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Le tecnologie che cambiano il modo di lavorare nel mondo “post Covid 19” | INNOVATION CLUB

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Il mondo dopo l’emergenza sanitaria del Covid 19 avrà regole diverse e le aziende potranno utilizzare numerose tecnologie per mettere al sicuro il luogo di lavoro, per creare un rapporto sempre più forte con i propri collaboratori e per realizzare dinamiche di vendita digitali.

L’intelligenza artificiale per garantire la distanza di sicurezza

L’idea alla base è molto semplice: posizionando alcune telecamere nei luoghi più “critici” dell’azienda e analizzando il comportamento e il movimento di dipendenti al suo interno tramite un algoritmo di machine learning si è in grado di identificare la distanza che intercorre fra le persone nello spazio, e a inviare un alert al responsabile se questo venisse meno. inoltre se l’azienda si dota di una termocamera è possibile contemporaneamente identificare l’insorgenza di sintomi febbrili in modo da avvertire il lavoratore. Un aiuto prezioso per garantire il rispetto delle norme e la sicurezza di tutti.

L’Internet of things per santificare gli uffici e gli impianti produttivi

La sanificazione è un intervento mirato ad eliminare alla base qualsiasi agente contaminante che con le comuni pulizie non si riesce a rimuovere. La sanificazione si attua – avvalendosi di prodotti chimici detergenti (detersione) ma anche utilizzano uno strumento professionale per la produzione di ozono – per riportare il carico microbico entro standard di igiene accettabili ed ottimali. La sanificazione deve comunque essere preceduta dalla pulizia.

Attraverso sensori Internet of things si è in grado di rivelare lo stato di avanzamento del processo di sanificazione controllando che abbia ottenuto i risultati nell’ambiente e verificando che sostanze chimiche o ozono, potenzialmente dannose per la salute non siano più presenti.

 

La “Voice of Employee” per coinvolgere i dipendenti anche in smart working

Il lavoro a distanza e smart può introdurre dei rischi quali: una ridotta capacità di trasferimento delle informazioni tra la forza lavoro, l’isolamento sociale del lavoratore e la difficoltà di separazione tra vita personale ed attività lavorativa.

Per questo l’azienda deve diventare un punto di riferimento solido attraverso l’ascolto della voce dei propri dipendenti. Il coinvolgimento dei dipendenti è un fattore propulsivo certo per aumentare il fatturato, la produttività e la soddisfazione del cliente. Molte ricerche sottolineano che solo 1 dipendente su 4 è realmente coinvolto nel proprio lavoro e processi di Smart Working possono avere anche un effetto negativo. Le organizzazioni dovranno affrontare con i loro dipendenti argomenti diversi, in tanti modi diversi. Ecco perché è necessario realizzare dinamiche di tracciatura delle informazioni articolate ed allo stesso modo ficcanti: risposte obbligate, domande random, percorsi multipli gestendo tutto questo in modo personalizzato o anonimo. Gestire queste dinamiche anche a livello di divisioni, aree e team permette ai responsabili di approfondire i dati creando elementi di confronto identificando con semplicità elevato o scarso coinvolgimento e di scoprirne anche la causa.

Promuovere i migliori comportamenti per una mobilità sicura ed ecologica

Per affrontare al meglio la crisi sanitaria sarà richiesta una gestione della mobilità urbana che potrà evitare il ritorno di politiche che limitano o vietano l’uscita di casa. Quello che è necessario è pensare a soluzioni che permettano lo spostamento garantendo la distanza sociale minimo come il movimento a piedi, in bicicletta o in monopattino delle persone, l’unico modo per evitare il pericolo di un utilizzo esagerato delle auto.

La tecnologia può tracciare l’avvenuto percorso casa lavoro attraverso monopattino o bici e può essere implementata una strategia premiale individuando gli elementi di maggior soddisfazione. La “teoria dei nudge” può essere applicata attraverso la tecnologia sostiene che sostegni positivi e suggerimenti o aiuti indiretti possono influenzare i motivi e gli incentivi che fanno parte del processo di decisione di gruppi e individui, almeno con la stessa efficacia di istruzioni dirette, legislazione o adempimento forzato.

Trovare nuovi clienti attraverso il canale digitale

La difficoltà nel trovare nuovi prospect, per le aziende di oggi, è assodata. Avere clienti fidelizzati, che acquistano in modo continuativo dalla medesima azienda, è una rarità e il costo per acquisire un nuovo cliente aumenta sempre più.

Ogni processo di vendita, oggi, ha bisogno di acquisire delle metodologie funzionali ad allargare la propria rete dei contatti.

Oggi non si può prescindere, ormai, dall’uso dei social, che permettono di riconoscere e ingaggiare i potenziali clienti. Allo stesso tempo il web, spesso erroneamente ignorato dalle aziende nella vendita tra professionisti, ha in realtà un enorme potenziale.

In particolare, le attività da portare avanti sono:

> L’utilizzo dei principali social, facendo uso della ricerca per interessi (temi, hashtag, etc.), grazie alla quale si possono facilmente individuare i professionisti del settore più in linea con le attività aziendali. Il social network più indicato è LinkedIn, ancora poco utilizzato per le sponsorizzazioni, ma che offre una popolazione di utenti pienamente in linea con il target B2B;

> La definizione di campagne online altamente targettizzate per migliorare la brand awareness e le conversioni, contenendo i costi; il fattore chiave è individuare il segmento pubblico più adatto;

> Attuare strategie di Inbound Marketing: creare contenuti di valore, per esempio video di intrattenimento e iniziative, senza esplicita intenzione di vendita. In questo modo è possibile generare traffico organico di qualità e dare visibilità al proprio sito.

Mostrare i propri prodotti attraverso AR e VR

Se le fiere non si possono essere realizzate con facilità come poter far toccare con mano i propri prodotti ai clienti potenziali.

La realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR) sono due tecnologie emergenti. Si calcolava già che in Italia il valore di questo mercato avrebbe superato nel 2020 20 Milioni di Euro. La Virtual Reality, o realtà virtuale, si sostituisce all’ambiente in cui ci troviamo per catapultarci in un altro. La VR si può avvalere di occhiali, cuffie e stick per creare una nuova realtà, ed ogni interazione avviene in questo mondo digitale.

L’Augmented Reality, o realtà aumentata, arricchisce la realtà portando elementi digitali nel mondo fisico. L’AR non necessita di strumenti speciali ma è oggi disponibile su ogni dispositivo dotato di webcam.

Il Digital Commerce per implementare nuovi modelli di business

Attraverso un sistema di commercio elettronico, un’azienda può portare la sua vetrina su ogni canale digitale, dando così ai clienti gli strumenti per cercare efficacemente ciò di cui hanno bisogno. Il sistema permette all’azienda di mettere in campo dinamiche di promozione per farsi trovare velocemente online dai propri clienti. Inoltre sono implementati all’interno della soluzione strumenti per l’analisi delle conversazioni e la loro profilazione.

L’azienda può anche implementare un modello di business a sottoscrizione. Si viene così a creare una relazione continuativa con i clienti, aumentando il valore e la qualità del servizio. I vantaggi per l’azienda si realizzano sia in termini di maggiori ricavi e maggior efficienza, sia in termini di una migliore pianificazione e semplificazione dei processi operativi grazie una domanda più stabile.

