Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Beretta (Confindustria Bs): con attuali costi energia produzione italiana a rischio

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A seguito dei recenti sviluppi della crisi russo-ucraina, e dei conseguenti rialzi del costo dell’energia (PUN attestato ieri a 362,73 €/MWh, gas a 165 €/MWh), riportiamo un comunicato stampa di Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia, rilanciato dal quotidiano Brescia news.

“Siamo consapevoli della drammaticità della situazione che stiamo vivendo. Purtroppo, però, le conseguenze non sono solo di tipo umanitario: con gli attuali costi dell’energia, legati appunto alla crisi russo-ucraina, è a rischio la produzione del nostro Paese, e di conseguenza numerosi posti di lavoro – spiega Gussalli Beretta –. Il PUN, in particolare, ha toccato livelli mai raggiunti prima. Il problema è che, rispetto alle precedenti tensioni energetiche, siamo entrati in una fase nuova, legata a un conflitto e quindi dagli sviluppi ancor meno prevedibili.”

“Per questo motivo, è necessario adottare alternative in grado di guardare oltre alla fase emergenziale e di costruire un nuovo modello energetico nazionale e comunitario – prosegue il Presidente di Confindustria Brescia –. Come Confindustria, ne abbiamo discusso e, dal confronto, sono emerse alcune importanti linee guida”.

“Diventa fondamentale aumentare drasticamente nei prossimi anni la quota di GNL liquido via mare, diversificandone al massimo i Paesi di provenienza, e con impianti offshore di arrivo – precisa Gussalli Beretta –. Va inoltre potenziata la quota strutturale di energia da rinnovabili riservata alle imprese e, allo stesso, è auspicabile una sburocratizzazione per velocizzare tale processo, con cui si può generare una quota rilevante di fabbisogno energetico in sostituzione al gas. In più, serve arrivare a un forte aumento dell’estrazione delle riserve nazionali di gas che superi il limite di 2 miliardi di metri cubi annui attualmente definiti dal Governo. Il tutto va infine integrato con la nascita di un vero mercato europeo dell’energia, come sottolineato pochi giorni fa anche dal nostro Presidente nazionale Carlo Bonomi.”

Confindustria, venerdì un incontro online per parlare della questione Russia-Ucraina

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Confindustria Brescia, Confindustria Verona e Confindustria Trento organizzano il webinar “Suggerimenti operativi alle imprese che operano in Russia, Bielorussia e Ucraina”, in programma venerdì 4 marzo dalle ore 10.30 alle ore 12.30, su piattaforma GoToWebinar.

L’evento online – fortemente voluto dalle tre territoriali di Confindustria – è organizzato con lo Studio Legale Padovan (specializzato in diritto internazionale ed esperto di sanzioni economiche internazionali) per delineare il quadro in cui gli operatori commerciali devono muoversi, alla luce delle misure restrittive adottate dall’UE e dagli USA.

L’invasione militare dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, oltre al drammatico impatto sulle popolazioni, sta determinando uno stravolgimento degli equilibri sia in ambito politico-economico sia nei rapporti commerciali tra imprese. Molti sono i quesiti da parte delle aziende che lavorano con clienti o fornitori in Ucraina, Bielorussia o Russia.

Interverranno:

Marco PadovanMarco Zinzani e Francesco Candeago, Studio Legale Padovan.

L’appuntamento è aperto a tutte le aziende interessate. Le realtà associate a Confindustria Brescia possono iscriversi sul sito www.confindustriabrescia.it, nella sezione Prossimi appuntamenti; le imprese non associate possono inviare una mail all’indirizzo estero@confindustriabrescia.it.

Brescia, produzione industriale a +14,8%: recuperati i livelli pre-Covid

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Il 2021 si chiude per il Made in Brescia con una crescita media annua della produzione pari al 14,8%, dopo la pesante caduta del 2020 (-16,2%). La dinamica rilevata nello scorso anno è la più intensa da quando è disponibile la serie storica ed è giustificata dalla vivacità dell’industria locale, che ha saputo velocemente interamente recuperare quanto perduto durante il lockdown nella primavera 2020.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al 4° trimestre 2021.

