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Lo Smart Living – Soluzioni per una vita migliore | INNOVATION CLUB

in Economia/Edilizia/Innovation club/Innovazione/Partner 2/Rubriche by
Smart Living Brescia

a cura di Innovation Club – La domotica, dall’unione della parola domus, che in latino significa “casa”, e del suffisso greco ticos, che indica le discipline di applicazione, è la scienza interdisciplinare che si occupa dello studio delle tecnologie atte a migliorare la qualità della vita nella casa e più in generale negli ambienti antropizzati. Questa area fortemente interdisciplinare richiede l’apporto di molte tecnologie e professionalità, tra le quali ingegneria edile, architettura, ingegneria energetica, automazione, elettrotecnica, elettronica, telecomunicazioni, informatica e design.

La domotica è nata nel corso della terza rivoluzione industriale allo scopo di studiare, trovare strumenti e strategie per:

> migliorare la qualità della vita;

> migliorare la sicurezza;

> semplificare la progettazione, l’installazione, la manutenzione e l’utilizzo della tecnologia;

> ridurre i costi di gestione;

> convertire i vecchi ambienti e i vecchi impianti.

La domotica svolge un ruolo importantissimo nel rendere intelligenti apparecchiature, impianti e sistemi. Ad esempio un impianto elettrico intelligente può autoregolare l’accensione degli elettrodomestici per non superare la soglia che farebbe scattare il contatore. Con “casa intelligente” si indica un ambiente – opportunamente progettato e tecnologicamente attrezzato – il quale mette a disposizione dell’utente impianti che vanno oltre il “tradizionale”, dove apparecchiature e sistemi sono in grado di svolgere funzioni parzialmente autonome (secondo reazioni a parametri ambientali di natura fissa e prestabilita) o programmate dall’utente o, recentemente, completamente autonome (secondo reazioni a parametri ambientali dirette da programmi dinamici che cioè si creano o si migliorano in autoapprendimento).

Ad un livello superiore si parla di building automation o “automazione degli edifici”. L’edificio intelligente, con il supporto delle nuove tecnologie, permette la gestione coordinata, integrata e computerizzata degli impianti tecnologici (climatizzazione, distribuzione acqua, gas ed energia, impianti di sicurezza), delle reti informatiche e delle reti di comunicazione, allo scopo di migliorare la flessibilità di gestione, il comfort, la sicurezza e per migliorare la qualità dell’abitare e del lavorare all’interno degli edifici. È bene notare che la domotica non sempre consente di ottenere risparmi energetici in abitazioni private, anzi il consumo stesso del sistema domotico potrebbe aumentare il fabbisogno energetico dell’abitazione. Grazie alla domotica, potranno essere adoperati impianti di questo genere, in altri contesti quali: ospedali, case per persone disabili, oppure nelle aziende per gestire l’illuminazione notturna, supervisionare un impianto fotovoltaico, ecc…

La casa intelligente

La casa intelligente può essere controllata dall’utilizzatore tramite opportune interfacce utente (come pulsanti, telecomandi, touch screen, tastiere, riconoscimento vocale), che realizzano il contatto (invio di comandi e ricezione informazioni) con il sistema intelligente di controllo, basato su un’unità computerizzata centrale oppure su un sistema a intelligenza distribuita. I diversi componenti del sistema sono connessi tra di loro e con il sistema di controllo tramite vari tipi di interconnessione (ad esempio rete locale, onde convogliate, onde radio, bus dedicato, ecc.). ambiente domotico.

Il sistema di controllo centralizzato, oppure l’insieme delle periferiche in un sistema ad intelligenza distribuita, provvede a svolgere i comandi impartiti dall’utente (ad esempio accensione luce cucina oppure apertura tapparella sala), a monitorare continuamente i parametri ambientali (come allagamento oppure presenza di gas), a gestire in maniera autonoma alcune regolazioni (ad esempio temperatura) e a generare eventuali segnalazioni all’utente o ai servizi di teleassistenza. I sistemi di automazione sono di solito predisposti affinché ogniqualvolta venga azionato un comando, all’utente ne giunga comunicazione attraverso un segnale visivo di avviso/conferma dell’operazione effettuata (ad esempio LED colorati negli interruttori, cambiamenti nella grafica del touch screen) oppure, nei casi di sistemi per disabili, con altri tipi di segnalazione (ad esempio sonora).

Un sistema domotico si completa, di solito, attraverso uno o più sistemi di comunicazione con il mondo esterno (ad esempio messaggi telefonici preregistrati, SMS, generazione automatica di pagine web o e-mail) per permetterne il controllo e la visualizzazione dello stato anche da remoto. Sistemi comunicativi di questo tipo, chiamati gateway o residential gateway svolgono la funzione di avanzati router, permettono la connessione di tutta la rete domestica al mondo esterno, e quindi alle reti di pubblico dominio. Esempio di funzioni di un impianto di illuminazione intelligente: accensioni multiple anche automatiche di luci in base all’instaurarsi di condizioni specifiche scenari (es. ci sono ospiti, diamo un party, mi vedo un DVD); autoaccensione secondo schemi copiati dalla realtà delle luci dopo il riconoscimento automatico di una prolungata assenza; centralizzazione dello spegnimento o autospegnimento delle luci quando viene riconosciuta l’assenza di utenti; gestione completamente autonoma e automatica dell’illuminazione.

Le soluzioni tecnologiche che possono essere adottate per la realizzazione di un sistema domotico sono caratterizzate da peculiarità d’uso proprie degli oggetti casalinghi:

Semplicità: il sistema domotico è diretto ad un pubblico vasto e non professionale, per questo deve essere semplice da usare secondo modalità naturali, univoche e universalmente riconosciute attraverso un’interfaccia user friendly, deve inoltre essere sicuro e non deve presentare pericoli per chi non ne conosce o comprende le potenzialità.

Continuità di funzionamento: il sistema deve essere costruito pensando al fatto che dovrà offrire un servizio continuativo e per questo praticamente immune da guasti o semplice da riparare anche per personale non esperto o, nel caso, necessitare di tempi brevi per la rimessa in funzione.

Affidabilità: il sistema funziona sempre, senza richiedere particolari attenzioni; anche in caso di guasti esso deve essere in grado di fornire il servizio per il quale è stato progettato o uno simile in caso di funzionamento ridotto, deve essere inoltre in grado di segnalarne il mancato funzionamento e di generare un report delle eventuali anomalie.

Basso costo: affinché un sistema domotico sia alla portata di tutti deve avere un costo contenuto, inteso come economicità delle periferiche (sensori, attuatori, ecc.) e della rete di interconnessione tra i diversi moduli funzionali.

Le tecnologie per la domotica permettono inoltre di ottenere alcuni vantaggi quali ad esempio:

Risparmio energetico: un sistema completamente automatizzato dovrà evitare i costi generati da sprechi energetici dovuti a dimenticanze o ad altre situazioni.

Automatizzazione di azioni quotidiane: un sistema di home automation deve semplificare alcune azioni quotidiane, soprattutto quelle ripetitive, non deve in alcun modo complicarle.

Tutte queste caratteristiche, se non sviluppate singolarmente ma nel loro insieme, portano alla creazione di un sistema domotico integrato che può semplificare la vita all’interno delle abitazioni. La casa diventa intelligente non perché vi sono installati sistemi intelligenti, ma perché il sistema intelligente di cui è dotata è capace di controllare e gestire in modo facile il funzionamento degli impianti presenti. Attualmente le apparecchiature tecnologiche sono poco integrate tra loro e il controllo è ancora ampiamente manuale, nella casa domotica gli apparati sono comandati da un unico sistema automatizzato che ne realizza un controllo intelligente.

