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Luglio 2022 - page 3

Il manichino sartoriale: comodo, pratico e regolabile

in Abbigliamento/Economia by

Se si ha un negozio, che sia una piccola boutique o un grande atelier, non si può non dedicare la giusta importanza ai manichini. Questi sono uno strumento indispensabile per chi sta decidendo di allestire al meglio il proprio negozio all’interno o la vetrina all’esterno. Sicuramente la scelta di un manichino sartoriale può essere la soluzione più ottimale.

Cos’è un manichino sartoriale e come sceglierlo

Il manichino è quell’oggetto che può servire sia a chi decide di dedicarsi a piccoli lavori sartoriali in casa sia a chi decide di attrezzare un negozio. Infatti, risulta essere essenziale quando bisogna prendere le misure o confezionare un abito. L’azienda bresciana, Vetrinistica Studio, offre la comodità di scegliere un manichino sartoriale regolabile per uomo e donna che renderà queste procedure più semplici.

Quando non si ha il soggetto in carne ed ossa, il fantoccio potrà essere di grande aiuto, a maggior ragione se ci permetterà di regolare le misure nei punti essenziali come collo, petto, vita e fianchi oppure di poter giocare con l’altezza. Il busto sartoriale può essere di vario tipo sia dal punto di vista della struttura sia dal punto di vista dei materiali.

Innanzitutto, è importante precisare che la scelta del manichino sartoriale risulta essere la più conveniente perché sarà in grado di soddisfare le principali esigenze di chi commissiona. Può essere dotato di diverse basi per una perfetta stabilità e può essere realizzato in diverse colorazioni e finiture. Il busto può essere in polietilene, rivestito in lycra o in cartapesta. Si può scegliere che abbia le braccia o meno o la tipologia di base d’appoggio; tutti i desideri potranno essere esauditi. Capiamo le differenze e come sceglierlo.

Busti in polietilene

Il polietilene è un composto chimico, il più semplice dei polimeri sintetici. È la più comune tra le materie plastiche. Questo tipo di manichini con braccia di legno sono sia per uomo che per donna, l’attenzione al dettaglio sarà garantita. Per questi busti si potrà scegliere tra una varietà di modelli che si differenziano per taglia, per la presenza o no delle spalline in legno oppure per la possibilità di avere un attacco alla gamba o al bacino, dipenderà tutto dal modello scelto.

Se si dovesse decidere di utilizzare questo tipo di materiale, si potranno definire al massimo le finiture perché sono molteplici, c’è una vasta gamma di colori che i professionisti potranno mettere a disposizione. Chi sceglierà il busto con le braccia in legno potrà rifinire anche gli arti, imbellettandoli secondo il proprio gusto.

Busti in cartapesta

I manichini sartoriali si differenziano soprattuto per la loro estetica perché riproducono fedelmente le fattezze umane e questo garantirà che si adattino ad ogni tipo di stile, valorizzando ancor di più il proprio negozio. Gli abbinamenti sono variabili e permetteranno di creare più combinazioni con l’obiettivo di trovare l’incastro perfetto tra il busto e il proprio design nell’arredamento.

Tra le scelte sartoriali spicca il busto in cartapesta. Si parte dall’assemblaggio di una sagoma di polietilene con carta e colla di farina. La realizzazione passa successivamente nelle mani di esperti artigiani che daranno vita, levigando e spazzolando a mano, ad un pezzo unico; creato rispecchiando le proprie esigenze. Si ha la possibilità di realizzarli anche riciclabili al 100%.

Busti rivestiti in lycra

Se si vuole optare per un tessuto molto utilizzato per elasticizzare i vestiti, il lycra è il migliore. Può valorizzare i manichini scelti, ad esempio, per un negozio di sport. Vien da sé che la scelta di un busto rispetto ad un altro vari a seconda del locale in cui deve essere esposto. Questo tessuto è molto resistente e durevole nel tempo, infatti ha un’ottima resistenza ai lavaggi e alla luce solare.

Questi busti sono sempre realizzati partendo dal polietilene, poi vengono rivestiti. Risultano pratici e leggeri. Anche qui, come per i precedenti, c’è un’ampia scelta per le colorazioni e l’attenzione al dettaglio resterà sempre il punto cardine per raggiungere il risultato finale: una vetrina ben allestita che attiri l’occhio del passante che può diventare un potenziale cliente e un interno ben strutturato e coordinato.