L’innovazione e la trasformazione digitale nel 2020: intervista a Matteo Linotto

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Nell’evoluzione del mercato, il desiderio di gestire la crescita è uno dei più importanti elementi che deve caratterizzare l’impresa moderna. L’innovazione digitale diventa il principale fattore competitivo. Il sistema imprenditoriale italiano è prevalentemente costituito da un insieme di piccole e medie imprese flessibili e specializzate la cui proposta differenziale sul mercato si caratterizza spesso per eccellenza nelle “operations” ma non sempre possono avere a disposizione strumenti evoluti e risorse tipiche dei “grandi”. Parliamo con Matteo Linotto, uno dei fondatori di Innovation Club, di come media impresa italiana può gestire il processo innovativo.

Qual’è il primo passo che deve essere intrapreso dalle imprese italiane ?

“Prima di pensare ad utilizzare Intelligenza Artificiale & Blockchain un’impresa deve fare una riflessione profonda sul suo posizionamento rispetto al mondo digitale.  Il posizionamento, nel marketing, è un’analisi utile a studiare un mercato, per individuare come comunicare una caratteristica distintiva di un brand, un prodotto o come in questo caso un’impresa. Un elemento che renda più visibile il messaggio in una situazione di elevata concorrenza. Facendo trovare al prodotto una collocazione di rilievo nella mente del potenziale cliente sia nel “business to consumer” che nel “business to business”.  Non si tratta di definire solo delle caratteristiche distintive ma il modello di business ed il suo modus operandi sulla piazza digitale”.

Quali processi è necessario innovare ?

“Se nel passato si è sempre cercato di lavorare sul sistema produttivo e sull’innovazione del prodotto perché poi le vendite sarebbero state una conseguenza. Oggi bisogna sempre più ragionare sui processi di ingaggio e la conoscenza dei clienti.

I social network sono da un lato un’opportunità ma dall’altro diventano un muro che su contrappone tra un’azienda ed i suoi clienti potenziali e quindi bisogna usare queste piazze per entrare in contatto ma poi deve gestire in modo diretto la relazione. In tal senso è anche opportuno rivisitare dove possibile il proprio rapporto con il canale di distribuzione che spesso vive la crisi per via dei grandi operatori e-commerce sviluppando insieme ad esso un’iniziativa di ingaggio”.

Stiamo parlando di utilizzare i dati dei clienti, ma come si può fare?

“Una media impresa non può avere la strategia di raccolta dati di un grande operatore digitale che lavora sui “big data” ma deve concentrarsi sui dati che in concreto gli servono, ossia “small data” ,sia che essi provengano dai social network per capire come profilare l’offerta sia prendendo ad esempio il mondo health delle caratteristiche biometriche o delle attività che segnalino una possibile esigenza ?“.

La maggior parte delle piccole medie imprese italiane sono “business to business: quali dati servono in questo caso ?

“Queste aziende si muovo spesso con contatti diretti ed iniziative come le fiere ma queste modalità stanno perdendo efficienza. Direi prima di tutto che bisogna cercare di capire chi sta reagendo positivamente allo storytelling del proprio prodotto e perché in modo da fornire in automatico contenuti sugli aspetti più rilevanti per ogni singolo cliente potenziale.

Dall’altro lato bisogna alimentare un motore che riesca a comprendere le caratteristiche dei profili del cliente potenziale ideale in modo che questi siano trovati ed approcciati costantemente in modo automatico. Tutto questo è possibile attraverso l’intelligenza artificiale che applicata in questo campo diventerà un elemento di differenziazione molto importante”.

Cosa costituirà valore nell’azienda del futuro ?

“Il presidio diretto e fidelizzato di una comunità di clienti e la capacità di sviluppare questo network. Se in passato si valutava il valore dell’azienda dai cespiti e dal numero dei dipendenti ora anche la gestione di questo processo, in apparenza molto in tinta con una startup digitale, diventa fondamentale anche per il mondo manifatturiero. Il presidio della relazione diretta con i clienti permetta ad un’impresa di costruire addirittura nuovi prodotti specifici”.

Come cambierà il prodotto manifatturiero ?

“L’ideale è che si trasformi in un servizio o che si aggreghi a dei servizi digitali in modo da poter diventare funzionale alla gestione continuativa della relazione con i clienti.

Così come i grandi produttori di smartphone non vendono più solo un oggetto fisico ma un’ecosistema di servizi anche un prodotto manifatturiero come un macchinario industriale deve arricchirsi di questi componenti. Alla fine le aziende di maggior successo assomiglieranno in futuro ad un’operatore software che vende in abbonamento i propri pacchetti. Del resto si dice già ora negli Stati Uniti “every company is a software company”.

Quali sono le tecnologie che impatteranno sul prodotto manifatturiero ?

“L’Internet of things lo connette al mondo digitale ma si tratta solo di un fattore abilitante. Sicuramente l’Intelligenza artificiale lo arricchirà in termini funzionali e numerosi servizi ad esempio creati con la Blockchain potranno essere realizzati. Si tratterà spesso di un completo re-design del prodotto. I principi evolutivi di un prodotto fisico rimangono sostanzialmente costanti, la famosa teoria TRIZ ne classifica solo 40, ma le possibilità di sviluppo saranno molto maggiori rispetto al passato”.

In questo scenario quanto contano le persone ?

“L’indubbia complessità di tutte queste dinamiche richiedono la presenza in azienda di figure con conoscenze e capacita di operare in un ambito in costante evoluzione e che portino nella struttura aziendale flessibilità e nuovi punti di vista. Spesso queste figure sono dei giovani che vivono sulla loro pelle l’innovazione tecnologica. Si tratta di una grande opportunità di lavoro per loro”.

Come fare ad individuare queste figure ?

“Il mondo delle startup è un serbatoio di competenze importanti ed è molto sensato che le imprese parlino a questo mondo in termini di open innovation”.

Che opportunità agevolative esistono oggi per un’impresa che vuole crescere attraverso l’innovazione ?

“La direzione che mi sembra sia portata avanti non solo in Italia è quella di mettere a disposizione  del tessuto industriale agevolazioni importanti ma prevalentemente per quei progetti che impattano in modo determinante sul come l’azienda produrrà valore e farà business. Una ragione in più per lavorare in questo senso”.

Qual’è il ruolo di Innovation Club in questo scenario ?

“Il ruolo di un’associazione come Innovation Club è quello di creare un network dove diverse professionalità provenienti dal mondo dell’impresa, dai servizi e dalle startup possano parlarsi per tutte queste ragioni”.

Himarc – L’intelligenza artificiale per realizzare il modello della Smart City  | INNOVATION CLUB

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HiMarc nasce a metà 2016 dall’idea di riaggregare le elevate competenze manageriali e tecnologiche disperse dalla sparizione di fatto della Marconi, Società che per trenta anni è stata leader mondiale nel mercato delle Telecomunicazioni, dando così vita ad un team  molto motivato a sviluppare soluzioni industriali di avanguardia  da diffondere sul mercato mondiale.
Himarc si propone come fornitore di una tecnologia innovativa  in grado di integrare l’efficientemente energetico con  l’introduzione dei servizi che portino a migliorare la qualità della vita, aumentando la sicurezza, monitorando ed ottimizzando il traffico, migliorando il controllo ambientale ed incrementando la connettività. Il prodotto sviluppato fornisce il mezzo tecnologico per dare una risposta ottimale ed unica alle varie problematiche: il sistema è multifunzionale, ma integrato e modulare ed è basato su un’unica infrastruttura. Quindi da una parte i costi i costi di implementazione sono drasticamente contenuti e dall’altra consente di ottenere revenues da varie fonti, accorciando sensibilmente i tempi di recupero degli investimenti.
Inoltre gli algoritmi di Intelligenza Artificiale, sviluppati sulla tecnologia delle reti neurali, rendono il sistema in grado di auto apprendere le problematiche da risolvere, ad esempio cambiano il paradigma della sicurezza consentendo al personale di controllo di essere allertato su un evento sospetto e di poter agire rapidamente, oppure di individuare e tracciare un auto sospetta, ecc. Il prodotto di questa tecnologia si chiama MARC5D; fra i suoi  “ingredienti”, integrati ma modularmente attivabili o meno, ci sono:
–  Un modulo luce a LED in diverse configurazioni che garantisce un risparmio energetico > 70%,
completamente gestito da remoto via Power Line, con manutenzione programmabile
–  Due telecamere 4K (UHD) gestite con Intelligenza Artificiale
–  Un Altoparlante per servizi di “alert” del territorio e di deterrenza
–  Un nodo di accesso WiFi 802.11 a,c fino a 800 Mb/s per hot spot distribuito
–  Connessione a larga banda tramite fibra ottica o radio
La piattaforma è inoltre aperta allo sviluppo di ulteriori App e Servizi verticali

