, anche attraverso le tecnologie digitali, sono temi fondamentali per il futuro delle nostre imprese; temi imprescindibili per dare continuità e competitività alle imprese italiane sul mercato globale. Cercherò di portare al mio tavolo l’esperienza maturata in questi anni in AIB: innovare per migliorare e crescere armonicamente al fine di creare sinergie e attivare competenze trasversali utili alle imprese italiane”.

Il presidente di AIB, Marco Bonometti, ha espresso grande soddisfazione per queste due designazioni: “Confindustria ha preso una decisione lungimirante scegliendo due imprenditori che hanno grande competenza, energia e proattività. Sono certo che sapranno contribuire apportando quel grande valore aggiunto che solo l’esperienza e il lavoro sul campo sanno dare. Ancora una volta, AIB si dimostra fucina di grandi talenti imprenditoriali che molto possono dare al nostro Paese”.

Ricordiamo che i sedici Gruppi tecnici (Made In, Scienze della vita, Fisco, Ricerca e Sviluppo, Internazionalizzazione associativa, Ambiente e sostenibilità, Cultura e Sviluppo, Welfare, Reti di Imprese, Servizi associativi, Logistica, Energia, Responsabilità Sociale d’Impresa, Formazione professionale/Alternanza scuola–lavoro, Paesi dell’Est, Credito e Finanza) svolgeranno attività a supporto del Consiglio di Presidenza sulle tematiche prioritarie per Confindustria.

Fondazione Aib, Daniele Fano amministratore delegato. Donatella Preti è la nuova dirigente del Liceo Guido Carli

in Aib/Associazioni di categoria/Economia by

Con la nomina di Daniele Fano amministratore delegato di Fondazione AIB e di Donatella Preti dirigente del Liceo Internazionale per l’Impresa “Guido Carli”, giunge a compimento il processo di profonda riorganizzazione delle strutture e delle attività legate all’Education di Associazione Industriale Bresciana, voluto dalla Presidenza di Marco Bonometti.

“Dotiamo la Fondazione di un vertice stabile e qualificato che lavorerà con determinazione per raggiungere i nostri obiettivi sul versante della formazione, a cominciare dallo sviluppo del Liceo per il quale abbiamo selezionato con grande cura i docenti e investito ingenti risorse per l’acquisto della nuova sede, allestita con strutture di assoluta avanguardia. Una scuola che sarà un vero e proprio campus, che i ragazzi potranno frequentare per tutto il giorno con un’offerta didattica complementare pomeridiana. Puntiamo sulla qualità e sul merito, come dimostrano gli ottimi risultati ottenuti da primi due allievi del Carli, capaci di conseguire la maturità con un anno di anticipo”, commenta Paola Artioli, vice presidente di AIB per l’Education e presidente di Fondazione AIB, cui fanno capo, oltre al Liceo Carli, anche Isfor 2000 e il Centro di Formazione.

Daniele Fano, economista con studi a Siena e Harvard, dove è stato anche Teaching Assistant di Macroeconomia, è esperto di formazione e politiche attive del lavoro e autore di diverse pubblicazioni. Tra i numerosi incarichi ricoperti prima di approdare al vertice di Fondazione AIB, Daniele Fano è stato Capo Segreteria Tecnica del Ministro del Lavoro Enrico Giovannini, coordinando vari progetti, tra i quali “Garanzia Giovani”, “Busta Arancione” dell’Inps e la Commissione Congiunta tra i ministri Carrozza e Giovannini sui risultati dell’indagine PIAAC sulle competenze della popolazione in età lavorativa.

Donatella Preti succede a Stefano Corini alla guida del Liceo Carli. Bresciana di Manerbio, una laurea in Economia e Commercio, è stata per sei anni dirigente del liceo Leonardo di Brescia, contribuendo a portare l’istituto a livelli di eccellenza nelle graduatorie scolastiche nazionali. In precedenza è stata dirigente dell’IIS Pascal di Manerbio e vice preside dell’IIS Lunardi.

Aib, i giovani talenti di “Best” pronti a entrare in azienda

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Formazione by

Sei aziende bresciane partner del progetto “Best Brescia”, promosso dal Gruppo Giovani Imprenditori di AIB, sono pronte ad accogliere sette ragazzi di talento, offrendo loro una prima esperienza di lavoro con un contratto a tempo determinato di sei mesi.
Si è da poco concluso infatti il processo di selezione, curato da Trenkwalder, che ha individuato i profili più idonei tra i giovani freschi di diploma degli istituti superiori del territorio. Ragazzi che hanno deciso di mettersi in gioco nella seconda edizione di Best (Business Excellent Student Talent), voluta dagli imprenditori under 40 di AIB guidati da Alberto Faganelli, per avvicinare scuola e imprese.

Giorgio Spalenza, appena diplomatosi all’istituto Cossali di Orzinuovi, lavorerà alla AS Borsoni Worldwide, mentre Claudio Bianchetti del Golgi di Brescia farà la sua prima esperienza al Colorificio Bresciano. Due ragazzi, Serena Verzeletti dell’Einaudi di Chiari e Federico Zanoni dell’Antonietti di Iseo, saranno accolti dalla Italian Gasket, Davide Gasparetti dell’Antonietti dalla Umr e Idi Songne del Moretto di Brescia dalla Ntm. Infine,  Massimiliano Farnedi, pure lui proveniente dall’Antonietti, andrà alla Cibek.