Questi sono solo alcuni esempi di come si possono realizzare manichini sartoriali. Se si decide di acquistarlo, ci sono tanti altri vantaggi come la praticità; infatti, dato che può essere regolabile, non ci sarà più la necessità di chiamare più volte il cliente in negozio ma basterà prendere le misure una volta soltanto. Risultano pratici anche perché facili da montare e smontare.

A2A, 4mila metri di asfalto high-tech per il piazzale del Tu

in Ambiente/Economia by

Un asfalto innovativo realizzato con plastiche dure – non recuperabili come materia – verrà impiegato per l’attività di ripavimentazione delle aree di transito interne del termovalorizzatore di Brescia di A2A.

Il Gruppo impiegherà un asfalto arricchito con un additivo brevettato a base di grafene e plastiche dure (ad esempio alcune tipologie di giocattoli, custodie per i cd) che utilizza una tecnologia innovativa completamente made in Italy, risultato di una ricerca durata sei anni, condotta da Iterchimica – società italiana specializzata in soluzioni sostenibili per il settore stradale – in collaborazione con A2A, Università̀ degli Studi di Milano-Bicocca e Directa Plus.

L’impiego dell’additivo hitech e green “Gipave” garantisce maggiori prestazioni in termini di resistenza e durata – sino ad aumentare del 50% la vita utile della pavimentazione rispetto alle migliori tecnologie attualmente utilizzate sul mercato – e riduce fortemente gli impatti ambientali.

“Economia circolare nei fatti: valorizzare i rifiuti come nuova materia e utilizzarli in applicazioni che consentono prestazioni addirittura migliori rispetto all’utilizzo di materie vergini. – ha dichiarato Fulvio Roncari, Presidente e Consigliere Delegato di A2A Ambiente – Vogliamo essere esempio di chiusura del ciclo: per un’economia effettivamente circolare non basta avere processi di recupero ma è indispensabile che vi sia un mercato e una forte volontà di essere sostenibili nello sviluppo dei piani di crescita. L’apertura dei mercati delle materie riciclate è un punto fondamentale della transizione ecologica.

“Siamo particolarmente felici di presentare oggi insieme ad A2A il nuovo manto stradale delle aree interne dell’impianto di Brescia. La collaborazione con il Gruppo è partita nel 2015 e attraverso diverse fasi di ricerca e sviluppo abbiamo messo a punto Gipave, la tecnologia per asfalti Green e High-Tech a base di grafene e plastiche dure. – ha dichiarato Federica Giannattasio, Amministratore Delegato di Iterchimica – Ringrazio A2A che proprio oggi ha avuto l’opportunità di rifare il proprio manto stradale e con lungimiranza ha deciso di adottare questa tecnologia brevettata e sviluppata insieme per il loro impianto. Si tratta di un esempio perfetto di applicazione dei principi dell’economia circolare”.

Rispetto a una pavimentazione effettuata con metodologia tradizionale, infatti, per questa attività verrà riutilizzata una tonnellata di plastiche dure e saranno risparmiate 10 tonnellate di bitume e 215 tonnellate di materie prime estratte dalle cave (ghiaia, ghiaietto, ciottoli), evitando consumo di suolo e consentendo così di dimezzare il numero dei viaggi degli automezzi necessari per il trasporto di questi materiali.

Il progetto permetterà una riduzione dei consumi energetici di circa 47.000 kWh, corrispondenti al fabbisogno mensile di 210 famiglie e l’abbattimento del 50% delle emissioni di CO2. Dal 2018 a oggi questa tecnologia brevettata è stata utilizzata, tra gli altri campi, negli aeroporti di RomaFiumicino e Cagliari-Elmas e per il manto stradale del nuovo ponte di Genova San Giorgio.

Siccità: Cia, produzione mais a rischio (-50%) mentre hedge fund affondano prezzo

in Agricoltura e allevamento/Confagricoltura/Economia by

Ancora altri 10 giorni di siccità e la produzione nazionale di mais rischia di essere irrecuperabile. Senza piogge, Cia-Agricoltori Italiani stima un crollo del 50% con una resa di 40/50 quintali per ettaro, paragonabile all’annus horribilis del 2003. Il livello di autosufficienza calerebbe al 30%, con effetto a valanga per l’alimentazione del bestiame delle nostre stalle e per tutte le eccellenze del Made in Italy. Al danno, la beffa arriva per gli agricoltori dalla finanza internazionale -hedge fund e fondi speculativi-, che sta affondando il prezzo del mais, arrivato a 35 euro/qt e destinato a scendere ancora, noncurante della forte contrazione sul mercato globale dopo il conflitto ucraino. Secondo Cia, a fronte di una spesa media per ettaro schizzata a 3mila euro dopo i rincari energetici e dei fertilizzanti, al cerealicoltore servirebbero almeno 40euro/qt per raggiungere un risicato pareggio.

