Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Tendenze - page 39

Media ed editoria, nel bresciano le imprese sono un migliaio

in Economia/Tendenze by
Libri

Nel settore media, editoria, tv e video, sono 63 mila le imprese in Italia e 245 mila gli addetti. Per imprese, prime Roma con circa 6 mila e Milano con oltre 5 mila, ma anche Napoli e Torino con circa 3 mila, Bari, Firenze, Salerno, Bologna, Catania, Palermo, Genova con oltre mille.  La Lombardia è prima in Italia per numero di addetti, ne conta circa uno su quattro (51 mila). Roma e Milano hanno oltre 30 mila addetti. Milano, con 12 miliardi di fatturato nel settore, pesa quasi la metà sul totale nazionale di 28 miliardi. In Lombardia, dopo Milano ci sono Brescia, Bergamo e Monza con quasi mille imprese, Varese con oltre 700, Como con oltre 500. A Bergamo circa 5 mila gli addetti. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza  Lodi  su dati del registro imprese al secondo trimestre 2018 e Aida.

Milano, editori con quasi 2 mila imprese primo settore. Primi settori: attività editoriali con 1.819, stampa con 1.635, commercio al dettaglio di giornali e articoli di cartoleria in esercizi specializzati con 1.603, commercio al dettaglio di libri in esercizi specializzati con 218 operatori, attività di programmazione e trasmissione con 128, agenzie di stampa con 54, negozi di registrazioni musicali e video con 21.

 

L’economia bresciana rallenta, Sivieri (Api): segnali da non sottovalutare

in Api/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by
Douglas Sivieri

Il terzo trimestre 2018 registra una contrazione congiunturale per ordini, fatturato e produzione rispetto al secondo trimestre. A osservarlo è il report congiunturale del Centro Studi Apindustria Brescia, realizzato attraverso un questionario rivolto a cento imprese associate. «I principali indicatori economici – sottolinea il report – segnalano una contrazione generale, che sembra dettare un punto di svolta rispetto al generale clima di crescita registrato nei mesi precedenti». Il 36% dei rispondenti parla di contrazione dei fatturati nel terzo trimestre (due terzi di questi con cali superiori al 9%) rispetto al trimestre precedente. Diminuisce in misura sensibile anche la percentuale di imprese che crescono, dal 64% al 45%. A pesare sarebbe soprattutto «una sentita instabilità a livello nazionale».

Stabili o in crescita continuano invece a essere i rapporti commerciali oltralpe. In crescita si confermano anche i costi di produzione. Sul fronte occupazionale, dopo un 2017 caratterizzata da una generale crescita, il 2018 registra variazioni più modeste: nel terzo trimestre la metà degli intervistati non segnala variazioni, un terzo rileva un lieve aumento, un 15% ha invece ridotto al forza lavoro. Nonostante il clima di apparente contrazione, nel terzo trimestre, le imprese non smettono di investire: se per la metà dei rispondenti questi sono stabili, per l’altra metà sono invece in crescita. A livello tendenziale, nel confronto con il 2017, i primi tre trimestri del 2018 presentano comunque nel complesso dati positivi per le imprese associate ad Apindustria. Le imprese presentano un fatturato in crescita nel 64% dei casi e stabile nel 10 per cento.

«Da mesi avvertivamo i segnali di un rallentamento – afferma Douglas Sivieri, Presidente di Apindustria Brescia -. La tendenza resta positiva, ma la congiuntura registra un freno da non sottovalutare. Anche nei periodi di crescita più convinta abbiamo registrato difficoltà per un gruppo di imprese. Adesso la platea che segnala rallentamento sembra stia aumentando, e questo in un contesto nel quale la domanda interna continua a essere debole e la situazione internazionale è un po’meno favorevole. Sono questi segnali da tenere presente e non trascurare».

