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Aib - page 14

Coronavirus, Aib: pagamenti e liquidità aziende sono due nodi da affrontare

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Giuseppe Pasini (Presidente AIB): “Il tema dei pagamenti e della liquidità è oggi imprescindibile: serve trovare, con il sistema bancario, un modo per immettere liquidità vera e congelare i criteri che non consentono di intervenire con efficacia a favore delle imprese, e quindi delle persone.”

Pagamenti corretti e liquidità: sono queste le due emergenze delle quali l’Associazione Industriale Bresciana sta discutendo insieme ai principali istituti di credito locali e nazionali, con cui è in corso in questi giorni una serie di colloqui.

“In un contesto dove quasi tutte le aziende sono ferme, il problema dei pagamenti tra tutti gli attori della catena economica è il tema. Per affrontarlo serve liquidità, è lapalissiano – commenta Giuseppe Pasini, Presidente dell’Associazione Industriale Bresciana –! È indubbiamente apprezzabile leggere di imprenditori in grado di rispettare le scadenze dei pagamenti, o che addirittura li anticipano. Sono certo che a Brescia chi è nelle condizioni di farlo, senz’altro lo farà, responsabilmente, per contribuire affinché tutta la filiera in cui opera rimanga sana”.

“Per AIB questo tema è indubbiamente importante e cerchiamo di monitorarlo, a partire dal Consiglio di Presidenza – prosegue il Presidente dell’Associazione Industriale Bresciana –. Pagare correttamente, nei tempi e nei termini previsti, rientra in quell’ambito della Responsabilità sociale d’impresa che da sempre intendiamo valorizzare, anche attraverso una delega specifica in Associazione. Ma – ripeto – per pagare, le aziende di qualsiasi settore, dimensione e genere hanno bisogno di liquidità, per di più immediate. La liquidità è l’emergenza nell’emergenza che stiamo affrontando in queste settimane; è un problema che cresce dimensionalmente di ora in ora, di pari passo alla necessità di rivedere il rapporto banche – imprese per assicurare rapidità, snellezza e immediatezza di azione”.

“Sappiamo tutti che i fondamentali dell’economia conosciuta fino a poche settimane fa sono venuti meno. Serve ripensare sia i prodotti bancari da mettere a disposizione delle imprese sia il regime regolatorio che è stato fino ad ora alla base della definizione del merito creditizio. Su questi due aspetti siamo in prima linea – prosegue Pasini –. Abbiamo già avviato il confronto con alcuni istituti di credito, per mettere a disposizione degli associati strumenti specifici che assicurino, per esempio, ulteriori moratorie su linee di credito di medio lungo periodo piuttosto che liquidità per valicare almeno i prossimi 12 mesi. Dall’altro stiamo anche chiedendo al mondo bancario di impegnarsi per rivedere le regole alla base del merito creditizio. Occorre infatti congelare i vincoli derivanti dagli Accordi di Basilea III che, se permarranno, di fatto non consentiranno alle banche di operare nei confronti delle aziende con quella immediatezza e concretezza che noi chiediamo. Occorrerebbe anche congelare subito, e almeno per questa fase di blocco delle attività produttive, la segnalazione da parte delle banche e delle società di leasing alla Centrale Rischi nei casi di mancati pagamenti di mutui, leasing e altro entro il 31 marzo 2020: molti imprenditori stanno chiedendo le moratorie, ma non è certo che siano operative per quella data”.

Export, per le aziende bresciane è dura da tempo: -3,8% nel 2019

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Nel complesso del 2019, le esportazioni bresciane – pari a 16,3 miliardi – diminuiscono del 3,8% rispetto al 2018. Si arresta quindi la crescita dell’export provinciale, con il primo segno “meno” dal 2016, anno in cui si registrò un -1,2% sul 2015. A rilevarlo sono i dati ISTAT elaborati dall’Ufficio Studi e Ricerche di AIB e dal Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia.

Nel 2019, rispetto al 2018, la dinamica negativa delle esportazioni bresciane (-3,8%) è in controtendenza rispetto a quella rilevata in Lombardia (0,0%) e in Italia (+2,3%).

Le importazioni complessive (pari a 9,1 miliardi) cedono invece del 7,6%, ed evidenziano l’importo più basso dal 2016.