Chi è oggi l’imprenditore? Se lo domandano le donne di Aib

in Economia/Evidenza/Formazione by
Le imprenditrici di Aib Brescia con Pasini

Ieri, 27 novembre 2017, il Presidente di AIB Giuseppe Pasini ha incontrato il gruppo de LEImprenditrici.

Incontro nel quale il Presidente ha discusso con LEImprenditrici di AIB un progetto: ripensare l’identità imprenditoriale e la cultura d’impresa. Con un approccio innovativo, anche inusuale, in cui, coinvolgendo tutta la base imprenditoriale di AIB, si possa da un lato descrivere e ripensare l’identità dell’impresa e dell’imprenditore nella società moderna e, dall’altro individuare le leve della rappresentanza associativa per sostenere strategie di sviluppo e fidelizzazione di Associazione Industriale Bresciana.

La domanda alla quale si intende dare risposta è: chi’è oggi l’imprenditore e quale cultura porta come figura sociale, nel contesto in cui opera?

Dichiara Giuseppe Pasini “E’ ora di affrontare una nuova sfida: raccontare seriamente cosa sia l’impresa, l’industria, la buona manifattura così com’è, senza pregiudizi ma anche senza propaganda. E, per le imprenditrici e gli imprenditori, imparare ad aprirsi, a raccontarsi, a dare corpo visibile e narrabile ai loro valori. Fare diventare, insomma, reale e attuale l’idea che ‘impresa è cultura’. Significa generare benessere, significa economia circolare, significa attenzione all’ambiente, significa soprattutto responsabilità sociale. Significa capacità di includere e valorizzare le donne, con le loro grandi capacità che provengono da una visione aperta. Pertanto, chiedo alle nostre imprenditrici di analizzare, studiare e dare corpo a questa nuova visione dell’imprenditore contemporaneo. Sfatando una volta per tutte i pregiudizi. Chiedo anche alle nostre imprenditrici di offrire un contributo costante e trasversale su tutti i tavoli in cui AIB è impegnata, con il loro approccio dialettico e costruttivo.”

Ricordiamo che nella squadra del Presidente Pasini operano Paola Artioli, Vice Presidente all’Education e Capitale Umano; Elisa Torchiani, Presidente della PI; Alberta Marniga, delegata alla legalità e responsabilità sociale d’impresa e Germana Bergomi, delegata allo sviluppo mercati e all’internazionalizzazione.

Alla fine dell’incontro il Presidente Giuseppe Pasini ha pertanto chiesto alle co-responsabili del gruppo LE Imprenditrici AIB, Daniela Bandera e Renata Pelati di portare avanti come project leader, un lavoro finalizzato a ripensare il ruolo sociale dell’imprenditore e conseguentemente dell’impresa e della rappresentanza associativa.

Renata Pelati, AD di Gerard’s, azienda produttiva nel settore cosmetico, sottolinea: “E’ nel solco del lavoro  che come Imprenditrici fin qui abbiamo fatto, quindi cogliamo la proposta del Presidente Pasini con entusiasmo. L’imprenditore e le imprenditrici sono il volano dell’economia, insieme dobbiamo ridefinire la nuova identità imprenditoriale. Riprendendo quanto è stato scritto sul nostro ruolo sociale ritengo che riusciamo a svolgere al meglio la nostra funzione nella misura in cui siamo in grado di creare innovazione contro il conformismo, in questo modo siamo utili alla società e all’economia di un paese.”

Daniela Bandera, AD di Nomesis società di consulenza strategica e ricerche di marketing, commentando la proposta del Presidente si focalizza sul come gestire la sfida di un progetto così rilevante per la base associativa e l’associazione: “E’ vero che oggi più di ieri ci sono donne nei ruoli apicali delle imprese e in rappresentanza della proprietà nei CDA, riteniamo quindi che non si possa avviare un progetto di questa natura senza un loro reale coinvolgimento. L’approccio che abbiamo sempre avuto e continueremo ad avere è inclusivo penso ad una sorta di Think Tank di AIB che sia in grado non solo di coinvolgere ma anche di sollecitare l’orgoglio degli imprenditori e delle imprenditrici. Un luogo specifico in cui ripensarsi come coloro che intraprendono l’”impresa” e in questo modo producono valore, conoscenza e innovazione anche sociale.”

Truffe on line: attenzione ai finti messaggi della banca

in Banche/Economia by

Quanti messaggi si ricevono al giorno sui propri dispositivi attraverso email, messaggi delle messaggerie istantanee o semplici sms, che c’invitano fraudolentemente a verificare i nostri dati bancari o ancor peggio a sbloccare il nostro conto che sarebbe stato sorprendentemente bloccato? Ormai è una vera e propria tempesta, quella scatenata da hacker e truffatori telematici che su migliaia e migliaia di messaggi messi in circolazione, alla fine riescono a trovare qualche utente disattento che ci casca, clicca su un link o segue le istruzioni indicate e poi si trova il conto prosciugato o la carta di credito utilizzata. Perchè come ricordiamo costantemente noi dello “Sportello dei Diritti” è la disattenzione dei cittadini, più che la bravura dei criminali telematici a causare tali conseguenze.

In quest’ottica, pare utile rilanciare anche oggi l’allerta della Polizia Postale che con un altro post inserito sulla sua pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” ha pubblicato l’ennesimo screenshot di uno dei tanti messaggi truffaldini di questo tipo. Messaggi generici che nell’invitare ad attivare un fantomatico account entro 48 ore per sbloccare il nostro conto, riportano ad un link di una banca, nella fattispecie Unicredit, che poi si rivela essere un falso sito ed un modo per appropriarsi delle nostre credenziali o per intrufolarsi nei nostri dispositivi.

Ovviamente, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, la Polizia Postale continua a rilanciare l’invito a prestare attenzione a questi messaggi generici perchè è solo con una maggiore consapevolezza dei rischi che possiamo correre con i nostri dispositivi connessi, ormai indispensabili nella vita quotidiana per le operazioni più disparate dalle transazioni finanziarie ai pagamenti di ogni tipo, che ci si può effettivamente tutelare da questi malintenzionati, È sufficiente, quindi, non dar retta a questo tipo di comunicazioni e cestinare i messaggi di tal tipo, senza cliccarci sopra o rispondere ai quesiti che vengono proposti.

Consegne automatizzate, sul piatto arrivano 6 milioni di euro

in Economia/Innovazione/Partner 2/Trasporti by
Yape Consegne

Nasce nella «Fabbrica di Imprese» di e-Novia, sviluppa competenze distintive con il gruppo di ricerca MoVe del Politecnico di Milano, inizia un percorso di trasformazione da startup in impresa ricevendo un investimento finanziario tra i principali in Europa. YAPE, il sistema di consegne a guida autonoma che in queste settimane sta effettuando i test su strada a Cremona, ha un investitore che ha deciso di puntare sul «prodotto» della «Fabbrica di Imprese» e-Novia. Il partner strategico dell’innovativo progetto che rivoluziona il delivery urbano è Eldor Corporation, multinazionale dell’automotive che ha sempre fatto dell’hi-tech uno dei suoi punti forza.  La scommessa per il gruppo lombardo è considerevole. Si tratta infatti di un investimento di sei milioni di euro che contribuiranno a finanziare YAPE, Your Autonomous Pony Express, per raggiungere gli ambiziosi obiettivi nell’ambito della guida autonoma e della prossima integrazione dei sistemi connessi nelle smart city.