Campi di Applicazione

–  Soluzione ottimale per lo sviluppo delle Smart Cities
–  Soluzioni industriali e private, , inclusi infrastrutture critiche (stabili e temporanee), aree cantieristiche,
complessi residenziali , impianti di generazione di energie rinnovabili, per la sorveglianza, la sicurezza
personale e la protezione della proprietà.

Smart City

– Massimizzazione del risparmio energetico complessivo anche attraverso l’integrazione delle varie
funzioni in un’unica infrastruttura.
– Incremento della sicurezza con conseguente miglioramento della qualità della vita attraverso il
controllo capillare e predittivo delle aree urbane
– Efficacia nel controllo del traffico, con riduzione del numero degli incidenti stradali, ottimizzazione flusi
di traffico, monitoraggio automatico parcheggi, ecc.
– Disponibilità di accesso a basso costo alla larga banda, incrementando i servizi a valore aggiunto
(comunicazione, pubblicità)
– Miglioramento e sfruttamento della infrastruttura di illuminazione pubblica, che offre interconnessione
a larga banda e diventa una piattaforma sinergica e aperta ai futuri servizi per le ‘smart city’

Settore Industriale e Privato

• Sorveglianza audio e video automatica 24×7 potenziata dall’illuminazione ottimale e dagli
altoparlanti incorporati
• Un nuovo paradigma per garantire la sicurezza delle persone e proprietà attraverso l’uso diffuso
degli algoritmi di Intelligenza Artificiale nella video sorveglianza:
– Rilevazione in tempo reale degli eventi criminali, che attiva reazioni immediate e
potenzialmente anche azioni preventive
– Identificazione in tempo reale di comportamenti anomali e critici con possibilità di azioni
preventive
– Controllo accessi intelligente, senza più necessità di barriere fisiche

Privacy

Il sistema di controllo di HiMarcè stato progettato e realizzato tenendo presente fin dall’inizio gli obblighi
derivanti dall’osservanza del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati 2016/679 (GDPR) e delle
raccomandazioni del Garante per la Protezione dei Dati Personali.
HiMarc annette la massima importanza alla sicurezza del trattamento e della conservazione dei dati
personali sensibili.

L’azienda metal diventa intelligente | INNOVATION CLUB

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Neos Consulting, grazie alla profonda conoscenza maturata negli anni nel settore Metal, ha realizzato una soluzione verticale appositamente dedicato ai cicli produttivi di tale comparto. È da tempo che si è deciso di concentrare alcune features dei gestionali per il miglioramento del settore, nell’intento di portare vera e propria innovazione all’interno dei processi Metal.

Alla base di questa decisione risiede la necessità di un controllo di processo e di gestione chiaro, preciso ed efficace. Le applicazioni  specifiche per il settore Metal possono essere sviluppate appositamente per tutte le tipologia di processi produttivi (colata gravitazionale in conchiglia o terra, con impianti automatici e manuali, pressofusione, estrusione), e per qualsivoglia metalli (leghe ferrose quali ghise ed acciai, leghe non ferrose quali, alluminio, zama, magnesio, etc.) Ciò che ci ha guidato nello scegliere di dedicarci a questo progetto è la possibilità di integrare le ultime tecnologie con i processi gestionali ed i dati già presenti sulla piattaforma; perchè oggi, per rendere la propria azienda intelligente non è più sufficiente migliorare ciò che si ha già. Bisogna creare qualcosa di nuovo e unico.
Quali sono, quindi, le ultime tecnologie applicabili al settore ? 
> Si può dotare ogni singolo impianto di una serie di sensori IoT (internet of things) per rilevare i parametri di analisi più importanti. Questi, correlati con i dati gestionali, risultano in grado di fornire, alla direzione della Fonderia, un cruscotto completo di dati (KPI), grafici, elaborazioni statistiche percentuali, indispensabili al controllo integrale dell’intero processo;
> Sul tema della realtà aumentata, è stata invece studiata una applicazione che sfrutta gli smart glasses nel settore logistico delle attrezzature, per guidare gli operatori nei processi di picking. Anche in questo caso l’obiettivo è migliorare l’intero processo gestionale, massimizzando nella qualità i risultati;
> Il machine learning può essere utilizzato per individuare, a fronte di un disegno, quali progetti siano simili o siano già stati realizzati, in modo da facilitare la gestione delle commesse;
> L’intelligenza artificiale applicata al visual computing permette di identificare attraverso una telecamera la tipologia di rottami che andranno nel processo fusorio in modo da prevenire errori;
> Sempre utilizzando algoritmi intelligenti è possibile analizzare il proprio database clienti per identificare profili tipici sui business social network, al fine di trovare e raggiungere nuovi potenziali clienti;
> La blockchain può essere utilizzata per dare una garanzia internazionale ai dati del controllo qualità, creando una data room dedicata;
> L’utilizzo della stampa 3D, risulta già pienamente operative in molte imprese. Nella fattispecie a proposito della produzione di Anime nei processi fusori: ciò migliora la qualità della produzione, andando a realizzare copie esatte e precise che portano quindi a una notevole riduzione degli scarti e al perfezionamento dei risultati.
Questi sono temi di notevole importanza, che devono trovare rapida applicazione all’interno di una Fonderia che voglia mantenersi al passo coi tempi e che desideri continuare ad essere competitiva in anni, se così si può dire, complicati per il settore.
L’applicazione di migliorie nella gestione, ad esempio, degli scarti di lavorazione può far risparmiare alla fonderia milioni di euro, sia logisticamente che per il valore della materia prima. Come? Bastano poche implementazioni nel sistema gestionale e una nuova visione d’insieme, che tenga in considerazione l’importanza reale delle ultime innovazioni tecnologiche.

XX EDIZIONE – IMW – Italian Makes Wonders – “Gli Spazi dell’Innovazione” – 22 novembre 2019 | INNOVATION CLUB

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Neos Consulting vi invita con piacere all’evento IMW.  L’evento ha come sponsorship tecnica l’associazione Innovation Club di cui Neos Consulting è socio fondatore.

“IMW” è il principale evento dedicato all’innovazione organizzato dal Gruppo Giovani Imprenditori dell’Associazione Industriale Bresciana, che ogni anno presenta, attraverso le testimonianze di autorevoli imprenditori, ricercatori e professionisti, gli scenari futuri a cui poter aspirare dal punto di vista innovativo. La XX edizione avrà come tema lo “Spazio”, declinato non solamente in termini astronomici ma anche dal punto di vista delle innovazioni per il sociale, l’ambiente, gli spazi urbani e gli spazi industriali ed economici. L’evento, la cui partecipazione è libera e gratuita, si terrà venerdì 22 novembre, dalle ore 15.30, al Teatro Grande di Brescia.

