Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Febbraio 2017 - page 6

Affidalità commerciale, il 12 per cento delle imprese bresciane è al top

in Bilanci/Economia/Finanza/Tendenze by

La Lombardia è una delle regioni italiane con la maggior concentrazione di Cribis prime company, ovvero quelle imprese a cui Cribis riconosce il massimo livello di affidabilità dal punto di vista delle relazioni commerciali. Con una percentuale del 10,47% la Regione si posiziona alle spalle di Trentino Alto Adige (14,83%), Veneto (11,73%), Emilia Romagna (11,61%), Piemonte (10,79%). Un buon segnale per le nostre realtà imprenditoriali che stanno cercando di superare la crisi economica, proponendosi come partner ideali per fare affari e far crescere il proprio business. Le imprese con il più grande grado di affidabilità sono localizzate a Sondrio, fondate prima del 1951, di grandi dimensioni e operanti nel settore dell’agricoltura foreste, caccia e pesca. Decisamente meno sicure commercialmente invece le realtà di piccole dimensioni, localizzate a Pavia e attive nel settore dell’edilizia. E’ questo in sintesi quanto emerge dall’Analisi realizzata da Cribis, la società del Gruppo Crif specializzata nella business information.

Nello specifico, il totale delle ditte individuali e società attive in Italia sono state classificate da Cribis sulla base della probabilità di generare insoluti commerciali nei 12 mesi successivi al momento della rilevazione, attraverso un modello originale che si basa su numerose variabili quali indici di bilancio, esperienze di pagamento, informazioni pregiudizievoli oltre, ovviamente, a informazioni anagrafiche e sulla forma giuridica, area geografica di appartenenza, dimensione e anzianità aziendale.

Entrando nel dettaglio provinciale, Sondrio si colloca al primo posto con il 14,49% di aziende CRIBIS Prime Company sul totale delle sue aziende. Seguono nella speciale graduatoria Mantova (13,51%), Cremona (12,98%), Lecco (12,62%), Brescia (12,19%), Bergamo (11,44%), Como (11,27%), Lodi (9,97)%, Monza e Brianza (9,50%), Milano (9,02%). Chiude in fondo alla classifica Pavia con una percentuale dell’8,34%. A livello settoriale è il comparto dell’agricoltura, foreste, caccia a pesca a goder di maggior salute e ad avere la maggior percentuale (21,05%) di aziende CRIBIS Prime company sul totale delle aziende che lo compongono. Situazione opposta per quanto riguarda l’edilizia con una quota che precipita al 2,90%. E’ invece la categoria delle grandi imprese che ad avere la maggior incidenza di imprese best partner commerciali con una percentuale del 49,79%. Situazione opposta per le piccole imprese con una percentuale che scende all’8,68%. Le small e le medie imprese rispettivamente invece hanno una quota del 30,31% e del 47,82%.

Approfondendo l’analisi sulla base dell’anzianità è la classe fondata prima del 1951 ad avere una percentuale (45,81%) maggiore di imprese altamente affidabili sul totale delle aziende che la costituiscono. Decisamente meno sicure negli affari le imprese nate tra il 2011 e il 2016, che vedono una percentuale di affidabilità dell’1,10%.

Affidabilità commeciale
Affidabilità commeciale

Brescia, il 2016 si è chiuso con 730 imprese in meno

in Aib/Artigianato/Associazioni di categoria/Camera di commercio/Economia/Tendenze by

Il bilancio demografico delle imprese della provincia di Brescia si chiude nel 2016 con un risultato sostanzialmente stabile, con un saldo di appena 11 unità tra iscrizioni e cessazioni nell’ultimo trimestre dell’anno. Tale andamento è frutto della prolungata contrazione delle nuove iscrizioni e del sostenuto volume delle cessazioni che si sono confermati anche durante l’anno appena chiuso.

Si tratta, tuttavia, di un immobilismo apparente perché lo stock di imprese registrate a fine 2016 ammonta a 119.242. Sono 730 le unità in meno rispetto al 2015, delle quali  il 77% sono artigiane. A corrodere, dunque, la base imprenditoriale bresciana è la mancata vitalità del comparto artigiano che a fine 2016 chiude con un nuovo calo delle iscrizioni (1.941 il valore più basso dal 2006) associato a sostenuti livelli di cessazione (2.380 unità) che hanno portato lo stock delle imprese artigiane a 34.862 unità, 561 in meno in un anno.

