Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Marzo 2017 - page 5

Reddito di inclusione, Cgil Brescia: «Eccessivo l’entusiasmo del Governo»

in Cgil/Economia/Evidenza/Sindacati by

Pubblichiamo di seguito la nota della Cgil Brescia sul reddito di inclusione.

ECCO IL TESTO INTEGRALE

Con l’approvazione oggi del disegno di legge delega relativo al reddito di inclusione, il Governo fa un passo avanti nella direzione delle azioni di contrasto alla povertà assoluta. In prospettiva tale misura dovrà essere alimentata anche da risorse che derivano da un riordino di altre misure assistenziali in essere, come previsto dalla legge delega a suo tempo approvata (assistenziali e non anche previdenziali come la reversibilità, pericolo scongiurato dopo l’intervento deciso della Cgil sulla legge delega).

Alleanza contro la povertà, il cartello di cui anche la CGIL fa parte, stima però in 7 miliardi il costo annuale di una misura minima di contrasto alla povertà assoluta (4.598.000 individui nel 2015 in tale condizione, il triplo rispetto al 2006). Otto milioni 300 mila sono invece le persone in condizione di povertà relativa (+ 2 milioni rispetto al 2006).

Tali numeri – sia l’estrema pochezza delle risorse “sicure”, sia l’incertezza del bacino da cui si dovrà pescare per alimentare il fondo stesso – rendono quindi problematico condividere gli entusiasmi del governo.

Se si può considerare positiva l’idea di una presa in carico delle fragilità e di una responsabilizzazione dei soggetti così assistiti, resta irrisolta la necessità di potenziare i servizi sociali alla persona, dai Comuni ai Centri per l’impiego, nel frattempo privati delle risorse per operare correttamente, così come l’eccessiva frammentazione di misure nazionali, regionali e comunali in campo oggi impedisce risposte adeguate.

Luciano Pedrazzani

per la Cgil Camera del Lavoro di Brescia

Banca Valsabbina, utili dimezzati rispetto al 2015

in Banche/Economia/Valsabbina by

Il Consiglio di Amministrazione di Banca Valsabbina Soc. Coop. per Azioni, nella seduta dell’8 marzo 2017, ha approvato il progetto di bilancio al 31 dicembre 2016.

Pur in un contesto ancora difficile per il settore, la Banca ha registrato un utile netto di euro 4.147.878, in riduzione rispetto agli euro 8.061.835 del 2015. La diminuzione rispetto all’esercizio precedente – spiega una nota – “è in larga parte dovuta al mantenimento di una prudente ed attenta politica di valutazione dei crediti deteriorati, nonché al venir meno di una congiuntura favorevole che aveva caratterizzato i mercati finanziari nel corso del 2015. Anche il corrente esercizio, è stato condizionato dal versamento di € 4,8 mln di contributi ordinari e straordinari per il salvataggio delle banche in difficoltà”.

All’Assemblea dei Soci (che si annuncia come particolarmente animata per le proteste del Comitato soci guidato da Aurelio Bizioli) verrà proposta la distribuzione di un dividendo pari ad euro 0,06 per azione.

Per quanto riguarda i principali aggregati, la raccolta complessiva si attesta ad euro 4.639 milioni, in incremento dell’1,79 % rispetto al 2015, in particolare grazie alla crescita della raccolta indiretta (euro 1.485 milioni, + 3,68 %). Gli impieghi ammontano ad euro 2.762 milioni, pressoché invariati rispetto al 31 dicembre 2015, risultato di un’attenta politica di frazionamento del rischio. Positivo l’andamento della componente a medio termine, con nuove erogazioni per euro 410 milioni, a conferma del sostegno alle imprese e alle famiglie del territorio.

Il patrimonio netto, comprensivo della proposta di accantonamento a riserva dell’utile, ammonta ad euro 387 milioni. I coefficienti patrimoniali, senza gli accantonamenti di parte degli utili a riserve, si confermano largamente superiori rispetto a quelli specifici richiesti dall’Autorità di Vigilanza nell’ambito dello SREP (processo di revisione e valutazione prudenziale), stabiliti nel 6 % per il Common Equity Tier 1 (coefficiente Banca 15,11%) e nel 9,8% per il Tier Total (coefficiente Banca 16,83%), confermando la solidità dell’Istituto.