“Partecipare a questa prova mi ha reso più sicuro e fiducioso. Sono state riconosciute le mie capacità e sono certo che l’esperienza lavorativa contribuirà alla mia formazione”, commenta Giorgio Spalenza, mentre Serena Verzeletti sottolinea come l’opportunità offerta da Best sia “da cogliere al volo. A noi giovani non capita tutti i giorni di ricevere un contratto con un’azienda che si impegni a migliorare le nostre potenzialità”.

“Un progetto cresciuto rispetto alla prima edizione, con il quale rinsaldiamo il legame tra scuola e impresa e che rappresenta davvero una concreta opportunità di inserimento nel mondo del lavoro. Lo scorso anno, al termine dei sei mesi, tre dei cinque ragazzi selezionati hanno infatti ottenuto un contratto a tempo indeterminato”, spiega Anna Tripoli vice presidente dei Giovani AIB con delega alla Commissione Scuola.

“Quest’anno abbiamo cercato i talenti migliori in quattro diverse aree di specializzazione: informatica, chimica, commerciale e meccanica. Tanti ragazzi si sono messi alla prova in un percorso di selezione molto impegnativo, che prevedeva la stesura di un curriculum, test di gruppo, colloqui “speed date” e prove pratiche in azienda. Un’esperienza, quindi, molto utile anche per chi alla fine non è stato selezionato”, conclude Alice Palumbo, project leader di Best.

Secondo trimestre in positivo per l’artigianato lombardo. Massetti: luci e ombre

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Manifatturiero by

Un secondo trimestre 2016 in positivo per l’artigianato manifatturiero lombardo: “Fatto non solo di molti segni più, ma anche di una crescita diffusa a tutti i dati congiunturali, e che vede l’artigianato cavarsela meglio dell’industria”, commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti. Che sottolinea: “Cresciamo su tutti i mercati, interni e esteri, ma in particolare cresce sopra la media il settore metalmeccanico, che siamo soliti considerare la nostra “sentinella”, settore storicamente baricentrico per il comparto artigiano: un ulteriore elemento che ci fa ben sperare per i mesi a venire”.

I dati della congiuntura di Unioncamere Lombardia registrano infatti per le aziende artigiane manifatturiere una nuova svolta congiunturale positiva nella produzione (+0,8%) e un’accelerazione rispetto allo scorso anno con una variazione tendenziale dell’1,8%. L’indice della produzione sale a quota 71,2 (dato destagionalizzato, base anno 2005=100) recuperando 2,5 punti rispetto al minimo del 2013, ma rimanendo purtroppo ancora ben lontano da quota 100 e 5,5 punti sotto il massimo registrato nel 2011.

Da un punto di vista settoriale, il segno positivo che caratterizza circa metà dei comparti. I sei settori in espansione sono guidati dalla meccanica (+3,4%), seguita da gomma-plastica (+2,1%), legno-mobilio (+2,0%), alimentari (+1,9%) e manifatturiere varie (+1,6%). In leggera crescita l’abbigliamento (+0,8%). In contrazione i minerali non metalliferi (legati al mondo dell’Edilizia) (-4,4%), il resto del comparto moda (tessile -2,6% e pelli-calzature -2,2%), carta-stampa (-0,6%) e siderurgia (-0,4%). A livello dimensionale le micro imprese artigiane restano stazionarie, le imprese da 6 a 9 addetti sono in crescita dell’1,8% e quelle con oltre 10 addetti del +3,6%. “Ancora una volta le imprese artigiane che vanno meglio sono le più strutturate – commenta Massetti – a dimostrazione che la competitività, su mercati complessi come gli attuali, vada giocata su qualità e capacità di innovare, elementi che caratterizzano più facilmente le imprese più strutturate o capaci di lavorare in rete”.

Le imprese che dichiarano variazioni negative nei livelli della produzione scende di un punto (dal 33% al 32%) e, di conseguenza, aumenta la quota delle imprese che dichiarano variazioni positive (dal 43% al 44%). Il fatturato a prezzi correnti è in accelerazione sia dal punto di vista tendenziale (+2,3%) che congiunturale (+0,9%). Sul mercato interno, si registra un +0,8% rispetto al trimestre precedente e un +0,5% tendenziale. Sul versante estero, dal quale il comparto artigiano ricava una quota del fatturato del 7,3% sul totale, i risultati sono ancora più positivi crescendo dell’1,9% rispetto al trimestre precedente e del 5,3% su base annua. Per quanto riguarda l’occupazione, tasso d’ingresso e d’uscita si riducono di pari entità, mantenendo il saldo costante al +0,3% registrato anche lo scorso trimestre. Le aspettative delle imprese artigiane risultano invece in controtendenza in un quadro in miglioramento: produzione e occupazione rimangono in area negativa e peggiorano tornando ad allontanarsi dal punto di svolta. Anche sul versante della domanda le aspettative degli artigiani flettono per entrambi i mercati con la domanda estera che, dopo tre trimestri in area positiva, torna in negativo. “Viviamo un periodo di forte incertezza, con una turbolenza dei mercati ulteriormente alimentata da fenomeni come la Brexit: credo si possa spiegare così la diffusione, tra le nostre imprese, di un sentiment particolarmente negativo, a volte nonostante i risultati d’impresa positivi. – conclude il presidente Massetti – Eppure, oggi più che mai, non dobbiamo perdere una certa dose di fiducia e la voglia di reagire che sono due elementi indispensabili per continuare a scommettere sulle nostre imprese e a competere con successo”.