Nel 4° Trimestre 2019 la dinamica delle vendite all’estero, che ammontano a 4,01 miliardi di euro tra ottobre e dicembre 2019, è in calo del 6,6% rispetto allo stesso periodo del 2018. Si tratta della variazione più bassa dal quarto trimestre 2009 (-18,9%).

Le importazioni, pari a 2,12 miliardi di euro tra ottobre e dicembre 2019, diminuiscono del 14,3% rispetto allo stesso periodo del 2018, la frenata più intensa dal secondo trimestre 2012.

Il saldo commerciale si amplifica e raggiunge la cifra record di 7,16 miliardi di euro, in aumento dell’1,5% rispetto a quello del 2018 (7,05 mld).

La dinamica risente della frenata del commercio mondiale che, nel periodo ottobre-dicembre 2019, ha registrato un segno meno (-0,8%). Il 2019 si chiude con un calo complessivo degli scambi internazionali dello 0,4%, contro il +3,4% del 2018 e il +4,8% nel 2017. Ciò, in un contesto in cui pesano le note incognite internazionali (dalle tensioni geopolitiche, alla guerra dei dazi, alla Brexit e al rallentamento della Germania, mercato che da solo vale oltre il 20% delle esportazioni bresciane). L’indice PMI manifatturiero tedesco, che da mesi si trova in area negativa, nelle ultime rilevazioni del 2019 si è sistematicamente attestato su valori intorno a minimi pluriennali. I dati dei prossimi mesi incorporeranno gli effetti dello stop del mercato cinese sul commercio internazionale e l’impatto dell’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Coronavirus (al momento di non facile quantificazione) sull’economia nazionale e internazionale.

La persistente caduta dei prezzi delle principali materie prime industriali (alluminio, rame, zinco, rottame ferroso) ha provocato lo sgonfiamento dei valori monetari dei beni scambiati. Qualche vantaggio nelle esportazioni extra UE è derivato invece dal deprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro (-3,0% tendenziale).

Nel complesso del 2019, tra i settori, su base annua, i meno dinamici risultano: apparecchi elettrici (-6,8%), mezzi di trasporto (-6,1%), metalli di base e prodotti in metallo (-6,3%), prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-3,4%).

Un aumento delle esportazioni riguarda invece i comparti: legno e prodotti in legno, carta e stampa (+6,0%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+5,3%), articoli farmaceutici, chimico medicinali e botanici (+3,5%).

Tra i mercati di sbocco, diminuiscono le esportazioni verso Germania (-4,9%), Francia (-3,7%), Stati Uniti (-5,7%), Turchia (-7,3%), Brasile (-14,8%), Cina (-23,8%). Crescono le vendite verso l’Algeria (+23,9%) e la Russia (+7,1%). In termini di aree geografiche spiccano le dinamiche negative dell’Asia (-7,6%), dell’Unione Europea (-4,5%) e dell’America centro-meridionale (-4,0%). Positiva la dinamica dell’Africa (+6,6%).

Per quanto riguarda le importazioni, sono in diminuzione quelle di metalli di base e prodotti in metallo (-12,9%), apparecchi elettrici (-9,3%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (-6,5%), legno e prodotti in legno, carta e stampa (-4,9%), articoli in gomma e materie plastiche (-4,7%).

Risultano, invece, in aumento gli acquisti nei comparti: articoli farmaceutici, chimico medicinali e botanici (+21,4%), computer, apparecchi elettronici e ottici (+6,5%), mezzi di trasporto (+2,0%).

Diminuiscono le importazioni da: Francia (-7,7%), Germania (-7,2%) e Spagna (-6,2%). In contro tendenza la Cina (+2,7%).

 

Brescia, battuta d’arresto per la produzione metalmeccanica

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In provincia di Brescia, nel quarto trimestre 2019, l’attività produttiva dei tre settori metalmeccanici ha segnato variazioni negative rispetto allo stesso trimestre del 2018. È proseguita, quindi, la dinamica sfavorevole registrata nel periodo precedente, in cui si era improvvisamente invertito il trend di crescita dei tre settori rilevato per numerosi trimestri.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale condotta dall’Ufficio Studi e Ricerche di AIB.

In particolare, il comparto metallurgico siderurgico ha registrato una diminuzione dell’attività dello 0,8% rispetto allo stesso trimestre del 2018, la meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche del 2,8%, la meccanica tradizionale e mezzi di trasporto del 2,0%.

