A marzo 2023, lo stock di prestiti (al netto di pronti contro termine e sofferenze) erogati alle imprese industriali bresciane ammonta a 11,3 miliardi di euro, evidenziando una flessione del 7,8% sullo stesso periodo del 2022. La dinamica riscontrata a Brescia appare più intensa di quanto rilevato in Lombardia (-5,0%) e in Italia (-3,1%).
A evidenziarlo è un focus realizzato dal Centro Studi di Confindustria Brescia e contenuto nella 17esima edizione del Booklet Economia, disponibile in formato digitale e contenente informazioni su tutti i principali indicatori economici bresciani aggiornati al 25 luglio, tra cui una specifica sezione sugli aggregati creditizi nel territorio bresciano.
Il credito a disposizione delle aziende attive nell’industria subisce quindi una discesa, dopo la fase fortemente espansiva che aveva invece caratterizzato buona parte del biennio 2021-2022. Come indicato da Banca d’Italia, le motivazioni alla base di tale riduzione vanno essenzialmente ricondotte alla minore domanda da parte delle imprese, a seguito della più ridotta necessità di copertura del circolante e di finanziamento degli investimenti, oltre all’aumento del livello generale dei tassi di interesse.
“Attraversiamo una fase caratterizzata dai rialzi dei tassi avviata dalla BCE e da una maggiore rigidità del settore bancario, legata a una più elevata percezione del rischio e a una minore tolleranza dello stesso da parte degli intermediari. – commenta Paolo Streparava, vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Credito, Finanza e Fisco –. In tale contesto, si osserva come il Made in Brescia abbia fatto fronte alla situazione ricorrendo alle importanti liquidità maturate: si tratta certamente di un importante “polmone” per le nostre imprese, che può essere destinato, in questo periodo caratterizzato da forti restrizioni nell’offerta, per finanziare il circolante e i piani di investimento approvati dalle aziende. Tuttavia, siamo consapevoli che tale strada non può rappresentare una soluzione di lungo periodo al problema, quanto invece una prima risposta, non strutturale, alla condizione che stiamo vivendo in questo periodo. In prospettiva, il sistema imprenditoriale deve essere ricettivo nella ricerca di soluzioni stabili a queste problematiche, valutando strumenti di finanza alternativa.”
L’inedita fase di rincari dei tassi di interesse, avviata dalla BCE con l’obiettivo di contrastare la corsa dell’inflazione dei prezzi al consumo, sta quindi determinando un’accelerazione degli oneri finanziari a carico del sistema delle imprese. A riguardo, come evidenziato durante i lavori della 41° edizione dell’Osservatorio Congiunturale Scenari&Tendenze, le stime del Centro Studi di Confindustria Brescia descrivono un’istantanea in cui, con riferimento alle sole società non finanziarie attive nell’industria, tali oneri ammonterebbero (per l’intero anno 2023) a poco più di 496 milioni di euro, con un incremento del 125% sul 2022 (221 milioni), quando l’importo pagato dal made in Brescia segnava già un +72% sul 2021 (129 milioni).
Va inoltre segnalato che le proiezioni sopra descritte sono da intendersi, in qualche modo, come prudenziali: esse, infatti, recepiscono i quattro rialzi del costo del denaro effettuati dalla BCE nel 2022 e i primi due (febbraio e marzo) realizzati quest’anno: non incorporano, invece, i tre aumenti fra marzo e luglio, né i possibili ulteriori rialzi nei mesi futuri
Allo stesso tempo, la liquidità a disposizione del sistema produttivo locale si mantiene particolarmente elevata: a marzo di quest’anno i depositi bancari e il risparmio postale detenuti dalle imprese è pari a 17,2 miliardi, un importo di fatto invariato nei confronti di fine 2022 (17,3 miliardi), in aumento dell’8,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
In tale contesto, va segnalato poi che l’inedito rialzo dei tassi di interesse non ha intaccato la qualità del credito erogato alle imprese, sebbene sia probabile che ciò avvenga nel prossimo futuro: le sofferenze nell’industria rilevate a fine marzo 2023 in provincia di Brescia, pari a 83 milioni di euro, evidenziano una modesta crescita dai minimi di dicembre 2022 (81 milioni) e riguardano lo 0,7% del totale dei prestiti, un valore storicamente molto basso. La situazione rilevata a Brescia si conferma migliore di quanto sperimentato in Lombardia (1,0%) e in Italia (1,2%).
Nel Booklet è inoltre presente un approfondimento relativo agli sportelli bancari presenti a Brescia e provincia. La necessità di razionalizzare i costi connessi con l’esercizio dell’attività bancaria e la dirompente diffusione delle tecnologie digitali, come l’home banking, hanno prodotto una significativa flessione nel numero degli sportelli bancari attivi sul territorio. A dicembre 2022, in provincia di Brescia si contano 661 sportelli, contro i 972 di fine 2008, con un ridimensionamento del 32,0%. Come già evidenziato nel recente passato, il fenomeno ha inevitabilmente determinato una minore capillarità territoriale del sistema bancario: a fine 2022 si rilevano 53 sportelli ogni cento mila abitanti, contro gli 81 di fine 2008.
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