«È un’ulteriore dimostrazione che si può nascere grandi – commenta Vincenzo Russi – combinando due asset strategici del Paese: l’industria e l’ingegneria in un settore chiave come l’automotive. Da una parte il gruppo Eldor, industria italiana di livello internazionale, pluripremiata per i suoi risultati, dall’altra parte una giovane impresa, una startup, YAPE, che rappresenta una delle migliori espressioni dell’ingegneria Made in Italy capace di coniugare competenze tecnico-scientifiche nei sistemi di mobilità veicolare, caratterizzati dal modello di sensing, reasoning e acting. L’incontro di questi asset del Paese è in grado di mostrare un’eccellenza che si confronta con le realtà più evolute ed innovative al mondo, portando le nostre imprese a partecipare a quelle sfide tecnologiche che vedono nella Silicon Valley la concentrazione di investimenti e competenze. L’automotive, settore chiave a livello mondiale, che vede un nuovo prepotente sviluppo in California, attraverso le competenze ingegneristiche per l’intelligenza artificiale, guarda a questa alleanza tra una multinazionale e una startup, come un esempio di rinnovata centralità del nostro Paese e delle sue competenze».

«Con questo investimento – commenta Pasquale Forte, presidente e ceo di Eldor Corporation – dimostriamo ancor di più di voler affrontare da protagonisti la sfida che oggi investe nell’incontro tra grande industria e la più avanzata tecnologia proveniente dai Politecnici. Stiamo ponendo le basi per un modello industriale 4.0 e un nuovo sistema di Open Innovation che riconosce, in modo fattuale, il valore delle giovani imprese innovative che portano con sé nuove idee e competenze distintive. Si tratta di un impegno che viene da lontano: la nostra attenzione è da sempre concentrata sullo sviluppo di prodotti per ridurre i consumi del motore termico e alla conseguente riduzione di emissioni di CO2 e, in parallelo, allo sviluppo di sistemi a propulsione ibrido-elettrica e di altre tecnologie ancora come le fuel cell. Investire nello sviluppo di YAPE, un progetto che combina guida autonoma e mobilità elettrica darà ulteriore impulso allo sviluppo di prodotti che riducono l’impatto ecologico sul pianeta e valorizzano le competenze italiane».

La tecnologia di YAPE è in queste settimane in fase di test su strada a Cremona grazie anche alla collaborazione con il Polo per l’Innovazione Digitale e il Comune di Cremona. Il sistema di consegne a guida autonoma sta effettuando prove nella città lombarda mostrando la versatilità della tecnologia nei centri storici italiani, fatti di realtà locali integrate a iniziative commerciali internazionali, di percorsi su strade medievali che si incrociano con arterie di grande flusso, di qualità della vita che si integra con l’efficienza di modelli urbanistici. Il sistema di consegne a guida autonoma è ideale per operare anche in zone vietate al traffico e risponde adeguatamente al piccolo e grande commercio. «La rivoluzione di YAPE – continua Russi – si proietta già nella smart city di domani: una città in cui i flussi del trasporto merci sono resi più razionali, silenziosi e rispettosi dei vincoli ambientali. In cui i veicoli elettrici e intelligenti – in grado di calcolare i percorsi più brevi elaborando i dati del traffico in tempo reale – contribuiscono a ridurre l’impatto che la distribuzione di prodotti all’interno delle città sta generando con veicoli tradizionali inefficienti, inquinanti e congestionanti. Così si contribuisce a restituire la centralità e il fascino ai centri storici. Così la tecnologia diventa un alleato anche per il commercio di prossimità fornendo servizi moderni, con consegne veloci e personalizzate».

YAPE – Le caratteristiche tecniche

YAPE è adatto a muoversi negli spazi stretti e irregolari delle città italiane ed europee, su marciapiede e pista ciclabile con un’autonomia di circa 80 km. Viaggia su due ruote dotate di motori elettrici autonomi che minimizzano il consumo di energia massimizzando l’agilità di movimento. Può effettuare rotazioni sul posto e superare facilmente ostacoli come le rampe dei marciapiedi o le rotaie del tram.

YAPE evita gli ostacoli grazie a una rappresentazione digitale aumentata dello spazio urbano: sfruttando sia i propri sensori, videocamere e laser, sia l’interazione con i sensori installati in città, ad esempio ai semafori per monitorare il traffico, genera una mappa virtuale che permette di rilevare (ed evitare) incidenti, buche, cantieri e altri ostacoli o rischi lungo il percorso dal mittente al destinatario del pacco.

YAPE è semplice da usare grazie a una app collegata a una piattaforma di gestione. L’utente lo può chiamare sotto casa propria e affidare il pacchetto al suo vano porta pacchi. Per spedire basta indicare l’indirizzo di destinazione nella app, o scrivere semplicemente a quale persona è destinato, lasciando al GPS il compito di rilevarne la posizione. Alla consegna, il destinatario sarà abilitato all’apertura del vano soltanto con un sistema di face recognition.

ELDOR CORPORATION

È una multinazionale leader nel settore automotive, partner delle principali case automobilistiche mondiali. L’headquarter di Eldor è a Orsenigo (Como), dove nel 1972 l’azienda è stata fondata da Pasquale Forte (presidente e CEO). Con 2.900 dipendenti in tutto il mondo, 5 centri produttivi (Italia, Turchia, Cina, Brasile e – entro il 2017 – USA), 5 uffici tecnico-commerciali (Germania, Cina, Stati Uniti, Giappone e Corea) e 5 centri di ricerca localizzati in Italia, Eldor è specializzata nella produzione di Ignition Systems (sistemi di accensione), ECU (centraline elettroniche), attuatori ABS e sistemi per veicoli ibridi ed elettrici. Ad oggi più di 150 milioni di veicoli nel mondo viaggiano con componenti e sistemi Eldor. Eldor si sta focalizzando sulle più importanti macro tendenze del settore Automotive: elettrificazione del veicolo, robotica, smart materials, clean energy e defect-free factory.

Imprese bresciane: vendite stabili, margini in crescita – I DATI COMPLETI

in Aib/Associazioni di categoria/Aziende/Economia/Partner 2/Tendenze by
L'indagine di Aib sulle prospettive economico finanziarie dei gruppi bresciani

Aib ha pubblicato il nuovo rapporto del suo centro studi sulle dinamiche industriali dei principali gruppi bresciani. Di seguito pubblichiamo una sintesi: per il rapporto completo è possibile cliccare qui.

Il rapporto analizza le principali dinamiche economico-finanziarie nel 2016 relative ai più rilevanti gruppi industriali bresciani a vocazione manifatturiera. In particolare vengono prese in considerazione le imprese manifatturiere di fascia dimensionale intermedia, caratterizzate da alcune peculiarità, fra cui: proprietà concentrata, produzioni specializzate, forte vocazione internazionale, autosufficienza patrimoniale, spiccata propensione all’innovazione e risultati economici in media migliori delle aziende piccole e grandi.

Lo studio, oltre all’analisi relativa all’evoluzione dei principali aggregati economico-finanziari registrati negli ultimi due esercizi (gli anni 2015 e 2016), prevede anche un focus su un periodo più esteso (il decennio 2007- 2016).  La prima sezione, relativa ai risultati ottenuti nel 2016 confrontati con l’anno immediatamente precedente, ha riguardato 90 gruppi industriali bresciani a vocazione manifatturiera. Tali operatori hanno prodotto nel 2016 un volume d’affari pari a 14,4 miliardi di euro, con un’occupazione complessiva di oltre 48 mila unità.