L’industria rallenta la crescita, nell’artigianato manifatturiero segnali di ripresa

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Manifatturiero/Tendenze by

Nel secondo trimestre del 2016 – secondo una nota del Centro Studi AIB – l’attività produttiva delle imprese manifatturiere bresciane registra un nuovo incremento, che segue quello rilevato nei primi tre mesi dell’anno. L’intensità della dinamica congiunturale è tuttavia piuttosto fiacca, se confrontata con quella che ha caratterizzato gli ultimi mesi dell’anno scorso e il primo quarto del 2016. L’evoluzione della produzione continua a caratterizzarsi per una significativa eterogeneità, fra e nei settori, in un contesto in cui la debolezza degli scambi globali e la diffusa incertezza politica su scala internazionale contribuiscono a frenare ogni tentativo di accelerazione dell’attività economica.

Nel dettaglio, la produzione industriale in provincia di Brescia ha sperimentato un incremento congiunturale dell’1,3%; il tasso tendenziale (ossia la variazione dell’indice nei confronti dello stesso periodo dell’anno scorso) è positivo per la undicesima rilevazione consecutiva (+3,3%). Il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2016, è pari a +3,8%. A seguito delle suddette variazioni, il recupero dai minimi (3° trimestre 2013) è pari al 9,5%, mentre la distanza dal picco di attività pre-crisi (primo trimestre 2008) si attesterebbe intorno al 25%.

L’attività dell’artigianato manifatturiero bresciano – secondo quanto rileva l’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio di Brescia – chiude il secondo trimestre con segnali nel complesso positivi. La produzione segna un aumento su base annua dell’1,4% e una dinamica congiunturale, al netto degli effetti stagionali, positiva e pari all’1,3%. La ripresa dell’attività produttiva è accompagnata da miglioramenti sia del fatturato sia degli ordinativi e si inserisce in un quadro regionale anch’esso in crescita.

La dinamica produttiva, tuttavia, dalla fine del 2012 (periodo in cui ha raggiunto i livelli più bassi) ha intrapreso un sentiero di crescita lento e altalenante, fatto di battute d’arresto e recuperi, che non hanno consolidato la ripresa ma che, al contrario, la tengono ancora lontana dai livelli pre-crisi. Tutto ciò è evidente dall’andamento dell’indice della produzione industriale, che attualmente è a quota 71,4, distante oltre 30 punti dai livelli massimi raggiunti nel 2007.

I principali indicatori dell’industria:

Con riferimento ai settori, l’attività produttiva è aumentata significativamente nei comparti: metallurgico e siderurgico (+3,0%), meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche (+2,6%); è cresciuta con minore intensità nell’abbigliamento (+1,3%), nell’agroalimentare e caseario (+0,7%), nel chimico, gomma, plastica (+1,6%), nel materiali da costruzione ed estrattive (+1,7%), nella meccanica tradizionale e costruzione di mezzi di trasporto (+1,1%), nel tessile (+0,9%). E’ invece diminuita nei comparti: calzaturiero (-0,5%), carta e stampa (-1,0%), legno e mobili in legno (-2,4%), maglie e calze (-0,6%).

Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 32% delle imprese, diminuite per il 22% e rimaste invariate per il 46%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono incrementate per il 36% degli operatori, scese per il 13% e rimaste stabili per il 51%; quelle verso i Paesi extra UE sono cresciute per il 32%, calate per il 5% e rimaste invariate per il 63% del campione.

I costi di acquisto delle materie prime sono diminuiti per il 6% delle imprese, con un decremento medio dell’1,1%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al ribasso dal 15% degli operatori, per una variazione media di meno 0,3%.

Le aspettative a breve termine appaiono coerenti con la prosecuzione di una fase di incertezza per il manifatturiero provinciale. Le incognite legate alle tensioni politiche e terroristiche, nonché quelle derivanti dalle conseguenze di Brexit, rendono ancora più fragile la crescita globale. La produzione è prevista in aumento da 17 imprese su 100, stabile dal 62% e in flessione dal rimanente 21%.

Gli ordini provenienti dal mercato interno sono attesi in aumento dal 20% degli operatori, stabili dal 61% e in calo dal 19%; quelli dai Paesi UE sono in crescita per il 18% degli operatori del campione, invariati per il 62% e in flessione per il 20%; quelli provenienti dai mercati extracomunitari sono in incremento per il 16% delle imprese, stabili per il 70% e in diminuzione per il 14%.

I principali indicatori dell’artigianato:

▪ La crescita produttiva non ha interessato tutti i settori. Infatti, alla dinamica positiva della meccanica (+4,0% su base annua), del tessile (+2,7%) e dell’abbigliamento (+1,2%) si contrappone la performance negativa dei minerali non metalliferi (-8,1%), della siderurgia (-7,1%) e della gomma-plastica (-2,5%).

▪ Il fatturato del comparto artigiano segna una dinamica congiunturale positiva pari all’1,4% e ancora più intensa rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+3,1%), trainata dalla componente estera (+5,6%) e sostenuta dal fatturato interno (+2,9%).