(fonte comunicato stampa)

A2A: sottoscritto l’Aumento di Capitale di ASVT

in A2A/Economia/Evidenza/Partecipate e controllate/Valtrompia e Lumezzane/Zone by

In seguito alla rinuncia all’esercizio del diritto di opzione da parte di tutti gli atri soci, A2A S.p.A. ha oggi sottoscritto integralmente l’aumento di capitale a pagamento di 5,8 milioni di euro deliberato il 28 febbraio 2017 dall’assemblea straordinaria di ASVT S.p.A (Azienda Servizi Val Trompia), finalizzato alla realizzazione del piano industriale della Società.

A2A S.p.A. ha versato tutte le quote rimaste inoptate in linea con l’attenzione e la vicinanza del Gruppo ai territori ed in continuità con l’impegno in Val Trompia, che prosegue ininterrottamente dal 1998, anno di costituzione di ASVT.

La quota del Gruppo A2A nel capitale sociale di ASVT, è quindi passata dal 49% a circa il 65%.

I fondi saranno destinati prioritariamente ad interventi sul Ciclo Idrico integrato per il potenziamento dei sistemi di depurazione, in un’ottica di sempre crescente salvaguardia del benessere dei cittadini e della qualità ambientale del territorio.

ASVT ha prodotto nel 2015 un Margine Operativo Lordo di oltre 4 milioni di Euro ed un Risultato Netto di circa 2,2 milioni di Euro. Il Capitale Investito netto al 31 dicembre 2015 è di circa 19,4 milioni di Euro ed è composto da un Patrimonio Netto di circa 11,9 milioni di Euro e da una Posizione Finanziaria Netta di circa 7,5 milioni di Euro.

 

 

 

Confartigianato, sempre più donne alla guida delle imprese bresciane

in Artigianato/Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Eugenio Massetti/Personaggi by
Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

Sempre più donne alla guida delle imprese bresciane. In grado di affrontare meglio il cambiamento dei tempi. Persino la dinamica in Lombardia dell’occupazione femminile (+1,7%) – secondo lo studio recente di Confartigianato Lombardia divulgato oggi – cresce nell’ultimo anno di più di quella maschile (+1,5%). Con una dinamica occupazionale in Lombardia sul ungo periodo (2009-2016) ancora più marcata se considerato il terzo settore, quello dei servizi: +8,8% per le donne, +5,6% per i maschi.

A Brescia si contano 5.257 imprese artigiane guidate da donne, il 13,9% delle 37.907 presenti in Lombardia. Brescia è al secondo posto, dietro solo a Milano con le sue 10.794 imprese gestite da donne. E a Brescia, di queste 5.257, 794 sono gestite da donne under 35 e 583 da donne straniere. Un’incidenza sul totale delle imprese artigiane bresciane del 15,1%, esattamente in linea con il dato lombardo dove Brescia fa meglio persino nella percentuale di imprese artigiane gestite da donne under 35 sul totale delle imprese gestite da donna: sono oggi il 17,8%.
Per il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti: «I nuovi dati confermano l’intraprendenza delle donne nell’impresa, sempre più votate alla guida di imprese artigiane e a fronte di una persistente difficoltà che riguarda a quasi totalità delle imprese, le imprese artigiane guidate da donne sembrano reggere meglio. Nel 2016 è aumentato il tasso di incidenza sul totale delle imprese e cosa ancora più positiva la loro occupazione. Spesso non trovando lavoro ci si crea un’attività. Uomo o donna non fa certo differenza, l’importante è la professionalità e le donne possono fare di tutto e fare la differenza».