Dopo i saluti di Marco Baresi, Coordinatore AIB della Zona Brescia, e di Emilio Del Bono, Sindaco di Brescia, prenderanno la parola Luca Borsoni, Presidente dei Giovani Imprenditori di Brescia, e Fabio Tavelli, Anchor SkySport e moderatore dell’evento, con cui ripercorreremo i 20 anni di IMW.

A seguire saliranno sul palco del Teatro Grande di Brescia:

Eugenio Coccia – Rettore del GSSI, Gran Sasso Science Institute

Veronica Squinzi – CEO Mapei

Davide Padoa – CEO Design International

Aldo Maria Vigevani – CEO Gardaland

Igor Sibaldi – Filosofo

Vincenzo Russi – CEO e–Novia

Angelo Baronchelli – Presidente INNEXHUB

Massimo Barra – Past President Croce Rossa Italiana – Fondatore Villa Maraini

Gabriele Bellocchi – Vice Presidente della Croce Rossa Italiana

Mark Newson – Designer

 

La chiusura dei lavori sarà affidata a Giuseppe Pasini – Presidente Associazione Industriale Bresciana.

Value China guida le imprese italiane a comprendere e sviluppare strategie per vendere in Cina

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Value China, foto da ufficio stampa

Luca Qiu, 30 anni è nato a Bologna da genitori cinesi imprenditori che hanno operato nell’ambito del commercio, della ristorazione e dell’immobiliare.

Dopo gli studi economici all’Università di Bologna, e alla Jiaotong University di Shanghai, lavora come export manager in Cina per un’azienda italiana del settore nautico.  Fonda poi Itaway. L’azienda ha successo, tanto da inaugurare il primo centro commerciale a Tongling, con il secondo al momento in costruzione nella città di Wuhan con il gruppo immobiliare numero uno in Cina. Luca diviene il general manager della società ed arriva ad avere più di 40 persone italiane impegnate nei centri commerciali da lui gestiti. Dopo aver lasciato il progetto Itaway, con alcuni soci fonda Value China, start up innovativa a Bologna che si occupa di aiutare le aziende italiane a inserirsi sul mercato cinese.
Value China è il giusto partner locale per sviluppare la propria strategia commerciale per il mercato cinese. Oltre a questo, Value China si occupa di gestire la comunicazione, sviluppo software e vendita online per molteplici società italiane. Fra i cofounders di Value China ci sono Selina Zhang e Anna Ye, che avevano lavorato con lui a Itaway, oltre che Stefano Yu, suo amico d’infanzia.

Quali sono le indicazioni che Luca Qiu può dare ad un’ impresa italiana che vuole approcciarsi al mercato cinese che con 1,402 Miliardi di potenziali clienti è il primo mercato al mondo per numero di transazioni?

1. Conoscere le regole del gioco

La Cina è un mercato diverso da tutti gli altri, o si conoscono le regole del gioco o si rischiano purtroppo brutte figure. Bisogna essere perfettamente a conoscenza delle regole e applicarle quotidianamente, entrando anche in contatto con le istituzioni. Bisogna tessere le relazioni continuativamente, fare contatti sporadicamente non serve a molto.

2. Investire nella comunicazione del proprio prodotto

Non si può ottenere risultati in Cina da subito perché è necessario creare piani di comunicazione che puntano a far conoscere il proprio marchio o prodotto  prima dell’ingresso sul mercato; il consumatore cinese è fortemente influenzato dalla comunicazione, e ricordiamoci che il made in Italy non è cosi sentito come si crede, anche perché la cultura e l’evoluzione dell’economia cinese hanno avuti sviluppi diversi dai mercati occidentali. Essendo ora la Cina il mercato di riferimento mondiale, la concorrenza è per di più data dagli altri paesi, che per la maggior parte delle volte investono molto in comunicazione, creando una forte “awareness” nella mente del consumatore.
Per questo bisogna avere le idee chiare su quali sono i passaggi da fare per sviluppare e posizionare il proprio prodotto.

3. Utilizzare strumenti di comunicazione chinese friendly

Il mercato digitale cinese cambia e si evolve molto più rapidamente di quello occidentale, se fino a qualche anno fa, creare un sito per il mercato cinese poteva essere vista come soluzione intelligente, oggigiorno bisogna saper utilizzare i nuovi strumenti di comunicazione, come lo sono WeChat, ma anche DouYing o Red. Ovviamente l’ecosistema internet in Cina gira attorno ai due colossi Tencent e Alibaba, e aver chiaro cosa questi possono fare al posto del classico sito web tradotto è di fondamentale importanza. Noi di Value China aiutiamo i nostri clienti a stare al passo con i tempi, come lo siamo noi internamente e il team che ci compone, ci sforziamo di essere aggiornati sempre sulle ultime tendenze digitali di questo mercato.

4. Promuoversi sui “nuovi” motori di ricerca ed i social network cinesi

In Cina 800 milioni di persone hanno accesso ai social media – soprattutto a WeChat, mentre Facebook non è raggiungibile – e sono sensibili alle scelte di consumo fatte dagli influencers.
I motori di ricerca sono estremamente importanti e ricoprono un ruolo centrale nella vita quotidiana del “navigatore” cinese, ma bisogna far attenzione: negli ultimi anni sono cambiate le abitudini dei consumatori, dove il 98% del traffico online viaggia sul mobile, e per ovvie ragioni sistemi di ricerca e di posizionamento sono cambiati. Posizionarsi non solo su Baidu, ma anche su altre piattaforme come Zhihu sono diventati indispensabili per il brand, in quanto il consumatore moderno utilizza altri sistemi di ricerca.

5. Vendere online

Dal 2015 la Cina è il primo paese al mondo per le vendite online e oggi comprende oltre un terzo del fatturato di tutte le vendite globali online . A fronte di questi numeri, appare chiaro che un’azienda interessata a estendere il proprio business oltre la Grande Muraglia debba prendere in considerazione di vendere i propri prodotti sugli e-commerce.
Un dato interessante che possiamo dare: durante la festività inventata da Alibaba, per l’11 Novembre, chiamata anche singles day, la sola piattaforma di Tmall Alibaba ha generato un turnover di fatturato di oltre 38 Miliardi di dollari.
È chiaro che non si può più tirarsi indietro dal sviluppare un mercato online sulla Cina nel 2019, ma attenzione, dove ci sono grandi numeri ci sono anche grandi investimenti e capacità di gestione. Essere strutturati e seguiti è di vitale importanza.
Per maggiori approfondimenti: https://valuechina.net/

 

Come fare business in Cina? | INNOVATION CLUB

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Cina, foto generica da Pixabay

L’ECONOMIA CINESE – INDUSTRIA E MANIFATTURA 

L’industria e l’edilizia compongono il 46,7% del PIL cinese. La IHS Global Insight ha stimato che  il 19,8% della produzione manifatturiera mondiale proveniva della Cina, divenendo il leader nella produzione industriale e sorpassando gli Stati Uniti, i quali avevano tenuto questo primato da 110 anni. Sin dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese, lo sviluppo industriale è da sempre stato al centro dell’attenzione nei programmi economici del Partito Comunista Cinese. Fra i vari settori industriali, la costruzione di macchinari e la metallurgia hanno ricevuto la maggior attenzione. Questi ultimi oggi compongono il 20-30% del totale valore del gettito industriale del paese. Tuttavia questi settori hanno sofferto una carenza nell’innovazione dovuta ad un sistema che ha premiato l’incremento della produzione sopra ogni cosa, a discapito di sofisticazione, qualità e varietà. Perciò oggi giorno, nonostante l’enorme settore metallurgico, sono ancora carenti le produzioni di acciai speciali. La crescita della manifattura ha avuto una media del 10%, sorpassando gli altri settori dell’economia. Numerose compagnie nell’industria pesante rimangono sotto il controllo statale, per via della loro importanza strategica. La manifattura leggera e la produzione di beni di consumo e di lusso sono generalmente e sempre più nelle mani dei privati.