Con riferimento al solo periodo tra ottobre e dicembre, l’attività produttiva ha registrato una variazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (tendenziale) ancora in significativo incremento (+13,0%), che tuttavia è frutto principalmente dei recuperi sperimentati nei primi mesi dell’anno. Nella seconda metà del 2021, il sistema produttivo bresciano è stato protagonista di un movimento più contenuto, giustificato da un fisiologico rallentamento e dall’emergere di alcuni fattori che hanno limitato la produzione, quali la scarsità delle più rilevanti materie prime e semilavorati, nonché gli ingenti rincari del costo dell’energia, che hanno impattato significativamente sui comparti più energivori.

Nel dettaglio, la produzione industriale evidenzia un aumento sul trimestre precedente (congiunturale) di +4,1%, in parte influenzato dalla ripresa dell’attività, dopo la pausa nel mese di agosto. La crescita media annua rilevata nel 2021 è frutto di quanto ereditato dal 2020 (+4,9%) e di una componente propria pari a +9,4%. La variazione trasmessa al 2022 è positiva (+3,2%): ciò sta a indicare che la crescita nell’anno in corso troverà beneficio, dal punto di vista algebrico, dalla dinamica rilevata nel 2021.

“Il recupero nel 2021 dei volumi persi a causa della pandemia è un dato di partenza incoraggiante e le prospettive per il Made in Brescia dal lato della domanda sono positive, aspetto che contribuirà a dare sostegno ai livelli produttivi – commenta Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia –. Tuttavia, i recenti e ingenti rincari degli input energetici rischiano di compromettere questa situazione, determinando una serie di incognite sulla competitività delle nostre imprese per i mesi a venire e incidendo in modo importante sulle marginalità. In questo senso ci stiamo muovendo come associazione per cercare una soluzione comune al problema, pur nella consapevolezza di come la dinamica sia legata a fattori mondiali.”

Le prospettive a breve termine rimangono positive, nonostante le molteplici nubi recentemente addensatesi sullo scenario previsivo: le aziende che stimano un miglioramento della situazione nei prossimi tre mesi sono il 45%. Quelle che prevedono di mantenere i livelli attuali sono il 44%, mentre l’11% stima un calo dell’attività. In tale contesto, i maggiori elementi di incertezza riguardano, tra l’altro, la nuova ondata pandemica (che frena i consumi nei servizi) e la persistente scarsità di commodity industriali e i prezzi abnormi dell’energia (che minano i margini aziendali). È opportuno inoltre ricordare come importanti segmenti dell’industria locale siano a rischio di dover sospendere l’attività per eccesso di costi che vanno a erodere la marginalità, nonostante la forte domanda proveniente dalla clientela. Infine, non vanno dimenticate le inedite pressioni inflattive (che limitano il potere d’acquisto delle famiglie) e le crescenti tensioni geopolitiche nell’ex Unione Sovietica.

Imprese, “nel Bresciano le imprese che vanno meglio sono quelle che danno lavoro ai giovani”

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La centralità dei giovani in azienda rappresenta un elemento sempre più importante nelle imprese di successo del Made in Brescia. Accanto ad esso, gli ulteriori fattori in grado di proiettare le realtà manifatturiere della provincia oltre la pandemia sono rappresentati, in particolare, da flessibilità, efficienza, 4.0 e internazionalizzazione.

A evidenziarlo è un’analisi delle performance economiche delle aziende bresciane nel 2020, lette alla luce del loro posizionamento strategico rilevato nel periodo immediatamente precedente alla pandemia. L’iniziativa è stata condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia e dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, facendo seguito alla ricerca congiunta “Indagine sul manifatturiero bresciano”, presentata nell’ottobre 2019.

In particolare, lo studio ha preso in considerazione le stesse realtà aziendali coinvolte nel 2019: complessivamente gli operatori esaminati sono 196, che danno lavoro a circa 14 mila addetti e hanno fatturato nel 2020 4,4 miliardi di euro. Il campione risulta fortemente orientato sulle imprese di piccole dimensioni, che costituiscono il 67% del totale. La composizione settoriale vede la prevalenza dei comparti metalmeccanici che, in termini occupazionali, incidono per i due terzi del panel, in coerenza con la specializzazione produttiva dell’industria locale.