Maggiore incidenza per le imprese guidate da donne è nei servizi alla persona: è il 40,2% delle imprese totale lombarde rosa, identico dato di Brescia, con la confezione di articoli di abbigliamento e servizi d’informazione e informatici a cui segue il manifatturiero (14,7%) e i servizi alle imprese (13,9%) con attività di supporto per le funzioni d’ufficio e altri servizi. Chiude la percentuale di imprese rosa a Brescia dedite alle costruzioni: l’1,9% del settore.
Per la presidente del Gruppo Donne Impresa Confartigianato Brescia Cristina Erbifogli: «Le imprenditrici rappresentano un patrimonio fondamentale per il nostro tessuto produttivo e devono essere incoraggiate e sostenute. Perché quella al femminile è una vitalità imprenditoriale che porta ricchezza, posti di lavoro e stabilità sociale. Per tutte loro Confartigianato Donne Impresa si è impegnata a tutti i livelli per far sì che anche le lavoratrici autonome potessero accedere ai benefici dello Stato previsti nell’ultima finanziaria: bonus baby sitter, contributo asili nido, bonus bebè e Confartigianato è in grado di aiutare le donne imprenditrici ad accedere a queste agevolazioni».

L’OPINIONE: Burocrazia, artigiani e commercialisti uniti nella lotta

in Associazione Artigiani/Associazioni di categoria/Bortolo Agliardi/Economia/Opinioni/Personaggi by

di Bortolo Agliardi – Nelle settimane scorse, i commercialisti italiani hanno indetto uno sciopero sorprendente per le motivazioni. Probabilmente per la prima volta nella storia, una categoria – i commercialisti, per l’appunto – proclamavano uno sciopero non per difendere interessi propri, ma quelli dei loro clienti, e in particolare gli artigiani e le piccole e medie imprese. Lo sciopero è poi rientrato per una serie di assicurazioni avute dal Governo che vedremo se verranno mantenute.

Ma è curiosa – amaramente curiosa – questa storia dei professionisti che minacciano un super-sciopero (avrebbe dovuto tenersi dal 26 febbraio al 6 marzo, così da bloccare le dichiarazioni Iva) per conto dei loro clienti. Che è mai accaduto? La storia potrebbe avere un semplice titolo: L’orco Burocratico. Perché di questo si tratta: di burocrazia, di adempimenti su adempimenti, di carte o di file, di controlli incrociati che non finiscono mai, di promesse – la Semplificazione tanto annunciata – e mai mantenute. Di più: non solo non mantenute, ma disattese; non solo la semplificazione non arriva ma arriva un supplemento, un’aggiunta di pratiche, di dati, di numeri da inviare. E questo naturalmente significa lavoro su lavoro (e questo credo potrebbe anche star bene ai commercialisti) e costi su costi (ma questo non sta bene alle aziende che devono pagare i commercialisti). Questo è il punto: i commercialisti, che ben sanno quanta burocrazia si devono sfangare per conto delle aziende, hanno minacciato uno sciopero perchè persino a loro (che pur avrebbe potuto beneficiare del super lavoro) la misura è parsa colma, eccessiva. E hanno detto basta. Capite l’enormità della cosa? Un gruppo di professionisti (praticamente tutti i commercialisti italiani) hanno minacciato di lasciar cadere la penna per salvaguardare i loro clienti, in particolare quelli più piccoli. Perchè questo è il punto: una grande azienda è strutturata di suo per fare queste pratiche, ma i più piccoli non lo sono, devono andare dal commercialista che se deve a sua volta aggiungere pratiche a pratiche si farà pagare di conseguenza.

Di cose che si sono sovrapposte a cose che dovevano essere rimosse ce ne sono tante. Un esempio, uno solo, fra i tanti. Sono stati tolti gli studi di settore. Benissimo: una pratica in meno, per gli artigiani e le piccole imprese qualcosa in meno da pagare al commercialista. Illusione: hanno inserito una norma tale per cui adesso ogni tre mesi va trasmesso al fisco l’elenco di clienti e fatture. E quindi: viene tolta una norma (gli studi di settore) ne vengono messe 12 (ogni 3 mesi un elenco per i clienti ed uno per le fatture moltiplicate per quattro trimestri…). Per le grandi imprese, come detto, magari non è la fine del mondo, per noi sono costi aggiuntivi.