Agroalimentare, cresce l’impresa dell’autunno

in Agricoltura e allevamento/Alimentare/Economia/Tendenze by
Produzione delle mele, foto d'archivio

Crescono i settori dell’agroalimentare legati all’autunno, sia in Lombardia che in Italia. In cinque anni si registra il +11% a Milano, dove si contano 290 imprese, +5% in Lombardia con 4.261 attività e +10% in Italia con 152 mila attività. In un anno, invece, la crescita è del +2% in regione e +3% a livello nazionale. Emerge dai dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Coldiretti Lombardia a giugno 2018. Sono legate all’autunno attività quali la coltivazione di uva (2.991 imprese in regione, di cui 148 a Milano su 80 mila in Italia), mele (243 imprese su 8 mila nazionali), castagne, bacche: mirtilli, ribes, kiwi, cachi, melograno, nocciole (443 su 11 mila), olive (464 di cui 86 a Milano su 49 mila), produzione di olio (28 di cui 6 nel capoluogo su 3 mila) e di vino (92 di cui 16 milanesi su 1.845). Settori che contano 150 mila addetti in Italia, di cui 6 mila in Lombardia e circa 600 a Milano. Un imprenditore su dieci è giovane, sia in regione che in Italia.

Business da 1,4 miliardi all’anno in regione su 17 miliardi in Italia, con 650 milioni a Milano, circa 300 a Brescia, circa 100 a Bergamo, Pavia, Lecco. Prime in Italia Verona con circa 2 miliardi, Treviso e Firenze con oltre 1 miliardo.

Maggiore concentrazione in Italia a Bari, Trapani, Treviso, Foggia, Trento, Verona e Cuneo. Prima Bari con circa 10 mila imprese, +28% in cinque anni, seguita da Trapani con oltre 8 mila, Treviso con quasi 7 mila, + 16%, Foggia con 6 mila, +7%, Trento, Verona e Cuneo con 5 mila, +13%, + 16% e +24%.

Maggiore concentrazione in Lombardia a Pavia, Brescia, Sondrio, Bergamo. Prima Pavia con 1532 imprese, seconda Brescia con circa mille imprese, +15% in cinque anni, seguita da Sondrio con 480, + 14%, Bergamo con 355, +22%, Milano con 290, +11%.

Crescono di più in Italia Rovigo, Belluno, Verbania. Rovigo con 54 imprese, +8,00%,in un anno, +116,00% in cinque anni, Belluno con 71 imprese, +10,90% in un anno, +115,20% in cinque anni, Verbania con 34 imprese, +13,30% in un anno, + 112,50% in cinque anni, Ferrara con 309 imprese, +10,00%,in un anno, +,100,60% in cinque anni, Isernia con 46 imprese, +21,10% in un anno, +91,70% in cinque anni.

Tra i territori con oltre mille imprese, crescono Bolzano, Avellino, Caserta: Bolzano con 2.784 imprese, +10,50% in un anno, +73,80% in cinque anni,  Avellino con 2.195 imprese, +16,10% in un anno, +59,40% in cinque anni, Caserta con 1.347 imprese, +12,50% in un anno, +53,80%in cinque anni, Napoli con 1.454 imprese, +13,30% in un anno, +47,20% in cinque anni, Matera con 959 imprese, +5,70% in un anno +45,10% in cinque anni, Ravenna con 1.307 imprese, +4,10% in un anno, +31,20% in cinque anni, Bari con 9.630 imprese, +5,40% in un anno, +28,10% in cinque anni, Viterbo con 2.840 imprese, + 3,80% in un anno, +27,40% in cinque anni, Nuoro con 1.077 imprese, +5,40% in un anno, +24,40% in cinque anni,

Crescono di più in Lombardia Cremona, Varese, Como, Lecco, Mantova, Bergamo, Monza. Cremona con 24 imprese, +4,30% in un anno, +84,60% in cinque anni, Varese con 93 imprese, +10,70% in un anno, +78,80% in cinque anni, Como con 87 imprese, +7,40% in un anno, + 67,30% in cinque anni, Lecco con 62,imprese, +12,70% in un anno, +59,00% in cinque anni, Mantova con 264 imprese +8,60% in un anno, +32,70% in cinque anni, Bergamo con 355 imprese, +5,30% in un anno, +21,60% in cinque anni, Monza e Brianza con 51 imprese, +2,00% in un anno, +21,40% in cinque anni.

Più peso dei giovani a Avellino, Napoli, Caserta ma anche Torino e Imperia. Giovani più presenti ad Avellino (500 imprese su 2.195, 22,8%), Napoli (330, 1.454, 22,7%), Caserta (282, 1.347, 20,9%). Tra le prime anche Salerno (582, 3.751, 15,5%),  Torino (87, 583, 14,9%), Crotone  (241, 1.659, 14,5%),  (145, 1.007, 14,4%).

