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Tendenze - page 30

India, le imprese della leonessa alla ricerca di nuove partnership

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Export/Tendenze by
Seminario in Aib sui rapporti Brescia-India

Si è tenuto giovedì pomeriggio, nella Sala Beretta dell’Associazione Industriale Bresciana, il seminario “India Industriale, Culturale, Strategica”, ultimo appuntamento delle due intense giornate che hanno portato a Brescia il Console Generale dell’India a Milano, Binoy George, e il Console Generale d’Italia a Calcutta, Damiano Francovigh – accompagnati da alcune importanti imprese indiane, tra cui Mecon, Nalco, JSW- Jindal, Tata Steel  –, impegnati in una serie di visite istituzionali e nelle aziende promosse da Indo-Italian MilanHUB con il patrocinio del Consolato Generale dell’India a Milano e dell’Associazione Industriale Bresciana, insieme a BTL – Banca del Territorio Lombardo.

Ai lavori hanno preso parte, tra gli altri, Giuseppe Pasini (Presidente AIB), Michela Tiboni (Assessore all’Urbanistica del Comune di Brescia), Eugenio Bodini (Past President AIB e Presidente Sideridraulic), Mohan Babu (Direttore JSW Steel Italy), Simone Vercesi (Direttore Enel Green Power India pvt ltd), Sanjeev Kumar (alla guida di Mecon, leader nella progettazione metallurgica in India), Pratapaditya Mishra (Direttore Generale Aluminium Association of India) e Alberto Cavicchiolo (Presidente Indo-Italian MilanHUB), oltre a una lunga lista di importanti imprenditori bresciani.

Dalla Lombardia proviene oggi il 40% dell’export italiano verso il Paese asiatico; nel 2018 Brescia è tra le prime province italiane per export industriale in India con 138 milioni di euro, al sesto posto nazionale in un quadro complessivo da oltre 4 miliardi di euro.

L’India è il secondo Paese più popoloso al mondo, con 1,3 miliardi di abitanti (fonte: Country Report India – ICE) e l’età media del Paese è al di sotto dei 30 anni. La popolazione indiana continua a crescere dal punto di vista demografico; e nei prossimi 20/30 anni è previsto un consistente aumento dei consumi, espressione di un indicatore di mercato quale l’aumento della classe media dal 19% di oggi al 70% della popolazione. Il PIL ha registrato dal 2015 al 2018 un tasso di crescita costante che si attesta circa al 7%, e le stime della Banca Centrale (Rbi) per l’anno prossimo si confermano intorno al 7%; anche secondo il rapporto Rapporto Export 2019 di SACE SIMEST l’India è uno dei Paesi che trainerà nei prossimi anni l’export italiano.

Il Console Generale dell’India a Milano, SE Binoy George, ha dichiarato che “l’industria bresciana costituisce il più grande hub produttivo della Lombardia e un riferimento per l’Italia. Per Brescia l’India può diventare uno dei grandi mercati della produzione moderna e anche una destinazione di investimenti ad elevata redditività. Le storie di successo delle sedi indiane di aziende bresciane dimostrano l’efficacia di questo impegno, in particolare nel contesto della piattaforma Make in India”

“I numeri dell’interscambio tra India e Brescia, e tra l’India e l’Italia, non rendono ancora appieno lo straordinario potenziale di crescita che questa nazione possiede – commenta Giuseppe Pasini, Presidente di AIB –. Il nostro territorio, tuttavia, ha già recepito queste opportunità, investendo in India con filiali commerciali e produttive. Il numero di aziende bresciane presenti nel Paese è elevato, e destinato a crescere, grazie anche a importanti appuntamenti come quello promosso dall’Indo-Italian MilanHUB”.