La dimensione media dei gruppi analizzati è pertanto pari a 160 milioni di euro per quanto riguarda il fatturato e 539 addetti.

La segmentazione dei gruppi per settore di attività vede la prevalenza dei comparti metalmeccanici (76 operatori), andando a riflettere la specializzazione produttiva dell’industria locale: i rimanenti 14 fanno riferimento a settori comunque rilevanti per l’economia del territorio, come l’Alimentare, il Carta e stampa, il Chimico, gomma e plastica e il Sistema Moda.

Le imprese complessivamente incluse nell’area di consolidamento sono 700 (in media 7,8 per ogni gruppo): di queste, 287 (41%) hanno sede in provincia di Brescia, 98 (14%) nel resto d’Italia e ben 315 (45%) all’estero. Le realtà produttive sono 324 (46%), 262 (38%) sono commerciali e 114 (16%) svolgono altre attività (immobiliari, finanziarie, logistica, energia, società agricole, ecc.).

La forte propensione all’internazionalizzazione viene confermata anche dal fatto che nel 2016 ben il 58,2% dei ricavi è stato generato all’estero: un valore elevato che tuttavia nasconde una certa eterogeneità fra settori. Per quasi la metà del campione le vendite all’estero intercettano oltre il 60% del volume d’affari complessivo, mentre per quasi il 20% dei gruppi, le vendite realizzate oltre confine incidono per non meno dell’80% del fatturato.

Di seguito i risultati più significativi, riferiti al biennio 2015-2016:
• Nel 2016 le vendite hanno sperimentato un’evoluzione complessivamente piatta
rispetto al 2015 (0,0%). La suddetta dinamica trae giustificazione dal contesto
macroeconomico che ha caratterizzato l’anno in questione. Il prodotto a livello globale
è cresciuto del 3,2%, mostrando un lieve rallentamento rispetto al 2015 (+3,4%). La
decelerazione delle economie avanzate è in buona parte imputabile alla frenata che
ha caratterizzato gli Stati Uniti, mentre Germania, Francia e Italia sono state
protagoniste di un’accelerazione della crescita del prodotto più o meno intensa. I
paesi a più recente industrializzazione hanno confermato i propri tassi di sviluppo
(+4,3%, sia nel 2015, sia nel 2016), pur mostrando una significativa variabilità al loro
interno. Gli scambi mondiali hanno registrato una nuova frenata (+1,4% nel 2016, dal
+1,9% nel 2015), riflettendo motivazioni strutturali, oltre che congiunturali. In tale
contesto, le principali commodity industriali hanno evidenziato uno sgonfiamento
delle proprie quotazioni, espresse sia in dollari, sia in euro. Ciò ha controbilanciato,
a livello monetario, gli effetti positivi derivanti dalla domanda globale in crescita.
• La dinamica stagnate del volume d’affari è confermata anche dall’analisi “micro”, che
mostra un campione letteralmente diviso in due, fra gli operatori con fatturato in
crescita e quelli con fatturato in diminuzione.
• Le limitate tensioni sui costi hanno favorito il recupero della redditività operativa: il
Margine operativo lordo è infatti cresciuto mediamente del 9,8%, con una dinamica
nettamente superiore a quella delle vendite. In tale ambito, il 60% dei gruppi censiti
ha registrato una crescita del MOL, mentre il restante 40% ha segnalato una
contrazione.
• Nel 2016 il rapporto fra il MOL e i ricavi si è attestato all’11,9% (10,8% nel 2015): il
miglioramento dell’indicatore è stato particolarmente diffuso fra i settori analizzati,
sebbene essi si caratterizzino per livelli piuttosto differenziati. La maggioranza
assoluta dei gruppi del panel si posiziona per valori dell’EBITDA margin compresi fra
il 6% e il 15%.
• I progressi del ROA riflettono quelli del MOL: l’indicatore in questione ha raggiunto
nel 2016 il 5,9% (dal 5,3% nel 2015). Si tratta di una dinamica positiva, favorita dalla
salita del ROS (proxy della redditività delle vendite), che ha più che compensato la
discesa della Rotazione del capitale investito, che misura la velocità di
disinvestimento delle risorse aziendali.
• La crescita della redditività operativa, unita al calo dell’onerosità debitoria
(quest’ultima passata dal 3,0% del 2015, al 2,7% del 2016) ha determinato un
significativo incremento del cosiddetto “Effetto semplice di leva finanziaria”. Il
differenziale fra il ROI (inteso come la massima remunerazione che può essere
offerta ai finanziatori di rischio e di credito) e il costo medio dell’indebitamento
finanziario, si è così attestato nel 2016 al 5,2%, rispetto al 4,0% nel 2015. Tale
dinamica, ha pertanto consentito di portare l’intero campione su livelli di “sicurezza”
e di ridurre i rischi che un improvviso calo della redditività e/o un brusco innalzamento
del costo del debito possano facilmente portare il differenziale ROI-ROD sotto lo zero;
l’esistenza di valori positivi del suddetto spread può essere intesa infatti come la
condizione minima di sopravvivenza.
• L’evoluzione del reddito netto (+23,7% nel 2016 sul 2015) ha beneficiato dei
progressi sperimentati nella marginalità operativa e della minore incidenza dell’area
finanziaria sul Conto Economico; complessivamente il ROE si è quindi attestato al
7,4% (dal 6,3% nel 2015). Il miglioramento non è stato diffuso, ma ha riguardato la
metà dei gruppi del campione. Va poi evidenziato che nel 2016 il 12,5% del panel si
caratterizza per valori negativi del ROE, in leggero aumento rispetto al 10,1% nel
2015; allo stesso tempo, si è ridotto il numero degli operatori appartenenti alle classi
più virtuose.
• Come già emerso nelle passate edizioni del rapporto, il grado di capitalizzazione si
mantiene elevato: l’Indice di indipendenza finanziaria, che pone al numeratore i mezzi
propri e al denominatore l’intero capitale investito, ha raggiunto nel 2016 il 46,3% (dal
45,4% nel 2015). Il ricorso all’indebitamento si è quindi confermato contenuto: il
Ufficio Studi e Ricerche AIB 5
Leverage finanziario, che mette in relazione i debiti a onerosità esplicita col
patrimonio netto si è attestato nel 2016 al valore di 0,6, rispetto allo 0,7 registrato nel
2015.
• Per quanto riguarda la liquidità, ovvero la capacità dell’azienda di fare fronte agli
impegni di breve periodo attraverso l’utilizzo del capitale circolante, non si segnalano
problematiche di rilievo: nel 2016 l’Indice di disponibilità ha raggiunto il valore di 1,7
(da 1,6 nel 2015). Ciò sta a significare che gli impieghi correnti (grazie al contributo
delle rimanenze) sono più che sufficienti a coprire l’ammontare delle fonti a breve.
Dal punto di vista dinamico, la Durata del ciclo commerciale è rimasta invariata (134
giorni sia nel 2015, sia nel 2016): non ha quindi subito variazioni il lasso di tempo in
cui il fabbisogno finanziario aziendale deve essere coperto per fare fronte alla
temporanea mancanza di liquidità. La stabilità dell’indice è frutto dei minimi
movimenti che hanno interessato le sue componenti, ovvero: la rotazione delle
rimanenze e quella dei crediti e dei debiti.
• La propensione a investire è rimasta elevata: nel 2016 i gruppi manifatturieri bresciani
hanno destinato agli investimenti in immobilizzazioni materiali un’ingente porzione
del proprio valore aggiunto, pari al 18,5%. Si tratta di un valore significativo, che ben
rispecchia la voglia di “fare industria” degli operatori analizzati. Quasi il 70% dei
gruppi ha devoluto agli investimenti un valore non superiore a quello medio, mentre
poco meno del 15% degli stessi ha investito oltre il 30% della ricchezza prodotta.