Più peso dei giovani in Lombardia a Varese, Sondrio, Como. Più giovani a Varese (18 su 93,19,4%), Sondrio (77, 480, 16,0%), Como (12,  87, 13,8%).

Smart economy, Brescia ai primi posti per prodotti di riciclo

in Economia/Tendenze by

Dall’hi-tech ai trasporti al riciclo dei rifiuti, sono tanti i prodotti dei settori smart che dalla Lombardia vanno nel mondo: un business da 15 miliardi di euro nel 2017, un quarto del totale italiano, +7% in un anno. Un terzo di questo export parte da Milano per un valore di quasi 5 miliardi di euro. Seguono Brescia e Bergamo con 2 miliardi circa, superano il miliardo anche Monza e Brianza, Lodi e Mantova. La crescita maggiore a Sondrio (+27,7%) e Pavia (+22,8%). Le prime destinazioni dell’export sono Germania con 2,2 miliardi (+1,1%), Spagna con 1,8 miliardi (+13,1%) e Francia con 1,3 miliardi. In forte aumento Cina (+19,6%) e Polonia (+14,8%).

Prime destinazioni per prodotto lombardo. Spagna (1,1 miliardi, +11,6%) e Svizzera (725 milioni, +13,3%) per computer ed elettronica ma in crescita anche la Cina (+12,6%). Per apparecchiature di cablaggio Germania (195 milioni circa) e Regno Unito (182 milioni), in aumento la Svizzera (+31,1%). Prodotti dello smaltimento e recupero dei rifiuti: prima Cina (157 milioni, +43,7%) seguita dalla Germania (117 milioni, + 26,2%), raddoppia la Turchia che passa da 6,5 a 13,5 milioni. Rep. Ceca (6 milioni) e Stati Uniti (3,3 milioni) per la produzione cinematografica, video e musicale. Germania in testa per autoveicoli (490 milioni, +4%), parti e accessori di auto (873 milioni, +5,5%) e mezzi di trasporto (116 milioni, +4%). In crescita in questi settori Svizzera (+34,3%) per auto, Francia (+14,9%) ma anche India (+8,9%) per parti e accessori di auto, Giappone (+50,2%) per mezzi di trasporto (biciclette, motoveicoli e altri). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat anni 2017 e 2016.

I prodotti lombardi smart più esportati sono quelli hi-tech. Per oltre 6 miliardi in un anno, +6,6%, seguono le parti e accessori per auto e le auto con quasi 3 miliardi ciascuna (+5,9% e +5,7%) e le apparecchiature di cablaggio con 1,5 miliardi, +3,6%.

Milano prima in Italia per hi-tech e apparecchiature per cablaggio. In computer ed elettronica supera infatti i 2,7 miliardi, +8,8% ed è seguita da Lodi (+9,8%) e Monza Brianza con un miliardo circa. Per cablaggio Milano raggiunge quasi i 730 milioni di export, tra le prime anche Bergamo quarta e Brescia nona. Bergamo è seconda nelle parti e accessori per auto e precede di poco Brescia (circa 900 milioni di euro entrambe). Brescia è prima per prodotti di riciclo con 228 milioni (+36,6%), vengono subito dopo Milano (218 milioni, +3,7%), Monza Brianza e Bergamo (oltre 90 milioni, rispettivamente +30% e +36%).

La classifica italiana dei settori smart. In testa Torino, prima con 9 miliardi grazie soprattutto agli autoveicoli, Milano con 5 miliardi e Chieti con 4 miliardi. Superano i 3 miliardi anche Modena e Potenza. Seguono Bologna (2,9 miliardi) Frosinone (+227%), Brescia e Bergamo, tutte con 2 miliardi circa. Tra le prime anche Monza e Brianza, Lodi e Mantova.

Boom di take away e cibi pronti: nel Bresciano le imprese sono 788

in Alimentare/Economia/Tendenze by

Cresce la passione di lombardi e italiani per il cibo d’asporto e i pasti pronti nel 2018. Sono 5.803 le imprese attive in regione nel settore su 37.715 nel Paese e crescono in un anno di circa il 2% secondo i dati elaborati dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza e Lodi su fonte registro imprese al primo trimestre 2018 e 2017. Un settore che in Lombardia impiega 18 mila addetti su 109 mila in Italia e nel quale pesano soprattutto stranieri (50,2% contro la media italiana del 24,4%) e giovani (22,6% contro media italiana del 21,3%) ma meno le donne (19% in Lombardia, 27,1% in Italia).