Tra le aziende associate ad AIB presenti in India si segnalano: Automazioni Industriali Capitanio, Ave, Bialetti Industrie, Bicelli, Camozzi Automation, Cavagna Group, Condor Trade, Emer, Foma, Gefran, Gnutti Carlo, Ivars, Marzoli Machine Textile (Gruppo Camozzi), Mesdan, Metal Work, O.M.F.B., Officine Meccaniche Rezzatesi, OMB Saleri, Sideridraulic System, Streparava, Valsir (Silmar Group).

Cile, ogni anno con Brescia scambi per 56 milioni di euro

in Economia/Export/Tendenze by

Cile e Italia, un business da 1,8 miliardi all’anno e che nei primi tre mesi del 2019 è già di 400 milioni circa, +3,2%, grazie soprattutto all’export che segna un +14,3%. Prime province su base annuale sono Avellino con 146 milioni di scambi di cui 142 milioni di import, Milano con 136 milioni, leader per export con 98 milioni, Cremona con 104 milioni (100 milioni circa di import) e Vicenza con 88 milioni (59 milioni di export). In crescita Ravenna (+81,2%) e Lucca (+34,4%). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia, l’agenzia per l’internazionalizzazione del sistema camerale italiano, sui dati Istat anni 2018 e 2017 e primi tre mesi del 2019 e 2018.

Tra le regioni eccelle la Lombardia con 428 milioni di euro di interscambio nel 2018, seguita da Emilia Romagna con 299 milioni, Veneto con 289 milioni e Campania con 195 milioni. In forte aumento la Puglia che passa da 10 a 30 milioni (+189,2%).

I prodotti più scambiati sono i metalli di base che rappresentano il 39,8% dell’import del 2018 e i prodotti dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (21,3%) mentre i più esportati sono i macchinari (43% del totale) e gli apparecchi elettrici (9%).

Gli scambi nei primi tre mesi del 2019. Raggiungono i 394 milioni: si tratta in particolare di 234 milioni di export e 159 milioni di import. Si confermano prime province Avellino con 54 milioni di interscambio e Milano con 31 milioni. Terza Vicenza con 26 milioni. Seguono Arezzo, Padova, Cremona, Verona e Reggio Emilia che superano tutte i 10 milioni di scambi. In crescita Arezzo che passa da 1,5 a 15,6 milioni. Tra le regioni prima la Lombardia con 84 milioni, seguita da Veneto (71 milioni) e Campania (63 milioni).

L’interscambio lombardo nel 2018 è di 428 milioni. L’export raggiunge quasi i 247 milioni mentre l’import supera i 181 milioni. Oltre a Milano e Cremona ai primi posti in Italia rispettivamente per export e per import, si distinguono Brescia con 56 milioni di scambi, Bergamo con 39,5 milioni e Varese con 32 milioni. In aumento Pavia che passa da 5,5 a 9,4 milioni di scambi (+68,8%). I prodotti lombardi che vanno di più in Cile sono i macchinari che rappresentano il 30,2% del totale, gli apparecchi elettrici (17,6%) e le sostanze chimiche (12%) mentre si importano metalli (46,9%) e prodotti agricoli (19,6%).

Export bresciano, nel 2019 la crescita continua

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

Nel I Trimestre 2019 prosegue, pur con un rallentamento, la crescita delle esportazioni bresciane, che ammontano a 4.154 milioni di euro tra gennaio e marzo 2019, in rialzo dello 0,6% su base tendenziale (rispetto allo stesso periodo del 2018), rilevamento superiore a quello della Lombardia (-1,6%), ma inferiore a quello dell’Italia (+2,0%). Risulta in calo del 3,3%, invece, il dato congiunturale (rispetto al trimestre precedente).

Le importazioni, pari a 2.432 milioni di euro, diminuiscono del 3,6% su base tendenziale e del 2,0% su base congiunturale: il saldo commerciale si mantiene quindi ampiamente positivo: 1.722 milioni di euro, in aumento del 7,3% rispetto a quello del primo trimestre 2018 (1.605 milioni di euro).

A rilevarlo sono i dati ISTAT elaborati dall’Ufficio Studi e Ricerche di AIB e dal Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia.