La mancanza di acqua nelle settimane cruciali di sviluppo della pianta avrebbe effetti catastrofici sul raccolto a settembre, che sarebbe scarso e mal pagato. Il risultato di una tale annata porterebbe la maggior parte delle aziende agricole, scoraggiate dall’aumento dei costi e dagli effetti della siccità, ad abbandonare questa coltura, di cui fino a 20 anni fa l’Italia era autosufficiente all’80%. Tutta la zootecnia nazionale sarebbe sempre più in balia dell’import ed esposta alla volatilità dei prezzi, decisi sulla testa degli agricoltori dalle speculazioni dei mercati finanziari e slegati dalle dinamiche della domanda e dell’offerta.

Fra i rincari più pesanti per le aziende cerealicole si segnalano i costi per il fabbisogno idrico (laddove sia ancora possibile e non ci siano razionamenti da parte dei Consorzi di bonifica), che dagli abituali 150 euro per ettaro sono saliti a più di 400, dovendo implementare l’irrigazione per le altissime temperature di queste settimane. Lo scenario così negativo sta, addirittura, inducendo alcuni a non investire nelle irrigazioni di emergenza, convinti che il costo maggiorato non verrebbe ripagato in fase di commercializzazione del mais in autunno. 

Cia reputa che anche la deroga Ue sulla coltivazione delle aree a riposo abbia sortito pochi effetti nello stimolare la ripresa della produzione nazionale di mais. Se la superficie coltivata era, persino, scesa del 6% nell’ultima semina, la siccità e i fattori produttivi alle stelle potrebbero far desistere molti cerealicoltori italiani a investire nuovamente nel granturco.

Promotica acquista così il 3% di Goodify Società Benefit

in Economia/Solidarietà by

Promotica S.p.A – agenzia loyalty specializzata nella realizzazione di soluzioni marketing atte ad aumentare le vendite, la fidelizzazione e la brand advocacy – ha concluso un accordo con Goodify Srl Società Benefit, finalizzato ad acquisire il 3% della Società, sostenendo così il loro progetto sociale.

La scelta di supportare un’iniziativa solidale di comprovato successo si inserisce nel più ampio obiettivo aziendale in materia di sostenibilità di Promotica, confermato anche dalla recente approvazione del primo Bilancio di Sostenibilità della storia aziendale (cfr. comunicato stampa). Goodify e Promotica condividono infatti la volontà di generare un impatto positivo significativo, Goodify in qualità di prima fintech italiana dedicata al social goodness, Promotica promuovendo e supportando iniziative di carattere benefico e sociale ed adottando in prima persona un approccio sostenibile.

In particolare, Goodify è nata a Bolzano dall’intuizioni di tre amici che hanno ideato un nuovo modello di economia a impatto positivo, in grado di rendere il mondo un luogo migliore attraverso gli acquisti di tutti i giorni. La missione di Goodify è quella di unire migliaia di imprese con migliaia di non profit per permettere a milioni di consumatori di sostenere la propria causa preferita attraverso gli acquisti di tutti i giorni. Da questo obiettivo, è stata ideata e sviluppata la piattaforma tecnologica che rappresenta un punto di incontro tra aziende, consumatori e non profit. Società Benefit dal 2018, Goodify ad oggi ha impattato su oltre 10.893 non profit beneficiarie, attraverso più di 44.000 consumatori attivi, per una cifra complessiva di circa 200.000 Euro di donazioni raccolte.

Diego Toscani, Amministratore Delegato di Promotica, ha così commentato: “Annunciamo con entusiasmo il nostro sostegno a Goodify, con il quale ci siamo trovati da subito allineati per i valori di solidarietà e l’impegno verso il sociale che condividiamo. Goodify rappresenta l’esempio per eccellenza di una realtà che unisce business e solidarietà nel migliore dei modi, utilizzando la tecnologia per raggiungere uno scopo sostenibile e promuovere buone pratiche, semplificando e rendendo accessibili le donazioni charity. Da sempre, includiamo nei progetti di sviluppo aziendali le nostre azioni sostenibili e solidali, stiamo portando avanti un percorso di Corporate Social Responsibility e abbiamo recentemente approvato il nostro primo bilancio di sostenibilità, con la finalità ultima di arricchire e consolidare il nostro operato ESG; il sostegno a Goodify rappresenta un ulteriore tassello di questo impegno”.

