Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Tendenze - page 44

Brescia, terra di inventori: depositati 10mila brevetti nazionali

in Economia/Tendenze by
Brescia, terra di brevetti e inventori

Lombardia leader dell’innovazione italiana che arriva in Europa: sono oltre mila le domande di brevetto pubblicate da EPO (European Patent Office), il 30% del totale nazionale, più di uno ogni 10.000 abitanti. Meccanica e trasporti, chimica e ambiente i settori in cui i lombardi brevettano di più e che pesano sul totale italiano rispettivamente il 40% e il 20%. La sola Milano deposita in Europa circa 500 brevetti in un anno. A seguire Brescia con 122, Bergamo con 81, Monza Brianza e Varese con 61. E se Milano è specializzata nel settore della chimica e dell’ambiente con 520 brevetti in 4 anni, Como lo è nelle altre tecnologie mentre le restanti lombarde preferiscono la meccanica e i trasporti. Emerge da un’elaborazione Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sugli ultimi dati disponibili al 2015, Osservatorio Unioncamere Brevetti Marchi e Design su dati EPO (European Patent Office) e Ufficio Italiano Brevetti e Marchi.

I brevetti nazionali in dieci anni sono 191 mila in Lombardia, il 28% italiano. Milano e Monza e Brianza con oltre 157 mila di cui 127 mila marchi concentrano l’82,4% del totale lombardo. Arrivano quasi 158 mila se si sommano i 667 di Lodi (di cui 615 marchi). Seguono Brescia con 10 mila (5,3%), Bergamo con 6 mila (3,2%) e Varese con 5 mila (2,7%). Tra le regioni oltre alla Lombardia prima in tutti i tipi di brevetto, spiccano l’Emilia Romagna per invenzioni (15.417), il Lazio per marchi (80.770) e il Veneto per modelli di utilità e disegni (4.521).

Imprese gestite da stranieri, in cinque anni a Brescia sono cresciute del 7%

in Economia/Tendenze by

Imprese al traino delle grandi città. Sono diciannove i territori italiani che crescono o tengono in cinque anni per la creazione d’impresa, secondo i dati elaborati dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi che mettono a confronto il 2017 e il 2012. Sono: Roma, Napoli, Milano, tutte sopra il 5%, Reggio Calabria e Catanzaro, entrambe sopra il 3%. Crescite minori a: Caserta, Crotone, Pescara, Cosenza, Nuoro, Bolzano, Vibo Valentia, Avellino, Siracusa. Stabili: Taranto, Latina, Frosinone, Isernia, Ragusa. Forte il contributo degli imprenditori nati fuori dall’Italia: la crescita delle prime tre, Roma, Napoli e Milano è comunque in parte dovuta anche al fare impresa degli italiani: +1,9%, +1,2% e +0,7%. Con gli originari da fuori Paese (+36%, +112% e +38%) arrivano a livelli superiori. Per un totale di: +6,1%, +6%, +5,2%.

Maggiore beneficio dalle imprese di nati all’estero si ha a: Latina (stabile, perderebbe il 2,2% in cinque anni con gli italiani), Ragusa (stabile, calerebbe di – 1,8%).

In Italia tengono le imprese (+0,1% in un anno) grazie al traino delle grandi città. Senza le tre “big”, Milano, Roma e Napoli (+1-2%) andrebbe in negativo (-0,2%) Le imprese di nati all’estero crescono del 20,2% in cinque anni, ma non riescono a bilanciare le chiusure degli italiani, -3,7%, con un risultato comunque in calo del -1,7% per il comparto economico.

Va meglio la Lombardia: rispetto al dato nazionale, -0,7% le imprese in cinque anni, grazie alla crescita degli immigrati imprenditori: + 23,6% rispetto al calo dei titolari italiani di – 3,4%.

