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Tendenze - page 5

Brescia, nel 2° trimestre 2023 cala la produzione industriale (-0,4%)

in Economia/Tendenze by

Nel 2° trimestre del 2023 l’attività produttiva del made in Brescia ha registrato una contrazione, andando così a interrompere la striscia positiva iniziata nel 2021. Nel dettaglio, la variazione rispetto al trimestre precedente è pari a -1,0% (congiunturale), mentre l’evoluzione nei confronti dello stesso periodo del 2022 (tendenziale) mostra un segno negativo (-0,4%), il primo dall’ultimo trimestre 2020, quando l’industria bresciana stava ancora fronteggiando le problematiche causate dalla pandemia da Covid-19.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al periodo aprile-giugno 2023.

I segnali di indebolimento rilevati nelle precedenti rilevazioni si sono quindi intensificati, andando addirittura a tradursi in una flessione della produzione. La dinamica rilevata a livello locale è in coerenza con un contesto nazionale e internazionale divenuto, negli ultimi mesi, sempre più aspro per quanto riguarda il comparto manifatturiero. A seguito delle evoluzioni sopra indicate, il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2023, è pari a +2,0%.

Come anticipato, la performance negativa registrata dal settore manifatturiero locale nel trimestre primaverile sconta alcuni fattori di freno, tra cui spiccano, in particolare: il generalizzato rallentamento dell’attività produttiva a livello mondiale (con l’indice PMI globale che a giugno si è attestato abbondantemente sotto la soglia che delimita la crescita dalla contrazione, ai minimi da sei mesi), la sempre più debole dinamica della Germania, principale partner commerciale per la manifattura bresciana (con la più recente rilevazione dell’indice PMI ai valori più bassi da oltre tre anni), la debolezza del commercio internazionale (in contrazione dello 0,9% nei primi quattro mesi del 2023 sullo stesso periodo dell’anno scorso), l’inedito rialzo del costo del denaro, sulla scia delle misure da parte della BCE, in chiave anti-inflazione. In tale contesto, buone notizie provengono dal costo degli input energetici, con le quotazioni del gas naturale largamente rientrate dai picchi sperimentati l’anno scorso.

“Ci aspettavamo un rallentamento, alla luce dei numerosi segnali provenienti dall’economia mondiale nelle ultime settimane – commenta Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia –; le prospettive restano incerte anche per il prossimo futuro, in particolare per la flessione della domanda proveniente dalla Germania. Si tratta di incognite che, inevitabilmente, incideranno anche nella futura rilevazione legata al periodo tra luglio e settembre, al di là della tradizionale chiusura della maggior parte degli stabilimenti nel periodo estivo. Al momento, registriamo invece una tenuta del comparto Automotive: in considerazione dell’importanza che il settore riveste per la nostra provincia, si tratta certamente di un segnale incoraggiante, anche se nei prossimi mesi è previsto un rallentamento anche in tale ambito.”

Tornando alla rilevazione, nel periodo considerato il 31% degli operatori intervistati ha dichiarato una crescita dell’attività rispetto al trimestre precedente, a fronte del 31% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti e del 38% che invece ha segnalato una flessione degli stessi.

§  La disaggregazione della variazione della produzione per classe dimensionale mostra generalizzate flessioni: -0,5% per le imprese micro, -0,7% per le piccole, -1,3% per le medie e -2,5% per le grandi.

§  Con riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva ha evidenziato evoluzioni diversificate. Consuntivi positivi provengono dalle realtà dell’alimentare (+4,8%) e del sistema moda (+3,7%); il legno e minerali metalliferi si caratterizza invece per una crescita modesta (+0,2%). Per contro, i comparti meccanica (-1,3%), metallurgia (-3,5%), chimico, gomma e plastica (-5,3%) hanno evidenziato flessioni, anche significative, dell’attività.

§  Il tasso diutilizzo della capacità produttiva si è attestato all’80%, invariato rispetto alla rilevazione precedente, e di poco inferiore di quanto misurato nel secondo trimestre del 2022 (81%).

§  Le vendite sul mercato italianosono aumentate per il 25% delle imprese, rimaste invariate per il 40% e diminuite per il 35%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 24% degli operatori, calate per il 32% e rimaste stabili per il 44%; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 24%, diminuite per il 31% e rimaste invariate per il 45% del campione.

§  I costi di acquisto delle materie prime sono diminuiti per il 41% delle imprese, con una flessione media dell’1,8%; si tratta della prima variazione negativa dal primo trimestre 2020, a conferma del raffreddamento dell’economia globale, dopo la forte frenata dei rincari recentemente sperimentata. Nello stesso periodo i prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al ribasso dal 29% degli operatori, per una contrazione media pari a -1,1%. Tali evoluzioni confermerebbero quindi l’assestamento delle tensioni rilevate negli ultimi anni; tuttavia, va rilevato che appare ancora prematuro ipotizzare una reale inversione di tendenza e che la perdita di marginalità cumulata a partire dal terzo trimestre 2020 è senza precedenti: +38% i prezzi di vendita, contro +129% dei costi di acquisto. 

