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Confartigianato - page 9

Massetti (Confartigianato): rilanciare l’edilizia ora o il settore non riparte

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Un appello a tutti i sindaci della provincia per richiedere un incisivo taglio ai tributi e l’affidamento diretto e a “chilometro zero” degli appalti alle imprese locali di costruzioni per un settore che ha pagato più degli altri il lockdown e che fa i conti con una ripresa appesa ad un filo. Stiamo parlando del settore delle costruzioni e più in generale del “settore casa”.

«Un appello rivolto ai sindaci per chiedere di intervenire con uno sgravio delle imposte alle imprese e il coinvolgimento diretto nella ripresa degli appalti pubblici, sostenendo quanto più possibile gli interventi dei privati che possono cogliere le opportunità rappresentate dal bonus del 110% che sono enormi, come rappresentato dallo studio realizzato dal nostro Osservatorio – commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti che prosegue – non c’è tempo da perdere: si tratta di un’opportunità incredibile che deve trovare conferma ora nella sua stabilizzazione almeno sino a tutto il 2022 come abbiamo sollecitato, ma che deve essere semplificata nei meccanismi per non incepparne l’onda positiva, o ancora preggio scoraggiare le imprese che si trovano già in balia di una burocrazia senza eguali. Le imprese artigiane del comparto casa della nostra provincia, colpite da una crisi che non ha precedenti negli ultimi 25 anni sono ad un bivio: o ripartono immediatamente, sostenuta anche dalle singole comunità locali, oppure sono destinate ad una crisi senza fine». Stiamo parlando di un totale di 12.610 imprese artigiane nella sola provincia di Brescia e 20.527 addetti e che da inizio anno ha visto chiudere nel solo primo trimestre 2020, dunque non considerando gli scorsi mesi di lockdown di aprile e maggio, ben 322 imprese delle costruzioni. L’Osservatorio di Confartigianato Lombardia ha recentemente calcolato gli effetti della leva del bonus ristrutturazioni del 110% incluso nel recente DL Rilancio.

Solo gli interventi sostenuti da ecobonus in Lombardia nel 2018 sono stati 80 mila per 785 milioni di investimenti: 97,6 milioni dei quali per la sola provincia di Brescia, di cui quasi il 40% nell’ambito dei serramenti, il 25% nell’ambito dell’installazione e la restante quota nell’edilizia. Un intervento su due ha riguardato edifici costruiti prima del 1970: in provincia di Brescia quasi 85mila edifici sono stati costruiti prima del 1969 e oltre la meta dei 230mila edifici residenziali è stato edificato prima del 1980. Ora, secondo i dati della relazione tecnica al provvedimento il bonus del 110% mobiliterà risorse per 14 miliardi di euro fino al 2026, con una media annua (2021-2026) di 2,3 miliardi di euro per tutta l’Italia. «Riponiamo infine nelle amministrazioni grandi aspettative anche per l’utilizzo dei 50 milioni che Regione Lombardia ha destinato agli Enti locali di Brescia per i lavori pubblici cantierabili da subito, con l’auspicio che venga considerato il principio dell’affidamento dei lavori a “chilometro zero” e nello sblocco dei principali interventi pubblici: strade, scuole, viadotti, impianti sportivi, manutenzioni, prevenzione del dissesto idrogeologico e tutte le altre opere necessarie devono essere il volano per creare ricchezza e lavoro per una territorio che ha tanto sofferto in questi mesi» conclude il presidente Massetti.