La ricerca ha dapprima individuato quattro profilli aziendali, identificati attraverso il confronto tra la performance di ogni singola impresa in termini di variazione del fatturato (2020 vs 2019) e livello di marginalità (EBITDA margin 2020) rispetto all’evoluzione a livello nazionale del settore e della classe dimensionale di appartenenza. I quattro cluster possono essere così definiti:

  • Resilienti: imprese con una dinamica dei ricavi e un livello di marginalità entrambi superiori al dato nazionale;
  • Dinamiche: imprese con una dinamica dei ricavi superiore al dato nazionale e, allo stesso tempo, con un livello di marginalità inferiore;
  • Profittevoli: imprese con un livello di marginalità superiore al dato nazionale e, allo stesso tempo, con una dinamica dei ricavi inferiore;
  • In Ritardo: imprese con una dinamica dei ricavi e un livello di marginalità entrambi inferiori al dato nazionale.

Tra i principali risultati emersi dallo studio, i vantaggi competitivi rilevati nel 2019 che meglio giustificherebbero la migliore performance delle imprese Resilienti da quelle In Ritardo sarebbero da ricercare nella flessibilità, nell’efficienza e nell’innovazione organizzativa.  Per contro, il fattore prezzo sarebbe individuato come leva competitiva per le imprese In Ritardo. Sempre in tale contesto, le aziende Profittevoli risulterebbero più innovative ed efficienti rispetto alle Dinamiche, che invece si caratterizzerebbero per una maggiore flessibilità, unita a una strategia volta al contenimento dei prezzi di vendita.

Le imprese Resilienti emergono poi come le più orientate a una personalizzazione dei prodotti rispetto agli altri profili presi in considerazione, seguite, a breve distanza, dalle Profittevoli. Tali cluster si caratterizzano inoltre per una più intensa presenza al proprio interno di realtà con una gamma di prodotti personalizzati che supera il 70% dell’offerta complessiva.

Il canale estero si conferma particolarmente premiante: la cosiddetta “export propensity” (quota delle esportazioni sul totale del fatturato) nelle aziende Resilienti si attesta al 58%, contro il 39% di quelle In Ritardo. Va poi sottolineato come la presenza sui mercati esteri risulti premiante se esercitata in modo intenso: ciò garantirebbe un maggiore presidio e una più elevata diversificazione degli sbocchi commerciali.

L’indagine ha inoltre certificato l’importante ruolo dei giovani nelle realtà più performanti: le imprese Resilienti si connotano per un’alta quota di forza lavoro giovane rispetto a quelle In Ritardo (62% contro il 45%). La relazione alla base di tale evidenza può essere letta da due prospettive fra loro complementari: da un lato, i giovani possono essere considerati una forza propulsiva per la crescita aziendale, dall’altro, le imprese più virtuose tendono necessariamente ad assumere forza lavoro giovane, in grado di garantire loro dinamicità e competitività. Emerge poi che le Resilienti siano maggiormente guidate da amministratori giovani (19%) rispetto a quelle In Ritardo (16%). Tutto ciò si riverbera nel passaggio generazionale: le imprese Resilienti sembrerebbero meno coinvolte in questo momento tipicamente molto delicato nella vita dell’azienda; il 55% non dovrà infatti affrontare nel quinquennio in corso questa transizione, contro il 41% degli operatori In Ritardo.

Da ultimo, la ricerca ha evidenziato come la diffusione delle tecnologie 4.0 sia più elevata nelle imprese Profittevoli (60%), rispetto alle Resilienti (51%), a quelle In Ritardo (47%) e alle Dinamiche (32%): tale risultato suggerisce che gli investimenti nel 4.0, almeno nei primi anni di adozione, favorirebbero maggiormente la marginalità aziendale piuttosto che le vendite, grazie all’efficientamento dei processi e all’innalzamento della produttività.

Brescia, la Metallurgia supera il Covid “in modo brillante”

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Nel 2020 le imprese bresciane attive nel settore Sistema metallurgia hanno evidenziato risultati economici decisamente confortanti, soprattutto se contestualizzati alla luce della crisi globale generata dalla pandemia da Covid-19.