“Dopo un 2018 da record, la crescita nelle esportazioni segnata da Brescia prosegue anche nel I Trimestre 2019: il dato è in rallentamento, ma si mantiene comunque positivo in un contesto particolarmente complesso, e segnato dal calo dei prezzi delle materie prime – commenta Giuseppe Pasini, presidente di AIB –. Questa situazione testimonia il ruolo di locomotiva per l’export italiano giocato da Brescia”.

Tra i settori, su base annua, i più dinamici sono: prodotti alimentari, bevande e tabacco (+9,3%), articoli in gomma e materie plastiche (+7,5%), computer, apparecchi elettronici e ottici (+3,9%), macchinari (+2,9%), sostanze e prodotti chimici (+0,3%). Tra i mercati di sbocco, crescono le esportazioni verso Regno Unito (+8,6%), Stati Uniti (+5,1%), Cina (+5,3%), India (+16,9%) e Algeria (+20,8%).  Diminuiscono le vendite verso Francia (-4,9%), Spagna (-3,4%), Turchia (-33,9%), Russia (-13,3%) e Brasile (-5,7%). In termini di aree geografiche spiccano le dinamiche positive dell’Africa (+11,5%), dell’America centro meridionale (+11,1%) e dell’America settentrionale (+9,3%). Negativa la dinamica dell’Unione europea a 28 (-0,9%) e dei Paesi europei non UE (-9,8%).

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▪ Nel primo trimestre 2019, rispetto ai tre mesi precedenti, le vendite bresciane di beni sui mercati esteri (4.154 milioni di euro) risultano in diminuzione del 3,3%; gli acquisti dall’estero (2.432 milioni di euro) sono in calo del 2,0%.

  • Su base tendenziale (rispetto al primo trimestre 2018), le esportazioni aumentano dello 0,6% e le importazioni diminuiscono del 3,6%. Il valore delle merci vendute all’estero nel primo trimestre di quest’anno è il più elevato tra tutti i primi trimestri della serie storica dal 1991. La dinamica risente del rallentamento del commercio mondiale (+0,4% tendenziale nel primo trimestre 2019, contro il +1,6% del quarto trimestre 2018), in uno scenario in cui pesano l’escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, con effetti a cascata su altre economie emergenti, l’eventualità di una Brexit “disordinata” e il rallentamento della crescita in Germania (principale mercato di sbocco dei prodotti bresciani). Su un altro versante, la moneta unica ha evidenziato segnali di indebolimento, mentre è proseguita la caduta tendenziale dei prezzi delle principali materie prime industriali, che ha influenzato lo sgonfiamento dei valori monetari.
  • Questi i risultati più significativi che emergono dalle elaborazioni effettuate dall’Ufficio Studi e Ricerche AIB e dal Servizio Studi della Camera di Commercio sui dati ISTAT del commercio internazionale, diffusi a livello provinciale.

▪ Tra i settori, su base annua, l’aumento delle vendite all’estero di prodotti alimentari, bevande e tabacco (+9,3%), articoli in gomma e materie plastiche (+7,5%), computer, apparecchi elettronici e ottici (+3,9%), macchinari (+2,9%), sostanze e prodotti chimici (+0,3%) contribuisce alla crescita dell’export bresciano.

▪ Una diminuzione delle esportazioni riguarda i comparti degli apparecchi elettrici (-6,7%), dei mezzi di trasporto (-6,5%) e dei prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-3,8%).

▪ Tra i mercati di sbocco, crescono le esportazioni verso Regno Unito (+8,6%), Stati Uniti (+5,1%), Cina (+5,3%), India (+16,9%) e Algeria (+20,8%). Diminuiscono le vendite verso Francia (-4,9%), Spagna (-3,4%), Turchia (-33,9%), Russia (-13,3%) e Brasile (-5,7%). In termini di aree geografiche spiccano le dinamiche positive dell’Africa (+11,5%), dell’America centro meridionale (+11,1%) e dell’America settentrionale (+9,3%). Negativa la dinamica dell’Unione europea a 28 (-0,9%) e dei Paesi europei non UE (-9,8%).