Massetti: bene riduzione bollette per imprese, ma ora serve revisione del sistema

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Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

«La misura del Decreto Rilancio che riduce di 600 milioni i costi fissi nelle bollette elettriche delle piccole imprese nel trimestre maggio-luglio è un segnale di attenzione alle sollecitazioni di Confartigianato e va nella giusta direzione di fiscalizzare una parte degli oneri generali di sistema di cui le piccole imprese subiscono il peso maggiore. Ora bisogna insistere su questa strada, prorogando l’intervento oltre luglio e procedendo ad una revisione strutturale degli oneri generali del sistema elettrico» così il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti che prosegue: «È prioritario ora eliminare lo squilibrio che oggi vede le piccole imprese che consumano il 33% dell’energia pagare il 48,5% degli oneri generali di sistema in bolletta. Per superare questa sperequazione va trasferita sulla fiscalità generale almeno una parte degli oneri non direttamente legati a obiettivi di sostenibilità ambientale. Una voce, quest’ultima, che solo per la provincia di Brescia incide sulle nostre Mpi bresciane per 25 milioni di euro».

Confartigianato, attraverso la voce del presidente Massetti sottolinea, inoltre, la necessità di affrontare il problema della riscossione degli oneri generali non versati da clienti morosi trasferendo gli oneri nella fiscalità generale e, in alternativa, adottando strumenti di recupero già sperimentati come il modello del canone Rai o la riscossione della tassa di concessione governativa sulla telefonia. Quanto alle agevolazioni per le aziende energivore vanno riformate, concedendole solo a fronte di un miglioramento, certificato, dei processi produttivi in termini di maggiore efficienza energetica. «Alcuni soggetti, infatti, sono avvantaggiati: più consumano, meno pagano a danno delle piccole imprese» conclude il presidente Massetti.

CORONAVIRUS, Massetti (Confartigianato): «Siamo molto preoccupati, già persi 25 miliardi»

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«Le nostre imprese stanno riaprendo, più o meno rapidamente, ma dobbiamo state molto attenti e rispettare le regole e le procedure, comportandoci sempre in modo responsabile. La strada verso la normalità sarà ancora lunga e non possiamo permetterci errori. La Lombardia non potrebbe sostenere un nuovo blocco, sia psicologicamente che economicamente» sottolinea in una nota Confartigianato Lombardia tramite il presidente bresciano Eugenio Massetti che prosegue «Il lockdown ha lasciato ferite profonde, sia nei conti delle MPI lombarde, che solo nel bimestre marzo-aprile hanno già perso oltre 25 miliardi di euro pari al 11% del fatturato annuo, che nella mente delle persone, arrivate ormai al limite. Ora la situazione è in miglioramento, ma non possiamo deludere le aspettative dei nostri piccoli imprenditori: sia il 48% che crede ad un ritorno alla piena normalità nel 2021, che il 40% che pensa ad un rientro più graduale. Non siamo ancora fuori dall’emergenza sanitaria, il virus è ancora in agguato. Tutti dobbiamo ricordaci cosa abbiamo passato in queste lunghe settimane – ha concluso Massetti – per evitare assolutamente quei comportamenti irresponsabili, che pur se compiuti da pochi mettono a rischio tutta la popolazione e l’economia del territorio, con immediati riflessi sulla capacità produttiva e sull’occupazione».

Cosap e Tari, Confartigianato: i Comuni seguano l’esempio di Brescia

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onfartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale plaude all’iniziativa della giunta comunale di Brescia che con deliberazione n. 246 del 20/5/2020, ha disposto l’ampliamento del periodo di esenzione dal COSAP, il canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche, dal primo maggio fino al 31 ottobre, fermo restando il periodo di esenzione già deliberato per i mesi di marzo e aprile, così come ai previsti sconti Tari per utenze non domestiche per le attività chiuse durante il lockdown. «Provvedimenti che vanno nella giusta direzione e raccolgono le sollecitazioni che come associazione abbiamo avanzato da subito, confermando la volontà di lavorare insieme per il bene comune e il sostegno alle imprese fermate e penalizzate a causa dell’emergenza da coronovirus. Le iniziative, recentemente affiancate dall’altrettanto positiva modifica di orari per le attività di acconciatore, barbiere, estetista e tatuatore servono a dare un’ulteriore opportunità a queste categorie visto la lunga inoperatività» sottolinea in una nota Confartigianato tramite il presidente Eugenio Massetti che prosegue «sono interventi che abbiamo auspicato e sostenuto in questa fase emergenziale ed eccezionale. Come Confartigianato  ci auguriamo ora che tutti i comuni della provincia, se non l’hanno già fatto, prendano esempio e facciano lo stesso deliberando in questa direzione. Con responsabilità dobbiamo ricreare le condizioni in sicurezza per ripartire e recuperare il tempo perso e da parte nostra, massima disponiblità al dialogo: oggi più che mai necessario per articolare iniziative utili e concrete e favorire la ripresa».