▪ Gli ordini sono cresciuti nel secondo trimestre del 2016 dell’1,9% sul trimestre precedente e dell’1,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

▪ Anche l’occupazione chiude il trimestre con un leggero risultato positivo pari allo 0,6%. Aumenta, tuttavia, la quota di imprese che hanno fatto ricorso alla Cassa integrazione guadagni che si colloca al 7,8% contro il 6,5% del trimestre scorso.

▪ Tra gli imprenditori artigiani è diffuso un generale atteggiamento pessimistico per il prossimo trimestre per produzione, domanda interna e fatturato. Per la domanda estera domina un orientamento alla crescita, per l’occupazione la previsione è di stabilità.

L’Indagine AIB viene effettuata trimestralmente su un panel di 250 imprese associate appartenenti al settore manifatturiero. L’indagine sull’artigianato della Camera di Commercio, la cui fonte è l’indagine congiunturale Unioncamere Lombardia, ha coinvolto 193 imprese della provincia, pari a una copertura campionaria del 100%.

ALLEGATI

Grafici artigianato 2-2016

Grafici industria 2-2016

Allegato settori industria 2-2016

Camera di commercio, 50mila euro di aiuti agli allevatori bresciani

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La Camera di Commercio di Brescia ha stanziato un fondo di € 50.000 destinato alle imprese agricole operanti nel settore dell’allevamento di bovini, bufale, ovini e caprini da latte, per l’acquisto di nuove vasche da latte. Il bando di concorso avrà durata dal 18 luglio al 31 dicembre 2016. Il contributo coprirà il 50% della spesa al netto di IVA, fino ad un massimo di € 5.000 per ogni impresa, con una spesa minima di € 2.000. L’assegnazione dei contributi avverrà secondo il criterio della priorità cronologica di presentazione delle domande on line. Per visionare il regolamento ed i moduli collegarsi al sito www.bs.camcom.it alla pagina Contributi alle imprese/Bandi di contributo camerali/Settore Agricoltura. Per informazioni contattare l’Ufficio Promozione del Territorio: tel. 030/3725.271-356.

Ricerca Aib: il Mercato del lavoro in Provincia di Brescia

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Lavoro by

Rapporto 2015 A cura di Davide Fedreghini e Caterina Perugini

Centro Studi AIB Luglio 2016

 

Nel presente documento vengono illustrati i risultati più significativi dell’indagine sul Mercato del Lavoro in provincia di Brescia (anno 2015), realizzata dal Centro Studi dell’Associazione Industriale Bresciana nel periodo tra marzo e maggio 2016.
L’indagine, come è noto, si inserisce in una più ampia iniziativa del CSC (Centro Studi Confindustria), istituita nel 2005, e relativa all’Indagine del Sistema Confindustria sul mercato del lavoro, che si è rivelata nel corso degli anni un valido supporto per orientare le politiche associative e meglio mirarle alle esigenze delle imprese. La rete dei Centri Studi di Confindustria Lombardia, da qualche anno, coordina l’indagine a livello regionale e contribuisce per circa un terzo al campione nazionale. All’indagine relativa al 2015 hanno risposto 235 imprese iscritte all’Associazione Industriale Bresciana, all’interno delle quali sono occupati poco più di 27 mila addetti. Si tratta di numeri rilevanti, che certificano il valore e la portata dei risultati di seguito discussi. Rispetto all’edizione dello scorso anno è significativamente aumentato il numero delle aziende che hanno aderito all’iniziativa: pertanto i dati presentati in questa sede non sono perfettamente confrontabili con quelli dell’indagine precedente, sebbene vi sia una forte convergenza sulle tendenze di fondo dei fenomeni analizzati. Come auspicato negli anni passati, il documento ha assunto una periodicità annuale e costituisce, al pari di altri report realizzati dal Centro Studi AIB, un momento di stimolo per tutti gli attori (imprese, associazioni di categoria, organizzazioni politiche e sindacali, media, ecc.) interessati a conoscere e a interpretare le dinamiche che caratterizzano il mercato del lavoro in provincia di Brescia.

Prima di presentare i risultati dell’indagine, appare opportuno fornire, attraverso il ricorso a fonti esterne, un sintetico quadro dei principali elementi che hanno contraddistinto nel 2015 il mondo del lavoro in ambito territoriale. Più in dettaglio, il riferimento va:

• agli indicatori di performance desunti dalle statistiche ufficiali elaborate dall’ISTAT e dall’EUROST A T ;

  • alle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) diffuse dall’INPS;
  • ai flussi in entrata e in uscita, tratti dal sistema delle Comunicazioni Obbligatorie.La lettura integrata di questi tre set di informazioni ci fornisce un quadro provinciale che nel 2015 ha espresso un sostanziale miglioramento rispetto agli anni passati. Vanno tuttavia precisati due aspetti:

    • il suddetto rasserenamento non è stato pervasivo (alcune variabili, come il tasso di occupazione e quello di disoccupazione giovanile, sono ulteriormente peggiorate);

• la distanza dai livelli pre-crisi è, nella maggior parte dei fenomeni indagati, ancora fortemente elevata.