Fra le industrie principali vi sono le industrie minerarie e quelle di alluminio, carbone, macchinari, armi, tessili, abbigliamento, petrolio, cemento, fertilizzanti, industria alimentare, automobili, macchinari per il trasporto tra cui locomotive e binari, navi ed aeroplani. A questi si aggiungono quelle di altri beni di consumo quali calzature, giocattoli, elettrodomestici ed il settore tecnologico quali telecomunicazioni e tecnologie per l’informatica. L’industria chimica copre un ruolo importante a livello globale, essendo il paese leader nella produzione di fertilizzanti, plastiche e fibre sintetiche. Dal 2000 il Paese è fra le mete preferite per la ricollocazione della produzione manifatturiera, per via della conveniente manodopera e del posizionamento della Cina come piattaforma per l’export globale. Tuttavia dato l’innalzamento del tenore della vita, il rinvigorimento dei regolamenti ambientali e del lavoro e soprattutto l’innalzamento dei salari, le considerazioni per il ricollocamento si basano sempre meno sulla convenienza della manodopera rispetto al periodo iniziale dell’industrializzazione cinese.

L’ECONOMIA CINESE – SERVIZI

La Strada di Nanchino, la via commerciale più famosa e più trafficata di Shanghai.
Il settore dei servizi cinese si classificava terzo al mondo per prodotto nominale, dopo Stati Uniti e Giappone, mentre per PPA già negli anni scorsi si classificava secondo dopo gli Stati Uniti. Nel 2010 Il settore dei servizi componeva il 43% del PIL cinese, secondo per pochi punti al settore manifatturiero e dell’edilizia combinati. Tale rapporto è tuttavia ancora basso rispetto a quello dei paesi più sviluppati.

Prima delle riforme economiche del 1978, il settore dei servizi cinese era caratterizzato da aziende statali, con controlli sui prezzi e razionamento dei servizi prodotti. Con le riforme vennero introdotti mercati privati, il settore commerciale e fu dato spazio al ruolo degli imprenditori. I settori della vendita al dettaglio e vendita all’ingrosso si svilupparono rapidamente, negli anni facendo nascere numerosi centri commerciali, negozi. Così fu rapida la nascita di ristoranti, alberghi, vendita articoli e beni secondari e numerose piccole e medie imprese in proprio. L’amministrazione pubblica rimane tuttora una forte componente del settore dei servizi, mentre il turismo, sia per turisti cinesi che stranieri, sta crescendo rapidamente ed è una fonte di valute estere.

L’ECONOMIA CINESE – AGRICOLTURA

Secondo la Banca Mondiale, nel 2011 l’agricoltura componeva il 10% del PIL cinese. Nel 1983 tale figura era al 33%, mostrando una radicale trasformazione nell’economia cinese. Secondo le statistiche della FAO la Cina è il produttore e consumatore di prodotti agricoli più grande al mondo, primo nella produzione di riso e grano. Inoltre la Cina è fra i principali produttori di mais, tabacco, soia, patate, sorgo, arachidi, tè, orzo. Altre produzioni non alimentari quali cotone, fibre, seta ed olio di semi formano una piccola componente delle esportazioni agricole della Cina. La resa è generalmente alta, dato l’utilizzo di coltivazioni intensive. La Cina possiede solo il 75% delle terre coltivabili degli Stati Uniti, tuttavia ha una produzione agricola del 30% superiore a quest’ultimo paese. Produzione di grano dal 1961 al 2004. Stime tratte dalla FAO. Asse Y: produzione in tonnellate metriche.
Secondo stime delle Nazioni Unite, nel 2003 la Cina ha sfamato il 20% della popolazione mondiale, con solo il 7% delle terre arabili al mondo. A causa della geografia della Cina, solo il 15% del territorio cinese è adatto all’agricoltura. Di questo, la metà non è irrigata ed il rimanente è diviso tra risaie ed aree irrigate. Ciononostante circa il 50% dei cinesi vive in queste aree, un’alta percentuale dei quali lavora in agricoltura. Le stime nazionali indicano una popolazione rurale tra i 600 e i 700 milioni di abitanti, stima esatta difficile da ottenere dato che numerosi cittadini cinesi sono tuttora registrati in regioni rurali ma da tempo si sono trasferiti in centri urbani. Di questi circa la metà lavora nell’agricoltura, mentre il rimanente ha trovato lavoro in industria leggera o servizi a livello locale.

L’allevamento costituisce la seconda più importante componente della produzione agricola. La Cina è leader mondiale nella produzione suina, di pollame e di uova e dispone di notevoli allevamenti bovini ed ovini. L’acquacoltura e la itticoltura rappresentano settori tradizionali da tempo presenti nel settore agricolo del paese, per far fronte all’insufficienza delle risorse marine presenti nei mari della Cina. Nella regione del tibet è sviluppato l’allevamento dello yak, dai cui si ricavano pellame, latte e carne. In seguito alla crescita demografica ed agricola del paese, molte risorse forestiere sono andate perdute. Vi sono stati numero interventi di riforestazione a livello nazionale, tuttavia questi non si sono rivelati pienamente efficaci ed il Paese tuttora fa fronte ad un grave problema di deforestazione.[44] Le foreste principali si trovano sulle montagne Qin, nelle regioni centrali e nell’altopiano dello Sichuan e Yunnan, data la difficoltà nell’accedere a queste regioni. La maggior parte della produzione di legna del paese proviene dalle province del nord-est del Helongjiang e Jilin, e centrali ed meridionali del Sichuan e Yunnan.

Le province Occidentali quali il Tibet, lo Xinjiang e il Qinghai, nonostante la vasta estensione territoriale, hanno una produzione agricola bassissima data la natura geografica di queste regioni. Nelle regioni meridionali la produzione di riso domina l’agricoltura, spesso con due rese annue. Nel nord del Paese domina invece la produzione del grano, mentre nelle regioni centrali le produzioni di riso e di grano sono generalmente alla pari. La soia ed il frumento sono per la maggior parte prodotti al nord ed al centro, mentre il cotone è coltivato intensivamente nelle regioni centrali.

WOFE – WHOLLY FOREIGN OWNED ENTERPRISE

Una Wholly Foreign Owned Enterprise (WFOE) è, in Cina, un mezzo di investimento per creare unità produttive o commerciali in territorio cinese. La WFOE si configura in diverse tipologie di cui la più popolare è la società a responsabilità limitata (Limited Liability Companies – LLC). Come indicato dal nome stesso di questa entità giuridica, la WOFE, chiamata anche WFOE, è controllata al 100% da un investitore straniero.

A differenza di altri tipi di investimento previsti dalla legislatura nazionale, la caratteristica della WFOE è il fatto che non sia richiesta la presenza di un soggetto cinese in quanto sono di proprietà interamente straniera. Questo può risultare, per un’impresa estera interessata ad entrare nel mercato cinese, in un maggiore controllo sulla venture, evitando i problemi tipici di una joint venture: negoziazioni contrattuali, conflitti potenziali con l’altro partner nella venture, obbligo di condivisione di talune scelte strategiche.