Confartigianato denuncia: la burocrazia ferma la ripartenza

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La burocrazia frena la ripartenza: in 2 mesi, 142 provvedimenti. Il 20% dei quali nazionali, l’80% dalle Regioni. Poca chiarezza e tanti ritardi, denuncia ancora una volta Confartigianato puntando il dito contro la «Burodemia», ossia l’eccesso di burocrazia, un problema non certo nuovo ma che, in questa fase di emergenza, rischia di ostacolare seriamente la ripartenza che sarà comunque lenta. Tra emergenza sanitaria e incertezza economica. A raccontarlo un report del centro studi di Confartigianato che sta analizzando dall’inizio della pandemia gli effetti e provvedimenti attuati. Nell’ultimo report diffuso, un intero capitolo è dedicato proprio ai problemi della burocrazia. Dal 1 marzo al 3 maggio scorso si sono succeduti 142 provvedimenti emanati dal Governo e dai Ministeri, dalla Protezione Civile, da Regioni e Province, a cui si sommano le ordinanze comunali, le circolari, le direttive e i chiarimenti di ogni ordine e grado: il 20% circa arrivano dal livello nazionale e 1’80% dalle Regioni. Un problema enorme che si acuisce quando – come denuncia da Confartigianato Brescia – i provvedimenti successivi cambiano i parametri di riferimento espressi nei precedenti. «Un esempio concreto di questa successione di indicazioni diverse si è avuto coi parametri necessari a richiedere il rinvio degli adempimenti fiscali, modificati da un decreto e con i click day, necessari a richiedere l’accesso alle indennità e il rimborso per i dispositivi di protezione individuale» testimonia il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti dal suo particolare punto di osservazione, filo diretto con centinai di imprese e artigiani in collegamento in queste settimane con l’organizzazione di via Orzinuovi: «Un meccanismo che innesta una totale sfiducia, tanto che alcune aziende preferiscono rinunciarvi».

Bassa interazione digitale – Un altro problema evidenziato dallo studio e riscontrabile nella pratica reale è la scarsa interazione digitale di cittadini e imprese con la pubblica amministrazione: in Italia la quota di cittadini che interagiscono con gli enti pubblici inviando moduli compilati on line è pari al 14,1%, più che dimezzata rispetto al 37,6% della media dei Paesi dell’Unione europea. «Non stupisce nemmeno il prevedibile crash del sito dell’Inps che si è avuto il 1° aprile, primo giorno per la richiesta del bonus da 600 euro per i lavoratori autonomi – prosegue Massetti – mentre ancora oggi non si sa se la procedura per la seconda tranche di pagamenti sarà automatizzata oppure no. Per essere efficaci, gli interventi di sostegno all’economia devono raggiungere le imprese e i lavoratori in tempi rapidi, basandosi su norme semplici e di facile attuazione. Per fare questo sono disponibili sia la tecnologia che il capitale umano necessari. Sarebbero bastate un po’ di programmazione, e poche ore di lavoro, per abbinare il codice Iban a ciascuna partita Iva beneficiaria, semplificando la vita di imprese e lavoratori indipendenti, alle prese con uno dei periodi più angoscianti della propria vita professionale».