A evidenziarlo è lo strumento dell’Indice Sintetico Manifatturiero – ISM, frutto della collaborazione tra il Centro Studi di Confindustria Brescia e OpTer (Osservatorio per il territorio: impresa, formazione, internazionalizzazione) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Nel dettaglio, tale indice, applicato ai bilanci 2020 di quasi 200 realtà bresciane attive nel comparto, fornisce una lettura sintetica di come la crisi da Covid-19 abbia impattato sull’economia di tale settore. Nel 2020 la quota di aziende che si posizionano nella classe A (quella che include gli operatori più virtuosi) rimane invariata rispetto all’anno precedente, attestandosi al 30% del totale. Nonostante i peggioramenti registrati nelle altre classi di merito a seguito della crisi pandemica, la tenuta dell’intero comparto non può che ricevere una valutazione nel complesso positiva. Un elemento che conferma con forza questa tesi è che nel 2020 due imprese su tre del settore Metallurgia si posizionano nella parte alta della classifica (A e B). 

L’ISM è stato poi implementato per effettuare un confronto tra gli effetti sui bilanci delle imprese della crisi da Coronavirus, con la “Grande Recessione” del 2009, pur nella consapevolezza della diversa natura dei due fenomeni presi in considerazione. La crisi del 2009 ha avuto effetti devastanti per l’intero settore, una dinamica che nel 2020 non si è manifestata con tale intensità. In termini di Conto Economico tutte le principali voci hanno avuto andamenti di gran lunga migliori rispetto a quelli rilevati un decennio prima. Nel 2020 il fatturato complessivo del comparto, a livello locale, ha subito una contrazione del 13,6%, a fronte di un crollo del 47,8% sperimentato nel 2009, giustificato anche dal significativo sgonfiamento delle quotazioni delle materie prime impiegate nei processi produttivi. Il Margine operativo lordo, indicatore che esprime la redditività lorda industriale, nel 2009 è precipitato del 78,9%, contro il -29,3% nel 2020. La diminuzione del risultato prima delle imposte nel 2009 è stata più di tre volte superiore rispetto a quella registrata nel 2020 (-43,2% nel 2020 contro il -130,1% nel 2020).

Sebbene i peggioramenti generati dalla crisi da Covid si siano indubbiamente manifestati per questo settore, lo strumento dell’ISM permette di capire chiaramente la differente intensità che ha contraddistinto le due crisi. Nel 2009 l’aggregato che accorpa le imprese nelle classi A e B crolla passando dal 68% al 53% (-15%), nel 2020 la dinamica è molto più morbida (-4%). Il Covid fa crescere di solo due punti percentuali la quota delle aziende verosimilmente più fragili, nel 2009 la quota relativa alla stessa classe era quasi raddoppiata (dal 6% all’11%). Il settore Metallurgia si presenta, alla vigilia di entrambe le crisi, con un posizionamento nelle quattro classi di merito molto simile. Quello che però cambia sono gli effetti: nella Grande Recessione il colpo subito fu particolarmente duro; invece nella crisi da Covid il settore ha retto molto bene. Una dinamica che trova spiegazione soprattutto dal fatto che questo comparto, terminato il lockdown imposto al culmine della crisi pandemica, è riuscito ad intercettare con grande capacità la vigorosa crescita di domanda globale di metalli ferrosi e non. Risultati quindi che danno ancora più fiducia ad un settore strategico e rilevante a livello locale e nazionale come quello metallurgico.