In Lombardia in cinque anni crescita a due cifre per l’imprenditoria immigrata, soprattutto a Milano (+38%), Monza (+29%), Sondrio (+23%), Lecco (+18%), Bergamo (+21%), Varese (+15%), Pavia (+13%). A Como e Lodi la crescita dei nati fuori è minore: + 2%, +5% e a Brescia e Mantova (+7% e + 8%).

In Italia in cinque anni crescita maggiore per l’imprenditoria immigrata a Napoli (+112%), Reggio Calabria, Milano e Roma (+40% circa), Latina, Crotone, Monza (circa + 30%), Venezia, Caserta e Genova (circa + 25%).

Prime per peso dei nati fuori Italia tra gli imprenditori: Prato, Firenze, Trieste, Imperia, Milano e Roma. Prato con 8.675 nati all’estero su  28.858 (30,10%), Firenze con 15.903 nati all’estero su  93.021 (17,10%), Trieste con  2.353 nati all’estero su  13.934 (16,90%), Imperia con  3.513 nati all’estero su  21.969 ( 16,00%), Milano con  47.348 nati all’estero su  299.881 (15,80%), Roma con 56.018 nati all’estero su  355.351 (15,80%), Reggio Emilia con  7.499 nati all’estero su  49.045 (15,30%), Genova  con 10.291 nati all’estero su 70.767 (14,50%), Pisa con 5.087 nati all’estero su  37.083 (13,70%), Gorizia con 1.216 nati all’estero su 9.010 (13,50%), Teramo con 4.041 nati all’estero su  30.754 (13,10%), Lodi con  1.835 nati all’estero su  14.593 (12,60%), Pistoia con  3.512 nati all’estero su  28.253 (12,40%), Catanzaro con 3.595 nati all’estero su  29.602 (12,10%), Torino con  23.337 nati all’estero su  194.752 (12,00%), Massa Carrara con 2.238 nati all’estero su  18.702 (12,00%), Rimini con  4.061 nati all’estero su  34.293 (11,80%), Bologna con  10.009 nati all’estero su  84.632 (11,80%).

Lombardia e Iran: un business da 1.3 miliardi, in crescita del 64,7%

in Economia/Export/Tendenze by

Lombardia e Iran: un interscambio da 1,3 miliardi di euro nel 2017, oltre un quarto del totale italiano (26,4%) e in forte crescita rispetto al 2016, +64,7%. E se l’export raggiunge i 711 milioni circa e cresce del 12,5%, l’import fa un balzo del +181,8% passando da 252 a 711 milioni in un anno soprattutto a causa delle importazioni di petrolio e gas naturale che si concentrano a Pavia (641 milioni circa). L’Iran è infatti il secondo Paese di provenienza di petrolio e gas naturale per la Lombardia dopo la Russia con una crescita esponenziale nel 2017 del +964%. Nell’export invece prima Milano con 291 milioni (+27,6%) seguita da Bergamo con 73 e da Monza Brianza con 72 milioni. Tra i prodotti lombardi più esportati i macchinari con 344 milioni, +18% e le sostanze chimiche, +37%. Seguono i metalli e gli apparecchi elettrici con 43 milioni di euro. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat, anni 2017 e 2016.

Italia e Iran, gli scambi superano i 5 miliardi. In particolare grazie all’import che passa da 1 a 3 miliardi (+221%) mentre l’export arriva a 1,7 miliardi (+12,5%). E se la Lombardia concentra il 36,7% delle esportazioni nazionali, seguita da Emilia Romagna (17,8%) e Veneto (11,7%), per import sono Sicilia (29,8%) e Sardegna (26,7%) a detenere il primato delle importazioni che riguardano soprattutto gas naturale e petrolio. L’Iran è infatti al quarto posto tra i Paesi da cui l’Italia importa di più petrolio greggio e gas naturale dopo Russia, Azerbaigian e Algeria, ma è anche quello che è cresciuto di più passando dai 695 milioni di euro del 2016 ai 3 miliardi circa del 2017, +330,4%.