Bassa qualità di governo – L’indice di efficacia della pubblica amministrazione nel nostro Paese è molto basso, conferma lo studio di Confartigianato e del 68,3% rispetto al 93,3% della Germania, dato che influisce direttamente sulla crescita del Pil, mentre nelle classifiche europee non solo l’Italia, ma anche Regione Lombardia è agli ultimi posti nella qualità di governo: il nostro Paese è quintultimo in Europa, mentre 13 regioni italiane, fra cui la Lombardia, figurano fra le peggio governate, come sottolinea l’analisi di Confartigianato. Il rapporto con il pubblico non migliora per i lavoratori. Sugli aiuti ai dipendenti i nodi da sciogliere restano: il primo, la cassa integrazione: «La scelta di aver utilizzato cinque diverse casse integrazioni ha creato tanti disagi e disparità e anche qui, al decreto nazionale si sommano le decisioni delle singole Regioni». Esiste un rallentamento nell’approvazione della cassa integrazione in deroga per un vizio procedurale fra Regione e Inps, ma allo stesso tempo esistono differenze regionali nella possibilità di usufruire della cassa per lavoratori a chiamata o neoassunti. Un altro problema su cui c’è preoccupazione è la causale per i tempi determinati. Infine, analoghe difficoltà per le imprese si registrano per l’erogazione dei prestiti prevista dal decreto liquidità per la quale non vi sono gli auspicati automatismi e le procedure richieste dalle banche risultano complicate. «Altro che “liquidità immediata’: per accedere ai finanziamenti garantiti dal Fondo centrale e da Sace la trafila da affrontare è lunga e dall’esito incerto. Ci salveremo tutti solo se tuteleremo le imprese, proteggendone il capitale umano, ma serve la massima rapidità» conclude il presidente Massetti.

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Coronavirus, Confartigianato: dopo il danno gli imprenditori rischiano la beffa del penale

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C’è il rischio di un processo penale per i datori di lavoro nel caso un loro dipendente si ammalasse di Covid-19: un rischio che, in assenza di ulteriori chiarimenti, potrebbe coinvolgere tutti, non solo i negligenti, ma anche chi abbia messo in atto tutte le misure di sicurezza e tutela della salute necessarie, in accordo con il Protocollo del 24 aprile scorso. «Oltre al danno la beffa – commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia, Eugenio Massetti – Gli imprenditori, già tartassati da moltissimi costi legati all’emergenza Covid-19, rischiano anche di vedersi citare in giudizio dopo tutti gli sforzi sostenuti per lavorare in sicurezza. Parliamo di costi legati alla sorveglianza sanitaria e alla gestione della sicurezza, di spese e difficoltà per procurarsi i dpi, di costi sostenuti per agevolare i trasporti personali casa-lavoro dei propri dipendenti, per implementare lo smart working, per stipulare coperture assicurative RC per azienda e dipendenti. E ancora dei costi legati alle assenze e sostituzione di dipendenti, uniti a quelli per accedere ai finanziamenti bancari, per recuperare i crediti insoluti, per assicurarsi le materie prime con nuove modalità. Un elenco nemmeno esaustivo, ma già lunghissimo. Vogliamo aggiungere anche il rischio penale? Sembra proprio che gli ostacoli per ripartire si accumulino giorno dopo giorno, rischiando di paralizzare soprattutto le piccole imprese». Da quando l’Inail ha equiparato il contagio da Covid-19  ad un  infortunio sul lavoro, con tutte le conseguenze del caso, la preoccupazione degli imprenditori per garantire la sicurezza massima sul luogo di lavoro, per sè stessi e per tutti i propri collaboratori, è diventata allarme: «Non entro nei dettagli giuridici – prosegue Massetti – ma credo che non possa essere attribuita all’imprenditore una responsabilità penale se questo ha messo in campo in azienda tutte le protezioni individuali e tutti gli accorgimenti richiesti dai vari Protocolli e svolga anche una azione di controllo. La pandemia è un fatto esogeno all’azienda, inoltre molti possono essere i punti critici di questa interpretazione: come dimostrare che il virus sia stato contratto in azienda e non fuori? E come considerare la possibilità che, nonostante tutte le precauzioni e i controlli, ci possano essere dipendenti asintomatici? È necessario che chi rispetta le norme di sicurezza non incorra in responsabilità penali legate a eventuali positività dei propri dipendenti – conclude Massetti – Chiediamo, di fatto, che siano previste nel Decreto Rilancio garanzie certe a tutela degli imprenditori che sono i regola in termini di messa in sicurezza di lavoratori e luoghi di lavoro. Moltissime imprese, già stremate dalle pesanti conseguenze economiche della pandemia, rischiano altrimenti di non sopravvivere agli ulteriori costi che potrebbero derivare da eventuali sanzioni correlate anche a questa possibilità».