Come precedentemente accennato, il rapporto ha affrontato l’evoluzione dei principali indicatori economico-finanziari dei gruppi industriali bresciani anche per il periodo 2007- 2016. Tale analisi, che non dovrebbe avere eguali in ambito territoriale, ha riguardato 55 operatori, rispetto ai 90 coinvolti nella prima sezione: 35 operatori si sono quindi “persi per strada”. Nei dieci anni oggetto del focus, si è sperimentato un certo turnover fra i gruppi: alcuni hanno iniziato a redigere il bilancio consolidato, altri non sono stati più tenuti a farlo. Ciò, unito alla logica del panel chiuso qui adottata (che fa sì che in caso di un’osservazione mancante, venga eliminata l’intera serie di riferimento) ha determinato la “sopravvivenza” nel campione di 55 operatori fra i 90 precedentemente analizzati.
Gli esponenti imprenditoriali selezionati a livello settoriale rappresentano adeguatamente l’universo delle imprese manifatturiere bresciane: 46 appartengono ai comparti metalmeccanici, mentre i rimanenti 9 fanno riferimento ad altri ambiti. Il valore complessivo dei ricavi realizzati nel 2016 ammonta a circa 10,6 miliardi di euro, mentre la dotazione occupazionale delle imprese incluse nell’area di consolidamento supera le 38 mila unità.
Di seguito i risultati più significativi, riferiti al periodo 2007-2016:
• Dopo il crollo registrato nel 2009 (-36,2% sul 2008), il volume d’affari complessivo è
velocemente tornato su livelli non distanti dai massimi pre-crisi, ma dal 2011 la
velocità del recupero ha perso smalto. I ricavi sperimentati nel 2016 sono di poco
superiori a quelli realizzati nel 2007 (+2,9%), ma sono ancora inferiori a quelli del
2008 (-3,8%). Ciò è in gran parte imputabile ai valori record dei prezzi assunti in
quell’anno da alcune materie prime di riferimento per l’industria bresciana: al netto di
tale aspetto, l’intensità del recupero sarebbe superiore. Per quanto riguarda la
distribuzione dei gruppi per anno in cui sono statti realizzati i valori minimi delle
vendite, vi è, come nelle aspettative, una netta convergenza sul 2009 (tale fenomeno
ha interessato 39 operatori); sul versante dei valori massimi, forse a sorpresa, è in
testa il 2016 (ben 21 gruppi), seguito a distanza dal 2008 (11) e dal 2007 (9). La
parziale asimmetria fra i valori cumulati e quelli “micro” può trovare giustificazione nel
fatto che il record realizzato nel 2008 nasce da pochi gruppi che negli anni successivi
non sono stati più in grado di replicare tali performance; al contrario di quanto
sperimentato nel 2016, quando i buoni risultati nei ricavi sono apparsi generalmente
più diffusi.
• Al di là degli incrementi “contabili” del Patrimonio netto, derivanti dalle rivalutazioni degli
immobili effettuate nel 20081 e nel 20132, la capitalizzazione è sensibilmente cresciuta
negli anni: nel dettaglio, nel 2016 l’Indice di indipendenza finanziaria ha raggiunto il
46,6% (nel 2007 era pari al 35,8%). La dipendenza da finanziatori terzi è
conseguentemente diminuita, con il Leverage finanziario che negli ultimi anni si è
attestato su un valore pari a 0,6: vale a dire che, per ogni 100 euro di mezzi propri, i
gruppi del campione hanno fatto ricorso all’indebitamento finanziario per 60.
• Alla ripresa dei ricavi è corrisposto un sensibile recupero dei margini: l’incidenza del
Margine operativo lordo sulle vendite (11,9% nel 2016) è in miglioramento dai minimi del
2009 (8,1%), posizionandosi poco al di sotto dei livelli pre-crisi (12,4% nel 2007). In
questo ambito l’anno 2007 è risultato il migliore per quasi un terzo del campione (17
1 D.L. 29 novembre 2008, n. 185, convertito nella Legge 28 gennaio 2009, n. 2.
2 Legge 147/2013 (Legge di stabilità 2014).

gruppi), mentre il 2016 lo è stato per 13 operatori. Il 2009 (18 gruppi) e il 2012 (12)
emergono invece come gli anni peggiori.
• Il ROA evidenzia una dinamica in parte difforme da quella registrata dall’EBITDA margin,
con una caduta più intensa e un recupero relativamente meno brillante: i livelli raggiunti
nel 2016 (6,1%), pur in netto recupero sul 2009 (1,5%) risultano ancora molto lontani dal
2007 (8,9%) e dal 2008 (7,3%). Ciò è imputabile, fra l’altro, agli elevati ammortamenti a
bilancio, frutto degli ingenti investimenti effettuati in questi anni.
• L’evoluzione complessiva del ROA ha seguito quella delle sue componenti: negli anni, i
margini sulle vendite (misurati dal ROS) si sono ridotti e la Rotazione del capitale investito ha fornito un contributo negativo alla formazione della redditività operativa.
• Dopo il crollo nel 2009 (-2,7%), il differenziale ROI-ROD mostra segnali di evidente
recupero: il valore registrato nel 2016 (5,9%) è secondo solo a quello del 2007 (7,0%).
Tale miglioramento è giustificato da un incremento della redditività operativa (ROI),
accompagnato da una contestuale flessione del costo del debito (ROD).
• La redditività netta ha seguito l’evoluzione di quella operativa: nel 2016 il valore del ROE
(8,1%) ha registrato un’accelerazione rispetto al recente passato, ma siamo ancora
lontani dalle performance sperimentate nel 2007 (13,0%), che si conferma l’anno d’oro
per i risultati aziendali. Ben 28 gruppi hanno infatti registrato in quell’esercizio il valore
massimo del ROE (nel 2016 solo 4, anche a causa della maggiore patrimonializzazione
che caratterizza in quell’anno i gruppi osservati). Come nelle aspettative, il 2009 si
conferma l’anno peggiore, sia in termini complessivi (valore del ROE pari a -0,4%), sia
in termini “micro” (25 gruppi hanno sperimentato in quell’anno il valore minimo).
• I gruppi presi a riferimento nel rapporto emergono come uno straordinario serbatoio di
occupazione: nel 2016, il numero degli addetti (calcolati sulle 55 imprese “capogruppo
operative”) si è attestato 5,5 punti percentuali sopra i livelli del 2007; tutto ciò a fronte di
una contrazione nell’industria in senso stretto pari al 10,2% nel periodo 2008-2016. Ne
deriva che le asperità di questi anni e la crescente propensione all’internazionalizzazione
dei gruppi bresciani a vocazione manifatturiera non hanno scalfito il loro legame col
territorio di origine; anzi, la dinamica degli organici evidenziata nel decennio 2007-2016
certifica uno sviluppo “sano” e rispettoso della forza lavoro locale, la quale si conferma
ancora una volta come un vero e proprio asset strategico per le imprese bresciane.