Sul versante dell’offerta di lavoro, nel 2015 il tasso di occupazione in provincia di Brescia si è attestato al 62,2%, in riduzione dello 0,5% sul 2014. L’incidenza dell’occupazione sul totale della

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popolazione in età lavorativa si conferma inferiore alla media regionale (65,1% nel 2015), ma sensibilmente superiore a quella nazionale (56,3%). Tuttavia, il confronto con alcune delle aree più sviluppate a livello europeo, i cosiddetti “Motori d’Europa” (Baden-Württemberg, Bayern, Cataluña, Rhône-Alpes) indica un notevole ritardo, intensificatosi negli ultimi anni, della provincia di Brescia. Mentre le regioni tedesche e quella francese hanno infatti saputo interamente recuperare quanto perso nella fase più acuta della crisi, la provincia di Brescia e la Cataluña, nel 2015 presentano ancora un forte divario rispetto ai livelli occupazionali del 2007.

Nel 2015, per la prima volta in sette anni, il tasso di disoccupazione in provincia di Brescia ha segnato una contrazione, attestandosi all’8,7% (dal 9,1% del 2014); esso risulta tuttavia quasi tre volte superiore rispetto ai livelli pre-crisi, quando la disoccupazione poteva essere definita come “frizionale” (3,2% nel 2007). Dal 2013 si è inoltre venuto a creare un differenziale negativo con la Lombardia, acuitosi nell’ultimo biennio, mentre il nostro territorio continua a godere di una situazione relativamente più favorevole rispetto alla media nazionale. Il paragone con le aree tedesche più industrializzate risulta tuttavia particolarmente svantaggioso: Baden-Württemberg e Bayern hanno infatti sperimentato un’evoluzione del tutto opposta a quella bresciana, al punto che, per entrambi i Länder, il 2015 ha rappresentato il minimo livello di disoccupazione. La Cataluña ha iniziato nel 2014 un movimento di riduzione, sebbene il tasso nel 2015 risulti circa tre volte superiore a quanto registrato nel 2007.

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A una riduzione del tasso di disoccupazione complessivo nel 2015 in provincia di Brescia non è corrisposta un’analoga dinamica di quello relativo alla componente giovanile (15-24 anni), che ha invece raggiunto un valore record, pari a 35,9% (quattro volte più elevato rispetto al 2007, 8,9%).

Si tratta di un dato particolarmente allarmante (soprattutto se letto insieme al contestuale incremento del tasso di inattività), che pone serie incognite circa la capacità da parte del sistema bresciano di fornire adeguato spazio a una componente vitale del capitale umano a disposizione delle imprese, con le evidenti ripercussioni sulla competitività e sulla capacità prospettica delle stesse di affrontare

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importanti sfide, come la competizione globale e la quarta rivoluzione industriale. In tale contesto, il dato provinciale risulta estremamente lontano dalle eccellenze sperimentate in Baden-Württemberg e Bayern, dove un modello particolarmente efficiente di “alternanza scuola-lavoro” contribuisce a facilitare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

Relativamente più confortante è la dinamica provinciale della Cassa Integrazione Guadagni (CIG): nel 2015 le ore autorizzate sono state 34,9 milioni rispetto ai 45,2 del 2014 (-22,8%). La componente ordinaria (9,8 milioni di ore) è diminuita del 18,6% sul 2014; problematiche amministrative sorte negli ultimi mesi del 2015 (e poi protrattesi nei primi del 2016), legate al recepimento del d.lgs. n. 148/2015, hanno tuttavia determinato un rallentamento nell’autorizzazione delle ore di CIGO. Pertanto il suddetto calo appare come la sintesi di due effetti (uno riferito al miglioramento del contesto ciclico, l’altro al blocco delle procedure di autorizzazione) difficilmente scindibili.

La componente straordinaria (pari a 23,0 milioni di ore) è diminuita del 7,2% rispetto al 2014, mentre quella in deroga, finanziata a carico del bilancio pubblico, ed estesa a comparti produttivi e categorie di lavoratori altrimenti esclusi dalla CIG (2,1 milioni di ore), è risultata in forte flessione (-74,5%), sebbene parte di tale dinamica sia imputabile al più ridotto perimetro di applicazione di questo istituto.

Nonostante gli innegabili ed evidenti miglioramenti, nel 2015 il ricorso alla CIG è apparso ancora significativamente elevato, se confrontato con i livelli pre-crisi; rispetto al 2007 (6,0 milioni di ore autorizzate), l’incremento complessivo è del 482,2%.

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Dall’analisi congiunta delle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni e delle informazioni desumibili dall’Indagine ISTAT sulle “Forze di Lavoro” è possibile ottenere il cosiddetto “tasso di disoccupazione implicita”, ovvero quella sottesa al ricorso alla CIG1.
Nel 2015 i lavoratori equivalenti a tempo pieno coinvolti nella CIG sono stati pari a 10 mila (circa 3 mila in meno del 2014, ma ben 7 mila in più nei confronti del 2008), corrispondenti a un tasso di disoccupazione implicita del 10,5% (nel 2014 aveva raggiunto il valore massimo di 11,5%). Nel 2015 il differenziale con la disoccupazione ufficiale si è pertanto attestato all’1,8%, vale a dire al livello minimo dal 2008; tale risultato è imputabile allo sgonfiamento delle ore autorizzate e al contestuale minor utilizzo da parte delle imprese.