Take away e cibi pronti in Lombardia. Si tratta soprattutto di imprese specializzate nella somministrazione con asporto, 5.581 attività, ma ci sono anche oltre duecento imprese tra produzione di pasti, sughi e estratti pronti. Milano è prima con 1.888 imprese attive, seguita da Brescia (788), Bergamo (691), Monza Brianza (503) e Varese (476). In un anno sono Milano (+4,5%), Monza Brianza (+4,1%), Como (+3,9%) e Pavia (+3,3%) a crescere di più.

Take away e cibi pronti in Italia. 37.715 imprese, +1,8% in un anno, e circa 109 mila addetti sono i numeri del settore in Italia. Roma (3 mila imprese, 8% nazionale), Napoli (1.969, 5,2%) e Milano (1.888, 5%) sono i territori che concentrano il maggior numero di attività seguite da Torino (1.546), Bologna (845) e Catania (810). Aosta (+15,4%), Isernia (+12%), Parma (+8,4%) e Piacenza (+7,9%) i territori che crescono di più. Lombardo il primato per la presenza di imprenditori stranieri nel settore con Lecco (62,4%), Milano (60,6%) e Lodi (53,3%) le province dove pesano di più in Italia. Caltanissetta (30,1%), Asti (29,9%) e Messina (29,4%) sono, invece, le aree dove l’imprenditoria giovanile ha un peso maggiore e Rieti (54%), Chieti (45,6%) e Frosinone (42,3%) quelle in cui le imprenditrici pesano di più.

Business da 1,3 miliardi in Lombardia su 5,5 miliardi in Italia per piatti pronti e take away. Tra le regioni prima l’Emilia Romagna con 1,5 miliardi, seconda la Lombardia e terzo il Lazio con 840 milioni. Tra i territori, prima in Italia è Roma con 784 milioni, seguita da Ravenna con 578 milioni, Milano con 332 milioni, Monza con 300 milioni, Parma con 291 milioni, Modena con 239 milioni, Napoli con 195 milioni, Brescia con 182 milioni, Rimini con 147 milioni, Bergamo con 134 milioni, Mantova con 125 milioni, Pavia con 118 milioni.

Parrucchieri ed estetisti: nel Bresciano sono oltre 3mila

in Economia/Servizi/Tendenze by
Parrucchiere, foto da Pixabay

Sono oltre 23 mila le imprese che in Lombardia sono specializzate per offrire servizi da barbiere, parrucchiere ed estetista, pesano il 16,6% sul totale italiano di 141 mila imprese e crescono dello 0,9% in un anno secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati del registro imprese al primo trimestre 2018 e 2017. Si tratta di circa 17 mila tra barbieri e parrucchieri, oltre 6 mila istituti di bellezza e 400 imprese specializzate nella manicure e pedicure.

Milano è prima con oltre 7 mila imprese (+0,8% in un anno),il 15% straniere (+1,5% le donne, +7% gli stranieri in un anno), seguita da Brescia con 3 mila, Bergamo con 2.700, Varese con 2.300 e Monza Brianza con 1.800 mentre sono Como (+1,6%) e Sondrio (+1,2%) i territori dove il settore cresce di più dal 2017. Oltre 500 le imprese a Lodi (+1%).

Un’attività in mano alle donne, che crescono dell’1,5% in un anno e in media posseggono il 69,4% delle attività (con punte del 79,2% a Sondrio e 78,1% a Cremona) contro la media italiana del 63,7% e in cui crescono soprattutto gli imprenditori nati all’estero, +8,8%, arrivando a pesare ormai quasi un’impresa su dieci (9,3%). I giovani sono il 14%.