Dal confronto territoriale Brescia risulta al di sotto della media regionale e per il comparto artigiano Brescia si colloca agli ultimi posti della graduatoria regionale.

IL BILANCIO DEI SETTORI

L’analisi dei settori evidenzia che i grandi settori produttivi tradizionali quali costruzioni, manifattura e agricoltura chiudono l’anno con un nuovo segno negativo. I settori che si confermano più dinamici sono quelli che operano nelle attività professionali (+118 imprese), nei servizi alle imprese (+ 106 unità) e nell’alloggio e ristorazione (+88 imprese).

Le dinamiche settoriali confermano il trend di lungo periodo e riflettono la trasformazione del sistema imprenditoriale bresciano che, ormai da anni, al calo costante dell’agricoltura e dell’industria controbilancia con la crescita del terziario. Analizzando con un maggiore grado di dettaglio l’andamento degli ultimi anni dei settori produttivi si nota, infatti, che l’agricoltura ha visto ridursi la propria base imprenditoriale in modo costante e ciò è riconducibile – più che agli effetti della lunga crisi economica – ad un fenomeno storicizzato.

La manifattura a partire dal 2012 ha registrato una brusca discesa innescata dalla recessione che ha investito il settore in particolare quello artigiano. Le imprese della manifattura artigiana oggi contano 9.561 unità, ovvero 999 in meno rispetto al 2012.

Il comparto delle costruzioni è quello che maggiormente ha risentito degli effetti della lunga crisi economica e che vive ancora una difficile situazione da cui stenta a ripartire. Dal 2011 al 2016 hanno cessato l’attività più di 2.000 imprese delle costruzioni, quasi come se negli ultimi sei anni ogni giorno avesse chiuso un’impresa. A pagarne il prezzo in particolare sono stati gli artigiani che rappresentano il 72,3% dell’intero settore.

Anche il commercio, risentendo del calo dei consumi interni, negli ultimi anni ha ridotto la propria base imprenditoriale. In termini assoluti si tratta 707 esercizi in meno rispetto al 2011.

A rinfrancare le dinamiche di natimortalità imprenditoriali degli ultimi anni ha, però, contribuito il settore terziario che ha guadagnato terreno, passando da un’incidenza sul totale delle imprese registrate del 37,7% nel 2011 al 40,2% di fine 2016. Al suo interno presentano una buona performance i servizi di alloggio e ristorazione che dal 2009 hanno seguito un trend crescente.

LE FORME GIURIDICHE

Prosegue il trend positivo avviato negli ultimi anni dalle società di capitali (+2,4%). Nel 2016 sono nate 1.967 società di capitali (pari al 30% del totale delle iscrizioni) contro 1.174 che hanno chiuso i battenti (corrispondenti al 17% di tutte le cessazioni) il risultato è uno stock di 33.356 imprese che hanno un’incidenza sul totale pari al 28% in continuo aumento sugli anni precedenti. E’ evidente il cambiamento delle forme di gestione imprenditoriale che vede il diffondersi di modelli di gestione più strutturati come le società di capitali che sostituiscono progressivamente le forme giuridiche più semplici come le società di persone e le ditte individuali. Le società di persone hanno chiuso il 2016 con un nuovo saldo negativo (-336 società di persone) a conferma del percorso discendente intrapreso già a partite dal 2009.

Anche le ditte individuali fanno segnare un arretramento della propria numerosità chiudendo con un bilancio negativo di 462 imprese Ciò nonostante la metà delle imprese bresciane è costituito da imprese individuali che sono caratterizzate da elevati tassi di ingresso e uscita.

Dinamiche speculari si presentano nel comparto artigiano con un aumento delle società di capitali (+2,6%) ed un continuo arretramento di quelle semplici. Con la differenza che le forme giuridiche più complesse nell’universo artigiano sono meno diffuse (le società di capitali rappresentano il 7,2% sul totale) e per questo motivo non incidono significativamente sulla tendenza generale che è, invece, determinata dalle ditte individuali, che pesano per il 71,8% sul totale.