“La situazione di debolezza per quanto riguarda i settori metalmeccanici prosegue, e ha impattato negativamente anche sui prezzi delle materie prime industriali e sulle quotazioni dei noli marittimi, che si attestano sui minimi pluriennali – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di AIB –. Tra le commodity principalmente impiegate nei cicli di produzione delle aziende metalmeccaniche bresciane si rilevano cali diffusi, a testimonianza di una situazione non semplice”.

A febbraio, rispetto allo stesso mese del 2019, l’alluminio ha segnato un ribasso del 9,4%, il rame del 9,7%, lo zinco del 21,9% e il rottame ferroso dell’11,5%.

Sul versante del mercato del lavoro, si segnala la ripresa della Cassa Integrazione Guadagni nei comparti metalmeccanici. Le ore complessivamente autorizzate nel 2019 sono cresciute del 76% rispetto al 2018, passando da 3 a 5,4 milioni. In particolare, la componente ordinaria è cresciuta del 215% (da 866 mila a 2,7 milioni di ore), quella straordinaria del 21% (da 2,2 a 2,6 milioni di ore). I dati dell’Osservatorio AIB-ApL al quarto trimestre 2019 hanno invece messo in luce alcune tensioni nel reperimento di figure professionali legate alla metalmeccanica, in particolare per gli operai specializzati (fonditori, saldatori, fabbri, montatori, manutentori).

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la terza provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino e Milano). Con poco meno di 100 mila addetti attivi nell’industria metalmeccanica, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (16 mila addetti) e i prodotti in metallo (36 mila), è al terzo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila) e in quinta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco più di 8 mila addetti).

 

Agenzie del lavoro, a fine 2019 richieste di interinali calate del 15 per cento

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Secondo quanto dichiarato dalle Agenzie per il Lavoro, nel IV trimestre del 2019 le richieste di lavoratori in somministrazione in provincia di Brescia hanno subito un calo del 15% rispetto all’analogo periodo del 2018, che intensifica la discesa riscontrata nel periodo precedente (-7%). Tale flessione è di fatto imputabile a una categoria professionale (personale non qualificato -42%), non controbilanciata dal forte incremento di un’altra categoria (conduttori d’impianti, +36%).

A evidenziarlo è l’Osservatorio AIB – Agenzie per il lavoro, a cura dell’Ufficio Studi e Ricerche di AIB, con riferimento al IV trimestre 2019.

“Dal report appare evidente come le competenze siano sempre più importanti e strategiche per le imprese – commenta Roberto Zini, Vice Presidente di AIB con delega a Lavoro, Relazioni Industriali e Welfare –, anche all’interno di un mercato, quello della somministrazione, che storicamente ha intercettato profili con esiguo contenuto professionale, almeno nel territorio bresciano. Allo stesso tempo, la minore domanda complessiva risulta coerente con la fase di debolezza che attualmente sta investendo l’industria bresciana”.

Per quanto riguarda la composizione della domanda, si evidenzia la prevalenza di conduttori d’impianti (30,4%), seguiti dal personale non qualificato (23,8%), dagli addetti al commercio (22,4%) e dagli operai specializzati (11,5%). Più contenuta è la domanda di impiegati esecutivi (7,1%) e tecnici (4,8%), che insieme assorbono il rimanente 12% delle richieste.

Il dettaglio dei profili professionali vede primeggiare camerieri di ristorante (11,0% della domanda complessiva), seguiti dagli operatori robot industriali (10,0%), dai non qualificati in imprese industriali (9,0%), dagli addetti consegna merci (7,5%) e dai non qualificati nei servizi di pulizia (6,0%).

Per la prima volta da quando è istituito l’Osservatorio il profilo più richiesto non riguarda l’industria, bensì le attività terziarie (camerieri di ristorante). Si tratta di un dato che, se da una parte trova giustificazione nella fase di difficoltà che sta attraversando il comparto manifatturiero locale, dall’altra appare coerente con fattori stagionali legati alle festività natalizie, quando più intenso è il ricorso a figure da impiegare nell’ambito della ristorazione. Tale tendenza appare confermata dall’ampia richiesta di addetti consegna merci, categoria che trae beneficio, oltre che dal particolare periodo dell’anno, anche dalle mutate abitudini dei consumatori, oggi particolarmente orientati agli acquisti on line.