Da Ubi Banca un social bond per sostenere la ricerca contro il cancro

in Banche/Economia/Evidenza/Partner/Solidarietà/UBi by

UBI Banca annuncia l’emissione di un nuovo prestito obbligazionario solidale (Social Bond) “UBI Comunità per AIRC”, per un ammontare complessivo di 20 milioni di euro, i cui proventi saranno in parte devoluti a titolo di liberalità all’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. Il contributo verrà utilizzato da AIRC all’interno del programma riservato ai ricercatori con meno di 40 anni, denominato My First AIRC Grant (MFAG).

I My First AIRC Grant sono finanziamenti triennali dedicati a ricercatori con meno di 40 anni che hanno già maturato un’esperienza in un laboratorio di ricerca oncologica in Italia e all’estero. Il finanziamento, assegnato ai progetti più meritevoli, offre ai giovani ricercatori la possibilità di avviare la propria attività di ricerca in autonomia, in una struttura italiana di eccellenza. Al termine del progetto il ricercatore predispone un Final Report Scientifico in cui descrive i risultati ottenuti, le pubblicazioni prodotte e gli eventuali brevetti depositati.
AIRC misura l’impatto di questi progetti attraverso indici bibliometrici (numero delle pubblicazioni, Impact Factor Totale del Ricercatore e l’Impact Factor Attivo) che permettono di valutare la produzione scientifica di un ricercatore e quanto l’assegnazione di tali grant influisca sulla sua carriera.

Fino a 100.000 € di contributo mediante erogazione liberale

Il contributo complessivamente devoluto da UBI Banca ad AIRC, a titolo di liberalità, per sostenere questi progetti di ricerca, può arrivare fino a 100.000 euro in caso di sottoscrizione dell’intero ammontare nominale delle obbligazioni oggetto dell’offerta.
Le obbligazioni, emesse da UBI Banca, hanno un taglio minimo di sottoscrizione pari a 1.000 euro, durata 3 anni, cedola semestrale, tasso annuo lordo pari al 0,50%  (0,37%  netto annuo). Possono essere sottoscritte dal 20 novembre 2017 al 22 dicembre 2017, salvo chiusura anticipata.

Le iniziative a favore di AIRC

Il sostegno a “My First AIRC Grant” tramite  il Social Bond si affianca alle altre attività della partnership fra UBI Banca e AIRC, iniziata nel 2013 e di recente rinnovata fino al 2019, finalizzate alla formazione e specializzazione di giovani talenti della ricerca italiana.

È inoltre in corso dal 6 novembre, in tutte le filiali del Gruppo UBI Banca, la raccolta fondi attraverso la distribuzione dei “Cioccolatini della Ricerca”. Con una donazione di 10 euro a favore di AIRC si potrà ricevere una confezione di cioccolatini. L’iniziativa si colloca nell’ambito de “I Giorni della Ricerca”, durante i quali ogni anno l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro comunica i risultati e le sfide della ricerca in campo oncologico e raccoglie nuove risorse.

A supporto dell’attività di ricerca scientifica di AIRC anche la carta prepagata Enjoy Social Edition: per ogni carta attiva e per ogni transazione il Gruppo UBI Banca rinuncia a parte dei propri ricavi devolvendoli a favore di AIRC. Particolarmente significativa è la possibilità per i clienti del Gruppo UBI Banca di utilizzare una funzionalità innovativa  dell’app UBI Pay, grazie alla quale effettuare una donazione sarà semplice come mandare un messaggio via smartphone, rendendo il proprio cellulare anche uno strumento per sostenere l’Associazione e i suoi ricercatori tramite la funzione di Invio Denaro Jiffy (tutti i dettagli sono disponibili sul sito http://www.ubibanca.com).

I Social Bond UBI Comunità

L’introduzione dei Social Bond in Italia rientra nella rinnovata strategia commerciale del Gruppo UBI Banca di accompagnamento del Terzo Settore lungo un percorso di crescita, di innovazione sociale e di sostegno a progetti ad alto impatto sociale promossi da soggetti pubblici e privati nei territori di riferimento, avviata nell’ultimo trimestre del 2011 attraverso il lancio di UBI Comunità, piattaforma di servizi e di strumenti dedicati, ad organizzazioni non profit e istituzioni religiose. UBI Comunità è la divisione di UBI Banca dedicata al Terzo Settore e all’Economia Civile che si propone di offrire risposte tempestive ed efficaci alle eterogenee necessità del non profit attraverso prodotti e soluzioni appositamente pensate per dare sostegno bancario e creditizio per la  gestione quotidiana dell’attività, la progettualità e gli investimenti.

Da aprile 2012 a ottobre 2017 il Gruppo UBI Banca ha emesso 87 Social Bond UBI Comunità, per un controvalore  complessivo di oltre 953 milioni di euro, che hanno reso possibile la devoluzione di contributi a titolo di  liberalità per oltre 4,5  milioni di euro volti a sostenere iniziative di interesse sociale e sono stati sottoscritti da oltre 34.000  clienti del Gruppo UBI.  Inoltre sono stati attivati plafond per finanziamenti per oltre  20 milioni di euro destinati a consorzi, imprese e cooperative sociali.

AIRC: Dal 1965 con coraggio, contro il cancro

Da oltre cinquant’anni l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro sostiene progetti scientifici innovativi grazie a una raccolta fondi trasparente e costante, diffonde l’informazione scientifica, promuove la cultura della prevenzione nelle case, nelle piazze e nelle scuole. Oggi conta su 4 milioni e mezzo di sostenitori, 20mila volontari e 17 comitati regionali che garantiscono a circa 5.000 ricercatori – 63% donne e 52% ‘under 40’ – le risorse necessarie per portare nel più breve tempo possibile i risultati dal laboratorio al paziente. Dalla fondazione a oggi AIRC ha distribuito oltre 1 miliardo e duecento milioni di euro per il finanziamento della ricerca oncologica (dati attualizzati e aggiornati al 1 gennaio 2017). Informazioni e approfondimenti su airc.it

UBI Banca

UBI Banca è in Italia il terzo Gruppo bancario commerciale per capitalizzazione di Borsa, con una quota di mercato superiore al 6%, 1.948 sportelli in Italia ed oltre 22.000 dipendenti.
L’Istituto dal 2011 dispone di una struttura organizzativa dedicata alla gestione dei rapporti con la clientela appartenente al settore non profit laico e religioso. Nel 2016, con il Piano Industriale 2019/2020, è stato definito un nuovo assetto e collocamento organizzativo riferito al mondo Enti, istituendo una nuova Area strategica denominata UBI Comunità con lo scopo di presidiare e sviluppare le relazioni commerciali legate sia al Terzo Settore ed Economia Civile che agli Enti Pubblici e ai Sistemi Associativi. UBI Banca con tale struttura  promuove iniziative in partnership tra il pubblico, il privato ed il privato sociale, coinvolgendo le comunità locali, e valorizzando in modo innovativo le abilità e le competenze del Gruppo. Con UBI Comunità infatti UBI Banca affianca ad un’offerta per la gestione dell’operatività bancaria semplificata, sicura ed economica, soluzioni creditizie diversificate per l’anticipazione dei contributi e delle entrate, nonché una gamma di soluzioni finanziarie innovative, flessibili e personalizzabili, per sostenere il perseguimento delle finalità istituzionali e l’avvio o l’accelerazione di percorsi di crescita economicamente sostenibile e di innovazione sociale.  UBI Banca ha ricevuto nel 2013 il premio ABI “La banca solidale” e il Premio Nazionale per l’Innovazione conferito dal Presidente della Repubblica.