Dati completi natalità e mortalità delle imprese in provincia di Brescia – fonte Camera di commercio

Inflazione in ripresa a Brescia per il terzo mese consecutivo

in Economia/Evidenza/Tendenze by

Per il terzo mese consecutivo inflazione in ripresa a Brescia. Il tasso tendenziale registra infatti una variazione pari a +0,9 (il livello più elevato registrato da settembre 2013), mentre il tasso congiunturale (variazione sul mese precedente), registra un +0,1%. Si conferma quindi una tendenza, sempre più consolidata, alla ripresa dell’inflazione. L’analisi per tipologia di beni e servizi evidenzia come siano i prodotti a bassa frequenza di acquisto quelli ancora interessati dalla deflazione, mentre la ripresa dei prezzi della componente energetica spinge le tendenza inflazionistiche dei beni a media e alta frequenza di acquisto. Il tasso tendenziale senza la componente energetica è pari a +0,7%.

Le divisioni con andamento inflativo sono: “Prodotti alimentari” (+1,0%), “Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,1%), “Abitazione, acqua, energia elettrica e combustibili” (+1,1%, soprattutto a causa delle nuove tariffe di gas ed energia elettrica), “Servizi sanitari” (+0,2%), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+0,1%).
Le divisioni in diminuzione sono: “Abbigliamento e calzature” (-0,3%, grazie alla stagione dei saldi), “Trasporti” (-0,1%), “Comunicazioni” (-0,2%) e “Ricreazione, spettacolo, cultura” (-0,6%).

Variazione nulla per la divisione “Mobili, articoli e servizi per la casa”, “Istruzione”, “Altri beni e servizi”. Indicatori di trend in decisa ripresa (il livello più elevato da luglio 2010).

 

Apprendisti, crescita boom del 27 per cento. Massetti: strumento giusto

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Eugenio Massetti/Lavoro/Personaggi by

Nei primi undici mesi del 2016 le assunzioni con apprendistato arrivano a 216.020 unità, con un aumento di 46.648 unità, pari al +27,5%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. «Quasi mille giovani (935, ndr) ogni giorno entrano nel mondo del lavoro grazie all’apprendistato. Uno su quattro nelle imprese artigiane. L’importanza dell’apprendistato come canale di accesso al mercato del lavoro per i giovani emerge chiaramente dell’ultima analisi statistica che mette in luce un ritorno alla crescita delle assunzioni di apprendisti in particolare nelle piccole e medie imprese» commenta così il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Masetti l’ultima indagine di Confartigianato che fotografa un ritorno alla crescita delle assunzioni che avviene dopo le politiche di decontribuzione del lavoro a tempo indeterminato che, oltre ad avere l’effetto positivo di ridurre la pressione fiscale sul costo del lavoro, hanno determinato uno ‘spiazzamento’ del contratto di apprendistato. Nel 2015, infatti, le assunzioni effettuate con questa tipologia di contratto sono crollate del 21,9% rispetto all’anno precedente. In termini cumulati il totale degli apprendisti assunti negli ultimi dodici mesi (dicembre 2015-novembre 2016) è di 227.970 unità, livello che ritorna vicino a quello dei primi mesi del 2015. Nei primi undici mesi del 2016 sono 75.340 i contratti di apprendistato trasformati a tempo indeterminato, con un rapporto di 34,9 trasformazioni ogni 100 contratti di apprendistato attivati nel periodo; il rapporto fu molto elevato nel 2015 e arrivò a 47,2 trasformazioni a fronte di 100 nuovi apprendisti.

Nei primi undici mesi del 2016 la variazione netta dei rapporti di lavoro in apprendistato – data dalle attivazioni al netto di trasformazioni a tempo indeterminato e di cessazioni – ritorna in positivo, con un saldo di 25.152 unità in controtendenza rispetto alla riduzione netta di 42.271 dello stesso periodo del 2015 e ampiamente superiore all’incremento di 13.772 registrato nei primi 11 mesi del 2014. L’apprendistato è un contratto chiave per le imprese artigiane che lo utilizzano per l’8% delle assunzioni previste, 3 punti in più del 5% del totale imprese.

Nel 2015 sono 410.469 gli apprendisti, di cui il 56,6% sono uomini e il 43,4% sono donne. Gli apprendisti rappresentano il 9,1% dei dipendenti con meno di 35 anni e le regioni a maggiore vocazione per l’apprendistato sono Umbria (15,0%), Marche (13,6%) e Liguria e Toscana (entrambe con il 12,0%).