▪ Per quanto riguarda le importazioni, sono in aumento quelle di computer, apparecchi elettronici e ottici (+12,9%), mezzi di trasporto (+7,9%), articoli in gomma e materie plastiche (+3,6%), sostanze e prodotti chimici (+2,9%), apparecchi elettrici (+0,4%).

▪ Risultano, invece, in calo gli acquisti in vari comparti, tra cui metalli di base e prodotti in metallo (-8,4%), prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-6,7%), macchinari ed apparecchi (-3,6%).

▪ Aumentano le importazioni da: Russia (+59,8%), Stati Uniti (+10,9%) e Cina (+9,8%).

Imprese creative, in provincia di Brescia sono 6mila

in Economia/Tendenze by
Creatività

Sono 66 mila le imprese dell’economia creativa in Lombardia e 321 mila Italia al 2019, secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Milano è protagonista con 32 mila. Seconda in Italia Roma con 28 mila. In Lombardia, seguono Brescia con 6 mila, Monza, Bergamo e Varese con 5 mila, Como con 4 mila. In Lombardia oltre un quarto dei lavori creativi nazionali. Gli addetti sono 404 mila in regione su 1,5 milioni nazionali, di cui 303 mila concentrati a Milano. Cresce il settore in regione, +0,7% in un anno mesi e + 2,6% dal 2014, più che in Italia (+0,4% e +1,8%). Milano ha una economia sempre più creativa cresce di + 1,5 per cento in un anno e di +7 % in cinque anni.

In Italia. Prima Milano con 32 mila imprese, +7% in cinque anni, poi Roma con 28 mila, +7%, Napoli con 15 mila, +8%, Firenze e Torino con 12 mila, Prato, Bari e Padova con 7 mila, Brescia, Vicenza, Bologna, Treviso con circa 6 mila.

Tra i settori in crescita musica, film e cinema, app, ricerca, professionisti (1429 imprese a Milano, +14% in cinque anni, 2093 in Lombardia, +10%, 10.536 in Italia, +8%). Bene anche la tecnologia informatica con lo sviluppo di app e software (6124 imprese a Milano, +20% in cinque anni, 11.089 in Lombardia, +15%, 45.402 in Italia, +14%), la ricerca (657 imprese a Milano, +23% in cinque anni, 1105 in Lombardia, +30%, 5.490 in Italia, +34%), le attività di professionisti (1979 imprese a Milano, +21% in cinque anni, 4532 in Lombardia, +12%, 18.446 in Italia, +12%).

Forte la presenza delle donne, sono il 23% in Lombardia, il 25% in Italia, il 20% a  Milano. Sono poi il 7% i giovani a Milano e in Lombardia e l’8% in Italia e il 9% gli stranieri a Milano e in Lombardia, 11% in Italia.