Investimenti atipici, se ne parla il 27 in Camera di commercio

in Associazioni di categoria/Camera di commercio/Economia/Finanza by

In occasione della XIV edizione della “Settimana Nazionale dei Servizi di Conciliazione delle Camere di Commercio” la Camera di Brescia ha organizzato un evento formativo dal titolo “Tutele per investimenti atipici”, in programma per il giorno 27 novembre 2017 dalle 9 alle 13 presso la sede camerale.
Il seminario affronta il tema degli investimenti in strumenti finanziari ibridi e risparmio postale, con particolare focus sulla tutela del risparmiatore/investitore e sugli strumenti ADR.

La partecipazione all’evento dà diritto al riconoscimento di crediti formativi. La partecipazione è gratuita, previa iscrizione entro il 21 novembre, salvo esaurimento dei posti disponibili in sala.

Per approfondimenti e iscrizioni è possibile visitare il sito www.bs.camcom.it

Imprese in rete, in provincia di Brescia sono 462

in Economia/Tendenze by

Sono sempre più numerose le imprese lombarde che decidono di mettersi in rete per affrontare le sfide del mercato. A settembre 2017, secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi su dati Unioncamere Lombardia e Infocamere, sono oltre 3 mila le imprese coinvolte in un contratto di rete, quasi 500 in più rispetto a oltre un anno fa, +19,7%.  Pesano il 15% del totale italiano che è di 20.159 e si concentrano soprattutto a Milano con il 33,7% (oltre mille) del totale regionale e una crescita del 16,4%. Dopo le imprese milanesi sono quelle di Brescia (462 imprese), Bergamo (344), Lecco (250) e Monza e Brianza (169) a ricorrere di più al contratto di rete. Lecco è anche il territorio che cresce di più, +105%, seguito da Mantova (+36%), Como e Cremona (+25% ciascuna). Aumentano anche i contratti, sono 906 a inizio settembre, +22% rispetto a maggio del 2016. 518 riguardano il territorio di Milano il territorio, 190 a Brescia, 162 a Bergamo, 110 a Monza e Brianza. Lodi ne ha 30.

I settori di attività. Manifatturiero (28%), attività professionali e scientifiche (15%), costruzioni (11%) commercio (9%) e agricoltura (7%) i principali settori a cui appartengono le imprese lombarde coinvolte.

Tra gli esempi di imprese lombarde in rete: le imprese impegnate nella gestione forestale, produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti primari e secondari del bosco e del sottobosco, le farmacie che  vogliono accrescere la propria presenza sul mercato nazionale ed internazionale dei farmaci all’ingrosso, quelle che attraverso la rete intendono creare prodotti e servizi didattici innovativi, quelle che vogliono penetrare i mercati asiatico e statunitense nel settore automotive ed aerospaziale, quelle che intendono diventare un’eccellenza nel settore dell’efficienza energetica, quelle che vogliono creare un prototipo di moduli abitativi prefabbricati in legno a basso costo, le imprese che vogliono accrescere la propria competitività nel mercato del caffè equo solidale o quelle che vogliono completare il processo di produzione che subisce il latte proveniente dalle stalle dei soci sfruttando in modo più economicamente vantaggioso il siero derivante dalle lavorazioni di grana e provolone.

La Checklist per realizzare il modello dell’Impresa 4.0 | INNOVATION CLUB

in Economia/Evidenza/Innovation club/Innovazione/Manifatturiero/Rubriche by

(rubrica a cura di Innovation Club) L’Impresa 4.0 consiste in un processo di innovazione graduale, da coltivare con costanza passo dopo passo. In questo senso una checklist può essere utile per tenere traccia dei passi già compiuti e di quelli ancora da compiere. Per questo abbiamo sviluppato una Checklist che vuole verificare 7 passi.

INNOVARE IL PROPRIO MODELLO DI BUSINESS

Innovare il proprio modello di business significa comprendere e ripensare l’azienda a livello più alto, come se si potesse salire su una scala e osservare tutti i processi (produttivi, distributivi, commerciali e via dicendo) nel loro complesso e nelle loro sinergie, senza silos o particolarismi. Una visione strutturale, che apre gli occhi sui colli di bottiglia, sulle opportunità non sfruttate e sui rami morti da tagliare. Il subscription model in particolare è un modello di business in cui il cliente paga una sottoscrizione ogni tot tempo (ogni settimana, ogni mese, ogni due mesi, …) per ricevere direttamente a casa una serie di prodotti o servizi. Questo modello è particolarmente adatto per gestire le “relazioni digitali”.

COSTRUIRE UNA CUSTOMER EXPERIENCE PER INGAGGIARE I TUOI CLIENTI

La Customer Experience è la somma di tutte le esperienze che un Cliente vive con un fornitore di beni e servizi, lungo l’intera durata del loro rapporto. Rappresenta, di fatto, la capacità di un’Azienda di leggere e comprendere la componente emozionale dei propri Clienti e porre in atto azioni che possano soddisfarli.

Con la progressiva trasformazione di beni e servizi in commodity, la Customer Experience rappresenta ormai un elemento differenziante di fondamentale importanza per le Aziende. Il passaparola tra i Clienti scaturisce da un’esperienza di contatto positiva con ritorni in termini di aumento dei ricavi. Le Aziende che conseguono risultati migliori sul mercato mostrano valori di Customer Experience elevati, segno evidente dei vantaggi anche economici che questa disciplina porta alle Aziende. Lo strumento principale per studiare e comprendere le interazioni che il Cliente ha con l’Azienda è la mappa della “Customer Journey”, ovvero la rappresentazione visuale e la schematizzazione dei punti di contatto tra Cliente e Azienda lungo tutte le fasi del percorso di interazione tra i due.

RENDERE I TUOI PRODOTTI TECNOLOGICI ED ARRICCHITI DI SERVIZI

Con uno Smart Product che deve essere in grado di condividere informazioni e migliorare la comprensione e la configurazione di processi e servizi. In questo modo si fornisce un valore aggiunto per il cliente o per chi lo utilizza. Uno Smart Product può:

> ridurre la distanza con il cliente;

> capire come il prodotto viene usato dal consumatore e valutare possibili nuovi sviluppi;

> sviluppare nuovi prodotti che soddisfino le esigenze del compratore;

> ristrutturare i servizi post vendita grazie alle nuove tecnologie.

GESTIRE SECONDO IL PARADIGMA SMART ENERGY LA PROPRIA IMPRESA 

Il futuro energetico sarà costruito da impianti da fonti sempre più rinnovabili ed efficienti, integrati con smart grid e sistemi di accumulo in modo da ridurre consumi, emissioni e sprechi, avvicinando la domanda di energia e la sua produzione più efficiente. Oggi questa prospettiva di innovazione è a portata di mano da un punto di vista tecnologico e permette di aprire opportunità inedite di risparmio per le famiglie e le imprese attraverso sistemi innovativi di autoproduzione e gestione energetica. Manca solo il passaggio alla sperimentazione per capire come costruire nei diversi territori questo nuovo modello energetico.