Sono 105.583 gli apprendisti in imprese artigiane, pari ad un quarto (25,7%) del totale degli apprendisti e le quote maggiori sono quelle di: Provincia Autonoma di Bolzano (39,6%), Marche (38,4%), Molise (32,8%), Toscana (32,5%) e Provincia Autonoma di Trento (30,0%).

A livello provinciale l’incidenza maggiore di apprendisti totali sui dipendenti under 35 anni si registra a Imperia (16,5%), Ragusa e Rieti (entrambe con il 16,0%), Perugia (15,1%), Pistoia (14,7%), Ascoli Piceno e Viterbo (entrambe con il 14,6%), Terni (14,5%), Arezzo (14,2%), Massa-Carrara (13,8%), Macerata (13,6%), Asti (13,5%), Ancona e Pisa (entrambe con il 13,4%), Cuneo e Vicenza (entrambe con il 13,3%), Forlì-Cesena (13,1%), Padova (13,0%), Pesaro e Urbino (12,8%) e Treviso (12,7%). A Brescia, il totale degli apprendisti è stato di 10.406 (5.955 uomini, 4.451 donne) con un incidenza sul totale degli occupati under 35 del 9,0 %.

«E la strada giusta, la formula migliore per l’ingresso nel lavoro quella dell’apprendistato con tanta formazione in azienda, con il tutoraggio continuo, con rapporti di lavoro dove i diritti non superino i doveri. Ed è la formula che si realizza proprio nelle micro e piccole imprese – conclude Massetti. Per combattere la disoccupazione giovanile bisogna cambiare la convinzione diffusa secondo la quale prima si studia e poi si lavora. La politica abbia il coraggio di indicare alle famiglie che quella non è la strada giusta per il futuro dei figli, che il tempo della formazione e il tempo del lavoro devono essere in parallelo e non in serie».

Valsabbina, 13 indagati nell’ambito dell’indagine della Finanza su Carife

in Banche/Economia/Valsabbina by

Sono tredici i consiglieri, dirigenti e sindaci di Banca Valsabbina (alcuni ancora in carica) indagati dalla Guardia di Finanza di Ferrara con due ex dirigenti di Carife e ben 16 ex figure di spiccolo di Cassa di risparmio di Cesena. L’indagine è quella, già nota, relativa all’aumento di capitale da 150 milioni di euro realizzato nel 2011 della banca ferrarerese. In particolare l’attenzione delle Fiamme gialle è puntata sulle “reciproca sottoscrizione di azioni” tra i tre istituti di credito. In una nota i militari sottolineano che sono emerse “responsabilità in capo a due delle quattro banche (la Banca popolare Valsabbina e la Cassa di risparmio di Cesena) coinvolte nel contestato, fittizio aumento di capitale”. I nuovi indagati saranno interrogati nelle prossime settiamane.

In serata è arrivata la replica della banca. Ecco il testo:

La notizia di oggi va letta esclusivamente come un’estensione delle garanzie difensive a tutela dei soggetti che si sono occupati a vario titolo della vicenda, nella quale anche Banca Valsabbina è una vittima. La decisione di investire per acquisire una partecipazione di Cariferrara in aumento di capitale fu infatti presa con l’obiettivo di rafforzare il rapporto con un partner di business interessante (ricordiamo che nel 2011 Banca Valsabbina aveva acquistato da Cariferrara il Credito Veronese ) sulle base delle informazioni pubblicamente disponibili all’epoca, che presentavano Cariferrara come una realtà in fase di rilancio.

Parolini: il turismo vale il 10 per cento del Pil lombardo

in Economia/Evidenza/Istituzioni/Mauro Parolini/Personaggi/Regione/Turismo by

“Regione Lombardia lavora sull’integrazione dell’industria del turismo con quella culturale per aumentare l’attrattivita’. Il turismo produce oltre il 10 per cento del Pil della Lombardia e del nostro Paese. E’ in crescita molto di piu’ che il resto dell’economia, per questo ha bisogno di mettere a sistema tutte offerte per dare al turista cio’ che cerca: esperienza”. Lo ha detto l’assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia Mauro Parolini intervenendo, questa mattina, a Palazzo Lombardia, all’evento ‘Sinergie tra industrie culturali e creative e turismo come vola’no per crescita e occupazione in Europa: un nuovo
partenariato tra pubblico e privato’, organizzato dalla Commissione Europea, il Ministero dei Beni culturali e della Attivita’ culturali e del Turismo e la Regione Lombardia, al quale era presente il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini.