Aziende dell’alta tecnologia, nel Bresciano sono 1.822

in Economia/Tech/Tendenze by
Tecnologia, foto generica da Pixabay

Telecomunicazioni, veicoli spaziali, apparecchi ottici sistemi informatici prodotti farmaceutici e chimici, fibre, veicoli elettrici e imbarcazioni. La classifica delle imprese ad alta e medio alta tecnologia, secondo i dati elaborati dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi che indagano le performance delle imprese sulla base della classificazione dei settori ad alta tecnologia stilata dall’OCSE, assegna il podio a Milano con 6.160 imprese attive nei settori ad alta (1.500) e medio alta tecnologia per un totale di 140 mila addetti.
I dati lombardi – Milano si conferma ai vertici della classifica non solo per numero di imprese, ma anche per l’incidenza dei settori ad alta e medio alta tecnologia sul numero delle imprese del territorio, percentuale che nel capoluogo lombardo raggiunge il 26%, valore quasi doppio rispetto al dato nazionale (14%) e lombardo (20%). Incidenze piuttosto alte anche a Lodi, che supera il dato regionale con il 21% di imprese ad alta e medio alta tecnologia e Monza Brianza, quasi al 20%.
Buone le performance di Monza Brianza e Lodi anche per numero di addetti, con rispettivamente 32.113 addetti e 3.600 addetti, in aumento dello 0,6%.
Rispetto al numero di imprese, la Lombardia pesa circa il 30%, a quota 15.152 imprese con oltre 300 mila addetti: dopo Milano, Brescia con 1.822 imprese, Bergamo 1.493, Varese 1.413, Monza Brianza 1.353, Como 662, Pavia 633, Mantova 502, Lecco 452, Cremona 347, Lodi 237, Sondrio 78.
I dati italiani –  In Italia, sono complessivamente 55.837 le imprese targate alta (10.194) e medio alta tecnologia, che danno lavoro a quasi 1 milione di addetti. Dopo Milano, la classifica delle province italiane vede Torino seconda con 2.768 imprese, terza Roma (2.071). A seguire Vicenza, Brescia e Bologna con rispettivamente 1.871, 1.822 e 1.590 imprese.

Stranieri imprenditori, nel Bresciano sono 12mila

in Economia/Tendenze by

Imprenditori stranieri, ecco le principali nazionalità: a Milano, secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi al 2018, sono 8 mila i titolari egiziani, 6 mila i cinesi, 3 mila marocchini, bengalesi e albanesi.  In Lombardia prime nazionalità gli egiziani con 11 mila imprese, marocchini e cinesi con 10 mila, rumeni con 9 mila, albanesi con 6 mila. In Italia prime nazionalità i marocchini con 67 mila imprese, i cinesi con 53 mila, i rumeni con 50 mila, gli albanesi con 32 mila, i bengalesi con 31 mila.

Focus sui Paesi arabi, ci sono 25 mila ditte con titolare dai paesi arabi in Lombardia su 105 mila in Italia, stabili in un anno e +13% in cinque anni. Si tratta, in prevalenza di imprenditori da Egitto, 11 mila, Marocco, 10 mila, Tunisia, 3 mila. A Milano si concentrano 13 mila ditte, a  Bergamo, Brescia, Monza e Brianza circa 2 mila, a Varese, Como, Pavia, Mantova circa mille. In Italia prime Milano con 13 mila ditte, Roma con 8 mila, Torino con 6 mila, Napoli con 4 mila, Caserta con 3 mila. Oltre 2 mila a Reggio Emilia, Firenze, Genova, Reggio Calabria, Salerno, Bergamo.

Stranieri, tra imprese aperte sul territorio e investimenti esteri superano nel 2018 seicentomila le imprese in Italia, centomila in Lombardia e cinquantamila a Milano, secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Crescono le imprese estere e controllate da stranieri a ritmi del 2% in un anno e del 20% circa in cinque anni in Lombardia e in Italia. Per Milano del 3% in un anno e del 34% in cinque anni. Pesano un decimo di tutte le imprese in Lombardia e in Italia, un peso che sale al 16% per Milano.

Per Marco Accornero, membro di giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi: “Le attività di imprenditori nati all’estero, per la maggior parte sono ditte individuali, sono in forte crescita, in molti casi si tratta di imprese specializzate in alcuni settori. I prodotti e servizi spesso sono dedicati alla comunità di appartenenza e contribuiscono a creare proposte nuove di mercato per gli stessi italiani. Anche attraverso queste imprese, a Milano si creano rapporti con i paesi d’origine e nuove occasioni di business e culturali, in un trend europeo e internazionale”.

Lavorano nelle imprese straniere 102 mila addetti a Milano e circa 200 mila in Lombardia, quasi un milione in Italia. Le imprese straniere hanno 102 mila addetti a Milano, 197 mila in Lombardia, di cui circa 20 mila a  Bergamo e Brescia, 905 mila in Italia. Più facile lavorare per un imprenditore straniero a Lodi, con 3 mila addetti, il 7% di tutti gli addetti nelle imprese lodigiane, Pavia con 8 mila addetti, il 7%. A Milano, Lombardia e in Italia è il 5% degli addetti a  lavorare per stranieri.