L’evoluzione relativa ai flussi occupazionali è anch’essa positiva: nel 2015 gli avviamenti al lavoro con contratti alle dipendenze in provincia di Brescia sono stati oltre 134 mila (+8,9% sul 2014). La crescita è stata trascinata dal contratto a tempo indeterminato (+47,2%), sulla cui dinamica sembrano aver influito, almeno in parte, i provvedimenti approvati dal Governo: quello riferito agli sgravi contributivi (in vigore da gennaio 2015) e quello sul contratto a tutele crescenti (in vigore da marzo 2015). Nel contempo, l’apprendistato e il tempo determinato sono stati protagonisti di decrementi significativi (rispettivamente -20,0% e -4,8%). Nonostante il vero e proprio boom che ha caratterizzato il tempo indeterminato, la composizione delle assunzioni per tipo di contratto è ancora contraddistinta dalla netta prevalenza dei contratti a termine (che rappresentano il 59,2% del totale) e dall’incidenza marginale dell’apprendistato (3,3%). La quota delle assunzioni a tempo

1 Tale tasso viene stimato sulla base delle ore di CIG effettivamente utilizzate dalle imprese, trasformate in lavoratori equivalenti a tempo pieno.

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indeterminato ha raggiunto il 37,4% (in salita dal 27,7% nel 2014): tale espansione è avvenuta a spese sia del tempo determinato, sia dell’apprendistato2.

Le cessazioni nel 2015 sono state poco più di 132 mila (+3,8% sul 2014). Il contratto a tempo indeterminato ha guidato la crescita dei flussi in uscita (+14,6%), mentre l’apprendistato (-9,8%) e il tempo determinato (-1,0%) hanno evidenziato una riduzione.

2 Va tuttavia precisato che, con riferimento alla sola industria in senso stretto, nel 2015 le assunzioni a tempo indeterminato sono divenute maggioritarie (52,8% del totale, rispetto al 37,1% registrato nel 2014).

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La composizione delle cessazioni per contratto ha privilegiato il tempo determinato (61,3% nel 2015), seguito a distanza dall’indeterminato (35,8%) e dall’apprendistato (2,9%).

Nel 2015 il saldo netto in provincia di Brescia fra avviamenti e cessazioni è risultato positivo (+2.096); il valore misura l’incremento dello stock di contratti di lavoro alle dipendenze intervenuto rispetto alla situazione a fine 2014. Il 2015 ha pertanto sperimentato un miglioramento occupazionale rispetto all’anno precedente, che invece si era caratterizzato per un saldo significativamente negativo (-4.060). Il valore complessivo è la risultante di un saldo positivo nel tempo indeterminato (+2.994, il primo da quando è disponibile la serie storica) e nell’apprendistato (+651) e di una forte riduzione nel tempo determinato (-1.549).

Dopo questa panoramica, che ha messo in luce alcune delle evidenze caratterizzanti il mercato del lavoro in provincia di Brescia dal lato dell’offerta, è possibile sintetizzare i principali risultati dell’indagine AIB, che offre un’analisi al 2015 dal lato della domanda, in particolare quella di un campione di aziende bresciane.

Il lavoro è suddiviso i due sezioni:

  • Struttura e dinamica dell’occupazione;
  • Orari e assenze dal lavoro.
    A queste, si aggiunge un approfondimento sul giudizio espresso dalle imprese in merito aiprovvedimenti emanati dal Governo nel 2015, a sostegno delle assunzioni a tempo indeterminato. Il Centro Studi AIB 8

riferimento va alle norme sugli sgravi contributivi e sul cosiddetto “contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti”, inserito nella riforma del Jobs Act. L’analisi ricalca quella presentata nella precedente edizione del Rapporto, ma si differenzia perché, mentre l’anno scorso erano state raccolte valutazioni necessariamente provvisorie, ora le opinioni delle imprese riguardano il consuntivo sull’intero 2015 e le intenzioni per il 2016.

STRUTTURA E DINAMICA DELL’OCCUPAZIONE
Il lavoro a tempo indeterminato (full-time e part-time) è nettamente il contratto prevalente all’interno delle imprese bresciane: coinvolge il 97,0% dei lavoratori alle dipendenze. Il tempo determinato (full- time e part-time) e il contratto di apprendistato, interessano solo il rimanente 3,0% dei dipendenti (rispettivamente, 2,1% e 0,9%).
Con riferimento alla qualifica, tra i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, il 65,6% è operaio, il 29,5% è impiegato; i quadri sono il 3,2% e i dirigenti rappresentano il rimanente 1,7%. L’occupazione femminile, sul totale dei lavoratori a tempo indeterminato, rappresenta solo il 19,7%. La scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro locale trova giustificazione soprattutto nella forte specializzazione dell’industria bresciana sbilanciata verso i comparti metalmeccanici, i cui organici vedono la netta prevalenza di forza lavoro maschile. Al di là delle considerazioni relative al settore di attività, la presenza femminile evidenzia dei ritardi: le donne rappresentano soltanto il 7,9% dei dirigenti e il 17,0% dei quadri.
Dal punto di vista dell’organizzazione dell’orario di lavoro settimanale, il part-time (sia a tempo indeterminato, sia a tempo determinato) è utilizzato dall’86,0% delle imprese bresciane, mentre la sua incidenza sul totale dei lavoratori alle dipendenze è pari al 5,1%. La composizione dell’occupazione part-time per genere e per durata del contratto esprime la netta prevalenza di femmine (86,3%) e di addetti a tempo indeterminato (97,2%). Il part-time si rivela quindi come strumento prezioso per incrementare il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro.
Il bilancio complessivo dell’occupazione, derivante dalla differenza tra i flussi in entrata e quelli in uscita, è positivo (+1,9%). Si tratta di una dinamica incoraggiante, dopo anni di ridimensionamenti più o meno intensi degli organici. La crescita dei dipendenti sarebbe stata favorita dalla ripresa dell’attività produttiva e dall’entrata in vigore delle nuove norme in materia di contratti di lavoro (sgravi contributivi e “contratto a tutele crescenti”). Il contratto a tempo indeterminato registra un incremento netto degli occupati (+2,9%), a fronte di saldi negativi per i profili lavorativi a termine (-24,2% per il determinato e -13,9% per l’apprendistato). Per quanto riguarda la sola dinamica inerente il tempo indeterminato, la crescita del numero dei lavoratori ha interessato tutte le qualifiche (+1,8% i dirigenti, +3,4% i quadri, + 3,6% gli impiegati, + 2,6% gli operai).