§  Con riferimento ai fattori che limitano la produzione, il 33% delle aziende non segnala alcun problema in particolare, una quota in flessione di 2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2022. Le rimanenti risposte si concentrano sulla domanda insufficiente (47%, la quota più alta dal 2020), sulla scarsità di manodopera (13%) e sulla scarsità di materie prime e macchinari (5%, il valore più basso dalla fine del 2020). In tale contesto, non si evidenziano (ancora) problematiche degne di nota relative alla stretta creditizia recentemente innescata (grazie, in particolare, all’elevata liquidità accumulata negli ultimi anni) e, il “caro energia”, che aveva colpito importanti segmenti produttivi nei mesi scorsi, di fatto non è più indicato dalle realtà intervistate. 

§  Le previsioni per i prossimi mesi sono all’insegna dell’incertezza e riflettono, al di là della tradizionale chiusura della maggior parte degli stabilimenti nel periodo estivo, i fattori di criticità prima evidenziati. Nel dettaglio, l’attività è prevista in aumento da 26 imprese su 100 e in calo dal 29%, a fronte della maggioranza relativa degli operatori (45%) che propenderebbe per il mantenimento degli attuali livelli produttivi. I settori con le prospettive più positive sarebbero alimentare, chimico, gomma e plastica, legno e minerali non metalliferi. Segnali non particolarmente incoraggianti giungerebbero invece dalla metallurgia e dal sistema moda.

§  Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono in crescita per il 21% delle aziende, stabili dal 49% e in calo dal 30%. Quelli da parte degli operatori comunitari, sono in aumento dal 20% delle imprese, invariati per il 52% e in flessione per il 28%. Quelli in arrivo dai mercati extra UE sono in crescita per il 27%, stabili per il 48% e in contrazione per il 25%.

§  I giorni di produzione assicurata si attestano a 77, con una forte variabilità fra e nei settori considerati. Tutto ciò indicherebbe un’elevata eterogeneità di “visione” da parte delle imprese intervistate, di fronte a una fase ciclica che si conferma essere nuovamente complessa e densa di incognite.

Intelligenza artificiale, rischio e opportunità per le imprese bresciane

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Tendenze by

Il lancio a novembre 2022 di ChatGPT, il software di simulazione di una conversazione con un essere umano basato su Intelligenza artificiale (IA) e machine learning (apprendimento automatico) sviluppato da OpenAI, ha intensificato il dibattito mondiale sulle prospettive dei sistemi di IA e l’impatto sul mondo del lavoro.

Come emerge da un recente studio pubblicato dall’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia la nostra regione è prima per quota di lavoratori in ingresso maggiormente esposti all’impatto dell’intelligenza artificiale. In questo contesto anche l’artigianato bresciano sarà coinvolto in maniera importate e comincia ad interrogarsi – e preoccuparsi – ma potrebbe avere il tempo di metabolizzare le criticità per farsi trovare pronto all’appuntamento.

IMPATTO IA SUL MERCATO DEL LAVORO. Nel dettaglio in Lombardia sono 334.770 le entrate di lavoratori relative alle 173 professioni per cui si rileva una esposizione sopra la media (con livello esposizione alto o medio-alta), pari ad un terzo, precisamente al 32,5% (+7 punti rispetto alla quota nazionale del 25,4%), del totale entrate delle imprese. In particolare, per 242.260 entrate si registra un’alta esposizione all’impatto dell’intelligenza artificiale, pari al 23,5% del totale entrate delle imprese (quota superiore al 17,4% rilevato a livello nazionale). Nel confronto con le altre regioni, dopo la Lombardia c’è il Lazio (32%), Piemonte e Valle d’Aosta (27%).

Tra le province lombarde si osservano quote più elevate di entrate con maggior esposizione all’impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione per Milano (con il 42,6% di entrate maggiormente esposte all’impatto dell’intelligenza artificiale) a cui segue Monza-Brianza (31,9%), Varese (28,4%) e Lecco (27,3%). Va meglio per la nostra provincia: a Brescia la quota di entrate esposte ad un impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione è del 21,2% inferiore alla media nazionale del 25,4% e del 32,5% lombardo.

Capitolo trattato dallo studio: la propensione agli investimenti in AI. In Lombardia la quota di imprese con almeno 10 addetti che ha effettuato un investimento in ambito di applicazione dell’intelligenza artificiale si attesta al 9,8% si posiziona 2^ nel ranking nazionale. Mentre a livello provinciale tra le prime 10 su 107 che hanno effettuato almeno un investimento in intelligenza artificiale troviamo Milano (con l’11,8%, che si posiziona 2^ nel ranking nazionale), Bergamo (con il 10,1%, che si posiziona 7^) e Brescia (con il 9,5%, che si posiziona 10^).

«Rischi, ma anche opportunità – spiega Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia – Potremo cogliere le potenzialità della diffusione di sistemi di IA e di automazione e integrare, nonché evolvere, i processi per generare benefici all’impresa e alla comunità in cui, in particolar modo quando parliamo di piccole imprese e di artigianato, l’apparato produttivo italiano ha radici ben salde. Sarà più probabile una polarizzazione della qualità del lavoro e l’attivazione di una domanda sempre crescente, e continua, di formazione».