Brescia, continua la crescita della produzione nell’industria e nell’artigianato

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

Nel primo trimestre del 2018 –  rileva una nota dell’Ufficio Studi e Ricerche AIB – l’attività produttiva delle imprese manifatturiere bresciane registra una nuova crescita, a certificazione del complessivo buono stato di salute dell’industria locale. Dopo un 2017 positivo, prosegue quindi il recupero del made in Brescia, favorito, tra l’altro, dalla positiva evoluzione delle vendite, sia in Italia che sui mercati esteri.

Nel dettaglio, la produzione industriale segna un incremento congiunturale del 2,2%; il tasso tendenziale (ossia la variazione dell’indice nei confronti dello stesso periodo dell’anno scorso) risulta non negativo per la diciottesima rilevazione consecutiva (+3,6%). Il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2018, è pari a +3,0%. Il recupero sperimentato in questi anni ha di fatto azzerato la perdita registrata in occasione della seconda recessione (quella alimentata dalla crisi dei debiti sovrani): dai minimi toccati nel terzo trimestre del 2013, la produzione è salita del 15,5%, mentre il differenziale dai massimi del 2008 è ancora elevato (-20% circa).

L’artigianato manifatturiero bresciano – secondo il Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia – prosegue il percorso positivo intrapreso durante il 2016: da gennaio a marzo 2018 la produzione è cresciuta, su base annua, del 3,6%. Il fatturato ha realizzato un incremento più significativo (+6,6%) ed il tasso di utilizzo degli impianti è salito al 69,4%. Il quadro positivo è confermato anche dagli ordinativi che sono cresciuti, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, del 4,1%. Al netto degli effetti stagionali, la produzione è cresciuta, rispetto al trimestre scorso, dello 0,7%, il fatturato del 2,3% e gli ordini dell’1,2%. Positivo anche il risultato dell’occupazione con un incremento dell’1,1%.

Il confronto territoriale evidenzia che l’artigianato bresciano ha conseguito risultati nel complesso migliori della media lombarda.

La dinamica produttiva è evidente dall’andamento dell’indice della produzione manifatturiera artigiana: dopo avere raggiunto il punto di minimo alla fine del 2012, ha seguito su un percorso di crescita lento ma costante, irrobustito dai risultati positivi del 2016-2017 e consolidato nel primo trimestre del 2018. Questo processo ha consentito di recuperare i livelli di produzione persi nel biennio 2011-2012.

I principali indicatori dell’industria:

§  Con riferimento ai settori, l’attività produttiva è aumentata significativamente nei comparti: metallurgico e siderurgico (+4,6%), meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche (+3,0%), chimico, gomma e plastica (+2,5%), tessile (+2,5%) e meccanica tradizionale e mezzi di trasporto (+2,3%). E’ invece cresciuta con minore intensità per gli operatori dei materiali da costruzione ed estrattive (+1,5%), agroalimentare e caseario (+0,4%), carta e stampa (+0,4%) e calzaturiero (0,4%). Non si segnalano variazioni nei settori: abbigliamento (0,0%), legno e mobili in legno (0,0%) e maglie calze (0,0%).

§  Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 38% delle imprese, diminuite per il 15% e rimaste invariate per il 47%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono incrementate per il 29% degli operatori, scese per il 10% e rimaste stabili per il 61%; quelle verso i Paesi extra UE sono cresciute per il 28%, calate per il 13% e rimaste invariate per il 59% del campione.

§  I costi di acquisto delle materie prime sono saliti per il 38% delle imprese, con un incremento medio dell’1,4%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 21% degli operatori, per una variazione media dello 0,7%.

§  Le previsioni a breve termine delineano una prosecuzione della fase di espansione del manifatturiero provinciale nonostante alcune incognite legate alle incertezze della politica interna e alle tensioni a livello internazionale. La produzione è prevista in aumento da 30 imprese su 100, stabile dal 67% e in flessione dal rimanente 3%.