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ORARI E ASSENZE DAL LAVORO
Le ore lavorabili sono risultate mediamente pari a 1.635, 1.634 nei maschi e 1.638 nelle femmine. Il valore, calcolato al netto delle ore di CIG effettivamente utilizzate, tende a diminuire al decrescere del livello di inquadramento professionale: per i quadri è pari a 1.694, per gli impiegati a 1.691 e per gli operai si attesta a 1.607. Le ore lavorate, invece, ammontano mediamente a 1.526, frutto di una significativa differenza di genere (1.538 nei maschi e 1.469 nelle femmine) e sono caratterizzate da una relazione positiva con l’inquadramento professionale: 1.644 per i quadri, 1.617 per gli impiegati, 1.481 per gli operai. La combinazione “operaio-femmina” è quella che si caratterizza per il minor numero di ore lavorate (1.375), mentre quella “quadro-maschio” per il valore più elevato (1.652). Le ore di assenza sono risultate mediamente pari a 108, con un’elevata eterogeneità per genere e inquadramento del lavoratore. L’addetto medio maschio ha effettuato 97 ore di assenza, contro le 170 di quello femmina; allo stesso tempo, i quadri sperimentano un valore significativamente più basso (51) rispetto a quello che caratterizza gli impiegati (74) e gli operai (126). La composizione per causale delle ore di assenza per l’addetto medio evidenzia la netta predominanza delle malattie non professionali, a cui viene addebitato il 57,8% delle ore perdute.
Il tasso di assenza, inteso come rapporto tra le ore perdute e quelle lavorabili, è pari, per l’addetto medio, al 6,6%. Il valore tende a crescere al diminuire della qualifica (è pari al 3,0% per i quadri, al 4,4% per gli impiegati e al 7,9% per gli operai). Tale tasso è inoltre funzione del genere dell’addetto: nelle femmine, per le quali si registrano più ore perdute, si attesta al 10,3%, a fronte del 5,9% che caratterizza l’occupazione maschile; le donne operaie esprimono il valore più alto (pari al 13,0%), mentre i quadri maschi quello più basso (2,4%).
L’utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni (CIG), riferito alle ore effettive e non a quelle richieste, ha riguardato mediamente il 35,3% delle imprese del campione. Le ore di CIG effettuate dall’addetto medio sono 58 (22 dai quadri, 31 dagli impiegati e 72 dagli operai); le procedure hanno maggiormente coinvolto i maschi (59 ore) rispetto alle femmine (53); il picco è stato raggiunto dalla categoria “operaio-donna” (83 ore). Le ore di CIG rappresentano, a livello complessivo, il 3,6% delle ore lavorabili; il tasso di incidenza della CIG è funzione dell’inquadramento del lavoratore e cresce al diminuire della qualifica (1,3% nei quadri, 1,8% negli impiegati e 4,5% negli operai).
Il fenomeno degli straordinari ha riguardato l’82,6% delle imprese bresciane. L’addetto medio ha svolto 79 ore di straordinario (99 fra gli impiegati e 70 fra gli operai). L’incidenza sul totale delle ore lavorabili è stata in media del 4,8% (5,9% per gli impiegati e 4,3% per gli operai).

Infine, nell’edizione di quest’anno è stato inserito un approfondimento che riguarda il giudizio a consuntivo delle imprese in merito ai provvedimenti emanati nel corso del 2015 dal Governo a sostegno delle assunzioni a tempo indeterminato. Il riferimento va alle norme sugli sgravi contributivi e sul cosiddetto “contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti”, inserito nella riforma del Jobs Act.

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Dai risultati emerge che ben il 79,1% degli operatori intervistati ha effettuato nel 2015 assunzioni e/o trasformazioni a tempo indeterminato. Tra le imprese che hanno dichiarato di aver fatto assunzioni, il 79,0% ha affermato che le norme sugli sgravi contributivi e/o quelle sul contratto a tutele crescenti hanno giocato un ruolo importante nella scelta a favore delle assunzioni. Il rimanente 21,0% delle aziende ha invece dichiarato di non essere stato influenzato dalla nuova normativa.