Si ricorre spesso alle WFOE per produrre in Cina un prodotto straniero, per poi esportarlo in un altro paese. Infatti, una WFOE non ha la possibilità di distribuire i prodotti in Cina, sebbene sia stata recentemente una variante (Foreign Invested Commercial Enterprise) che ne ha invece la possibilità.

Il vantaggio principale di una WOFE è che, a differenza di altri strumenti come l’Ufficio di Rappresentanza o l’Ufficio Vendite, consente di operare e generare profitti in Cina. Una WOFE può infatti emettere i fapiao (fatture Cinesi), consentendo quindi all’azienda di svolgere attività produttive vere e proprie a non solo di marketing.

Inoltre, la WOFE garantisce all’investitore straniero diritti quasi uguali a quelli di un imprenditore Cinese.

Se gli investitori optano per una WOFE a responsabilità limitata (LLC), questi saranno responsabili solo per i capitali investiti. Grazie all’adesione alla World Trade Organization (WTO), la WOFE può operare anche come negozio al dettaglio o società commerciale.

D’altra parte, costituire una WFOE significa addentrarsi nel mercato cinese rinunciando ad appoggi più sicuri, come può essere un partner in una joint venture. Di conseguenza, la WFOE può faticare a creare un tessuto di guanxi, cioè “relazioni” personali con l’apparato burocratico e i soggetti del mercato, relazioni che in Cina sono molto importanti per portare avanti un’impresa.

Le tempistiche per la creazione di una WOFE possono anche richiedere 1/2 mesi, nella migliore delle ipotesi, e richiedono la presentazione della documentazione richiesta presso diversi organi competenti. La procedura è piuttosto macchinosa e molta della documentazione deve essere presentata in lingua Cinese. Solitamente le aziende straniere si appoggiano a società specializzate che si occupano di tutta la procedura burocratica per aprire una WOFE in Cina.

In alcuni settori è vietata la costituzione di WFOE. In questi casi, peraltro limitati, si ricorre di solito all’alternativa della joint venture con un partner locale.

La procedura  per aprire una società (WFOE) in Cina comprende 8 passi:

1. Individuare un’agenzia o uno studio legale che ti aiuti e consigli durante il processo di formazione e gestione della società;

2. Scegliere il Business Scope in cui intendi operare e determina se è incentivato, ristretto o proibito agli stranieri;

3. Verificare che tutti i soci abbiano l’approvazione per possedere azioni di una società cinese;

4. Preparare tutti i documenti necessari per avere le approvazioni governative:

Il nome della società, in cinese, che intendi utilizzare;

La lista dei soci (o delle società) controllanti;

La struttura manageriale;

L’indirizzo legale della società;

Il numero, cittadinanza, salario e benefit degli impiegati;

Il capitale registrato;

Uno studio di fattibilità.

5. Richiedere l’approvazione finale alle autorità competenti;

6. Ottienere la business license dalle autorità;

7. Aprire il conto e depositare il capitale registrato.

Vuoi più informazioni. Contattaci info@innovationclub.it.

L’internet of Things – visione ed esempi applicativi di Innovation Club

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L’Internet delle cose rappresenta l’evoluzione dell’uso della rete: gli oggetti (le “cose”) si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri. Le sveglie suonano prima in caso di traffico, le scarpe da ginnastica trasmettono tempi, velocità e distanza per gareggiare in tempo reale con persone dall’altra parte del globo, i vasetti delle medicine avvisano i familiari se si dimentica di prendere il farmaco. Tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete. Per “cosa” o “oggetto” si può intendere più precisamente categorie quali: dispositivi, apparecchiature, impianti e sistemi, materiali e prodotti tangibili, opere e beni, macchine e attrezzature. Questi oggetti connessi che sono alla base dell’Internet delle cose si definiscono più propriamente smart objects (oggetti intelligenti) e si contraddistinguono per alcune proprietà o funzionalità. Le più importanti sono identificazione, connessione, localizzazione, capacità di elaborare dati e capacità di interagire con l’ambiente esterno.

Il modello dell’ubiquitous computing

Fu Mark Weiser a coniare il termine “ubiquitous computing”, attorno al 1988, durante la docenza come Chief Technologist (Ingegnere capo), presso il Palo Alto Research Center (PARC, Centro di Ricerca di Palo Alto) della Xerox. Opposto al paradigma del desktop (letteralmente: «scrivania»), in cui un utente individuale aziona consciamente una singola apparecchiatura per uno scopo specifico, chi “utilizza” lo ubiquitous computing aziona diversi sistemi e apparecchiature di calcolo simultaneamente, nel corso di normali attività, e può anche non essere cosciente del fatto che questi macchinari stiano compiendo le proprie azioni e operazioni. Questo paradigma viene descritto anche come calcolo pervasivo, intelligenza ambientale.

Le proiezioni

Secondo stime di Gartner, nel 2020 ci saranno 26 miliardi di oggetti connessi a livello globale. ABI Research stima che saranno più di 30 miliardi. Altri istituti parlano di 100 miliardi. Il valore del mercato è stimato in 80 miliardi di dollari. Il mercato degli “Smart Objects” in Italia è arrivato a toccare nel 2018 i 3,7 miliardi di euro, con una crescita del 36% rispetto all’anno precedente. La principale fetta di questo mercato è rappresentata dalle applicazioni di Smart Metering (i contatori gas intelligenti installati presso le utenze domestiche). Nel prossimo futuro si prevede un’ulteriore accelerazione del mercato, soprattutto per quanto riguardo gli ambiti smart metering, smart car, domotica e smart home e industrial IoT. Le aspettative degli esperti sono che l’Internet delle cose cambierà il nostro modo di vivere in modo radicale. Gli oggetti intelligenti, con capacità decisionale, permetteranno risparmio energetico sia a livello personale sia a livello industriale.

Esempi applicativi

Alcuni tra i principali ambiti operativi interessati dallo sviluppo della IoT sono riportati in questo elenco:

Domotica – Lo sviluppo di sistemi automatici nelle nostre case ci permetterà di regolare le luci, usare gli elettrodomestici, aprire cancelli e garage con il nostro smartphone;

Robotica –  Sviluppare macchine che “si parlano tra di loro” e che possono interagire per realizzare un processo complesso è il futuro dei sistemi manifatturieri;

Qualità – Creare dei sistemi di monitoraggio evoluti è una delle principali applicazioni di questa tecnologia. Ad esempio in un sistema di ricircolo dell’aria può essere messa in evidenza con l’Internet of things rapidamente la presenza di batteri dannosi per la salute;

Energia – Un impianto produttivo può controllare con una rete di sensori il suo dispendio energetico in modo da poter intervenire e migliorare le proprie prestazioni sul tema della sostenibilità;

Fabbrica – Gli impianti produttivi del futuro saranno sempre più dotate di sensori in modo da prevenire infortuni sul lavoro, indicare all’operatore le attività da fare e supportarlo in compiti ripetitivi come riconoscere un prodotto difettoso;

Avionica – Lo sviluppo di sistemi di alerting collegati a sensori permetterà di evitare guasti ed incidenti aerei;

Industria automobilistica – L’auto sempre più connessa realizzerà numerosi servizi per il guidatori e per il passeggero;

Biomedicale – Sensori all’interno del corpo umano potranno permette di gestire meglio protesi e dispositivi medicali;