Parrucchieri ed estetisti in Italia. Sono oltre 141 mila e crescono dell’1,2% tra 2017 e 2018. Si tratta soprattutto di parrucchieri (circa 103 mila) e istituti di bellezza (35 mila) ma ci sono anche quasi 2 mila imprese di manicure e pedicure. Il 63,7% delle imprese è a guida femminile (+1,7%), il 14% ha proprietari under 35 mentre nel 7,5% dei casi sono nati all’estero (+7,4%). Roma è prima con 9.865 imprese, +3,6% in un anno, vengono poi Milano con 7.102 imprese (+0,8%), Napoli e Torino con quasi 6 mila imprese e rispettivamente +2,7% e +0,5%. La maggior concentrazione di imprese femminili sul totale si trova ad Aosta, 83%, e Biella, 82%, il primato per le imprese giovani a Crotone (25%) e Isernia (23%), quello per le imprese straniere a Milano (15%) e Teramo (14%).

 

Il collezionismo è un lavoro: a Brescia le imprese sono 284

in Cultura/Economia/Tendenze by
Libri antichi

Dall’arte ai francobolli, dai libri antichi alle monete, dai robivècchi agli oggetti d’artigianato. Sono 2.127 le imprese che a Milano fanno del collezionismo un business, +137% rispetto alle 898 del 2013. A Milano e area metropolitana si concentra quasi un decimo del totale nazionale di 29 mila imprese. Dopo gli ambulanti d’arte, 1648, gli oggetti d’arte sono al centro dell’attività, trattati da 247 imprese. Sono 121 i punti vendita in cui trovare pezzi d’antiquariato e 45 gli esercizi specializzati in oggetti d’artigianato. Forte il peso di Milano nel commercio di filatelia e numismatica: con 43 imprese è la prima piazza italiana per chi colleziona francobolli e monete, su 340 in Italia. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese al secondo trimestre 2018, 2017 e 2013 relativi alle sedi di impresa.

La Lombardia che colleziona. Con 3.677 imprese attive nel 2018, il settore del collezionismo cresce in Lombardia del 105% in cinque anni. In tutte le aree prevalgono i mercatini d’arte con un totale di 2.771 imprese in regione. Se Milano fa da protagonista sulla scena lombarda del mercato da collezione, ci sono anche Brescia (284 imprese), Varese (253), Bergamo (248), tutte e tre attive soprattutto sul versante della vendita di oggetti d’arte, con rispettivamente 42, 16 e 28 attività. Pavia è invece terra di antiquari (22 imprese specializzate su 161 attive nel settore degli oggetti da collezionismo). In un anno crescono Sondrio (+9,4%), Lodi (+9%) e Como (+5,2%). 

Il collezionismo in Italia. Il collezionismo in Italia conta 28.753 imprese attive. Prime per numero di attività, Napoli con 2.963, +169% in cinque anni, Roma con 2.621, +181,5%, Milano con 2.127 (+136,9%), Palermo con 1.100, +55,6%. Oltre ai mercatini, primi con 23.141 imprese in Italia, Roma predilige il commercio al dettaglio di libri usati (47 imprese su 312 in Italia), Milano il commercio al dettaglio di oggetti d’arte (247 su 1.795) e la filatelia (43 su 340), Venezia la vendita di oggetti d’artigianato (170 su 1.438).

Collezionismo
Collezionismo

Sartorie artigianali, 1.600 in Lombardia: +20% in cinque anni

in Economia/Tendenze/Tessile by
Sartorie artigianali a Brescia

Dal disegno al taglio fino alla realizzazione artigianale di capi e complementi d’abbigliamento: sono 1.613 gli artigiani specializzati nella sartoria in Lombardia con 2.648 addetti, +2% in un anno, +20% in cinque.  Rappresentano il 18% del totale italiano che è di circa 9 mila attività.

Il sarto è anche una professione richiesta dalle imprese in generale, oltre 1.700 le entrate in Lombardia nel 2017 su più di 16 mila programmate in Italia (11%). Di questi almeno 1.500 assunti sono stati assunti come dipendenti ma il 50% è stato di difficile reperimento soprattutto perché viene richiesta una maggiore preparazione. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati del registro delle imprese secondo trimestre 2018, 2017, 2013 e su dati Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con ANPAL.

Sartorie in crescita a Milano. Con 742 attività artigianali e oltre mille addetti Milano è prima in Lombardia per sartorie, seconda in Italia dopo Roma (803 imprese e 1.104 addetti) ed è in crescita: +1,1% in un anno e +25,8% in cinque. Precede Torino (565 attività con 799 addetti), Napoli (357, 628) e Brescia (che conta 178 attività che danno lavoro a 293 persone). Tra le prime anche altre lombarde: Bergamo con 142 attività, Varese con 117 e Monza Brianza con 113.