Tra le imprese che hanno riconosciuto di essere state influenzate dai provvedimenti del Governo, il grado di incisività delle singole norme è stato così valutato: gli sgravi contributivi hanno ricevuto una valutazione positiva nell’87,8% dei casi (39,5% giudizio “molto”, 48,3% “abbastanza”), mentre il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti ha ricevuto consensi favorevoli, sebbene relativamente più tiepidi: 18,8% giudizio “molto”, 36,1% “abbastanza”, ma anche 35,4% “poco” e 9,7% “per niente”.

Come è noto, infine, nel 2016 gli sgravi contributivi sono stati confermati, sebbene per importi e durata inferiori: qual è stato l’orientamento delle imprese, in particolare, per quanto riguarda l’impatto atteso sugli under 29? Dall’analisi effettuata risulta che il contratto a tempo indeterminato è ritenuto preferibile per l’assunzione di un under 29 solamente dal 22,5% delle imprese, mentre quelli a termine emergono come i maggiormente indicati (39,6% il tempo determinato e 37,9% l’apprendistato).

Piccole imprese: segnali positivi da fatturati, ordini e investimenti

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Fatturati e ordini in crescita in oltre un caso su due, col segno positivo in quasi un caso su due anche la produzione, input positivi iniziano ad arrivare anche da investimenti, soprattutto nel settore metalmeccanico, e occupazione (in circa un caso su cinque). L’analisi congiunturale relativa al secondo trimestre 2016 realizzata dal Centro Studi di Apindustria segnala una tendenza nel complesso positiva e, anche se ovviamente permangono elementi critici per un discreto numero di aziende del campione, l’analisi incrociata dei dati evidenzia realtà aziendali che vivono una fase di netta ripresa negli indicatori considerati. «I numeri sulla ripresa sono ancora esigui – afferma Douglas Sivieri, presidente di Apindustria Brescia -, ma molte piccole e medie imprese bresciane hanno ricominciato ad investire e questo è sicuramente un bel segnale. Purtroppo non tutte le imprese vanno nella stessa direzione e, collegato a questo aspetto, resta il grande problema di un mercato interno che continua a essere fermo e che rappresenta però il naturale sbocco di tante aziende. I mercati esteri, per chi può, sono necessari ma non sufficienti».

L’analisi dei dati congiunturali si sviluppa dal confronto dei dati del trimestre in esame rispetto al trimestre precedente. Più nel dettaglio, osserva il Centro Studi, i principali indicatori economici del II trimestre 2016 segnalano una tendenza nel complesso positiva, ma in moderata crescita: il campione di riferimento si distribuisce tendenzialmente nella fascia +1/+5%. I dati medi sono incoraggianti e positivi: mediamente, crescono fatturato (positivo nel 57% dei casi) e produzione (in crescita nel 48% dei casi, il 27% dichiara stabilità), a fronte di un aumento degli ordini (56%); aumentano mediamente anche i costi di produzione, che si stagliano tra +1 e +8% per il 40% dei rispondenti (il 53% segnala invece stabilità).

Tendenzialmente fermi gli investimenti (in crescita solo nel 22% dei casi), e l’occupazione, in timida crescita per il 28% degli associati. L’analisi incrociata dei dati evidenzia realtà aziendali che vivono una fase di netta ripresa negli indicatori rilevati, con punte positive particolarmente significative.

Rimangono tuttavia presenti situazioni di crisi aziendale, come emerge dall’analisi del grado di utilizzo degli impianti: come per il trimestre precedente, le situazioni di maggior difficoltà – in cui gli impianti lavorano alla metà (o meno) della loro capacità – segnano ulteriori riduzioni (il 33% di chi ha impianti pesantemente sottoutilizzati) anche marcate, mentre nel 7% dei casi hanno avuto un forte impulso.

La tendenza nell’utilizzo degli impianti tuttavia si muove coerentemente con la produzione, segnalando stabilità, affiancata da un timido ma fermo miglioramento. Positivi anche gli andamenti di ordini e magazzino giacenze: se nel primo trimestre 2016 si segnalava una contrazione degli ordini particolarmente pesante per più dell’8% degli intervistati (calo degli ordini superiore all’8%), mentre più dell’8% degli intervistati subiva un incremento significativo delle giacenze (variazione delle scorte superiori al 9%), in questo secondo trimestre si segnala una contrazione degli ordini solo nell’8% dei casi – di cui 5% particolarmente pesanti.

FOCUS SETTORE METALMECCANICO

Il settore metalmeccanico, circa la metà del campione complessivo, presenta evidenze leggermente discordanti rispetto alla totalità degli associati interpellati, nei principali indicatori: soprattutto, impatta negativamente la sezione “costi della produzione”, in cui il 95% dei rispondenti dichiara un incremento. D’altro canto, i metalmeccanici presentano produzione e fatturato con note più positive, nonostante una crescita degli ordini meno rappresentativa in termini percentuali, ma più significativa quantitativamente (il 31% dei rispondenti sfrutta una crescita degli ordini tra 6 e 8%).

Anche l’occupazione trova terreno fertile in questo settore, dove si evidenza una crescita nel 64% dei rispondenti. Bene gli investimenti, in crescita nel 100% dei casi.

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