IL RISCHIO AUTOMAZIONE. Qui, il comparto artigiano bresciano è al 5° posto nazionale. L’Osservatorio di Confartigianato ha infatti considerato e parametrato oltre all’impatto dell’intelligenza artificiale, il rischio di automazione e le conseguenze dell’adozione delle tecnologie delle imprese e il suo impatto sul sistema produttivo e occupati e vi emerge in maniera più preoccupante il rischio anche nella nostra provincia. In Lombardia nel 2021 il 23% degli addetti delle imprese opera in settori ad alto rischio automazione, pari a 985 mila addetti. Quota che per l’artigianato sale al 37,5%, pari a 182 mila addetti che operano in settori ad elevato rischio di disoccupazione tecnologica: 14,4 punti percentuali sopra alla media del totale imprese. In particolare, le imprese artigiane si addensano maggiormente in settori manifatturieri e dei servizi relativamente più esposti alla sostituzione del lavoro con macchine. Tra le 116mila imprese lombarde ad alto rischio automazione che impiegano 985mila addetti vi si trovano attività di servizi di ristorazione, fabbricazione di prodotti in metallo, trasporto, attività di servizi per edifici e paesaggio, abbigliamento, tessile, legno, stampa, tra le maggiori ad alto rischio.

In relazione alla composizione settoriale dell’occupazione delle imprese sul territorio si evidenzia per il totale imprese la quota più elevata di occupati in settori ad alto rischio automazione in provincia di Lecco (34,7%), Bergamo (32,9%), Mantova (32,9%) e Brescia (31,1%); rispettivamente al 5°, al 9° e al 17° posto della classifica nazionale su 107 province. Nel comparto artigiano, maggiormente esposto al rischio automazione, il peso degli occupati a maggior rischio robot sul totale lo rileviamo a Lecco (42,6%), Brescia (42,3% sul totale imprese artigianato della nostra provincia e un totale di 34.506 addetti coinvolti) e Mantova (40,2%); rispettivamente al 4°, 5° e 14° posto della classifica nazionale.

«In questo contesto anche l’artigianato sarà coinvolto in maniera importante ed è fondamentale farsi trovare pronti – prosegue Massetti. Nello scenario che ci si prospetta la conoscenza, data dall’istruzione e dalla formazione continua, rappresenta l’anticorpo che permetterà di non essere travolti dai cambiamenti veloci determinati dalla metamorfosi digitale, ma di cogliere benefici e potenzialità derivanti dallo sviluppo dell’automazione. Caratteristiche tipiche delle MPI consentiranno di sfruttare la transizione digitale come una leva di competitività, in particolare: la flessibilità, softskill di rilevante importanza, da cui deriva la capacità di reazione di fronte a situazioni imprevedibili e la creatività, il saper inventare nuove soluzioni per soddisfare specifiche esigenze, entrambe capacità difficili da replicare in una macchina che ‘per natura’ rielabora idee altrui».

Lavoro interinale, a Brescia cresce ancora la domanda (+11%)

in Economia/Tendenze by

Secondo i dati forniti dalle Agenzie per il Lavoro, nel 1° trimestre del 2023 la domanda di lavoratori in somministrazione ha registrato in provincia di Brescia una nuova crescita (+11% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), in lieve accelerazione rispetto alle due rilevazioni precedenti. L’incremento delle richieste per tale tipologia contrattuale rifletterebbe una serie di fattori, tra cui la dinamica positiva dell’industria bresciana sperimentata nei primi tre mesi del 2023 e la rinnovata vitalità del settore ricettivo locale, favorita, fra l’altro, dall’iniziativa Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.

A evidenziarlo sono i dati forniti dalle Agenzie per il Lavoro, aderenti all’Osservatorio Confindustria Brescia – Agenzie per il lavoro, curato dal Centro Studi di Confindustria Brescia.

L’aumento rilevato nel 1° trimestre del 2023 interessa la maggior parte delle categorie professionali qui analizzate, ed è trainato, in particolare, dagli addetti al commercio (+52% rispetto all’analogo periodo del 2022), dagli operai specializzati (+42%) e dai tecnici (+35%). Variazioni positive riguardano anche gli impiegati esecutivi (+18%) e il personale non qualificato (+1%). I conduttori d’impianti si caratterizzano invece per un ridimensionamento delle richieste (-9%).

“I dati positivi segnati dal lavoro in somministrazione sono certamente importanti, anche se ad oggi il sistema produttivo sembra aver rallentato, in particolare nelle ultime settimane, con un generalizzato calo della domanda e per le difficoltà di alcune nazioni europee, soprattutto la Germania – commenta Roberto Zini, vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Relazioni Industriali e Welfare –. Un motivo in più per tenere alta l’attenzione, anche alla luce delle importanti modifiche che, sempre di più, interesseranno il mondo del lavoro, ma soprattutto delle difficoltà demografiche che caratterizzano il nostro Paese e la provincia di Brescia, tema su cui torneremo con alcuni approfondimenti specifici nei prossimi mesi.”

Le richieste pervenute alle Agenzie per il Lavoro hanno riguardato, in particolare, il gruppo professionale dei conduttori d’impianti (38,1%), seguiti dagli addetti al commercio (16,0%), dagli operai specializzati (15,0%) e dal personale non qualificato (14,3%). Relativamente più contenuta è la domanda di impiegati esecutivi (8,5%) e di tecnici (8,1%).