FORMARE IN MODO COSTANTE I COLLABORATORI DELLA TUA AZIENDA

La formazione continua è volta a migliorare il livello di qualificazione e di sviluppo professionale delle persone che lavorano, assicurando alle imprese e agli operatori economici sia pubblici che privati, capacità competitiva e dunque adattabilità ai cambiamenti. Anche la promozione della salute è Il processo che consente alle persone ed alle comunità di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla. Un processo sociale e politico globale, che non comprende solo azioni volte a rafforzare le abilità e le capacità dei singoli individui, ma anche azioni volte a modificare le condizioni sociali, ambientali ed economiche.

AGGIORNARE I PROPRI SISTEMI GESTIONALI PER POTER GESTIRE AL MEGLIO TUTTI NUOVI PROCESSI

Un modo di classificazione del software gestionale riguarda il livello di supporto all’interno di una struttura gerarchica aziendale. Sotto questo punto di vista individuiamo:

Software per il supporto operativo: software dedicato al supporto dei processi operativi ed agli scambi d’informazione orizzontale tra uno o più reparti dei processi produttivi (livello più basso della scala gerarchica aziendale). Ne sono un esempio tutti i software che vengono utilizzati direttamente dagli addetti del processo di produzione: acquisizione materie prime, software per l’avvio della macchina di produzione, gestione dei work in progress.

Software per il supporto direzionale: software dedicato al supporto di tutti i processi direzionali aziendali. Ottimizzazione degli scambi d’informazione dal livello più basso al livello più alto della scala gerarchica e viceversa. Un passaggio delle informazioni di questo tipo è detto verticale e riguarda informazioni di controllo e direzionali su un determinato processo produttivo. Un esempio sono i software che vengono utilizzati dai responsabili di un determinato processo per il controllo del numero dei prodotti venduti o, più in generale, per il controllo delle performance di processo.

Software per il supporto strategico: software dedicato al supporto delle decisioni strategiche. Questi software sono in grado di effettuare previsioni di performance sulla base di dati storici aziendali in modo da permettere una migliore scelta strategica da parte del management.

CONOSCERE E SFRUTTARE TUTTE LE LEVE AGEVOLATIVE

Sono state potenziate e indirizzate in una logica 4.0 tutte le misure che finora si sono rilevate efficaci e, per rispondere pienamente alle esigenze emergenti, ne sono state previste di nuove. Ecco le principali:

1. Iper e Super Ammortamento – L’obiettivo di questo provvedimento è supportare e incentivare le imprese che investono in beni strumentali nuovi, in beni materiali e immateriali (software e sistemi IT) funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi. L’iperammortamento consiste nella supervalutazione del 250% degli investimenti in beni materiali nuovi, dispositivi e tecnologie abilitanti la trasformazione in chiave 4.0 acquistati o in leasing. Il superammortamento prevede la supervalutazione del 140% degli investimenti in beni strumentali nuovi acquistati o in leasing. Per chi beneficia dell’iperammortamento c’è la possibilità di usufruire dell’agevolazione anche per gli investimenti in beni strumentali immateriali (software e sistemi IT).

2. Nuova Sabatini – Punta a sostenere le imprese che richiedono finanziamenti bancari per investimenti in nuovi beni strumentali, macchinari, impianti, attrezzature di fabbrica a uso produttivo e tecnologie digitali (hardware e software). Garantisce un contributo a parziale copertura degli interessi pagati dall’impresa su finanziamenti bancari di importo compreso tra 20.000 e 2.000.000 di euro, concessi da istituti bancari convenzionati con il MISE, che attingono sia a un apposito plafond di Cassa Depositi e Prestiti, sia alla provvista ordinaria. Il contributo è calcolato sulla base di un piano di ammortamento convenzionale di 5 anni con un tasso d’interesse del 2,75% annuo ed è maggiorato del 30% per investimenti in tecnologie Industria 4.0. Inoltre la Nuova Sabatini consente l’accesso prioritario al Fondo centrale di Garanzia nella misura massima dell’80%.

3. Credito d’imposta R&S – Lo scopo è stimolare la spesa privata in Ricerca e Sviluppo per innovare processi e prodotti e garantire così la competitività futura delle imprese. Consiste in un credito d’imposta del 50% su spese incrementali in Ricerca e Sviluppo, riconosciuto fino a un massimo annuale di 20 milioni di €/anno per beneficiario e computato su una base fissa data dalla media delle spese in Ricerca e Sviluppo negli anni 2012-2014. La misura è applicabile per le spese in Ricerca e Sviluppo che saranno sostenute nel periodo 2017-2020.

4. Patent Box – È un regime opzionale di tassazione agevolata sui redditi derivanti dall’utilizzo di beni immateriali: brevetti industriali, marchi registrati, disegni e modelli industriali, know how e software protetto da copyright. L’agevolazione consiste nella riduzione delle aliquote IRES e IRAP del 50% dal 2017 in poi sui redditi d’impresa connessi all’uso diretto o indiretto (ovvero in licenza d’uso) di beni immateriali sia nei confronti di controparti terze che di controparti correlate (società infragruppo). Il beneficio è dato a condizione che il contribuente conduca attività di R&S connesse allo sviluppo e al mantenimento dei beni immateriali.

5. Startup e PMI innovative – Le nuove imprese (startup) innovative godono di un quadro di riferimento a loro dedicato in materie come la semplificazione amministrativa, il mercato del lavoro, le agevolazioni fiscali, il diritto fallimentare. Larga parte di queste misure sono estese anche alle PMI innovative, cioè a tutte le piccole e medie imprese che operano nel campo dell’innovazione tecnologica, a prescindere dalla data di costituzione o dall’oggetto sociale.

Farmaceutico, nel Bresciano oltre 500 le imprese del settore

in Economia/Nuove imprese/Partner/Salute/Solidarietà/Tendenze by

Sono 25 mila le imprese dei settori coinvolti in Italia tra farmaceutico, biomedicale e biotech, con 165 mila addetti e 33 miliardi di fatturato, secondo i dati della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi. A settembre 2017 continuano a crescere le imprese, per il terzo anno consecutivo. In Lombardia sono 5 mila le imprese con 53 mila addetti e affari da 16 miliardi. Milano pesa con 2 mila imprese oltre un terzo del fatturato dei settori, con 12 miliardi e il 20% degli addetti, 33 mila. Circa la metà del business farmaceutico nazionale si concentra nel capoluogo lombardo (circa dieci miliardi). Si tratta per la maggior parte di imprese impegnate nel biomedicale, con 18 mila nazionali nella fabbricazione di strumenti medicali, di cui oltre 3 mila in Lombardia e oltre mille a Milano. Ci sono poi 4 mila imprese di ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle biotecnologie e scienze naturali, di cui 849 in Lombardia e 482 a Milano. Infine la fabbricazione farmaceutica con 755 imprese nazionali, di cui 319 in Lombardia e 247 a Milano.

In Lombardia. Prima Milano con 2064 imprese, seguita da Brescia (502), Bergamo (451), Monza e Varese (oltre 400). Per addetti prima Milano con 33 mila, poi Monza con quasi 5 mila e Varese, quasi 4 mila. A Bergamo quasi 3 mila addetti, a Como circa 2 mila e 500, a Brescia circa 2 mila e 200.

In Italia. Prima per imprese Roma (2099), poi Milano (2.064), Torino (1.189), Napoli (821), Bari (662), Firenze (603). Per addetti prima Milano con 33 mila, poi Roma con 15 mila, Belluno con 11 mila, Firenze con oltre 7 mila, Latina con 6 mila, Torino con 5 mila.

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