“Il settore della metallurgia, sia ferrosa che non ferrosa, ha dato dimostrazione di essere un comparto sano – commenta Giovanni Marinoni Martin, Presidente del settore Sistema Metallurgia, Siderurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. Aziende sempre più dinamiche e solide che, oltre ad avere investito negli anni in innovazione e ricerca, hanno puntato molto anche nell’internazionalizzazione. La pandemia ha colpito l’economia mondiale nel 2020 ed ha sicuramente bloccato l’economia del nostro paese, che però ha saputo reagire, recuperando velocemente i mesi persi. Oggi le nostre aziende sono molto più moderne, più automatizzate, più sostenibili e molto più rivolte al mercato europeo. La vera sfida che ci troviamo oggi ad affrontare è il costo della bolletta energetica. Sia quella elettrica che quella del gas. Siamo ora di fronte ad una vera rivoluzione, che rischia di mettere l’Europa e l’Italia in un angolo, a causa degli alti costi dei prodotti energetici che rendono le nostre produzioni non più competitive rispetto a quelle di altri paesi, che usano fonti energetiche più inquinanti come il carbone. L’Europa e l’Italia hanno un compito molto importante: da un lato devono facilitare la transizione energetica senza distruggere lungo la strada le economie energivore, dall’altro devono facilitare l’aumento di produzione di fonti energetiche riducendo i vincoli che impediscono la nascita di nuovi impianti di produzione più sostenibili, senza abbandonare il vecchio prima di aver avviato il nuovo.”

Information Makes Wonders, rinviato l’evento di Confindustria

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Confindustria Brescia informa che l’evento “IMW – Information Makes Wonders”, originariamente in programma venerdì 14 gennaio alle ore 16.00 al Teatro Grande di Brescia è rinviato a data da destinarsi.

La decisione è stata presa dai Giovani Imprenditori, che organizzano l’evento – giunto alla XXI edizione e dedicato quest’anno al tema della comunicazione responsabile – a causa dell’evoluzione negativa della situazione pandemica, al di là di tutte le precauzioni possibili da mettere in campo.

“Come Giovani Imprenditori, siamo convinti che in questo periodo serva trasmettere un segnale di responsabilità – spiega Anna Tripoli, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Brescia –. Dopo alcune riflessioni abbiamo perciò deciso che, visto l’attuale andamento dei contagi nel nostro Paese, la decisione migliore fosse quella di rinviare IMW, nonostante l’evento fosse già definito in tutti i suoi dettagli. L’intenzione è di riprogrammare l’iniziativa appena la situazione lo consentirà, presumibilmente tra fine febbraio e la prima metà di marzo.”

Per tutte le informazioni è possibile visitare il sito www.confindustriabrescia.it oppure contattare gli uffici dell’associazione, che riapriranno regolarmente a partire da lunedì 10 gennaio.

Manifatturiero, indagine Aib: dopo la pandemia il Sistema Brescia sta meglio del 2009

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Dopo la pandemia, il Sistema Brescia sta meglio rispetto al 2009, quando si trovò ad affrontare la grande recessione mondiale: nello scorso anno, la manifattura bresciana ha mostrato significativi segnali di tenuta, a conferma della sua generale robustezza. Un aspetto importante, in particolare di fronte alle grandi incognite costituite da rincaro dei costi energetici, difficoltà di reperimento delle materie prime e incertezze sul futuro dell’automotive.

A evidenziarlo è lo strumento dell’ISM – Indice Sintetico Manifatturiero, presentato nello scorso mese di febbraio (con analisi dei bilanci 2019) e frutto della collaborazione tra il Centro Studi di Confindustria Brescia e OpTer (Osservatorio per il territorio: impresa, formazione, internazionalizzazione) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che restituisce in un unico valore lo stato di salute delle società di capitali attive nell’industria.

Il primo focus realizzato da Confindustria Brescia (allegato al presente comunicato) riguarda il settore Chimico, gomma, plastica; l’analisi proseguirà nelle prossime uscite – a cadenza settimanale – concentrandosi su altri 4 comparti manifatturieri presenti sul territorio: Alimentare (30 dicembre), Sistema Moda (6 gennaio), Meccanica (13 gennaio) e Metallurgia (20 gennaio).

Nel dettaglio, ISM – applicato ai bilanci 2020 di quasi 3 mila realtà industriali bresciane – mostra un leggero indebolimento rispetto alla situazione rilevata nel 2019. Nel 2020 la quota di aziende che si posizionano nella classe A (quella che include gli operatori più virtuosi) si attesta al 28% del totale, in leggero calo rispetto al 29% registrato nell’anno precedente. Una contrazione ha riguardato anche la classe B, passata dal 36% al 34%, mentre la classe D (che comprende le imprese potenzialmente più fragili) ha visto crescere la propria incidenza, dal 3% al 6%.