In Italia prime per presenza di stranieri nelle imprese: Prato (9 mila imprese straniere, 31% del territorio), Firenze (16 mila, 18%), Trieste (2 mila, 17%), Imperia (4 mila, 17%), Milano (49 mila, 16%), Roma (58 mila, 16%), Reggio Emilia (8 mila, 16%), Genova (11 mila, 15%).

In Lombardia, dopo Milano, sono più numerosi a Brescia, con 12 mila imprese, + 6% in cinque anni, Bergamo con 9 mila, +19%, Monza e Varese con circa 7 mila imprese, +32% e +18%. Dopo Milano pesano di più a  Lodi con quasi 2 mila imprese, il 13% del totale.

I principali settori degli stranieri sono: commercio con 10 mila imprese a Milano, 19 mila in Lombardia su 158 mila in Italia, costruzione con 10 mila e 24 mila su 108 mila, ristorazione con 5 mila e 11 mila su 41 mila. Alti anche i servizi alla persona con 2 mila a Milano e 4 mila lombardi su 18 mila nazionali, la confezione di abbigliamento con mille imprese su 3 mila in regione e 16 mila nel Paese.

Principali paesi di provenienza, sulle ditte individuali registrate, sono: Egitto con 8 mila ditte a Milano su 16 mila in Italia, Cina con 6 mila su 53 mila, Marocco, con 3 mila su 67 mila, Romania con 3 mila su 50 mila, Albania con 3 mila su 32 mila, Bangladesh con 3 mila su 31 mila.

Brescia, le imprese smart danno lavoro a 40mila persone

in Economia/Tendenze by

Milano sempre più smart city: sono 44 mila le imprese, secondo una elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi al 2018 e 363 mila gli addetti. Sono le grandi città a trainare la crescita dei settori “smart” d’Italia, a Milano le imprese salgono del +1,2% in un anno, a Roma del + 0,6%, a Napoli di +1,5%, con un risultato nazionale di stabilità e quindi di una sempre maggiore attrazione e concentrazione dei grandi centri. Un settore guidato nel Paese da Milano e Roma con circa 100 miliardi ognuna di business su circa 500 miliardi in Italia e oltre 300 mila addetti nelle circa 50 mila imprese.

I settori smart: hi-tech, autoveicoli, trasporti e logistica, energia-acqua-rifiuti, costruzioni, commercio online, design.

Milano, Monza e Lodi insieme contano 53 mila imprese nei settori smart e 406 mila addetti, con una crescita del comparto pari a +1% in un anno.

In Lombardia si concentrano 102 mila imprese smart sulle 570 mila in Italia, guidate da Milano (44 mila), Brescia e Bergamo con oltre 10 mila, Monza e Varese con oltre 7 mila. Gli addetti sono 586 mila, più di uno su quattro dei 2,3 milioni in Italia. Sono 363 mila a Milano, 45 mila a Brescia e Bergamo, circa 30 mila a Monza e Varese.

In Italia ci sono 570 mila imprese e 2,3 milioni di addetti. Dopo Roma (51 mila, +0,6%) e Milano (44 mila, +1,2%), ci sono per imprese Napoli (28 mila, +1,5%) e Torino (21 mila), Bari, Brescia, Salerno, Caserta, Bergamo, Bologna con oltre 10 mila. Per addetti, prima Milano con 363 mila, poi Roma con 312 mila, Torino al terzo posto con 145 mila, poi Napoli con 75 mila, Bologna con 52 mila. Superano i 40 mila: Bari, Bergamo, Brescia e Firenze.