Con riferimento alle difficoltà di reperimento dei lavoratori in somministrazione, non si segnalano tensioni particolari, a eccezione di alcuni profili appartenenti ai tecnici (tecnici in campo ingegneristico, tecnici della produzione, tecnici della gestione dei processi produttivi, tecnici della distribuzione commerciale e tecnici informatici) e agli operai specializzati (fonditori, saldatori, fabbri, montatori, manutentori). É una lettura coerente con quanto emerso dalla recente Indagine sul manifatturiero bresciano condotta dall’Ufficio Studi e Ricerche AIB e dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, in cui si evidenzia come il 79% delle imprese intervistate segnali difficoltà nel reperimento di tecnici e di operai specializzati.

 

Brescia, nel 2019 ben 118.469 imprese: 322 in più dell’anno precedente

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Le imprese nate in provincia di Brescia nel 2019 sono 6.980, ovvero 443 in più rispetto allo scorso anno. Le cessazioni nello stesso periodo sono 6.658, in aumento sullo scorso anno di 189 unità. Il risultato di queste dinamiche ha portato a un saldo demografico positivo di 322 unità, un bilancio migliore rispetto al 2018. Alla fine del 2019, quindi, lo stock delle imprese esistenti ammonta a 118.469 unità.

E’ questa la dinamica che emerge dall’analisi sulla natalità e mortalità delle imprese bresciane realizzata dal Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia e dell’Ufficio Studi e ricerche di AIB su dati Movimprese.

Segnali di miglioramento si intravedono nel comparto artigiano che chiude con un bilancio negativo di appena 45 unità, il più contenuto degli ultimi dieci anni. Determinato da una ripresa delle nuove iscrizioni (2.226 unità, valore più alto degli ultimi sette anni) e dal contestuale calo delle cessazioni (2.271 imprese contro 2.368 di fine 2018).

Dal confronto territoriale è evidente che il risultato bresciano (-0,8%) è in linea con quello regionale (-0,7%). Il comparto artigiano è in calo su tutti i livelli territoriali, quello bresciano, tuttavia, segna cali meno consistenti (-0,9% rispetto al 2018)

Tab. 1 – Serie storica delle iscrizioni, delle cessazioni e dei relativi tassi nel IV trimestre di ogni anno

Totale imprese e imprese artigiane – Valori assoluti e percentuali

ANNO REGISTRATE ISCRIZIONI CESSAZIONI SALDO TASSO ISCRIZIONE TASSO CESSAZIONE TASSO DI SVILUPPO TASSO DI CRESCITA ANNUO
2009 120.458 8.104 7.239 865 6,7% 6,0% 0,7% 0,3%
2010 121.465 8.394 7.120 1.274 7,0% 5,9% 1,1% 0,8%
2011 122.191 7.765 6.874 891 6,4% 5,7% 0,7% 0,6%
2012 122.095 7.598 7.497 101 6,2% 6,1% 0,1% -0,1%
2013 121.364 7.374 7.299 75 6,0% 6,0% 0,1% -0,6%
2014 120.735 7.122 6.791 331 5,9% 5,6% 0,3% -0,5%
2015 119.972 7.049 6.675 374 5,8% 5,5% 0,3% -0,6%
2016 119.242 6.664 6.653 11 5,6% 5,5% 0,0% -0,6%
2017 119.143 6.757 6.331 426 5,7% 5,3% 0,4% -0,1%
2018 118.469 6.537 6.469 68 5,5% 5,4% 0,1% -0,6%
2019 117.576 6.980 6.658 322 5,9% 5,6% 0,3% -0,8%
di cui imprese artigiane

 

ANNO REGISTRATE ISCRIZIONI CESSAZIONI SALDO TASSO ISCRIZIONE TASSO CESSAZIONE TASSO DI SVILUPPO TASSO DI CRESCITA ANNUO
2009 38.557 2.861 3.049 -188 7,4% 7,9% -0,5% -0,6%
2010 38.465 2.797 2.867 -70 7,3% 7,4% -0,2% -0,2%
2011 38.260 2.653 2.820 -167 6,9% 7,3% -0,4% -0,5%
2012 37.598 2.415 3.067 -652 6,3% 8,0% -1,7% -1,7%
2013 36.602 2.066 2.948 -882 5,5% 7,8% -2,3% -2,6%
2014 36.048 2.177 2.668 -491 5,9% 7,3% -1,3% -1,5%
2015 35.435 2.173 2.657 -484 6,0% 7,4% -1,3% -1,7%
2016 34.862 1.941 2.380 -439 5,5% 6,7% -1,2% -1,6%
2017 34.541 2.027 2.257 -230 5,8% 6,5% -0,7% -0,9%
2018 33.912 1.977 2.368 -391 5,7% 6,9% -1,1% -1,8%
2019 33.617 2.226 2.271 -45 6,6% 6,7% -0,1% -0,9%