Oltre due sartorie artigianali su tre sono a guida femminile, sia in Lombardia (69,4%) che in Italia (72,4%). E la percentuale di donne arriva all’80% circa a Sondrio e Mantova in Lombardia mentre supera il 90% a Gorizia, Chieti e Pordenone.

Leggermente più alta la presenza di giovani in Lombardia (12,2%) rispetto alla media italiana (11,4%) con punte del 19% a Sondrio e Brescia. A livello nazionale i giovani superano invece il 23% a Savona, Reggio Emilia, Pistoia e Grosseto.

Forte la presenza di stranieri soprattutto in Lombardia, più della metà del totale rispetto al 34,2% italiano: Milano arriva al 67% e si colloca nella classifica nazionale dopo Verbania (69,2%) e prima di Prato (65,9%). Se si guarda solo ai titolari di ditte individuali, le provenienze straniere prevalenti sia per la Lombardia che per l’Italia sono la Cina (rispettivamente 33% del totale ditte e 14,9%), il Marocco e la Romania (3% circa).

Editoria, nel Bresciano sono 227 le aziende attive

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Tendenze by
Libri, foto da Piaxabay

Artigianato e piccole imprese attive nell’editoria e nella stampa a Brescia. Numeri chiave che forniscono un’immagine di provincia vivace, legata a un mondo fatto di piccole imprese di qualità, dove il 98.3% dei 791 addetti sono occupati in PMI sotto i 50 addetti e dove marcato è il peso rappresentato proprio dalle imprese artigiane: se nella media lombarda rappresentano il 26,2% del totale delle imprese del comparto, a Brescia questa percentuale sale sino al 51,7%. A livello lombardo sono 1.974 le imprese artigiane legate alle attività editoriali e di stampa e riproduzione di supporti registrati (il 17,3% del totale Italia) e di queste, dopo Milano con 697 imprese artigiane, c’è Brescia, con 227 e al terzo posto Bergamo con 190. Brescia che segnala in questa particolare classifica, una dinamica positiva di due imprese secondo gli ultimi dati disponibili all’anno 2017. Dati che emergono dal recente studio realizzato dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia, in occasione dell’edizione 2018 di Librixia – la fiera del libro di Brescia, al via da sabato in piazza Vittoria e che sino al 7 ottobre animerà le giornate con incontri e presentazioni con al centro il libro. Uno studio che analizzando i più recenti dati disponibili, si addentra nel mondo delle attività editoriali e di stampa, dei piccoli editori, del processo di digitalizzazione del settore, canali di vendita e tempo dedicato ai libri.

«Un mestiere di qualità, che regge la concorrenza della stampa on line, sia per la tempestività, ma soprattutto per la versatilità e la qualità del servizio e del prodotto offerto. Grazie a qualità e artigianalità la carta stampata non morirà mai» commenta il presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale Eugenio Massetti:

Un mestiere vario, rappresentato da molteplici attività quelle delle 227 imprese artigiane attive (a tutto il 2017) nel mondo editoriale e della stampa a Brescia (9 sono piccoli editori, il 37,5% dei 24 editori totali) somma delle imprese che sottendono la stampa e le attività editoriali e che si occupano principalmente di: stampa di riviste ed altri periodici, pubblicati meno di quattro volte alla settimana, stampa di libri e opuscoli, spartiti e manoscritti di musica, mapp, album, agende, calendari ed altri stampati commerciali; materiale stampato tramite stampa tipografica, offset, rotocalcografia, flessografia, serigrafia ed altre macchine da stampa; stampa diretta su tessuti, plastica, vetro, metallo, legno e ceramica; stampa su etichette e cartellini; stampa su articoli pubblicitari e stampa di pubblicità su automezzi.

Processo di digitalizzazione che ha spinto negli ultimi anni la diffusione di supporti elettronici, ma che non sfonda sul mercato degli e-book e che ha favorito invece l’acquisto on line dei libri con il 24,6% di persone dai 14 anni in su hanno acquistato e ordinato libri on line. Sempre da ultimi dati nazionali disponibili: gli editori che oltre ai libri a stampa hanno pubblicato anche opere esclusivamente in formato e-book sono il 6,4%, mentre la quota di opere in formato e-book sul totale delle opere pubblicate a stampa è del 35,8%. in crescita di 20,6 punti tra il 2011 e il 2016.