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Fase 2, Massetti (Confartigianato): non abbassiamo la guardia e ognuno faccia la propria parte

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Le aziende bresciane hanno riaperto. Non proprio tutte. E alcune la saracinesca non la alzeranno più. Con le dovute precauzioni, artigiani e piccoli imprenditori che hanno premuto per la riapertura delle loro attività con la voglia di fare e di ripresa, hanno riaperto verso una fase che sarà comunque lunga e difficile. Nasce da qui “Dall’emergenza alla ripartenza”, il manifesto di Confartigianato Lombardia messo sul tavolo della politica. «Abbiamo lavorato per la sicurezza. Siamo sensibili all’ammodernamento delle modalità di fare impresa e abbiamo incentivato la riorganizzazione aziendale per tornare a lavorare e farlo in totale sicurezza per noi, i nostri collaboratori, dipendenti e fornitori, ma riprendere non basterà. La fase 2 ha bisogno di misure di sostegno per consentire alle imprese di riprendere le attività e guardare con fiducia al futuro. Ecco perché come Confartigianato abbiamo stilato richieste concrete, raccolte utilizzando la survey del nostro Osservatorio proposta a migliaia di nostri associati. Una serie di sollecitazioni che auspichiamo vengano accolte. A partire dallo stop ai tributi con l’azzeramento dell’Irap per tutto il 2020 e l’esenzione degli studi di settore per il 2020 e il 2021, l’estensione a tutte le imprese del credito d’imposta per la quota d’affitto e l’abbattimento dei tributi locali. Per il lavoro: fondamentale il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e degli incentivi per l’assunzione dei giovani. E poi la ripresa dei cantieri pubblici: servono procedure snelle e chiadiamo l’affidamento diretto alle imprese a chilometro zero» così il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti che prosegue: «il problema è che con la ripartenza nulla sarà più come prima e per recuperare il tempo perso ci vorranno anni. Chiediamo al Governo un intervento coraggioso in ambito fiscale che privilegi lavoro e impresa. Gli aiuti per dare liquidità – che poi sono soldi in prestito che comunque bisogna restituire – prestiti per coprire debito, possono non esser sufficienti, se non accompagnati da un globale ammodernamento fiscale e da un poderoso abbattimento della burocrazia. Chiediamo la compensazione diretta e universale tra debiti e crediti delle Pmi verso la pubblica amministrazione. Contributi per la ripartenza: a fondo perduto un’indennità per la perdita di fatturato, l’innalzamento del limite per la richiesta di liquidità con garanzia al 100% da 25 a 60mila euro e riconoscimenti per le imprese che hanno riconvertito la produzione a sostegno dell’economia di emergenza. Non c’è tempo da perdere: le nostre aziende si ritrovano in una situazione da dentro o fuori. Reagire e ricominciare, oppure chiudere per sempre. Facciamo i conti con una situazione congiunturale mai vista, ma che risente da tempo di un quadro negativo generale e la pandemia potrebbe davvero essere la mazzata finale per molti. Ci vuole responsabilità e attenzione. E serve che ognuno faccia la propria parte» conclude Massetti.