Monitoraggio in ambito industriale – Lo sviluppo di sistemi di manutenzione produttiva è la fondamentale leva di differenziazione nell’ambito macchinari ed impianti ed è premessa per lo sviluppo di fornitura attraverso logiche di servizio;

Telemetria – L’Internet delle cose diventa fondamentale per ogni tipo di misurazione ad esempio di un componente meccanico sottoposto a stress. Un applicazione telemetria alimenta una carta di controllo statistico che individua criteri di allarme ed intervento;

Sorveglianza – Sistemi di alerting permetteranno di comprendere attraverso il rumore o un’immagine quando accade qualcosa di potenzialmente insolito;

Rilevazione eventi avversi – Un sistema di intelligenza distribuita può segnalare in tempo reale l’accumulo di neve su un versante montuoso catalizzando un intervento preventivo;

Smart City – Creare una città intelligente è il futuro dell’internet delle cose come ad esempio la realizzazione di una rete semaforica che si autoregola in base al numero dei veicoli presenti sulla strada;

Agricoltura – Poter analizzare le esigenze in tempo reale di un terreno è la premessa per poter effettuare il migliore e minor invasivo intervento chimico per prevenire malattie e migliorarne la produttività;

Zootecnia – Tracciare la qualità e la salute degli allevamenti attraverso un sistema intelligente che analizza i mangimi e osserva il comportamento degli animali.

I partner di Innovation Club hanno sviluppato delle esperienze in tutti questi e anche in altri contesti: scrivici per avere più informazioni: info@innovationclub.it

Semafori che si autoregolano attraverso veicoli connessi: l’Italia fa da pilota | INNOVATION CLUB

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Semaforo, foto generica

Uno dei più grossi inconvenienti della vita moderna delle città è il traffico, in particolare le interminabili file di macchine che si formano ai semafori lungo le strade cittadine e di scorrimento. Tutto questo oltre a non ottimizzare la preziosa risorsa del tempo costringe i cittadini a vivere una situazione di costante stress. Purtroppo con il crescere della popolazione urbana questo fenomeno non accenna a diminuire ma l’intelligenza portata dalla tecnologia permetterà nel futuro di migliorare se non risolvere del tutto questo “incubo metropolitano”.

Il primo esperimento al mondo di un semaforo stradale che si autoregola attraverso veicoli “connessi” è stato realizzato dall’Università della Calabria (UNICAL) con l’aiuto di smartphone commerciali comuni da parte di un team di ricercatori che lavorano per Unical e per Somos S.r.l., Start Up innovativa che opera anche nella città di Brescia. Il sistema che è stato sviluppato e sperimentato, parte dall’utilizzo di una semplice applicazione mobile per trasmettere la posizione e la velocità del veicolo al sistema che gestisce l’infrastruttura. Questa innovazione consente di reperire tutti i dati necessari in tempo reale.

I semafori potranno finalmente essere controllati senza costose infrastrutture in un modo più economico e diverso rispetto alla maggior parte di sistemi attuali, che rilevano i volumi di traffico solo in punti fissi. Le amministrazioni cittadine più innovative in tutto il mondo implementano una tecnologia di controllo dinamico basata sui dati provenienti dai sensori inseriti nella pavimentazione stradale. Sfortunatamente queste strutture si realizzano con un costo di intervento molto elevato.

L’esperimento, condotto, ha dimostrato come il controllo del segnale stradale in tempo reale possa essere eseguito attraverso smartphone comuni e reti cellulari standard esistenti. Il team di ricerca presso UNICAL e SOMOS ha studiato per molto tempo lo sviluppo di questo sistema utilizzando un laboratorio di simulazione dedicato. Le simulazioni hanno evidenziato la realizzazione di una logica cooperativa: anche se solo una minima parte dei guidatori vengono tracciati dalla piattaforma il beneficio di armonizzazione del traffico attraverso i semafori diventa un vantaggio per tutti.

Il sito sperimentale dedicato è stato allestito all’interno del Polo di Arcavacata che è il campus universitario più grande d’Italia. Durante l’esperimento tutti i conducenti sono stati sorpresi di “ricevere sempre la luce verde”: erano stupiti di poter guidare praticamente senza fermarsi agli incroci. Una post-analisi delle traiettorie ha dimostrato che in media ogni pilota è stato in grado di raddoppiare lo spazio viaggiato nello stesso tempo. I flussi di traffico all’incrocio erano aumentati di oltre il 100%, i tempi di viaggio ridotti di oltre il 70% e le velocità medie sono aumentate di oltre il 200% per ogni guidatore.

Questo sistema potrà diventare rapidamente una soluzione gestionale messa a disposizione sia delle grandi città che dei piccoli centri in una logica di servizio cloud proposta con un investimento contenuto e con rapidi tempi di implementazione.

Per maggiori informazioni: https://www.somos.srl

 

La formazione dei talenti nella società digitale | INNOVATION CLUB

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Talenti, foto generica da Innovation Club

La scuola è un’istituzione che deve da un lato dare in mano strumenti per poter affrontare un mondo sempre più mutevole e complesso e dall’altro deve essere portatrice di qualità , valori e buoni comportamenti per permettere di influenzare positivamente l’intera società creando adulti responsabili.

Tutto questo deve poi fare i conti con i percorsi mutevoli attraverso cui una persona “si dovrà arrangiare” nella propria vita e sopratutto con l’elemento tecnologico che potrebbe rendere inutili l’80% dei lavori oggi esistenti.

Il modello della scuola è ancora troppo legato all’insegnamento “ex cathedra” di una competenza tecnica specifica. Nel futuro saranno sempre più fondamentali le cosiddette “soft skill“ che raggruppano una serie di qualità come la leadership, la flessibilità e la creatività che oggi non sono direttamente affrontate dai programmi scolastici. 

Fondamentale sarà la capacità di individuare una propria focalizzazione che sappia unire i desideri della persona con un inevitabile pragmatismo.

Il metodo dell’insegnamento capovolto

L’insegnamento capovolto è una metodologia didattica che si propone di rendere il tempo-scuola più produttivo e funzionale rispetto alle esigenze della società moderna, radicalmente mutata in pochi anni. I fautori di questo metodo ritengono che la rapida mutazione indotta dalla diffusione del web abbia prodotto un distacco sempre più marcato di gran parte del mondo scolastico dalle esigenze della società, dalle richieste del mondo delle imprese e dalle abilità e desideri degli studenti e delle loro famiglie. Si è osservato anche che gli interessi degli studenti nascono e si sviluppano sempre più all’esterno dalle mura scolastiche. La rivoluzione internet ha permesso la diffusione massiva non solo del sapere scritto ma anche dei contenuti multimediali, rendendo possibile fruire da casa le lezioni/spiegazioni dei docenti. Dato che il sapere non è confinato tra le mura delle istituzioni scolastiche, i sostenitori di questa metodologia ritengono che sarebbe improduttivo trasmettere a scuola quello che è già disponibile a casa.

L’insegnamento capovolto propone quindi l’inversione dei due momenti classici, lezione e studio individuale:

✓ La lezione viene spostata a casa, sostituita dallo studio individuale dei materiali suggeriti dall’insegnante (preferibilmente videolezioni)

✓ Lo studio individuale viene spostato a scuola, sostituito da un’attività preferibilmente collaborativa, dove l’insegnante può esercitare il suo ruolo di tutor al fianco degli studenti.

