In Italia i servizi essenziali al buon funzionamento della scuola sono svolti da oltre 100 mila lavoratrici ( più di 2000 in provincia di Brescia), dipendenti da aziende e cooperative che hanno ottenuto l’appalto dalle amministrazioni locali. Si tratta delle addette alla ristorazione, alle pulizie e ausiliariato e delle “assistenti ad personam” ovvero lavoratrici diplomate o laureate in ambito pedagogico/educativo/sociale che svolgono attività di assistenza e di inserimento per alunni con deficit psico-fisici
“Contrariamente agli altri lavoratori della scuola: insegnanti e personale non docente che sono dipendenti pubblici – si legge in un comunicato – le lavoratrici degli appalti hanno contratti part time ciclici con orari ridotti. Questo significa che loro, diversamente da tutti gli altri lavoratori italiani che possono accedere alla disoccupazione (naspi) a patto che abbiano lavorato almeno 13 settimane negli ultimi 4 anni, sono prive nei periodi di sospensione estiva di alcune reddito non ricevono ne indennità di disoccupazione ne assegni famigliari. Inoltre, il mancato recepimento da parte del Governo Italiano della direttiva europea sulla non discriminazione e della successiva sentenza della Corte di Giustizia Europea del 10/6/2010 costringe queste lavoratrici a lavorare più anni per accedere alla pensione rispetto agli altri lavoratori. Per maturare 40 anni di contributi ne devono lavorare 53 o più.
L’emergenza covid-2019 non ha fatto che peggiorare ulteriormente le loro condizioni. Infatti per loro, dopo 3 mesi con stipendi ridotti (il Fondo di Integrazione salariale non arriva al 70% dello stipendio). Contributo spesso arrivato in ritardo e spesso pagati in ritardo, oggi si annunciano altri 3 mesi senza alcun reddito ne assegni famigliari”.
Per questo venerdì 5 giugno alle ore 10.30 la Cgil organizzerà un flash mob davanti alla Prefettura di Brescia e i presenti saranno muniti oltre che di mascherina anche di ombrello “per rappresentare anche visivamente che il proverbio Piove sempre sul bagnato è per loro una triste realtà”.