Nello stesso periodo, le figure più ricercate sono state: operatori robot industriali (16,2% della domanda complessiva), seguiti dagli addetti macchine lavorazioni metalliche (4,9%), dagli addetti consegna merci (4,8%), dai non qualificati nei servizi di pulizia (4,2%) e dai conduttori macchinari lavorazione gomma (3,7%).

Per quanto riguarda i profili caratterizzati dalle maggiori difficoltà nel reperimento, si segnalano, in particolare, alcune figure tecniche (tecnici della distribuzione commerciale, i tecnici informatici e i tecnici di reti idriche ed energetiche, per i quali si evidenziano alcune problematiche nel reperimento) ed altre relative agli operai specializzati (specializzati meccanica di precisione, fonditori, saldatori, montatori, manutentori, installatori attrezzature elettroniche).

Dal 6 luglio il via ai saldi per 9.000 negozi bresciani

in Commercio/Economia/Tendenze by

Inizieranno giovedì 6 luglio i saldi estivi 2023 in Lombardia, che interesseranno oltre 9.000 punti vendita bresciani in tutta la provincia fino al 3 settembre. Un appuntamento importante in particolar modo quest’anno: da una parte gli effetti positivi sul turismo generati da Capitale Italiana della Cultura, dall’altra l’inflazione che pesa sia sulle imprese sia sui consumatori.

“In questa prima metà dell’anno – ha detto il presidente di Confcommercio Brescia, Carlo Massoletti – i risultati per i negozi della moda non sono stati positivi in provincia di Brescia come per le imprese del turismo. I costi di gestione per gli imprenditori sono aumentati, mentre i consumi rimangono un po’ frenati per le preoccupazioni legate soprattutto all’aumento dell’inflazione che pesa sulle famiglie”. “Le previsioni per questi saldi estivi – ha aggiunto il presidente di Confcommercio Brescia – sono positive, anche in relazione al trend di rallentamento del commercio online e del desiderio dei consumatori di farsi suggerire nella scelta di un prodotto ricercato dall’aiuto dei professionisti del settore. Le nostre stime per la provincia di Brescia sono di un aumento di quasi 10 milioni di euro di consumi rispetto al 2022, da 65,9 milioni a 74,8 milioni di euro”.

Saranno anche i primi saldi interessati dalle nuove regole, entrate in vigore dal 1° luglio, con l’aggiornamento del Codice del Consumo a seguito del recepimento della “Direttiva Omnibus” dell’Unione Europea: “Le nuove regole – ha concluso il presidente Massoletti – impattano soprattutto sui periodi di sconti non legati direttamente ai saldi e sulle riduzioni di prezzo effettuate negli store online e garantiscono una maggiore trasparenza ai consumatori. I nostri uffici sono a disposizione e stanno già assistendo gli imprenditori che hanno dubbi sull’applicazione delle nuove norme”.

Brescia, a fine 2022 mutui calati del 23%

in Banche/Economia/Finanza/Tendenze by

Le famiglie lombarde hanno ricevuto finanziamenti per l’acquisto dell’abitazione per 3.263,8 milioni di euro, che collocano la regione al primo posto per totale erogato in Italia, con un’incidenza del 25,39%; rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente in regione si registra una variazione delle erogazioni pari a -16,2%, per un controvalore di -631,9 milioni di euro.

Se si osserva l’andamento delle erogazioni sui 12 mesi, e si analizzano quindi i volumi dell’intero anno solare 2022, la regione Lombardia mostra una variazione negativa pari a -9,5%, per un controvalore di -1.451,5 mln di euro. Sono dunque stati erogati in questi ultimi dodici mesi 13.864,6 mln di euro, volumi che rappresentano il 25,08% del totale nazionale.

Nel quarto trimestre 2022 le province della Lombardia hanno evidenziato il seguente andamento.

Brescia sono stati erogati volumi per 289,1 mln di euro, corrispondenti a una variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente pari a -23,0%. Nei precedenti dodici mesi sono stati erogati 1.288,1 mln di euro (-12,8%).