Un mestiere specifico dunque, come quello dell’editore e di produzione libraria, che si occupa di tutti i processi ideativi, grafici e offset, sino alle strategie editoriali, oltre alla confezione fisica del libro e alla sua distribuzione. «Essere un libraio oggi significa essere artigiani del libro e della cultura. Se da una parte l’editoria elettronica e il diffondersi dei devices favoriranno una crescita degli e-book, dall’altro aumenterà la domanda di una editoria di qualità, selezionata, alta, confezionata a regola d’arte, che dovrà offrire quello che un libro elettronico non ha, carta e rilegatura di qualità, ottima stampa, grafica accurata e tattile, un crescente ritorno all’artigianalità delle origini» conclude il presidente Eugenio Massetti.

Lo studio si dedica inoltre al tempo dedicato dai lombardi ai libri: il 48,9% delle persone hanno letto libri negli ultimi dodici mesi (anno ultimo di rif. dati Istat 2016) superiore alla media italiana del 40,5%. Lombardia al 4° posto nel rank nazionale dopo Friuli V.G., Trentino A.A. e Valle d’Aosta. Ultimo dato interessante: la quantità dei libri presenti nelle librerie degli italiani e dei lombardi: se il 63,2% delle famiglie italiane ha una libreria con al massimo 100 titoli, tra i lombardi quasi il 10% (9,9%) ne possiede più di 400.

Artigianato e piccole imprese attive nell’editoria e nella stampa a Brescia. Numeri chiave che forniscono un’immagine di provincia vivace, legata a un mondo fatto di piccole imprese di qualità, dove il 98.3% dei 791 addetti sono occupati in PMI sotto i 50 addetti e dove marcato è il peso rappresentato proprio dalle imprese artigiane: se nella media lombarda rappresentano il 26,2% del totale delle imprese del comparto, a Brescia questa percentuale sale sino al 51,7%. A livello lombardo sono 1.974 le imprese artigiane legate alle attività editoriali e di stampa e riproduzione di supporti registrati (il 17,3% del totale Italia) e di queste, dopo Milano con 697 imprese artigiane, c’è Brescia, con 227 e al terzo posto Bergamo con 190. Brescia che segnala in questa particolare classifica, una dinamica positiva di due imprese secondo gli ultimi dati disponibili all’anno 2017. Dati che emergono dal recente studio realizzato dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia, in occasione dell’edizione 2018 di Librixia – la fiera del libro di Brescia, al via da sabato in piazza Vittoria e che sino al 7 ottobre animerà le giornate con incontri e presentazioni con al centro il libro. Uno studio che analizzando i più recenti dati disponibili, si addentra nel mondo delle attività editoriali e di stampa, dei piccoli editori, del processo di digitalizzazione del settore, canali di vendita e tempo dedicato ai libri.

«Un mestiere di qualità, che regge la concorrenza della stampa on line, sia per la tempestività, ma soprattutto per la versatilità e la qualità del servizio e del prodotto offerto. Grazie a qualità e artigianalità la carta stampata non morirà mai» commenta il presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale Eugenio Massetti:

Un mestiere vario, rappresentato da molteplici attività quelle delle 227 imprese artigiane attive (a tutto il 2017) nel mondo editoriale e della stampa a Brescia (9 sono piccoli editori, il 37,5% dei 24 editori totali) somma delle imprese che sottendono la stampa e le attività editoriali e che si occupano principalmente di: stampa di riviste ed altri periodici, pubblicati meno di quattro volte alla settimana, stampa di libri e opuscoli, spartiti e manoscritti di musica, mapp, album, agende, calendari ed altri stampati commerciali; materiale stampato tramite stampa tipografica, offset, rotocalcografia, flessografia, serigrafia ed altre macchine da stampa; stampa diretta su tessuti, plastica, vetro, metallo, legno e ceramica; stampa su etichette e cartellini; stampa su articoli pubblicitari e stampa di pubblicità su automezzi.