Ripeto: è solo un esempio, ma che attesta una qual disinvoltura nel maneggiare queste cose, si decidono nuovi impegni ma bisognerebbe ben considerare che ogni nuovo impegno è un costo. Per non parlare, ma ne accenno di sfuggita, alla quasi tradizionale beffa di fine anno, quando vengono approvate a san Silvestro norme e decreti retroattivi. E’ una aberrazione, così non può andare, non si può sbandierare e parlare di semplificazione e poi, nella pratica, razzolare male. La gente, gli artigiani, sono stanchi. Come più volte abbiamo detto, il problema numero 1 non sono più le tasse (che pure dovrebbero essere più basse, intendiamoci: una pressione al 48% è quasi da record del mondo!), ma ormai è questo continuo stillicidio di nuovi adempimenti, di interpretazioni non facili, di assenza di certezze, di timore costante di sanzioni. Siamo stanchi, mi ripeto.

Chiudo con un altro esempio che magari non fa direttamente capo al fisco, ma che attesta una complicanza quasi incomprensibile nell’era digitale. Voi sapete che da qualche tempo ci si può dimettere solo per via telematica. Per dimettersi dal posto di lavoro avete due opzioni: o andate direttamente all’ispettorato del lavoro, al patronato o presso una organizzazione sindacale,  altrimenti dovete farlo via telematica previo possesso del codice pin Inps dispositivo e personale. Ora, dico io, nell’era 4.0 non è davvero possibile trovare una soluzione più facile, più immediata, più smart per usare un termine oggi di moda?

INNOVATION CLUB/7. Br Car Service, un nuovo modello di gestione dei veicoli aziendali

in Automotive/Aziende/Br Car Service/Economia/Innovation club/Partner/Rubriche by
Paolo Ciotti

Inauguriamo l’iniziativa di Innovation Club dedicata alle più promettenti Startup Italiane con un’intervista a Paolo Ciotti, CEO di BR Car Service.

Br Car Service
Br Car Service

Innovare il mondo della gestione dei veicoli aziendali non è compito facile, è questo però l’obiettivo che si pone BR CAR SERVICE, start up innovativa fondata nel 2015, partendo da un’idea del suo creatore e grazie al coinvolgimento di diversi operatori del settore automotive sia in ambito locale lombardo che nazionale. Il servizio offerto da questa società, unico nel suo genere, consente alle aziende un notevole risparmio sulla gestione e manutenzione delle flotte aziendali, permettendo alle piccole e medie imprese di accedere alle condizioni normalmente riservate agli operatori del settore e garantendo un controllo sullo stato di gestione dei propri veicoli. Ne abbiamo parlato con l’ideatore e fondatore Paolo Ciotti.

Come è nata l’idea ?
L’idea è nata all’inizio del 2014, dall’esperienza accumulata in 15 anni di lavoro nel settore automotive, proprio grazie alla conoscenza
della filiera distributiva del ricambio e all’attuale modello di gestione delle flotte aziendali. Fin da subito è stata riconosciuta per il suo
aspetto innovativo, guadagnando l’opportunità di un esclusivo percorso formativo all’interno del progetto ISUP – Italian Start Up (un anno di Master in sviluppo dell’idea di business) promosso da Confindustria Brescia e diventando in seguito servizio in convenzione per le
aziende associate alla stessa.
Nel 2015 si è quindi deciso di costituire la BR CAR SERVICE SRL, start up innovativa regolarmente iscritta allo speciale Registro della Camera di Commercio e si è iniziata la graduale diffusione del servizio.
Cosa vi distingue dall’attuale offerta del mercato ?
Oggi, in Italia, la normale offerta del mercato per la riparazione dei veicoli, rivolta alle imprese, non è in alcun modo differente da quella destinata al cliente privato. Pur avendo il veicolo aziendale consumi più elevati, sono molto rare e, nei pochi casi documentati, irrisorie le condizioni riservate a questo tipologia di utenza.
BR CAR SERVICE tramite una bassa quota di adesione permette a tutte le aziende, anche con un solo veicolo in proprietà, di avere a disposizione una rete di officine, tutte operanti alle stesse condizioni, con un costante controllo sulla qualità del servizio e con l’applicazione di tariffe regolamentate. Grazie inoltre alla fornitura diretta all’ingrosso del materiale necessario alle manutenzioni e riparazioni dei veicoli, riusciamo a garantire un notevole risparmio sulle stesse, con una riduzione dei costi spesso superiore al 30%.
 