La provincia di Bergamo ha erogato volumi per 285,6 mln di euro, facendo registrare una variazione rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno pari a -18,9%. Nell’ultimo anno, invece, sono stati erogati 1.227,0 mln di euro, pari a -5,7%.
La provincia di Como ha erogato volumi per 184,7 mln di euro, la variazione sul trimestre è pari a -15,4%. Il 2022 ha evidenziato volumi per 754,6 mln di euro, corrispondenti a -12,6%.
In provincia di Cremona i volumi erogati sono stati 76,1 mln di euro, con una variazione pari a -23,2%. Nel 2022 sono stati 323 mln di euro, (-8,1% rispetto al 2021).
In provincia di Lecco sono stati erogati volumi per 75,8 mln di euro, la variazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente pari a -21,2%. Sommando i volumi dei precedenti quattro trimestri, i volumi sono stati 336,5 mln di euro e la variazione -7%.
Lodi ha erogato volumi per 60,1 mln di euro, la variazione sul trimestre è pari a -18,0%. Questi dodici mesi hanno evidenziato volumi per 253,9 mln di euro e una variazione pari a -13,3%.
La provincia di Mantova ha erogato volumi per 84,9 mln di euro, facendo registrare una variazione sul trimestre pari a +7,5%. L’anno 2022 ha segnalato un totale di 336,9 mln di euro(+5,7%).
Milano sono stati erogati volumi per 1.526,2 mln di euro, la variazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente è risultata essere pari a -17,2%. I quattro trimestri passati, invece, hanno visto un totale 6.585,6 mln di euro (-8,8%).
La provincia di Monza-Brianza ha erogato volumi per 292,5 mln di euro, facendo registrare una variazione pari a -7,4% nel trimestre. Nel 2022 stati erogati 1.148,1 mln di euro (-8,3% del 2021).
In provincia di Pavia i volumi erogati sono stati 112,2 mln di euro, la variazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente pari a -7,6%. Nei dodici mesi precedenti, invece, sono stati erogati 456,5 mln di euro, pari a -5,1%.
In provincia di Sondrio sono stati erogati volumi per 32,8 mln di euro, facendo registrare una variazione pari a -0,3%. Nell’intero 2022, invece, sono stati erogati 116,0 mln di euro (-10,6%).
Varese ha registrato volumi erogati per 243,8 mln di euro, con una variazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente pari a -15,4%. I volumi di questi ultimi dodici mesi sono stati 1.038,4 mln di euro e la variazione è stata pari a -18,1%.

IMPORTO MEDIO DI MUTUO – LOMBARDIA
Attraverso l’elaborazione dei dati provenienti dalle agenzie di mediazione creditizia Kìron ed Epicas, Kìron Partner ha analizzato la tendenza rispetto all’importo medio di mutuo erogato.
Nel quarto trimestre 2022 in Lombardia si è registrato un importo medio di mutuo pari a 132.926 euro, in aumento rispetto a quanto rilevato durante lo stesso trimestre dell’anno precedente, quando il ticket medio ammontava a 124.616 euro. Mediamente colui che sottoscrive un mutuo nella regione viene finanziato circa l’8% in più rispetto al mutuatario medio italiano.

Brescia, inflazione congiunturale +0,2%, tendenziale +6,7%

in Tendenze by

Nel mese di maggio, si registra un debole aumento dell’inflazione a livello congiunturale (+0,2%). A livello tendenziale l’inflazione rallenta la sua crescita (+6,7%). A renderlo noto – secondo quanto riporta Brescia news – è l’ufficio Statistica del Comune di Brescia.

Un aumento nei prezzi si registra principalmente per le divisioni “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+2,3%), “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+0,8%), “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,7%) e “Bevande alcoliche e tabacchi“ (+0,4%). In calo, le divisioni “Comunicazioni” (-1,2%), “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-0,8%), “Trasporti” (-0,8%), “Abbigliamento e calzature” (-0,4%), “Ricreazione, spettacoli e cultura” (-0,1%) e “Altri beni e servizi” (-0,1%). Presentano variazioni congiunturali nulle le divisioni “Istruzione” e “Servizi sanitari e spese per la salute”.

Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (variazioni tendenziali) le divisioni che presentano elevati aumenti sono “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+10,6%, in calo rispetto al mese precedente), “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+8,7%), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+8,3%) e “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+7,6%). Aumenti inferiori all’indice generale (+6,7%) si sono registrati per le divisioni “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+5,9%), “Abbigliamento e calzature” (+5,2%), “Bevande alcoliche e tabacchi (+4,4%), “Altri beni e servizi” (+4,1%), “Trasporti” (+3,7%), “Servizi sanitari e spese per la salute” (+1,2%) e “Comunicazioni” (+0,5%).

In lieve calo, la divisione dell’“Istruzione” (-0,1%). Analizzando per tipologia di prodotto, i “Beni” presentano complessivamente un lieve calo congiunturale (-0,2%), sintesi degli andamenti contrapposti dei Beni energetici (in diminuzione -3,1%) e del lieve aumento dei Beni alimentari (+0,7%). All’interno della voce “Servizi”, in lieve crescita (+0,6%), la voce che presenta il maggiore incremento è quella dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,7%), seguita dall’aumento dei Servizi non regolamentati (+0,8%). In termini tendenziali, i “Beni” aumentano del +8,0%, mentre per i “Servizi” le variazioni tendenziali sono meno marcate (+4,7%).

Con riferimento alla frequenza di acquisto, sono in lieve aumento le variazioni congiunturali dei prodotti a Media frequenza (+0,4%) e a Bassa frequenza (+0,1%), mentre sono stabili quelli a Alta frequenza. Rimangono piuttosto elevate, in aumento rispetto al mese precedente, le variazioni tendenziali dei prodotti a Media (+9,0%), Alta (+5,3%) e a Bassa (+4,8%) frequenza di utilizzo. Complessivamente, i “Beni alimentari, per la cura della casa e della persona”, definiti come il Carrello della spesa delle famiglie, aumentano del +0,6% su base mensile e del +8,5% su base annuale.

Infine, per la componente di fondo della dinamica dei prezzi “Core Inflation” (al netto della componente volatile dei Beni energetici e Alimentari non lavorati), si registrano una variazione congiunturale debolmente positiva (+0,4%) e una variazione tendenziale positiva decisamente elevata (+5,9%).

