È stata presentata nella sede di AIB a Brescia, l’edizione 2019 del rapporto “Le dinamiche economico-finanziarie dei gruppi industriali bresciani”, a cura dell’Ufficio Studi e Ricerche di AIB.
Lo studio – che analizza un campione di 90 gruppi industriali bresciani a vocazione manifatturiera, con 687 imprese incluse nell’area di consolidamento e oltre 48mila addetti – evidenzia per queste realtà un’ulteriore crescita sul fronte dei ricavi e della redditività: nonostante la frenata riscontrata a livello globale, il fatturato complessivo si è attestato a 16,2 miliardi di euro, contro i 14,9 mld del 2017 (+9,2%); a dare impulso ai ricavi è, in modo per certi versi sorprendente, la dinamica rilevata sul mercato domestico (+11%). Sale anche il margine operativo lordo (MOL) a 1,9 miliardi di euro rispetto agli 1,7 mld dello scorso anno (+10,7%). Cresce infine il reddito netto, da 735 a 815 milioni di euro (+10,9%).
“I primi 90 gruppi bresciani contribuiscono in modo decisivo allo sviluppo economico del territorio, garantendo occupazione a 48mila persone, sostenendo costi del lavoro per 2,3 miliardi di euro e investendo 940 milioni – commenta Giuseppe Pasini, Presidente di AIB –. Il Sistema Brescia ha dimostrato di saper superare senza grossi problemi un anno turbolento come il 2018: merito della sua solidità patrimoniale, della capacità di innovare e dell’importante quota di export che da sempre caratterizza la nostra provincia. A livello di prospettive, considerando l’andamento del 2019, non sarà però facile replicare i risultati registrati nell’ultimo anno: rispetto al resto del Paese, la nostra provincia e il nord Italia sono fortemente esposti all’andamento delle esportazioni, e risentono in particolare del nodo tedesco, ma anche di incertezze di lungo corso come il tema dei dazi tra Stati Uniti e Cina e la questione Brexit”.
Dall’analisi dei bilanci 2018, si conferma la forte propensione all’internazionalizzazione delle aziende bresciane considerate: le vendite all’estero intercettano quasi il 60% del fatturato, con un grado di apertura ai mercati stranieri che nel quasi 20% dei gruppi mappati supera addirittura l’80%.
Sul fronte della patrimonializzazione i gruppi bresciani mantengono livelli di indebitamento molto bassi: l’indice di indipendenza finanziaria (rapporto tra mezzi propri e capitale investito) è salito al 46,2% (+0,7% sul 2017); a conferma di ciò la ricchezza prodotta dai 90 gruppi appare più che sufficiente a rimborsare l’indebitamento finanziario netto: il rapporto tra la posizione finanziaria netta e il MOL si attesta infatti a 1,6 (abbondantemente al di sotto la soglia di allarme pari a 5).
La crescita delle vendite va di pari passo con quella del valore aggiunto, pari a 4,2 miliardi di euro (erano 3,9 mld nel 2017, +8,2%), grazie a un’evoluzione dei costi esterni nel complesso bilanciata; il valore aggiunto rapportato ai ricavi si mantiene costante, confermando la consistenza industriale della manifattura bresciana.
Il rallentamento mondiale non ha intaccato nemmeno la fiducia nel futuro: gli investimenti in immobilizzazioni materiali sono pari a 940 milioni di euro, intercettando in media il 22,3% del valore aggiunto complessivamente prodotto.
La composizione per settore dei gruppi analizzati vede la prevalenza dei comparti metalmeccanici (73 gruppi), in coerenza con la specializzazione produttiva dell’industria locale; i restanti 17 si dividono tra Alimentare (6), Chimico, gomma e plastica (4), Sistema Moda (4) e Carta e stampa (3).