Non risulta complicato per il cliente ?
Assolutamente no, in senso pratico tutto resta normale, il cliente continua a portare il proprio veicolo in officina come ha sempre fatto, ma con la possibilità di avere a disposizione più punti dislocati sul territorio e la sicurezza di un trattamento certificato in ognuno di questi. Naturalmente, i vantaggi riservati vengono applicati senza che il cliente debba far nulla.
Il cliente ha la possibilità di sapere anticipatamente quale sarà la spesa da sostenere ?
Si, è facoltà del cliente chiedere preventivo di spesa prima di procedere all’intervento. Attualmente, stiamo implementando un sistema informatico che garantirà al cliente di ricevere il preventivo della stessa in anticipo per ogni riparazione, con la possibilità di personalizzare il proprio livello di informazione e controllo sulla gestione dei veicoli, ovvero di scegliere cosa rendere automatizzato dalla procedura BR CAR SERVICE e cosa controllare personalmente. Le condizioni riservate e gli standard di lavoro saranno chiaramente sempre garantiti ed il cliente avrà in più la possibilità di tenere sotto controllo ogni stato di avanzamento del lavoro.
Alcune aziende hanno adottato soluzioni di noleggio lungo termine dei veicoli, il vostro servizio in questo caso non serve ?
Anche nelle soluzioni di noleggio lungo termine BR CAR SERVICE è utile ai propri clienti. Il software che stiamo implementando non solo gestirà i veicoli in proprietà, sia a livello di riparazioni che di scadenza normative (bollo, assicurazione, ecc..), ma terrà, inoltre,
monitorato l’avanzamento chilometrico dei veicoli, automatizzando l’aggiornamento dello stesso con comunicazione agli utilizzatori e quindi, permettendone la verifica costante. Ciò è importante per il veicolo in proprietà, ma ancora di più per quello a noleggio,che
prevede chilometraggi precisi a livello contrattuale.
Inoltre, BR CAR SERVICE avendo stipulato un accordo con quasi tutte le principali compagnie di noleggio lungo termine nazionali, da la possibilità di poter accede a più quotazioni, formulate da diversi operatori e di poter personalizzare l’offerta destinata al cliente.
State già operando da un anno sul mercato, chi sono i vostri clienti ?
BR CAR SERVICE si rivolge a tutte le aziende, ma in particolare il nostro obiettivo è quello di diventare il primo servizio specifico per le piccole e medie imprese. Non serve avere grandi flotte per risparmiare e trovare vantaggi con le nostre soluzioni; già con pochi veicoli la
convenienza è evidente, chiaramente più è grande la flotta più si moltiplica il risparmio.
Tra i nostri clienti ci sono aziende con diversi veicoli commerciali e auto, abbiamo inoltre recentemente esteso il servizio anche ai veicoli superiori ai 35 quintali, ancora in modo limitato, ma è nostro obiettivo per il futuro servire anche questo specifico mercato.
 