Processo di digitalizzazione che ha spinto negli ultimi anni la diffusione di supporti elettronici, ma che non sfonda sul mercato degli e-book e che ha favorito invece l’acquisto on line dei libri con il 24,6% di persone dai 14 anni in su hanno acquistato e ordinato libri on line. Sempre da ultimi dati nazionali disponibili: gli editori che oltre ai libri a stampa hanno pubblicato anche opere esclusivamente in formato e-book sono il 6,4%, mentre la quota di opere in formato e-book sul totale delle opere pubblicate a stampa è del 35,8%. in crescita di 20,6 punti tra il 2011 e il 2016.

Un mestiere specifico dunque, come quello dell’editore e di produzione libraria, che si occupa di tutti i processi ideativi, grafici e offset, sino alle strategie editoriali, oltre alla confezione fisica del libro e alla sua distribuzione. «Essere un libraio oggi significa essere artigiani del libro e della cultura. Se da una parte l’editoria elettronica e il diffondersi dei devices favoriranno una crescita degli e-book, dall’altro aumenterà la domanda di una editoria di qualità, selezionata, alta, confezionata a regola d’arte, che dovrà offrire quello che un libro elettronico non ha, carta e rilegatura di qualità, ottima stampa, grafica accurata e tattile, un crescente ritorno all’artigianalità delle origini» conclude il presidente Eugenio Massetti.

Lo studio si dedica inoltre al tempo dedicato dai lombardi ai libri: il 48,9% delle persone hanno letto libri negli ultimi dodici mesi (anno ultimo di rif. dati Istat 2016) superiore alla media italiana del 40,5%. Lombardia al 4° posto nel rank nazionale dopo Friuli V.G., Trentino A.A. e Valle d’Aosta. Ultimo dato interessante: la quantità dei libri presenti nelle librerie degli italiani e dei lombardi: se il 63,2% delle famiglie italiane ha una libreria con al massimo 100 titoli, tra i lombardi quasi il 10% (9,9%) ne possiede più di 400.

Imprenditori con oltre 70 anni: nel Bresciano sono ben 3.600

in Associazioni di categoria/Camera di commercio/Economia/Tendenze by
Imprenditori, foto d'epoca

Da una recente analisi del Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia su dati del Registro Imprese al primo semestre del 2018 emerge che sono 3.566 i titolari d’impresa individuale ultrasettantenni ancora operativi in provincia e costituiscono il 6,1% delle imprese individuali bresciane, oltre una su sedici.

Sono l’agricoltura e il commercio i settori in cui operano la maggior parte degli imprenditori over 70; rispettivamente il 44,4% e il 20,4%, anche se non manca la loro presenza nella manifattura (9,6%) e nelle costruzioni (5,7%).

Attive anche le ultrasettantenni bresciane: quelle al comando di imprese individuali sono 920 pari al 25,8% degli imprenditori over 70, più di una su quattro.

I titolari over 70 bresciani rappresentano il 14% degli imprenditori ultrasettantenni operativi in Lombardia, collocando Brescia al secondo posto in regione, dopo Milano, per numero di imprenditori individuali con più di 70 anni. Tuttavia Brescia slitta in sesta posizione per incidenza degli stessi sul totale degli imprenditori individuali operativi in provincia (6,1%)

I titolari all’estremo opposto della scala anagrafica ovvero i giovani imprenditori con meno di trent’anni sono 3.261 e rappresentano il 5,6% delle piccole imprese individuali della provincia.

Negli ultimi cinque anni il numero di imprenditori over 70 è aumentato del 12,6%, all’opposto gli under 30 sono diminuiti del 17,4%. Il risultato è stato che, nello stesso periodo, il peso percentuale dei giovani imprenditori è passato dal 6,4% al 5,6%, mentre quello degli ultrasettantenni è lievitato dal 5,1% al 6,1%.

Stilando una graduatoria comunale, gli imprenditori over 70 hanno un peso maggiore, nell’imprenditoria individuale locale, a Pertica Alta dove un titolare su quattro è ultrasettantenne; seguono Mura (21,6%) e Magasa (21,4%). Sul fronte opposto i giovani imprenditori sotto i 30anni hanno una maggiore incidenza a Irma dove due titolari individuali su cinque sono under 30, segue Paisco Loveno (18,2%) e Berlingo (12,1%).v

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