Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

Imprese e credito, Massetti (Confartigianato): quasi un’impresa su due ha fame di liquidità

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Il crollo dei ricavi a seguito dell’interruzione dell’attività produttiva durante l’emergenza sanitaria ha generato un fabbisogno di liquidità eccezionale e il 75,9% delle imprese lombarde ha fatto ricorso ad uno o più strumenti per contrastare la crisi di liquidità e, tramite le misure di sostegno come le garanzie pubbliche previste dal Decreto ‘Liquidità’, il 40,5% delle imprese con 3 addetti e più ha indicato di aver dovuto ricorrere a nuovo credito bancario. In pratica, la garanzia pubblica del Fondo sostituisce le costose garanzie normalmente chieste per ottenere un finanziamento e Brescia non si sottrae a questa logica, anzi: si colloca al secondo posto solo dopo Milano e prima di Bergamo per domande al Fondo di garanzia e importi finanziati. Lo studio, diffuso dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia su dati pubblicati dal Fondo di Garanzia, mostra come al 6 luglio le domande arrivate e relative alle misure introdotte con i decreti ‘Cura Italia’ e ‘Liquidità’ nella sola provincia di Brescia siano state 20.454 totali, di cui 17.274 per operazioni fino a 30 mila euro (l’84,5%) e 3.180 sopra i 30 mila euro. «Credito destinato solo per restare in piedi e quel che è peggio è che al momento non si vedono certo finanziamenti per investimenti, perché ora le imprese hanno necessità di finanziare l’attivo circolante. Il peggio sarà in autunno quando vedremo un aumento ulteriore dei finanziamenti al termine del periodo previsto di moratoria» ha commentato il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti leggendo in dati diffusi.

Gli importi finanziati alle imprese bresciane ammontano complessivamente a 1.641 milioni di euro: quelli erogati per operazioni fino a 30 mila euro ammontano a 358 milioni (21,8%) e quelli erogati per operazioni superiori a 30 mila euro ammontano a 1.283 milioni. Gli importi medi dei finanziamenti alle imprese bresciane sono pari a 80.216 euro per il totale, a 20.706 euro per operazioni fino a 30 mila euro e a 403.480 euro per operazioni superiori a 30 mila euro. Il rapporto tra finanziamenti e valore aggiunto – che fornisce una misura del peso degli interventi in rapporto alla dimensione dell’economia del territorio – è più elevato a Lecco (5,4%), Bergamo (4,4%), Brescia (4,2%) e Como (4,0%).

Il presidente Massetti precisa: «Uno degli strumenti messi in campo dal governo più richiesti dalle micro e piccole imprese che hanno avuto necessità di liquidità per affrontare la ripresa è quello delle moratorie, cioè della sospensione delle rate dei mutui in corso fino al 30 settembre. E anche noi attraverso la nostra Cooperativa Artigiana di Garanzia, braccio operativo di Confartigianato, abbiamo portato avanti circa il 60% di pratiche moratorie sulle nostre operazioni già in essere, per le imprese che lo hanno richiesto usufruendo della moratoria. Ma anche il finanziamento tramite il Fondo di garanzia è stato apprezzato. Basti pensare che come Confartigianato Brescia abbiamo gestito centinaia di richieste di questo tipo, sia consulenziale, sia per supportare la concreta compilazione dei moduli necessari per ottenere gli importi medi, proprio intorno ai 20 mila euro, che le banche mediamente hanno erogato in 20-25 giorni» afferma Massetti che conclude: «Il banco di prova sarà a fine estate quando terminerà il periodo previsto di moratoria, ma già oggi, quel che è peggio è che al momento non si vedono ancora finanziamenti per investimenti ma solo la necessità per le imprese di stare a galla, finanziando l’attivo circolante».

In generale, però, ad aprile si registra un calo dei prestiti alle piccole imprese della nostra regione, in miglioramento rispetto allo stesso mese del 2019 solo per Sondrio (da meno 5,9% a meno 2,1%) e Bergamo (da meno 8% a meno 6,5%) e in peggioramento per le altre province tra cui Brescia: da -5,5%, a -5,9% la variazione della dinamica del prestiti alle piccole imprese tra aprile 2020 e aprile 2019. A livello regionale lo Studio di Confartigianato analizza infine che tra gli strumenti non bancari la modifica delle condizioni e dei termini di pagamento con i fornitori è stata adottata dal 22,9% delle aziendementre il 24,1% è ricorso alle attività liquide presenti nel proprio bilancio. Il 12% ha modificato condizioni e termini di pagamento con i clienti, mentre l’8,6% ha rinegoziato i contratti di locazione degli immobili strumentali.

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