§  Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono previsti in aumento dal 30% degli operatori, stabili dal 63% e in calo dal 7%; quelli dai Paesi UE sono in crescita per il 24% degli operatori del campione, invariati per il 70% e in flessione per il 6%; quelli provenienti dai mercati extracomunitari sono in incremento per il 30% delle imprese, stabili per il 61% e in diminuzione per il 9%.

I principali indicatori dell’artigianato:

▪ Il fatturato del comparto artigianato segna un incremento tendenziale più intenso della produzione pari al 6,6% e congiunturale del 2,3% anche grazie alla ripartenza dei prezzi. Le dinamiche dell’indice destagionalizzato del fatturato totale sono simili a quelle viste per la produzione industriale ma con un recupero più robusto, i livelli di fatturato hanno, infatti, superato quelli del 2010, anche se quelli del periodo pre-crisi del 2009 restano ancora lontani.

▪  Gli ordini sono cresciuti del 4,1%, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, stimolati dalla domanda interna (ordini interni +4,4%). La componente estera presenta un risultato leggermente positivo (+0,3%), ma in rallentamento rispetto a quelli conseguiti nei trimestri precedenti. Va sottolineato però che il peso del fatturato riconducibile al mercato estero rappresenta per le imprese artigiane una quota limitata (7,6%).

§ Nel primo trimestre dell’anno il numero degli addetti torna a crescere, il saldo tra tasso di ingresso e di uscita si è chiuso in positivo (1,1%). Aumenta la quota di imprese che ha fatto ricorso alla Cassa integrazione guadagni attestandosi al 2,5% per un totale sul monte ore lavorate complessivo pari allo 0,4%.

▪  I risultati complessivamente positivi si riflettono sulle aspettative degli imprenditori artigiani per il secondo trimestre del 2018. Le attese sono, infatti, moderatamente ottimistiche su tutti i fronti: produzione, domanda interna, domanda estera, fatturato e occupazione. Resta, comunque, molto alta la quota di imprenditori che prevedono la stabilità di tutti gli indicatori per il prossimo trimestre.

L’Indagine AIB viene effettuata trimestralmente su un panel di 250 imprese associate appartenenti al settore manifatturiero. L’indagine sull’artigianato della Camera di Commercio, la cui fonte è l’indagine congiunturale Unioncamere Lombardia, ha coinvolto 208 imprese della provincia, pari a una copertura campionaria del 100%.

Brescia, l’export in Austria vale 6 milioni di euro

in Economia/Export/Tendenze by
Scambi Austria Italia

Lombardia, crescono gli scambi con l’Austria pari a 169 milioni, +1%., secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Cresce in particolare l’export di 67 milioni+6,2%, anche se l’import è maggiore, pari a  102 milioni. La Lombardia pesa il 35% degli scambi italiani in design con l’Austria e Milano da sola il 22% nazionale.

Per provincia. Prima Milano con 88 milioni di import e 17 di export (+6,4%), Monza con 2 milioni di import e 14 milioni di export (+3,7% e +0,6%), Como con 11,6 milioni di export (+3,5%). Cresce Bergamo con 7 milioni di import (+82%) e circa 6 di export (+24%). Poi arriva Brescia con quasi 2 milioni di import (+88%) e oltre 6 milioni di export (+10%). Emerge da una elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat 2017 e 2016.

Principali settori. La Lombardia importa 48 milioni in vetrerie, 1,7 milioni di ceramiche, 4,8 milioni di lampade, 3,4  milioni in mobili e 43,6 milioni in gioielli. Esporta 8,7 milioni in vetreria, 2,1 milioni di ceramiche, 14,6 milioni di lampade, 35,3  milioni in mobili e 6,6 milioni in gioielli.

