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Ttip e Brexit, ricadute importanti per le piccole e medie imprese

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di Douglas Sivieri – Il Ttip? Bellissimo, ma non a queste condizioni. La Brexit? Le Pmi non sono pro o contro l’Europa, ma è evidente che le politiche attuali non vanno. «Siamo una provincia manifatturiera, vocata all’export e gli scenari internazionali ci riguardano parecchio», ricorda Douglas Sivieri, presidente di Apindustria, anticipando che il 29 settembre nella sede dell’associazione ci sarà una giornata seminariale proprio su Brexit e accordi di libero commercio Usa-Ue con il giornalista economico Mario Seminerio e Daniel Gros, direttore del Centre for European Policy Studies. «I nostri imprenditori hanno bisogno di essere informati – sottolinea Sivieri – per capire quali potrebbero essere gli scenari dei prossimi mesi».

Il TTIP, l’accordo di libero commercio, apre opportunità enormi, ma le regole devono essere giuste, altrimenti per le piccole e medie imprese saranno guai seri. Diversi, secondo Sivieri, gli aspetti che devono essere cambiati: «Un esempio? – spiega – Le corti arbitrali: non abbiamo bisogno di una giustizia parallela, che emetta sentenze a porte chiuse e non ammetta appello. I tempi di questo tipo di corti, storicamente, sono di quattro anni e costano moltissimo. Sarebbe insostenibile per le piccole imprese». Analogo il ragionamento sulla protezione dei consumatori: in Italia e in Europa esiste il principio di precauzione, negli Stati Uniti quello del follow-up: «Se non ci sono regole uguali – osserva il presidente di Apindustria – significa mettere le PMI in mano a chi ha regole diverse dalle nostre». O, ancora, il Consiglio di regolazione, che ha il compito di armonizzare gli standard tra gli Stati Uniti e l’Europa, deve vedere al tavolo anche un rappresentante delle PMI. «Un aspetto che riguarda soprattutto l’elettronica e la metalmeccanica, ambiti peraltro molto significativi a Brescia: per cambiare le procedure di certificazione oggi, in teoria, un esportatore bresciano deve passare da 50 Stati federali diversi, mentre per gli statunitensi basta un’unica procedura per tutta Europa: una distorsione gravissima che deve essere chiaramente cambiata».

Per quanto riguarda la Brexit, è evidente per Sivieri che a tre mesi di distanza tutti gli scenari peggiori per il regno Unito non si sono avverati. La sterlina si è svalutata, il Paese ha sostenuto serenamente il cambiamento, la disoccupazione è in calo ed è tornata ai livelli pre crisi, l’indice delle PMI del manifatturiero (53,3) e dei servizi (52,9) è positivo e migliore delle attese, e anche quello delle costruzioni (49,2), pur restando in territorio negativo, va comunque meglio del previsto. Segnali di vivacità arrivano anche dall’export. «Quello che è evidente è che la Gran Bretagna ha fondamentali solidi – sottolinea Sivieri -, mentre i problemi li abbiamo noi. Non si tratta di essere pro o contro l’Europa, ma le politiche di questa Europa non vanno bene». Un grido d’allarme, l’ennesimo, perché si cambi passo. «Sono questioni fondamentali e c’è necessità di capire», conclude Sivieri. Il 29 settembre (ore 16.30) il seminario su Scenari economici e commerciali fra Brexit e TTIP e le possibili ricadute per le PMI italiane.

* Presidente Apindustria

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