Quali sono gli obiettivi raggiunti fino ad oggi e quali gli obiettivi dei prossimi anni ?
Il nostro obiettivo primario, fino ad oggi, è stato quello di creare internamente l’adeguata struttura aziendale per poter gestire tutti gli aspetti del servizio offerto ed esternamente abbiamo cercato di diffondere il più possibile il servizio per testarne tutti gli elementi, confrontandoci inoltre con le esigenze emerse dai nostri clienti e aumentando il numero degli stessi.
Tutto questo ci ha portato ad avere un notevole bagaglio di informazioni, nonché la sostenibilità dell’iniziativa, ma ancor di più ci ha permesso di individuare il giusto percorso e i necessari contatti per la diffusione su ampia scala del servizio.
Nel medio periodo prevediamo quindi di raggiungere il completamento degli strumenti informatici necessari ad automatizzare i processi e di diffondere ulteriormente l’iniziativa potenziando la struttura commerciale, stiamo valutando infatti la possibilità di cedere una quota minoritaria di azioni a potenziali investitori proprio per accelerare tale percorso.
Secondo lei qual è il segreto di una start­up di successo ? Cosa fa la differenza ?
Penso siano diversi i fattori necessari al successo di una start­up, in primis sicuramente la dedizione alla propria idea ed alla volontà di svilupparla. Creare una start­up non può essere un lavoro part­time, è necessario dedicarci tutto il proprio tempo, senza arrendersi davanti alle difficoltà. Inoltre un altro fattore importante riguarda la scelta dei propri collaboratori, perché la condivisione dello stesso spirito è fondamentale per il buon successo dell’iniziativa. Chiaramente alla base di tutto questo, ci deve essere un reale principio di innovazione nell’idea, con la capacità di vedere sempre anche oltre.

Cooperative in calo, ma in quattro anni i conti crescono del 38 per cento

in Economia/Evidenza/Solidarietà/Tendenze by

L’Osservatorio sull’Economia Sociale, sorto presso la Camera di Commercio di Brescia, in collaborazione con il centro studi Socialis e Confcooperative Brescia, ha organizzato il convegno per presentare il “Quinto Rapporto sulla Cooperazione Bresciana”. Il rapporto, redatto al fine di analizzare e sostenere lo sviluppo dell’economia sociale della provincia di Brescia, di cui le cooperative sono parte, esamina la rilevanza economica delle cooperative bresciane negli ultimi anni. Proseguendo il lavoro promosso nell’ultimo quadriennio, il Rapporto propone inoltre un’analisi della dinamica della patrimonializzazione, della gestione economica e dell’occupazione delle cooperative bresciane nel corso del 2012-1015, anni in cui l’economia provinciale ha visto un aumento del tasso di disoccupazione e il perdurare di una fase di stagnazione. Il rapporto considera i bilanci delle cooperative attive (non in liquidazione) negli anni dal 2012 al 2015, conl’esclusionedi consorzi, banche di credito cooperativo, cooperative edilizie e di abitazione e cooperative che hanno assunto dimensione nazionale.

L’analisi ha evidenziato i risultati di seguito riportati.

  •   Dinamica: le cooperative sono diminuiteDal 2012 al 2015 il numero di cooperative si è ridotto del 10%, passando da 671 a 603; la riduzione ha interessato in particolare i settori delle costruzioni e dei trasporti, le cooperative di produzione e lavoro.
  •  Conto economico: le cooperative hanno aumentato la produttivitàDal 2012 al 2015 il valore della produzione medio è aumentato del 38% (da 3,26 a 4,50 milioni di euro), mentre il valore aggiunto medio è aumentato del 15% (da 630 a 730 mila euro); a tale aumento hanno contribuito le cooperative dei settori dei servizi (Fonte: Elaborazioni su dati Aida- Bureau Van Dijk e Confcooperative Brescia).

SCARICA IL COMUNICATO CON I DATI DEL QUINTO RAPPORTO SULLA COOPERAZIONE BRESCIANA

Ubi, 500 milioni per sostenere ricerca e innovazione nell’ambito di Industria 4.0

in Banche/Economia/Finanza/UBi by

Il Gruppo UBI Banca ha deliberato la un plafond di 500 milioni di euro da rendere disponibili alle imprese che investiranno in ricerca, sviluppo e innovazione.

Le risorse consentiranno alle aziende di accedere a finanziamenti e leasing, concessi attraverso fondi messi a disposizione dalla Banca Centrale Europea (TLTRO) o dalla Banca Europea per gli Investimenti, ai quali si farà ricorso in funzione della tipologia di investimento programmato.

L’iniziativa è particolarmente significativa se considerata nel contesto della legge di  Bilancio 2017, la quale prevede una gamma articolata di incentivi e sgravi fiscali nel contesto del programma Industria 4.0 e in favore degli investimenti in alta tecnologia e per le start up.