 

 

 

IL BILANCIO DEI SETTORI

La consueta analisi di dettaglio mette in evidenza le dinamiche dei settori negli ultimi anni.

Per l’agricoltura il nuovo calo conferma il trend di costante decrescita che ha caratterizzato il settore negli ultimi dieci anni.

L’industria manifattura chiude il 2019 con un nuovo calo che consolida il trend decrescente in atto dal 2012, su cui ha pesato il costante calo delle imprese della manifattura artigiana che hanno perso rispetto dal 2012 ben 1.621 unità portando lo stock di fine anno a 8.939 imprese.

Il settore delle costruzioni segna un risultato che rallenta il ritmo di decrescita che ha contrassegnato il settore dal 2012. Lo stock a fine anno ammonta a 17.919, in calo sul 2018 dello 0,5%, riduzione quest’ultima inferiore rispetto alla media dell’intero sistema imprenditoriale (-0,8%).

Il commercio chiude l’anno con una nuova flessione che non arresta il processo di decrescita iniziato nel 2014. All’interno i comparti che hanno segnato i cali maggiori sono stati: il commercio al dettaglio che ha perso rispetto al 2014 circa 1.250 esercizi e il commercio all’ingrosso con una riduzione di 760 imprese. All’opposto il commercio al dettaglio e all’ingrosso e riparazione di autoveicoli si conferma in crescita con un  aumento, in cinque anni, di 265 unità.

Il comparto dell’alloggio e della ristorazione chiude il 2019 con un bilancio in leggero calo (-29), risultato questo che conferma il processo di stabilità che ha iniziato a rallentare la crescita costante che ha interessato il settore dal 2009.

A guadagnare terreno sono nuovamente i servizi in particolare le attività professionali (+4,0% sul 2018), di informazione e comunicazione (+3,1%) e gli altri servizi (+1,8%).

Le dinamiche settoriali del 2019 confermano il processo di terziarizzazione in atto da alcuni anni che vede aumentare il peso dei servizi e diminuire l’incidenza dei settori tradizionali.

Brescia, Aib: in cinquant’anni over 65 raddoppiati rispetto ai lavoratori

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In provincia di Brescia il tasso medio annuo di crescita della popolazione residente è sensibilmente diminuito tra il 2012 e il 2018: +0,3%, mentre era pari a +0,8% nel decennio del baby boom (1962-1971), in diminuzione nei due decenni successivi (+0,6% e +0,3%) e in crescita dopo il 1992 e fino al 2011 (+0,6% e +1,1%), trainato soprattutto dall’aumento dalla componente straniera. A evidenziarlo è una nota dell’Ufficio Studi e Ricerche di AIB sui dati diffusi dall’Istat nello scorso mese di luglio e relativi all’anno 2018.


Il rallentamento è dovuto alla riduzione sia del saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) che di quello migratorio (differenza tra immigrati ed emigrati): quest’ultimo rappresenta negli ultimi anni circa un decimo (5.751 unità) di quanto fosse nel periodo 2003-2006 (55.897 unità). Del saldo migratorio totale è soprattutto quello con l’estero che è diminuito in modo considerevole, passando da quasi 10.300 unità nel 2008 a neanche 4.700 unità nel 2018. In conseguenza di ciò, prosegue l’aumento dell’indice di vecchiaia della popolazione, cioè il rapporto tra il numero degli over 65 e degli under 15: nel 2018 sono in media 151 gli ultra sessantacinquenni ogni 100 giovani (tra 0 e 14 anni), contro gli appena 38 del 1971. Le punte più elevate sono rappresentate soprattutto da comuni montani: Magasa, Valvestino, Lozio, Saviore dell’Adamello e Capovalle.