Economia, l’Unione Europea per Brescia vale 13 miliardi all’anno

in Economia/Export/Tendenze by
Bandiera europea, foto generica

L’Unione Europea vale per l’Italia oltre 500 miliardi di scambi commerciali all’anno (250 miliardi di import e 260,6 di export), il 57,6% del totale con il mondo (887 miliardi). In crescita nel 2018 del 4%. Lombardia prima regione con quasi un terzo del totale nazionale (31,4%), 161 miliardi, +5,6%. Seguita da Veneto con 70,7 miliardi (13,8% del totale, +5,1%), Emilia Romagna con 61 miliardi (12%, +4,5%) e Piemonte con 49 miliardi (9,7%, +2,2%). Germania con 128 miliardi, Francia con 85 miliardi, Spagna con 45 miliardi e Regno Unito con 34,6 miliardi i principali partner commerciali. Milano leader in Italia con oltre 64 miliardi di interscambio, +5,1%, pesa il 12,6% sul totale nazionale. Seguono Torino con 22 miliardi (-0,2%, 4,4% del totale), Verona con 20 miliardi (+4,7%, 3,9%), Brescia con 18 miliardi (+8,7%, 3,6%) e Bergamo con 17 miliardi (+5,4%, 3,3%). Tra le prime anche Roma, Vicenza, Bologna, Treviso e Modena, la maggior crescita a Brescia. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Promos Italia, l’agenzia per l’internazionalizzazione del sistema camerale italiano su dati Istat.

L’interscambio della Lombardia con l’Unione Europea vale 161 miliardi.Si tratta di 90 miliardi di import e 70,6 di export. Oltre a Milano, Brescia e Bergamo rispettivamente 1°, 4° e 5° in Italia, superano i 10 miliardi di euro anche Varese (+4,6%) e Monza Brianza e i 7 miliardi Lodi, Mantova e Pavia. Le maggiori crescite a Cremona (+20,1%) e a Lodi (+16,4%). I maggiori partner della Lombardia sono Germania con 44 miliardi, Francia con 26 miliardi, Paesi Bassi con 14,7 miliardi e Spagna con 13,3 miliardi. I prodotti lombardi più esportati in Europa sono i metalli (19,2% del totale, +7,7%) e macchinari (16,1% del totale, +4,5%), i più importati le sostanze chimiche (14,8%, +2,2%) e i mezzi di trasporto (11,8%, +23,8%).

 

L’unione fa la forza: nel Bresciano sono 479 le imprese in rete

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Dalle imprese di prodotti naturali italiani che intendono condividere la loro attività di commercializzazione di cibi freschi anche all’estero, quelle che si affiancano per creare un prototipo di moduli abitativi prefabbricati in legno a basso costo e di rapida realizzazione, le cooperative che insieme puntano a sostenere il diritto alla salute dei lavoratori attraverso l’erogazione di ticket sanitari, le aziende che si accordano per migliorare gli skills dei rispettivi lavoratori e riqualificarli, le imprese che stanno creando un servizio “chiavi in mano” nell’ambito del restauro e della conservazione dei beni culturali.

Sono alcuni esempi di aziende che hanno scelto di sottoscrivere un contratto per reti d’impresa, la formula – disciplinata da apposite normative – che permette alle imprese di unire le forze per affrontare meglio la competizione globale.

Le imprese che in Italia hanno stipulato un contratto di rete sono 31.922. Di queste imprese, ne sono presenti 3.308 in Lombardia (pari al 10% nazionale); prima regione è il Lazio con 8.405 imprese coinvolte in reti (26%). A seguire Lombardia (10%), Veneto con 2.479 imprese (8%), Campania con 2.407 (7%) e Toscana con 2.091(6%). La crescita su base annua è stata pari a +8,5% in Lombardia e pari a + 34,4% in Italia, anche a motivo del finanziamento fornito da alcune regioni. I contratti di rete complessivamente stipulati sono 5.287.

