A seguito dei recenti sviluppi legati all’emanazione del DPCM 4 novembre e dell’istituzione della zona rossa relativa a tutta la Lombardia, il settore Trasporti di Confindustria Brescia, a cui appartengono anche le aziende di trasporto turistico, denuncia ciò che da mesi il comparto sta soffrendo.
“In Italia ci sono circa 25000 bus turistici che, riempiti al 50% come ha stabilito il CTS, possono trasportare 5 milioni di persone – commenta Julia Righettini, Presidente del Settore Trasporti di Confindustria Brescia –. Il Governo dice di aver messo a disposizione 300 milioni di euro e che le regioni ne hanno spesi 120. Chiediamo, insieme alle aziende bresciane di bus turistici, che le risorse vengano date direttamente alle nostre imprese, non alla lobby trasversale del trasporto pubblico di linea e che vi sia una regia condivisa, non che le cose siano ancora gestite senza una linea precisa”.
“Il progetto deve prevedere tre punti essenziali attraverso cui alleggerire il trasporto pubblico: prenotazioni, incentivi, pullman in coda – prosegue Righettini –. Dobbiamo pensare alle riaperture e non essere nuovamente impreparati, utilizzare questi mezzi per alleggerire metropolitane, e autobus di linea. A Brescia, come in tutte le altre città d’Italia, gli studenti e i lavoratori viaggiano ammassati quando gli autobus gran turismo, non utilizzati, potrebbero far viaggiare tutti distanziati e in sicurezza. Già da maggio 30 aziende bresciane avevano offerto la disponibilità di quei mezzi, ma la risposta dell’agenzia del trasporto è stata che non ve ne era bisogno. Chiediamo che le aziende dei bus turistici siano riconosciute come aziende danneggiate dal lockdown, in quanto attività chiuse”.