Metodologia

L’insegnamento capovolto fa leva sul fatto che le competenze cognitive di base dello studente (ascoltare, memorizzare) possono essere attivate prevalentemente a casa, in autonomia, apprendendo attraverso video e podcast, o leggendo i testi proposti dagli insegnanti o condivisi da altri docenti. In classe, invece, possono essere attivate le competenze cognitive alte (comprendere, applicare, valutare, creare) poiché l’allievo non è solo e, insieme ai compagni e all’insegnante al suo fianco, cerca, quindi, di applicare quanto appreso per risolvere problemi pratici proposti dal docente. Il ruolo dell’insegnante ne risulta trasformato: il suo compito diventa quello di guidare l’allievo nell’elaborazione attiva e nello sviluppo di compiti complessi. Dato che la fruizione delle nozioni si sposta a casa, il tempo trascorso in classe col docente può essere impiegato per altre attività fondate sull’apprendimento attivo, in un’ottica di pedagogia differenziata e apprendimento a progetto. Il nuovo ciclo di apprendimento si può schematizzare così:

✓ Il primo passo consiste nel cercare di attivare negli studenti l’interesse, la curiosità, il desiderio di conoscenza di uno specifico argomento. Questo passaggio è fondamentale perché non c’è apprendimento significativo senza coinvolgimento cognitivo ed emotivo degli allievi. Per l’insegnante si tratta perciò di problematizzare un tema, di trasporre i contenuti disciplinari da una forma espositiva, dimostrativa e risolutiva, a una dubitativa, ipotetica, il più possibile ancorata alla realtà, e lasciare agli studenti il compito di ideare e proporre una soluzione. Questa fase può svolgersi con modalità diverse e impegnare gli alunni fuori della scuola e prima della lezione, ma è anche possibile svolgerla in classe.

✓ Si passa quindi alla fase nella quale gli studenti sono chiamati a mettere in atto, sia pur con forme e modalità adeguate alle loro capacità e al contesto, le strategie cognitive e le procedure di indagine proprie della disciplina oggetto dell’attività di apprendimento. Si tratta di sollecitare negli studenti quei processi di pensiero che sono alla base della costruzione delle conoscenze, esercitando il loro spirito critico, imparando a fare domande appropriate, a formulare ipotesi attendibili, a escogitare metodi per verificare le loro supposizioni. Questo si può attuare predisponendo un setting didattico che favorisca la ricerca di informazioni, la riflessione profonda, il confronto fra pari, la sperimentazione sul campo. Generalmente questa fase prevede la produzione di materiali e documenti da parte degli alunni, individualmente o in gruppo, che saranno poi utili nella terza fase. In questa fase il docente assume il ruolo del tutor, del méntore che assiste ogni alunno in base alle sue specifiche esigenze, una competenza importante di ogni buon insegnante che qui diviene centrale. Questa è la fase più interessante del metodo: un compito autentico (chiamato anche “di realtà”) oppure un compito creativo predisposto dall’insegnante in modo tale da consentire la divisione del lavoro in una logica di squadra.

✓ Il ciclo si completa con una fase di rielaborazione e valutazione. Si tratta di un processo collettivo di riflessione e confronto su quanto appreso, condotto dal docente-méntore attraverso il coinvolgimento di tutta la classe. L’obiettivo è quello di chiarire, rendere espliciti e consolidare gli apprendimenti, partendo dall’analisi dei lavori che gli studenti hanno realizzato nella seconda fase. Qui l’insegnante-méntore svolge la funzione di stimolo e di moderatore del confronto, di facilitatore dei processi di astrazione e formalizzazione di quanto appreso. È in questa fase che prendono corpo in modo più articolato attività di valutazione, anche se esse, in realtà, permeano tutte le fasi come prassi formativa continua attraverso l’osservazione e l’annotazione dell’operosità degli studenti in contesto, nonché la valutazione, individuale e di gruppo, dei loro prodotti, con pratiche di co- e auto-valutazione da parte degli alunni.

L’uso del modello della Teoria dei Nudge per stimolare le scelte migliori

Il fulcro della teoria dei nudge è il concetto stesso di nudge, o “pungolo” in italiano. Richard Thaler (Premio Nobel per l’economia 2017) e Cass Sunstein nel loro libro Nudge: La spinta gentile lo definiscono come “ogni aspetto nell’architettura delle scelte che altera il comportamento delle persone in modo prevedibile senza proibire la scelta di altre opzioni e senza cambiare in maniera significativa i loro incentivi economici. Per contare come un mero pungolo, l’intervento dovrebbe essere facile e poco costoso da evitare. I pungoli non sono ordini. Mettere frutta al livello degli occhi conta come un nudge. Proibire il cibo spazzatura no.”[

Lo scopo è cercare di migliorare il benessere delle persone orientando le loro decisioni mantenendo la libertà di scelta. Nel loro libro, Thaler e Sunstein chiamano questo approccio “paternalismo libertario”.

Un ruolo importante nell’utilizzo dei pungoli è giocato dall’architettura della scelta. Ci sono molti modi per proporre un’opzione al decisore, e questi può esserne influenzato, per esempio selezionando diversi default oppure variando l’ordine delle alternative di scelta. Gli architetti delle scelte fanno uso di diversi strumenti al fine di influenzare le scelte degli individui, strumenti che possono essere suddivisi in due categorie principali: quelli utilizzati nella struttura delle opzioni e quelli utilizzati nella descrizione delle opzioni.

I percorsi di formazione comprendere queste logiche finalizzate al miglioramento della vita delle persone. 

Come cambierà la scuola ?

La scuola dell’era digitale sarà drasticamente diversa da quella attuale:

✓ L’insegnante non è un portatore di un’argomento solo tecnico ma è un mentore/coach che si occupa di una serie di argomenti e al contempo deve prevalentemente lavorare ogni giorno l’orientamento e della motivazione di ogni suo studente;

✓ L ’orario scolastico è molto limitato circa 3 ore al giorno dove molto intense dove gli studenti fanno pratica e possono condividere la propria esperienza;

✓ Lo studente può scegliere il proprio percorso da un database infinito di corsi da seguire e lo studente può costruire insieme al proprio coach. In questo modo si troverà il giusto compromesso tra argomenti necessari e di interesse;

✓ I corsi sono tenuti in modo digitale dalle migliori personalità del mondo negli specifici campi che possono attirare con la propria autorevolezza l’interesse dello studente;

✓ La scuola in questo modo avrà meno bisogno di strutture fisiche come le sedi e potranno essere liberate molte risorse per costruire altre iniziative a valore;

✓ La scuola assomiglierà così di più allo scenario operativo che viene richiesto nel mondo del lavoro;

✓ Lavorando ogni giorno su soft skill e orientanamento sarà possibile migliorare il benessere di ogni singolo studente anche affrontando aspetti di life coaching.

Quali tecnologie coinvolte ?

L’intelligenza artificiale permetterà sempre più un percorso di formazione digitale interattiva e conversazionale se pur con un sistema automatico ma sempre più umano capace di comprendere anche tratti psicologici e comportamentali. Non avremo in futuro “videolezioni” ma un vero e proprio assistente digitale personalizzato.  I modelli nati nel mondo dei social network stimoleranno un contatto “tra simili” realizzando quindi un ambiente più favorevole. La completa tracciabilità delle informazioni e la loro autenticazione potranno anche essere utilizzate per prevenire gravi atti di bullismo tipici delle comunità umane.

La logica “open” nata nel mondo informatico permetterà di far accedere a tutti alle migliori conoscenze e pratiche in modo da ridurre le disparità sociali intrinseche da sempre nella nostra civiltà realizzando al meglio i principi di un welfare democratico ed efficiente.
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