Brescia, saldo commerciale a 2.357 milioni di euro nel 1° trimestre

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Export/Tendenze by

Nel 1° trimestre del 2023, l’export bresciano si attesta a 5.566 milioni di euro, il secondo valore più alto di sempre dopo il record del 2° trimestre dell’anno scorso, ed evidenzia una crescita del +1,0% sullo stesso periodo del 2022 e del +28,7% sull’analogo trimestre del 2021. A riportarlo è BsNews, che dà conto di una nota del Centro studi di Confindustria Brescia.

La dinamica nei confronti dei primi tre mesi dell’anno scorso risulta quindi in tenuta, nonostante il significativo calo dei prezzi delle materie prime. Tale aspetto si ripercuote soprattutto per gli acquisti dall’estero, pari a 3.209 milioni, per i quali si assiste a un calo particolarmente rilevante sul 1° trimestre del 2022 (-14,5%). La tenuta dell’export e la contrazione dell’import favoriscono un forte incremento per il saldo commerciale, pari a 2.357 milioni, il valore più elevato da quando è disponibile la serie storica (+34% sullo stesso intervallo del 2022).

A seguito dei dati sopra riportati, Brescia si conferma come la quarta provincia italiana per valore dell’export (dietro Milano, Torino e Vicenza) e quinta per valore del saldo commerciale (dopo Vicenza, Ascoli Piceno, Modena e Bologna).

“L’evoluzione complessiva delle vendite all’estero appare tutto sommato positiva, se letta alla luce dell’attuale fase ciclica – commenta Mario Gnutti, vice presidente di Confindustria Brescia con delega all’Internazionalizzazione –, connotata da un rallentamento della crescita del prodotto mondiale e da una contestuale frenata del commercio internazionale, che segna un -1,2% nel confronto sul 2022. Siamo di fronte a risultati che ci aspettavamo, alla luce del forte calo sperimentato dalle materie prime, che si ripercuote sulle importazioni e quindi sul saldo commerciale del Made in Brescia. Per i prossimi mesi emerge tuttavia una certa preoccupazione per il rallentamento di alcuni Paesi europei, a partire dalla Germania, nostro principale riferimento commerciale: una situazione che dovremo monitorare con grande attenzione.”

Gli indici PMI segnalano una contrazione delle condizioni operative nel settore manifatturiero, in particolare all’interno delle economie europee, dove l’inflazione si dimostra più persistente di quanto prospettato, colpendo i consumi e gli investimenti. Come prima accennato, nei primi tre mesi del 2023 le quotazioni delle principali materie prime industriali hanno evidenziato diffuse contrazioni rispetto allo stesso periodo del 2022: fra quelle più utilizzate nei processi produttivi del made in Brescia, il prezzo dell’alluminio è calato del -26,0%, il rame del -10,4%, il rottame ferroso del -15,1%.

In questo scenario, anche a seguito della forte esposizione della manifattura bresciana ai prezzi delle materie prime metallurgiche, la crescita delle esportazioni provinciali nei primi tre mesi risulta meno intensa di quanto rilevato in Lombardia (+8,4%) e in Italia (+9,8%). Allo stesso tempo dalla parte delle importazioni invece Brescia registra una contrazione decisamente più significativa (-14,5%) rispetto a Lombardia (-2,9%) e Italia (0,0%).

Tra i prodotti esportati, i più in crescita risultano: prodotti alimentari e bevande (+12,7%), mezzi di trasporto (+9,9%), prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+8,5%). Al contrario, si evidenziano flessioni per i prodotti della metallurgia (-10,3%), prodotti chimici e farmaceutici (-8,1%).

Anche per i mercati di sbocco la dinamica delle esportazioni risulta non uniforme. Per l’UE si registra un calo del -2,3%, in particolare, verso Germania (-1,0%), Francia (-1,3%), Spagna (0,0%). Dati che confermano, con eccezione dell’Italia, un indebolimento diffuso della performance della Zona Euro. Per quanto riguarda gli altri partener commerciali, i valori più elevati si registrano per Turchia (+36,4%), India (+17,1%) e Regno Unito (+11,3%). Per contro, le variazioni con segno negativo coinvolgono, in particolare, Russia (-28,6%), Brasile (-24,4%), Oceania (-17,0%) e Cina (-10,9%).

Per quanto riguarda le importazioni, sono in forte diminuzione i prodotti della metallurgia (-27,9%) e prodotti chimici e farmaceutici (-25,3%).

Diminuiscono tutti gli acquisti dall’estero per tutti i principali partner commerciali: Francia (-12,5%), Turchia (-35,4%) e Cina (-34,7%). Fanno eccezione gli USA (+50,7%) e rimane quasi costante la Germania (+0,5%).

Officine Cst, investimenti a quota 146 milioni

in Economia/Finanza/Tendenze by

L’assemblea dei soci di Officine CST  – – guidata dal CEO bresciano Paolo Gesaha approvato il bilancio civilistico e consolidato del Gruppo, relativo all’esercizio 2022, che conferma il trend positivo della piattaforma di investimento di proprietà del fondo Cerberus, presieduta da Roberto Nicastro e guidata dall’Amministratore Delegato Paolo Gesa.