La segmentazione al 2020 dell’ISM per classe dimensionale, conferma alcune evidenze già emerse in precedenti lavori, ovvero come lo stato di salute delle imprese vada a migliorare, a livello aggregato, con l’aumentare della dimensione aziendale. Se si prende in considerazione la quota delle realtà che si posizionano nella classe A, essa è pari al 41% nelle grandi imprese (quelle con un fatturato oltre i 50 milioni di euro), scende al 34% nelle medie, al 29% nelle piccole e si riduce addirittura al 25% nelle micro (quelle con ricavi al di sotto dei 5 milioni).  Allo stesso tempo, l’incidenza degli operatori in classe D aumenta dall’1% delle grandi all’8% delle micro.

L’ISM è stato poi implementato per effettuare un confronto tra gli effetti sui bilanci delle imprese della crisi da Coronavirus, con la “Grande Recessione” del 2009, pur nella consapevolezza della diversa natura dei due fenomeni presi in considerazione. Emerge, in questo senso, come il Conto Economico della manifattura bresciana nel 2020 sia stato meno penalizzato rispetto a quanto riscontrato nel 2009. A titolo, esemplificativo, nel 2020 il fatturato complessivo del made in Brescia ha subito una contrazione del 9,5%, a fronte di un crollo di quasi il 30% sperimentato nel 2009. Anche gli altri principali saldi intermedi del Conto Economico mostrano dinamiche coerenti con quanto sopra riscontrato: il Margine operativo lordo, indicatore che esprime la redditività lorda industriale, ha evidenziato nel 2009 una flessione tre volte più intensa rispetto a quella del 2020. Analoghe considerazioni valgono anche per il Risultato ante imposte, che nell’ultimo anno è diminuito del 25,5%, mentre nel 2009 aveva evidenziato una pesante caduta pari al 70,5%.

Tutto ciò si ripercuote sui punteggi prodotti dall’ISM: l’aggregato che accorpa le imprese nelle classi A e B, fra il 2008 e il 2009 ha riscontrato una flessione del 6%, passando da una quota del 53% al 47%. Tra il 2019 e il 2020 lo stesso aggregato è sceso solo di 3 punti percentuali (da 65% a 62%). Va inoltre evidenziato come nel 2009 più di un operatore su dieci si posizionasse nella classe D, a conferma della significativa gravità che caratterizzava il comparto manifatturiero locale.

Da ultimo, ISM consente di sottolineare i progressi realizzati in questi anni dal sistema industriale bresciano e di come esso si sia affacciato alla crisi del 2020 da una situazione più rafforzata di quanto non lo fosse alla vigilia della “Grande Recessione”. Ciò è evidente dal confronto tra il posizionamento delle imprese nei due anni pre-crisi (2008 e 2019): il “blocco” delle imprese nelle classi A e B è passato dal 53% nel 2008 al 65% nel 2019, un salto di ben 12 punti percentuali. Tale miglioramento trae giustificazione da possibili molteplici fattori; uno fra tutti risulta essere la maggiore patrimonializzazione delle imprese. Come già descritto in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’ISM, avvenuta nel febbraio del 2021, nel 2008 l’incidenza dei mezzi propri sul totale del capitale investito era pari al 29,8%, mentre nel 2019 tale quota ha raggiunto il 44,8%.

“Le indicazioni generali provenienti dalla manifattura bresciana sono decisamente incoraggianti, come testimoniano i dati elaborati attraverso ISM – commenta Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia – . Questo strumento, sviluppato in collaborazione con l’Università Cattolica, ci consentirà sempre più, anche in futuro, di tenere monitorato lo stato di salute delle nostre imprese. Un aspetto fondamentale, anche in considerazione di alcune grandi incognite che caratterizzano l’economia mondiale nel breve e medio periodo, quali il rincaro dei costi dell’energia, le difficoltà di reperimento delle materie prime e le incertezze sul futuro dell’automotive.”