Anche l’indice di dipendenza anziani, cioè il rapporto tra la popolazione oltre 65 anni e quella in età lavorativa (15-64 anni), è continuato a crescere nel tempo passando da 15 nel 1971 a 34 nel 2018. Quest’ultimo indice esprime il livello di sostenibilità della spesa pensionistica: tanto più aumenta, più cresce la spesa previdenziale.

Per quanto riguarda gli stranieri, quelli residenti in provincia sono cresciuti sensibilmente dall’inizio del secolo: erano quasi 50.000 nel 2001 (il 4,4% della popolazione) e sono diventati oltre 155.000 nel 2011 (il 12,5% del totale dei residenti), ma negli ultimi anni la loro crescita si è arrestata. Alla fine del 2018, rappresentano il 12,4% della popolazione residente e sono aumentati di sole 2.148 unità rispetto al 2011. In Italia costituiscono l’8,7% della popolazione residente, in Lombardia l’11,7%.

La diffusione degli stranieri sul territorio provinciale non è omogenea: alcuni comuni (Castelcovati, Rovato, Brescia, Tremosine sul Garda, Remedello) presentano un’incidenza di stranieri anche di molto superiore a quella media provinciale (12,4%), mentre per altri (Saviore dell’Adamello, Irma, Valvestino, Capovalle, Magasa) il fenomeno è quasi del tutto trascurabile. È vero tuttavia che la maggior parte dei comuni che registrano una quota di stranieri molto bassa sono anche quelli che hanno un numero di abitanti molto ridotto.

Tra gli stranieri residenti nella provincia di Brescia, il gruppo prevalente è quello proveniente dalla Romania (16,2% del totale): seguono gli albanesi (11,6%), gli indiani (8,8%) e i marocchini (8,7%). Tra gli altri stranieri, si segnalano quelli provenienti dal Pakistan (8,0%), dall’Ucraina (5,0%), dal Senegal (4,4%) e dalla Moldova (3,6%).

Lavoratori in somministrazione: nel Bresciano -7% rispetto al 2018

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Secondo quanto dichiarato dalle Agenzie per il Lavoro, nel 3° trimestre del 2019 le richieste di lavoratori in somministrazione in provincia di Brescia hanno subito un calo del 7% rispetto all’analogo periodo del 2018. Tale flessione è di fatto imputabile a una categoria professionale (personale non qualificato, -46%), su cui graverebbe il raffreddamento della congiuntura nell’industria bresciana, non controbilanciato dal forte incremento di un’altra categoria (conduttori d’impianti, +37%).

A evidenziarlo è l’Osservatorio AIB – Agenzie per il lavoro, a cura dell’Ufficio Studi e Ricerche di AIB, con riferimento al III trimestre 2019. Il documento rappresenta la prima verifica, a parità di normativa, sull’evoluzione di questo segmento del mercato del lavoro, dopo l’introduzione nell’agosto 2018 del decreto 87/2018, meglio noto come “Decreto Dignità”.

 “Il suddetto decreto ha profondamente ridisegnato il mercato dei lavoratori in somministrazione a tempo determinato, con impatti sia di natura qualitativa, sia quantitativa – commenta Roberto Zini, Vice Presidente di AIB delegato a Lavoro, Relazioni Industriali e Welfare –. Le Agenzie per il Lavoro partner dell’Osservatorio sono concordi sul fatto che è quanto mai opportuno leggere il fenomeno in questione nella sua interezza, prendendo in considerazione alcune “dinamiche collaterali”, quali un minore turnover, con conseguente allungamento della durata media delle missioni, e un notevole incremento della trasformazione di rapporti dal tempo determinato al tempo indeterminato.”

In provincia, in particolare, si è ridotta fortemente la componente del personale non qualificato, la cui incidenza è passata dal 38% al 23%, e, in misura minore, è diminuita la quota degli addetti al commercio (dal 23% al 20%). Per contro, si evidenzia una forte crescita dei conduttori d’impianti (dal 19% al 31%) e incrementi più modesti da parte degli operai specializzati (dal 12% al 14%), degli impiegati esecutivi (dal 4% al 6%) e dei tecnici (dal 4% al 5%).