Paolo Plebani, CEO e Founder di Goodify Società Benefit, ha aggiunto: “Siamo onorati ed entusiasti di avere Promotica nella nostra compagine societaria. Con il suo arrivo finisce di fatto la nostra fase di startup e prende vita la Giving Economy made in Italy: Let’s Goodify the world!”.

Lombardia, nel primo quadrimestre del 2022 quasi 70mila beni all’asta

in Economia/Tendenze by

Nei primi quattro mesi del 2022 in Italia quasi 69.000 immobili sono stati venduti tramite asta giudiziaria, oltre il 13% in più dello stesso periodo del 2021, per un valore complessivo dell’offerta minima di partenza pari a 11,5 miliardi di euro. Questa la prima evidenza che emerge dall’osservatorio di Cherry Brick, servizio che monitora le opportunità di investimento tra gli immobili all’asta.

Nel Centro Italia un quarto degli immobili all’asta – I lotti messi all’asta tra gennaio e aprile di quest’anno fanno riferimento, per quasi il 58%, a immobili di tipo residenziale e per circa il 19% commerciale, mentre il 3% appartiene alla tipologia industriale e il restante 20% ad altra categoria. La Lombardia è la regione italiana in cui è concentrato il 14% degli immobili, 9640, seguita da Sicilia (7923) e Lazio (7136). A livello macro-territoriale, invece, il 26% è localizzato in Centro Italia, il 22% nel Nord Ovest e nel Sud, il 17% nelle Isole e il 13% nel Nord Est. Tra le città, Roma è la prima per numero di beni andati all’asta, 1547, valore pari al triplo della seconda, Palermo (550), e a quasi quattro volte quello di Milano (434), che si posiziona al quinto posto. I tribunali che hanno gestito il maggior numero di aste sono Milano e Roma, rispettivamente con 2115 e 2097 vendite pubbliche, seguiti da Catania, Bergamo, Cagliari, Ancona, Perugia, Velletri, Brescia e Macerata: complessivamente questi tribunali hanno seguito più del 20% delle aste svoltesi in Italia.

Base d’asta, nel Lazio il valore medio più alto – La base d’asta media delle vendite svoltesi nel primo quadrimestre del 2022 ammonta a 166.000 euro. Per gli immobili residenziali, in particolare, tale valore è pari a 141.000 euro, a 173.000 per gli immobili commerciali, 636.000 per gli immobili industriali e 638.000 per gli impianti sportivi. Il Lazio è la regione in cui sono localizzati i lotti il cui valore minimo all’asta è stato mediamente più alto, pari a 277.000 euro, seguita da Sardegna (228.000) e Trentino – Alto Adige (213.000). Oltre a queste tre regioni, registrano una base d’asta superiore alla media nazionale i lotti ubicati in Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Basilicata, Campania e Umbria; dall’altro lato della classifica, agli ultimi tre posti, figurano invece Molise (120.000 euro), Calabria (106.000 euro) e Piemonte (97.000 euro). Tra le prime dieci città per numero di lotti all’asta, il valore di partenza mediamente più alto è a Roma, pari a 740.000 euro, seguita da Sassari (590.000 euro) e da Milano (320.000 euro). Tra i comuni con più di 50.000 abitanti, gli immobili sono stati messi all’asta a un prezzo di base mediamente pari a 201.00 euro: a Matera, in particolare, si registra il valore medio più alto, pari a 875.000 euro, superiore a quello di Roma e Castellammare di Stabia (698.000 euro). Andando nel dettaglio, nei comuni con più di 500.000 abitanti la base di prezzo media dei lotti venduti all’asta è pari a 260.000 euro, in quelli con popolazione tra 250.000 e 500.000 ammonta invece a 180.000 euro, mentre nelle città che hanno tra i 100.000 e i 250.000 abitanti, è di 222.000 euro; tra i comuni, infine, con più di 50.000 e fino a 100.000 residenti, il valore si attesta a 192.000 euro.