“Grazie a OpTer, la collaborazione tra l’Università Cattolica e il Centro Studi Confindustria Brescia si è, negli ultimi anni, ulteriormente intensificata – aggiunge Giovanni Marseguerra, Ordinario di Economia Politica all’Università Cattolica e Direttore di OpTer –. ISM, che è un modello costruito ad hoc sulle imprese manifatturiere bresciane, ci consente di realizzare un monitoraggio puntuale sull’evoluzione del sistema produttivo e così di supportare efficacemente il nostro sistema imprenditoriale che, come dimostra l’analisi presentata oggi, sta dimostrando di reggere bene l’onda d’urto della crisi generata dalla pandemia”.

Confindustria: Michele Gozio è il nuovo coordinatore della zona Iseo-Franciacorta

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Michele Gozio (Paolo Gozio srl) è il nuovo coordinatore della zona Iseo Franciacorta di Confindustria Brescia per il quadriennio 2021-2025: l’elezione è avvenuta durante l’assemblea tenuta lo scorso venerdì nell’azienda Streparava di Adro.

Insieme a Gozio, sono stati eletti anche i due vice coordinatori di zona – si tratta di Arianna Chiarini (Nex Line srl) e Luca Fontana (Montecolino spa) – e i delegati: Paolo Franchi (Feltri Marone spa), Fabio Gagliandi (Systemplast srl), Enrico Marzoli (Filmar spa), Alessandro Ravelli (Magic Sfea srl) e Andrea Uberti (U.M.R. snc).

L’allarme di Aib per i rincari: gas +231%, energia +166%

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In provincia di Brescia, gli esborsi delle imprese per la fornitura di gas ed energia elettrica sono aumentati (nell’ultima fattura disponibile) rispettivamente del 231% e del 166% rispetto allo stesso periodo del 2019, identificato come quello di normalità pre-Covid.

A evidenziarlo – secondo quanto riporta Brescia news – è una survey condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia su un campione significativo di 113 aziende associate, che contano complessivamente 10.500 addetti. Il lavoro si inserisce, in particolare, nell’attuale situazione mondiale caratterizzata da forti rialzi dei costi energetici e da una serie di tensioni geopolitiche.

Dall’indagine, emergono in particolare i seguenti aspetti.

Gas naturale

·        Quanto pagato per il gas è attualmente superiore del 231% rispetto allo stesso periodo del 2019.

·        Poiché 1/4 delle aziende comunque sta riscontrando fatture più basse rispetto al 2019, l’incremento medio per le sole realtà sottoposte ad aumenti è pari al 325%.

Energia elettrica

·        L’esborso monetario dell’ultima fattura per l’energia elettrica è attualmente superiore del 166% rispetto allo stesso periodo del 2019.

·        Poiché 1/4 delle aziende sta comunque riscontrando fatture più basse rispetto al 2019, l’incremento medio per le sole realtà sottoposte ad aumenti è pari al 186%.

Quanto dichiarato dalle imprese bresciane è coerente con le recenti evoluzioni di PUN e gas naturale, che in questi mesi hanno sperimentato una dinamica di rialzo esponenziale: le variazioni attuali rispetto a inizio anno si attestano rispettivamente al +411% e +419%.

IL COMMENTO

“Siamo di fronte a una situazione sempre più emergenziale, che comprende due nodi in particolare: il rialzo dei costi dell’energia e le difficoltà nel reperimento delle materie prime – commenta Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia –. In particolare, il continuo incremento dei prezzi energetici sta mettendo le nostre imprese di fronte a due problematiche: da un lato il rischio di dover sospendere l’attività per eccesso di costi; dall’altro quello di vedere ridotte in modo consistente le marginalità, nonostante il rialzo dei fatturati. Una problematica di natura mondiale – legata a una serie di tensioni geopolitiche, tra cui il persistere delle difficili relazioni con la Russia in merito anche alla questione ucraina – su cui ci auguriamo possa essere condotto un intervento deciso da parte del Governo.”