In Lombardia, dopo Milano in testa con 1.170 imprese (pari al 35% del totale regionale), si collocano Brescia con 479 imprese (pari al 14% lombardo), Bergamo con 378 imprese (11%), Lecco con 276 imprese (8%) e Monza Brianza con 182 imprese (5,5%). Nel complesso le imprese coinvolte in reti sono 1.387 tra Milano, Monza Brianza e Lodi, pari al 42% delle aziende lombarde che hanno unito le forze per dare luogo a reti d’impresa. A livello lombardo, tra i settori privilegiati nei contratti di rete quello dei servizi (44% delle imprese coinvolte in contratti di rete), il comparto industriale e artigiano (25%); seguono le costruzioni e il commercio (11%) e l’agricoltura (9%).

“La crescita delle reti d’impresa, sia a livello nazionale che lombardo, dimostra la consapevolezza delle imprese che fare sinergia e mettersi in rete aiuta a cogliere  al meglio le sfide odierne del mercato,  sviluppando capacità innovativa e competitività, per ottenere vantaggi comuni ” ha affermato Vincenzo Mamoli, componente della Giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi.

La rete rappresenta uno strumento giuridico-economico di cooperazione fra imprese che, attraverso la sottoscrizione di un contratto (detto appunto “contratto di rete”), si impegnano reciprocamente, in attuazione di un programma comune, a collaborare in forme ed ambiti attinenti alle proprie attività, scambiando informazioni e/o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica e/o realizzando in comune determinate attività relative all’oggetto di ciascuna impresa.

Il contratto di rete è stipulato da più imprenditori con lo scopo di accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato. Gli imprenditori si impegnano a collaborare sulla base di un programma comune, scambiandosi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica ed esercitando in comune una o più attività che rientrino nell’oggetto della propria impresa.

In questo modo è possibile razionalizzare i costi e le procedure organizzative interne, con conseguenti vantaggi come:

  • aumento dell’efficienza operativa
  • innovazione di prodotto, di processo e di mercato
  • agevolazioni fiscali
  • accesso agevolato al credito
  • maggiore visibilità sui mercati internazionali
  • riduzione dei costi di gestione

 

Export, gli scambi con l’Austria valgono per Brescia 1,2 miliardi di euro

in Economia/Export/Tendenze by

Supera 2,7 miliardi nel 2018 l’export lombardo in Austria, + 12% su un totale italiano di 10 miliardi, +6,8%. Gli scambi con l’Austria tra import e export sono di 5,5 miliardi per la Lombardia, +11% e di 20 miliardi per il Paese, +6%. Principali settori sono i metalli con 727 milioni di export dalla Lombardia su 1,8 miliardi in Italia e i macchinari con 470 milioni lombardi su 1,1 miliardi nazionali. La Lombardia pesa quasi la metà dell’export nazionale di metalli e chimica. Cresce l’export lombardo di metalli, + 28% in un anno e di moda, +27% e quello italiano di farmaci, +28%. Emerge da una elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Promos Italia, l’agenzia per l’internazionalizzazione del sistema camerale italiano su dati Istat. Oggi incontro in Camera di commercio a Palazzo Giureconsulti sul tema dell’opportunitá di espansione commerciale in Austria.

In Lombardia. Prima per scambi Milano con 1,3 miliardi di scambi, +9,3% in un anno, di cui 482 milioni di export, +7%. Segue Brescia con 1,2 miliardi di scambi, +23,5%, di cui 588 milioni di export, +20%. Terza Bergamo con 722 milioni di scambi, +16%, di cui 412 milioni di export, +31%.

In Italia. Prima per scambi Bolzano con 1,5 miliardi di scambi, di cui 498 milioni di export. Segue Milano con 1,3 miliardi di scambi, +9,3% in un anno, di cui 482 milioni di export, +7%. Poi c’è Brescia con 1,2 miliardi di scambi, +23,5%, di cui 588 milioni di export, +20%. Al quarto posto Udine con 880 milioni di scambi, +7%, di cui 563 milioni di export, +4%. Tra le prime con oltre 800 milioni si scambi Verona, Treviso e con oltre 700 milioni  Bergamo e Padova.

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