Oltre agli interventi diretti del governo, di particolare interesse per il sistema delle imprese italiane sono infatti le agevolazioni fiscali previste grazie agli Iperammortamenti, Superammortamenti, al Credito d’Imposta e alle disposizioni della Legge Sabatini.

“Industria 4.0 è un quadro di riferimento per la modernizzazione del sistema produttivo nazionale “ sostiene Frederik Geertman, Chief Commercial Officer del gruppo UBI Banca, che aggiunge “per una banca come la nostra, presente nelle aree economicamente più attive del Paese è fondamentale rivolgerci alla clientela Corporate con un’offerta integrata di consulenza e prodotti in grado di sfruttare al massimo il beneficio normativo”.

Il Gruppo UBI Banca oltre a rendere disponibili i fondi, affianca le aziende attraverso un servizio di consulenza personalizzato che prevede l’analisi della tipologia di investimento necessario, la quantificazione di eventuali benefici fiscali e l’individuazione delle forme tecniche di finanziamento adeguate e maggiormente convenienti.

I finanziamenti sono accessibili rivolgendosi a tutte le Filiali i Centri Corporate e i professionisti della divisione Corporate e Investment Banking del Gruppo UBI Banca.

 

Ubi, 500 million to support investments as part of Industria 4.0

in Banche/Economia/ENGLISH/Finanza/UBi by

The UBI Banca Group has approved a €500 million loan pool available to companies that invest in R&D and innovation.

These funds will allow companies access to loans and leases, granted from funds made available by the European Central Bank (TLTROs) or by the European Investment Bank, to which recourse will be made based on the type of investment programmed.

This initiative is particularly significant when considered in the context of the 2017 Annual Finance Law, which provides a varied range of incentives and tax concessions under the “Industria 4.0” programme and in favour of high-tech investments and investments for start-ups.

In addition to direct government intervention, the tax incentives provided thanks to the “hyper-depreciation”, “super-depreciation” and “tax credit” schemes and the provisions of the “Sabatini” Law are of particular interest to Italian companies.

“Industria 4.0” is a framework of reference for the modernisation of production and the national economy” said Frederik Geertman, Chief Commercial Officer at the UBI Banca Group. He added that “for a bank such as ours, present in the most economically active areas of the country, it is fundamental to approach corporate clients with an integrated range of advisory services and products capable of exploiting the benefits of this legislation to the maximum”.

In addition to merely making funds available, the UBI Banca Group assists companies with a customised advisory service which includes analysis of the type of investment needed, quantification of the possible tax benefits and identification of the appropriate and most attractive types of financing.

Access to this financing can be gained by contacting branches, corporate centres and our professionals at the Corporate and Investment Banking Division of the UBI Banca Group.

 

 

Tutte le novità della finanziaria spiegate a Lumezzane da Confartigianato

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Eugenio Massetti/Evidenza/Formazione/Personaggi by

Le legge finanziaria e il collegato fiscale spiegati agli artigiani sul territorio. La nuova contabilità “per cassa”, l’Iri – l’imposta sul reddito d’impresa. E poi l’addio agli studi di settore e i nuovi indici di affidabilità, la conferma del super ammortamento per l’acquisto di beni strumentali e l’introduzione dell’iper ammortamento, lo spesometro e tutta una serie di altri adempimenti. «La Legge di stabilità 2017 rappresenta una vera e propria rivoluzione fiscale per le aziende artigiane – come l’ha definita Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale.

Proprio per questo – continua Massetti – abbiamo organizzato questo tour sul territorio per fare il punto sulle principali novità della normativa e le opportunità e i rischi delle varie misure previste». In calendario l’ultimo incontro giovedì 9 marzo, ore 20:00 a Lumezzane, nella sede operativa della Croce Bianca di Via Madre Lucia Seneci. Ad illustrare le misure, oltre al presidente di Confartigianato Eugenio Massetti sarà presente il direttore e responsabile dell’Area Fiscale di Confartigianato Brescia Fulvio Tedoldi. L’incontro è a ingresso libero e gratuito. Per ulteriori informazioni contattare l’Ufficio Assistenza fiscale di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale al numero 030/3745265.

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