Confartigianato: in Lombardia si perderanno 6,5 miliardi di euro di export

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Nello spazio di otto settimane stiamo assistendo, in Italia e su scala globale, a shocks simultanei che stanno avvelenando il sistema economico. L’estensione del contagio e dei lockdown in numerosi mercati del made in Italy stanno determinando cadute violente della domanda estera. I risultati delle previsioni dell’Osservatorio di Confartigianato sull’export delle pmi del nostro Paese non lascia scampo a diverse interpretazioni. Sarà un anno di forte recessione. La Lombardia su tutte. Da sempre locomotiva del nostro Paese soffrirà più di tutte: previsioni 2020-2021 la mettono in cima alla lista: -6,5 miliardi di euro. Male anche Brescia: stimato un calo dell’export del 4%. Ci vorranno anni per recuperare e tornare ai livelli pre-covid19, ma lo studio di Confartigianato prevede un forte positivo rimbalzo già nel 2021. Intanto, primi dati certi sono quelli che rilevano il calo netto del numero delle imprese artigiane a Brescia al primo trimestre 2020. Il nostro export manifatturiero segna il -4,1%. «Ma qui la realtà è la drammatica serrata di tante, troppe imprese. Soprattutto in edilizia e nel settore dei servizi alla persona. Se nel primo trimestre contiamo che il lockdown ha inciso praticamente solo su una parte di febbraio e tutto marzo, possiamo immaginare solo cosa lascerà sul campo il mese di aprile» commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti.

Confartigianato ha illustrato le proposte per il rilancio del made in Italy nei tavoli settoriali virtuali per la promozione del “Made in Italy” promossi dal Ministero degli affari esteri. Gli interventi a sostegno delle imprese che operano sui mercati esteri sono necessari alla luce della straordinaria intensità della caduta della domanda estera. Nel 3° report Covid-19 “Nell’occhio del ciclone” pubblicato dall’Ufficio Studi di Confartigianato sono proposti alcuni scenari sull’andamento dell’export nei settori di MPI: alimentare, moda, legno, mobili, prodotti in metallo, gioielleria e occhialeria, basati sulle previsioni della domanda estera per area pubblicate dal Wto nei giorni scorsi. Sulla base del modello adottato, in uno scenario base, nel 2020 l’export nei settori di MPI cala del 10%. Nello scenario più severo proposto dal Wto – che auspichiamo sia meno probabile – si registra una caduta del 28,7%. Considerando un più realistico scenario intermedio, nel 2020 il made in Italy nei settori di MPI segnerebbe un calo del 19,3%, una flessione che risulterebbe più ampia del -17,1% registrato nella recessione del 2009; in questa prospettiva si registra un rapido recupero nel 2021, con le esportazioni che rimbalzano del 24,1%.

 

CONGIUNTURA – Nessuna previsione purtroppo, un dato reale conferma i timori e i primi dati del crollo delle imprese artigiane: dall’inizio dell’anno 1.814 imprese in meno in Lombardia, 241 imprese in meno nella nostra provincia, seconda solo a Milano (-490). Calano anche le iscrizioni: rispetto al 2019 mancano 1.132 nuove aperture, 101 a Brescia in questo primo trimestre 2020, già adombrato dall’emergenza coronavirus. Questo quanto emerge dal rapporto di Confartigianato Lombardia. Sono 1.814 le imprese artigiane in meno nei primi tre mesi del 2020 rispetto un calo di 1.590 dello stesso trimestre del 2019. A Brescia sono iscritte 33.336 aziende artigiane: ne sono nate 691, ne sono morte 932. Le costruzioni rappresentano il primo settore, con 12.650 unità: ne ha perse 322, ma guadagnate 281, per cui il saldo negativo è di 61. Invece i servizi alla persona vedono più marcato il divario tra nuove e cessate: 125 contro 212 (-87). Il manifatturiero a fronte di 171 nuove imprese, 246 hanno cessato l’attività (-75). Con questo trend, contando che si rileva influenzato dall’effetto del virus solo il mese di marzo preso in considerazione dall’analisi, oltre mille imprese potrebbero concretamente chiudere i battenti. «Si lotta per la sopravvivenza – conclude il presidente Massetti. Questo era un anno già iniziato male e adesso abbiamo preso un’ulteriore batosta con peggior saldo da 7 anni a questa parte. Ad aprile avremo fatturato zero, al di là di qualche fattura vecchia, che si potrà riferire a febbraio. Ma il vero problema si vedrà a maggio. È vero che il primo trimestre è tradizionalmente caratterizzato da un bilancio negativo tra iscrizioni e cessazioni per via del concentrarsi di queste ultime alla fine dell’anno precedente, ma il paragone con 2019 mostra come le sofferenze siano pesanti. E appena iniziate. Brescia reagirà, ne sono certo, ma ci vorranno anni per tornare ai livelli pre pandemia, nonostante è auspicabile un rimbalzo positivo già nel prossimo anno».