Tra gli aspetti più rilevanti su cui Confindustria Brescia auspica un intervento governativo figura il decreto per le imprese energivore (in avvio previsto dal prossimo 1 aprile), su cui graveranno in modo significativo i rialzi dei costi energetici e su cui, al momento sono state allocate risorse in misura non sufficiente; a ciò si aggiunge la richiesta di ulteriori stanziamenti anche per quanto riguarda il meccanismo di interrompibilità tecnica dei prelievi dalle reti di trasporto e di distribuzione del gas naturale, aggiuntiva rispetto a quella derivante dall’attivazione di eventuali contratti di fornitura di tipo interrompibile già presenti e stipulati dagli operatori, per soggetti che utilizzano il gas naturale per fini industriali.

Ulteriori segnali di preoccupazione emergono, inoltre, per quelle aziende che a fine anno vedranno scadere i contratti biennali a tariffa fissa (quelle che oggi hanno tariffe inferiori al 2019): nel 2022 anche queste imprese dovranno confrontarsi con tariffe assai elevate e l’impatto economico si tradurrà in un’evidente perdita di marginalità. Le potenziali chiusure delle aziende si tradurranno in CIG per i dipendenti, con perdita salariale e conseguente diminuzione di potere di acquisto.

Questa situazione emergenziale si inserisce in un contesto già particolarmente problematico per il comparto manifatturiero: come evidenziato nell’ultimo appuntamento con l’osservatorio Scenari & Tendenze, l’attività delle imprese risente oggi della limitata disponibilità di materiali, che si riverbera su quotazioni delle materie prime industriali a livelli record. Nel 3° trimestre 2021, il 32% delle imprese bresciane ha individuato proprio la scarsità di materie prime come il principale fattore che limita la produzione: nell’analogo periodo del 2020 era solo il 3%. I forti rincari subiti nella fase di acquisto (stimati nel +44% rispetto al 2020) vengono solo parzialmente trasferiti sui prezzi di vendita applicati ai clienti (+11%): da qui derivano le problematiche relative alle marginalità.

Confindustria, premiati con le “Stelle al merito” 23 nuovi Maestri del lavoro

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Si sono tenute ieri mattina, nella Sala Beretta di Confindustria Brescia, le premiazioni dei 23 nuovi Maestri del lavoro bresciani per gli anni 2020-2021, insigniti con le “Stelle al merito”.

L’onorificenza – tornata dopo lo stop forzato del 2020 – è rivolta ai lavoratori dipendenti ancora in servizio o già pensionati e premia in particolare i collaboratori che hanno saputo contribuire, con meriti particolari, alla crescita e allo sviluppo dell’impresa.

“Si tratta di un riconoscimento gradito ai nostri collaboratori, a suggello di una vita di lavoro spesa in modo attivo, che sottolinea tratti tipici della nostra brescianità, quali la laboriosità e l’ingegno, particolarmente apprezzati dalla nostra Associazione – il commento di Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia –. Con molta soddisfazione osservo che tra i premiati ci sono 9 donne. Ancora poco in rapporto alla rappresentanza maschile, ma comunque un trend in crescita che va nella giusta direzione, a testimoniare il contributo che le donne sanno dare ai livelli più alti nell’impresa.”

Di seguito l’elenco dei 23 Maestri del lavoro: Sergio Giacomelli (Automazioni Industriali Capitanio), Gigliana Moreni (Cavagna Group), Monica Maria Zubini (Cittadini), Marisa Filippini (Color Tap), Daniele Micheli (Fabbrica d’armi Pietro Beretta), Teresa Malagnini (Feralpi Holding), Roberto Spilimbergo (Feralpi Siderurgica), Silvana Chiari (Industrie Polieco), Luciano Guerrini (Industrie Polieco), Romualdo Bellini (Lav.El Gomma), Marina Belloni (Leonardo), Gianluigi Pietta (Leonardo), Giami Vittorio Egi (L.M. Lavorazioni Metallurgiche), Massimo Garello (Officine Meccaniche Rezzatesi), Patrizia Veneziani (Officine Meccaniche Rezzatesi), Riccardo Moraglia (F.M.B.), Giancarlo Rossini (Palazzoli), Daniela Tomasi (Palazzoli), Dino Galiazzo (Poste Italiane), Erminia Garneri (Poste Italiane), Adriano Pinsi (Poste Italiane), Guido Ceni (Rima) e Oscar Bragaglio (Vezzola).

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