Nuove aste pubblicate, Roma prima in Italia – Tra l’1 gennaio e il 30 aprile 2022, sono stati pubblicati nel Portale Vendite Pubbliche nuovi avvisi d’asta per oltre 72.000 lotti, costituiti, per circa il 58%, da immobili residenziali, per quasi il 19% da immobili commerciali; appena il 3% è riferibile alla tipologia immobili industriali, mentre il restante 20% afferisce ad altra categoria. Il 14% degli immobili è localizzato in Lombardia, il 12% in Sicilia e circa il 10% nel Lazio, mentre a livello territoriale la maggior concentrazione è nel Centro Italia (25%), seguito da Nord Ovest e Sud (23%), Isole (17%) e Nordest (12%). Tra le città, invece, Roma è la prima in Italia per numero di immobili oggetto di nuovo avviso d’asta, 1580, il 250% in più rispetto alla seconda, Napoli (632), e più del 300% in più di Milano (456). Per quanto riguarda i tribunali, infine, i primi dieci per numero di aste pubblicate sono Milano, Roma, Catania, Bergamo, Cagliari, Ancona, Perugia, Brescia, Velletri e Napoli, che complessivamente registrano il 20% delle procedure censite in tutta Italia.

Il colosso Breville acquista la bresciana Gemme Italian Producers

in Economia by

Doppio passaggio di consegne per la storica azienda bresciana Gemme Italian Producers Srl con base a Castegnato (Brescia), proprietaria del marchio Lelit di elettrodomestici e macchine da caffè prosumer, e di Seriveneta Srl di Vicenza, affermata nell’ambito della lavorazione di laminati serigrafati.

Il 1 luglio Gemme Italian Producers srl ha infatti conferito tutte le attività nella nuova società italiana ‘LELIT srl a socio unico’ (€ 39.307.735 registrati nel bilancio di esercizio 2021), cedendola al 100% al colosso australiano Breville Group limited per un valore di 111,7 milioni di euro; la somma verrà pagata per una parte in contanti e per l’altra in azioni. Prodotti, organizzazione e anagrafica restano LELIT, che ora finalmente identifica sia il marchio sia l’azienda.

L’operazione è stata perfezionata con il contributo legale di Orrick, con le sedi di Milano e di Roma, e con il contributo amministrativo fiscale dello Studio Malchiodi di Brescia, storico partner di Gemme.

La cooperazione tra le due realtà – la bresciana e l’australiana – ha già preso avvio con grande entusiasmo del team di esperti italiani, fin da subito apprezzato dal Breville Group limited, in particolare perché oltre a garantire l’accesso a maggiori risorse, l’accordo prevede la sinergia con un laboratorio di R&D per ampliare la gamma prodotti in modo significativo e migliorare quelli già presenti. La collaborazione con Breville Group limited consentirà dunque la realizzazione di ambiziosi piani di sviluppo oltre a rendere possibile l’accesso all’infrastruttura di vendita globale del colosso australiano.

LA STORIA DI GEMME

Si arricchisce così e si proietta in un futuro di brillante espansione la lunga fortunata storia dell’industria di Castegnato. Tutto ha inizio nel 1986, grazie all’intuizione dei coniugi Maria Bellini ed Edoardo Epis che danno avvio alla loro avventura imprenditoriale producendo sistemi stiranti, con il marchio L’Elettrodomestico Italiano. Successivamente, entrano a far parte dell’impresa di famiglia i quattro figli degli Epis, Emanuele, Giorgio, Marco e Mauro, che, estendendo la produzione al mondo del caffè, apportano all’azienda un respiro fortemente internazionale. Nel 1998 viene fondata la Gemme Italian Producers Srl e nel 2002 nasce il marchio LELIT.

Gemme Italian Producers è arrivata a vantare una posizione di spicco nel mercato di riferimento e una presenza consolidata a livello globale con forte trend di crescita degli ultimi tempi: nel 2020 l’azienda ha registrato un incremento di fatturato dell’82% rispetto al 2019 e nel 2021 del 65% rispetto al 2020. Un risultato positivo confermato anche dall’EBITDA, che è incrementato del 92% rispetto a quello del 2020 (passando da 3.003.699 € a 5.774.662 €) e dai dati relativi all’utile netto che ha registrato un +153% (4.597.164 € nel 2021 rispetto a 1.814.988 € nel 2020) e al patrimonio netto che è aumentato di oltre il 62% (passando di fatto da 7.299.354 € nel 2020 a 11.896.518 € nel 2021).

Al top le vendite 2021, che hanno registrato dati positivi per tutta la gamma di prodotti: dalle macchine da caffè, +59% (57.574 prodotti venduti nel 2021 rispetto a 36.133 nel 2020), ai macinacaffè, +28% (12.568 venduti nel 2021 in confronto ai 9.808 nel 2020), fino ai sistemi stiranti, +42% (18.490 venduti nel 2021 raffrontati ai 13.014 nel 2020). Costante segno + pure per Seriveneta srl, che nel 2021 ha registrato un fatturato di 7.983.444 €, aumentato di oltre il 61% rispetto a quello del 2020.

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