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Indagine Confartigianato: solo 4 aziende su 10 prevedono di riprendere come prima entro un anno

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Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

I risultati della rilevazione dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia svolta dal 7 al 14 aprile 2020 con oltre 3.700 interviste a micro-piccole imprese e imprese artigiane lombarde, 586 delle quali bresciane, evidenzia un’ampia diffusione di segnali recessivi, intensificati rispetto la precedente rilevazione del 4 di marzo. «Abbiamo coinvolto i nostri associati che hanno risposto in gran numero, quasi 600 dei quali i titolari di imprese bresciane: tra i risultati emerge come il 77 per cento in questo momento è chiuso e la gran parte, il 63 per cento, si è dovuto bloccare per le disposizioni del Governo, più del 14 per cento ha fermato l’attività per una scelta del titolare. Non me l’aspettavo, ma è la dimostrazione di come tutti noi pensiamo soprattutto alla sicurezza di famiglie e dipendenti. Ora, per riprendere serve un segnale di diminuzione del contagio, ma come si fa a dirlo fino a quando non verranno fatti i tamponi? L’abbiamo ribadito anche al Presidente Attilio Fontana: le 4D di Regione Lombardia non bastano senza la 5D: il diritto delle imprese alla sicurezza» così Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia» a commento dello studio realizzato dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia e che ha coinvolto tutte le province lombarde. Solo il 23% delle pmi bresciane ha continuato completamente o parzialmente l’attività. E, di queste, l’83,6% delle imprese rimaste aperte lamenta l’elevata difficoltà riscontrata nel reperire l’apparecchiatura necessaria per continuare ad operare in sicurezza. Il 28,1% delle imprese aperte svolgono tutta o parte dell’attività in modalità a distanza (lavoro agile/smart working). Una micro-piccola impresa su 5 si serve di almeno un canale alternativo di vendita (domicilio, e-commerce, etc.) per proseguire l’attività.

A marzo si rileva un calo del fatturato delle Pmi bresciane del 61,2%. Per il mese di aprile, in cui si estende il lockdown avviato a marzo, le imprese stimano un calo dei ricavi del 70,8%. Il calo del fatturato nel bimestre marzo-aprile equivale ad una riduzione dell’11% del fatturato dell’intero anno. In valore assoluto il calo del fatturato è quantificabile solo per l’intero sistema delle pmi lombarde: a marzo stima l’Osservatorio di Confartigianato Lombardia è  pari a 12 miliardi di euro e ad aprile a 13 miliardi, per una riduzione complessiva nel bimestre di 25 miliardi di euro. Ipotizzando uno scenario di recupero entro la fine dell’anno, la crisi Covid-19 determinerebbe una riduzione del 26% delle vendite delle MPI lombarde nel 2020 rispetto a quelle dell’anno precedente, in valore assoluto pari a 57 miliardi di euro.  

CONSEGUENZA COVID – Lo shock della crisi da coronavirus ha determinato sulla gestione finanziaria delle imprese bresciane nel 93,1% dei casi mancati incassi per caduta del fatturato, nel 75,4% dei casi criticità relativamente al cash flow aziendale e nel 57,4% dei casi ritardi dei pagamenti di privati.