Con riferimento alle difficoltà di reperimento dei lavoratori in somministrazione, non si segnalano tensioni particolari, a eccezione di alcuni profili appartenenti ai tecnici (tecnici informatici, tecnici della produzione, tecnici della gestione dei processi produttivi, tecnici dei servizi ricreativi, tecnici della distribuzione commerciale) e agli operai specializzati (fonditori, saldatori).

Bonometti e i presidenti del Nord: il decreto fiscale mette a rischio imprese e investimenti

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Marco Bonometti, Enrico Carraro, Pietro Ferrari e Fabio Ravanelli, rispettivamente Presidenti delle Confindustrie Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte – con una nota inviata oggi ai media – sentono la necessità di esprimere la forte preoccupazione di tutti gli imprenditori delle quattro regioni sul decreto legge fiscale collegato alla manovra di bilancio.

ECCO IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO

Come richiamato dal Presidente della Repubblica, sono per noi punti irrinunciabili il contrasto all’evasione fiscale e la salvaguardia delle imprese sane che tutti i giorni si confrontano sui mercati nel rispetto delle norme.

Le misure del decreto rischiano di mettere fortemente a repentaglio l’esercizio dell’attività di impresa, generano forte incertezza nell’attività d’azienda sotto il profilo giuridico e allontanano qualsiasi nuovo investimento nel Paese.

L’introduzione dell’ipotesi di confisca allargata − strumento pensato per combattere la criminalità organizzata, applicabile anche nel caso di un ordinario controllo fiscale − porterebbe, senza alcuna sentenza neppure di primo grado, al blocco dei conti correnti aziendali e dunque al blocco sine die delle attività ordinarie delle imprese, dal pagamento degli stipendi ai fornitori.

Nei principali provvedimenti approvati dall’inizio della legislatura − dal decreto dignità alle norme sulle crisi d’impresa e alle ultime leggi finanziarie, sino al decreto fiscale in discussione in questi giorni − emerge un approccio che alimenta le divisioni tra componenti della società civile, come se tra cittadini ed imprese vi fosse una separazione ideologica nei comportamenti e nei valori.

Il clima di criminalizzazione delle imprese, come sottolineato più volte dal Presidente di Confindustria Boccia, non è utile al contrasto dell’evasione e rischia solo di avere effetti negativi sulle attività economiche e sul lavoro.

Infatti, se si collega questa ipotesi legislativa con l’entrata in vigore al 1° gennaio 2020 delle nuove norme già approvate sulla prescrizione, emerge il rischio che le attività produttive restino sospese per tempi lunghissimi, a causa dei ben noti tempi della giustizia, con danni irreparabili anche nei casi in cui venga accertata la non colpevolezza.

Da questo quadro complessivo emerge un approccio anti impresa, fondato sulla presunzione di colpevolezza e con un anticipo delle misure sanzionatorie che appaiono in evidente contrasto con la presunzione di innocenza, con i tempi ragionevoli del processo e con la libertà di impresa.

Siamo convinti che la crescita economica, la piena occupazione, il benessere delle persone e il sistema di welfare siano valori comuni e centrali per una società moderna di un Paese industriale fondatore dell’Unione europea.

Abbiamo bisogno di una vera unità di intenti tra mondo dell’impresa, mondo del lavoro e Istituzioni per perseguire insieme l’idea di un Paese migliore, sostenibile e più giusto.

 

Anche Aib fa rete, il 27-28 febbraio a Milano torna Connext

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Presentazione Connext in Aib, foto da ufficio stampa

È stata presentata oggi pomeriggio, nella sede dell’Associazione Industriale Bresciana, la seconda edizione di Connext, l’evento di partenariato industriale promosso da Confindustria e in programma i prossimi 27 e 28 febbraio al MiCo di Milano. Durante l’incontro sono intervenuti Luigi Paparoni, Direttore Brand Identity di Confindustria, Elisa Torchiani, Presidente della Piccola Industria AIB, e Filippo Schittone, Direttore di AIB.

A Connext prenderanno parte PMI e grandi aziende, imprese familiari e multinazionali, startup e imprese innovative, reti d’impresa, università, centri di ricerca, cluster tecnologici e Digital Innovation Hub, enti di formazione e certificazione, attori del credito e della finanza, il mondo della domanda pubblica e della grande committenza privata, le Associazioni e le Camere di Commercio, i player pubblici e privati. Sono attese, oltre a realtà nazionali, anche numerose iscrizioni dai Paesi del Mediterraneo e dell’Africa, dell’Europa centro-orientale, della Russia e dell’Unione Europea.