LOMBARDIA TERRA DI GRANDI RISORSE – “La Lombardia e’ terra di grandi risorse – ha sottolineato l’assessore -. E’ patria del turismo, del design, della cultura. Compito delle istituzioni e’ mettere a sistema queste ricchezze. Regione sta lavorando intensamente verso questo obiettivo. Per essere visibili e competere sul mercato globale abbiamo, infatti, bisogno di rendere piu’ attrattiva la nostra offerta turistica. Perche’ oggi il turista e’ attratto da originalita’, creativita’, differenza e la bellezza. Tutti elementi presenti nella nostra regione e che noi stiamo valorizzando”.

SMART FASHION DESIGN- “Si inquadra in questa strategia – ha concluso Parolini – anche la misura ‘Smart Fashion Design’ che aiuta, con contributo a fondo perduto, progetti di sviluppo
sperimentale di innovazione per industrie creative e culturali. Una iniziativa che ha avuto una risposta talmente straordinaria da spingerci a piu’ che raddoppiare i fondi stanziati inizialmente, fino ad arrivare a 32 milioni. Siamo convinti, infatti, che la vitalita’ delle nostre imprese debba essere aiutata dagli Enti pubblici, da Regione Lombardia, e anche dall’Unione europea”.

Regime di cassa per le imprese minori, un danno secondo AssoArtigiani

in Artigianato/Associazioni di categoria/Economia by

L’applicazione del regime di Cassa a carico delle imprese minori così come è attualmente definito, rappresenta solo un danno per le imprese artigiane individuali e società di persone in contabilità semplificata: le modifiche proposte da Associazione Artigiani sul tavolo dei parlamentari bresciani.

L’art.1 comma 17 della Legge di Bilancio prevede che le Imprese Minori, ovvero Individuali e Società di Persone in Contabilità Semplificata, debbano applicare con decorrenza 1° Gennaio 2017 il Regime di Cassa. A seguito di tale provvedimento, sul quale ha posto attenzione proattiva l’Associazione Artigiani di Brescia e provincia rivolgendosi direttamente al mondo della politica, il reddito sarà quindi determinato effettuando la differenza tra i ricavi percepiti incassati e le spese sostenute quietanzate, con l’applicazione di un criterio misto, visto che per alcuni componenti continuerà ad essere applicato il criterio di competenza. In alternativa le Imprese in questione potranno o adottare, attraverso un vincolo triennale, il criterio della coincidenza tra la registrazione delle fatture ai fini IVA e il loro incasso o pagamento, oppure optare per il Regime di Contabilità Ordinaria (sostenendo costi amministrativi decisamente più alti) e la relativa determinazione dei Ricavi e del Reddito con il criterio di competenza. Le rimanenze finali 2016 dovranno essere integralmente dedotte nel primo anno di applicazione del nuovo criterio (2017) e non potranno più essere contabilizzate a fine anno.

“Inoltre, come sottolineato dal Presidente di Associazione Artigiani Bortolo Agliardi, le rilevanti perdite scaturite dalla totale deduzione iniziale e dalla mancata registrazione a fine anno delle rimanenze non potranno essere riportate negli anni successivi, con evidenti enormi danni alle Imprese”. Da qui le proposte di modifica elaborate da Assoartigiani, sottoposte all’attenzione dei parlamentari bresciani e ribadite dal Presidente: “suggeriamo al legislatore di consentire la detrazione delle perdite attraverso il riporto delle stesse negli esercizi successivi, oltre che dare la possibilità alle aziende di opzione sulla tenuta del regime di cassa mantenendo come sistema naturale quello della competenza. Una proposta che eviterebbe l’ulteriore innesco di un sistema fortemente penalizzante e punitivo per le imprese artigiane, già alle prese con una moltitudine di problematiche fiscali e finanziarie che costellano la loro quotidianità.