Apprendistato, un nuovo contratto italiano su tre è in Lombardia

in Economia/Meccanica/Tendenze/Turismo by
Apprendistato a Brescia

A due anni dalla sua introduzione il modello di alternanza scuola-lavoro, cioè l’inserimento in azienda attraverso un contratto di apprendistato degli studenti tra i 15 e i 25 anni che devono conseguire un titolo di studio, si è dimostrato in Lombardia un efficace sistema di avvicinamento dei giovani alle imprese. Lo riporta Lombardia Speciale nel suo approfondimento settimanale su www.lombardiaspeciale.regione.lombardia.it. A dicembre 2017 dei 9.208 contratti di apprendistato di I livello firmati in Italia, 2.601 sono stati siglati in Lombardia che divide il podio delle regioni virtuose con la provincia autonoma di Bolzano (2.468 contratti) e il Veneto (910). A rilevarlo i dati di Forma – Associazione nazionale enti di formazione professionale.

Complessivamente dall’avvio della sperimentazione i contratti di apprendistato sono aumentati nel Paese del 37 per cento per lo più concentrati nelle regioni del Nord, e nell’ultimo anno sono cresciuti del 21,3 per cento. Va detto che alcune regioni hanno appena attivato il programma e che quindi un vero e proprio confronto regionale si potrà fare quando il sistema sarà a pieno regime su tutto il territorio nazionale.

Le realtà produttive che più hanno accolto gli studenti lombardi nell’apprendistato, secondo i dati di Regione Lombardia, sono imprese alberghiere e turistiche (24%), imprese artigiane di acconciatura (19%), imprese artigiane metalmeccaniche (13%) e terziario distribuzione e servizi (10%).

UN SUPPORTO ALLA DISPERSIONE SCOLASTICA

Il modello duale in Lombardia si è rivelato anche un supporto alla dispersione o all’abbandono scolastico poiché lo sviluppo di un progetto tra scuola e impresa e l’aspetto pratico rappresenta uno stimolo anche per i ragazzi che tollerano meno bene lo studio in aula e sui libri. Inoltre per rafforzare il modello la Regione Lombardia ha introdotto l’obbligo di attivazione di un contratto di apprendistato almeno per il 5 per cento degli allievi delle terze e quarte classi dei percorsi di istruzione e formazione professionale.
La Lombardia ha raggiunto una percentuale molto elevata di apprendisti che si colloca a pieno titolo nel panorama europeo accanto a Germania e Finlandia.

Lavoro, le imprese bresciane valgono 405mila occupati

in Economia/Lavoro/Tendenze by

Lavoro nelle imprese: cresce nell’ultimo anno, secondo i dati elaborati dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su base registro imprese al 2017 e 2016, con 463 mila addetti dichiarati dalle imprese in più in Italia, + 2,8%, su 17 milioni totali. In Lombardia, con 4 milioni di addetti, il 23,7% del totale nazionale, ci sono 219 mila addetti in più in un anno (+5,8%). Milano è prima per numero di addetti delle imprese con 2,1 milioni, il 12,6% nazionale, seguita da Roma (1,5 milioni, 8,8%), Torino (740 mila) e Napoli (559 mila). Tra le prime 20 in Italia anche Brescia (5° con 405 mila addetti), Bergamo (7° con 373 mila), Monza Brianza (17° con 232 mila) e Varese (20° con 207 mila). Milano è anche prima per crescita in un anno (+9,1%) seguita da Rimini e Ravenna (+6% ciascuna), Prato, Pesaro-Urbino e Bergamo (+5%).

I settori con più addetti. È il settore manifatturiero ad avere più addetti, 979 mila in Lombardia e 3,7 milioni in Italia, seguito dal commercio, 722 mila e 3,3 milioni. In Lombardia il terzo settore è quello dei servizi alle imprese (503 mila addetti), in Italia i servizi di alloggio e alla ristorazione (1,6 milioni).

Le imprese femminili. In Italia il 14,7% degli addetti (2,5 milioni, +3,6% in un anno) è in imprese femminili, in Lombardia il 10,1% (404 mila, +2,8%). Se per numero di addetti delle imprese femminili prime sono Roma (174 mila), Milano (145 mila) e Napoli (99 mila) sono Benevento, Prato, Enna e Frosinone dove le donne danno più lavoro, con circa un posto su quattro. In Lombardia la prima è Pavia col 17,6%.