In dettaglio, il totale attivo è cresciuto più del 75% raggiungendo quota 146 milioni di Euro, rispetto a Euro 83 milioni del 2021, mentre il patrimonio netto ha raggiunto quota 63 milioni di Euro, rispetto ai 51 milioni di Euro del 2021 comprensivo dell’utile netto d’esercizio 2022 attestatosi a circa 12 milioni di Euro.

L’attività di investimento, principalmente in crediti nei confronti di Pubbliche Amministrazioni in stress finanziario, ha trainato il risultato positivo portando l’ammontare del portafoglio crediti acquistati iscritti nell’attivo di bilancio a 117 milioni di Euro al 31 dicembre 2022 rispetto ai 54 milioni di Euro del 2021, con un volume di crediti acquistati in termini di prezzo di acquisto che ha sfiorato i 90 milioni di Euro nel solo 2022. Significativo anche il volume degli incassi sugli investimenti diretti, che ha superato €45 milioni, in crescita del 30% rispetto al 2021.

Apprezzabili anche i risultati del servicing, dove è proseguita la diversificazione e selezione della base di clientela nei segmenti utilities, telco e bancario/finanziario.

Tra i clienti di Officine ci sono alcune delle maggiori utilities, telco e istituzioni finanziarie italiane, ma anche numerose PMI, specie tra i fornitori della PA dove è sempre più difficile trovare soluzioni nel sistema bancario tradizionale.

Presente nel mercato del credit servicing ed in particolare nel credito verso la Pubblica Amministrazione fin dal 2004, dal 2018 è attiva come investitore in crediti non performing con acquisti complessivi per oltre € 200 milioni.

Paolo Gesa, CEO di Officine CST ha commentato: “Archiviato un ottimo 2022, anche il primo trimestre 2023 ha confermato il trend positivo intrapreso, con livelli record sia in termini di nuovi acquisti che di incassi sul portafoglio d’investimento. La maggior complessità del contesto di riferimento, dovuto in particolare all’inasprimento delle condizioni finanziarie, rappresenta un’opportunità per gli operatori del distress credit che come noi hanno attuato una crescita oculata e selettiva”.

Logistica, Bracchi cresce a 189 milioni di euro

in Bilanci/Economia/Tendenze by

Continua la crescita di Bracchi. Il gruppo logistico con headquarter nel Bergamasco e una dozzina di hub distribuiti tra Italia, Polonia, Slovacchia e Germania conclude il 2022 con ricavi in crescita a quota 189 milioni di euro, +19% sull’anno precedente. Ottimo risultato anche per l’Ebitda, +26% sul 2022, valore che permette all’azienda di ottenere un’invidiabile leva finanziaria. Un anno molto positivo, dunque, nel quale il colosso della logistica ha anche investito 5,9 milioni di euro in tecnologie di automazione e informatiche e il rinnovo del parco mezzi di trasporto, aprendo nel corso dell’anno altri 40 mila metri quadri di magazzini, portando così le superfici coperte gestite direttamente a livello europeo a 350 mila metri quadri.

L’ingegner Umberto Ferretti, amministratore delegato di Bracchi, ha visto l’azienda crescere a doppia cifra. Dal 2019 al 2022, nonostante il Covid, si è registrato un +9% sul segmento dei trasporti e mediamente del 19% su quello della logistica.

“Il primo trimestre del 2023 è partito bene, puntiamo a superare la quota simbolica dei 200 milioni di ricavi entro fine anno nonostante le attuali turbolenze sui prezzi, sui costi dell’energia e delle materie prime”, spiega Ferretti. “Contiamo di espanderci grazie alla nostra capacità di costruire servizi personalizzati per i clienti, che sono sempre più orientati all’outsourcing. Non solo: investiremo in nuove aperture nella logistica, che porteranno con sé anche la crescita nei trasporti. Negli ultimi due anni abbiamo posto le basi per una organizzazione sempre più efficiente e dal respiro internazionale anche grazie all’integrazione dei servizi con le sedi acquisite di Sorbolo, nel Parmense, che ha permesso di espandere la storica specializzazione nei trasporti eccezionali con soluzioni di trasporto tecnico pesante fino a 80-100 tonnellate; ma anche di Bassano del Grappa, nel Vicentino, dove la crescita del reparto fashion è stata repentina grazie alla customizzazione dei servizi”.

Tra i principali obiettivi di Ferretti anche un sempre maggior coinvolgimento aziendale sui temi del green. “La crescita di Bracchi è figlia anche di un continuo investimento nel rinnovamento dei mezzi di trasporto”, dice. “È infatti in costante adeguamento il nostro parco mezzi in ottica ecologica e scegliamo tutto ciò che va nella direzione della riduzione del carbon footprint. Il nuovo hub di Castrezzato (nel Bresciano), certificato “Leed Gold”, ne è un esempio”.