Sicurezza nei negozi, la Regione mette sul piatto altri 300mila euro

in Economia/Evidenza/Istituzioni/Regione by

“Un incremento della dotazione economica che permette di finanziare tutte le imprese ammesse e non finanziate per esaurimento delle risorse, oltre 90 attivita’, raggiungendo cosi’ con questa misura oltre 700 commercianti ed artigiani che possono contrare su un contributo fino a 5.000 euro a fondo perduto per sostenere l’acquisto e l’installazione di sistemi innovativi di sicurezza nelle loro attivita’ come: telecamere, antifurto o sistemi anti intrusione”. E’ quanto ha dichiarato oggi l’assessore regionale allo Sviluppo economico Mauro Parolini annunciando l’approvazione da parte della Giunta
dello stanziamento di ulteriori 300 mila euro, sostenuto congiuntamente da Regione Lombardia e dal sistema camerale, per la misura ‘Impresa sicura, contributi per investimenti innovativi finalizzati all’incremento della sicurezza a favore delle micro e piccole imprese commerciali e artigiane’.

SOSTEGNO A COMPARTO – “I negozi di vicinato sono spesso esposti ad odiosi episodi di microcriminalita’; gli ultimi dati – ha sottolineato l’assessore – descrivono infatti un quadro preoccupante nella nostra regione con piu’ di 20 mila denunceraccolte dalle forze dell’ordine. Di fronte a questa situazione abbiamo quindi pensato di rilanciare il nostro sostegno al comparto, con questo bando giunto alla sua seconda edizione, e rimarcare con forza la vicinanza ai titolari di esercizi commerciali e agli artigiani, soprattutto in un momento in cui perdura la crisi dei consumi”.

UNIONCAMERE – “Gli esercizi commerciali – ha ricordato il presidente di Unioncamere Lombardia Giandomenico Auricchio – sono un importante presidio di sicurezza e legalita’ del territorio che va adeguatamente protetto e sostenuto. Con questo bando cofinanziato da Camere di Commercio e Regione Lombardia non solo abbiamo voluto dare continuita’ alle nostre attivita’ di supporto alle imprese, ma anche dare un segnale concreto dell’impegno comune concretizzato recentemente con il rinnovo dell’accordo di collaborazione per la competitivita’ del sistema economico lombardo”.

IMPEGNO REGIONE PER COMMERCIO E ARTIGIANATO – “Questa misura, sostenuta complessivamente  con piu’ di 2 milioni di euro – ha concluso Parolini – e’ solo l’ultima misura inserita in un ampio contesto di iniziative e di incentivi economici che l’assessorato allo Sviluppo economico ha messo in campo per il settore del commercio e dell’artigianato sul fronte della lotta alla desertificazione commerciale, alla contraffazione e all’abusivismo, per il sostegno di interventi specifici di riqualificazione degli esercizi commerciali, oltre che per la valorizzazione delle attivita’ storiche e di quei negozi e reti di attivita’ commerciali che si sono distinti per la capacita’ di generare attrattivita’”.

Scuola: a Brescia al via il progetto alternanza scuola lavoro “Che Impresa Ragazzi”

in Banche/Economia/Formazione/Lavoro/UBi by

Gli studenti delle scuole superiori della Provincia di Brescia alla prova di alternanza – scuola lavoro, grazie alla collaborazione tra l’Ufficio Scolastico Territoriale, la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio e UBI – Banco di Brescia.

Il percorso dal titolo «Che impresa, ragazzi!» è pensato in particolare per i ragazzi delle classi terze degli istituti superiori e dura all’incirca 28-30 ore. Nel primo incontro gli studenti parteciperanno ad una lezione plenaria, ospitata il 3 febbraio nella Sala Corrado Faissola di UBI Banca, dove si approfondiranno temi come il capitale umano e l’investimento su se stessi e sulle proprie competenze, il primo approccio con il mondo del lavoro o, ancora, la gestione responsabile del denaro per conoscere ed evitare i rischi ed i problemi collegati al sovra-indebitamento.

Accanto agli aspetti dedicati alla finanza personale, saranno poi approfonditi i temi più specifici legati all’impresa, dalla fase di start up fino al recupero dei fondi necessari al suo avviamento ed al suo funzionamento. Nella seconda parte del percorso è infatti previsto un lavoro in team con un insegnante tutor per svolgere analisi del mercato, dei concorrenti, posizionamento, ipotesi di marketing e comunicazione. Il terzo step prevede la stesura di un business pian e come costruire il bilancio e il piano triennale di una start up. Nell’ultima fase i team lavoreranno su un software online per creare il business plan.

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