Nella prima edizione del 2019 sono stati registrati 7.000 partecipanti tra imprenditori, manager, startupper, istituzioni, enti e stakeholder, con 450 imprese espositive, 200 presentazioni aziendali, 40.000 utenti sulla piattaforma, 2.500 incontri B2B svolti al MiCo, 1.000 imprese italiane e straniere nel marketplace e 6 milioni di persone raggiunte attraverso la comunicazione digitale. Un importante contributo è giunto anche dalla provincia di Brescia, con 26 aziende associate ad AIB presenti, oltre a una rete di 5 imprese.

“Connext rappresenta una reale occasione per entrare in connessione con altre aziende e rafforzare il proprio business – spiega Elisa Torchiani, Presidente Piccola Industria di AIB – , non solo per le PMI, ma anche per le grandi aziende, come testimoniano i driver tematici proposti, che rappresentano leve di sviluppo cruciali per le imprese, nelle sfide che le attendono per il prossimo futuro. Fare networking e incontrare personalmente gli imprenditori continuano ad essere due aspetti fondamentali, indipendentemente dalle dimensioni e dalle peculiarità di un’azienda.”

Anche nel 2020 sarà a disposizione dei partecipanti il Marketplace, piattaforma con un’app dedicata che consentirà di consultare in tempo reale i profili aziendali, pianificare gli incontri B2B e creare una propria agenda di appuntamenti e di eventi. Il Marketplace avrà inoltre una sezione di matching avanzato, dove verranno suggeriti i partner corrispondenti agli interessi dichiarati in base alla propria profilazione. Quest’ultima sarà favorita dalla presenza di quattro driver tematici scelti per il 2019: “Fabbrica bella e intelligente”, “Le città del futuro”, “Pianeta sostenibile” e “La persona al centro del progetto”.

I laboratori organizzati all’interno dei quattro driver tematici saranno dedicati a Industria 4.0, Cybersecurity, Filiere 4.0, Rigenerazione urbana, Smart cities, Economia circolare, Sostenibilità energetica, Logistica e infrastrutture digitali e sostenibili, Resilienza del territorio e degli insediamenti produttivi, Educare 4.0, Wellness e benessere, Formare 4.0, Salute 4.0. Tra i laboratori trasversali ai driver figurano invece “La domanda pubblica come leva di innovazione”, “La finanza di progetto per i partenariati innovativi”, “Retimpresa in filiera” e “Open Innovation/Startup”.

Connext favorirà inoltre la partecipazione delle startup che operano in uno dei 4 driver tematici attraverso un’apposita call che consentirà alle startup vincitrici di partecipare gratuitamente all’evento con un proprio stand, di iscriversi al Marketplace con la possibilità di organizzare B2B e di presentare, con uno speedpitch, le proprie proposte innovative nell’ambito della manifestazione.

Tra gli speaker dell’edizione 2020 figurano Luca Tomassini (Vetrya, imprenditore e ingegnere), il prof. Michael Jacobides (London Business School), Grammenos Mastrojeni (diplomatico, docente e scrittore), il prof. Jeffrey Sachs (Columbia University), il prof. Mauro Ceruti (IULM), il prof. David Gann (Imperial College Business School) e il prof. Jeffrey Schnapp (Harvard University).

Tutte le informazioni per le aziende interessate a partecipare sono disponibili sul sito connext.confindustria.it.

Discariche, Girelli: bene che Aib abbia ritirato il ricorso sul fattore di pressione

in Aib/Ambiente/Associazioni di categoria/Economia by
Gianantonio Girelli, Pd

“E’ un bene che sia stato ritirato il ricorso al Tar sul fattore di pressione, la collaborazione tra mondo dell’impresa e istituzione è fondamentale per sostenere le aziende che mettono la sostenibilità al primo posto”.

Il consigliere regionale del PD Gian Antonio Girelli accoglie positivamente la notizia del ritiro, da parte dell’Associazione Industriale Bresciana (Aib) del ricorso al Tar sul fattore di pressione, la misura regionale che impedisce l’apertura di discariche o l’ampliamento di quelle esistenti in zone già vulnerabili. “Una misura che come gruppo abbiamo sempre difeso e sostenuto anche nella scorsa legislatura” conclude Girelli.

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