Le imprese straniere. Il 5,2% degli addetti italiani, circa 878 mila, lavora in imprese straniere, un dato in crescita del 5,6% in un anno. In Lombardia sono 190 mila e pesano il 4,8% sugli addetti delle imprese lombarde. Prime per stranieri datori di lavoro sono Prato col 33,2% degli addetti totali del territorio, poi Firenze, Imperia e Teramo (10% circa). In Lombardia prime per peso sono Pavia e Lodi (6,7% del totale).

Le imprese di giovani. Sono 966 mila gli addetti delle imprese giovani in Italia e 146 mila in Lombardia, pesano rispettivamente il 5,7% e il 3,7% su tutti gli addetti d’impresa. Prime per numero di addetti nelle imprese giovani sono Roma con circa 68 mila, Napoli con 64 mila e Milano,  con circa 60 mila, mentre per peso degli addetti sul totale prime sono Crotone, Reggio Calabria e Caserta con circa il 14% di tutti i posti nelle imprese del territorio. In Lombardia prime per peso sono Pavia e Lodi (6% del totale).

Terziario, indagine Aib: a Brescia crescono ordini e occupazione

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze/Terziario by

Nel primo trimestre dell’anno, il settore bresciano dei servizi evidenzia una nuova espansione, sebbene  con intensità relativamente minore rispetto a quella che ha caratterizzato gli ultimi mesi del2017. Nel complesso, il terziario provinciale attraversa un periodo particolarmente favorevole,certificato da quanto registrato a livello nazionale, dove l’Indice PMI riferito al settore si è mantenuto, anche nel periodo gennaio-marzo 2018, saldamente sopra la soglia che delimita l’espansione dalla contrazione.

Nel dettaglio, per quanto riguarda i giudizi espressi dalle imprese sui tre mesi precedenti:
• il fatturato è cresciuto per il 49% delle imprese, con un saldo positivo del 44% fra coloro che hanno dichiarato variazioni in aumento e in diminuzione;
• gli ordini e l’occupazione evidenziano anch’essi significativi incrementi (saldi netti pari rispettivamente a +43% e a +22%);
• i prezzi dei servizi offerti continuano a caratterizzarsi per un’evoluzione tutto sommato piatta (saldo netto +2%), giustificata dalla difficoltà di scaricare nelle tariffe applicate la salita dei costi operativi.

Le aspettative per i prossimi mesi sono ancora orientate all’ottimismo. Per il fatturato, il saldo fra risposte in aumento e in diminuzione è ampiamente positivo (+38%); i saldi riferiti al portafoglio ordini (+49%) e all’occupazione (+30%) evidenziano anch’essi risultati positivi. Le previsioni relative ai prezzi dei servizi offerti (saldo nullo) indicherebbero il persistere dell’impossibilità da parte degli operatori contattati di incrementare le tariffe proposte alla clientela.

In tale contesto, le opinioni delle imprese intervistate in merito alle prospettive sulla tendenza generale dell’economia italiana sono piuttosto incoraggianti, ma meno entusiastiche rispetto al recente passato: il 38% degli intervistati si è espresso infatti in modo favorevole, mentre il rimanente 62% ha indicato stazionarietà.

A seguito delle dinamiche sopra descritte, l’indice sul clima di fiducia nelle imprese bresciane operanti nel settore terziario si è attestato a 143,3, in diminuzione rispetto ai massimi registrati nel periodo precedente (150,7), ma comunque superiore ai livelli segnati nello stesso trimestre del 2017 (136,7).

Brescia, da inizio 2018 sono sparite 334 imprese

in Economia/Partner/Tendenze by
Crisi

Nei mesi tra gennaio e marzo – tradizionalmente caratterizzato da un bilancio negativo tra iscrizioni e cessazioni d’imprese, a causa del concentrarsi di quest’ultime sul finire dell’anno e contabilizzate negli archivi camerali nelle prime settimane dell’anno successivo – sono nate 2.253 imprese e ne sono cessate 2.587, determinando un nuovo saldo negativo pari a 334 unità.

Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno si è registrato un rallentamento delle iscrizioni di nuove imprese e contestualmente le un aumento delle cessazioni. Il risultato è una nuova riduzione del numero delle imprese che ha portato a 118.591 le sedi registrate a fine marzo, il valore più basso dal 2006.

Anche per il comparto artigiano il primo trimestre si conferma in rosso, con un saldo negativo pari a 234 unità. E’ questa la dinamica che emerge dall’analisi sulla natalità e mortalità delle imprese bresciane realizzata dal Servizio Studi della CCIAA di Brescia e dal centro Studi AIB sui dati Movimprese.

Dal confronto territoriale si evidenzia che tutte le province lombarde, a differenza di Milano, hanno chiuso il trimestre con saldi negativi; il risultato di Brescia è tra i meno peggiori. Brescia si colloca, infatti, in seconda posizione dopo Milano per valore del tasso di sviluppo.

Salute, Regione a credito: gli italiani scelgono la sanità lombarda

in Economia/Tendenze by
Dati sanità lombarda

Gli italiani scelgono la Lombardia per farsi curare. Nel 2016 la sanità della regione della rosa camuna ha attratto il maggior numero di pazienti non residenti con 163mila ricoveri extraregionali, seguita dall’Emilia Romagna con 109mila ricoveri, il Lazio con78mila, la Toscana con 69mila ricoveri extraregionali e il Veneto con 61mila ricoveri. Sono alcuni dei dati riportati nell’approfondimento pubblicato su Lombardia Speciale,  a partire  dall’analisi di Demoskopika, istituto che opera dal 2001 nel campo della ricerca economica e sociale, delle indagini di mercato e dei sondaggi di opinione per conto di enti pubblici, imprese, organizzazioni private, associazioni di categoria.

LA LOMBARDIA HA UN CREDITO DI 809 MILIONI DI EURO

La Lombardia ha anche il credito più alto d’Italia, ben 809 milioni di euro che le devono essere rimborsati dalle altre regioni per aver curato pazienti non lombardi. Un dato in crescita di oltre il 50 per cento rispetto al 2014, quando il credito vantato dalla Lombardia era di 534 milioni. Al secondo posto c’è l’Emilia Romagna che ha diritto a 357 milioni di euro, seguita dal Veneto con 161 milioni di credito.  Le regioni che hanno, invece, il debito maggiore verso le altre realtà territoriali sono la Campania con 302 milioni da restituire, il Lazio con 289 milioni e la Sicilia con 240 milioni di debito.

I LOMBARDI SCELGONO GLI OSPEDALI DELLA REGIONE

La maggior parte dei pazienti che sceglie di farsi curare in un’altra regione è residente nelle regioni del Sud, dove secondo Demoskopica la migrazione sanitaria è maggiore. L’indice medio della mobilità passiva è pari al 10,4 per cento e misura, in una determinata regione, la percentuale dei residenti ricoverati nelle strutture sanitarie di altre regioni sul totale dei ricoveri sia intra che extra regionali. La media più alta è al Sud, 14,6 per cento, con picchi del 27,2 per cento registrati in Molise, del 23,9 in Basilicata e del 20,9 in Calabria. Le isole fanno invece registrare valori molto al di sotto della media con la Sardegna che si attesta al 5,6 per cento e la Sicilia al 7,3. Al Centro il tasso di migrazione sanitaria è dell’8,9 per cento, mentre il più basso è al Nord con il 6,8 per cento. Ed è la Lombardia ad avere l’indice più basso: con appena il 4,7 per cento, la regione della rosa camuna registra il rapporto minore di ricoveri fuori regione dei residenti sul totale dei ricoveri totalizzando il massimo del punteggio (100 punti).

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