Nel 2022 è aumentata anche la forza lavoro: per Bracchi nelle sedi italiane di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna e nelle sedi estere di Germania, Polonia e Slovacchia oggi sono 650 i “Fte”, i “full time equivalent” (con una percentuale di oltre l’85%, per i contratti a tempo indeterminato). Interessante anche il percorso di crescita della componente femminile, che oggi conta il 36% della popolazione aziendale. Aumenta anche la componente under 35, che sale dal 29% al 33%. Bracchi nel 2022 ha deciso anche di puntare sulla formazione su tematiche quali lo sviluppo di competenze trasversali (leadership agile, gestione delle complessità, negoziazione), di conoscenze tecniche, come l’utilizzo di software informatici, e di ospitare tirocini in collaborazione con le istituzioni scolastiche locali.

SCHEDA AZIENDALE – BRACCHI

Bracchi viene fondata nel 1928 come azienda di trasporto locale. Negli anni ha ampliato la sua presenza affermandosi come realtà di rilievo prima a livello nazionale e poi, con l’ampliamento del proprio network logistico e i primi investimenti nel trasporto marittimo e aereo, in Europa e nel mondo. L’espansione della propria flotta mezzi ed i progetti di logistica integrata e in outsourcing hanno permesso all’azienda di imporsi in settori di nicchia altamente strategici, in cui è leader europeo da oltre 40 anni. All’headquarter di Fara Gera d’Adda (in provincia di Bergamo), dove vengono coordinate tutte le operazioni a livello nazionale ed europeo, si sono presto aggiunte le filiali estere di Bracchi con sede a Lublin in Polonia, Levice e Kostolné Kračany in Slovacchia, dedicati alla logistica e alla distribuzione di ascensori e consumer goods nell’Est Europa, e di Ettenheim in Germania: un polo logistico di 44.000 metri quadri di superficie coperta, dotato delle tecnologie più avanzate e in una posizione strategica per la gestione del traffico europeo. Il 2018 segna un nuovo importante traguardo: l’acquisizione di Bas Group, realtà storica di Bassano del Grappa, nel Vicentino, formata da quattro aziende di trasporti e logistica specializzate nei più vari settori, dal food al beverage, dal fashion all’e-commerce. Nel 2020 è la volta di Peterlini, azienda con sede in provincia di Parma specializzata nel trasporto tecnico eccezionale fino a 100 tonnellate. Grazie a queste acquisizioni Bracchi consolida la sua leadership ampliando la propria offerta a nuovi business strategici e aree geografiche, operando nei settori industriale, agricolo, ascensoristico, della cosmesi, fashion, food & beverage, e-commerce e retail. Oggi Bracchi lavora su dodici poli logistici e sette filiali regionali per un totale di 350.000 metri quadri di magazzini complessivi, gli occupati sono circa 650 presenti nei diversi stabilimenti, il 35% è donna. Nel 2022 il gruppo ha chiuso con vendite sopra i 189 milioni di euro, in crescita del 19% sul 2021. Per ulteriori informazioni: www.bracchi.it. L’amministratore delegato dal 2020 è Umberto Ferretti.

SCHEDA – L’AMMINISTRATORE DELEGATO, UMBERTO FERRETTI

Umberto Ferretti, laureato in Ingegneria al Politecnico di Milano e con un Master in Business and Administration dalla SDA Università Bocconi di Milano, vanta un’ampia esperienza sui temi della governance, quale membro di numerosi Consigli di Amministrazione in Italia e all’estero. Ha condotto programmi di miglioramento, sviluppo, turnaround operativi e finanziari interfacciandosi con l’ambito bancario e del Private Equity, possiede significative esperienze in ambito M&A e nelle integrazioni organizzative post acquisizione. È l’amministratore delegato di Bracchi dal 2020.

Assicurazioni, in un anno aumento del 20% a Brescia

in Economia/Servizi/Tendenze by

Ancora brutte notizie per gli automobilisti bresciani; il rincaro dell’Rc Auto iniziato quasi un anno e mezzo fa non stenta a rallentare tanto è vero che, come evidenziato dall’Osservatorio di Facile punto it, in appena 12 mesi il premio medio pagato in provincia di Brescia per assicurare un veicolo a quattro ruote è cresciuto del 20,4% arrivando, ad aprile 2023, a 407,60 euro. L’incremento è tra i più alti registrati nella regione.

L’aumento delle tariffe medie rilevato nell’ultimo annoè stato registrato, seppur in misura differente, in tutte le province lombarde: a segnare l’incremento più consistente sono, a pari merito, Varese e Bergamo, aree dove lo scorso mese i valori medi sono saliti del 20,6% rispetto ad aprile 2022, raggiungendo, rispettivamente, i 400,77 euro e 391,20 euro, seguite da Brescia (+20,4%, 407,60 euro) e Milano (+20,3%, 420,64 euro). Rincari inferiori alla media regionale per Monza e Brianza (+18,6%, 405,20 euro), Como (+18,2%, 405,54 euro), Pavia (+17,5%, 433,86 euro), Sondrio (+17,2%, 358,84 euro), Mantova (+15,7%, 392,60 euro) e Cremona (+15,6%, 401,61 euro). Chiudono la graduatoria lombarda Lodi (+12,2%, 405,37 euro)e Lecco (+11,3%, 353,93 euro).

In valori assoluti, sempre ad aprile 2023, Pavia è risultata essere la provincia più cara della regione, Lecco la più economica.

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