Il 58,9% delle imprese artgiane bresciane ha avanzato almeno una richiesta alle banche. In prevalenza sono state richieste: moratoria (66,8%) e consulenza (53,6%); mentre è crollata la domanda di credito per investimenti (14%).

PROSPETTIVE – Nell’arco di 6-12 mesi solo 4 imprese bresciane su 10 prevedono un recupero della normalità aziendale graduale. Nella fase di progressiva uscita dalla crisi e di ripartenza gli imprenditori indicano che saranno per lo più trainanti un solido sostegno al sistema dei pagamenti e alla finanza d’impresa e il dinamismo e la resilienza che da sempre contraddistingue le micro-piccole.

Conclude il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti: «Tutti gli imprenditori vorrebbero riaprire dopo un mese e mezzo di fermo e con i danni che stiamo contando: abbiamo suggerito che si riparta partendo dai cantieri, dalla moda e dal Made in Italy. Ma lo si deve fare con una vera regia nazionale, che deve arrivare per forza di cose dalla politica. Noi ci siamo, non solo quando c’è da chiedere il voto e quando lo Stato batte cassa per le tasse: riapriremo anche tra mille difficoltà, perché siamo abituati ad arrangiarci e rimboccarci le maniche, ma abbiamo bisogno di avere la garanzia del credito e un sostegno alla liquidità subito, non possiamo aspettare mesi».

Confartigianato: consegnati altri due respiratori agli ospedali di Brescia

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Continua la distribuzione dei 20 ventilatori polmonari pressometrici che Confartigianato e ANCoS, l’associazione del sistema Confartigianato Imprese che si occupa di progetti solidali e che a Brescia realizza l’evento culturale Librixia Fiera del Libro di Brescia, hanno messo a disposizione delle strutture ospedaliere italiane impegnate in prima linea nell’assistenza ai pazienti colpiti da coronavirus. Oggi ne sono in consegna due agli Spedali Civili di Brescia e due all’Ospedale Maggiore di Cremona. Nelle scorse settimane tre respiratori erano stati donati all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e tre all’Ospedale Luigi Sacco di Milano. «In questo drammatico momento abbiamo sentito il dovere di aiutare il personale medico e infermieristico che senza sosta sta lavorando per garantire assistenza ai malati. Mai come ora sentiamo forte il richiamo alla solidarietà, per la quale ci adoperiamo da sempre: ogni gesto che serva a salvare vite umane noi lo faremo, nei limiti delle nostre possibilità. Vogliamo offrire un contributo concreto alla battaglia che tutto il Paese sta combattendo contro il virus, a cominciare dalle strutture sanitarie che sono in prima linea a fronteggiare l’emergenza. Siamo convinti che facendo tutti la nostra parte, uniti, responsabili e solidali al fianco delle persone e degli imprenditori, potremo superare l’emergenza sanitaria e costruire le condizioni della ripresa economica. Nei prossimi giorni altre apparecchiature saranno distribuite agli ospedali maggiormente congestionati e in difficoltà per la carenza della strumentazione indispensabile alla cura dei pazienti. Con questa iniziativa gli artigiani di Confartigianato fanno un gesto concreto di aiuto alle situazioni più drammatiche con la caratteristica che li contraddistingue: fatti e non parole» così Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia che conclude: «Sono 33mila le imprese artigiane bresciane e rappresentano il motore economico della nostra provincia, oggi in ginocchio ma sempre pronte a rispondere e ad agire, come in questo frangente, con un contributo concreto, come sono concreti gli artigiani che sin dall’inizio hanno sostenuto la raccolta fondi in parte già donati – 10mila euro da parte di Confartigianato Brescia, 8mila da parte del Movimento Giovani di Confartigianato Brescia – e che sta proseguendo in questi giorni e che si unisce alle tante iniziative di solidarietà che i nostri artigiani stanno realizzando singolarmente a fianco delle proprie comunità».

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